LEGGE DI BILANCIO : parliamone donne e studiamo!
ALESSANDRA SERVIDORI LEGGE DI BILANCIO STUDIAMO DONNE!!!!!!!
Mentre la Cina avanza a passi giganti mangiandoci tutti i nostri gioielli di famiglia che abbiamo svenduto in anni di incapacità di riformarci il sistema e mantenere quel patrimonio inestimabile che negli anni 60/70 era stato ricostruito , ora continuiamo a crescita zero virgola a farci la guerra ed è demenziale. E avvicinandoci alla ricorrenza liturgica del 25 novembre contro la violenza sulle donne ci dedichiamo ogni giorno una riflessione per almeno liberarci dallo stigma che NON ci occupiamo di economia ed essere libere e non soggette al potere disfattista maschile significa essere colte . Allora cominciamo a parlare di LEGGE DI BILANCIO .Il governo è accusato pretestuosamente di avere tassato i poveri e di aver agevolato i ricchi perchè ha tagliato la terza aliquota irpef dal 35 al 33 % ed è una stupidaggine demenziale. La sinistra impastata di retorica dice che i ricchi -che poi non lo sono affatto- strumentalizzando alcune note descrittive della Banca d'Italia e dell'Istat sugli effetti distributivi della manovra, che sottolineano come i principali beneficiari siano i contribuenti appartenenti al 40 per cento "più ricco" della popolazione, cioè quelli con un reddito lordo superiore ai 26 mila euro. Che questi individui possano essere considerati anche solo "benestanti" denota un problema non solo nel livello dei redditi italiani, ma anche e soprattutto nel nostro sistema mediatico e nella qualità del dibattito politico che è basso sia nelle tv che tra i politici che NON studiano.Siamo alla quarta manovra finanziaria di questo governo: è la prima che assegna (poche) risorse a questa fetta di contribuenti, che pure versa all'erario circa i tre quarti del totale del gettito Irpef. Le precedenti leggi di bilancio si erano focalizzate sui redditi bassi, con l'obiettivo di proteggerne i redditi dall'inflazione: per fare ciò nel rispetto dei vincoli di bilancio, l'esecutivo aveva finora sacrificato i (più) "ricchi" che non solo non avevano ricevuto alcun sostegno, ma erano stati penalizzati dal taglio delle deduzioni. Con l'intervento per il 2026, il governo cerca di restituire, per quanto solo parzialmente, ai redditi medi una parte di quanto sottratto dal famoso e poco conosciuto cd FISCAL DRAG Il “fiscal drag”, o drenaggio fiscale, è un fenomeno che si verifica quando l’inflazione porta a un aumento della pressione fiscale, anche se il reddito reale (cioè il potere d’acquisto) rimane lo stesso o diminuisce. Questo accade perché le fasce di reddito e le aliquote fiscali non vengono adeguate all’inflazione. Con un reddito nominale invariato è evidente che si pagano le stesse tasse anche se l’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto e quindi il reddito reale: con i soldi che guadagno posso comprare meno, ma le tasse che pago rimangono le stesse. Se, invece, si ottiene un aumento dello stipendio che fa recuperare il potere d’acquisto, posso comprare la stessa quantità di merci e servizi, ma finisco per pagare più tasse, e spesso in percentuale maggiore sul reddito quando scatta lo scaglione successivo ma le tasse che pago rimangono le stesse. Se, invece, si ottiene un aumento dello stipendio che fa recuperare il potere d’acquisto, posso comprare la stessa quantità di merci e servizi, ma finisco per pagare più tasse, e spesso in percentuale maggiore sul reddito quando scatta lo scaglione successivo. Secondo le stime nel 2022 quando l’inflazione era al 9%, lo Stato ha incassato gettito derivante da fiscal drag per circa 14 miliardi, di cui 9 da contribuenti con lavoro dipendente prevalente e 3,9 miliardi dai pensionati.
Ogni immobilismo è complicità : forza e coraggio contro l'antisemitismo
Alessandra SERVIDORI
Per contrastare la violenza che in questo periodo viviamo ripropongo un passaggio della Carta delle Buone prassi per il rispetto della libertà di religione e di culto nei luoghi di lavoro. IN questa stagione di antisemitismo nelle università che trovo incivile può essere assolutamente utile conoscerla e divulgarla.
Carta delle buone Prassi per il Rispetto della Libertà di Religione e di Culto nei Luoghi di Lavoro. Le evidenze raccolte dagli autori- Prof.Pacillo e Proff Hussen mostrano chiaramente che l’inclusione delle identità religiose nelle politiche di diversità può migliorare sia la soddisfazione dei lavoratori che la coesione sociale all’interno dell’organizzazione, elementi cruciali per lo sviluppo di ambienti lavorativi sani e produttivi. Una Carta delle buone Prassi delinea linee guida concrete su come le aziende possano creare spazi sicuri per l’espressione della propria identità religiosa, evitando che la mancanza di attenzione a queste tematiche influisca negativamente sulle performance dei dipendenti e sul clima organizzativo. 3. La tutela della libertà religiosa nei rapporti di lavoro in Italia si fonda prima di tutto su una serie di disposizioni che vietano ogni forma di discriminazione legata alle convinzioni religiose, sia durante il rapporto di lavoro che nella fase preassuntiva. Questo principio, che ha radici profonde, viene espresso per la prima volta in modo chiaro con l’art. 4 della Legge 15 luglio 1966 n. 604, che stabilisce la nullità di qualsiasi licenziamento motivato dalle convinzioni religiose del lavoratore. Successivamente, la Legge 11 maggio 1990 n. 108 ha rafforzato questa protezione, prevedendo l’invalidità del licenziamento per motivi religiosi, indipendentemente dalle giustificazioni addotte dal datore di lavoro. Il concetto di “fede religiosa” include tutte le possibili posizioni ideologiche del dipendente, non limitandosi solo all’appartenenza a un gruppo religioso ma estendendosi anche a qualsiasi posizione ideologica contraria o diversa rispetto a una particolare dottrina religiosa. Questa ampia interpretazione apre una serie di questioni relative alla situazione delle cosiddette “organizzazioni di tendenza”, ovvero imprese o enti che perseguono finalità ideologiche o religiose. Per queste organizzazioni, la discriminazione religiosa potrebbe assumere sfumature differenti, poiché l’ideologia che esse promuovono può, in alcuni casi, legittimare determinati comportamenti che altrove sarebbero considerati discriminatori. Tuttavia, tale legittimità è soggetta a una rigorosa valutazione e non può tradursi in una limitazione arbitraria della libertà del lavoratore.
Disabilita' e impegno nel Comitato interministeriale diritti umaniDU
Alessandra Servidori Disabilità e impegno nel CIDU
Impegnarsi nel Cidu significa applicare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, un trattato internazionale vincolante che riconosce e promuove i diritti delle persone con disabilità, definendole come coloro che hanno menomazioni a lungo termine che, in interazione con barriere, ostacolano la loro piena partecipazione nella società. L'Italia ha ratificato questa convenzione nel 2009. CIDU promuove l'inclusione, l'uguaglianza di opportunità e l'autonomia, cambiando il paradigma da un approccio medico a un approccio sociale basato sui diritti umani, e sono notevoli le più recenti attività del Comitato anche in considerazione della candidatura dell’Italia al Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite per il triennio 2026-2028.Il 30 giugno abbiamo terminato e pubblicato l’Adozione in via definitiva del rapporto della Revisione Periodica Universale dell’Italia Al quale sono seguiti in ordine temporale il PAN Piano di azione Piano nazionale giovani, donne pace e sicurezza il Piano di recentissima predisposizione che deve essere ancora pubblicato su OHCHR | RIS. CDU 58/29 “COMBATTERE INTOLLERANZA SULLA BASE DELLA RELIGIONE O DEL CREDO e molto importante il Piano su Imprese e diritti.Condividere con Istituzioni , associazioni e società civile testi di proposte e di percorsi per attuarle è compito complesso fortemente interdisciplinare e comporta una conoscenza delle norme e approfonditamente le concrete iniziative ,l’ultima delle quali nel combattere le intolleranze deve fare i conti con la situazione politica in cui ci troviamo e con la coerenza che come paese siamo chiamati a rilanciare . Ogni ministero e ogni organismo deve innestare nelle proposte che hanno una taratura antidiscriminatoria una coincidenza con la comparazione sociale ed economica che la disabilità ha nelle politiche appunto dal punto lavoristico, sociale, sanitario ,economico per poter realizzare in impegni concreti la piena partecipazione nella società per le persone disabili. Dunque mettere a terra come si usa dire oggi i progetti comporta di adottare metodologia per coordinare le proposte , indicarne le azioni concrete che permette una valutazione olistica che connette l'effetto fiscale e il sostegno al reddito con la tutela dei diritti, in particolare quelli sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD).La situazione a livello nazionale e internazionale è ancora molto delicata. Passi in avanti ne sono stati fatti sicuramente ma l'inclusione effettiva (de facto) è ancora compromessa. Per quanto riguarda i giovani la mancanza di continuità didattica annulla l'efficacia del Progetto Educativo Individualizzato (PEI), che è il cuore dell'obbligo di accomodamento ragionevole. Il LEP Assistenza si concentra sull'assistenza non docente e sulla comunicazione, ma senza un robusto piano di investimenti pubblici e magari con una forte sussidiarietà del privato per l'eliminazione delle barriere fisiche e la stabilizzazione del personale specializzato, il diritto all'inclusione scolastica rimane una promessa legale non supportata dalla realtà infrastrutturale e di capitale umano. ll Diritto al Lavoro e la deistituzionalizzazione ,il ruolo e il sostegno del Caregiver e il Progetto di Vita sono strumenti che favoriscono l'applicazione della CRPD (vivere in modo indipendente), prerequisito per l'occupazione. Garantendo supporto strutturale alla cura in ambito comunitario, si riduce la dipendenza dall'istituzionalizzazione. Per quanto riguarda il lavoro la CRPD , le politiche attive come il Programma GOL e il SIISL devono essere integrate con meccanismi espliciti e finanziati per l'identificazione e la fornitura di piani individualizzati. La CRPD respinge esplicitamente le forme di lavoro segregato, come gli sheltered workshops, come non conformi e l'efficacia del SIISL nel promuovere l'occupazione delle persone con disabilità dipenderà dalla sua capacità di garantire l'accesso al mercato del lavoro aperto e non segregato. Dunque ancora tanto impegno dalla parte delle persone disabili e per le loro famiglie e la dimensione internazionale ci può aiutare.
cambiare la leadership...... significa
Alessandra Servidori pubblicato su www.startmag.it 18 ottobre 2025
Cambiare la leadership dei leader della guerra in medio oriente. Il Cardinale Pizzaballa si è pronunciato sulla situazione tra Israele e Palestina .riflessioni Servidori
La guerra in medio oriente ha un aspetto talmente globale che non ci si può permettere di pensare solo ad un cambio di leadership del capo di Hamas e Netanyahu perché il ritorno della guerra in Europa e con essa la crisi energetica dell’inflazione, dei tassi di interesse, delle disuguaglianze ha coinvolto pesantemente il conflitto israelo-palestinese modificato anche dalla nuova stagione trumpista segnata dalla guerra dei dazi,dal tentativo ancora in corso di delegittimare il pensiero liberal delle università americane e dalla minaccia ormai resasi evidente del ritiro della difesa americana dal sistema mondiale . E tutto questo dopo l’orrido 7 ottobre del 2023 in cui è bene riaffermarlo l’aggredito è stato Israele e l’aggressore Hamas e prima di questo inferno l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia . E dietro a queste cd leadership ci sono dei popoli in balia dei potenti , massacrati spesso talmente indeboliti da non poter neanche avere la forza di reagire che sono strumentalizzati da chi il potere lo gestisce e da tribu’ di terroristi . Dunque sostituire con altri al posto di Zelensky e Putin o di Abd al-Aziz al-Rantissi e Netanyahu ciò richiede non solo tempo ma anche etica,visione,coerenza e una responsabilità intergenerazionale che ha la capacità di guardare al futuro e tiene conto dell’effetto che le scelte di oggi avranno sulle generazioni che verranno con il rischio e il coraggio di trasformare,innovare,cambiare paradigma in modo che questa missione diventi parte integrante del valore dei popoli coinvolti . Un progetto politico,sociale ed economico equilibrato e non di un singolo ma di una uniformità di donne e uomini motivati a innovare le regole in una situazione sociale assolutamente diversa, significa rafforzare e trasmettere un messaggio potente che favorisce la ricerca di una cultura di appartenenza, della costruzione ,certo delicata e complicata, di una causa nobile capace di affrontare le sfide per il bene sociale ed economico del paese riconoscendo il valore di un impegno che contribuisce al progresso umano . Per quel che mi riguarda difendere gli israeliani e gli ebrei e gli ucraini nel mondo significa difendere noi stessi ,l’occidente e i nostri valori e spesso questi popoli sono da soli e da soli con alleanze spesso spurghe combattono per esistere . Dunque c’è bisogno anche e soprattutto in Italia prima di pensare a sostituire le leadership denunciare e confrontarsi sui rischi che corrono le democrazie liberali e le ambiguità delle loro leadership politiche nel sostenere sia Israele che l’Ucraina non lasciandoli da soli ad affrontare i loro nemici ,nemici delle libertà delle donne dei bambini della dignità delle persone dei diritti civili. Per fare un esempio pratico come componente del CIDU (Comitato interministeriale Diritti Umani) è necessario lealmente responsabilizzarsi su come Paese e dunque Comitato in relazione alla richiesta di contributi con la quale l’Alto commissario per i diritti Umani sulla base della Risoluzione del Consiglio n.58/29 “ Combattere intolleranza ,stereotipi negativi, stigmatizzazione, discriminazione,incitamento alla violenza contro le persone ,sulla base della religione o del credo “,invita gli stati Membri e dunque anche l’Italia a fornire elementi in vista della predisposizione di un rapporto che sarà presentato in occasione della 61ma sessione del CIDU (febbraio -aprile 2026) Questa occasione ci permetterà di assumerci delle responsabilità concrete e ci misureremo sulla volontà di difendere concretamente i nostri valori. E questa è oggi, più utile che mai, anche l’occasione per divulgare coerentemente come ci siamo impegnati la Strategia per combattere l’antisemitismo che è uno strumento al quale abbiamo lavorato in un Comitato che si è trovato a sviluppare in un momento tragico una missione che ha nelle università nelle scuole, tra una società spesso invasa da ideologie antistoriche ,una veemenza riemersa dai periodi più bui della storia e che ci chiama a contrastare con buonsenso e sulla base di un progetto condiviso questo abominio con la forza della ragione e del coraggio, senza paura.
Legge di bilancio 2026 aspettando il testo.....
LEGGE DI BILANCIO - Aspettando il testo...... pensieri scritti da F.A.C.
Il Caregiver Familiare alla prova della legge di bilancio 2026
In un'Italia che affronta una profonda trasformazione demografica, il ridisegno delle politiche per la disabilità e la non autosufficienza rappresenta una scelta strategica, la cui visione si confronta ora con la prova più decisiva: quella della sostenibilità finanziaria. Le riforme avviate in via sperimentale dal 1° gennaio 2025 segnano un'evoluzione culturale ambiziosa, ma si inseriscono in un quadro macroeconomico segnato da una crescita contenuta e da un debito pubblico la cui traiettoria è vincolata dall'eredità di ingenti spese fiscali passate, che superano i 100 miliardi di euro annui. In questo contesto, ogni nuovo impegno di spesa richiede un'attenta ponderazione, e l'effettiva portata del cambiamento potrà essere misurata solo attendendo i numeri, nero su bianco, della legge di bilancio per il 2026 che sarà presentata nei prossimi giorni. Il vero banco di prova di questo nuovo impianto di welfare sarà la capacità di dare risposte concrete e strutturali alla questione dei caregiver familiari. Il Documento Programmatico di Bilancio presentato al Consiglio dei Ministri lo scorso 14 ottobre, indica l'intenzione di finanziare una riforma del loro ruolo di cura e assistenza, ma la sfida è trasformare questa enunciazione in una soluzione stabile e adeguatamente finanziata. Sostenere chi assiste non è solo un imperativo di equità sociale, ma una necessità economica. I dati INPS evidenziano come i carichi di cura impattino in modo sproporzionato sulle traiettorie lavorative delle donne, con un peggioramento retributivo che si accentua a ogni nuova nascita e una probabilità di abbandono del lavoro che, nel settore privato, raggiunge il 20% dopo il primo figlio. Una politica strutturale per i caregiver familiari, quindi, non è un costo, ma un investimento per la parità di genere e la partecipazione al mercato del lavoro, leve fondamentali per contrastare le pressioni demografiche evidenziate anche dall'OCSE. In controluce restano le pur importanti riforme sulla disabilità e la non autosufficienza, con l'introduzione di un procedimento di valutazione unificato e la centralità del "progetto di vita". Queste innovazioni, che mirano a superare la frammentazione e a porre la persona al centro, richiederanno a loro volta risorse adeguate per non rimanere sulla carta. L'investimento sociale per l'inclusione è strategico, ma deve fare i conti con un bilancio pubblico dove la spesa per interessi è prevista in aumento fino al 4,3% del PIL nel 2028 e dove le proiezioni demografiche dell'OCSE indicano un inevitabile aumento della spesa pensionistica e sanitaria. Il percorso tracciato è lodevole, ma un cauto realismo è d'obbligo. Il successo di questo nuovo modello di welfare non dipenderà solo dalla bontà del suo disegno, ma dalla capacità di allocare, nella prossima legge di bilancio, risorse adeguate e sostenibili nel tempo, dimostrando che l'inclusione non è una voce di spesa da comprimere, ma una priorità irrinunciabile per il futuro del Paese.
Francesco Alberto Comellini -Componente del Comitato Tecnico Scientifico--Osservatorio Permanente sulla Disabilità - OSPERDI ETS
Sono cittadina e non suddita a fianco delle comunità ebraiche
Alessandra Servidori
https://www.startmag.it/mondo/ebre-antisemitismo-servidori/
Sono cittadina di Bologna e non suddita di Lepore e sono al fianco delle comunità ebraiche
Siamo in piena barbarie nella mia bella città e in troppe città italiane. Oggi pomeriggio in Consiglio Comunale Lepore sindaco ormai divenuto dittatore senza limite, ha ricevuto e premiato a Bologna questa Francesca Albanese eroina blasfema insieme alla portavoce di quelle barche che hanno sfidato la guerra e che vaneggiano con troppa condiscendenza dell’informazione che mi fa vegognare di cd “colleghi” iscritti all’ordine dei giornalisti. Albanese dopo aver offeso il sindaco di Reggio Emilia con una clak di docenti indecenti, che fomentano l’ideologia ipocrita di finti amici della pace ed evidenti rabbiosi antisemiti, predica ana accondiscendenza verso il terrorismo con una opposizione anticostituzionale nauseabonda con una platea di persone sempre più amica di Hamas. La cialtroneria demagogica antisionista e antisemita pervade drammaticamente i vari cortei che portano alla guerriglia che non è mai né piccola né grande come raccontano i mas media. La caccia all’ebreo e il fuoco con scritte inammissibili, l’occupazione violenta delle scuole e delle università con le bastonature ai docenti e il benestare codardo di rettori irresponsabili con manipolazione del genocidio che mai viene invocato per la popolazione ucraina ma viene usato contro le vittime della shoah, è indecente e porta lo striscione della guerra a fianco ai terroristi del 7 ottobre che sfilano nelle strade mettendo il territorio a ferro e fuoco. Menzogne riportate quotidianamente in troppe tv e giornali cala sulla notte della pace e sicuramente contrasta il Piano Trump e un accordo sempre più difficile e si cerca(?) l’unità nazionale aizzando il fuoco del dissenso contro il Governo Meloni e l’opposizione sbraita in ogni occasione e ci si chiede se questa accozzaglia di campo minato di estrema sinistra può ancora essere il partito del Capo dello Stato Mattarella. Essere lucidi serve : il Piano di pacificazione e stabilità per Gaza fondato sulla liberazione degli ostaggi e la resa di Hamas è plasticamente una vittoria di Israele su ben sette fronti di guerra aperti contro il suo diritto di esistere in pace e sicurezza e il pd non può continuare a scegliere la deriva dei falsi pacifisti perché toglierebbe la dignità politica a quel partito che nella storia italiana ha avuto un ruolo fondamentale e che è già moralmente sul baratro della opposizione costituzionale. E come componente del Gruppo che siede a Palazzo Ghigi per promuovere la Strategia sull’antisemitismo che ha visto una composizione interistituzionale e associativa straordinaria affermo senza nessuna timore che le colpe dei padri non si possono riversare sui figli e dunque l’odio verso Israele è degenerato sul popolo ebreo con effetti intollerabili che sconvolgono la storia dell’identità ebraica che non ha nessuna colpa e che sottopongono le comunità a barbarie già sfociate in persecuzioni di memoria aberrante: combattere le assimilazioni opportunistiche significa difendere e rilanciare con forza la storia millenaria della cultura della gente ebrea. In tutti i modi possibili, senza temere l’ignoranza coatta .
Antisemitismo volgare e antistorico : avanti con la storia e la verità
Alessandra Servidori
Di questa pattuglia di barchette che sfidano la sicurezza del nostro Paese non voglio parlare se non per dire che neanche la posizione e la raccomandazione del Capo dello Stato- che comunque li ha onorati- è servito per eliminare quella azione politica di presunzione strumentale che portano avanti. Ancora oggi con più rabbia contro il Governo Meloni che conferma la sua stabilità e il buonsenso. LA PROPAGANDA politica informativa su Gaza al di là del forse possibile accordo in corso, ha massacrato il popolo ebraico e la storia degli israeliani. Un antisemitismo feroce manipolato dall'informazione offusca ancora oggi la verità che è invece ovvia che lo scoppio della pace alle condizioni date dipende dalla tenacia di Israele dalla pressione militare per distruggere il male assoluto che ha scatenato Hamas il 7 ottobre, accerchiandolo per renderlo impotente, Israele ha sempre trattato mediato in questi due anni contro un nemico implacabile che ha usato i palestinesi come scudo umano e se la pace verrà avviata sarà anche perchè è stata fatta una solida autodifesa di Israele comunità politica popolo Stato governo. Questo si.Il Governo Italiano ha tenuto l'unica posizione corretta nella fuga in avanti di alcuni paesi per ciò che riguarda il riconoscimento della Palestina cioè di uno Stato che non esiste e che per crearne le condizioni si deve favorire una leader palestinese coerente e un territorio contiguo e allontanare Hamas dalla sua devastante terroristica predatoria.Non possiamo permettere l'orrore degli jihadisti di indottrinare altre generazioni non solo di palestinesi perchè lo scopo nella vita è di sradicare annientare gli ebrei.Ad Hamas il riconoscimento dello Stato di Palestina è un riconoscimento del suo barbarico macello del 7 ottobre continuato nella devastante esibizione degli ostaggi e il potere della folla musulmana e filo palestinese che marcia anche nella nostra Italia con la kefiah d'ordinanza scontrandosi con le forze dell'ordine vuole sostituire il potere democratico.L'estrema sinistra e anche l'estrema destra usa il vittimismo come una clava e si affiancano al Samidoun organizzazione terroristica che prolifera negli Stati Uniti,Canada, Paesi Bassi,Germania e anche Israele , indottrina bambini e persone ignoranti in una propaganda anticoloniale e antisemita creando violenza paura isolamento aggressione e grazie ai social network scatenano le folle e sopratutto le giovani generazioni . Il Governo Italiano ha prodotto le linee guida per una Strategia contro l'antisemitismo che siamo impegnati a sviluppare e che in questo preciso momento per chi come scrive l'impegno è nelle Università e tra i giovani, è un lavoro di coraggio e tenacia perchè le Accademie sono proprio i luoghi dell'antisemitismo più violento e intollerabile fagocitati dai collettivi islamisti penetrati nei gruppi studenteschi.Il capovolgimento della storia ha trasformato lo Stato di Israele nato dal genocidio degli ebrei e sopratutto dalla volontà delle Nazioni Unite : creato nel 1948 oggi lo hanno trasformato in uno stato nazista stigmatizzandolo e sopratutto isolando violentemente gli ebrei, e la pace si allontana inesorabilmente. Alle condizioni date riconoscere oggi lo Stato di Palestina significa isolare Israele. Dunque avanti nella opera di informazione di ricordo della storia vera di restituire al popolo la verità.
KIEV e ISRAELE : avere il coraggio di dire la verità
Alessandra Servidori KIEV e ISRAELE avere il coraggio di dire la mia verità
E’ domenica ho la vitalità dei miei nipoti che riempiono le stanze e sento la necessità di andare oltre alla definizione di “cretinetti” che ho dato a quella quarantina di imbarcazioni irragionevoli che giocano a fare gli eroi. Ma di loro non voglio occuparmi e neanche dei loro sostenitori che reputo irresponsabili ma devo mettere in fila i miei sentimenti, anche perché è bene avere il coraggio di affermare la mia libertà di pensiero e parola. La politica è una cosa seria e purtroppo la mia bell’Italia si emoziona solo spesso per il campionato di calcio. Sulla questione Israele Palestina si sono formate due tifoserie che escludono a priori che ci possano essere ragioni e torti da entrambe le parti : se è giusto, anzi sacrosanto, pretendere l’eliminazione di Hamas da ogni forma di presenza, tanto più di governo, in Palestina, perché è la precondizione per stabilizzare la regione mediorientale, a sua volta fatto essenziale per fortificare gli equilibri geostrategici mondiali, altrettanto è grave che Nethaniau capo di Israele con ancora l’appoggio a maggioranza del suo governo , abbia scelto una linea che si è tradotta nel massacro di Gaza. Hamas non è un esercito contro cui combattere, è una potente struttura terroristica che si è dato ben 790 novanta chilometri di sotterranei con la chiara condivisione della popolazione che ora dice di rappresentare e difendere come uno scudo umano. Non rilasciare gli ostaggi israeliani del 7 ottobre dopo 3 anni dall’attentato significa far pagare un prezzo altissimo proprio ai palestinesi,a Gaza, e altrettanto in Cisgiordania. E’ un odio razziale verso i palestinesi in generale, senza distinzione tra civili e terroristi. Dal febbraio 2024 mi impegno nella divulgazione della Strategia nazionale contro l’antisemitismo e tutta questa guerra finisce per alimentare la diffusione di un inaccettabile odio antisemita, di cui ne è un esempio la scia di violenza scatenata da frange di facinorosi nelle manifestazioni italiane per Gaza, che pur pacifiche avevano però il torto di scandire slogan solo contro Netanyahu senza spendere una parola su Hamas e il suo criminale uso strumentale dei palestinesi. La situazione è terribilmente complessa, come dimostra il fatto che la soluzione della comunità internazionale resta sempre la stessa – 2 popoli, 2 Stati – dopo decenni di fallimenti e veti incrociati e agli ignoranti delle due tifoserie è bene ricordare che fu la stessa Israele a finanziare Hamas, favorendone la vittoria nella Striscia sulla più moderata ANP (ex OLP), proprio per scongiurare il pericolo di uno stato palestinese unitario. E adesso che Netanyahu vuole annientare definitivamente Hamas -ricordandoci che questo contingente terrorista è a capo degli assassini di Israele da cui per decenni si è dovuta difendere- non si capisce come possa accettare la nascita di uno stato arabo ai suoi confini, tra l’altro tutti da definire .Bisogna avere come Italia ed Europa la consapevolezza ad occuparci anche del fronte mediorientale oltre che di quello russo-ucraino per cui qui in Italia non si vedono le masse mobilitate pro Ucraina e non ci si preoccupa se non sporadicamente del genocidio che lo Zar Putin sta compiendo : dobbiamo cercare una soluzione per l’intera regione che recuperi l’essenza dei “patti di Abramo” e che nello specifico israelo-palestinese vada oltre lo schematismo ormai consunto della formula 2 popoli, 2 Stati che in questo momento, dobbiamo essere onesti, alle condizioni date è irrealizzabile.. Per questo ci vuole il coraggio di cercare e muoversi con gli alleati che condividono una soluzione ragionevole e creare due Europe lasciando al loro destino chi fa ostruzionismo e politicamente scorretto non vuole la pace ma solo l’arrembaggio perpetuo come vediamo esercitare i 2 fenomeni che attualmente si dividono con arroganza le sorti del mondo. I superstiti di Gaza insieme ai disperati ostaggi, torturati, sottoposti a crudeltà perpetuate del maledetto 7 ottobre devono poter contare su una autorità indipendente con i paesi arabi alla testa e la protezione concreta delle Nazioni Unite. E invece niente viviamo una isteria collettiva disgustosa nell’aula magna dell’Onu che chiaramente non si impegna a trovare una soluzione politica e militare ma a far spettacolo senza voler ricordare le immagini barbariche del 7 ottobre con un Iran che padroneggia i cd diritti umani e controlla un’ aula vergognosamente antisemita . Addossare a Israele le sofferenze procurate a Gaza è la mentalità di Hamas ,che è evidente ha troppi sodali nel mondo, programmando e teorizzando e applicando lo jiadismo nascondendosi sotto terra e lasciando il popolo palestinese come scudo umano.Israele non accetta giustamente uno Stato del terrorismo e non ha permesso ad Hamas di governare insieme agli Hezbollah e Assad : è chiaro che in molti hanno perso o non hanno mai avuto il segno etico della storia che farà parte di quella che sarà scritta nei libri e che ci auguriamo una volta finita questa guerraa sia insegnata correttamente ai nostri piccoli italiani perché non si ripeta l’orrore idolatrico dell’isteria contro il coraggio di un popolo. Israeliano o Ucraino che sia.Qui in Italia poi la strumentalizzazione che si consuma per affossare un governo legittimo è patetica e quella sì inconcepibile e i filo putinisti non sono degni di esseri chiamati opposizione in una democrazia parlamentare perché usano strumenti di delegittimazione verso il capo del Governo rabbiosi e francamente talmente sfacciati di cui vergognarsi.
Quale lavoro...... per lo sviluppo del nostro paese
Alessandra Servidori
Le politiche aziendali soffrono di mancanza di figure professionali di livello intermedio(operai specializzati ) che gli over 50 hanno e di figure professionali ad alta specializzazione stem che non rispondono all’offerta di lavoro. I ministri istruzione e formazione università e ricerca hanno un programma di filiera formativa robusta di bilanciamento tra formazione e lavoro che avrà un impatto notevole ma che parte da una verità : giovani italiani che ogni anno si spostano all’estero, per continuare gli studi o per cercare lavoro in un altro Paese, erano 21 mila nel 2010, sono stati oltre 91.400 lo scorso anno. Non lasciano l’Italia perché non trovano lavoro, lavori se ne trovano, parecchi, ma sono lavori sempre più poveri. Tanti giovani emigrano alla ricerca, innanzitutto, di salari migliori e le tematiche legate al lavoro giovanile e alla transizione tra generazioni, evidenziano la scarsa propensione delle imprese a promuovere il passaggio di competenze tra lavoratori anziani e giovani. La digitalizzazione delle PMI impone un ripensamento del ricambio generazionale, con una possibile sostituzione di lavoratori anziani con i più giovani ma preparati , ma soprattutto un'urgenza nel valorizzare le competenze degli over 50 , ora che possono insegnare in azienda il lavoro concreto ai giovani. L’incapacità dei salari di tenere il passo con l’inflazione dipende in gran parte da come funzionano i nostri contratti di lavoro. L’Italia è fatta di micro-imprese, oltre 4 milioni di aziende hanno meno di 10 addetti. Nessuna di queste imprese può permettersi un contratto aziendale di secondo livello, per sua natura più flessibile: per loro esiste solo il contratto collettivo nazionale di settore. I contratti nazionali sono negoziati, per il settore privato fra Confindustria e sindacato, per il settore pubblico fra sindacato e Aran, un’Agenzia dello Stato. Il problema è che questi contratti non vengono mai rinnovati a scadenza, o vicino alla loro scadenza. Dunque rinnovare subito i contratti e i salari- Dobbiamo chiederci se l’occupazione povera aiuta la produttività del Paese e la formazione di un capitale umano che poi alla prima occasione non emigri. Dunque formazione tramite i vari fondi UE che abbiamo a disposizione che sono parecchi .Dobbiamo tenere in equilibrio i salari, attrarre capitale umano nell’industria e così aumentare la produttività e la competitività. Siamo consapevoli della Bassa produttività, elevato debito pubblico, disoccupazione giovanile, ancora troppa disoccupazione femminile, scarsa digitalizzazione, disparità territoriali tra Nord e Sud. Sono questi alcuni dei problemi che l’Italia si trova ad affrontare, mentre gli equilibri mondiali sono sempre più precari e il ruolo dell’Europa rischia di essere sempre più marginale. In questo quadro di incertezza socio-economica il Pnrr rappresenta un’opportunità storica irripetibile, di cui è necessario cogliere la portata, D’ora in poi per stare in piedi l’Europa avrà bisogno di tanti Pnrr: per la difesa, per l’immigrazione, per le politiche industriali e occupazionali. Tutte queste cose o si fanno con decisioni e soldi in comune o non c’è nessun Paese che può farlo da solo. Dobbiamo costruire un’economia paziente, circolare e basata su innovazione, competenze, formazione/ lavoro e politica industriale, che organizzi e dia forza a tutte quelle energie inespresse per evitare una polverizzazione delle competenze in un Paese sempre più piccolo e sempre più vecchio. Abbiamo bisogno di non disperdere il capitale umano, siamo il terzo Paese al mondo che ne perde di più fra i ragazzi con il fenomeno dei Neet (Not [engaged] in Education, Employment or Training, cioè che non studiano, non lavorano e non si formano, Abbiamo bisogno di competenze a tutti i livelli. Mentre infuria la battaglia delle grandi competizioni sistemiche, noi abbiamo un valore che si è perso e dobbiamo rivitalizzarlo perché ci permetterà di fare la nostra parte e permettere di fare le transizioni necessarie, migliorando la qualità della nostra vita. Noi dobbiamo sostenere lo sforzo del Pnrr e accompagnarlo con delle politiche che mettano insieme soggetti privati e pubblici, che facciano dei patti e che si diano degli obiettivi per aiutare i produttori di reddito e valorizzare il lavoro di cui abbiamo bisogno. A patto che sia lavoro di qualità. Se non lo è, avremo da una parte dei lavoratori qualificati che vengono rubati da un’azienda all’altra perché c’è un mismatch tra quello che si chiede e quello che è disponibile, e dall’altra lavoro degradato. Ridisegnare il lavoro deve diventare una priorità, per poter dare vita e spazio al Pnrr.Solo per essere chiara e in prossimità della legge finanziaria una questione : i bonus sono un benefit a tempo e sempre e solo legati alle spese annuali.La carta per la famiglia è un aiuto ma si attesta ancora sull’isee ed è un bonus, non è strutturale ma sappiamo bene che abbiamo da realizzare una riforma strutturale della riforma del welfare che comporta la revisione della politica fiscale prima di tutto.
Decreto Flussi ;vediamo un pò.......
FRANCESCO COMELLINI -FAC- Decreto flussi ...... vediamo un pò
Il nuovo decreto-legge in materia di immigrazione, approvato il 5 settembre scorso dal Consiglio dei Ministri, stando al testo visionato, pur introducendo misure di civiltà come l'ingresso fuori quota per l'assistenza a disabili e anziani previsto dall'articolo 5, nasconderebbe al suo interno una trappola procedurale che, in combinato disposto con le altre norme del testo, rischia di perpetuare una grave discriminazione. Vediamo quale.
Il problema risiede in un vizio d'origine mai sanato, un vero vulnus normativo annidato nella legge n. 76 del 2016 sulle unioni civili: l'ambigua architettura del comma 20 dell'articolo 1, che da un lato estende taluni diritti del matrimonio, subito dopo, con una clausola letale, nega l'applicazione alle norme del Codice Civile non espressamente richiamate. Tra queste figura proprio l'articolo 78 sull'affinità, il legame con i parenti del partner, creando così una discriminazione testuale che l'amministrazione pubblica ha faticosamente e solo parzialmente tentato di colmare. Ne è testimonianza l'operato dell'INPS che, per i soli permessi legati alla legge 104/92, è dovuta intervenire con ben due provvedimenti: prima con la Circolare n. 38 del 2017 per riconoscere il diritto al partner, e poi, solo dopo cinque anni di incertezza, con la Circolare n. 36 del 2022 per ammettere finalmente anche il vincolo di affinità, un rimedio settoriale (le Direttive si applicano ai soli amministrati INPS) tardivo, che evidenzia la gravità della lacuna legislativa voluta dall’allora maggioranza parlamentare. Ora, quella stessa lacuna si scontra con la rigidità del nuovo decreto: l'articolo 2, infatti, accelera le procedure imponendo una precompilazione delle domande e controlli di veridicità contestuali e automatizzati. Se il portale ministeriale non sarà programmato per riconoscere l'affinità derivante da unione civile, la domanda del datore di lavoro unito civilmente per l'assistenza a un proprio "affine" ai sensi del nuovo articolo 5 verrebbe bloccata all'origine, prima ancora di poter accedere al beneficio "fuori quota". Il diritto, quindi, verrebbe annichilito dalla procedura. L'assenza nel decreto di una norma di interpretazione autentica che risolva una volta per tutte la questione dell'affinità sancisce una discriminazione di fatto, non più rimediabile attraverso la lenta via giudiziaria. Un eventuale ricorso al giudice, seppur destinato al successo sulla scorta di un "diritto vivente" già affermatosi in sedi di merito, non potrebbe mai restituire al cittadino la tempestività del diritto. La discriminazione diventerebbe così definitiva e irrimediabile, se non attraverso un'ipotetica e complessa integrazione a posteriori delle quote o dei posti disponibili per le posizioni ingiustamente bloccate: un rimedio postumo e incerto che non sana la violazione iniziale. Il legislatore, omettendo di intervenire nel testo proposto, non solo rischia di ignorare le soluzioni già adottate in via giurisprudenziale e amministrativa, ma favorisce la creazione di un sistema normativo intrinsecamente illogico, dove un diritto solennemente concesso viene poi negato nei fatti da una burocrazia digitale cieca di fronte a un'uguaglianza non ancora pienamente codificata. Chi scrive auspica quindi che il testo possa essere corretto con una norma di interpretazione autentica del regime di affinità per le unioni civili, prima di giungere all'esame del Parlamento perché il rischio, nelle more dell'iter di conversione, sarebbe quello di negare un diritto obbligando il cittadino ad ottenere una vittoria di Pirro per l'esaurimento dei posti disponibili, magari dopo un estenuante calvario giudiziario.
Francesco Alberto Comellini
Componente del Comitato Tecnico Scientifico dell'Osservatorio Permanente sulla Disabilità
Finanza UE : svegliamoci !!!
ALESSANDRA SERVIDORI FINANZA UE :svegliamoci
RIUNIONE BCE I parametri chiave sui livelli patrimoniali e sui dati di bilancio, combinati con una gestione sana e una vigilanza efficace, restano gli strumenti principali da utilizzare di fronte al quadro di continui cambiamenti del sistema finanziario, in cui in Europa spicca la forte crescita della finanza non bancaria. Lo ha affermato il 3 settembre la Presidente della Banca centrale europea (BCE) e dello European Systemic Risk Board (ESRB), Christine Lagarde, apertura della conferenza annuale ESRB.
Il mondo è cambiato. Il settore non bancario europeo è cresciuto rapidamente. E ora, in termini relativi, è più grande di quello degli Stati Uniti, corrispondendo a 3,8 volte il PIL rispetto a 3,1 volte negli Usa", ha detto Lagarde. Al tempo stesso le attività delle banche tradizionali sono collegate alla finanza non bancaria e, in maniera crescente, ai nuovi arrivati nel comparto, come le piattaforme Fintech. "Il legame tra le banche e le istituzioni finanziarie non bancarie è arrivato al punto in cui la vecchia distinzione concettuale non è più uno strumento utile", ha proseguito. Per questo, per discernere quello che accade nella finanza rispetto alla complessità dei nuovi fattori e operatori presenti bisogna utilizzare due strumenti ampiamente sperimentati. Il primo è che per quanto possano sembrare nuove le attività finanziarie, sono quasi sempre variazioni di funzioni di lunga data come il risparmio, il prestito, l'investire e la condivisione di rischi. E quindi gli strumenti per monitorarle sono quelli dei livelli patrimoniali, dei margini di liquidità, della sicurezza dei dati e delle infrastrutture. La seconda altra costante è rappresentata dalla importanza della adeguatezza della gestione dei rischi e della vigilanza. "Questi principi funzionano meglio quando vengono stabiliti a livello globale", ha rilevato Lagarde. Il Segretario Generale di FeBAF, Pierfrancesco Gaggi – settore bancario internazionale – ha posto l’accento su alcune priorità strategiche condivise a livello europeo e sulle quali la partnership pubblico-privato (PPP) è indispensabile. Tra di esse, la protezione dai rischi catastrofali, con riferimento alla recente normativa italiana che introduce l’obbligo di assicurazione contro calamità naturali per le imprese. «Negli ultimi trent’anni le perdite assicurate sono cresciute nel mondo in termini reali a un tasso medio annuo compreso tra il 5% e il 7%», ha ricordato Gaggi. «Eppure, in Italia, con oltre l’80% degli edifici esposto a rischio sismico o idrogeologico, solo il 6% delle abitazioni e il 5% delle imprese è assicurato». Il Segretario Generale di FeBAF ha quindi auspicato che l’approccio italiano – basato su un bilanciamento tra intervento pubblico e iniziativa privata – possa rappresentare un modello anche per altri ambiti legati al welfare, come pensioni e sanità e più in generale per investimenti in infrastrutture sociali: una parte del risparmio europeo potrebbe essere indirizzata verso investimenti a impatto sociale, in particolare in housing sociale, residenze universitarie e strutture per anziani. «Possiamo attrarre capitali privati verso questi settori se lo Stato riconosce un vantaggio fiscale a fronte di rendimenti di mercato», ha concluso. Gaggi ha toccato anche il tema dell’euro digitale, per le necessità di costruirlo “semplice e funzionale, capace di integrarsi nei servizi esistenti” e di contenere – fin dalla fase progettuale – i costi per gli intermediari: secondo uno studio ABI solo per le banche italiane l’investimento IT iniziale supererebbe gli 880 milioni di euro. La nuova valuta dovrebbe, infine, essere complementare – e non alternativa – rispetto agli strumenti di pagamento già disponibili.
LE TRE LEADER D'EUROPA .... e l'economia..
Alessandra Servidori In economia le tre leader Europee possono fare la differenza
In un momento così travagliato per i Paesi Europei e per l’Italia fa bene alla nostra consapevolezza approfondire le questioni che sembrano solo ed esclusivamente di dominio maschile mentre invece Lagarde,Meloni,Von der Leyen , hanno responsabilità primaria rispettivamente nel governo della BCE,dell’Italia,dell’Europa e che ascoltano(poi decidono loro) i consigli di Mario Draghi che pose fine alla feroce speculazione finanziaria sui titoli di Stato dei paesi cosiddetti Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna).Lo strumento utilizzato dal ex presidente del consiglio, è stata l’attuazione del programma Omt (Outright Monetary Transaction) ovvero l’acquisto da parte della Bce dei titoli sovrani emessi dai Paesi aggrediti dalla speculazione internazionale, che fu innescata, nel 2008, dalla crisi dei mutui sub prime negli Stati Uniti.E ricordiamoci che quei paesi sono diventati tra i più virtuosi sulle politiche di bilancio pubblico e oggi è la Francia che è aggredita dai mercati finanziari a causa della crisi politica e il governo italiano ora deve seguitare ad adottare politiche di bilancio prudente e dunque per la legge di bilancio 2026 deve ridurre in maniera concreta e percettibile le imposte su tutti i contribuenti italiani .Ovviamente, l’alleggerimento del peso delle imposte deve essere pianificato razionalizzando la giungla di provvidenze pubbliche (bonus, contributi a fondo perduto e agevolazioni fiscali) dei quali ne beneficiano alcune categorie a spese di tutti i contribuenti. È il percorso che permetterebbe all’Esecutivo di mantenere inalterata la politica di risanamento delle finanze pubbliche e nel contempo ridurre le imposte sul reddito prodotto dalle imprese e dalle famiglie. La riduzione del prelievo fiscale aumenterebbe la propensione al consumo per le famiglie e per gli investimenti delle imprese con effetti positivi sulla crescita del reddito nazionale.Intanto la BCE per far fronte al rischio concreto di una nuova crisi del debito pubblico francese, dovrebbe mettere in campo un nuovo “quantitative easing” (acquisto di titoli sovrani europei) e un ulteriore riduzione dei tassi di riferimento. Le due azioni di politica monetaria sui mercati finanziari, ridurrebbero i tassi d’interesse sul mercato primario e secondario dei titoli di Stato e contrasterebbe la svalutazione del dollaro rispetto all’euro. Sarebbe una boccata d’ossigeno per gli Stati Uniti, che hanno visto crescere in maniera significativa il loro debito pubblico, a causa degli interventi pubblici a sostegno delle famiglie e delle imprese. Un euro meno forte contro il dollaro, attenuerebbe gli effetti negativi dei dazi doganali, che sommati alla svalutazione del dollaro degli ultimi otto mesi, danneggiano le esportazioni europee verso gli Stati Uniti. Forse, questa volta, la francese Christine Lagarde, magari appoggiata da Meloni e Von der Leyen si farà parte diligente per attuare un intervento di politica monetaria della Bce a sostegno della Francia che potrà avere effetti positivi sull’intera economia del Vecchio Continente. CHISSA' !!!!!!!!!!????????
SPORCACCIONI,FRUSTRATI,MISOGINI
ALESSANDRA SERVIDORI
SPORCACCIONI , FRUSTRATI,MISOGINI
Bisogna affrontare la questione degli spioni seriali in rete con la consapevolezza che dall’inizio le piattaforme online sono state progettate e costruite da maschi e per i maschi, e questo sicuramente ha costituito un ostacolo al fatto che le donne potessero trovarvi una dimensione di agio. Pensiamo a Facebook, che è stato da Mark Zuckerberg traendo ispirazione da un sito che permetteva agli utenti di scegliere tra due foto di donne e votare la più attraente.La misoginia si manifesta prevalentemente attraverso i social, che questi sono dotati di standard minimi relativi a termini e condizioni vincolanti sui comportamenti ritenuti accettabili sulle piattaforme. Quando sono condivisi contenuti che violino i detti standard, esse dovrebbero quindi responsabilizzarsi, introducendo meccanismi di segnalazione per la rimozione dei contenuti dannosi. Ma è evidente che questo non basta infatti per l’inadeguatezza dei rimedi a disposizione contro la violenza online, anche perchè nelle piattaforme non vi è ancora una categoria specifica disponibile per l’odio indirizzato nei confronti delle donne, solo considerato nella categoria di “contenuto dannoso per gli adulti”. Su Facebook il genere non è presente come categoria, al di là della politica di Hate Speech e degli Standard Comunitari – dove compare nei “termini imprecatori di genere femminile” all’interno della politica di bullismo e molestie. Su Twitter è possibile solo effettuare una segnalazione per abuso/molestia. Instagram nelle sue policy proibisce l’hate speech, gli insulti misogini E la piattaforma non predispone alcuna sanzione nei confronti dell’utente violento, addirittura il contenuto è visto come isolato e innocuo. La furbizia sta poi delle violenze perpetrate con messaggi in modalità scomparsa, per cui una volta aperti non è possibile rintracciarne gli autori,oppure le molestie sono compiute in chat privata compiute da account falsi.Poi vero è che è stato riscontrato un approccio inappropriato da parte delle autorità, che sottovalutano la violenza perpetrata online e i suoi effetti sulla vita reale delle persone che la subiscono.Recentemente la questione è stata approfondita da interventi in merito alle iniziative ue sull’Agenda digitale dove si è dimostrato che è online che il malessere personale per un rifiuto vissuto come fallimento trova terreno fertile per essere deresponsabilizzato e ricondotto a un’interpretazione deviata della realtà, dove le donne sono il male assoluto, distruttrici della specie: “Le comunità online sono viste come sfogatoi, gruppi nei quali gli utenti maschi condividono le proprie esperienze personali negative di natura sentimentale e sessuale – spiega Antinori -. Subentra una fase di confidenza, dove si fortifica il legame e inizia a crearsi una relazione un po’ più radicalizzata” con un certo modo di vedere il mondo. Poi, il salto di qualità: “Dalle esperienze vissute in prima persona, questa visione viene estesa anche a quelle potenzialmente vivibili e all’esistente, quindi a tutto il mondo”.
L’Unione europea nel 2021 ha dato avvio a un progetto di iniziativa legislativa, presentato dalle commissioni per i diritti delle donne e le libertà civili, per un inquadramento giuridico della cyber-violenza di genere e per fornire un livello minimo di protezione e "riparazione" per le vittime.Solo attraverso un cambiamento culturale profondo potremo dirigerci verso una visione di futuro migliore, collaborativa e paritaria.Ma abbiamo anche il dovere di informarci e magari collaborare come associazioni e istituzioni perché la questione femminile non subisca ulteriori ritardi culturali. E a proposito approcci e azioni diverse sono intrapresi da Amnesty International Italia per il contrasto alle discriminazioni e all'hate speech online. Tra le attività principali vi sono la Task Force Hate Speech e i percorsi educativi portati avanti nelle scuole. La task Force hate Speech è un gruppo di attiviste e attivisti di Amnesty International Italia che quotidianamente monitora il web intervenendo nei commenti online dove si accendono i discorsi d’odio. Il progetto è nato in seguito a una fase di sperimentazione avvenuta nel 2016, dove per la prima volta viene ideata una forma di attivismo organizzata e reattiva sul web per estendere la battaglia per la difesa dei diritti umani al mondo online. La crescita dell’importanza e dell’utilizzo dei social network come mezzi d’interazione e di diffusione dell’informazione nel nostro Paese ha portato la sezione italiana dell’Organizzazione ad allargare la base di attivismo impegnata in questa attività, che avvicina costantemente nuovi attivisti legati dal desiderio di attivarsi, in prima persona, contro la diffusione dell’odio. Attraverso la loro azione, utilizzando il potere della parola per contrastare i discorsi offensivi che possono incitare agli abusi e alla violenza, gli attivisti della Task Force partecipano al processo di cambiamento che l’Organizzazione vuole produrre nella società e nella vita delle persone, diventando gli attori e moltiplicatori di un modo di fare attivismo in grado di ampliare la comunità di difensori dei diritti umani. Il terreno d’azione della Task Force sono i social network: l’attivazione è focalizzata sui commenti che esprimono odio e intolleranza nei confronti dei soggetti-bersaglio dell’hate speech. L’attività della Task Force è organizzata a partire dalla condivisione di strumenti di supporto, documentazione aggiornata e ore di formazione sulle tematiche di intervento, insieme ad approfondimenti sulle tecniche di comunicazione pacifica e a strategie di stress management, per evitare il burn-out. Gli attivisti, di ogni fascia di età e provenienza geografica, sono costantemente collegati tra loro da remoto e si supportano a vicenda durante le attivazioni, condividendo le proprie esperienze e buone pratiche: il legame del gruppo rappresenta la vera forza di questa forma di attivazione. La sezione italiana di Amnesty International anche nelle sue attività educativo-formative è in prima linea contro l'odio, contrastandone la diffusione attraverso l’impegno concreto delle sue Scuole Amiche dei Diritti Umani, dei bambini e delle bambine della rete Amnesty Kids, nonché di specifiche categorie professionali che, con Amnesty Italia, lavorano per una formazione adeguata contro il linguaggio e i crimini d’odio. Sin dall'infanzia, infatti, è importante educare i bambini e le bambine a un uso responsabile delle parole e a un utilizzo consapevole dei social network - per quanti già si avventurino su internet - e Amnesty Italia ha sviluppato per la fascia d’età 8 – 13 anni il percorso “I diritti e le parole”(https://www.amnesty.it/ pubblicazioni/i-diritti-e-leparole/). Per quanto riguarda il mondo dell’alta formazione e della formazione professionale, importanti sono le partnership che ci supportano nella lotta all’odio. L’Istituto di Politica Internazionale (ISPI) di Milano, dove viene realizzato un corso con l'obiettivo di fornire gli strumenti concettuali per riconoscere fenomeni quali hate speech e hate crime e per porre in essere strategie efficaci di analisi e contrasto; il Consiglio Nazionale Forense (CNF) con il quale si sviluppano regolarmente seminari formativi per supportare gli operatori del diritto nel riconoscimento dei pregiudizi (bias) che sono alla base del discorso d’odio e per ricostruire un equilibrio fruttuoso tra libertà di espressione e discorsi di odio; infine Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del Dipartimento della Pubblica Sicurezza) con il quale Amnesty Italia collabora per la formazione sui diritti umani e per il contrasto ai crimini d’odio. Ecco diamoci da fare insieme.
Di più dobbiamo fare di più
Prevenzione salute e sicurezza sul lavoro. Di più ,dobbiamo fare di più- Alessandra Servidori
Se non iniziamo ad affrontare i gravi problemi del lavoro partendo da una condivisione dei dati e delle informazioni disponibili si continuerà nella sterile contrapposizione muro contro muro. E che sia quantomai auspicabile un confronto capace di anteporre i fatti e le analisi alle ideologie ed alle pregiudiziali politiche è una consapevolezza che tutti ammettono.ma bisogna passare ai fatti. A livello ministeriale e parlamentare si è annunciato un provvedimento per irrobustire il diritto alla tutela del lavoro e, in particolare, quello alla protezione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che rappresenta uno dei valori privilegiati dalla produzione normativa e dall’attività giurisprudenziale che, intervenute nella regolazione con una molteplicità di strumenti aventi differente efficacia – quali direttive, raccomandazioni, decisioni, programmi di azione e strategici, sentenze – hanno reso particolarmente complesso l’adeguamento da parte degli ordinamenti nazionali. Ne abbiamo ragionato in ambito istituzionale, associativo, politico e tra le varie proposte, tre sono le più velocemente attuabili .*La prima proposta è riferita al ruolo ispettivo . è di questi giorni la Programmazione del 2025 dell’Ispettorato nazionale lavoro che è appesantito da vari ruoli e che soffre ancora di quella mancata armonizzazione tra i vari profili giuridici ed economici Ispettivi (inail,inps, asl, forze dell’ordine, carabinieri, finanza ecc) nonostante la legge di armonizzazione sia del 2015 seguita da un dl del 2024 ma largamente inattuata e in sofferenza. Sottraendo alle ASL – già molto impegnate -il compito che gli è stato erroneamente affidato e riportandolo in sede Inail la situazione migliorerebbe e da qui la proposta di una AUTORITY che potrebbe essere il collettore di una azione ispettiva che abbia anche ruoli oltre che di garante dell’applicazioni delle norme, di incoraggiare le aziende a favorire e premiare le buone prassi.
*La seconda proposta prevede l’applicazione della legge sulla la partecipazione dei lavoratori che fa da cardine al potenziamento della Contrattazione di prossimità, della formazione , per affrontare la riorganizzazione aziendale in un sistema che prevede la conoscenza multidisciplinare accademica e la promozione del MANAGER dell’inclusione per affrontare problematiche delle persone diversamente abili, di genere, in settori, comparti, istituzioni scolastiche, varie potenziali discriminazioni dove il tema prevenzione salute e sicurezza è fondante e dove comunque a gamba larga entrano le nuove complessità.
* La terza proposta attiene alla Formazione, poichè fondamentale innovarne i contenuti anche rispetto e soprattutto al Decreto recente STATO E REGIONI si tratta di un nuovo accordo sancito il 17 aprile 2025 pubblicato in GU 119 del 24 maggio 2025 che attendavamo da oltre 3 anni. Questo provvedimento definisce i contenuti minimi - nell’allegato A- e la durata dei percorsi formativi in materia di prevenzione salute e sicurezza sul lavoro ai sensi dell’art 37, c2 dLGS 81/ 08 . Ora è necessario essere operativi con moduli formativi scientificamente innovativi , affidati a personale specializzato, con piattaforme diversificate , controllate ma senza certificazione che ancora oggi rappresenta purtroppo un business. Le sedi Universitarie in collaborazione con le associazioni di categoria nell’ambito della terza missione sono una sede privilegiata .
