La scuola obbligatori l'ignoranza facoltativa
ALESSANDRA SERVIDORI il Diario del lavoro
La scuola obbligatoria e l’ignoranza facoltativa 27 maggio 2020
Mi sento e sono sempre di più una persona libera di condividere la necessità di riflettere su cosa una società liberale richieda per essere sostanzialmente tale, soffermandomi sulle difficoltà e gli insuccessi che stiamo incontrando nella attuale situazione. Una legittimazione di Stato di diritto è basata anche sulla capacità di dare risposte a problemi della società civile, impegnandomi da sempre su una cultura politica senza essere partito: so bene che la condivisione delle regole garantisce che la diversità delle opinioni e degli interessi non rappresenti una minaccia. Senza remore, dunque, rifletto e scrivo.
L’ultimo accordo fatto tra maggioranza (rissosa) sulla scuola è una violenza alla Costituzione e a tutti noi cittadini che crediamo che il diritto allo studio sia un diritto primario. E’ un accordo orribile, frutto di mediazioni al ribasso su una sanatoria ( così chiamata inopportunatamente ) da chi voleva un pseudo corso/concorso di vecchio stampo sindacalizzato, che ha messo in cattedra per anni persone che ambivano allo stipendio certo ma sicuramente non al praticare coscienziosamente l’insegnamento come missione per chi , come gli studenti, vogliono imparare; chi voleva il concorso a questionario a crocette; chi non voleva affatto il concorso.
Il risultato e’ che forse ( è d’obbligo il dubbio) il concorso si farà per titoli ( quali non si sa) e prove scritte e orali e forse a settembre per 32 mila insegnanti, quando la pandemia sarà forse debellata (forse ) e invece per riaprire le scuole si attingerà ancora alle graduatorie a esaurimento, facendo il contratto annuale ai cosidetti precari .Ma i precari non sono gli insegnanti, sono gli studenti e a tutt’oggi, visto che le linee guida della “formidabile task force “ non sono ancora state promulgate. Dunque ? Famiglie e alunni lasciati nell’incertezza con conseguenze infauste sulla comunità famigliare. Con una “dimenticanza” punitiva per gli insegnanti di sostegno e dunque per l’ennesima volta per gli studenti diversamente abili Della serie: la scuola rimane obbligatoria e l’ignoranza resta facoltativa, e comunque di governi incompetenti.
Chi si è “data da fare” è invece la “task force della Ministra Bonetti, composta da una squadra di donne al grido -Donne e rinascimento -che ha pubblicato ieri sul sito ministeriale un cd programma che è tutto un programma : un puzzle di proposte già più volte enunciate in varie stagioni che sulla questione femminile in verità non hannoportato risultati. Non si fa accenno alla strategia per consentire all’Europa di raggiungere il suo pieno potenziale negli affari, nella politica e nella società, la strategia per la parità di genere 2020-2025che la Commissione intende portare avanti con misure basate su tre azioni: stop alla violenza sulle donne, pari possibilità per il raggiungimento di una posizione di vertice nel mondo del lavoro e nella politica, adozione della prospettiva di genere in tutti i prossimi provvedimenti politici.
Nel rapporto rinascimentale si recuperano numeri devastanti della attuale situazione sociale e occupazionale femminile individuando “anziane azioni” sempre promesse mai finanziate e maipoliticamente concretamente intraprese. E’ interessante comunque leggere il Rapporto per ritrovare nelle sue 23 pagine tutto ciò che non abbiamo realizzato negli ultimi anni e che ora in emergenza si indica come priorità senza alcuna copertura economica o almeno volontà espressa di ridisegnare una nuova stagione di riposizionamento della spesa pubblica. Consiglierei alla Ministra Bonetti con la mano sul cuore di leggere attentamente “Questions and answers: gender equality strategy2020-2025”.e magari connettersi con la Commissione Ue per procedere sulla base di obiettivi credibili condivisibili raggiungibili e magari trovare nella predisposizione dei progetti entro dicembre dell’uso del FSE le possibili auspicabili azioni e conseguenti coperture.
Alessandra Servidori
27 Maggio 2020
Quel che resta della scuola
ALESSANDRA SERVIDORI
Quel che resta della scuola
https://formiche.net/2020/05/scuola-precari-alunni-insegnanti/
La notte c’è da dire non porta consiglio. La prassi di trovare un accordo tra contendenti è un antico vizio sindacale : non è un accordo se non è sofferto e sottoscritto di notte.Qui non ci sono i sindacati bensì un governo rissoso che della scuola ha fatto polpette avvelenate.Sono anni che si assumono docenti( vedi la Buona scuola ai tempi del Governo Renzi) in cui furono messi in ruolo un numero impressionante di docenti ( 140 mila) per ogni ordine e grado ma a settembre registrammo un flop industriale perché le cattedre erano scoperte essendo gli insegnanti residenti in altri territori e non disponibili al trasferimento e soprattutto si fece l’operazione ad esaurimento non preceduta da un’analisi dei profili necessari alla scuola italiana, ma si è adottò una logica capovolta: assumiamo questi insegnanti e poi vediamo che cosa gli possiamo far fare. Ora ci risiamo sono oltre 32 mila i cosidetti precari e ci sarà una prova selettiva scritta , ma senza utilizzare i quiz con le crocette. E poi, elemento dirimente, l'esame non si svolgerà in estate ma successivamente, tenendo conto dell'andamento epidemiologico del Covid-19.In questo modo, hanno –si fa per dire- superato lo scoglio che divideva i rosso-gialli con l'inedito asse M5s-Iv che insisteva sulla necessità di procedere a concorsi ad agosto e Pd e Leu, invece, volevano l'assunzione in base alla graduatoria per titoli e un concorso alla fine dell'anno scolastico.Così hanno accontentato 32 mila precari che non volevano l’esame a quiz con risposta multipla. E decade anche il concorso per titoli e servizio che ovviamente premiava chi non era entrato sottoponendosi ai percorsi abilitanti e concorsi per stabilizzazione e soprattutto lasciava incerto il fatto su che titoli facevano punteggio ;la ricerca? Le lauree con lode? Gli assegni di ricerca? Gli anni di insegnamento nel professionale oltre che che i tre anni nel pubblico ? E cosa significano le parole di Conte “avviare tutti coloro che hanno i requisiti per accedere al concorso straordinario ad un percorso di formazione qualificata alla fine del quale sottoporli ad una verifica orale seria e approfondita che tenga conto, oltre che del percorso di formazione, anche delle competenze disciplinari, del servizio e dei titoli dei candidati.”Che tempi si presume si possono individuare? E poi Conte ha dimenticato(?) i precari che sono stati esclusi dal concorso straordinario, nonostante i numerosi anni di servizio prestati
nell’ambito più umile e più umano dell’insegnamento: i docenti con servizio svolto solo su sostegno, senza specializzazione. Tale categoria di insegnanti, infatti, in base a quanto stabilito dai precedenti bandi pubblicati , non possiede i requisiti di accesso al concorso straordinario. Cosa si intende fare ?E a parte questa “priorità “ la vera emergenza su cui non c’è da perdere tempo è la riapertura : la scuola è da subito una priorità nazionale. Alunni e studenti devono poter tornare a scuola! Non basta aspettare le decisioni del Comitato di esperti, serve l’impegno immediato di analisi e proposte anche degli Istituti scolastici autonomi e vanno assunte da subito decisioni da parte del Governo e degli Enti Locali in ordine agli “spazi” da concordare con le scuole. Ci sono problemi comuni di sicurezza, a cui si dovrà dare rigorosa applicazione sulla base di specifico protocollo nazionale, quali: pulizia e sanificazione dei locali più volte al giorno, disponibilità di dispositivi di protezione individuale, quali mascherine ed erogatori di disinfettante, nonché sapone liquido, asciugamani di carta e carta igienica nei servizi igienici; precoce individuazione della persona che può contagiare. A questi si aggiunge il distanziamento, che è la questione di più difficile realizzazione perché ne chiama in causa molte altre: gli spazi, i tempi (eventuali doppi turni / orario), organico dei docenti , modalità di erogazione della didattica, trasporti ecc..Ma non si tratta solo di questo: alla base di tutto ci deve essere una profonda revisione dei curricoli e dei metodi. E poi ancora : le modificazioni di orario, curricolo e organizzazione che modificano norme in vigore andranno avallate da altrettante norme nazionali di carattere generale che liberino le scuole dagli attuali vincoli.Le istituzioni scolastiche autonome dovranno rideliberare il PTOF (Offerta formativa), adattando le indicazioni nazionali alla propria specifica realtà. Bisogna definire e subito le condizioni per la frequenza degli alunni con disabilità , la formazione dei docenti, gli interventi urgentissimi per avere tutti gli insegnanti necessari al loro posto il 1° settembre e altro ancora. Queste sono le priorità altrochè i cosidetti precari :una scelta non fondamentale, anzi quasi molesta,per rimuovere il vero problema del diritto allo studio dei giovani già stati umiliati con la metà delle risorse alla scuola di quelle assicurate per Alitalia.
IL DECRETONE NON CONVINCE :ecco perchè
Alessandra Servidori I conti del decreto Rilancio rinominato Ristorno fanno comunque acqua
https://www.startmag.it/blog/ecco-perche-non-convince-il-decretone-rilancio/ 17 Maggio 2020
Qualcuno nel Governo osa dire che capisce la rabbia degli italiani. Ma non è rabbia è sconforto di fronte ad un decretone pasticciato e soprattutto senza copertura economica. Le promesse sono tante da troppo tempo e da quando è emergenza virale le e gli italiani sono disorientati e soprattutto stanchi. Molto stanchi . E poi c’è la questione apertissima del Mes sulla quale l’Eurogruppo deve decidere in queste ore e noi ci presentiamo con la mano tesa e tremolante. La mancanza di liquidità in cassa, regole poco chiare e costi di sanificazione altissimi rendono le riaperture degli esercizi degli operatori commerciali impossibili e molti preferiscono lasciare la saracinesca abbassata perché le spese sono tante per poi guadagnare poco e chiudere definitivamente. Le imprese a rischio nel commercio e turismo sono il 10% (Confcommercio) del totale dunque circa 270. 000 e i posti di lavoro persi saranno 420.000 : gli operatori hanno perso la pazienza non hanno visto nulla e spesso neanche i 600 euro e nel turismo le perdite saranno intorno ai 120 miliardi da qui a fine 2020. Per le piccole e medie imprese da metà aprile ci sono state una media di 8500 richieste al giorno per il Fondo di garanzia gestito dal ministero dello sviluppo economico, con in alcuni giorni in cui si è arrivati a 12000 e 20000 domande. Questi i numeri riferiti alla task forza che deve vigilare per la liquidità alle imprese che deve essere assicurata dal sistema bancario e finanziario :risulta che alle micro imprese è stato rilasciato il 78% delle garanzie richieste,il 18,5% alle piccole imprese,il 2,5% alle medie imprese e lo 0,2/per cento alle imprese di maggiore grandezza. Dunque è nelle imprese la sofferenza maggiore è nel sistema arrugginito la difficoltà .Dei 55 miliardi annunciati ma non solo non ancora ipoteticamente controfirmati dal Presidente della Repubblica - in queste ore sotto la lente di ingrandimento della Ragioneria generale dello Stato per la mancanza di almeno 7 miliardi di copertura ad alcune voci –ma della situazione complessiva si deve tenere conto. Per esempio della rendicontazione dell’Inapp-l’istituto di vigilanza per le politiche pubbliche vigilato dal Ministero del lavoro- il quale lascia poco spazio alle promesse del cd Decreto Rilancio/Ristoro. Infatti riferisce Inapp nel rapporto “ Emergenza sanitaria e misure di sostegno al reddito dei lavoratori in Italia- se l’emergenza dura un anno- come ha pronosticato Conte- la stima complessiva degli oneri per lo Stato per corrispondere le indennità agli oltre 5 milioni di lavoratori soltanto nel precedente cd decreto Cura Italia per il sostegno al reddito delle categorie più colpite ammonterà a oltre 39 miliardi di euro e questi sommati al costo di oltre 5 miliardi di euro per gli oltre 2,5 milioni di percettori del Reddito o pensione di cittadinanza porterà a oneri pari a oltre 44 miliardi di euro,per 8 milioni di persone complessive.Un cifra che equivale ai 4/5 degli interventi attesi e promessi dal Rilancio (55 miliardi). Dunque la verità è evidente: sussidi a pioggia dello Stato assistenziale e spostando solo le tasse a settembre l’imprenditoria naufraga a settembre.Invece di fare arrivare risorse alle imprese con il tanto atteso provvedimento a fondo perduto erogato dall’Agenzia delle entrate con un meccanismo perverso che richiede il fatturato dell’anno prima come riferimento e la clausola che i soggetti richiedenti non abbiano diritto ai bonus e indennità del decreto Cura Italia che ancora,lo sappiamo bene, deve essere espletato poiché gli ingranaggi si sono bloccati. Si torna come al gioco dell’oca alla casella di partenza. https://www.startmag.it/blog/ecco-perche-non-convince-il-decretone-rilancio/ 17 Maggio 2020
Son tutte belle le mamme del mondo ma io non ci sto a rassegnarmi
ALESSANDRA SERVIDORI 10 Maggio 2020 Son tutte belle le mamme del mondo ma io non ci sto a rassegnarmi
Ma io non ci sto a rassegnarmi a questa deriva dell’assistenzialismo diffuso e della statalizzazione delle realtà economiche in crisi ,della giustizia a rotoli ,dell’improvvisazione sulla ripresa economica e industriale e del rapporto con i finanziamenti alle imprese che stanno agonizzando e alle famiglie che non reggono il peso della crisi e dei bambini allontanati sine die dalla scuola. Il Governo pasticcione nei due mesi di blocco non ha saputo individuare la strada della programmazione dello sviluppo, che prevede investimenti pubblici non per mantenere in piedi il vecchio, ma per costruire un nuovo modello di crescita attraverso una politica industriale che preveda per lo Stato il ruolo del decisore strategico più che del padrone. Questi non hanno intrapreso la semplificazione burocratica, la regolamentazione leggera (autocertificazioni), la radicale riscrittura del codice degli appalti e di tutte le riforme che sono necessarie per mettere fine alla “dittatura giudiziaria” in corso da quasi trent’anni e che ora non è più tollerabile. Occorre avere un esecutivo non solo in grado di decidere, ma anche capace di farlo (nel senso di avere coscienza della portata dei problemi e disporre di cultura di governo che fornisca soluzioni adeguate), che sia deciso e autorevole nella politica comunitaria e internazionale, come pure un parlamento e forze politiche che siano idonee a sviluppare un dibattito fecondo intorno alle scelte strategiche di fondo, anziché perdersi in discussioni strumentali e marginali e a rincorrere la loro bulimia di potere. Il paese può e deve scegliere di valorizzare tra le forze economiche, le competenze manageriali e le energie intellettuali, una progettualità e tracciare documenti di analisi, elaborare proposte che in questo momento sono silenziate e umiliate da un metodo di sudditanza, ma pronte a mettersi in gioco per resuscitare speranza, buonsenso negli italiani e coinvolgerli da cittadini responsabili nel tracciare e percorrere una strada faticosa e necessaria.
Competenze per le PMI : la grande sfida digitalizzazione
QUI EUROPA
Competenze per le PMI, la grande sfida della digitalizzazione 6 maggio 2020 www.ildiariodellavoro.it
La Commissione europea - Direzione generale Mercato interno, industria, imprenditoria e PMI - ha lanciato un'iniziativa su "Competenze per le PMI" per analizzare le cause profonde e porre rimedio a questa situazione. Sicurezza informatica, Internet delle cose e big data per le piccole e medie imprese. Qui una sintesi dello studio che oggi con la crisi economica assume un valore di riferimento ancora più necessario.
La digitalizzazione delle PMI è una sfida importante: da varie prove è chiaro che le PMI sono titubanti quando si tratta di adottare nuove tecnologie. Nonostante il volume del mercato o le opportunità di crescita del business, la maggior parte rimane indietro. E questo NON le aiuterà a lungo termine. I cyber-rischi stanno minacciando la continuità aziendale. Le aziende che utilizzano grandi quantità di dati hanno assolutamente necessità di sostegno perché l'Internet of Things riuscirà a produrre servizi o prodotti di qualità superiore a costi inferiori e spingerà le PMI non digitali fuori dal mercato. Le PMI europee corrono il rischio di perdere l'enorme potenziale di mercato. Mancano le competenze necessarie, l'accesso a laureati altamente qualificati e lavoratori con esperienza: c'è una forte e crescente concorrenza per i talenti. La ricerca mostra che già oltre il 90% delle PMI europee si ritengono in ritardo nell'innovazione digitale.
La Commissione europea - Direzione generale Mercato interno, industria, imprenditoria e PMI - ha lanciato un'iniziativa su "Competenze per le PMI" per analizzare le cause profonde e porre rimedio a questa situazione. Un elemento si distingue: le PMI sono sempre più sotto pressione poiché competono con le grandi aziende in un mercato del lavoro teso. Esistono problemi significativi legati alle competenze in tutti i ruoli aziendali: mancano le competenze di leadership digitale ai vertici, una carenza di professionisti IT e una grave mancanza di competenze adeguate tra gli utenti. Carenze di competenze, lacune e discrepanze impediscono alle organizzazioni di definire la propria strategia di crescita, implementarla e consentire ai dipendenti di utilizzare effettivamente le nuove tecnologie. Sono quindi necessarie politiche di competenze ambiziose e misure di sostegno ben mirate a livello dell'UE e nazionale per facilitare l'accesso delle PMI a un più ampio bacino di talenti in Europa.
La Commissione europea ha sottoscritto un contratto per sostenere l'iniziativa "Competenze per le PMI", e Capgemini Invent, insieme a DIGITAL SME Alliance e Technopolis hanno studiato, identificato, progettato, testato e convalidato tali misure specifiche a sostegno dello sviluppo di competenze specializzate relative ai big data e delle nuove tecnologie La competenza tecnologica dei proprietari/gestori delle PMI dipende da una moltitudine di fattori, di cui uno è l'età. Nel complesso, i proprietari/manager delle PMI hanno difficoltà a comprendere l'impatto della sicurezza informatica, dei big data e delle tecnologie avanzate, o a rendersi conto dell'urgenza di agire su di esse. Manca una visione a lungo termine sull'adozione di sicurezza informatica, big data, e l'attenzione è piuttosto rivolta a questioni operative. Oltre a questa prospettiva interna, anche la maturità tecnologica dell'ambiente svolge un ruolo, in quanto un ambiente stimolante ad esempio i dati aperti favorisce l'assorbimento dei big data. Per supportare le persone, di cui sopra, una "maturità tecnologica" relativamente bassa, sia interna che esterna, sono state individuate alcune strategie: sostenere l'implementazione di professionisti dello sviluppo di competenze strutturate, in possesso delle competenze specializzate necessarie per lavorare con la sicurezza informatica, i big data e le tecnologie innovative.
Le PMI si trovano ad affrontare diverse sfide in questo senso, nel contesto dell'invecchiamento della forza lavoro europea. Le PMI competono con le grandi imprese per attrarre e trattenere talenti che possiedono la combinazione di competenze richiesta. E non si tratta solo di attrarre e trattenere talenti; inoltre, il continuo sviluppo delle competenze e delle conoscenze è essenziale per la crescita della loro azienda. Sono disponibili progetti, framework e strumenti in grado di supportare nel loro sviluppo di competenze strutturate. Gli esempi in Europa includono il quadro e-Competence (e-CF) e il programma EDISON per l'analisi scientifica dei dati. Negli Stati Uniti, il quadro della sicurezza informatica del NIST può servire da esempio. Le informazioni chiave dei vari progetti, quadri e strumenti possono essere raggruppate in un'unica guida di avviamento facilmente accessibile per le PMI. Anche all'interno delle catene del valore, sono disponibili vari esempi di azioni a sostegno dello sviluppo delle competenze delle PMI, in particolare nella resilienza informatica. Un esempio è il centro di ciber-resilienza Brainport in The Netherlands. In questa iniziativa, le imprese più grandi sostengono le PMI per quanto riguarda la loro cibersicurezza per migliorare la resilienza complessiva dell'intera catena del valore.
Lo sviluppo delle competenze strutturate è destinato ad avere più successo se si valuta correttamente un corretto stoccaggio del potenziale di competenze all'interno dell'azienda, ad esempio mediante un test attitudinale. Un esempio di questo successo è Skillnet Ireland, dove si è rivelato essere presente un significativo potenziale non sfruttato per le competenze informatiche.Un'importante iniziativa per riconoscere l'apprendimento informale è presentata dalla BDVA Skills Task Force.
Migliorare le capacità di monitoraggio e di processo decisionale nel monitoraggio delle PMI sosterrà le PMI nella comprensione e nel rafforzamento del loro processo di sviluppo delle competenze. Permetterà inoltre di valutare meglio dove è più necessario un ulteriore rafforzamento e decidere di investire. Una misura importante per il monitoraggio è la facilitazione all'autovalutazione. Per garantire che qualsiasi investimento nella formazione delle competenze sia efficace, la sua qualità dovrebbe essere chiara: è necessario considerare le etichette di qualità per la sicurezza informatica, i Big Data e i corsi.
Esempi sono, tra l'altro, Germania e Paesi Bassi che hanno sperimentato che un ulteriore miglioramento del monitoraggio può essere raggiunto sotto forma di stocktaking delle tendenze del mercato. Ad esempio, l'iniziativa di reporting di analisi di mercato di VOICE, un'associazione per le PMI che utilizza l'IT, può essere di riferimento e come per tutti gli investimenti, il finanziamento svolge un ruolo importante. È importante promuovere e scalare meccanismi di finanziamento di successo che favoriscano lo sviluppo delle competenze e aumentino i finanziamenti per le PMI.
1 Maggio 2020 : e chi non è d'accordo?
ALESSANDRA SERVIDORI
1 Maggio 2020 : e chi non è d’accordo che per progettare il futuro del Paese va fatto un investimento vero sulla scuola e sulla formazione, perché lavoreremo in un contesto mutato e ancora condizionato dall’esistenza del virus?
Il mercato del lavoro sta cambiando, proiettato sempre di più verso nuove forme: e non è il lavoro da casa che può essere la soluzione anche perché disorganizzato ,e vero è che le più penalizzate sono le donne, che non possono più contare sul welfare familistico offerto dai nonni, che si vedono rimproverare un calo di produttività fino al 35% (dato del World Economic Forum), dovendo pensare alla famiglia, alla didattica online dei figli, al proprio lavoro. Si rischia, per il 53% delle italiane che già sono penalizzate nel mondo del lavoro, un salto indietro di 3/4 di secolo. Livelli sempre più alti di stress si sono accumulati negli ultimi anni e quando è arrivata la vera crisi, ha fatto implodere situazioni già prima al limite della gestione sempre meno a “misura di persona” del nostro mercato del lavoro nonostante a parole si assicura la responsabilità sociale delle imprese. Le banche dati ci dicono chiaramente che chi tornerà al lavoro il 4 maggio saranno al 75% uomini: è un dato sconcertante in queste circostanze e che modificherà ancora in peggio la situazione del lavoro delle fasce più deboli : le tutele, quindi, devono guardare con attenzione ai più deboli e fragili e le lavoratrici pur essendo con tenacia un potenziale reale e concreto del lavoro dal punto di vista tecnologico per loro ma non solo, il distanziamento fisico rischia di trasformarsi in distanziamento economico, poi sociale e infine umano. Dunque investire oggi sulla donne è fondamentale soprattutto per agevolare i percorsi formativi e professionali delle giovani donne .
In queste ore la Commissione Europea ha presentato un dossier di 86 pagine sull’innovazione digitale e le conseguenze sulle giovani donne Questo documento è stato redatto su richiesta del Comitato FEMM (Policy Department for Citizens' Rights and Constitutional Affairs, General Directorate-For Internal Policies). La parità di genere è vitale per la prosperità dell'UE, perché si è scoperto che influisce sul PIL, sui livelli di occupazione e sulla produttività. I settori STEM e il settore digitale (ad esempio, le tecnologie digitali, CS, IT, ICT, AI, la sicurezza informatica) sono tra i settori dell'occupazione in cui prevale il pregiudizio di genere. Pertanto, affrontare queste disuguaglianze è di grande importanza, soprattutto se considerato nell'ambito dei principi e dei valori dell'UE. Le principali aree di preoccupazione – spiega il documento- comprendono le prove di distorsioni e disuguaglianze persistenti nei settori STEM e nel settore digitale, nonostante il fatto che tali distorsioni e disuguaglianze siano state individuate diversi decenni fa e siano stati compiuti sforzi per affrontarle nel corso degli anni. In questo contesto, è necessario considerare nuove politiche e iniziative per eliminare il divario di genere, che a sua volta aumenterà la prosperità a tutti i livelli. Il documento mira a fornire una revisione aggiornata della letteratura sullo stato attuale della rappresentanza femminile nei campi STEM e nel settore digitale. In tal modo, vengono esaminate le traiettorie corrispondenti, dal livello di istruzione primaria fino al livello del mercato del lavoro, nel tentativo di identificare cicli di feedback positivi e strozzature che impediscono la parità di genere. Infine, vengono formulati suggerimenti per la ricerca futura, iniziative e politiche che migliorerebbero la partecipazione delle donne a questi settori. Nell'istruzione primaria, gli atteggiamenti STEM non differiscono tra ragazze e ragazzi, e già alle medie le ragazze non approvano gli stereotipi di genere. In effetti poi, le ragazze spesso superano i ragazzi nei voti e nei compiti di alfabetizzazione TIC. Date queste differenze di atteggiamenti e prestazioni, è molto interessante che le ragazze si aspettino di avere meno successo dei ragazzi nelle carriere correlate a STEM e che meno ragazze dei ragazzi siano interessati a una carriera STEM all'inizio della scuola superiore. Strumenti e metodi con un impatto benefico sugli atteggiamenti e sulle prestazioni delle STEM femminili sono: (1) strumenti spaziali, (2) modelli di ruolo, giochi di ruolo e mentoring per raggiungere l'equilibrio di genere con percezione concreta di autostima-All'inizio della scuola superiore e l'allontanamento dai ruoli di genere tradizionali hanno favorito atteggiamenti STEM positivi. Tuttavia, le ragazze sono in ritardo rispetto ai ragazzi nell’intraprendere studi matematici, con implicazioni negative per i loro atteggiamenti STEM nonostante lo studio dimostri che le ragazze tendono a essere molto più produttive sia sulla matematica che nelle capacità verbali, rispetto ai ragazzi, atteggiamento che offre alle ragazze una gamma più ampia di opzioni possibili di studio e di lavoro,ma che si traduce nelle ragazze l’ essere meno inclini rispetto ai ragazzi a scegliere STEM. Nonostante il trattamento stereotipato delle adolescenti da parte dei maschi, compresi insegnanti, coetanei e genitori, avere un insegnante di supporto che ascolta e valorizza i talenti degli studenti o avere una rete di sostegno di coetanei STEM migliora gli atteggiamenti STEM femminili. Il periodo di tempo per consolidare gli interessi STEM per gli studenti è limitato all'istruzione secondaria inferiore, entro un periodo in cui le ragazze hanno meno probabilità rispetto ai ragazzi di mantenere l'interesse STEM o mantenere un autostima positiva della capacità informatica. Precedenti iniziative di riforma in Europa volte a rendere il settore STEM più attraente per le donne non sono riuscite a raggiungere il loro obiettivo, sia quando hanno limitato le scelte disponibili per gli studenti, come nel caso tedesco, sia quando hanno aumentato le opzioni offerte agli studenti, come nel caso svedese. Sebbene vi siano state migliorate le tendenze, la partecipazione femminile alle STEM e alle CS in tutti i livelli di istruzione terziaria è ancora in ritardo rispetto a quella dei maschi. Le studentesse dell'istruzione superiore mostrano una minore istruzione e occupazione delle donne nella scienza, nella tecnologia e nell'economia digitale, tra cui l'IA (Intelligenza Artificiale) e la sua influenza sulla parità di genere. Una preoccupazione fondamentale in questo caso è che le culture dominanti e maschili degli istituti di istruzione superiore siano riprodotte per mezzo di pregiudizi che intervengono nei comitati di ricerca e nelle decisioni di assunzione. Il divario di produttività di genere nelle riviste altamente citate, che sfavorisce le donne , aumenta con la produttività e può essere meglio spiegato dalla discriminazione di genere rispetto alle differenze di genere nelle capacità o nelle scelte. Le percentuali di donne universitarie negli Stati Uniti che denunciano molestie sessuali da parte dei loro istruttori sono allarmanti e indicano un'indagine approfondita anche nel contesto europeo. In termini di occupazione, sono state documentate tendenze incoraggianti per le donne occupate come scienziate e ingegneri, con un aumento medio annuo del 2,9% tra il 2013 e il 2017, e in attività ad alta intensità di conoscenze, dove la percentuale di donne (circa il 44%) è molto più alta di quella degli uomini (circa il 29%). Tuttavia, la percentuale di donne nelle carriere nel settore delle TIC rimane al di sotto del 2% della quota totale delle donne nel mercato del lavoro europeo. La ricerca ha dimostrato che le giovani donne possono essere motivate quanto i maschi a impegnarsi in STEM se non scoraggiate dal pregiudizio di genere. La diversità di genere migliora l'atteggiamento femminile nei team e nelle prestazioni del team e migliora il potenziale di innovazione per le aziende tecnologiche. In effetti, la diversità di genere del consigli ha prodotto prestazioni più elevate per le imprese, quando c'e’ una massa critica di donne nel consiglio di amministrazione e dunque dei board.Nonostante tutti questi effetti benefici, esistono ancora disparità di genere nelle posizioni e negli stipendi di livello superiore, mentre le attuali disposizioni istituzionali per affrontare la vita familiare non compensano pienamente tutti i problemi organizzativi sulle spalle delle donne. A livello dell'UE, si prevede che la parità di genere avrà una serie di impatti positivi sul PIL dell'UE, sulla competitività e sulla bilancia commerciale dell'economia dell'UE e sull'offerta di posti di lavoro. Confrontando le istituzioni per colmare il divario di genere negli Stati Uniti e in Europa, il repertorio negli Stati Uniti è più ricco e comporta il coinvolgimento delle donne a livello individuale di riferimento, mentoring e parità di genere nella forza lavoro a livello organizzativo aziendale. A differenza dell'origine di base della maggior parte delle iniziative negli Stati Uniti, le istituzioni europee impegnate a promuovere l'uguaglianza di genere sono più basate e organizzate come reti di attori in modo top-down, prive di connessioni verticali con i contesti locali. Il divario di genere riguardante l'IA e la sicurezza informatica è il più grande tra tutti i settori della tecnologia digitale. Le percentuali medie di donne nell'IA e nella sicurezza informatica, in tutto il mondo, sono rispettivamente del 12% e del 20%. Sia il campo dell'IA che quello della sicurezza informatica sono ancora in conflitto con stereotipi e pregiudizi . Ci sono anche barriere personali e sociali che influenzano la selezione di una carriera in questi dominii. Sono stati compiuti diversi sforzi per raggiungere la parità di genere, alcuni dei quali si sono dimostrati efficaci. Tuttavia, queste pratiche promettenti sono piuttosto recenti , dal momento che sono state applicate con un campione molto piccolo e solo in alcuni paesi. Lo studio ha rivelato la priorità dei determinanti socio-culturali del divario di genere rispetto ai fattori biologici o ai fattori misurati a livello individuale di riferimento. Ciò implica che le decisioni delle singole donne e degli uomini sono sempre mediate da contesti socio-culturali concreti e non possono essere esaminate isolatamente ma progettati nei contesti reali.
Non solo critiche: così a Bruxelles si lavora contro il virus
ALESSANDRA SERVIDORI www.ildiariodelavoro.it 29 Aprile 2020
Non solo critiche: così a Bruxelles si lavora contro il virus
Per contribuire a limitare la trasmissione del virus in Europa e oltre, l'UE ha chiuso le sue frontiere esterne ai viaggi non essenziali, garantendo nel contempo che i beni essenziali continuino a circolare in tutta l'UE attraverso l'introduzione di corsie verdi. Sono previste risorse aggiuntive per il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie , che fornisce rapide valutazioni dei rischi e aggiornamenti epidemiologici sull'epidemia.
I paesi dell'UE hanno accesso rapido alla prima scorta RescEU di attrezzature mediche , come ventilatori e maschere protettive, nell'ambito del meccanismo di protezione civile. Inoltre, l'UE ha organizzato un'enorme gara internazionale che consente agli Stati membri di effettuare acquisti congiunti di attrezzature e farmaci e sta mobilitando € 3,08 miliardi di aiuti UE per acquistare ulteriori test e aiutare il personale medico a curare i pazienti.
Il programma di ricerca UE Orizzonte 2020 sta finanziando 18 progetti di ricerca e 151 squadre in tutta Europa per aiutare a trovare rapidamente un vaccino contro Covid-19. L'obiettivo è migliorare la diagnostica, la preparazione, la gestione clinica e il trattamento.
Per aiutare l'UE a riprendersi dall'impatto economico e sociale della pandemia, la Commissione europea presenterà una nuova proposta per il bilancio a lungo termine dell'UE per il 2021-2027, che includerà un pacchetto di incentivi. I deputati hanno chiesto un massiccio pacchetto di risanamento e ricostruzione da finanziare con un aumento del bilancio a lungo termine per l'UE, i fondi e gli strumenti finanziari dell'UE esistenti, nonché le cosiddette obbligazioni di recupero. Inoltre, la Commissione ha presentato la tabella di marcia post-blocco per una strategia di uscita efficace e coordinata con test su vasta scala e materiali protettivi per le persone.
Decine di migliaia di europei bloccati in tutto il mondo a causa dell'epidemia sono tornati a casa grazie al meccanismo di protezione civile dell'UE .
Il Parlamento europeo ha appoggiato nuove norme che consentono agli Stati membri di richiedere assistenza finanziaria al Fondo di solidarietà dell'UE per coprire le emergenze sanitarie. Con la portata del fondo recentemente ampliata, quest'anno saranno messi a disposizione degli Stati membri fino a 800 milioni di euro per combattere la pandemia di coronavirus.
La Banca centrale europea sta erogando 750 miliardi di euro per alleviare il debito pubblico durante la crisi, nonché 120 miliardi di euro in allentamento quantitativo e 20 miliardi di euro in acquisti di debito. Inoltre, i deputati hanno votato per mettere a disposizione dei paesi dell'UE 37 miliardi di euro provenienti dai fondi strutturali esistenti dell'UE per affrontare la crisi del coronavirus e sostenere l'assistenza sanitaria, le imprese e i lavoratori.
Per garantire che i dipendenti possano mantenere il proprio posto di lavoro quando le aziende restano senza lavoro a causa della crisi del coronavirus, la Commissione ha proposto il concetto di lavoro a tempo ridotto sostenuto dallo Stato ( certo ). La Commissione europea ha inoltre sbloccato 1 miliardo di euro dal Fondo europeo per gli investimenti strategici, che consentirà al Fondo europeo per gli investimenti di emettere garanzie per incoraggiare le banche e altri finanziatori a fornire fino a 8 miliardi di euro di liquidità a sostegno di circa 100.000 imprese europee.
Con milioni di persone costrette a rimanere a casa, l'UE ha chiesto a Netflix, Facebook e YouTube di ridurre la qualità dello streaming per evitare di sovraccaricare il web. Ciò consente a tutti di utilizzare Internet, sia per lavoro che per piacere. Anche la diffusione della disinformazione sul coronavirus ha destato preoccupazione. I deputati hanno chiesto una fonte di informazioni europea per garantire che tutti i cittadini abbiano accesso a informazioni accurate e verificate e hanno chiesto alle società di social media di affrontare miti e propaganda.
Il Parlamento ha appoggiato la proposta della Commissione di fermare temporaneamente "voli fantasma" vuoti . Rinunciando alla norma che obbliga le compagnie aeree a gestire le loro aree di decollo e atterraggio pianificate per mantenerle nella stagione successiva, l'UE sta ponendo fine alle emissioni non necessarie e aiutando le compagnie aeree ad adattarsi a una domanda inferiore.
Comunque lunedì c’è stato un incontro con i commissari Dombrovskis e Gentiloni sulle misure pianificate per affrontare l'incombente crisi economica dovuta al COVID-19.
Aprendo la discussione svoltasi alla commissione per i problemi economici e monetari, il presidente della commissione Irene Tinagli (S&D, IT) ha sottolineato che, sebbene le misure concordate dal Consiglio europeo dovevano essere accolte favorevolmente, erano necessarie ulteriori risorse, compresi nuovi fondi. "La posta in gioco è più che solidale", ha affermato Irene Tinagli, spiegando che "le divergenze che il rischio è stato creato potrebbero portare a una pressione senza precedenti per l'Unione europea".Le divergenze all'orizzonte sono state evidenziate sia da Dombrovskis che da Gentiloni, che hanno concordato sul fatto che questa era la ragione principale per cui erano necessarie ulteriori misure per aiutare le regioni e i paesi più colpiti.
Il diavolo è nei dettagli Vari deputati hanno chiesto maggiori dettagli sull'interazione pianificata tra il bilancio a lungo termine dell'UE e il fondo di recupero previsto. Molti hanno anche voluto scoprire di più su come funzionerebbe il fondo di risanamento, in particolare per quanto riguarda la percentuale di sussidi. Sono state inoltre poste domande sul meccanismo di allocazione del denaro del fondo tra i paesi.Alcuni deputati hanno espresso preoccupazione per il fatto che, nonostante siano stati nominati, le misure in esame porterebbero invariabilmente l'UE sulla strada della reciprocità del debito in una forma o nell'altra. D'altro canto, altri deputati hanno affermato che le idee sul tavolo non sembravano credibili o utili. Non credibile perché sfruttare le garanzie con fondi di investitori privati sarebbe molto difficile in tempi di crisi e non sarebbe utile perché alcuni paesi non potevano permettersi di essere sellati da ulteriori debiti.Alcuni deputati hanno sottolineato la necessità, ora più che mai, di garantire che l'UE faccia tutto il possibile per garantire che le frodi fiscali e i paradisi fiscali siano affrontati in modo più efficace. Ciò garantirebbe che sarebbero disponibili più fondi per far fronte alle conseguenze di COVID-19.
GOVERNO SENZA FAMIGLIA.VERGOGNA
Alessandra Servidori 27 Aprile 2020
GOVERNO SENZA FAMIGLIA :VERGOGNA!
Figli e familiari disabili si confermano, per il Governo, un “problema” di chi li ha». Concordo con Filippo Diaco, Presidente provinciale delle Acli di Bologna.I contenuti del nuovo DPCM presentato ieri sera in conferenza stampa dal Premier Conte sono irricevibili perché nell’emergenza sono emerse le vere intenzioni dei nostri governanti. La famiglia si è dimostrata sempre la prima e principale forma di welfare in questo tragico momento ancora di più. Eppure, non è nemmeno stata nominata. Non lo sono stati i bambini, né i disabili, che soffrono più di altri questa circostanza. Stanno facendo enormi passi indietro per il lavoro e tra tra poco il gap tra le donne lavoratrici con o senza figli diverrà incolmabile e torneremo agli anni Cinquanta e vale anche per i papà: le norme e i bonus sono del tutto insufficienti a coprire questi mesi di chiusura delle scuole anche perché tante promesse e niente fatti. Il problema è più grave per chi ha figli o familiari disabili:sulle spalle dei caregivers è lasciato tutto il peso dell’assistenza e questa situazione avrà gravi ripercussioni sulla salute non solo delle persone con disabilità, ma anche di chi li assiste. Anche perché politicamente stanno massacrando il Fondo in sonno che era già stato destinato ai caregiver senza accordarsi per il suo utilizzo.Il Terzo Settore è lasciato solo a colmare queste carenze e non è neppure stato nominato: la sussidiarietà funziona a senso unico: le istituzioni si rivolgono alle associazioni solo per chiedere .Noi abbiamo scritto una lettera a Mattarella indicando anche la disponibilità a soluzioni e condividiamo le parole del Presidente della Regione Stefano Bonaccini, che si è detto deluso dal Governo: «sulle Regioni ricade ora una forte responsabilità. Noi come TutteperItalia da sempre contribuiamo a studiare e indirizzare le istituzioni per i nostri studenti e bambini , se è vero che vanno tutelati i posti di lavoro, bisogna partire dalle famiglie: non sono una categoria: sono lo Stato, sono il welfare, la cura, la scuola, la sanità,il lavoro sono il futuro di tutti noi. Non possiamo fare loro beneficenza. Occorre un piano di sostegno serio, perché senza le famiglie non c’è speranza per nessuno.
ALESSANDRA SERVIDORI www.tutteperItalia.it
Lettera al Presidente Mattarella Scuola,bambini,genitori
All’attenzione del Presidente della Repubblica Italiana SERGIO MATTARELLA
Dedicato alla Scuola italiana, ai bambini, ai genitori
Egregio Presidente Mattarella, la situazione della scuola italiana è divenuta nell’ultimo periodo evidentemente e particolarmente grave. Le riflessioni che seguono non sono dettate da presunzione di completezza.
La chiusura delle attività didattiche e ricreative assistenziali crea grande disagio ai bambini e ai giovani prima di tutto, alle famiglie e mi sento di sottolineare in questo contesto alcune raccomandazioni che possono essere recepite soprattutto dalla Sua autorità. E’ necessario riprendere il cammino verso la pianificazione e i costi standard di sostenibilità che rendono effettivo il diritto di apprendere dello studente, di scelta educativa dei genitori, di insegnamento dei docenti in una logica come scuola, famiglia, libertà, autonomia, parità, pluralismo educativo in cui possono essere complementari. Il diritto e dovere dei genitori di istruire ed educare i figli significa soprattutto trasmettere valori. Esiste, naturalmente, una sfera privata dei valori. Di questa, ciascuno è responsabile solo di fronte alla propria coscienza. Però i cosiddetti “valori” espressi nella Costituzione «che- ricordava Don Sturzo- ci uniscono come cittadini italiani», non nascono dal nulla, ma da una tradizione e una cultura che sono il vero fondamento di un popolo. Dunque non possono essere catalogati come attinenti alla sfera privata. IL «diritto e dovere dei genitori di istruire ed educare i figli», essendo sancito dalla Costituzione, consegna allo Stato la responsabilità di garante e controllore sino in fondo, risolvendo finalmente il problema della libertà di educazione ora di fatto ancora negata. Perché delle due l’una: o la Costituzione contraddice se stessa, cioè afferma il diritto ma ne vieta l’esercizio, oppure è usata a sproposito per negare una libertà che prima di essere iscritta nella Costituzione è iscritta nel genoma umano: quella di educare i figli secondo i propri principi, la propria coscienza, il proprio credo. Reputo equilibrato che sia prevista la detraibilità integrale del costo delle rette versate alle scuole pubbliche paritarie dalle famiglie nei mesi di chiusura delle scuole, tenendo conto del “costo standard di sostenibilità per allievo” già da tempo definito dal Ministero economico. In questo contesto è bene ricordare che La Rerum Novarum è l’Enciclica che spiega con grande chiarezza che prima di tutto viene la persona, la libertà della persona, la dignità della persona, e che per preservare ciò ci sono le società intermedie, che non derivano dallo Stato, perché sono le cellule primordiali della società: la famiglia, il Comune,l’aggregazione associativa e da lì via via si sale con il principio di sussidiarietà verso l’organismo-Stato. L’energia è lì, la libertà è lì, è radicata nelle persone, nella famiglia, nel Comune,nelle reti del volontariato, che sono la prima società. È proprio dal Comune che si deve cominciare a creare una società più democratica, più civile, più partecipata, più coinvolgente, che è poi l’obiettivo unitario della sua vita. Esattamente come è oggi, dove solo nel Comune i cittadini trovano spazi di una reale partecipazione. Egregio Presidente è dettata dal buonsenso la proposta di organizzare turni di attività didattica negli spazi scolastici per gruppi di 5 studenti e o bambini chiedendo all’energia del terzo settore educatrici ed educatori da affiancare alle/gli insegnanti attraverso una Convenzione con il Comune e prevedendo la presenza di vigilanza di figure di anziani per non interrompere il filo intergenerazionale. Permetterebbe alle mamme e ai genitori di tornare a lavorare almeno per turni e ai bambini e studenti un rientro nella rete sociale così importante per la loro crescita e il loro sviluppo
La saluto con tanta stima e cordialità
Alessandra Servidori 24 Aprile 2020 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Nuova professionalità e fondi UE
NUOVA PROFESSIONALITA’
a cura di Alessandra Servidori LA SCUOLA BRESCIA Aprile 2020
Fondi europei: cogliere l’occasione per migliorare nelle pari opportunità
Il Nuovo Parlamento il 18 febbraio ha iniziato a discutere le linee guida dei fondi e in questa fase della politica europea il bilancio dell’Unione è importantissimo. Non è solo una questione di soldi. Un bilancio pari a grossomodo l’1% del prodotto lordo complessivo vale molto in termini di solidarietà tra gli Stati membri e tra i territori, di promozione degli obiettivi strategici dell’Unione europea che hanno a che fare con la crescita, la competitività, lo sviluppo tecnologico, con il ruolo della Ue a livello globale. Ma vale poco in rapporto a quanto sarebbe necessario per farne una leva potente per raggiungere quegli stessi obiettivi. Per fare un solo esempio: la spesa pubblica complessiva degli Stati membri è circa 50 volte più alta del bilancio Ue. A fronte di una moneta unica effettivamente “federale”, non esiste un bilancio corrispondente. La politica fiscale resta strettamente nei poteri degli Stati e non è alle viste un cambiamento. Ciò nonostante, la proposta di bilancio europeo per gli anni 2021-2027 avanzata dalla Commissione richiederà un durissimo negoziato tra gli Stati membri sulle sue dimensioni quantitative, sulla sua ripartizione, sugli obiettivi che dovrà finanziare. Questo perché il bilancio rappresenta fedelmente il compromesso politico tra gli “azionisti” dell’Unione europea e, contemporaneamente, riflette il compromesso politico che ogni governo vuole (o riesce) a definire a livello nazionale. Privilegiare i pagamenti diretti agli agricoltori o privilegiare i settori tecnologicamente avanzati non è la stessa cosa per nessun Paese. Oppure, questione centrale delle prossime “prospettive finanziarie pluriennali”, privilegiare gli investimenti per gestire le migrazioni o rafforzare la sicurezza europea. Si tratta, dunque, di un appuntamento rilevante per la politica quanto per l’economia europee, soprattutto in un momento in cui, da un lato, è sempre forte la tendenza alla ri-nazionalizzazione di molte politiche Ue sulla spinta del populismo e dell’euroscetticismo nella maggior parte degli Stati (che in Italia si sono fatti governo); dall’altro lato, l’economia europea manca di un supporto, ma tutto sommato anche di una strategia condivisa, per uscire dalle secche della bassa crescita. Tale è il contesto in cui si collocano le scelte per la politica regionale attuata attraverso tre fondi principali: Fondo di sviluppo regionale, Fondo di coesione e Fondo sociale. Un ‘capitolo’ che equivale grossomodo a un terzo del bilancio europeo e agisce da catalizzatore di altri finanziamenti pubblici e capitali privati. La politica di coesione sociale, economica e territoriale, questa la definizione dei Trattati Ue, resta la “spina dorsale” dell’integrazione europea. E oggi che l’integrazione non è ancora completata, che al divario classico tra Nord e Sud sulle politiche economiche e di bilancio si è affiancata la profonda divisione tra Est e Ovest sul concetto e sulla pratica della solidarietà, che le disparità sociali e territoriali minano la coesione anche politica dell’Unione, il suo ruolo è ancora più importante. Per due motivi: perché rimanda al livello di condivisione degli obiettivi strategici della Ue da parte degli Stati membri, livello oggi assai basso e sottoposto a forti attacchi; e perché, con la Brexit, si è aperto un buco finanziario difficile da colmare. Le scelte per la coesione, dalle quali in termini quantitativi l’Italia, in ogni caso, esce bene stando alla proposta comunitaria, rimandano poi all’equilibrio tra il “centro”, cioè Bruxelles, e gli Stati e tra questi ultimi e le loro articolazioni, cioè Regioni e comunità territoriali. E rimandano all’equilibrio tra i diversi ambiti dell’economia e della società europee, in primo luogo alla scelta di quali sono gli obiettivi e i settori da privilegiare o, in parte, da sacrificare vista la ristrettezza delle risorse comuni. Per non parlare dell’importanza del legame tra equilibrio macroeconomico di un paese e del rispetto delle relative regole europee, con l’uso dei fondi europei, legame che la Commissione propone di intensificare ulteriormente. Un tema che resta molto controverso. A seconda delle quantità in gioco e del livello al quale sono collocati i poteri di decisione, la politica di coesione può essere l’asse sul quale poggia il sostegno alla crescita e forse anche la governance economica, oppure uno strumento più o meno perfettamente allineato agli obiettivi di equilibrio finanziario generale. Ce n’è quanto basta per capire perchè il negoziato sul bilancio tra gli Stati membri, con il Parlamento europeo e all’interno degli stessi Stati, è tutto in salita. Ricordiamo che la materia vastissima riguarda i Fondi europei FESR e FSE, nonché la Cooperazione territoriale europea (CTE) e il Fondo sviluppo e coesione (FSC). Per la Nuova tornata 2021/2027 L’Italia in sede di negoziazione ha rappresentato l’ampia diversità geografica che contraddistingue il paese e la necessità di interventi tenendo conto delle caratteristiche tipiche delle regioni italiane, diverse per conformazione e collocazione geografica. La proposta è quella di “strategie territoriali attuate in sinergia con gli altri obiettivi politici, con il fine primario di promuovere lo sviluppo economico e sociale delle zone più colpite dalla povertà”.Ma c’è un particolare sforzo che i tecnici della Commissione chiedono all’Italia per vederla maggiormente competitiva in ambito Europeo e riguarda una maggiore incisività che l’Italia è chiamata a dimostrare sui temi cardini dei fondi strutturali europei 2021-2027 ossia la ricerca e l’innovazione; il clima e l’energia; la connettività; i diritti sociali.La novità importante per la condizione femminile è che il progetto di parere agli orientamenti per il bilancio 2021 prevede l'uso del bilancio di genere nell'UE. Chiede inoltre di attuare l'integrazione di genere in modo coerente in tutti i programmi dell'UE. Il progetto di parere, il cui relatore è Robert Biedroń (S&D, Polonia), chiede maggiori investimenti per sostenere i diritti delle donne e delle ragazze che utilizzano le dotazioni di bilancio per sostenere l'indipendenza economica delle donne attraverso programmi e fondi dell'UE, come COSME, Orizzonte 2020 e il EFSI. Il relatore ritiene che siano necessari maggiori sforzi per sostenere le donne più vulnerabili. Il progetto di parere chiede inoltre che vengano tracciate le spese per la parità di genere e che siano stabiliti indicatori adeguati e una metodologia dedicata, in particolare per quanto riguarda la lotta contro la discriminazione basata sul genere, la violenza, le molestie sessuali e l'accesso delle donne alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi . L’integrazione non è un obiettivo di per sé bensì un mezzo per raggiungere il traguardo finale dell’uguaglianza. In relazione all’occupazione, l’uguaglianza implica l’integrazione della parità, della non discriminazione e della diversità basate sull’età, su eventuali disabilità, sul genere, sulla razza, sulla religione e sull’orientamento sessuale in tutte le pratiche di selezione, retribuzione, promozione, sviluppo e formazione, e così via. Nonostante i progressi compiuti, in Europa sussistono delle differenze nello stato occupazionale legate a variabili inerenti all’integrazione dell’uguaglianza. Secondo i dati Eurostat relativi al 2019, il tasso di occupazione tra gli uomini è superiore (59,5%) rispetto a quello tra le donne (46,1%). Nel 2019, nei 27 Stati Membri dell’UE le donne hanno percepito una retribuzione economica inferiore del 17,6% rispetto a quella degli uomini. Le stesse statistiche indicano che il tasso di disoccupazione tra gli stranieri è pari al 16,3% a fronte dell’8,3% tra i cittadini nazionali. In un tale contesto, il principio di uguaglianza è stato attuato a livello nazionale o regionale principalmente in tre modi: promuovendo l’uguaglianza come competenza specifica tramite numerose misure positive e proattive e la sua integrazione nelle leggi. Un esempio di un approccio virtuoso è giunto dalla Scozia già dal 2002 e ha portato ottimi risultati. In Scozia, a partire dal 2002, è stato assunto un Consulente nazionale sulle pari opportunità che ha lavorato a stretto contatto con i cinque dirigenti scozzesi del Programma di gestione dirigenti (PME, Programme Management Executives) per fornire sostegno e assistenza nell’integrazione delle pari opportunità nei programmi dei Fondi strutturali. Le competenze del consulente comprendevano tra l’altro: ® analisi della prassi attuale in materia di integrazione delle pari opportunità nei programmi dei Fondi strutturali e condivisione delle esperienze all’interno dei programmi e in modo trasversale tra gli stessi; ® analisi dei sistemi impiegati dai PME per monitorare le pari opportunità e suggerire miglioramenti da apportare agli stessi; ® definizione delle modalità volte a favorire la realizzazione di azioni positive; e ® identificazione e divulgazione di buone pratiche di integrazione adottate da altri Stati Membri implementabili anche nei programmi scozzesi Gli interventi finanziati dal FSE nei vari paesi relativi all’integrazione dell’uguaglianza hanno interessato principalmente i seguenti gruppi vulnerabili: Rom, migranti, minoranze, soggetti diversamente abili o che abbiano abbandonato precocemente la scuola e lavoratori anziani. Le iniziative si sono incentrate in generale sulle aree dell’inclusione sociale con enfasi sulla dimensione dell’occupazione, sull’integrazione di genere e sulla non discriminazione. Delle azioni specifiche hanno interessato la formazione e/o l’istruzione mirata a migliorare le competenze, i servizi di consulenza e orientamento, tra cui affiancamento e piani di reintegro, il sostegno alla creazione di imprese e attività mirate a impedire l’abbandono scolastico precoce. Passi avanti dunque sicuramente in Scozia,ma, anche se modesti nel resto d’Europa,e l’importante è proseguire tenacemente e per noi italiani puntare sulle priorità che rimangono comunque l’occupabilità femminile e giovanile.
ALESSANDRA SERVIDORI UNIMORE
la nostra Piattaforma aggiornata 15 Aprile 2020
Alessandra Servidori LA NOSTRA PIATTAFORMA 15 Aprile 2020 n.2
Noi come TutteperItalia sul nostro sito www.TutteperItalia.it teniamo al corrente degli sviluppi economici e sociali con una nostra Piattaforma di idee e proposte di buon senso senza presunzione di completezza ma snocciolando analisi e idee libere e forti.
Europa significa interesse comune, non una sommatoria di interessi nazionali. L’Italia, purtroppo, in questa fase di negoziato europeo che si concluderà ci auguriamo il 23 aprile , ha invece camminato lungo il sentiero accidentato del pretendere solo aiuto e solidarietà. Oltretutto,puntando i piedi di un “gigante di argilla” aggiungendo fino ad oggi strali indecorosi per non vedersi concedere quanto reclamato in cui vale la mediazione e non l’arroganza. Noi rischiamo oggi nel cd mondo integrato, sottratto con grande fatica ai patti spartitori che per decenni hanno regolato gli equilibri planetari, e tanto più nel mondo che verosimilmente si andrà a definire dopo che questa tempesta sarà passata – lo scenario più probabile che sarà quello di Cina, Usa e Russia che combattono sul terreno del Vecchio Continente la battaglia della supremazia : noi sappiamo bene che l’integrazione europea non è più una speranza , ma una necessità imprescindibile per non finire per essere terra di conquista e di progressivo impoverimento, non solo economico,ma anche e soprattutto sociale e valoriale. Quello che serve non è il pur nobile mutuo soccorso tra diversi, ma la creazione di un nuovo interesse nazionale, inteso come europeo a cui dobbiamo contribuire con proposte realizzabili.L’Italia cambi rotta e in fretta. Conte cambi rotta e subito . E’ evidente che l’Italia, per bieche ragioni di politica interna (più dentro al governo che fuori, nonostante le sguaiate lamentazioni di Conte che non credo sia così amato dagli italiani come alcuni sondaggi ci rappresentano), ha scelto gli argomenti sbagliati nella lunga trattativa europea: da un lato ha chiesto solidarietà – un concetto che non ha nulla a che vedere con l’idea che si debba creare debito federale – e dall’altra ha tentato l’azzardo calando la carta del ricatto “o gli eurobond o facciamo da soli”. Un gioco cui ora rischia di rimanere impiccata la nostra terra se Macron (non certo Conte) non riuscirà, o non vorrà nemmeno provare, a convincere la Merkel ad aprire, trascinando con sé Olanda, Austria e Finlandia, a qualcosa di più concreto del Recovery Fund accennato nel compromesso con cui si è concluso il lungo e travagliato vertice dell’Eurogruppo. Perchè è evidente che un simile strumento, essendo finanziato dal budget Ue, comporterà negoziati dai tempi lunghi percchè si deve rimettere in discussione tutto il bilancio europeo appena identificato dalla Comissione e dal Parlamento nuovo eletto e già scardinato dalla pandemia.L’Itlia ha come altri europaesi bisogno di sussidiarietà reciproca : ha invero una potenza di fuoco molto limitata, mentre c’è bisogno di tanto e subito. La verità ed è bene dirlo è che gli unici soldi veri che in questo momento abbiamo a disposizione per fronteggiare l’emergenza e le sue conseguenze arrivano tutti dall’Europa, tra la sospensione del patto di stabilità (Commissione europea) che ci ha consentito il pur striminzito decreto “cura Italia” (25 miliardi), l’acquisto del nostro debito pubblico pari a un terzo del fabbisogno annuo (250 miliardi, Bce) e la possibilità di attingere al fondo Sure per la disoccupazione (100 miliardi), ai 240 miliardi che la Bei fornirà sotto forma di prestiti e garanzie alle imprese, ma soprattutto ai 900 miliardi che la Bce mette a disposizione per acquisti di titoli sovrani e privati. Diciamo la verità : né la ripartenza né tantomeno la ricostruzione del tessuto economico del Paese passano per il “decreto liquidità” e i 450 miliardi sbandierati come “poderosi”. In realtà la misura è a saldo zero, considerato che il Parlamento non ha ancora autorizzato alcuno scostamento di bilancio, e ha nei tempi esecutivi il difetto maggiore , visto che i 25 mila euro assegnati alle Pmi, pur essendo completamente garantiti dallo Stato, non sono ancora stati erogati, e gli altri meccanismi di finanziamento prevedono un’istruttoria che, se fatta con i tempi e le procedure standard, li rende inutili. E questo mentre in altri paesi (Germania, Francia, Svizzera) i soldi sono già sui conti correnti delle aziende.In buona sostanza la verità è che senza i soldi della Bce, quelli del passato e quelli appena stanziati, l’Italia sarebbe già saltata per aria, e senza le erogazioni delle istituzioni europee, pur onerose, certo non si potrebbe rialzare. L’Italia, dunque, si presenti al Consiglio Europeo del 23 aprile senza preclusioni – che sono in buona misura retaggi ideologici e che comunque non possiamo permetterci – ma con la determinazione a trattare a 360 gradi, dalla regole del MES alle modalità e consistenza del Recovery Fund. Sapendo che nell’Unione la negoziazione è elemento fondante come ha sempre scritto e fatto nel suo ruolo di studioso pragmatico l’amico di sempre Marco Biagi, il che richiede di saper fare strategia, competenza e capacità negoziali e di coalizione. Colau e i 17 non hanno la bacchetta magica e ci metteranno le loro idee ma la macchina è in mano ad un Governo che non sa governare e che tiene per il collo il presente e il futuro nostro e dell’Europa.Questa è la verità.
Piattaforma economica di TUTTEPERITALIA ile 2020 Il nostro piano
Piattaforma economica di TUTTEPERITALIA 13 Aprile 2020 Il nostro piano
Da oggi su TutteperItalia pubblichiamo volontariamente indicazioni per rimettere in sesto l’Italia che pretendiamo
Preambolo Non serve gasare in casa gli e le ultrasessantacinquenni
A- Cosa Fare Il divario e dunque lo spread generazionale deve essere il primo problema da risolvere per le scelte su come e dove investire le risorse,sulla programmazione,sulla formazione ,l’educazione,la formazione professionale ,l’inserimento nel mercato del lavoro per e i giovani ,valutazione e competenze ,sulla ricerca sia per oggi in piena crisi,sia domani e dunque l’investimento sul capitale umano.
Le politiche sono state troppo disequilibrate verso le pensioni e bisogna far ripartire la crescita e con la politica economica.L’ultimo Rapporto Ocse sull’Italia ci indica la strada. *Un taglio dei contributi sociali a carico delle imprese per i salari medi e bassi favorisce maggiore occupazione.La introduzione permanente della detrazione sui contributi sociali per i primi tre anni di tutti i contratti permanenti ,una vera riforma delle politiche attive del lavoro unite a una vera riforma dell’apprendistato e corsi professionali che calchino i profili richiesti dall’innovazione e che facilitino l’inserimento nel mercato con il sostegno delle aziende come avviene in Germania. *Significa maggior spesa per le politiche educative collegate con educazione e ricerca. *Un reddito un sussidio a favore dei lavoratori che hanno un reddito basso ma non il reddito di cittadinanza che scoraggia i percettori a cercare e trovare lavoro regolare (780 euro) troppo alto e la riforma dei centri per l’impiego.*Significa sussidio dimezzato e introduzione di un sussidio per i lavoratori dipendenti a tempo pieno con basso reddito:così si disincentiva il lavoro nero,si incentiva la ricerca del lavoro,si diminuisce il numero dei lavoratori poveri e con bassi salari.*Abolizione di quota 100 perché noi sappiamo bene che i lavoratori di oggi sono ben consapevoli che non potranno mai arrivare ad avere i diritti dei pensionati di oggi se non si cambia il sistema.
B -Sulla liquidità che ci hanno promesso
E’ bene sapere che : l’Italia, al momento, è ferma, ai miseri 25 miliardi (1,4% del PIL) del Decreto Legge n. 18 di marzo e “la poderosa potenza di fuoco” di mille miliardi del Decreto Legge n. 23 di aprile stenta ancora a materializzarsi perché il governo ha esaurito tutte le risorse per il decreto 18 e non ha ancora presentato la relazione al Parlamento ex Legge 243 del 2012, da votarsi a maggioranza assoluta, per essere autorizzato al nuovo scostamento di bilancio.
L’azione della BCE, sotto diversi fronti, viene correttamente descritta come una leva decisiva nello stabilizzare il mercato dei titoli pubblici e la liquidità del sistema. Sono state pubblicate ( ma non pubblicizzate dal governo per cui l’ignoranza è meglio) i verbali della riunione della BCE in cui sono state decise quelle misure e da esse emerge un profondo contrasto tra i governatori delle banche centrali partecipanti. In quella riunione si accennato la proposta che gli Stati in difficoltà nel fronteggiare il fabbisogno finanziario della crisi, chiedano l’attivazione degli acquisti illimitati da parte della BCE (OMT). Con un ulteriore importante dettaglio: condizione necessaria, ma non sufficiente, perché ciò accada è richiedere l’intervento del MES. Ecco perché il MES è sul tavolo. Anche l’intervento della BEI va messo nella giusta luce. Si tratta di un fondo di “soli” 25 miliardi che potrebbe generare prestiti della BEI per 75/100 miliardi che, assieme al cofinanziamento di altre banche, potrebbero generare finanziamenti per 200 miliardi. Ma questi finanziamenti “mobilitati” sono mere ipotesi che dipendono dall’effettiva volontà di altre banche di affiancarsi alla BEI come co-finanziatore. I soldi veri sono quelli spesi, non quelli “mobilitati” Viene prevista l’attivazione di una linea di credito prudenziale (ECCL), a cui tutti i Paesi membri potranno accedere secondo condizioni contrattuali uniformi e l’unica condizione per l’accesso è costituita dall’impegno a finanziare costi connessi direttamente o indirettamente all’assistenza sanitaria per il COVID 19. “Si applicano le norme del Trattato del MES” recita il comunicato e, dopo la crisi, tornerà applicabile il consueto quadro di sorveglianza macroeconomica ed il connesso impegno a migliorare la situazione finanziaria.E anche per il Sure –fondo per l’occupazione o cassa integrazione- Bisogna sapere che ci sono divergenze nette sull’emissione di strumenti di debito comune e si, specifica che “hanno concordato di lavorare” a un fondo per la ripresa, temporaneo e mirato, collegato a fondi del bilancio UE. Rinviano ai leader la determinazione di tutti i dettagli su entità e fonti di finanziamento anche attraverso “strumenti innovativi”, sempre coerenti con i Trattati. Ed è proprio quest’ultimo inciso lo sbarramento finale che impedisce ogni volo di fantasia. Infatti, gli Eurobond con condivisione totale del rischio sono vietati dall’articolo 125 del TFUE, e gli unici possibili sono quelli già emessi da MES, BEI o che potrebbe emettere il Sure. INSOMMA CONTE Si ASSUMA LA RESPONSABILITA’: GLI EUROBOND SONO PALESEMENTE VIETATI DAI TRATTATI
C -Sulla liquidità per le aziende che ci serve
Si stima che le perdite saranno di oltre 650 miliardi per carenza di offerta e per azzeramento della domanda, causate dalle misure di contenimento del contagio. Il sistema creditizio non funziona adeguatamente e, di contro, si rischia di attribuirgli un potere eccessivo. Ad oggi gli istituti di credito non hanno ancora disposizioni chiare in merito alla garanzia che lo Stato dovrebbe prestare per i crediti alle imprese. Inoltre, le filiali bancarie operative sono a personale ridotto e, per di più, impegnate a processare le pratiche di dilazione di mutuo, come previsto dal decreto-legge di marzo. Come potranno, quindi, erogare in tempi brevi i prestiti definiti dal governo stesso vitali per le piccole e medie imprese? Il fatto che prestiti inferiori o superiori a 25.000 euro vengano garantiti dallo Stato non significa che possano essere concessi in tempi brevissimi, o brevi, in quanto sugli istituti di credito pende la responsabilità di verificare che le imprese richiedenti, anche mediante autocertificazione dei fatturati 2019, siano comunque meritevoli di ricevere la liquidità necessaria. Bisogna constatare, purtroppo, come la burocrazia delle procedure non sia stata ovviata nemmeno nei tempi di un’emergenza epocale di tale portata.I TRE NEMICI IN AGGUATO: LA SVENDITA, IL FALLIMENTO O LA COLLUSIONE MAFIOSA.Azzerare gli ostacoli burocratici, introdurre procedure snelle, erogare a brevissimo sostegni finanziari a fondo perduto e mediante prestiti a zero tassi di interesse, redimibili in almeno un decennio, rappresentano gli strumenti necessari per evitare che gli imprenditori siano costretti a portare i libri in tribunale.
Per una lettura servidoriana Pasquale
PER UNA LETTURA SERVIDORIANA PASQUALE ( se vi va) AUGURI !!!
Alessandra Servidori Giovedì 9 Aprile www.formiche.net
L’Europa si muove per contrastare la violenza sulle donne
La presidente della commissione per i diritti della donna, Evelyn Regner, esorta l'UE e gli Stati membri a rafforzare il sostegno alle vittime di violenza domestica durante la crisi COVID-19. Sia a livello globale che in alcuni paesi dell'UE, è stato riferito che i casi di violenza domestica sono aumentati di un terzo nella settimana dopo l'istituzione del blocco. Le donne in relazioni violente sono bloccate a casa ed esposte al loro molestatore per periodi di tempo più lunghi. Ciò rende molto difficile per loro chiamare le linee telefoniche, poiché l'autore è sempre presente. Questi giorni e le settimane a venire sono particolarmente pericolosi per le donne. Tutti stiamo affrontando le principali sfide psicologiche attraverso l'isolamento o la quarantena, ma le donne e talvolta i bambini in case non sicure stanno affrontando uno stress test particolarmente estenuante. Pertanto, ora dobbiamo prestare particolare attenzione a questo problema ed espandere le nostre azioni per fermare la violenza contro le donne . Regner esorta tutti gli Stati membri dell'UE ad affrontare questa situazione con determinazione e a comunicare attivamente dove e come le persone colpite possono ottenere aiuto. Ciò deve includere anche semplici modi per contattare e avvisare la polizia, come messaggi di testo o chat online, e l'uso di parole in codice con medici o farmacisti. Inoltre, devono essere resi disponibili più posti nelle strutture di protezione dalla violenza e nei rifugi per donne. Ove possibile, l'UE deve sostenere le misure degli Stati membri finanziariamente e aiutandole a comunicare su tali misure. La pandemia COVID-19 evidenzia nettamente la disuguaglianza di genere in tutte le sue forme. Come mostrano le cifre dell’Ocse il 70% della forza lavoro sanitaria è costituito da donne, gran parte del lavoro di assistenza non retribuito è svolto da donne e l'imminente crisi economica colpirà le donne molto più duramente. Il nostro compito è rafforzare in modo sostenibile la salute fisica e mentale delle donne e la loro indipendenza economica, oltre la crisi COVID-19. La convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa e il suo meccanismo di monitoraggio
fornisce un contributo considerevole agli sforzi globali per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. Attraverso i suoi rapporti di valutazione di base,il monitoraggio rafforza gli sforzi nazionali per combattere la violenza sulle donne fornendo consulenza alle autorità sugli sviluppi legislativi e politici. Le relazioni indicano una fonte autorevole di informazioni su diversi aspetti, per identificare lacune, esigenze e buone pratiche nelle parti della convenzione e può fungere da guida a tutti gli altri paesi e attori coinvolti, compresi quelli che non sono ancora parti alla Convenzione di Istanbul. 34 dei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa hanno già ratificato la convenzione e altri 11, oltre all'Unione europea, lo hanno già firmato. Il Consiglio Europeo accoglie inoltre con favore l'interesse espresso da alcuni Stati terzi a aderire agli standard della convenzione in futuro e a procedure di ratifica contribuendo ai suoi rapporti di valutazione e condivisione delle attività che si sviluppano e che serviranno a difendere la salute delle donne. Possiamo far luce su tendenze, miglioramenti e sfide comuni che emergono dal processo di monitoraggio dei Paesi,sottolineando inoltre l'importanza cruciale del coordinamento tra le organizzazioni internazionali nei diversi tipi di attività svolte a livello regionale e internazionale. Siamo consapevoli della necessità di garantire coerenza nei messaggi e per evitare duplicazioni delle operazioni di monitoraggio. La partnership si è sviluppata in un contesto di ciò che è oggi la piattaforma delle Nazioni Unite e regionale ,meccanismi di esperti indipendenti sull'eliminazione della discriminazione e della violenza contro le donne: è una dimostrazione tangibile del impegno internazionale a tale riguardo,e al fine di conseguire una maggiore complementarità e sinergie. La piattaforma troverà modi per evolversi in uno spazio istituzionalizzato sostenibile per tutti i meccanismi di monitoraggio indipendenti sulla violenza contro le donne e i diritti delle donne.Noi come Associazione Nazionale TutteperItalia collaboriamo attivamente con la Commissione Ue anche attraverso lo scambio di informazioni sul tema.Ci auguriamo che il Dipartimento della Presidenza del Consiglio che ha la delega operativa per le Pari Opportunità ne colga l’importanza e si rapporti virtuosamente con questa metodologia di collaborazione.
Alessandra Servidori giovedì 9 Aprile ANPAL in rianimazione www.startmagazine.it
Nella crisi più nera e quando più avremmo bisogno di servizi per l’occupazione che funzionino Anpal si inchioda. Il suo Presidente Mimmo Parisi chiamato dal Mississippi da Di Maio- allora Ministro del Lavoro- a fornirci una magica piattaforma costata allo Stato ben 24 milioni per mettere in moto l’incontro tra domanda e offerta di lavoro,addestrare i navigator contrattuandoli per sviluppare una sinergia con i dipendenti dei Centri per l’impiego, dopo essere stato bocciato dal suo CDA per il bilancio del piano industriale 2020/22, è tornato in America. Lasciando così la già sofferente Agenzia senza timone. La fase due prevista da Parisi con il fantomatico sotwer avrebbe dovuto funzionare per chi percepisce il reddito di cittadinanza, e andare a lavorare. Ma di certo è che ad oggi i dati ci dicono che i centri per l’impiego hanno convocato 529.290 beneficiari su un totale di 908.198 – a fronte di circa 1,2 milioni di famiglie che prendono il reddito – che potrebbero stipulare un Patto per il lavoro. I “presenti” alla prima convocazione sono stati 396.297 e sono stati sottoscritti 262.738 patti di servizio. Punto di partenza per gli ulteriori passi necessari per portare a regime gli interventi finalizzati ad accompagnare i beneficiari al lavoro, come ad esempio l’assegno di ricollocazione, il completamento dei sistemi digitali per un migliore scambio di dati e informazioni con i sistemi regionali e per facilitare il contatto continuo con il mercato del lavoro.In altri Paesi europei, anche nelle esperienze più decentrate, operano Agenzie nazionali (con diverso grado di autonomia rispetto all’esecutivo), col compito di gestire i servizi per l’impiego, le politiche attive e, talora, anche l’indennità di disoccupazione e eventualmente altri benefits come in Danimarca, nel Regno Unito, Francia, Paesi Bassi, Germania. Ad Anpal non è stato attribuito anche un ruolo di gestione della NASpI, che si è deciso di lasciare all’INPS; così ANPAL agisce come un’agenzia leggera, con compiti di coordinamento (dei SPI, anche per i disabili, delle politiche attive e delle politiche passive).In Germania, che ha oltre 10 volte il personale impiegato dai servizi per l’impiego italiani, i CPI hanno anche il compito di amministrare l’indennità di disoccupazione, lo staff è notevolmente più numeroso ma il sistema è molto virtuoso. Lo stesso vale per la Francia e il Regno Unito, entrambi contraddistinti dallo one-stop shop.La Svezia, non ha implementato tale modello di erogazione integrata delle politiche attive e passive. Ma lo staff dei CPI svedesi conta 10.000 unità (più 2000 fra specialisti, medici, psicologi, ecc.) per 9 milioni di abitanti, e 320 CPI dislocati sul territorio. Anpal servizi ha ancora da stabilizzare 654 precari , sono 2980 i navigator,556 i Centri Per l’Impiego in Italia , 8 000 i dipendenti degli sportelli, di cui 1300 a tempo determinato. E’ evidente che l’introduzione del Reddito di cittadinanza (L. 26/2019), una misura immaginata di contrasto alla povertà (?) e al contempo di politica attiva, ha affidato ai CpI la definizione e l’attuazione dei percorsi di reinserimento lavorativo dei beneficiari, nonché il controllo di alcuni adempimenti previsti per la percezione del sussidio : il mancato collegamento con le politiche attive è quasi inesistente con Inps in affanno e i CpI si sono trovati a gestire una platea di utenti significativamente più elevata rispetto a quella precedente e sopratutto con profili di bassa occupabilità, che ne hanno reso senz’altro più complessa l’operatività. E comunque il sussidio, la cui generosità decresce significativamente all’aumentare del reddito da lavoro , ha scoraggiato l’accettazione o la prosecuzione di rapporti di lavoro precari e non particolarmente remunerativi. Tenuto conto della condizione economica della famiglia, i lavoratori tra i 15 e i 64 anni che percepiscono retribuzioni inferiori o pari all’ammontare del trasferimento ottenibile nel caso in cui non fossero occupati rappresentano fino allo 0,5 per cento del totale. Il disincentivo all’occupazione si concentra in segmenti con prospettive occupazionali già limitate (persone giovani, con impieghi precari e nel Mezzogiorno), che risentono ulteriormente di prolungati periodi di inattività. La struttura e la generosità del sussidio può inoltre favorire forme di lavoro irregolare,anche perché le misure sanzionatorie previste dalla legge trovano difficile applicazione concreta. A conti fatti la naturale considerazione è che è urgente modificare e in tempi brevi questo sistema perdente e ripensare anche, sul modello di altri paesi Europei, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro per non solo aumentare l’occupazione ma anche contemporaneamente assicurare un reddito/salario che contrasti la povertà
I nostri bambini e adolescenti e la solitudine
ALESSANDRA SERVIDORI 5 Aprile 2020 www.ilsussidiario.net
In questi giorni i mezzi di comunicazione affrontano il disorientamento della popolazione adulta e anziana in questa situazione di pandemia, ma ben poco si considera la solitudine e la situazione dei bambini e degli adolescenti. Che rimangono la parte più trascurata e invisibile dei consigli – più o meno – di esperti. Tra gli effetti nel breve e nel medio periodo non va trascurato l’impatto sociale dell’emergenza rispetto ai minori, soprattutto per coloro che vivono in contesti e situazioni di fragilità e in condizioni di svantaggio economico, educativo e socio-relazionale. Bambini e adolescenti che non hanno più il supporto della scuola, dei servizi della prima infanzia, delle reti educative, degli operatori socio-sanitari, della comunità educante.
La necessità di tutelare il diritto alla salute contrastando l’emergenza Covid-19 non deve farci scordare gli altri diritti di cui sono titolari i minorenni, e in particolare i quattro principi generali della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: il diritto di non discriminazione, il diritto alla vita, alla sopravvivenza ed allo sviluppo, il superiore interesse del minore e il diritto di partecipazione ed ascolto dei ragazzi/e in tutte le situazioni che li riguardano. Da Istat, che oggi ci segnala la preoccupazione di una denatalità ulteriore rispetto ai timori già segnalati all’inizio dell’anno e di un impoverimento della società, ci arrivano dati molto molto gravi. Al 1° gennaio 2019 gli 0-17enni residenti nel nostro Paese erano 9.679.134. Nella media 2017-2018, le famiglie con almeno un minore sono il 24,8% sul totale delle famiglie in Italia (una su quattro), di cui l’81,7% composte da coppie con figli, il 13,7% da monogenitori e il 4,6% da due o più nuclei (Fonte Istat – anno 2018). Tra questi minorenni sono 1.260.000 quelli che vivono in povertà assoluta a cui corrispondono 725.000 famiglie. Un numero che è più che triplicato in dieci anni, passando dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018, mettendo in evidenza come si tratti della fascia della popolazione che ha subito maggiormente il peso della crisi, e che risentirà fortemente anche il peso dell’emergenza.
Sono minorenni che vivono in famiglie fragili, povere di reti sociali che non hanno le condizioni per condurre una vita accettabile. In tale contesto di fragilità, l’attuale situazione non potrà che aumentare la loro vulnerabilità. Non ci sono dati sulla povertà educativa, perché riguarda diverse dimensioni, ma sappiamo che priva milioni di bambini e adolescenti delle opportunità di crescita e formazione e di prospettive. Al termine dell’emergenza, servirà un Piano di contrasto alla povertà educativa, con un investimento di medio periodo che possa riequilibrare gli effetti della crisi in corso, in modo che tali effetti non siano moltiplicativi rispetto a condizioni di dislivelli e divari territoriali e sociali preesistenti all’emergenza.Secondo il Miur, gli studenti che frequentano l’anno scolastico 2019/2020 sono quasi 8,5 milioni e a seguito della chiusura delle scuole c’è stato un impegno da parte di alcune strutture per garantire la didattica a distanza, ma occorre anche pensare agli studenti che non sono in grado di seguire le lezioni on line perché non hanno la connessione internet o i supporti tecnologici o il supporto necessario per potervi accedere. Le “disuguaglianze educative” sono ancora più gravi per i bambini con bisogni educativi speciali o con disturbi nell’apprendimento, che in questo periodo si sono trovati privati dei loro riferimenti, e per i quali è indispensabile attivare percorsi e strumenti ad hoc per rendere la didattica digitale effettivamente inclusiva. La fruizione a macchia di leopardo della didattica a distanza accrescerà in modo esponenziale i divari sociali e territoriali nei livelli di apprendimento già molto forti in Italia. E poi altri, non avendo la mensa scolastica garantita per gli alunni in condizioni di povertà economica, ora si trovano privi di tale sostegno.
Abbiamo i bambini fuori dalla propria famiglia di origine: secondo gli ultimi dati disponibili, sono 26.615 (di cui 14.012 in affido familiare e 12.603 in strutture comunitarie). Le comunità di accoglienza e le famiglie affidatarie in questa fase di estrema gravità ed emergenza continuano a essere risorse importanti per la tutela e la protezione dei bambini e ragazzi accolti. Il decreto cura Italia ha disposto la permanenza “in casa”, senza però fornire indicazioni in merito ai rapporti dei minori in affidamento familiare o in comunità con le famiglie di origine e per questo è stata sollecitata l’emanazione di Linee guida in merito a livello nazionale. Abbiamo dei minorenni per cui lo stare a casa , senza andare a scuola, senza contatti sociali e dunque senza essere adeguatamente supportati, ha gravi ripercussioni sulla loro quotidianità e sulla possibilità di favorire percorsi di prevenzione e di accompagnamento. Sono circa 450 mila in Italia i minorenni in carico ai servizi sociali che sono stati sospesi con gravi ripercussioni per gli adolescenti seguiti dai servizi di neuropsichiatria infantile in ambito terapeutico-riabilitativo ambulatoriale, in ambito semiresidenziale, residenziale terapeutico, ospedaliero.Preoccupazione c’è anche per i procedimenti minorili in quanto è indispensabile garantire lo svolgimento dell’attività giurisdizionale laddove la stessa si rivolga alla protezione dei minori, soggetti per definizione fragili, senza interrompere la trattazione delle cause di carattere urgente, eventualmente attraverso lo svolgimento delle udienze secondo modalità “da remoto” laddove possibile. Nel nostro Paese i detenuti con figli sono 26.117 (Annessi statistici inviati dal Governo italiano al Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, settembre 2018) e i bambini vivono con particolare ansia la separazione dal proprio genitore detenuto, dovuta alla condizione straordinaria di sospensione dei colloqui in carcere (Dpcm 8 marzo 2020), indispensabili per il mantenimento della relazione. Diventa quindi rilevante l’attivazione di modalità che possono garantire i contatti da remoto, e interventi psicoeducativi a distanza, in grado di contenere le loro emozioni e rispondere alle loro domande.
Le persone di minore età figlie di migranti sono esposti a fattori di rischio peculiari, e in particolare si segnala che in caso di irregolarità giuridica dei genitori la frequente mancata iscrizione al Ssn (contrariamente a quanto indicato nei nuovi Lea) li priva di un rapporto continuativo con il pediatra di libera scelta, che permetterebbe una maggior informazione relativa alla prevenzione del contagio e un maggior monitoraggio di eventuale rischio socio-sanitario. Preoccupazioni sono evidenziate anche rispetto alla tutela dei minori stranieri non accompagnati, ricordando che al 31 dicembre 2019 ne sono stati riferiti al Sistema informativo minori 6.054, accolti in base alla legge 47/2017, i quali rischiano di veder compromessi i percorsi di inclusione portati sinora avanti e la loro stessa salute a causa dell’incertezza nella quale si sono trovati, o in cui si troveranno allo scadere del permesso per minore età, o in mancanza delle nomine dei tutori.
Ci sono poi per tutti i restringimenti alla possibilità di svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto . Alla mancanza della scuola si somma la sospensione delle attività sportive, delle attività culturali, sociali legate al loro benessere che avrà effetti importanti sul loro equilibrio psico-fisico. Tale mancanza è tanto più avvertita per i minorenni con grave disabilità intellettiva, disturbi dello spettro autistico o problematiche psichiatriche e comportamentali. Tutto questo è all’origine più che motivata delle preoccupazioni delle varie associazioni dagli operatori del Terzo settore del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, con il coordinamento di Save the children Italia, che hanno richiamato l’attenzione delle Istituzioni con l’invito a ricordarci – tutti – dei bambini e degli adolescenti nell’adozione delle misure di emergenza e nella gestione di questo drammatico momento.