COVID E CANCRO : due emergenze da considerare
post di Alessandra Servidori START MAG 28 Ottobre 2020
La commissaria per la salute Stella Kyriakides ha sottolineato i quattro pilastri del piano europeo di lotta contro il cancro: prevenzione, diagnosi precoce, cura e assistenza di follow-up. Il piano europeo di lotta contro il cancro sarà collegato ad altre priorità della nuova commissione e ha il sostegno dei deputati al Parlamento europeo, degli Stati membri e delle parti interessate che collaborano con la commissione per migliorare la prevenzione e la cura del cancro in Europa.
In questi giorni su iniziativa della commissione per i diritti e l’uguaglianza (Femm) si sta svolgendo la settimana dedicata alla salute di genere e la problematica della prevenzione e cura delle patologie oncologiche è stata al centro di una comunicazione programmatica particolare. Lo scorso febbraio la commissione Ue ha avviato una consultazione per novellare un Piano europeo di lotta ed essendo una delle missioni europee di ricerca e innovazione dal 2021 rientrerà nel quadro Orizzonte Europa.
Da decenni la commissione europea si occupa di cancro assieme agli Stati membri dell’Ue e alla società civile, in stretta collaborazione con l’Oms, il Centro Comune di ricerca, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Il cancro è la seconda causa di mortalità nei paesi dell’Ue dopo le malattie cardiovascolari, tuttavia, il 40% dei tumori può essere prevenuto mettendo in pratica quanto già sappiamo. Si tratta anche di una delle numerose malattie non trasmissibili che condividono fattori di rischio comuni e la cui prevenzione e controllo andrebbero a beneficio della maggior parte dei cittadini.
Secondo le relazioni sullo Stato della salute nell’Ue, il cancro è riconosciuto come una delle principali cause di decesso prematuro nell’Ue. Incide non solo sulla salute individuale, ma anche sui sistemi sanitari e sociali nazionali, sui bilanci governativi, sulla produttività e sulla crescita dell’economia, compresa una forza lavoro sana.
Per il 2020 la Fondazione Aiom — nata per collegare il mondo dell’oncologia con i pazienti e per mettere a loro disposizione i risultati della ricerca — stima che in Italia siano stati diagnosticati circa 377.000 nuovi casi di tumori maligni (esclusi i carcinomi della cute non melanomi): 195.000 negli uomini e 182.000 nelle donne. Un numero assoluto in aumento, a causa dell’invecchiamento della popolazione italiana. Anche per il 2020 il tumore più frequentemente diagnosticato è il carcinoma mammario (54.976, pari al 14,6% di tutte le nuove diagnosi di tumore) seguito dal carcinoma del colon-retto, polmone, prostata e vescica. Negli uomini il carcinoma della prostata è ancora la neoplasia più frequentemente diagnosticata e nelle donne il carcinoma mammario.
In termini di numeri assoluti si nota, rispetto al 2019, un aumento delle nuove diagnosi di melanoma e di carcinoma del pancreas in entrambi i sessi. Tra le donne, continua ad aumentare il carcinoma polmonare (conseguenza dell’aumentata abitudine al fumo) e il carcinoma mammario (conseguenza dell’estensione della fascia d’età sottoposta a screening in alcune regioni italiane e di una aumentata consapevolezza delle donne nel caso di formazioni sospette mammarie). I tassi di incidenza standardizzati evidenziano tuttavia nel periodo 2008-2016 una riduzione di incidenza in entrambi i sessi del tumore dello stomaco, del fegato (grazie anche alla vaccinazione antiepatite B e alle terapie antiepatite C), del colon-retto (conseguenza dell’implementazione dello screening). Negli uomini sono in riduzione i tassi di incidenza del tumore del polmone (anche per le campagne di prevenzione antifumo), del carcinoma prostatico (minor ricorso al PSA come test di screening). Nelle donne sono in aumento invece i tassi di incidenza del cancro polmonare. In aumento in entrambi i generi i tassi di incidenza standardizzati per il melanoma.
Questi andamenti dei tassi di incidenza riflettono le abitudini dei cittadini italiani nei decenni passati e le loro variazioni. Ma l’analisi degli andamenti dei tassi di incidenza è estremamente importante per poter comprendere anche gli effetti degli interventi sanitari intrapresi nel passato e poter identificare quelli necessari per il futuro. Un altro dato importante è quello relativo alla riduzione dei tassi di mortalità stimati per il 2020 rispetto al 2015: sono in diminuzione sia negli uomini (-6%) che nelle donne (-4,2%), legati ai progressi ottenuti in ambito diagnostico-terapeutico.
Inoltre, si registra una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del 63% nelle donne (in cui il tumore più frequente è quello mammario, mediamente a buona prognosi) e del 54% negli uomini: ottimi risultati anche quando paragonati a quelli di altri Paesi europei. E continuano ad aumentare i prevalenti, cioè le persone che vivono dopo aver avuto una diagnosi di tumore: nel 2020 si stima siano oltre 3 milioni e 600.000 (aumento del 3% annuo), un terzo dei quali può essere considerato guarito.
Battere il cancro al seno : una priorità della Ue
Alessandra Servidori ILDIARIODELLAVORO 27 ottobre 2020
Il parlamento europeo per l'eguaglianza di genere, prima iniziativa Ue contro il cancro
Su iniziativa della commissione FEMM, il Parlamento europeo ha organizzato la sua prima settimana europea sull'uguaglianza di genere durante l'ultima settimana di ottobre 2020 dal 26 al 29. Il 2020 è un anno speciale, che segna il 25° anniversario della Dichiarazione e della Piattaforma d'azione di Pechino. Questo importante traguardo offre un'eccellente opportunità per discutere i risultati e le sfide future per il progresso dei diritti delle ragazze e delle donne e dell'uguaglianza di genere. La Settimana europea sull'uguaglianza di genere, fornisce un contributo tanto necessario alla lunga battaglia per l'emancipazione delle donne e l'uguaglianza di genere, nonché maggiore visibilità e riconoscimento per l'integrazione della dimensione di genere in tutte le aree politiche. La maggior parte delle commissioni che prendono parte alla Settimana sull'uguaglianza di genere hanno organizzato eventi, mentre alcune altre esamineranno gli aspetti dell'integrazione della dimensione di genere nei loro settori di competenza entro la fine dell'anno. La commissione speciale per battere il cancro del Parlamento europeo (BECA), in associazione con la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (FEMM),ha organizzato un'audizione su "Battere il cancro al seno: sfide e opportunità" oggi martedì 27 ottobre 2020 dalle 13.45 alle 14.30, con partecipazione a distanza. L'audizione è stata organizzata nel contesto del mese di ottobre sulla consapevolezza del cancro al seno .Questo evento ha rappresentato un'opportunità per ascoltare i contributi degli esperti della dott.ssa Isabel T. Rubio, presidente, European Society of Breast Cancer Specialists - EUSOMA e di Jürgen Vanpraet, amministratore delegato, Think Pink Europe sullo stato di avanzamento della malattia in materia di ricerca, prevenzione, individuazione, conoscenza e competenza condivise, parità di accesso alle cure e supporto a pazienti e operatori sanitari. L'UE in prima linea per lo sviluppo di trattamenti all’avanguardia. La lotta contro il cancro al seno rappresenta una priorità nell'ambito delle politiche europee e degli investimenti in ricerca. Con l'obiettivo e l'impegno di mettere le pazienti al centro del processo di cura, l'UE ha promosso in tutta Europa la nascita di Breast Unit, ossia centri specializzati in tutti gli aspetti del cancro al seno, dalla diagnosi fino al trattamento e alla ricostruzione. Inoltre, l’Iniziativa della Commissione europea sul cancro al seno (European Commission Initiative on Breast Cancer - ECIBC), guidata dal Centro Comune di Ricerca, con sede a Ispra (Varese), ha sviluppato anche aggiornandole nuove linee guida e raccomandazioni per garantire qualità e uniformità delle cure in tutta Europa. Queste attività di cooperazione dimostrano il ruolo guida dell’UE nella lotta contro il cancro al seno e l'importanza di un'azione coordinata per la salute di tutti i cittadini europei. Il Centro Comune di Ricerca dell’Unione europea, in prima linea nella lotta contro il cancro al seno, coordina i lavori dell'Iniziativa della Commissione europea sul cancro al seno, progetto di ampio respiro che coinvolge 35 paesi (gli stati membri dell’UE più Islanda, Macedonia, Montenegro, Norvegia, Serbia, Svizzera e Turchia). Orientata ai bisogni delle pazienti, l’iniziativa mira, attraverso la raccolta di dati e pareri scientifici, allo sviluppo di uno schema europeo per assicurare la qualità delle terapie per il cancro al seno lungo tutto il processo di screening e trattamento. L’obiettivo di questa iniziativa è migliorare la qualità delle cure e ridurre le disuguaglianze. Ogni donna deve ricevere le stesse cure di qualità in tutta l’Europa, e l'ECIBC sta sviluppando linee guida a livello europeo per specialisti medici, pazienti e legislatori che includeranno circa 90 “best practice” e raccomandazioni su questioni pratiche come pianificare ed eseguire programmi di screening, o quali tecniche di biopsia e analisi dei tessuti adoperare per ciascuna paziente. Questo dovrebbe migliorare universalmente la qualità del trattamento e fornire un nuovo punto di riferimento per i professionisti. L'ECIBC ha anche stabilito i requisiti di formazione per gli operatori sanitari coinvolti nel processo, come radiografi o radiologi. Le linee guida messe a disposizione di tutti i medici e le strutture dei paesi aderenti, che già oggi hanno accesso a un sito internet completo e sempre aggiornato con informazioni, studi e analisi. La nascita di centri specializzati in grado di fornire un’assistenza a 360 gradi nella cura del cancro al seno ha portato a un aumento della sopravvivenza del 18% a cinque anni, rispetto alle altre strutture di cura.I dati sono confermati da uno studio che ha analizzato l’effetto della creazione di strutture multidisciplinari, come le Breast Unit, sulle prospettive di sopravvivenza delle pazienti. Lo studio, pubblicato dal BMJ (British Medical Journal) nel 2012, è stato condotto sul periodo 1995-2000. Già nel 2006 l'UE ha avviato un programma a lungo termine per concentrare la cura del cancro al seno nelle Breast Unit in tutta Europa, stabilendo un sistema di certificazione di qualità per lo screening e le strutture specializzate. Questo impegno è culminato in diverse iniziative e progetti grazie ai quali oggi le pazienti possono accedere a centri senologici all’avanguardia e certificati.Il tumore al seno è la neoplasia più diffusa nel genere femminile, colpisce una donna su nove nell’arco della vita, con circa 53.000 nuove diagnosi in Italia solo nel 2019. Ma grazie ai costanti progressi della ricerca, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è aumentata fino all’87%. Tuttavia c’è ancora molto da fare per raggiungere il pieno obiettivo: curare tutte le donne. Siamo anche noi donne a doverlo completare, ricorrendo alla prevenzione, informandoci e diffondendo l conoscenza di questa malattia alle altre donne, giovani e anziane.Oggi è possibile avere diagnosi sempre più precoci, accurate e accessibili sempre a più donne, trattamenti più mirati, efficaci e tollerabili. Molte pazienti tuttavia aspettano risposte specifiche per le forme più aggressive che non rispondono alle terapie oggi disponibili, come accade per il tumore al seno triplo negativo, che colpisce soprattutto in giovane età, e per il carcinoma mammario metastatico, che riguarda circa 36.000 donne in Italia. AIRC negli ultimi cinque anni ha messo a disposizione molte risorse per un progetto quinquennale che ha avviato a inizio 2020 punta ad approfondire le conoscenze su alcuni marcatori molecolari. Questi vengono utilizzati per capire in anticipo quali pazienti con tumore del seno metastatico in fase attiva trarranno benefici dalla terapia ormonale in associazione a farmaci a bersaglio molecolare e quali mostreranno invece resistenza alle cure. Oggi per queste pazienti sono disponibili vari farmaci a bersaglio molecolare, e altri sono in fase avanzata di sviluppo, per cui sarà sempre più importante mettere a punto dei test per guidare la scelta del composto più adatto a ciascuna paziente. Cominciare la terapia con il farmaco giusto sarà sempre più importante. Già nel 1987 ,novellato e aggiornato in raccomandazioni poi nel 2018 la Ue ha promosso il Codice etico contro il cancro che consistenti in 12 regole raccolte, su iniziativa della Commissione europea, per informare i cittadini sulle azioni che ciascuno può intraprendere nella propria vita quotidiana per diminuire il rischio di sviluppare un tumore. Queste norme possono influenzare sia la vita di chi le mette in atto sia quella di chi gli sta vicino: si stima che il 30 per cento dei tumori in Europa potrebbe essere evitato se tutti seguissero i comportamenti suggeriti dal Codice.Di seguito:
1) Non fumare Il Tabacco è la principale causa di decessi e malattie prevenibili nel mondo, nonché la prima causa di tumore maligno. 2) Libera la tua casa e l’ambiente dove lavori dal fumo. Il fumo di tabacco è cancerogeno anche per chi lo inala in maniera passiva. Organizzazione Mondiale della Sanità. 3) Mantieni il peso nella norma. 4) Svolgi attività fisica ogni giorno e limita il tempo che trascorri seduto. 5) Segui una dieta sana. 6) Se bevi alcolici, limitane l'assunzione. Per prevenire il cancro è meglio evitarli del tutto. 7) Evita un'eccessiva esposizione al sole, soprattutto per i bambini, e utilizza le protezioni solari. Non usare lettini abbronzanti. 8) Osserva le istruzioni in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro per proteggerti dall'esposizione ad agenti cancerogeni noti. 9) Accerta di non essere esposto a concentrazioni naturalmente elevate di radon presenti in casa e fai in modo di ridurne i livelli. 10) Per le donne: l'allattamento al seno riduce il rischio di cancro per la madre. Se puoi, allatta il tuo bambino. 11) Assicurati che i tuoi figli partecipino ai programmi di vaccinazione, in particolare contro l'epatite B e, per le femmine, contro il papillomavirus umano. 12) Partecipa ai programmi organizzati di screening per il cancro dell'intestino, del seno e del collo dell'utero.
Alessandra Servidori
GOVERNO MISOGINO .Oggi 21 ottobre più che mai
GOVERNO MISOGINO .
ALESSANDRA SERVIDORI
Una pandemia femminile ammorba l'Italia e la situazione per le italiane è drammatica. Oggi 21 Ottobre 2020 più che mai
In Italia il reddito medio delle donne è il 59,5% di quello degli uomini
Secondo lʼEu Gender Equality Index, il Belpaese si conferma ultimo nellʼUnione europea per quanto riguarda il mondo del lavoro al femmini.E la diversità dei redditi si riflette anche nel gettito fiscale, con una minore aliquota media per le donne. I dati emergono dalla relazione sul Bilancio di Genere del Ministero dell'economia.Dunque
talia fanalino di coda - Pur avendo registrato complessivamente i maggiori progressi nel periodo 2005-2017 per contrastare il gander gap, secondo l'Eu Gender Equality Index, l'Italia si conferma ultima in Unione europea per quanto riguarda il mondo del lavoroTasso di occupazione femminile - Secondo i dati raccolti nella relazione, il tasso di occupazione femminile in Italia nel 2019 si attesta al 50,1% e registra una distanza di 17,9 punti percentuali da quello maschile, con divari territoriali molto ampi. Nello specifico, a Nord il tasso di occupazione delle donne è pari al 60,4%, mentre nel Mezzogiorno si attesta al 33,2%.
Mancata partecipazione al mondo del lavoro - Questo quadro è confermato dal tasso di mancata partecipazione al lavoro che raggiunge livelli più elevati (33%) per le donne più giovani e livelli più bassi (19,2%) per la fascia d'eta 45-54 anni, con notevoli divari territoriali e di genere. Dal 41,5% per le donne nel Mezzogiorno (contro 28,8% per gli uomini), si passa al 17,5% per le donne al Centro (contro 12,3% per gli uomini) e al 12,7% per le donne al Nord (contro il 7,9% per gli uomini).
Qualità del lavoro - Sul fronte della qualità del lavoro, appare in crescita la percentuale di donne che hanno un'occupazione part-time (32,9% nel 2019), involontariamente nel 60,8% dei casi. Le donne, inoltre, si laureano molto più rispetto agli uomini, con un divario di 12,2 punti percentuali, e più di una donna su quattro (26,5%) risulta sovraistruita rispetto al proprio impiego. Sempre guardando al mondo femminile, è particolarmente alta l'incidenza di lavori dipendenti con bassa paga (11,5% contro 7,9% per gli uomini).
Queste evidenze sulle disuguaglianze di genere nei redditi, quando non derivanti da vere e proprie discriminazioni sul mercato del lavoro a scapito delle donne, sono in larga parte il riflesso della 'specializzazione' di genere tra lavoro retribuito e non, in virtù della quale le donne più frequentemente accettano retribuzioni inferiori a fronte di vantaggi in termini di flessibilità a orari.
Famiglia e lavoro - Se si considera poi la partecipazione al mondo del lavoro della fascia d'eta 25-49 anni, si rileva un forte gap occupazionale (74,3) tra le donne con figli in età prescolare e quelle senza. Questo dimostra la difficoltà di conciliare vita lavorativa.
Molto allarmanti sono anche i dati dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro sulle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri, che, oltre ad un continuo aumento dal 2011, ci segnalano anche per il 2019, un fortissimo divario di genere: le dimissioni volontarie coinvolgono le madri nel 73% dei casi Si tratta per lo più di giovani con poca anzianità di lavoro, occupate prevalentemente nel terziario, con qualifiche basse
Sostegno alle madri - Questo problema è legato anche al fatto che la percentuale di bambini con meno di tre anni presi in carico da parte di asili nido pubblici raggiunge solo il 12,5% nel 2017. Ancora più bassa è quella relativa ai servizi integrativi per la prima infanzia (1%). Sul fronte dei congedi parentali, sebbene sia in aumento il numero dei padre che ne usufruiscono (63,3mila nel 2019) è ancora significativamente inferiore al numero delle madri (233,6mila).
Dunque Conte e il suo governo si limitano a dare da luglio un assegno destinato all'80% delle famiglie con figli che vedremo sarà molto esiguo. Non interviene sui servizi come i nidi,né sui congedi per assistenza familiari,né sull 'estensione dei fondi bilaterali per congedi parentali e si limita a riproporre opzione donna per la pensione( 35 anni di contributi e 58 anni di età), Governo misogino
Abbandono e dispersione nella scuola
Alessandra Servidori https://www.startmag.it/blog/dispersione-e-abbandono-scolastico-cosa-succede-in-italia/
Abbandono e dispersione scolastica nella UE : in Italia banchi a rotelle per contrastarli ? E la povertà educativa vola
Nel 2019, la quota di coloro che abbandonano prematuramente l'istruzione e la formazione nell'UE era del 10,2%. In altre parole, un individuo su dieci di età compresa tra i 18 ei 24 anni con al massimo un livello di istruzione secondaria inferiore secondo ISCED (è la classificazione internazionale di riferimento per l'organizzazione dei programmi educativi e delle relative qualifiche per livelli e ambiti. ) non è stato impegnato in alcuna ulteriore istruzione e formazione nelle quattro settimane precedenti l'indagine. L'obiettivo di Europa 2020 è quello di ridurre i tassi di abbandono scolastico nell'UE al di sotto del 10% entro il 2020. Nel 2019, questa quota era già inferiore al 10% nella maggior parte delle regioni e secondo il metodo della NOMENCLATURA DELLE UNITÀ TERRITORIALI PER LA STATISTICA (NUTS)con alcune delle quote più basse concentrate nell'Europa orientale e nelle regioni della capitale. Tra le regioni dell'UE, la percentuale più bassa di giovani che abbandonano prematuramente l'istruzione e la formazione (1,7%) è stata registrata nella regione costiera / insulare di Jadranska Hrvatska (Croazia). C'erano altre tre regioni in cui non più di 1 giovane su 50 ha abbandonato prematuramente: le regioni della capitale della Repubblica Ceca e della Lituania - Praga e Sostinės regionas (entrambe 1,9%) - e la regione greca di Kentriki Makedonia (2,0%).Le quote regionali più elevate di giovani che abbandonano prematuramente l'istruzione e la formazione erano spesso concentrate nelle regioni insulari e / o periferiche dell'UE, dove è probabile che una percentuale sproporzionatamente elevata di studenti debba lasciare la casa se desidera seguire un particolare corso di istruzione terziaria o programma, lasciando dietro di sé una maggiore concentrazione di abbandoni precoci.Anche la quota di coloro che abbandonano prematuramente l'istruzione e la formazione è stata relativamente elevata nella maggior parte dell'Europa meridionale e nella maggior parte della Bulgaria e della Romania. La regione bulgara sudorientale di Yugoiztochen ha registrato la quota più elevata di abbandoni precoci, con il 27,2% nel 2019.Sebbene la percentuale di coloro che abbandonano prematuramente l'istruzione e la formazione fosse relativamente bassa negli Stati membri dell'UE occidentali, i loro ex centri industriali spesso registravano quote più elevate, ad esempio: Provincia di Liegi (Belgio) o Nord-Pas de Calais (Francia). L’abbandono scolastico in Italia è uno dei temi più importanti da monitorare per il contrasto alla povertà educativa. E’ frequente che sia chi viene da una famiglia più povera a lasciare gli studi prima del tempo. Il paradosso è che per quanto si tratti di un tema così cruciale per la nostra società, è anche molto difficile darne una misurazione esatta. Dispersione e abbandono scolastico sono fenomeni che comprendono situazioni molteplici, su cui non sempre esistono dati. Solo per fare alcuni esempi, rientrano nelle casistiche della dispersione tanto l’interruzione del percorso di studi quanto l’evasione dell’obbligo di frequenza. Ma comprende anche situazioni più sfuggenti alle statistiche, come l’aver ottenuto un titolo di studio che non corrisponde affatto alle reali competenze acquisite. Ci sono diversi indicatori che provano ad offrire una misura del fenomeno nella sua complessità. La scelta metodologica adottata a livello europeo consiste nel misurare la percentuale di persone tra 18 e 24 anni senza diploma superiore, non inseriti in alcun percorso di studio o formaziA fronte di una media italiana del 14% di giovani in uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, 5 regioni –Sardegna Sicilia Puglia Calabria Campania-superano questa percentuale, mentre le altre si trovano al di sotto della media italiana. Il dato permette anche di misurare la distanza o l'avvicinamento all'obiettivo del 10% stabilito dall'Ue. one. Un indicatore utile, perché consente confronti tra gli stati europei, le regioni e le realtà locali. o le 3 regioni con più giovani tra 18 e 24 anni senza il diploma e fuori da percorsi di istruzione e formazione sono le stesse che presentano la maggiore dispersione tra il primo e l'ultimo anno delle superiori. Si tratta di Sardegna (21,2% di abbandoni, 33% di dispersioni tra primo e ultimo anno), Sicilia (20,9%, 28,3%) e Campania (19,1%, 29,2%). Mentre si registrano valori difformi per alcune regioni del nord, come la Lombardia, dove a una quota di abbandoni non eccessiva rispetto al resto del paese (12%) corrisponde un tasso di dispersione di oltre un punto sopra la media (25,8%). O dell'Italia centro-settentrionale, come Toscana e Emilia Romagna, dove i due dati segnalano tendenze in apparenza opposte. Le ragioni di questi scostamenti dipendono da come sono costruiti gli indicatori. Quello sull'abbandono include la possibilità che i ragazzi usciti da scuola abbiano comunque ottenuto una qualifica professionale (della durata di almeno due anni). Oppure che abbiano proseguito gli studi in scuole non statali. Aspetti che purtroppo non è possibile monitorare con i dati a disposizione sulla dispersione, per mancanza di dati. Il dato sulla dispersione ha però il merito di segnalare quanto possono incidere interruzioni e cambi sul percorso di studi inizialmente scelto. A livello Ue si sono ha individuate tre possibili azioni La prevenzione dell’abbandono scolastico include quelle iniziative che riguardano il miglioramento dell’insegnamento e della cura già nella prima infanzia e successivamente l’orientamento scolastico e professionale.Le politiche di molti Paesi europei infatti prevedono investimenti consistenti nei sistemi di orientamento scolastico e professionale, per rivedere e ampliare i servizi al fine di consentire agli studenti una maggiore comprensione delle proprie attitudini, così da poter effettuare scelte consapevoli rispetto alle prospettive di formazione o di impiego. Nelle misure preventive rientrano anche le iniziative rivolte alla prima infanzia, come ad esempio la frequenza obbligatoria a partire dai tre anni, come in Ungheria, o i piani di istruzione prescolastica come in Finlandia.Altre politiche di prevenzione si basano sull’aumento della flessibilità – nelle tempistiche della didattica e nei piani didattici – e sulla permeabilità dei percorsi educativi, sull’introduzione di misure di discriminazione positiva– cioè la disparità di trattamento in favore di chi appartiene a una minoranza o a una categoria debole – per determinati gruppi e sull’offerta di attività extracurriculari. Le misure di intervento per contrastare l’abbandono scolastico si focalizzano perlopiù sul sostegno individuale agli studenti più svantaggiati. È stato dimostrato per esempio che l’offerta di sostegno linguistico agli studenti di origine straniera diminuisce il rischio di abbandono tra gli ultimi arrivati.Si è rivelato molto utile anche il coinvolgimento diretto dei genitori.In molti Paesi sono state introdotte delle misure per monitorare l’assenteismo dei ragazzi e nelle scuole sono state inserite figure professionali specializzate nel sostenere gli studenti negli aspetti relativi alla salute e al benessere psicologico. Le misure di compensazione per ridurre l’abbandono scolastico mirano a riportare all’interno di percorsi di istruzione e formazione coloro che li hanno abbandonati precocemente, con l’obiettivo di far acquisire loro competenze fondamentali e completare l’istruzione di base.Vi sono Paesi che offrono percorsi alternativi, attraverso l’istruzione della seconda opportunità.In Romania, per esempio, questi percorsi vengono promossi soprattutto nelle zone rurali e in aree con ampia presenza di popolazione rom, proponendo formazione professionale, attività extracurriculari e sostegno psicopedagogico.I problemi della pandemia sicuramente stanno aggravando questa situazione,ma le indicazioni della Ue sono di investire le risorse sulle strategie per contrastare questo fenomeno sapendo che i 6,1 MLD per SCUOLA, UNIVERSITA', DIRITTO STUDIO nell’ultima manovra, sono un’offesa al buonsenso.Si finanzia con 1,2 miliardi di euro a regime l'assunzione di 25.000 insegnanti di sostegno e sono stanziati 1,5 miliardi di euro per l'edilizia scolastica; è' previsto un contributo molto basso di 500 milioni di euro l'anno per il diritto allo studio, 500 milioni di euro l'anno per il settore universitario. Così è difficile contrastare seriamente la povertà educativa , si potevano risparmiare le risorse usate per i banchi a rotelle e utilizzare i banchi che già esistevano invece di mandarli al macero come abbiamo dovuto vedere in immagini che gridavano vendetta allo spreco.
Aspettiamo i fatti per l'occupazione femminile
Alessandra Servidorihttps://www.ilsussidiario.net/news/occupazione-femminile-i-consigli-a-conte-per-passare-dalle-parole-ai-fatti/2081991/
Bene Presidente Conte : aspettiamo i fatti per l’occupazione femminile.
Il Presidente del Consiglio Conte ha annunciato che sono pronti i provvedimenti per intervenire sull’occupazione femminile. Vogliamo nero su bianco, risorse dedicate, e soprattutto i decreti attuativi perché di annunci non ce ne facciamo niente e delle promesse neanche. Da parecchio tempo abbiamo inviato i nostri contributi sia alla Presidenza del consiglio che al Ministro per gli affari europei per sostenere la questione femminile drammaticamente in coda a tutte le graduatorie che ratificano la situazione disastrosa sia in Italia che a livello internazionale a confronto con gli altri paesi.L’impegno contenuto nella risoluzione di maggioranza approvata e l’assicurazione che una parte significativa" delle risorse del Recovery "sarà destinata a questo scopo", ha affermato il premier Giuseppe Conte alla Camera e Senato nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre si materializzerebbe con l'assegno unico per i figli e il miglioramento dei servizi per conciliare il lavoro femminile delle madri lavoratrici. Già su queste pagine abbiamo più volte suggerito amichevolmente i provvedimenti da adottare e le nostre priorità perché ci sono certo le madri lavoratrici ma anche le giovani e le donne adulte disoccupate . Prima di tutto il Lavoro : * bisogna innovare la contrattazione alleggerendo quella nazionale e irrobustendo quella di prossimità per investire nell’innovazione e nella riorganizzazione aziendale perché la flessibilità lavorativa consente di bilanciare i tempi di vita e di lavoro; *Investire nell’educazione e nella formazione perché vi siano concrete opportunità per tutti e contrastare le discriminazioni , orientando i giovani e le donne verso professioni emergenti*tutelare la concorrenza con l’ingresso e la nascita di nuove imprese femminili sburocratizzando gli ostacoli amministrativi e sviluppando servizi alle imprese di piccole dimensioni che sono spesso a conduzione familiare; * Incentivare la bilateralità e i fondi bilaterali per sostenere i congedi per accudire i famigliari e sostenere l’occupabilità femminile attraverso fondi che intervengono per il sostegno al reddito in caso di allontanamento dal lavoro per problemi famigliari* Welfare aziendale come congedo e benefit per servizi alla famiglia e fiscalità di vantaggio per le imprese che implementano i benefit e le assunzioni femminili- Poi non meno importante è intervenire sulla Pubblica Amministrazione e giustizia civile: * Investire in ricerca scientifica , nell’intelligenza artificiale ,ricerca biomedica e innovazione e sostenere le donne che si iscrivono a facoltà e corsi scientifici,sostenere il settore privato e le Università nella ricerca di base;Investire nella sanità e nella salute dei cittadini e della prevenzione delle malattie ereditarie con vaccinazioni mirate ; Investire nelle infrastrutture e nella legalità e contrastare l’evasione fiscale. Francamente la scelta di attribuire un assegno unico per i figli motivandolo che sarebbe un aiuto alla famiglia e alla maternità non ci pare opportuno perché sono i servizi che servono al sostegno dell’occupazione femminile poiché la questione della cura non si risolve solo pensando ai figli ma soprattutto ai familiari disabili e agli anziani che sono maggiormente colpiti da questa pandemia che è destinata a durare nel tempo. Dunque è necessario intervenire su sostegni strutturali e non mancette dispersive come il reddito di cittadinanza che ha rappresentato uno spreco e soprattutto un incentivo al lavoro nero e alla truffa a danno dello Stato.
E' il momento di scommettere sui lavoratori e lavoratrici
È il momento di scommettere sui lavoratori IL RIFORMISTA 15/10/2020 giovedì 15 ottobre 2020 __
Alessandra Servidori
Serve un vero cambio di passo per migliorare il sistema di formazione all’interno delle aziende e investire, dunque,sulla qualità umana delle persone. È poi urgente una seria strategia di sostegno per le mamme lavoratrici
La formazione è uno dei talloni d’Achille
che le nostre aziende stanno fronteggiando in questi anni e che non dipende solo dal momento storico che stiamo vivendo. Nel decreto di agosto dl 104/2020, diventato operativo il 21 settembre tramite la firma del decreto, è riconosciuto per il 2021 la possibilità, finora consentita per il solo 2020 per i contratti collettivi di lavoro di secondo livello, di stipulare apposite intese per la rimodulazione dell’orario di lavoro.
In questo modo ci si potrà organizzare in base alle mutate esigenze organizzative e produttive
dell’impresa, parte dell’orario viene quindi finalizzato a percorsi di formazione, disponendo
che la suddetta rimodulazione possa essere realizzata anche per favorire percorsi di ricollocazione dei lavoratori e lavoratrici.
Di conseguenza è stato incrementato di 500 milioni di euro la dotazione del fondo nuove competenze istituito in Alpal, per le politiche attive del lavoro per coprire gli oneri di questi percorsi di formazione. L’attivazione delle risorse
è subordinata alla sottoscrizione, entro il 31 dicembre, di specifiche intese tra le Parti che prevedano la realizzazione di progetti formativi, il numero dei lavoratori coinvolti nell’intervento e il numero di ore dell’orario di
lavoro da destinare a percorsi per lo sviluppo delle competenze nonché, nei casi di erogazione
della formazione da parte dell’impresa, la dimostrazione del possesso dei requisiti tecnici, fisici e professionali di capacità formativa per lo svolgimento del progetto stesso. Il decreto interministeriale appena varato,prevede in 250 ore il limite massimo delle ore da destinare allo sviluppo delle competenze per lavoratore. Anpal valuterà le richieste in collaborazione
con le Regioni interessate che terranno conto della contestuale programmazione dei propri progetti di formazione
continua. Sulla base del numero di domande accolte verrà stabilito l’importo massimo riconoscibile al datore di lavoro,
distinto tra il costo delle ore di formazione e i relativi contributi previdenziali e assistenziali.
C’è da sottolineare che alla realizzazione
degli interventi possono partecipare i Programmi Operativi
Nazionali e Regionali di Fondo Sociale Europeo, i Fondi Paritetici Interprofessionali, costituiti ai sensi dell’articolo 118 della legge 23 dicembre 2000, n.388 nonché, per le specifiche finalità, il Fondo per la formazione e il sostegno al reddito
dei lavoratori di cui all’articolo 12 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276.
In buona sostanza si tratta di una pioggia di risorse che andranno tutte sotto la voce formazione
e dovranno essere selezionate su progetti ben distinti da Anpal, in modo da non
rischiare di portare lo stesso progetto su più tavoli e fonti di fi nanziamento presentate da
vari enti. Contemporaneamente sempre nel decreto agosto la Ministra Bonetti ha stanziato
3 milioni per un bonus casalinghe motivandolo che serve per la loro formazione ma
evidentemente anacronistico sia nelle motivazioni che nella cifra, in pratica si dice alle donne di starsene a casa a fare corsi di formazione per un eventuale futuro lavorativo.
Sappiamo bene che nel nostro Paese le donne
non entrano nel mondo del lavoro non per assenza
di titoli e competenze ma perché manca
un welfare per conciliare vita-lavoro e una
strategia di sistema di sostegno alla maternità.
Quello che serve alle mamme lavoratrici sono
congedi parentali coperti all’80%, asili nido
gratuiti e a lungo orario, servizi per l’infanzia,
incentivi per la maternità.
In buona sostanza la pioggia di risorse che
arriva su Anpal, ancora in difficoltà sia con
le Regioni sia con i centri per l’impiego, sia
con i finanziamenti per garanzia giovani e gli
orientamenti in arrivo dalla UE linee guida del
Recovery Fund, metteranno a dura prova il sistema
formazione già indebolito, a meno che
non subentri un rigoroso cambio di passo che
scelga alcune vere priorità che servono per lo
sviluppo del mercato del lavoro e per scommettere
sulla qualità umana delle persone come
condizione per potere entrare nel futuro.
ALESSANDRA SERVIDORI
Grazie Iole il cielo ti accolga
Morti bianche e lavoro. Numeri e criticità
Alessandra Servidori Morti bianche e lavoro .Numeri e criticità
Sono chiamate morti bianche (ma non si capisce perché) le persone morte sul lavoro e quest’anno , secondo i dati dell’Inail ,le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nei primi otto mesi del 2020 sono state 823. Pur nella provvisorietà dei numeri, questo dato evidenzia già un aumento di 138 casi rispetto ai 685 registrati nello stesso periodo del 2019 (+20,1%). L’incremento è influenzato dal numero dei decessi avvenuti e protocollati al 31 agosto 2020 a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo. A livello nazionale, rispetto ai primi otto mesi dell’anno scorso, si registra una riduzione solo degli infortuni mortali in itinere, che sono passati da 192 a 138 (-28,1%), mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono aumentati da 493 a 685 (+38,9%). L’incremento ha riguardato la gestione Industria e servizi (da 588 a 721 denunce) e il conto Stato (da 10 a 32), mentre l’Agricoltura ha registrato 17 casi in meno (da 87 a 70).E dobbiamo tenere conto che l’occupazione a causa della situazione economica è sostanzialmente diminuita , colpendo soprattutto le lavoratrici e i giovani. Si spiega così , per chi scrive,l’incremento rilevato nel confronto tra i primi otto mesi del 2020 e del 2019 è legato soprattutto alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 627 a 740 (+113 decessi), mentre quella femminile ha fatto registrare 25 casi in più, da 58 a 83.
In aumento poi le denunce di infortunio mortale dei lavoratori italiani (da 559 a 700), mentre calano quelle dei lavoratori comunitari (da 44 a 41) e rimangono invariate quelle degli extracomunitari (82 in entrambi i periodi). Dall’analisi per fasce d’età si contraddistingue per l’incremento dei decessi quella degli over 55, rispetto alla diminuzione registrata nelle altre. L’esperienza maturata nel decennio di vigenza del decreto legislativo n. 81/2008 cd TU novellato più volte, ha fatto emergere soprattutto la mancata attuazione di tutta la parte “sostanzialista” che pure il testo unico comprende anche se confusa nella grande mole di disposizioni formalistiche. I programmi scolastici avrebbero dovuto includere una pervasiva attenzione alla cultura della sicurezza nelle attività lavorative ma nei fatti ciò è accaduto marginalmente ed in pochi ambiti territoriali. La formazione dei lavoratori si è rivelata per lo più formale perché praticata con modalità didattiche tradizionali e verificata negli esiti effettivi con modalità altrettanto superficiali. L’addestramento, di cui pure il TU parla esplicitamente, è del tutto trascurato e non produce quindi un “saper fare” oggettivamente certificato. La sorveglianza sanitaria è mal pagata e si risolve conseguentemente in visite frettolose. Le “buone prassi” e le “norme tecniche” sono state totalmente trascurate perché prive di incentivi alla loro adozione. La stessa attività ispettiva, che pure sarebbe dotata per molte fattispecie del potere di disposizione, ha preferito usare esclusivamente il potere di prescrizione con un diffuso orientamento delle imprese al pagamento tombale del quarto delle sanzioni, anche nel caso in cui avrebbero potuto ricorrere per la manifesta infondatezza della contestazione ricevuta, data la evidente convenienza rispetto ad un procedimento lungo e dall’esito incerto. Il SINP, strumento informativo fondamentale per il monitoraggio degli andamenti prevenzionistici nella complessa e differenziata dimensione produttiva, previsto dal TU, avviato nella sua definizione da un ulteriore decreto del 2018 ,ma non è ancora operativo e già carico di impostazioni che lo rendono poco funzionale alla selezione degli obiettivi ed alla verifica di efficacia delle azioni intraprese. Nel complesso la governance nazionale delle politiche pubbliche per la salute e sicurezza nel lavoro ha visto la poca o nulla attività degli organi partecipativi identificati dal TU. Non ha aiutato infine una giurisprudenza incerta e discontinua, a partire dalla stessa interpretazione del modello sotteso al testo unico anche se la Cassazione Penale ha ribadito nel 2016 il suo carattere “collaborativo” tra le parti del rapporto di lavoro nel senso di una equa distribuzione delle responsabilità. Dominanti insomma sono stati i soliti adempimenti formali con l’aggravante della loro imposizione pressoché generalizzata senza tenere conto, soprattutto, delle esigenze del terziario e delle Piccole e Medie Imprese ove si registra un numero assai ridotto di infortuni. L’Unione europea ha ripetutamente sollecitato gli Stati membri ad una semplificazione della disciplina sulla salute e sicurezza nel lavoro, soprattutto quando burocratica e documentale per cui tale da non incidere sui livelli di tutela. L’idea è favorire una gestione di questa fondamentale funzione da parte delle imprese che sia, più di quanto oggi accada, diretta a perseguire in modo sostanziale il rispetto dei livelli di tutela limitando l’utilizzo di risorse aziendali per compiti meramente formali, come le notifiche o le comunicazioni. Del resto, tale logica è stata in Italia avallata dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro (organo previsto dall’articolo 6 del decreto legislativo n. 81/2008) la quale, nell’approvare la “Strategia nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro” in data 29 Maggio 2013, ha sottolineato come vada «perseguita la semplificazione del quadro regolatorio – alla imprescindibile condizione che essa non comporti alcun abbassamento dei livelli di tutela in ogni luogo di lavoro e nei riguardi di qualunque lavoratore». Peraltro la giurisprudenza dichiara che “il sistema della normativa antinfortunistica si è evoluto, passando da un modello “iperprotettivo”, interamente incentrato sulla figura del datore di lavoro, quale soggetto garante investito di un obbligo di vigilanza assoluta sui lavoratori, ad un modello “collaborativo”, in cui gli obblighi sono ripartiti tra più soggetti, compresi i lavoratori” . E’ invece necessario introdurre il principio del rispetto dei livelli di regolazione minimi previsti dalla legislazione comunitaria di riferimento, eliminando quelle parti delle normative italiane (leggi, decreti, altre fonti) che sono aggiuntive e non giustificate da esigenze di tutela dei lavoratori; la promozione della cultura della sicurezza nel lavoro e della prevenzione del bisogno di salute attraverso i luoghi di lavoro mediante l’istruzione, la formazione, l’addestramento, la sorveglianza sanitaria “olistica”, così da superare il profondo divario nelle aspettative di vita che separa le persone in relazione ai diversi percorsi professionali; la semplificazione di molte norme stratificatesi nel tempo e in particolare abrogazione delle disposizioni “di dettaglio” (tuttora vigenti, spesso risalenti agli anni Cinquanta) di cui ai Titoli II e seguenti del decreto legislativo n. 81/2008; complessiva rivisitazione della normativa vigente con riferimento all’apparato sanzionatorio in termini funzionali al superamento di ogni approccio “difensivo” e alla ricerca in ogni contesto produttivo della qualità totale che incorpora necessariamente la sicurezza di ogni persona che in esso agisce; riqualificazione attraverso continui programmi formativi delle attività ispettive e loro conduzione alla responsabilità dell’INL, privilegiando il potere di disposizione e sviluppando la funzione istituzionale di assistenza e consulenza alle imprese; potenziamento delle funzioni degli organismi paritetici – i quali già svolgono un ruolo di assistenza delle imprese sugli adempimenti prevenzionistici, nella formazione dei lavoratori e nell’asseverazione dell’adozione ed efficace attuazione in azienda di un modello di organizzazione e gestione della sicurezza – per raggiungere l’obiettivo di una vera “vigilanza partecipata”, in cui le attività di raccolta di buone prassi e di monitoraggio dei quasi infortuni siano valorizzate, confluendo in una banca dati integrata, gestita dall’Inail, che raccolga anche le denunce di infortunio e tutti i dati relativi alla sorveglianza sanitaria su base nazionale; introduzione della certificazione, da parte di un ente terzo e imparziale con specifico riferimento alla responsabilità amministrativa da reato. Una parte importante poi in tempi di covid è relativa alla modalità di lavoro in smart working (SW)che sono state oggetto di una informativa dell’inail nel giugno 2020 a fronte di quesiti avanzati dalle aziende e dai lavoratori e lavoratrici che si basa sull’ art 22 comma 1 della legge 81/2017 e del DPCM 26 aprile 2020 di un nuovo Protocollo condiviso per la prevenzione. Vero è che gli “incidenti” possono riguardare la possibile “probabilità” di accadimento, dal punto di vista statistico, di un semplice infortunio, di una malattia professionale - in particolare quella riguardante l’esposizione al videoterminale - e non ultimo l’infortunio mortale, in relazione alle note rilevazioni Istat che indicano l’ambiente domestico, uno dei luoghi più a rischio. Uno di questi rischi potrebbe riguardare la valutazione dello Stress lavoro-correlato che potenzialmente si potrebbe sviluppare presso la propria abitazione, per i rapporti interpersonali tra congiunti, parenti, vicini ed altro, alla stessa stregua dei rapporti, più o meno accentuati, con colleghi all’interno del consueto ambiente di lavoro fino ad oggi vissuto. Un altro aspetto di stress può riguardare l’impegno per portare a termine gli “obiettivi” concordati proprio in modalità “smart working” con il Datore di Lavoro, con i Dirigenti nel momento in cui insorgessero discrasie circa gli obiettivi non conseguiti, per varie motivazioni, e le conseguenti dinamiche di controllo dell’operato in particolare da parte del dirigente che a sua volta deve rispondere ad un superiore o direttamente al datore di lavoro. Un ulteriore aspetto può riguardare l’accettazione“obbligatoria”dello SW, come l’attuale “confinamento” da “Coronavirus”, da parte del lavoratore che oggettivamente non ha la possibilità “fisica” di inserire una normale “postazione di lavoro” in casa, o lavorare con il semplice computer, per una oggettiva carenza di spazio, o per la presenza di un “rilevante” numero di componenti familiari in uno spazio esiguo.Pertanto il controllo degli “obiettivi” da conseguire in remoto sono e saranno gli indici qualitativi e quantitativi di misurazione della prestazione per “giustificare/autorizzare da parte del datore di lavoro la corresponsione della relativa parte economica, cioè la retribuzione e altri istituti economici previsti dai vari CCNL, materia di pertinenza contrattuale sopratutto di lavoro, in caso di prestazione lavorativa non rispondente alle richieste lavorative concordate direttamente con lo “smart worker”. Va da se che il mancato raggiungimento degli “obiettivi” concordati, potranno rappresentare, alla stressa stregua di quanto la prestazione lavorativa veniva svolta all’interno dei locali dell’azienda, motivo di normale conflittualità aziendale e sindacale che prima veniva gestita direttamente all’interno, mentre nel caso specifico dello SW i provvedimenti potrebbero essere oggetto di possibile discussione anche all’interno del proprio nucleo familiare. Pertanto, queste analisi previsionali devono essere analizzate alla stessa stregua delle dinamiche lavorative all’interno dell’azienda.
pensierino di fine settimana 9 ottobre2020
IL VIRUS DI CUI DOBBIAMO LIBERARCI E IN FRETTA.
Venerdì 9 Ottobre 2020 pensierino di fine settimana
Sarà anche il Covid 19 ma ancora più deleterio per il nostro Paese è questo governo costruito su una maggioranza abietta
Il ministro degli esteri divenuto tale con il cv di bibitaro cerca di recuperare il terreno perduto nel Movimento e laidamente trama in proprio sulla future ceneri del Movimento che appare come il ventre di Giocasta ove i figli del progetto della ditta Casaleggio si mangiano a vicenda non risparmiando l’erede rappresentante la continuità del disegno originario insieme alla piattaforma Rousseau che, forse, sarebbe più appropriato ora chiamare formapiatta, sgonfiata com’è dai mancati versamenti degli eletti. Un contenitore per finanziare interessi privati in pubblico esercizio.
Grillo ha fatto dichiarazioni talmente gravi che una forza seria, veramente animata da spirito repubblicano come dovrebbe essere il Pd, drogato dal governismo com’è, non ha avuto nessuna reazione : avrebbe dovuto puntare i piedi e chiedere seri chiarimenti. Niente solo una frenesia di chiacchiere e una promessa che è un incubo sempre puntata al tentativo di “costituzionalizzare” i 5Stelle che non solo è fallito, ma non sembra essere nemmeno mai iniziato. Ci provò Bersani-allora deriso- a “colonizzare” l’antipolitica , vecchio vizio del comunismo italiano : già Massimo D’Alema fallì con Antonio Di Pietro ma anche Palmiro Togliatti ci provò con l’Uomo Qualunque.
Donne e pandemia .www.ildiariodelavoro.it
Donne e pandemia, le raccomandazioni del parlamento Ue www.ildiariodellavoro.it
La pandemia COVID-19 ha scosso le fondamenta stesse della vita in Europa e nel mondo. Ha separato famiglie e amici, interrotto la routine quotidiana e persino messo a repentaglio le democrazie. Ha influito su ogni aspetto del nostro stile di vita europeo. Ma questa crisi non è stata avvertita uniformemente da tutti nelle nostre società. La disuguaglianza di reddito, la geografia, l'età e in particolare il genere hanno determinato, separatamente ma anche in congiunzione, come questa crisi ha e continuerà ad avere un impatto sui cittadini.Il genere e il sesso hanno dominato non solo gli aspetti clinici della pandemia DI COVID-19, ma anche la nostra risposta ad essa. Da questioni urgenti come la violenza domestica e l'allarmante alto tasso di mortalità maschile, a questioni più strutturali e fondamentali sul valore percepito dei diversi ruoli nella società, è diventato evidente che il genere è stato un aspetto cruciale di questo virus e della crisi di accompagnamento.IL Parlamento ha esaminato ciò che è accaduto dall'inizio della crisi e della risposta immediata, ma sarà necessaria un'ulteriore analisi e esame della nostra risposta nel periodo post-crisi nei prossimi anni.Il COVID-19 è stato un disastro e una tragedia per le nostre società, le nostre economie e per molti europei, ma esso rappresenta anche un'opportunità di cambiamento, sia nelle nostre percezioni che nel funzionamento del nostro stile di vita europeo. Tuttavia, tutti i cambiamenti devono essere fondati su un approccio basato sui diritti che cerchi di preservare e promuovere i diritti delle donne, compresa la loro indipendenza economica, l'equilibrio tra vita professionale e vita privata e la salute e i diritti sessuali e riproduttivi.In termini di virus stesso, la nostra conoscenza è ancora molto bassa, in particolare quando si tratta degli impatti differenziali su donne e uomini. Per esempio, è chiaro anche se lontano dalle cifre ufficiali che più uomini stanno morendo per il virus, ma non è ancora chiaro perché. Tuttavia, con un maggior numero di donne in prima linea come operatori sanitari, addetti alle pulizie, cassieri dei supermercati e fornitori di assistenza, è più probabile che contrarranno il virus. Entrambe queste circostanze dovranno essere esaminate, tenendo conto anche delle differenze comportamentali relative al genere. Inoltre, le future sperimentazioni cliniche e la ricerca dovranno considerare le differenze nel sesso e nel genere, nonché la piena considerazione e sensibilità alle co-morbidità.Oltre ad affrontare il virus, nell'immediato, la lotta contro la violenza domestica e di genere deve essere una priorità politica assoluta. Non deve più essere accettabile che le donne muoiano nelle loro case per mano di un partner o di un parente intimo. L'UE e gli Stati membri devono lavorare a stretto contatto per agire, vale a dire ratificando con urgenza la Convenzione di Istanbul, portando avanti una direttiva sulla lotta contro la violenza di genere, aggiungendo la violenza contro le donne all'elenco degli eurocrimi e condividendo le migliori pratiche di diverse esperienze nazionali su ciò che è più efficace nell'affrontare questo crimine atroce. Cruciali, il sostegno e le risorse per gli ufficiali e le ONG che lavorano sul campo con vittime e sopravvissuti devono essere preservati.Tuttavia, il COVID-19 deve anche dare luogo a un riesame della società in senso più ampio, tenendo conto dei fondamentali essenziali e preziosi all'interno delle nostre società. Le donne durante tutta questa crisi, in quanto la stragrande maggioranza degli operatori sanitari in prima linea, ma anche nel fornire un'assistenza sproporzionata e la didattica per i figli all'interno della casa, hanno particolarmente sentito l'impatto di questo virus. Il modo in cui il lavoro e la vita familiare possono essere opportunamente equilibrati, riducendo la necessità di lunghi spostamenti e raggiungendo un approccio più equilibrato alle responsabilità di assistenza, sono solo alcuni aspetti di questi fondamentali da riconsiderare. In questo ambito, dobbiamo prestare particolare attenzione ai bisogni delle famiglie nel loro insieme, tenendo conto delle circostanze uniche delle famiglie monoparentali. Tuttavia, il COVID-19 deve anche dare luogo a un riesame della società in senso più ampio, tenendo conto dei fondamentali essenziali e preziosi all'interno delle nostre società. Le donne durante tutta questa crisi, in quanto la stragrande maggioranza degli operatori sanitari in prima linea, ma anche nel fornire un'assistenza sproporzionata e alla assistenza scolastica e didattica dei figli all'interno della casa, hanno particolarmente sentito l'impatto di questo virus. Il modo in cui il lavoro e la vita familiare possono essere opportunamente equilibrati, riducendo la necessità di lunghi spostamenti e raggiungendo un approccio più equilibrato alle responsabilità di assistenza, sono solo alcuni aspetti di questi fondamentali da riconsiderare. In questo ambito, dobbiamo prestare particolare attenzione ai bisogni delle famiglie nel loro insieme, tenendo conto delle circostanze uniche delle famiglie monoparentali. È necessario prendere in considerazione una strategia europea per gli assistenti, una trasposizione tempestiva e un'attuazione efficace della direttiva sul bilancio della vita lavorativa e un esame approfondito di come i metodi di lavoro possano consentire la realtà della vita familiare.Dobbiamo anche essere consapevoli nel coordinare e avanzare i piani di risposta alle crisi e di recupero poichè le donne non sono affatto un gruppo omogeneo, abbiamo bisogno di vari approcci per soddisfare le esigenze e tenere conto delle diverse circostanze della vita, risposte adeguate per le donne anziane nelle case di cura, per donne rurali, per la mancanza di infrastrutture di base, per le donne rom, e della comunità LGBTQI, per le donne con disabilità il cui sostegno è stato rimosso a causa dell'emergenza e delle donne migranti che si trovano senza accesso a supporti e infrastrutture essenziali.Inoltre, il posto dell'Europa nel mondo richiede una leadership europea in ogni aspetto della risposta a questo virus, dalla lotta alla violenza domestica, al mantenimento dell'accesso alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e alla lotta contro la povertà e la fame estreme, al fatto che le donne possano beneficiare della ripresa e non siano influenzate in modo sproporzionato dalle sue conseguenze.Infine, la ripresa del COVID-19 rappresenta un'opportunità significativa per far progredire le donne mentre cerchiamo di ricostruire le nostre economie e le nostre società in modo diverso e cercare un'Europa più verde, più giusta e più equa di genere. Di conseguenza, i fondi chiave per il recupero devono essere di genere, garantendo che le donne possano beneficiarne pienamente in termini di occupazione, ma anche di imprenditorialità. Possiamo sfruttare questa opportunità per garantire che le donne siano meglio rappresentate in settori in cui sono tradizionalmente sottorappresentate, come il digitale, l'intelligenza artificiale, le TIC e le STEM.Il genere è uno degli indicatori cruciali di questa crisi sul fatto che una persona si riprenda indenne o avrà più elementi della sua vita rovesciati. Il Parlamento riconosce che è dovere e responsabilità, in quanto responsabili politici e politici, garantire che le diverse e ancora interconnesse esigenze di persone di tutti i generi siano prese in considerazione e soddisfatte nella risposta COVID-19. Affrontare le questioni sollevate significa essere meglio preparati per la crisi e costruire una società più resiliente, produttiva e giusta.
Alessandra Servidori
06 Ottobre 2020
IL BAVAGLIO DEGLI USA AGLI AIUTI DELLA UE PER I DIRITTI
post di Alessandra Servidori IL BAVAGLIO DEGLI USA AGLI AIUTI DELLA UE PER I DIRITTI start mag
Gli Usa mettono il bavaglio agli aiuti che l’Europa fornisce per sviluppare i diritti alla salute e sessuali. Lo rivela uno studio della Commissione Ue Femm per contrastare le discriminazioni americane.
Nel contesto del quadro politico di genere dell’Ue, l’Unione europea ha promosso senza riserve e progressivamente un’agenda multidimensionale per la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, compreso sia l’aspetto dello “sviluppo umano” che le dimensioni dei “diritti”.
La promozione della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi è stata una delle priorità dell’azione esterna dell’Ue negli ultimi decenni. A tale scopo, l’Unione europea ha sempre più integrato la parità di genere come valore fondamentale nella sua politica estera.
Nel 2019, gli Stati Uniti hanno annunciato un’ulteriore espansione della precedente politica di Città del Messico (Mcp), chiamata anche Global Gag Rule (Gag/Ggr), che blocca i fondi di aiuto degli Stati Uniti per le organizzazioni o gruppi che svolgono servizi di aborto, forniscono informazioni sui diritti di salute sessuale e riproduttiva e sostengono l’aborto. Secondo quest’ultimo ampliamento della portata dell’Mcp, i fondi sono anche bloccati alle organizzazioni che si limitano a sostenere altre organizzazioni impegnate nella fornitura di servizi di aborto o di difesa a favore dell’aborto.
Questo impegno si è manifestato anche nell’assumere un ruolo di primo piano nel negoziare l’Agenda delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile 2030, che oggi funge anche da linea guida per la progettazione e l’attuazione delle politiche di aiuto esterno dell’Ue.
Lo studio della Commissione Femm mira a contribuire a una migliore comprensione dell’impatto dell’ampliamento delle norme statunitensi sui bavagli esterni sulle politiche e le azioni dell’Ue in materia di aiuti esterni e a valutare le risposte dell’Ue e degli Stati membri dell’Ue per contrastare gli effetti della politica statunitense ripristinata.
Lo studio presenta in primo luogo una panoramica degli sviluppi storici dell’Mcp statunitense al fine di comprendere appieno cosa significhi realmente il recente ripristino della politica e fornisce un’analisi del suo impatto sulle organizzazioni, le comunità e gli individui a livello globale. Lo studio illustra come l’Unione europea e i suoi Stati membri hanno risposto a questo cambiamento molto significativo nella posizione politica degli Stati Uniti. E a questo proposito, fornisce un quadro generale dei programmi, linee guida e azioni umanitarie esistenti e proposte dall’Ue a livello comunitario, in relazione alla violenza contro le donne nel mondo e ai diritti di riproduzione e sessuali.
In questo contesto viene effettuata un’analisi sui fondi dell’Ue per lo sviluppo e gli aiuti umanitari e il lavoro delle organizzazioni straniere per la pianificazione familiare che beneficiano dei finanziamenti dell’Ue è limitato dal cambiamento della politica statunitense. Viene effettuata una breve valutazione se, aumentando il sostegno finanziario alle organizzazioni straniere di pianificazione familiare, l’Ue possa salvaguardare la salute sessuale e riproduttiva e i diritti delle donne e delle ragazze in tutto il mondo.
Infine, lo stato attuale dei negoziati del quadro finanziario viene esaminato al fine di vedere come si propone di preventivare lo sviluppo e gli aiuti umanitari per la prevenzione e la risposta alla violenza di genere e la promozione dei diritti sessuali riproduttivi e sanitari. Spostando l’attenzione dalle istituzioni dell’Ue agli Stati membri, lo studio elenca e valuta lo sviluppo e l’attuazione degli impegni dei governi dell’Ue e di altri donatori che si sono impegnati a mitigare gli effetti della regola globale statunitense del Bavaglio.
Lo studio fornisce inoltre un aggiornamento sull’estensione dell’impegno preso dagli Stati membri dell’Ue partecipanti a sostenere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi nei paesi in via di sviluppo.
Alla luce dei recenti sviluppi regionali e globali, questo studio considera le sfide che l’Ue deve affrontare nel portare avanti il suo ruolo guida nella SRHR, a livello regionale e globale. Lo studio ha il pregio di distogliere l’attenzione sull’ascesa delle opinioni populiste conservatrici e di destra, che delegittimano l’agenda sulla parità di genere in alcuni Stati membri dell’Ue.
In primo luogo se evidenzia che tali movimenti politici, e più in generale l’incorporazione di opinioni conservatrici nei regimi giuridici interni, potrebbero ostacolare il progresso verso la promozione dell’Ipol (Dipartimento delle politiche per i diritti dei cittadini e gli affari costituzionali) e ai servizi Srhr, all’interno e all’esterno dell’Ue.
Inoltre, si sostiene che il modo in cui la questione dell’accesso delle donne alla Srhr è inquadrata in ambienti di difesa si scontra con i sistemi conservatori di alcuni governi dell’Ue e questa divisione potrebbe sfidare ulteriori progressi verso la realizzazione di una risposta veramente europea e globale al Ggr.
La Commissione sostiene che il successo dell’azione esterna dell’Ue dipende in larga misura dalla capacità di attuare la Srhr in contesti con diversi background culturali e religiosi.
Infine, si concentra su come i recenti cambiamenti politici – vale a dire la Brexit – e la crisi globale – vale a dire la crisi sanitaria Covid-19 – pongono anche gravi sfide al mantenimento degli impegni nei confronti delle agende Srhr.
Lo studio si concentra principalmente sulle questioni di ricerca poste dalla commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere (Femm) del Parlamento europeo, ove necessario, la ricerca e l’analisi sono estese a settori strettamente correlati all’argomento. In questo senso, l’analisi si concentra anche sugli aiuti allo sviluppo, in quanto la maggior parte degli aiuti esterni dell’Ue è amministrata in linea di bilancio.
Allo stesso modo l’analisi va oltre la violenza di genere e comprende questioni relative ai diritti di riproduzione e salute sessuale che è necessario per fornire un quadro generale. Il contenuto di questo documento si basa sui dati, gli studi e le analisi disponibili esistenti provenienti da numerose fonti e documenti provenienti da istituzioni nazionali e internazionali.
L’uso più ampio, tuttavia, è costituito dalla piattaforma euaidexplorer.ec.europa.eu la piattaforma dell’Ue che fornisce i principali dati relativi al sostegno dell’Ue e ai diversi destinatari, donatori, settori e canali di aiuto forniti nell’ambito delle politiche esterne dell’Ue.
L’obiettivo di questo studio è quello di: fornire un inventario – comprese brevi descrizioni dei programmi umanitari esistenti e proposti – delle linee guida o delle azioni a livello dell’Ue relative alla violenza contro le donne nel mondo; valutare l’effettiva attuazione degli impegni dei governi dell’Ue e di altri donatori che si sono impegnati ad aiutare finanziariamente e trarre conclusioni sulla misura in cui questi impegni hanno portato a mitigare gli effetti della Global Gag Rule degli Stati Uniti; analizzare se la Global Gag Rule limita i fondi dell’Ue per gli aiuti umanitari o il lavoro delle organizzazioni straniere di pianificazione familiare che ‘Ue sta finanziando; analizzare se aumentando il sostegno finanziario alle organizzazioni di pianificazione familiare straniere, l’Ue può salvaguardare la salute sessuale e riproduttiva e i diritti delle donne e delle ragazze in tutto il mondo – la Conferenza internazionale delle Nazioni Unite sulla popolazione e lo sviluppo (Icdp) si è tenuta a Nairobi nel novembre 2019 , co-sponsorizzata dalla Danimarca – analizzare a quale estensione l’impegno preso dagli Stati membri dell’Ue partecipanti a sostenere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi nei paesi in via di sviluppo e infine analizzare la proposta della Commissione sul futuro Mff dal punto di vista del bilancio degli aiuti umanitari per la prevenzione e la risposta alla violenza di genere.
TUTTEPERITALIA LE NOSTRE 10 PRIORITA'
TUTTEPERITALIA
Le nostre 10 priorità
Lavoro : * innovare la contrattazione alleggerendo quella nazionale e irrobustendo quella di prossimità per investire nell’innovazione e nella riorganizzazione aziendale
*Investire nell’educazione e nella formazione perché vi siano concrete opportunità per tutti e contrastare le discriminazioni , orientando i giovani e le donne verso professioni emergenti
*tutelare la concorrenza con l’ingresso e la nascita di nuove imprese sburocratizzando gli ostacoli amministrativi e sviluppando servizi alle imprese di piccole dimensioni
* Incentivare la bilateralità e i fondi bilaterali per sostenere i congedi per accudire i famigliari e sostenere l’occupabilità femminile
*Welfare aziendale come congedo e benefit per servizi alla famiglia
Pubblica Amministrazione e giustizia civile: * eliminare passaggi amministrativi che rappresentano costi enormi per le imprese
- Investire in ricerca scientifica , nell’intelligenza artificiale ,ricerca biomedica e innovazione
- Sostenere il settore privato e le Università nella ricerca di base
- Investire nella sanità e nella salute dei cittadini
- Investire nelle infrastrutture e nella legalità e contrastare l’evasione fiscale
Ottobre 2020
Ministro Gualtieri ' E ALLORA ?
Alessandra Servidori
https://www.startmag.it/blog/cosa-fa-litalia-contro-la-disoccupazione/
Ministro Gualtieri come la mettiamo nella prateria della disoccupazione, stando alla sua promessa “ Una cosa deve essere chiara,nessuno dovrà perdere il posto di lavoro per colpa dell’epidemia” ?: le categorie che sono state travolte, più di altre, dalla crisi del Covid sono i giovani, i precari, le donne, le partite Iva, i lavoratori del Sud. Aumentano i divari territoriali nella partecipazione al mercato del lavoro, dopo sei mesi dall’inizio della pandemia circa 840 mila posti di lavoro svaniti nel nulla, e tornano ad aumentare le differenze di genere. Oggi, il 52% dei lavoratori europei ha bisogno di riqualificarsi professionalmente e in questa percentuale i giovani e le donne sono la maggioranza, ed è necessario un cambio di passo in un mondo in continua evoluzione. Per questo l’UE ha deciso di investire nelle competenze digitali e nella formazione continua delle e dei cittadini europei. Il Programma Digital Europe si pone diversi obiettivi di medio periodo. In primis, è fondamentale assistere alla progettazione di fondi e programmi dell’UE per migliorare le competenze digitali. Inoltre, è valutata prioritaria una modernizzazione dell’educazione e la progettazione di percorsi di riqualificazione professionale. Tutti i settori industriali stanno subendo una trasformazione digitale che ne migliora la produttività e l’efficienza energetica, cambiandone anche il modello di sviluppo. I governi devono cercare di sviluppare nuove normative, l’UE, attraverso il programma Digital Europe lavora creando regolamenti che non siano causa di restrizioni di mercato e sanzioni. In questo modo si evita di creare condizioni potenzialmente proibitive per lo sviluppo delle industrie europee. Digital Europe per il periodo 2021/2027 inciderà anche dal punto di vista della connettività e delle infrastrutture digitali. Si prevede di investire nelle reti gigabit, garantendo la migliore connettività possibile, al fine di far diventare l’UE leader nel settore. Infine, verranno sponsorizzati gli ultimi strumenti di comunicazione e trasformazione digitale ai consumatori e alle imprese. Principali Obiettivi operativi sono,tra gli altri :sostenere la concezione e la realizzazione di corsi e attività di formazione a lungo termine per gli studenti, i professionisti informatici e la forza lavoro; sostenere la concezione e la realizzazione di corsi e attività di formazione a breve termine per gli imprenditori, i responsabili di piccole imprese e la forza lavoro; sostenere attività di tirocinio e formazione sul posto di lavoro per gli studenti, i giovani imprenditori e i laureati. Colmare il divario di genere in materia di competenze digitali consentirebbe di superare le strozzature nel mercato del lavoro, migliorare la competitività dell’UE e attenuare le disuguaglianze socioeconomiche. Politiche dirette ad affrontare il divario di genere in materia di fiducia in se stessi per le competenze digitali accrescerebbero la rilevanza degli esiti dell’istruzione e contribuirebbero alla crescita economica. La ricerca dell’EIGE (Istituto di genere UE) dimostra che una riduzione del divario di genere nell’istruzione STEM sarebbe un fattore di crescita economica nel lungo periodo, con un aumento dell’occupazione (fino a 1,2 milioni entro il 2050) e un incremento del PIL (fino a 820 miliardi di EUR entro il 2050). Si prevede che le nuove professioni STEM daranno luogo a un gran numero di posti di lavoro ben retribuiti: la competitività dell’UE conoscerà un miglioramento e il divario retributivo tra i generi sarà gradualmente colmato. E’ chiaro che la filiera dell’istruzione e formazione dalla scuola di base all’Università deve esserne non solo a conoscenza ma intercettare le modalità di raccordo : Bologna è in Italia e sarà assolutamente fondamentale collegarsi con la struttura che ne gestisce l’organizzazione e la fruizione per offrire già a livello scolastico l’eccellenza che ci viene offerta su un piatto d’oro. Fino ad ora però di tutto ciò NON se ne sente parlare. Sostenere i giovani e le giovani e il loro progetto di vita e di lavoro nelle aziende significa anche questo.
I socialisti per il No al referendum
E ALLORA NO anche come socialista
https://www.ilriformista.it/referendum-i-socialisti-per-il-no-il-taglio-e-reazionario-155649/
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TUTTEPERITALIA ha il suo di manifesto ma aderisco come socialista
È una sorta di vulnus costituzionale la contestualità delle elezioni regionali e comunali con il referendum sul taglio dei parlamentari.
L’unica via per un approccio riformista al tema dell’organizzazione più innovativa ed efficace dei lavori parlamentari è quello che porta al passaggio verso il monocameralismo, con il trapasso di tutti i poteri alla Camera dei Deputati e con la eventuale formazione di un Senato delle Regioni sul modello tedesco. Questa è l’unica via razionale e non anti parlamentare che può portare anche a una qualche diminuzione del numero di parlamentari, problema che, peraltro, non riveste alcuna importanza dal punto di vista istituzionale, politico men che meno da quello del costo economico.
La riduzione tout court del numero dei parlamentari si colloca, al contrario, lungo la via reazionaria e antiparlamentare secondo la quale per ridurre la spesa pubblica bisogna liberarsi di un certo numero di quei “parassiti” per definizione che sono i deputati e i senatori.
Questa linea illiberale che ha in se’ l’indebolimento dello Stato di diritto e, di conseguenza, un anticostituzionalismo strisciante, è quella che in passato ha portato alla eliminazione della immunità parlamentare, alla fine di ogni forma di finanziamento pubblico ai partiti, alla sforbiciata illegittima dei vitalizi intesa come punizione nei confronti di tutti coloro i quali sono stati titolari di questa “infame” elezione nei decenni passati.
Non interessa affatto ai 5S, - ammantati della cosiddetta democrazia diretta tramite la piattaforma Rousseau e obnubilati dalle fumisterie tra cui la decrescita felice -, che il taglio penalizza ultra misura interi territori - in special modo le piccole Regioni del Mezzogiorno - che non verranno più rappresentati, che il lavoro di molte commissioni parlamentari diventerà impossibile, che, al di là di qualunque legge elettorale, peraltro finora neanche abbozzata, ci sarà un effetto ultra maggioritario per cui le Camere, in formato ridotto di nominati dalle segreterie dei partiti, sarà anche ristretto nell’ambito di pochissime forze politiche. Con questo taglio di parlamentari diminuirà il pluralismo politico e culturale, arrivando alla desertificazione della vita politica e legislativa, con buona pace dei 5S.
In ultima analisi, la democrazia parlamentare subirà un processo involutivo verso la democratura, che comporterà un allargamento della forbice tra Paese legale e Paese reale.
Rispetto a tutto ciò è incredibile che il PD sia passato da 3 NO contro il taglio a un 1 SI favorevole alla riduzione senza senso. Se questa scelta fosse confermata, il PD rinnegherebbe tutta una storia politica e culturale dei post comunisti e post democristiani fondata sulla centralità del Parlamento, sulla democrazia rappresentativa, sul rispetto del pluralismo, sulla Costituzione repubblicana, decantata da molti “chierici” del cote’ PD “come la più bella del mondo”. Ultimamente, ad onor del vero, sta venendo fuori una componente interna critica che si è allacciata a quei pochi parlamentari riformisti che hanno collaborato in modo trasversale per indire il referendum contro i tagli e per ridimensionare le velleità populiste dei 5S.
Salutiamo positivamente il fatto che Forza Italia, che ha una cultura liberale, voti per il NO.
Il problema è di fare una scelta netta o per il SI o per il NO perché la libertà di voto è solo un escamotage per non assumere una posizione e non si misura con l’incombente crisi della democrazia nel nostro paese.
Per queste ragioni i sottoscritti votano NO, invitano i cittadini a fare altrettanto, indipendentemente dalla loro collocazione politica, indipendentemente dal fatto che sono a favore o contro l’attuale governo.