TutteperItalia e Europa social Network
Il post di Alessandra Servidori su Esn www.startmagazin.it 30 marzo 2020
In questa situazione di grande difficoltà sanitaria sociale, con i problemi mal risolti in passato che riguardano le persone fragili come anziani, disabili, indigenti, aderendo come Associazione TutteperItalia all’European Social Network (Esn) abbiamo lanciato una pagina web dedicata per raccogliere nuove risorse da migliori pratiche con informazioni su come i servizi sociali in Europa stanno affrontando l’emergenza grazie al contributo dei nostri membri, partner e amici. Uno studio compiuto da un gruppo di studiosi sulla situazione europea per quanto riguarda le risorse disponibili in tempi di crisi sanitaria e sociale per esempio suggerisce — in questo momento in cui la trattativa Ue sul Mes si è arenata — di individuare un settore in cui tutti gli Stati sono in difficoltà per sostenere le categorie a rischio così da condividere un’apertura non condizionabile degli interventi — magari a tempo determinato — per poi ridiscutere in tempi migliori l’assetto del Mes.
Il nostro social network europeo chiede alla Commissione europea di avviare una revisione che da quasi un decennio (da quando gli stati membri dell’Ue hanno concordato con la Commissione europea) del quadro volontario per la qualità dei servizi sociali. La qualità dei servizi sociali è stata vista come di pari importanza per la loro disponibilità ed è qualcosa che abbraccia tutti e 20 i principi del pilastro europeo dei diritti sociali.
Un elemento trasversale nei 20 principi del pilastro è la fornitura di sostegno a diversi gruppi di popolazione vulnerabili. Avere una garanzia per prendersi cura di coloro che ne hanno bisogno è il primo passo per garantire la qualità dei servizi sociali e dell’assistenza sociale. Includere la garanzia dell’assistenza nella revisione farebbe questo e integrerebbe altre iniziative europee come la raccomandazione sugli investimenti nei bambini, la garanzia per i giovani, le iniziative sull’assistenza a lungo termine e la strategia europea sulla disabilità.
Oggi chiediamo con maggior determinazione alle condizioni date un approccio più proattivo per migliorare la qualità dell’assistenza che consenta a più persone in tutta Europa di esercitare i propri diritti all’assistenza sociale e al supporto. La recensione oggi farebbe molto di più: aiuterebbe ad aggiornare gli elementi generali che dovrebbero essere inclusi in tutti gli schemi di garanzia della qualità efficaci e dello standard minimo da assicurare. Aiuterebbe a concordare una serie di principi attuali comuni che sarebbero utili alle organizzazioni che sviluppano e utilizzano schemi di garanzia della qualità e alle persone che commissionano e acquistano i propri servizi, per avere una migliore comprensione delle caratteristiche in cui dovrebbero cercare un servizio di qualità e comunque come standard in situazione di crisi che si potrebbe ripetere. Fornirebbe un punto di riferimento per il confronto o lo sviluppo di sistemi di garanzia della qualità nei paesi europei e di intervento su criteri condivisi.
Concentrandosi sui principi su cui si fonda qualsiasi solido sistema di garanzia, la revisione può aiutare i regolatori di tutta Europa a valutare i meriti di diversi approcci per garantire l’assistenza nel tempo, oggi un aiuto fondamentale per reggere la crisi. La nostra rete sociale europea (Esn) è la rete indipendente per i servizi sociali pubblici locali in Europa. Riunisce le organizzazioni che pianificano, forniscono, finanziano, gestiscono, ricercano e regolano i servizi sociali pubblici locali, inclusi salute, assistenza sociale, occupazione, istruzione e alloggio. Supportiamo lo sviluppo di politiche sociali efficaci e pratiche di assistenza sociale attraverso lo scambio di conoscenze e competenze. L’intervento dei servizi sociali e dell’assistenza sociale è un obiettivo essenziale delle autorità pubbliche.
È chiaro che in questo periodo ci occupiamo di assicurare l’ottenimento di servizi di base alle persone fragili ma sappiamo che la qualità inizia con ciò che conta di più per le persone che li usano. Tuttavia, un servizio di base ma sempre di qualità presta anche molta attenzione alle aree che potrebbero essere invisibili alle persone che utilizzano i servizi, ma sono vitali per uno standard di fornitura, come la gestione degli interventi di cura o lo sviluppo della forza lavoro.Il passaggio successivo che stiamo predisponendo è la strategia integrata di sussidiarietà tra pubblico e privato, tra privato convenzionato. La discussione interrotta sulle risorse del Mes potrebbe riprendere proprio dal settore socio sanitario e condividere un meccanismo comune di assicurazione cioè di mutualizzazione di condivisione del rischio come suggerito da Padoan come asse portante degli eurobond o corona bond e dunque verso una riforma dell’eurozona bloccata. Il Coronavirus attacca tutti indistintamente e oggi è il tempo di massimizzare l’impatto per produrre beni pubblici costruendo meccanismi comuni che si aggiungono a quelli nazionali e ne rafforzano l’impatto.
Il presidente Mattarella chiami Draghi
Alessandra Servidori www.ildiariodellavoro.it
L'unica possibilita' di salvarsi dalla deriva è nelle mani di Mattarella
Non si può giocare in proprio però quando lo stesso Presidente della Repubblica ha più volte sollevato il problema di merito e di metodo delle scelte compiute, addirittura spingendo nell’ombra i tre ministri che secondo il dettato costituzionale, Salute, Interni, Economia, hanno la corresponsabilità delle scelte compiute in questo periodo storico di grande crisi. Non si può essere stimati agendo in proprio , lavorando in maniera strisciante per la propria immagine, abusando di apparizioni televisive, conferenze stampe, abuso dell’inno nazionale che la storia ci racconta essere ricordato nei momenti più solenni e non ad uso personam. Poteri straordinari,Parlamento offuscato, parti sociali umiliate, e la ricerca spesso purtroppo trovata di una cortigianeria accattivante giornalistica.
Siamo con la recessione già alle porte prima del virus e con il debito pubblico (2.443 miliardi) attestato sul 134% del pil. Una condizione che non ci consente di utilizzare più di tanto la sospensione, peraltro temporanea, del Patto di stabilità Ue. Se spendiamo a debito circa il 10% del pil (170 miliardi) come faranno tutti i paesi europei e per prima la Germania che ha già messo in cantiere una cifra enorme per fronteggiare la crisi , nel 2020 il rapporto debito-pil schizzerebbe tra il 150% e il 170%, a seconda che la recessione ci faccia perdere 5 o 8 punti percentuali di ricchezza prodotta. L’Europa non farebbe più scattare le sanzioni , ma di certo non bloccherebbe quelle dei mercati finanziari, che spingerebbero al rialzo lo spread – solo limitatamente calmierato dalla Bce, che pur avendo stanziato nuovo QE non può sottoscrivere nuove emissioni perché opera solo sul mercato secondario.
E’ evidente che metteremo in forse la sostenibilità del nostro debito, anche a causa dell’inevitabile cambiamento in negativo delle società di rating che ridurrebbe i Btp a titoli “spazzatura”, che porterebbe al fallimento delle banche e l’Italia dritta dritta fuori dall’euro. E con L’Olanda e i paesi nazionalisti europei che si mettono di traverso alle possibilità di accedere ad altri sostegni monetari senza inchiodarci alla Troika, l’unica possibilità di essere veramente una nazione che alza la testa e reagisce a questa drammatica deriva senza ritorno è nelle mani di Mattarella che deve cambiare la guida del governo incapace.
Alessandra Servidori
25 Marzo 2020
Contro il cigno nerissimo :Forza Europa Avanti Italia !
Alessandra Servidori
Il cigno nerissimo (evento inatteso devastante politicamente nel mondo)di una già grigia primavera non ci spaventi.
Forza Europa e avanti Italia 23 marzo 2020
La nostra situazione italiana è legata anima e corpo all’Europa e l’emergenza virale sanitaria e sociale hanno messo in evidenza la vulnerabilità delle catene produttive sia comunitarie che internazionali e quando uno shock colpisce uno degli anelli l’impatto è drammaticamente e furiosamente sistemico e il rischio è evidente di blocchi economici chiusi all’esterno e in competizione. Sta di fatto che il nostro sistema è vecchio e malato e deve cambiare e la pandemia ne accelera le modifiche indispensabili poiché è evidente che il sistema politico sia italiano che della gran parte dei paesi dell’unione eu e del mondo non è più rappresentativo della realtà sul territorio e nei confronti degli altri paesi.Che posto ha oggi l’Italia nella dimensione internazionale?E’ una domanda imbarazzante lungi dal perorare la tesi populista e nazionalistica alla quale comunque la politica deve dare una risposta. La nostra situazione economica era già in grave situazione in un trend in calo : calo dell’occupazione , squilibri commerciali evidenti quelli del credito anche e le necessarie riforme lente lentissime se non bloccate.La tecnologia aveva promesso di potenziare e reimpostare la nostra vita ma le disuguaglianze sono aumentate e l’innovazione è vulnerabilissima e la crisi di sfiducia è arrivata prima da noi e poi dagli altri nei nostri confronti. Servono dunque in Italia e in Europa competenza e coraggio per ricostruire fiducia. La nuova Europa come l’Italia deve consolidarsi tra i 27 Paesi Le strutture monetarie per affrontare la crisi finanziaria- deve rilanciare la crescita senza la quale non riesce ridurre le divergenze tra i paesi e all’interno di essi e per essere forte nei confronti di Cina Usa Russia-deve colmare il divario tecnologico e industriale nella rivoluzione digitale-deve porre l’europa alla guida del cambiamento del clima con le trasformazioni necessarie-deve trovare una risposta europea al problema dell’immigrazione deve ovviamente irrobustire la difesa. Con sfide di unità coesione coerenza fermezza. Comunque più che guidare sarà richiesta coerenza e dialogo e cercare di capire quali sono le risposte a tentativi di frammentare la ue e le risposte politiche per fermare l’onda illiberale ed antieuropea,insomma una europa veramente vicina ai cittadini. La Banca Centrale Europea, dopo un primo tentennamento e qualche gaffe da parte della governatrice Christine Lagarde si è messa sulla giusta strada, dando il via al suo whatever it takes da 750 miliardi di euro, mettendo in campo molti strumenti presenti nel suo toolkit, dall’acquisto dei titoli di Stato alle aste di liquidità (cosiddette TLTRO), oltre che all’allentamento delle normative bancarie su prestiti e NPL, per fare in modo che la maggior liquidità immessa nel sistema si possa trasferire all’economia reale. Anche il Parlamento Europeo ha finalmente battuto un colpo, nella proposta avanzata congiuntamente dai gruppi popolare, socialista, liberale e dei verdi, di trasformare il MES, il famoso fondo “salva stati”, in un fondo “salva Europa”, ovvero non più indirizzato ai singoli stati in difficoltà ma all’intera Europa, utilizzando il suo potenziale Fondo da 410 miliardi di euro, dei quali 80 miliardi subito disponibili. Per noi osservati a vista perché tutti ci guardano saremo un esempio per come ci risolleveremo anche economicamente e come sfideremo la recessione e allora serve una vera politica industriale, si finanzino le infrastrutture anche con Eurobond,si faccia un Piano casa, con la detassazione degli investimenti per migliorare le abitazioni ,una ires fissa al 10% ora subito.Si faccia un Patto sociale e fiscale .Si inizi ad aiutare le famiglie più deboli e sbloccare i fondi per opere pubbliche già finanziate. L’ammontare è di oltre 100 miliardi. Se a questi 100 miliardi se ne aggiungessero altrettanti per rifinanziare la legge sulle città metropolitane e sulle periferie avremmo un moltiplicatore delle risorse investite interno di potenza straordinaria. E il rapporto di fiducia tra contribuente e cittadino deve rafforzarsi perché in questa fase si dovrebbe pensare a misure di risarcimento pieno per tutte le attività che hanno abbassato le saracinesche (bar, artigiani, negozi ad esempio) o chiuso gli studi professionali di ogni tipo. Pensiamo a quanto vale l’economia sommersa che è intorno ai 200 miliardi : lo Stato chieda di dichiarare oggi a quanto ammonta il mancato profitto o reddito reale per ogni mese di «fermo». Ebbene: facendo debito e deficit, lo Stato li risarcisce totalmente. La dichiarazione sul «profitto reale» non dovrebbe avere alcun effetto sul passato, nessun tipo di pretesa verrà avanzata su ciò che non è stato versato al fisco in precedenza. Non è un condono, ma una pace vera e necessaria per superare lo stato di «economia di guerra».
Opuscolo dalla parte delle malattie mentali
TutteperItalia-NoituttiperBologna--Unimore-
Cerchiamo insieme di conoscerci meglio
A cura di Alessandra Servidori
Questo semplice opuscolo ha l’obiettivo di sostenere le persone e le loro famiglie che hanno dei disturbi del comportamento, spesso diagnosticati come malattie mentali e psichiatriche , che si sentono molto sole e hanno bisogno di conoscere alcune informazioni.
Di questo aspetto molto presente nella società si ha non solo una percezione ma è viva la realtà di una situazione negativa, per lo più basata sui pregiudizi che vedono le persone con questi disturbi come pericolose,imprevedibili e inaffidabili. Una significativa dose di non conoscenza del problema incrementa le difficoltà che le persone con disturbi mentali si trovano a dover affrontare,ostacolandone il ricorso alle cure e aumentandone il carico personale e familiare, aumentando stigma e pregiudizi. Utenti ,familiari, operatori dei servizi socio sanitari e cittadini conoscendoci meglio reciprocamente possiamo favorire una mentalità e una cultura dell’inclusione delle persone con disagio psichico aiutandoci a vivere meglio. La carta di Trieste. http://www.news-forumsalutementale.it/public/Carta_di_Trieste_2011.pdf E’il primo codice deontologico per chi tratta notizie riguardanti cittadini con disturbo mentale e più in generale questioni legate alla salute mentale. O meglio, è soltanto la bozza di un protocollo che è bene conoscere, discutere e definire insieme, perché da tempo, e non solo in Italia, si sente la necessità di migliorare l’informazione intorno a questi temi che tuttora, a ben trent’anni dalla Legge 180 che ha restituito la parola a chi soffre o ha sofferto di un disturbo mentale, faticano a trovare le parole per essere comunicati, raccontati e trattati nel rispetto della dignità delle persone e della verità dei fatti. Temi che tuttora, grazie a parole disattente, frettolose e disinformate, vengono letti e interpretati in maniera distorta e talvolta tendenziosa, alimentando una visione della realtà che troppo spesso non corrisponde a quella vissuta dalle persone, dalle famiglie e dalla comunità. E’ importante sapere che : Come è scritto nella Carta di Trieste chi ha un disagio mentale è una persona, con i diritti e i doveri di tutti gli altri. E’ una cittadina/cittadino che ha una malattia complessa che investe aspetti biologici,psicologici e sociali; può avere difficoltà a riconoscere il suo stato di malattia perché è difficile stabilire il confine netto tra malattia e normalità, che rappresentano condizioni instabili, mutevoli e spesso, almeno in parte, reversibili. Non è una persona pericolosa, inguaribile, imprevedibile, improduttiva, irresponsabile. E’ una persona che ha bisogno di aiuto e di comprensione e soprattutto di avere informazioni utili.
Carta di Perugia (per avere notizie sulla malattia): www.odg.it/content/informazione-e-malattia-la-carta-di-perugia-0
Cosa prevede la normativa :
*La legge 180/1978, cd Legge Basaglia, recepita nella legge 833/78 ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale, ha introdotto in Italia una “rivoluzione” nel campo della salute mentale:
1. ha sancito la chiusura dei manicomi;
2. ha sancito che di norma i trattamenti per malattia mentale sono volontari, limitandone l’obbligatorietà a poche e definite situazioni;3. ha statuito che gli interventi di prevenzione cura e riabilitazione relativi alle malattie mentali sono attuati di norma dai servizi e presidi extraospedalieri
*DPR 10.11.1999 Approvazione del Progetto Obiettivo “Tutela della salute mentale 1998 -2000”.
*La Regione Emilia Romagna si è dotata del Piano Attuativo Salute Mentale 2009 – 2011, in cui accanto a principi, obiettivi e valori si declina il funzionamento dei servizi per la cura e la presa in carico.
*Il Codice Civile prevede la tutela della persona affetta da malattia mentale e in ogni caso (art 414-415) tutte le persone affette da disturbo mentale godono dei diritti garantiti dalla Costituzione e il riconoscimento del pieno diritto di cittadinanza è alla base di ogni programma di prevenzione,cura reintegrazione sociale
*Il Dipartimento di Salute Mentale (DSM) è il cardine dell’organizzazione territoriale prevista dal progetto Obiettivo salute mentale ossia il modello organizzativo operante che garantisce l’unitarietà degli interventi a cui si possono rivolgere tutti i cittadini per se stessi o per un proprio familiare e tutti coloro che per professione (medici di base, insegnanti,..) possono trovarsi a contatto con persone che hanno un disturbo psichico o i loro familiari.
* Piano attuativo salute mentale Regione Emilia Romagna http://bur.regione.emilia-romagna.it/dettaglio-inserzione?i=831ae6d524c74fad9a69efb57acecccc. Regione Emilia-Romagna DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIONALE 12 SETTEMBRE 2016, N. 1433- Delibera di approvare per l’anno 2016, per quanto in premessa esposto e qui integralmente richiamato, la ripartizione alle Aziende sanitarie del finanziamento per il ‘Piano attuativo Salute mentale e superamento ex OO.PP.’ anno 2016, previsto nell’ambito della programmazione e del finanziamento del Servizio Sanitario regionale anno 2016 di cui alla DGR n. 1003 del 28 giugno 2016, secondo gli obiettivi per l’assistenza socio-sanitaria per i pazienti della Salute Mentale di cui all’Allegato B - punto 2.4.2 parte integrante del provvedimento medesimo, ed in continuità con il “Piano Attuativo salute mentale 2009-2011” approvato con DGR n.313/2009; il riparto e l’assegnazione alle Aziende sanitarie delle risorse, pari a complessivi 38.000.000,00 euro, sono rappresentati nella tabella di cui all’Allegato 1, parte integrante del presente atto;2. di disporre che le Aziende sanitarie rendicontino al Servizio regionale Assistenza Territoriale, distintamente per ogni area di intervento indicata nella tabella di cui all’Allegato 1, l’utilizzo delle somme assegnate e forniscano una valutazione delle attività svolte, entro il 31 gennaio 2017, per gli inserimenti effettuati per il trattamento dei DCA nelle strutture residenziali “In Volo” e “Residenza Gruber”, ed entro il 30/03/2017 per le restanti attività;3. di disporre che parte della quota destinata per il “Fondo per l’autonomia possibile - Salute mentale” possa essere utilizzata per integrare il finanziamento del “Programma disturbi del comportamento alimentare - Rete residenziale”, motivando le ragioni di questo utilizzo in fase di rendicontazione;4. di disporre per gli inserimenti in strutture residenziali per interventi di assistenza socio-sanitaria a bassa intensità dei pazienti dei Centri di Salute Mentale, l’applicazione di quanto già previsto dal Piano attuativo salute mentale (DGR n.313/2009) in merito alla valutazione multidisciplinare e alla compartecipazione dell’utente alla spesa delle prestazioni residenziali socio-sanitarie;5. di dare atto infine che, per quanto previsto in materia di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni, si provvederà ai sensi delle disposizioni normative ed amministrative richiamate in parte narrativa.6. di pubblicare il presente provvedimento ed il relativo allegato nel Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna Telematico (BURERT).
Le persone che si rivolgono al servizio di salute mentale .Possono soffrire e presentare sintomi o comportamenti diversi . E’ utile cominciare a distinguerli tentando alcune definizioni elementari.
Per esempio : Ansia uno stato di ansia produce una reazione eccessiva, immotivata o sproporzionata rispetto alle situazioni,si trasforma da condizione fisiologica a vero e proprio disturbo in grado di incidere pesantemente sulla vita di chi ne soffre. I disturbi d’ansia si manifestano sia in termini fisiologici che psicologici, si caratterizzano per una sensazione di imminente pericolo,preoccupazione intensa, sensazione di attesa nervosa, insicurezza ed impotenza a modificare la situazione. Si può accompagnare a disturbi somatici (palpitazionni,sudorazione, sensazione di soffocamento, eruttazioni, tremori, paura ...). Diverso anche se simile l’Attacco di panico : una improvvisa paura incontrollabile senza apparente motivo ,mancanza di padronanza della situazione. Più importante è la Depressione che è un disturbo dell’umore. Generalmente chi presenta i sintomi della depressione mostra e prova frequenti e intensi stati di insoddisfazione e tristezza e tende a non provare piacere nelle comuni attività quotidiane. Le persone che soffrono di depressione vivono in una condizione di costante malumore e con pensieri negativi e pessimisti circa sé stessi e il proprio futuro. Ancora :Il disturbo bipolare (o depressione bipolare) è caratterizzato da instabilità dell'umore e da fasi di (ipo)mania e depressione che si alternano, è un disturbo cerebrale che determina variazioni inusuali di energia, livelli di attività e capacità di portare avanti le attività quotidiane. Una fase che può ricorrere è la fase maniacale, caratterizzata da sintomi come iperattività, idee rapide e grandiose, aggressività o polemismo, perdita dell’aderenza alla realtà e appiattimento della percezione di sé in senso grandioso-ottimistico. La diagnosi specialistica si articola inoltre in patologie più importanti come Disturbi del comportamento alimentare Anoressia ,Bulimia ,Disturbo di personalità,Borderline,Schizofrenia,Allucinazioni,Paranoia, disturbo delirante,ossessivo compulsivo. Una attenzione particolare è dedicata al termine inglese burnout (letteralmente „bruciarsi“) indica uno stato di logoramento emotivo, mentale e fisico che perdura per un periodo prolungato di tempo e si associa a un senso di vuoto e assenza di motivazione. I soggetti colpiti lamentano scarsa autostima e negatività nei confronti del lavoro, ma anche verso sé stessi e gli altri. Il burnout non è una malattia mentale, bensì un fattore di rischio per depressioni, sindromi ansiose, disturbi psicosomatici e dipendenze. Esso può dunque anticipare una malattia psichica o fisica o associarsi ad essa. Il burnout viene chiamato anche „malattia del manager“, in quanto può essere innescato da un forte stress lavorativo. Ne sono particolarmente colpiti coloro che svolgono attività professionali a carattere sociale e i soggetti sottoposti a pressioni multiple o in posizioni dirigenziali. Diversi studi indicano che il numero delle persone affette da burnout ha registrato una forte crescita negli ultimi anni. Il burnout si manifesta a tre livelli: emotivo, psichico e fisico. Lo stato di malessere viene a lungo rimosso e negato e in genere se ne acquista consapevolezza solo a seguito di un evento particolare che può essere una reazione di cortocircuito, un grave errore, una notizia terribile, un incidente, una malattia o un altro fatto imprevisto. La reazione emotiva comprende l’abbattimento, il disinteresse, l’insoddisfazione, l’amarezza, la facilità al pianto, il senso di isolamento, il negativismo, la disperazione fino ai pensieri di suicidio. Lo sfinimento fisico si può invece manifestare tramite sintomi quali spossatezza, concomitanza di stanchezza e insonnia, tensioni muscolari, dolori di schiena, variazioni di peso, disturbi cardiocircolatori, problemi gastrointestinali, abuso di caffè, tabacco, alcol e altre droghe o generi voluttuari. L’esaurimento psichico può tradursi infine in una forte riduzione delle prestazioni e in difficoltà di concentrazione e di memoria. Il burnout ha un’evoluzione latente che attraversa diverse fasi: generalmente si parte infatti da un forte impegno e idealismo nel proprio lavoro per arrivare a una situazione finale di grande delusione e disperazione. Nelle fasi intermedie si osserva un marcato calo motivazionale e prestazionale, con ritiro sociale, disinteresse e perdita di empatia verso sé stessi e verso gli altri, associati a senso di depressione, aggressività e cinismo. Possono manifestarsi in modo ricorrente o persistente anche sintomi fisici quali tensione addominale, disturbi gastrici, diarrea, stipsi, cefalea, dolori di schiena, disturbi del sonno, problemi cardiocircolatori, variazioni di peso, attacchi di debolezza, vertigini, senso di sordità e crampi muscolari.
In presenza di alcuni sintomi sopra appena citati a chi rivolgersi anche su richiesta del medico di base.
Affrontare queste situazioni di sofferenza e individuarne le cause è più facile se ci si rivolge a un esperto. Medici e psicoterapeuti sono infatti in grado di offrire un aiuto mirato, e in presenza di patologie associate quali depressione, sindromi ansiose o dipendenza è poi assolutamente necessario affidarsi a uno psicologo o psichiatra oppure agli specialisti del servizio per le dipendenze. I disturbi fisici sono campanelli d’allarme che dovrebbero essere valutati e trattati dal medico di base o dall’internista affrontando apertamente nel colloquio anche il contesto in cui si sono manifestati. Quando i soggetti colpiti si rendono conto che non possono andare avanti così è bene parlare con loro della possibilità concreta di modificare il proprio sistema di valori e il proprio stile di vita. I diretti interessati possono infatti fare molto per migliorare la propria situazione e quella della propria famiglia.
Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto, ma il primo passo può richiedere un certo sforzo e molto coraggio: famigliari ed amici possono offrire un importante sostegno in questa fase.
Il medico di medicina generale va consultato se sorge il dubbio di soffrire di disturbi comportamentali e mentali : è meglio rivolgersi al medico una volta di troppo che rischiare di trascurare il problema. Gli psicoterapeuti (psicologi o psichiatri) sono gli specialisti in grado di assicurare un trattamento mirato per il disturbi di questo genere. Gli psichiatri possono diagnosticare meglio di chiunque altro un disturbo di una certa importanza ,distinguendolo da altre patologie psichiche. Lo psichiatra deve essere comunque consultato quando il solo approccio psicoterapeutico non ha dato i risultati sperati oppure in presenza di patologie associate o quando il disagio è tale da generare nel soggetto pensieri autolesionisti. I famigliari possono aiutare il soggetto colpito evidenziandone con pazienza i comportamenti particolari per fargli comprendere che si tratta di una malattia da prendere sul serio. I gruppi di aiuto-aiuto contribuiscono a rompere l’isolamento nel quale cadono sovente le persone affette da patologie importanti. In un gruppo di persone con lo stesso problema è più facile superare la vergogna della propria sofferenza, ammettendola apertamente e cercando aiuto. Il Centro di Salute Mentale è la struttura operativa rivolta alla direzione, coordinamento e gestione delle attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione del disagio e del disturbo psichico per la popolazione di età superiore ai 18 anni, con particolare attenzione ai disturbi gravi. Le attività del Centro di Salute Mentale sono organizzate in rete al fine di garantire equità di accesso ai cittadini. Ciò significa che, indipendentemente dalla sede a cui ci si rivolge, vengono assicurati i medesimi percorsi diagnostico-terapeutici e livelli di assistenza, grazie alla condivisione di procedure cliniche comuni e vi operano Professionisti Psichiatri Psicologi Infermieri Assistenti Sociali Educatori Professionali Personale per l’assistenza di base Tutte le indicazioni degli 11 ambulatori presenti sul territorio e dell’assistenza che garantiscono con relativo indirizzo si trovano su Carta dei Servizi http://www.ausl.bologna.it/eauslbo/applications/cart_serv/getFile?url=/PDF/Carte/CENTRO%20DI%20SALUTE%20MENTALE%20.pdf. Come si accede agli ambulatori . Il cittadino può accedere direttamente al Centro di Salute Mentale di pertinenza territoriale (senza ricorso al CUP) contattando il personale dell'unità operativa che fissa l'appuntamento della visita comunicando il nome dello specialista, l'eventuale costo, le modalità di pagamento della prestazione ed ulteriori informazioni necessarie. Esistono inoltre i gruppi di auto –mutuo aiuto: non siamo soli con il problema Nei gruppi di auto-mutuo-aiuto si incontrano persone con vissuti e difficoltà simili. Questi incontri permettono di uscire dall’isolamento, favoriscono lo scambio di informazioni utili sull’argomento e sulle esperienze maturate e offrono sostegno grazie alle varie competenze dei partecipanti. I gruppi di auto-mutuo-aiuto sono caratterizzati dalla volontà di gestire autonomamente la propria situazione e
la ricerca delle soluzioni. Con il sostegno degli altri membri del gruppo è possibile formulare e perseguire attivamente nuovi obiettivi per il futuro. Viviamo situazioni difficili: nessun motivo di vergognarsi, nessun motivo di nascondersi, ma un motivo per cercare aiuto
Includere nel decreto Colf badanti e caregiver familiari per i quali c'è il Fondo
Alessandra Servidori
Includere anche colf e badanti nel Cura Italia : fondamentale per le famiglie e per le stesse lavoratrici.E si mettano d'accordo in Parlamento e subito per varare il Fondo per i caregiver familiari! E i Sindacati diano ascolto ai familiari .Con il Fondo ( 25 milioni all'anno dal 2018 che sono fermi!) si devono aiutare i familiari che hanno disabili!
"Per i lavoratori domestici - sottolineano sindacati e aziende - non sono previsti ammortizzatori sociali in deroga in caso di sospensione del rapporto di lavoro, rendendoli così lavoratori più discriminati davanti a questa crisi emergenziale, senza un reddito per un lungo periodo".
Le parti mettono in risalto l'alto tasso di irregolarità dei rapporti di lavoro nel settore che nel 2018 ha raggiunto quota 58% con 859.233 lavoratori domestici regolari (53% colf e 47% badanti) a fronte di circa 2 milioni di lavoratori domestici presenti nelle famiglie italiane. Una componente che, complessivamente, produce circa l'1,3% del Pil (18,96 miliardi di euro di valore aggiunto) e che consente allo Stato di risparmiare 6,7 miliardi per la cura e il ricovero degli anziani in strutture ad hoc, costi sostenuti dalle famiglie italiane per complessivi 7,3 miliardi di euro all'anno tra retribuzioni, tfr e contributi. Le parti aggiungono che "circa il 71,4% del settore è costituito da lavoratori immigrati" e molti di questi "sono privi di una rete familiare sul territorio. La paura del contagio, lo smart working e le difficoltà negli spostamenti stanno mettendo in ginocchio il settore spingendo le famiglie ad interrompere il rapporto di lavoro coi propri collaboratori". Inoltre, concludono, "molti lavoratori domestici in regime di convivenza stanno perdendo il lavoro, la retribuzione e anche il vitto e l'alloggio previsto dal contratto, con l'impossibilità di tornare nei Paese di origine a causa delle chiusure delle frontiere".
Virus : se non ci informano lo facciamo noi
Alessandra Servidori - Se non ci informano lo facciamo noi. Dati scientifici e non opinioni sul virus che porta la corona in testa.
POSITION PAPER Relazione circa l’effetto dell’inquinamento da particolato atmosferico e la diffusione di virus nella popolazione. Società Italiana di Medicina Ambientale(SIMA) ,l’Università di Bologna e di Bari.
La SIMA,l’Università di Bologna e di Bari hanno compiuto una ricerca della quale riportiamo i dati più sensibili per capire la genesi e le cause di questa emergenza virologica.
ELEMENTI DI CONOSCENZA SCIENTIFICA Riguardo agli studi sulla diffusione dei virus nella popolazione vi è una solida letteratura scientifica che correla l’incidenza dei casi di infezione virale con le concentrazioni di particolato atmosferico (es. PM10 e PM2,5) . È noto che il particolato atmosferico funziona da carrier, ovvero da vettore di trasporto, per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. I virus si “attaccano” (con un processo di coagulazione) al particolato atmosferico, costituito da particelle solide e/o liquide in grado di rimanere in atmosfera anche per ore, giorni o settimane, e che possono diffondere ed essere trasportate anche per lunghe distanze. Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Il tasso di inattivazione dei virus nel particolato atmosferico dipende dalle condizioni ambientali: mentre un aumento delle temperature e di radiazione solare influisce positivamente sulla velocità di inattivazione del virus, un’umidità relativa elevata può favorire un più elevato tasso diffusione del virus cioè di virulenza. Nel caso di precedenti casi di contagi virali, le ricerche scientifiche hanno evidenziato alcune caratteristiche della diffusione dei virus in relazione alle concentrazioni di particolato atmosferico. Di seguito alcuni risultati e conclusioni:
- (2010) l’influenza aviaria può essere veicolata per lunghe distanze attraverso tempeste asiatiche di polveri che trasportano il virus. I ricercatori hanno dimostrato che vi è una correlazione di tipo esponenziale tra le quantità di casi di infezione (Overall Cumulative Relative Risk RR) e le concentrazioni di PM10 e PM2.5 (μg m-3)
-(2016) esiste una relazione tra la diffusione del virus respiratorio sinciziale umano (RSV) nei bambini e le concentrazioni di particolato. Questo virus causa polmoniti in bambini e viene veicolato attraverso il particolato in profondità nei polmoni. La velocità di diffusione del contagio (Average RSV positive rate %) è correlata alla concentrazione di PM10 e PM2.5 (μg m-3)
-(2017) il numero di casi di morbillo su 21 città cinesi nel periodo 2013-2014 varia in relazione alle concentrazioni di PM2.5. I ricercatori dimostrano che un aumento delle concentrazioni di PM2.5 pari a 10 μg/m3 incide significativamente sull’incremento del numero di casi di virus del morbillo (6). I ricercatori suggeriscono di ridurre le concentrazioni di PM2,5 per ridurre la diffusione dell’infezione.
-(2020) uno dei maggiori fattori di diffusione giornaliera del virus del morbillo in Lanzhou (Cina) sono i livelli di inquinamento di particolato atmosferico (7). In relazione all’evidenza che l’incidenza del morbillo sia associata all’esposizione a PM2.5 ambientale in Cina, i ricercatori suggeriscono che politiche efficaci di riduzione dell’inquinamento atmosferico possono ridurre l’incidenza del morbillo.
Sulla base di questa sintetica introduzione e rassegna scientifica, storicamente ricostruita, si può quindi dedurre che il particolato atmosferico (PM10, PM2.5) costituisce un efficace vettore per il trasporto, la diffusione e la proliferazione delle infezioni virali.
UNA PRIMA ANALISI SULLA DIFFUSIONE DEL COVID-19 IN ITALIA IN RELAZIONE AI SUPERAMENTI DEI LIMITI DI PM10. Per valutare una possibile correlazione tra i livelli di inquinamento di particolato atmosferico e la diffusione del COVID-19 in Italia, sono stati analizzati per ciascuna Provincia: - i dati di concentrazione giornaliera di PM10 rilevati dalle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA) di tutta Italia. Sono stati esaminati i dati pubblicati sui siti delle ARPA relativi a tutte le centraline di rilevamento attive sul territorio, considerando il numero degli eventi di superamento del limite di legge (50 μg m-3) per la concentrazione giornaliera di PM10, rapportato al numero di centraline attive per Provincia (n° superamenti limite PM10 giornaliero/n° centraline Provincia) - i dati sul numero di casi infetti da COVID-19 riportati sul sito della Protezione Civile (COVID-19 ITALIA) In particolare si evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo 10 Febbraio-29 Febbraio e il numero di casi infetti da COVID-19 aggiornati al 3 Marzo (considerando un ritardo temporale intermedio relativo al periodo 10-29 Febbraio di 14 gg approssimativamente pari al tempo di incubazione del virus fino alla identificazione della infezione contratta).
Si evidenzia una relazione lineare (R2=0,98), raggruppando le Province in 5 classi sulla base del numero di casi infetti (in scala logaritmica: log contagiati), in relazione ai superamenti del limite delle concentrazioni di PM10 per ognuna delle 5 classi di Province (media per classe: media n° superamenti lim PM10/n° centraline Prov.) L’analisi sembra indicare una relazione diretta tra il numero di casi di COVID-19 e lo stato di inquinamento da PM10 dei territori, coerentemente con quanto ormai ben descritto dalla più recente letteratura scientifica per altre infezioni virali. La relazione tra i casi di COVID-19 e PM10 suggerisce un’interessante riflessione sul fatto che la concentrazione dei maggiori focolai si è registrata proprio in Pianura Padana mentre minori casi di infezione si sono registrati in altre zone d’Italia.
Considerando il tempo di latenza con cui viene diagnosticata l’infezione da COVID-19 mediamente di 14 giorni, allora significa che la fase virulenta del virus, che stiamo monitorando dal 24 febbraio (dati della Protezione Civile COVID-19) al 15 Marzo, si può posizionare intorno al periodo tra il 6 febbraio e il 25 febbraio. Le curve di espansione dell’infezione nelle regioni presentano andamenti perfettamente compatibili con i modelli epidemici, tipici di una trasmissione persona/ persona, per le regioni del sud Italia mentre mostrano accelerazioni anomale proprio per quelle ubicate in Pianura Padana in cui i focolai risultano particolarmente virulenti e lasciano ragionevolmente ipotizzare ad una diffusione mediata da carrier ovvero da un veicolante. Le fasi in cui si evidenziano questi effetti di impulso ovvero di boost sono concomitanti con la presenza di elevate concentrazioni di particolato atmosferico che in regione Lombardia ha presentato una serie di andamenti oscillanti caratterizzati da tre importanti periodi di sforamenti delle concentrazioni di PM10 ben oltre i limiti ( esempio Provincia di Brescia).
Tali analisi sembrano quindi dimostrare che, in relazione al periodo 10-29 Febbraio, concentrazioni elevate superiori al limite di PM10 in alcune Province del Nord Italia possano aver esercitato un’azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia in Pianura Padana che non si è osservata in altre zone d’Italia che presentavano casi di contagi nello stesso periodo. A questo proposito è emblematico il caso di Roma in cui la presenza di contagi era già manifesta negli stessi giorni delle regioni padane senza però innescare un fenomeno così virulento. Oltre alle concentrazioni di particolato atmosferico, come fattore veicolante del virus, in alcune zone territoriali possono inoltre aver influito condizioni ambientali sfavorevoli al tasso di inattivazione virale. Il gruppo di lavoro sta approfondendo tali aspetti per contribuire ad una comprensione del fenomeno più approfondita. CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI Si evidenzia come la specificità della velocità di incremento dei casi di contagio che ha interessato in particolare alcune zone del Nord Italia potrebbe essere legata alle condizioni di inquinamento da particolato atmosferico che ha esercitato un’azione di carrier e di boost. Come già riportato in casi precedenti di elevata diffusione di infezione virale in relazione ad elevati livelli di contaminazione da particolato atmosferico, si suggerisce di tenere conto di questo contributo sollecitando misure restrittive di contenimento dell’inquinamento.
NOI ONORATI DEL RICORDO DI MARCO BIAGI
ALESSANDRA SERVIDORI IL RESTO DEL CARLINO 19 MARZO 2020
La rilettura degli insegnamenti di Marco Biagi in questi giorni di clausura coatta mi è particolarmente congeniale nel connettere le sue osservazioni di eccellente pragmatico studioso con la realtà che viviamo nel mondo del lavoro al quale lui dedicò la sua opera e la sua vita. A livello universitario stiamo operando per la definizione di profili professionali interdisciplinari per far fronte alla richiesta di innovazione di una economia in affanno e a un mercato del lavoro bloccato. Per Marco Biagi, infatti, "non si può studiare il profilo giuridico del mondo del lavoro senza aver riguardo anche ai contributi offerti dalle altre materie. La conoscenza del dato legale è pura astrazione accademica finché non viene calata nella realtà economica e sociale in cui la regola è chiamata ad operare" (Una rivista che si rinnova, in Diritto delle relazioni industriali, XII (2002), p. 3). Per Biagi lo studio del diritto del lavoro non è l’analisi di un corpo normativo da conservare gelosamente, ma anzi l’apparato giuridico-concettuale non deve essere un freno, un ostacolo al dialogo e alla comprensione dei problemi reali del mondo del lavoro, ma solo un punto di partenza – sia pure obbligato – nella sua opera di riforma della legislazione del lavoro. Per Marco Biagi "è buona regola, prima di formulare le proposte concrete e dettagliate di tipo legislativo, presentare in forma di studio, con opzioni aperte, un programma che possa raccogliere suggerimenti, contributi e consigli da parte dei vari interlocutori" (Biagi, Libro bianco sul mercato del lavoro, presentazione alla consulta dell’Ufficio delle politiche sociali e del lavoro, Roma 25 gennaio 2002). Alla luce di quello che sta accadendo oggi in materia di finanziamento dei sostegni sociali per una economia in grande difficoltà, è necessaria una forte alleanza per individuare i settori in maggior difficoltà e dunque come correttamente estendere i livelli minimi di tutela a tutte le forme di lavoro, comprese quelle atipiche e occasionali, prive di adeguate garanzie, mentre dall’altro circoscrivere e rendere più moderne le tecniche di protezione del lavoro subordinato, per sostenere tutti i tipi di lavori, anche quelli più atipici, rivedendo decisioni non solo dispendiose come il reddito di cittadinanza e quota 100 non più in sintonia con l’emergenza, ma soprattutto una più moderna organizzazione del lavoro e prevedendo anche degli interventi capaci di governare i mestieri emergenti nella società basata sulla conoscenza e l’applicazione concreta. Di Marco Biagi oggi si onora il suo sacrificio ispirandosi ai suoi insegnamenti così come fanno diverse realtà accademiche italiane, ancora impegnate nell’azione di modernizzazione del mercato del lavoro che ha sempre guidato la sua vita.
ALESSANDRA SERVIDORI *Docente Politiche del lavoro Unimore
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Alessandra Servidori MARCO BIAGI decenni di studio ,proposte e attualità di un giuslavorista amico e geniale.
IL DIARIODELLAVORO
Noi non dimentichiamo. Sono 18 anni che ci manca l’amico professore Marco Biagi massacrato dalle brigate rosse per difendere il lavoro. In queste ore leggendo i provvedimenti che il Governo ha adottato per fronteggiare il virus pestilenziale siamo più che mai certi che se avessimo anche solo applicato gli studi del giuslavorista saremmo, sul piano dell’emergenza economica e del mercato del lavoro sicuramente meno in affanno. Il rapporto con l’Europa e le politiche industriali erano il viatico per l’innovazione ,la partecipazione dei lavoratori ,le tutele per tutti i rapporti di lavoro uguali sia per il lavoro dipendente privato pubblico autonomo, auspicando finanche uno statuto dei lavori che non abbiamo mai realizzato. E invece ritroviamo nel decreto cd Cura Italia ( il titolo sembra un dileggio!)le solite differenze di trattamento tutela de lavoro e dei redditi da lavoro, e c’è ancora molto da fare riguardo il lavoro autonomo e le anticipazioni della cassa integrazione. Sono inaccettabili i 600 euro una tantum per il lavoro autonomo, così come è inaccettabile che la durata di questa provvidenza sia limitata a un mese: dovrebbe avere quanto meno la stessa estensione della cig.La parte riguardante il fisco scritta così sembra una partita di giro ,ovvero, rinvio di qualche mese per i piccolissimi e per tutti gli altri nulla.Per esempio le strutture più deboli come gli enti del terzo settore che sono la parte operativa del welfare non hanno esenzioni ma solo sospensioni e significa per loro non aver ossigeno per assistere i più deboli e dare ai loro operatori socio sanitari lo stipendio . Nelle prime bozze del decreto inoltre erano stati previsti aiuti ai cargiver sbloccando così in parte il Fondo ostaggio di un testo di legge di Nocerino in discussione sofferta al Senato ma poi, nel Testo definitivo anche se solo erano stati previsti 500 mila euro( che badate bene significava 41 euro al mese per i parenti che assistono i disabili e dunque una inezia), sono spariti anche quelli. Il problema non è l’entità delle risorse messe a disposizione, ma la capacità di spendere e spendere bene. In ogni caso, questo non può essere l’unico decreto ma nell’arco di un paio di settimane, entro un mese al massimo, deve essere seguito da un altro di correzione necessaria del primo. Sarà, quindi, fondamentale il passaggio parlamentare da subito per integrazioni, miglioramenti e modifiche ,inoltre serve più coraggio e chiarezza anche rispetto le banche e la liquidità, stiamo a vedere perché tutto dipende dall’atteggiamento del sistema creditizio nei confronti del mondo delle imprese: se sarà generoso e lungimirante, neutrale oppure, miope. E a questo proposito anche il rapporto con la Bce e l’Europa è fondamentale. Marco Biagi ci ha insegnato che già da allora le trasformazioni sociali ed economiche in corso pongono al mondo del lavoro nuove sfide e la necessità di individuare nuove idee su misure e interventi da mettere in agenda nella nuova legislatura dell’Unione: qualità dell’occupazione, mobilità transnazionale dei lavoratori, parità di genere, formazione e sviluppo delle competenze, il ruolo dei servizi pubblici per l’impiego e la regolazione delle nuove forme di lavoro. Lui era convinto, e se ne assunse la responsabilità fino alla morte, di focalizzare l’attenzione dei decisori politici e delle parti sociali europee anche sui possibili percorsi di rilancio della dimensione sociale dell’Unione Europea, soprattutto in occasione dei piani di azione e proprio quest’anno abbiamo di fronte il passaggio cruciale del 2020, in cui verrà a scadenza il piano d’azione “Europa 2020” che ha guidato le istituzioni comunitarie nell’ultimo decennio. Nel tempo trascorso dalla morte di Biagi è cambiato tutto nel mondo e in Europa, ma le idee del giuslavoratista restano di stretta attualità. È stato un autentico riformatore che aveva colto con grande acume e lungimiranza da una parte le trasformazioni economiche e del mondo del lavoro, e dall’altra la necessità di una maggiore adattabilità della contrattazione alle esigenze della produzione ponendo sempre al centro la persona umana, i suoi diritti, la dignità del lavoro. Biagi riteneva che il problema fosse – e lo è ancora oggi – l’insufficienza di strumenti per migliorare l’occupatibilità delle persone a partire dalle politiche attive del lavoro e dai servizi per l’impiego. La sua visione manifestava costantemente una forte sensibilità verso le ragioni del lavoro, la continua ricerca per trovare delle soluzioni in grado di dare prospettiva al lavoro, era consapevole di quanto sia fondamentale promuovere processi reali in grado di creare lavoro con una costante attenzione ai corpi intermedi, nei quali le parti si devono confrontare. Era portatore di una grande modernità. Marco aveva previsto come non fosse facile prevedere un allontanamento tra gli estremi nel mercato del lavoro causato dalla finanziarizzazione dell’economia. Se oggi si vuole proteggere il lavoratore , il capitale scappa. Le multinazionali approfittano più degli altri di questa situazione ma sono paralizzate anche le politiche dei governi che non possono proporre un tipo di tassazione che rischia di far scappare anche i capitali minori. I Paesi europei divisi, sono troppo piccoli per entrare nei grandi settori mondiali dominati da aziende cinesi o statunitensi. Ci manca la produzione certo, ma anche la dignità e la partecipazione alla società di queste persone. E soprattutto al Professor Biagi aveva nelle priorità ciò che riguardano i giovani e le donne, categorie ulteriormente svantaggiate. Purtroppo anche la visione di sussidiarietà di Biagi stenta ancora ad essere sviluppata , significa che quanto può essere fatto a livello locale lo si deve fare a livello locale ma i grandi problemi come innovazioni scientifiche, regole del commercio, difesa, devono essere pensati a livello continentale. Marco voleva recuperare il volto dell’Europa È evidente che l’Unione europea è incompiuta, ma piuttosto acceleriamo la costruzione di quanto manca e custodiamo la memoria di quanti, come Biagi, hanno creduto nell’Europa.
https://www.ildiariodellavoro.it/adon.pl?act=doc&doc=75057#.XnFJD_3zszo.gmail
IL CURA ITALIA LASCIA SOLE le famiglie
ALESSANDRA SERVIDORI IL CURA ITALIA LASCIA SOLE LE FAMIGLIE CON PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI
l decreto Cura Italia non riconosce la cassa integrazione in deroga a questo settore, mettendo a rischio licenziamento due milioni di persone.
Il governo lascia scoperto chi ha più bisogno e cioè una categoria professionale che in Italia conta circa due milioni di lavoratori: quella di colf, badanti e babysitter che sono il braccio destro delle famiglie. Nel testo del decreto (articolo 22, comma 2), questo genere di impieghi è esplicitamente escluso dall’utilizzo della cassa integrazione in deroga, reintrodotta e rafforzata per gli altri dipendenti.
Cosa devono fare allora le famiglie che hanno assunto una colf, una badante o una babysitter? In teoria, dovrebbero continuare a pagarle anche se – a causa dell’emergenza coronavirus – non si avvalgono più dei loro servizi. Il problema è che spesso questo non è possibile, anche perché in molti casi le stesse famiglie hanno subito un calo significativo delle entrate.
Anche il reddito di ultima istanza, creato dal decreto Cura Italia e finanziato con 300 milioni, rischia di essere una strada impraticabile se sarà confermato il limite di reddito a 10mila euro, che viene superato da molte colf, badanti e babysitter.
L’unica soluzione sarebbe quindi l’interruzione del rapporto di lavoro. Ma è chiaro che una pioggia di licenziamenti in questo settore avrebbe conseguenze drammatiche, visto che colf, badanti e babysitter (per il 90% donne e per il 66% straniere) rappresentano già una categoria poco tutelata. Alcune possono prendere le ferie forzate o i permessi (retribuiti e non). Inoltre, colf e babysitter (ma non le badanti) possono chiedere all’Inps se hanno figli under 12 e allora possono avere il congedo parentale. Ma dobbiamo sapere che l’esclusione delle badanti rischia di essere particolarmente problematica, visto che le residenze per anziani e disabili sono state chiuse come misura anti-contagio.
Tutte le lavoratrici del settore, in ogni caso, incasseranno dallo Stato il premio di 100 euro se hanno lavorato a marzo.
Dal punto di vista delle famiglie, l’unica notizia positiva è che il termine per il pagamento dei contributi Inps e Inail è slittato dal 10 aprile al 10 giugno. Rimangono oltre tutto senza nessun riconoscimento e aiuto i caregiver familiari,con il Fondo previsto dalla legge del 2017 che è congelato inutilizzato per ostilità tra i partiti della maggioranza che vogliono approvare un ddl presentato dalla Sen.Nocerino senza nessuna modifica che invece chiedono giustamente le associazioni familiari per identificare il numero e le modalità di distribuzione del Fondo.Una resistenza inutile dannosa e punitiva per chi assiste i disabili 24 ore su 24
DISABILI :CHI ? Lettera aperta al Governo Conte
Alessandra Servidori DISABILI : CHI ?
Lettera aperta al Governo Conte
Al primo decreto approvato dal governo il 22 febbraio per fronteggiare il rischio della diffusione del Coronavirus non sono seguite indicazioni o altri decreti che abbiano considerato la disabilità e come essa ha concretamente un impatto specifico su alcune condizioni che riguardano le persone e le famiglie . Uomini donne bambini in carne ed ossa. Tra i principali punti del decreto, ve ne sono alcuni che sono gravi dimenticanze. Riguardano la sospensione di attività pubbliche e private, con l’eccezione dei servizi essenziali e di pubblica utilità che ovviamente rientrano tra quelle dirette a garantire l’assistenza alle persone con disabilità. Tra i servizi essenziali rientrano i cosiddetti Centri diurni per disabili, i quali però a causa della natura delle prestazioni erogate sono caratterizzati da un alto tasso di frequentazione (operatori, familiari e soggetti terzi). Le persone con disabilità, specie intellettive e del neurosviluppo, non sempre sono in grado di assumere comportamenti consapevoli e idonei a evitare o ridurre i rischi di contagio. Trattandosi, inoltre, di persone con particolari patologie, correlate alla loro disabilità, rappresentano una popolazione maggiormente esposta al contagio.Inoltre è chiaro che lo stato di emergenza che comporta l’adozione di misure straordinarie, di “quarantena”, sta indebolendo la rete di assistenza, supporto e protezione destinata alle persone con gravi disabilità o con forme di non autosufficienza che vivono al proprio domicilio. La verità è che l’urgenza non ha tenuto neanche conto delle priorità che comunque scattavano evidenti : la prima è che nonostante il Presidente Conte abbia tenuto per se la delega alla disabilità ,non dà risposte concrete ai 7 milioni e mezzo di disabili . Così nonostante si sia chiesto un decreto correttivo per i cittadini disabili questo non è stato fatto. A tutt’oggi. Anzi bisognava emanare provvedimenti a garantire la salute delle persone, anche e soprattutto quelle con disabilità, attraverso il rafforzamento dei servizi, anche domiciliari, loro dedicati.E invece riscontriamo che mancano i presidi sanitari per gli operatori (mascherine, camici, cuffie,guanti eccc) e che gli operatori in questo periodo NON hanno avuto indicazioni di come difendersi dall’aggressione del virus e quando si presentano nelle abitazioni per prestare il servizio previsto spesso hanno dei dinieghi comprensibili dalle famiglie perché hanno paura di essere infettati. Dunque non è raro che compilino il modulo dell’avvenuta prestazione senza aver avuto la possibilità o la volontà di svolgerla. Inoltre l’ultimo decreto di Conte quello di 24 ore fa, ha compiuto l’ennesimo sgarro nei confronti delle organizzazioni ed enti fondamentali che prestano la loro opera per le persone disabili e gravi allettate al domicilio. E per fare un esempio concreto Ant che opera in tutta Italia . Nel decreto CAPO I ART. 5 (Sospensione dei termini per il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria) si fa erroneamente riferimento ai comuni individuati al 1 Marzo 2020 , e si dice che sono sospesi i termini relativi agli adempimenti e ai versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria in scadenza nel periodo dal 23 febbraio 2020 al 30 aprile 2020. MA l’allegato 1 al 1 marzo indica SOLO QUELLI DELLA LOMBARDIA E ADESSO E’ TUTTA ITALIA !!!!! NON solo non SI SONO ADOTTATI provvedimenti per recuperare i mancati introiti, attraverso sgravi fiscali e contributivi definitivi. Altrochè sospesi : diversamente gli enti come ANT per compensare il danno da minori entrate, dovrebbe procedere ad una riduzione di costi che inevitabilmente riguarderanno il personale, il che smentisce Gualtieri e Conte in merito al fatto che nessuno deve perdere il proprio posto di lavoro a causa del Coronavirus. BISOGNA CORREGGERE IL DECRETO AL CAPO I : devono aggiungere e richiedere per gli enti non profit un azzeramento per l’intero anno 2020 delle imposte e contributi:• Ires • Irap.• Tributi locali (Imu, Tari ecc.)• Contributi previdenziali Inps sui redditi da lavoro dipendente, sia per la quota a carico dei lavoratori, sia per la quota a carico dell’ente • Ritenute Irpef, addizionali regionali e comunali sui redditi da lavoro dipendente. E AL CAPO II Fondo salariale o cassa integrazione devono aggiungere come beneficiari dei sussidi i lavoratori degli Enti no profit. DIVERSAMENTE IL Governo avrà massacrato il sistema che è il vero welfare che resiste. Inoltre c’è il problema dei caregiver familiari di cui ci siamo a lungo occupati. E dei quali continuiamo a occuparci. Riassumendo. La precedente legislatura si è conclusa con un nulla di fatto rispetto all’attesa norma sui caregiver familiari nonostante all’esame del Senato vi fossero disegni di legge sottoscritti dalla maggioranza dei senatori eletti. La previsione di uno specifico fondo in legge di bilancio per il 2018 aveva un sapore meramente consolatorio in assenza di una specifica disposizione tanto attesa da milioni di persone e famiglie. Nella legislatura corrente sullo stesso tema sono stati depositati diversi disegni di legge. I testi sono all’analisi della 11a Commissione Lavoro del Senato. Una sintesi sufficientemente condivisa è il Disegno di legge 1461 presentato alla fine dell’estate scorsa. Primo firmatario è la senatrice Nocerino ma l’atto è sottoscritto da tutte le forze politiche. In queste settimane è ripresa la discussione partendo proprio da quel disegno di legge, ma molti sono i dubbi e le perplessità espresse dalle federazioni e da altre organizzazioni. Se pure la struttura generale del disegno appare congruente, vi sono lacune, aspetti da correggere, elementi da enfatizzare e rafforzare. Con il consueto senso civico, ma anche con la determinazione di chi responsabilmente rappresenta le persone con disabilità e loro famiglie, le associazioni familiari hanno formalmente inviato alla Commissione una memoria in cui si avanzano puntuali richieste di integrazione. Migliorare quel testo, rendere esigibili nuovi diritti e servizi, garantire coperture assicurative, previdenziali e di malattia a chi si dedica alla cura dei propri familiari con disabilità, migliorarne realmente la qualità della vita: questi gli elementi portanti delle articolate proposte avanzate alla Commissione. La proposta determinante è di perfezionare la definizione stessa di caregiver, in modo da circoscrivere e qualificare la platea orientandosi su chi presta assistenza in modo intenso e continuativo. Si elencano nel dettaglio quei servizi e supporti che ci si attende vengano garantiti dalle politiche sociali e sanitarie con l’obiettivo di consolidarli nei Livelli Essenziali dell’Assistenza. Ancora, la proposta rafforza le altrimenti limitatissime coperture previdenziali e introduce misure di tutela assicurativa e per malattie, infortuni e tecnopatie. Si tenta operativamente e concretamente di regolare (anche per evitare eccessivi decreti applicativi) le modalità di accesso sia al centrale riconoscimento dello status di caregiver familiare che alla fruizione dei benefici, garantendo e contemperando sia esigenze di natura civilistica che di regolarità amministrativa, rifuggendo sovraccarichi burocratici. .Oltre tutto il Fondo previsto dalla legge del 2017 da 20 milioni all’anno è stato implementato a 25 milioni all’anno ma senza decreto attuativo le risorse rimangono congelate. E da tre anni che il Fondo ha accumulato 75 milioni. Ora nell’ultimo decreto Conte la decisione che è stata adottata senza regolamento,è di dare ai caregiver di cui non si ha a disposizione il numero e dunque la platea beneficiaria, 500 euro ad ognuno.Ma chi ?e quando e per quanto e come?La verità è che proprio in questo periodo in cui le persone con disabilità molto spesso sono anche immunodepresse e talvolta non in grado di praticare le norme igieniche diffuse dal Ministero della Salute, la situazione è drammatica. Parliamo di persone che possono avere difficoltà a lavarsi le mani da sole, figuriamoci starnutire nel gomito. Persone fragilissime, di cui la politica ,purtroppo, si ricorda a ridosso delle campagne elettorali. . Le idee di inclusione sono svanite? bisognerebbe che qualcuno si svegliasse e si occupasse di queste discriminazioni perpetuate. Passata poi l’emergenza Coronavirus, ricordiamo che il sistema sanitario nazionale destina mensilmente alle famiglie con a carico una persona disabile circa 43 euro di accessori medicali, a fronte dei 14 euro che in media costa un pacco di pannoloni a mutanda da 10 pezzi. L’incontinenza, fisica e verbale, costa.
Alessandra Servidori DISABILI : CHI ? Lettera aperta al Governo Conte
Miracoli del virus con la corona in testa
Alessandra Servidori
Miracoli del virus con la corona in testa
Una delle novità che ci porta in dono questa pandemia è la riscoperta,in questi giorni di scoramento, della verità della fede. Che come si sa se c’è , c’è se non c’è non c’è.Ma a volte la puoi trovare . E mentre San Pietro è in quarantena con il Vaticano sbarrato e le messe sospese, Papa Francesco se pur raffreddato e plasticamente indebolito continua alle condizioni date a farsi sentire e magari anche a consolarci dalla disperazione di non sapere se e come avrà fine questo flagello. E così ai tempi del virus infame saggiamente si pensa di non procedere alle processioni – a volte invocate stupidamente perché si sa che la virosi esplode negli assembramenti- e la Chiesa si è scoperta il motore globalizzante della vicinanza attraverso una miriade di iniziative di impatto via etere : Il Cardinale di Bologna Zuppi sforna addirittura decreti e li accompagna con funzioni via skipe o via internet ,via tv locali, via radio, con parole poco teologiche molto semplici ma di alto impatto;il Cardinale di Milano sale sul Duomo e invoca la Madonnina perché interceda per noi ,e il prete veneto di campagna spolvera la sua scalcagnatissima Ape e ci mette sopra la statua sacra ,a misura d’uomo, e percorre strade e viottoli per benedire la popolazione. La macchina organizzatissima della Caritas si potenzia per le persone in difficoltà e sui cellulari si scoprono messaggi come quello di un gruppo di studenti calabresi che scrive biglietti ai condomini anziani per mettersi a disposizione per aiutarli sottolineando la parola gratuitamente. Insomma il virus mette in evidenza che tra le cittadine e i cittadini italiani scorre di nuovo , come ben detto e scritto dal Manzoni , sia l’abisso e la conflittualità del cuore umano e la ricerca nella speranza della provvidenza di Dio, ma anche una solidarietà cristiana veramente straordinaria soprattutto tra i giovani . E non ci sono solo quelli che con le loro leggerezze di gruppo e le loro sfide di bibitari rappresentano potenziali untori .Rileggere Manzoni è come nutrirsi e capire i comportamenti, le reazioni, le debolezze, le ottusità, le cecità delle persone, che sono simili a quelli di oggi, nonostante i secoli di storia il coronavirus è per molti come l’apocalisse una formidabile morale del male stringente e dunque un male antico di straordinaria attualità. La critica a una religione divenuta diplomazia al servizio delle varie corporazioni ha spesso ammorbato la Chiesa e si è affievolita quella forza dei cattolici per cui ogni cosa accade perché voluta da Dio per i suoi fini, anche se questi sono incomprensibili per la mente umana,e così la provvidenza è la soluzione che trova risposta nella grazia di Dio, percorrendo un tumulto di paure e sentimenti e crisi esistenziali e come scrive Manzoni … quando i mali vengono o per colpa o senza colpa la fiducia in Dio torna a fortificarsi e li rende utili per una vita migliore. Papa Francesco febbricitante ci manda il messaggio che la sofferenza e la morte che l’Italia, e non solo, vive è motivo di preghiera e di grande vicinanza umana . Ci ricorda che a fondamento del nostro vivere c’è una consolante certezza: Dio ci ama e in Gesù ha dato la sua vita per noi. Così ci suggerisce e ci esorta e non solo i fedeli a leggere e meditare la Bibbia, perché - come diceva San Girolamo - “l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”.Occorre riscoprire l’importanza fondamentale di una Parola che cambia concretamente la vita. In questo caso, comunque, aiuta.
IL VIRUS E L'EUROPA
QUI EUROPA
Il nuovo virus e il ruolo dell’Ue www.ildiariodellavoro.it
Siamo in piena emergenza sia in Europa che nel resto del mondo e vale la pena “ripassare” con l’auspicio che ci siano provvedimenti urgenti per gli stati ue e non solo le raccomandazioni televisive di David Sassoli, Presidente del Parlamento, per seri e univoci provvedimenti in materia di salute,poiché l’art Articolo 168- Trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede “Nella definizione e nell'attuazione di tutte le politiche ed attività dell'Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana”.Sappiamo bene che la responsabilità di organizzare e fornire cure sanitarie e sicurezza sociale appartiene in primo luogo ai governi nazionali. Il ruolo dell’UE è quello di integrare e sostenere gli stati membri negli sforzi per la salute degli europei, riducendo le disuguaglianze e tendendo a un’Europa che sostenga ancora di più i diritti sociali. Gli sviluppi del mercato del lavoro e la libera circolazione di persone e beni nel mercato interno richiedono un coordinamento delle politiche pubbliche della sanità.
Le politiche Ue per la sanità hanno aiutato i paesi a mettere le risorse in comune e ad affrontare sfide comuni come la resistenza antimicrobica, l’incidenza di malattie croniche prevenibili e l’impatto che ha avuto l’allungamento dell’aspettativa di vita sui sistemi sanitari. L’UE pubblica raccomandazioni agli stati membri, sviluppa e approva leggi e standard per proteggere i cittadini, sia per quanto riguarda prodotti e servizi (medicinali, dispositivi medici, dispositivi medici elettronici) sia i pazienti (regole sui diritti dei pazienti alle cure nei paesi UE).Questo lavoro europeo per la salute dei cittadini è finanziato dal programma UE per la salute, che incoraggia la cooperazione e promuove strategie per una buona salute e un efficiente sistema sanitario.
Il terzo programma dell'UE per la salute (2014-2020) aveva e ancora ha un budget di €450 milioni. Il programma promuove l’integrazione di stili di vita sani attraverso “la salute in tutte le politiche”, protegge i cittadini UE da gravi minacce sanitarie che si propagano oltre i confini nazionali, facilita l’accesso a cure sanitarie sicure e di qualità, contribuisce a creare sistemi sanitari sostenibili. Dal 2021 i finanziamenti legati alla sanità vengono integrati nel Fondo sociale europeo plus (FSE+) nel prossimo bilancio a lungo termine dell’Unione (2021-2027).Anche il programma Orizzonte 2020 per la ricerca, la politica di coesione dell’UE e il Fondo europeo per gli investimenti strategici offrono finanziamenti per le politiche sanitarie. Vi sono parecchie agenzie UE che si occupano di salute Agenzia europea dell'ambiente,Autorità europea per la sicurezza alimentare,Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro.
La Ue regola l’autorizzazione e la classificazione dei medicinali, grazie all’istituzione della reta europea di regolamentazione dei farmaci, una rete formata dall’Agenzia europea del farmaco, istituzioni nazionali e Commissione europea. Una volta che il farmaco è distribuito sul mercato, la sua sicurezza continua ad essere controllata. Ci sono regole UE specifiche sui farmaci destinati a bambini, sulle malattie rare, sui i prodotti per terapie avanzate e sulle sperimentazioni cliniche. Per restare al passo col progresso scientifico, migliorare la sicurezza e assicurare la trasparenza sono state adottate nel 2017 nuove regole sui dispositivi medici e i dispositivi medici per la diagnosi in vitro, come le valvole cardiache e le macchine da laboratorio. Le regole sull’uso della cannabis terapeutica variano da stato a stato. Nel 2019 il Parlamento ha chiesto un approccio comune a livello UE e finanziamenti adeguati alla ricerca.
Nella UE ogni cittadino può disporre della Tessera europea di assicurazione malattia per avere accesso all’assistenza sanitaria medicalmente necessaria e fornita dallo stato quando si trova temporaneamente in un altro paese UE. La Tessera offre la stessa copertura anche in Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Le cure mediche devono essere fornite alle stesse condizioni e agli stessi costi (il che in alcuni stati può significare gratuitamente) proposti ai residenti del paese in cui ci si trova. L’UE lavora per promuovere la salute e la prevenzione di malattie quali i tumori, le malattie mentali e le malattie rare e offre informazioni sulle malattie tramite il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).Il fumo è responsabile di quasi 700.000 morti all’anno nell’Unione. La direttiva dell’UE sul tabacco aggiornata, il cui obiettivo è rendere il fumo meno interessante per le giovani generazioni, è applicabile dal 2016.
La raccomandazione del Consiglio del 2009 sugli ambienti liberi dal fumo chiede agli stati membri di proteggere i cittadini dall’esposizione al fumo passivo nei luoghi pubblici e sul luogo di lavoro. Circa 30 milioni di europei sono colpiti da malattie rare e complesse. Per migliorare la diagnosi e le terapie, nel 2017 l’UE ha istituito le reti di riferimento europee. Queste 24 reti virtuali connettono esperti di diversi paesi che lavorano sui problemi comuni, ad esempio la sicurezza dei pazienti o la resistenza antimicrobica. La resistenza antimicrobica è purtroppo in aumento, a causa dell’abuso di antibiotici, dello scorretto smaltimento dei farmaci e della mancanza di alternative farmacologiche. è la causa di circa 33.000 morti all’anno nell’UE. Già il piano d’azione dell’UE del 2017 contro la resistenza antimicrobica mirava a promuovere la conoscenza del rischio e una migliore igiene oltre che a stimolare la ricerca. Un nuovo regolamento sulle medicine veterinarie è stato adottato dal Parlamento europeo nel 2018 per ridurre l’uso di antibiotici nell’allevamento e fermare la diffusione della resistenza dagli animali all’uomo.
In molti paesi UE si stanno riaffacciando malattie infettive che sono prevenibili tramite vaccino, come il morbillo, a causa di tassi di copertura vaccinale insufficienti. In una risoluzione adottata nel 2018, gli eurodeputati chiedono un miglior allineamento dei piani vaccinali in tutta Europa, più trasparenza e un acquisto congiunto per diminuire le spese. Il Parlamento europeo è particolarmente attento ai potenziali rischi per la salute e si è opposto ai progetti di autorizzazione di nuove piante geneticamente modificate (quali ad esempio alcuni tipi di soia).Nel 2019 il Parlamento europeo ha anche approvato una relazione per il miglioramento e l’uso sostenibile dei pesticidi e sostenuto la necessità di una commissione speciale per procedure di autorizzazione più trasparenti.La legislazione UE stabilisce gli standard minimi per salute e sicurezza sul posto di lavoro, lasciando liberi gli stati membri di applicare standard più elevati. Ci sono regole speciali sui macchinari, la protezione delle donne incinte e dei lavoratori giovani e sull’esposizione a sostanze potenzialmente pericolose come agenti cancerogeni e mutageni o il rumore elevato. La popolazione attiva europea invecchia e l’avanzamento dell’età pensionabile si traduce in nuove sfide per la sanità pubblica. Per far sì che i lavoratori con problemi cronici di salute o reduci da incidenti possano continuare a lavorare in sicurezza, il Parlamento europeo ha proposto nel 2018 misure per rendere i posti di lavoro più aperti grazie a programmi di formazione, condizioni di lavoro flessibili e un accompagnamento specifico per lavoratori vulnerabili.Per far in modo che tutti in Europa siano messi in condizione di partecipare alla vita sociale quotidiana, il Parlamento europeo ha approvato nel 2019 l’Atto europeo sull'accessibilità. Le nuove regole mirano a trasformare prodotti e servizi di uso comune, come i cellulari, i bancomat e i terminali per il check-in, in strumenti facilmente accessibili a persone con disabilità e agli anziani.
Questo e altro è stato sicuramente fatto a livello europeo. Però ora è necessario intervenire a livello di Unione Europea perchè i singoli trattati non prevedono una comune politica sanitaria che è rimasta di competenza dei singoli Stati. Una crisi come quella legata al Corona Virus, che coinvolge senza alcuna distinzione l’intero globo, pone agli occhi di tutti quanto sia limitante questa visione “nazionalistica” della sanità. Ogni Stato europeo ha deciso di promuovere motu proprio i controlli che riteneva più utili, e almeno sino ad ora, di non condividere appieno i dati . É da augurarsi che il Consiglio europeo, al quale partecipano i 27 Stati dell’Unione europea, faccia quei passi in avanti indispensabili per una politica sanitaria europea comune. I segnali purtroppo non sono positivi perché ci sono state furiose critiche al nostro Paese.Vero è che comunque l’Italia ove sarà necessario metterà a disposizione dei nostri partner europei le best practices sin qui adottate per affrontare questa emergenza. A livello di Consiglio europeo è urgente si superino quelle logiche nazionali che hanno sino ad ora relegato la politica sanitaria a una questione statuale.
Penso che il Parlamento Europeo abbia ben chiara questa cosa al di là degli schieramenti. L’unione dei popoli rappresenta il futuro dell’Europa: la tutela della salute sarà più forte e più efficace se ci sarà un impegno comune e se, nei momenti di difficoltà, non si lasceranno soli i singoli Stati. Un’emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo e che ha provocato enormi danni a livello sociale, economico e produttivo, non può essere affrontata con politiche restrittive di bilancio e con le visioni miopi che abbiamo visto “trionfare” in questi giorni in occasione della discussione sul bilancio pluriennale dell’Europa. Occorrono sforzi straordinari e fondi mirati per nuovi investimenti e per far ripartire una macchina che, solo in Italia, ha subito contraccolpi enormi in tutti i comparti: dal turismo alla produzione industriale. Il Commissario agli affari economici e finanziari dell’UE Paolo Gentiloni ha già posto attenzione su politiche più elastiche, ma è bene che dalle parole si giunga a fatti reali e concreti e che si ponga fine a divisioni e visioni misere come quelle di alcuni Paesi dell’Est e del Nord Europa.
Alessandra Servidori
09 Marzo 2020
8 marzo il sussidiario.net
ALESSANDRA SERVIDORI UN GOVERNO AMICO DELLE DONNE? No neanche nell'emergenza
Non c’è molto da festeggiare in questo Anno del Signore 2020, soprattutto per le italiane e le europee, l’8 marzo giornata dedicata alla Festa delle donne. Secondo Eurostat, il divario retributivo di genere (differenza tra i guadagni orari lordi medi dei dipendenti di sesso maschile e femminile in percentuale dei guadagni lordi maschili) è del 16%. E in questo purtroppo l’Italia è perfettamente allineata. Il divario retributivo di genere aumenta con l’età, mostrando l’impatto delle interruzioni di carriera che le donne sperimentano durante la loro vita lavorativa, in particolare a causa della maternità. Inoltre, la situazione peggiora quando le donne vanno in pensione poiché la loro pensione è – in conseguenza del divario retributivo di genere e delle condizioni di lavoro più precarie – circa il 40% in meno.
Chiaro allora che, se si vuole proporre una ricorrenza densa di significato e al passo coi tempi, non è possibile pensare a un modo solo di occuparsi della situazione e non perdersi d’animo. È necessario invece fare i conti con un panorama articolato che vede oggi l’emergenza occupazionale femminile più importante come mai, non solo per il virus infettante che ha bloccato l’economia, ma per la consapevolezza che se fino al 2008 timidi accenni al recupero di occupazione si erano fatti, oggi la globalizzazione e la tecnologia nel mercato del lavoro si trovano di fronte alla necessità di includere le persone e la componente umana ricoprire una posizione di assoluto rilievo, in quanto tutti i possibili sviluppi passano ancora dalla relazione interpersonale.
Succede che ai tempi del coronavirus si rilancia lo smart working e pare che imprese, banche, assicurazioni si stiano organizzando, ma l’Italia è fatta di uffici, negozi, servizi che non si possono svolgere da postazione remota. La possibilità di lavorare da casa, in realtà, pare facilitata da uno dei decreti attuativi pubblicati in Gazzetta Ufficiale, per affrontare l’emergenza sanitaria, che introduce l’eventualità di ricorrere al lavoro agile anche senza precisi accordi azienda-lavoratore. Ma con le scuole chiuse e con l’indicazione di proseguire ancora una terza settimana i figli soprattutto da 0 a 12 anni sono da accudire: lo sono normalmente ancora di più ora, posto che l’altra soluzione, ovvero il part-time, è poco adottato nelle aziende.
La gestione dei rapporti di lavoro in emergenza pone comunque problematiche e lo smart working non è la panacea, è una soluzione interessante ma non risolutiva per chi lavora a contatto con le persone. Lo smart working è una modalità di lavoro organizzativo e non è un telelavoro e basta e stanno emergendo tanti limiti, perché il metodo richiede comunicazione degli orari, situazione di sicurezza, quindi c’è un problema normativo e organizzativo che non si risolve semplicemente. Il fermo produttivo poi rischia di creare disoccupazione ulteriore e i dati Istat ci dicono sistematicamente che le prime a perdere l’occupazione sono le donne.
La verità è che anche prima del falcidiante virus eravamo e siamo ancora lontani da quella soglia del 60% di donne occupate che, secondo le stime della Banca d’Italia, produrrebbe in Italia un incremento del Prodotto interno lordo – a produttività invariata – del 9%. Non è semplice stabilire una relazione tra l’incremento del Pil e l’aumento dell’occupazione femminile, ma i dati sono in linea con quanto previsto dalla womenomics, secondo cui il lavoro femminile fa crescere l’economia e, dunque, favorire una maggiore integrazione delle donne nel mercato del lavoro risponde anche a principi di efficienza economica. Colmare il divario occupazionale di genere permetterebbe di superare il problema della sostenibilità delle pensioni sia direttamente, con l’aumento del tasso di occupazione (una maggiore quantità di forza lavoro farebbe scendere il rapporto tra pensionati e lavoratori, rendendo più sostenibile l’erogazione delle pensioni) che e indirettamente, attraverso l’aumento del tasso di fecondità.
In Europa dopo la direttiva sul work life balance c’è in generale aumento dell’investimento economico, legislativo e strategico programmatico da parte di alcuni Stati su questo tema (ma non ancora in Italia). Questo accade perché i Paesi membri si sono resi conto di dover affrontare alcune questioni cruciali al fine di equilibrare i pesi della bilancia nel tentativo di stabilire una maggiore eguaglianza di genere, specialmente in ottica occupazionale. La direttiva ha certamente il valore di introdurre misure che, coerentemente con la Strategia europea per l’occupazione Europa 2020, puntano a promuovere interventi che incidano sull’occupabilità dei soggetti, in particolare per quelli che hanno sulle spalle oneri di cura. La ministra della Famiglia ha promesso voucher per le babysitter e maggiori congedi parentali, ma – ammesso che il provvedimento arrivi in fretta – coglieranno le imprese il vantaggio di una modalità di lavorare più flessibile che lasci ai collaboratori maggiore scelta nella gestione dei propri tempi di vita privata e lavorativa? Senza una reale percezione dei vantaggi che queste misure potrebbero generare, i cambiamenti che la direttiva introduce rischiano di sortire l’effetto di un adempimento, con il rischio di penalizzare, ad esempio sul fronte delle opportunità di carriera, chi ne fruirà.
In questo momento di emergenza alcune importanti associazioni come le Acli a Bologna per sostenere le famiglie e le donne che lavorano hanno organizzato dei servizi di babysitter e in alcune città si è messo in moto la babysitter di condominio. Ovvio vi sia un contratto, cioè il contratto collettivo proprietari di fabbricati, applicato dagli studi di amministrazione condominiale che prevedono l’assunzione in comune tra più famiglie di categorie di lavoratori tra i quali: assistenti condominiali che svolgono mansioni relative alla vita familiare dei condomini, o di una loro parte; lavoratori che svolgono, in appositi spazi condominiali, all’interno della propria abitazione o all’interno delle proprietà esclusive di uno o più condomini, servizi per la prima infanzia o per persone anziane autosufficienti o, più in generale, attività relative alla vita familiare, a favore dei condomini o di una loro parte. È dunque pienamente lecito che la babysitter instauri un rapporto “condominiale”. Questa è una soluzione che funziona, augurandoci l’impegno del Governo (poco amico delle donne) verso norme cogenti sulla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro che sostengano le lavoratrici e le famiglie dal punto di vista sociale contributivo e fiscale.
StartMag un 8 marzo particolare
BLOG https://www.startmag.it/blog/un-8-marzo-particolare/
Un 8 Marzo particolare
A Bruxelles e a Strasburgo nonostante l’infezione virale si continua a lavorare e la Commissione e il Parlamento hanno condiviso il 5 marzo un documento significativo sugli impegni per la parità di genere. Sebbene esistano ancora disparità, negli ultimi decenni l'UE ha compiuto progressi significativi nella parità di genere sul versante di una legislazione sulla parità di trattamento, sull’integrazione di genere, sull’ integrazione della prospettiva di genere in tutte le altre politiche e misure specifiche per l'avanzamento delle donne. Le tendenze incoraggianti, cita la risoluzione adottata, sono il numero più elevato di donne nel mercato del lavoro e i loro progressi nel garantire una migliore istruzione e formazione. Tuttavia, permangono divari di genere e nel mercato del lavoro e le donne sono ancora sovrarappresentate nei settori a bassa retribuzione e sottorappresentate nelle posizioni decisionali. E’ stata adottata la Strategia per l'uguaglianza di genere 2020-2025nella quale la Ue mantiene l'impegno della Commissione von der Leyen a raggiungere un'Unione delle pari opportunità. La strategia presenta obiettivi e azioni strategici per compiere progressi significativi entro il 2025 verso un'Europa alla pari di genere . L'obiettivo è un'Unione in cui donne e uomini, ragazze e ragazzi, in tutta la loro diversità, siano liberi di seguire il percorso scelto nella vita, abbiano pari opportunità di prosperare e possano ugualmente partecipare e guidare la nostra società europea. Gli obiettivi chiave sono porre fine alla violenza di genere; stereotipi di genere sfidanti; colmare le lacune di genere nel mercato del lavoro; raggiungimento della pari partecipazione tra i diversi settori dell'economia; colmare il divario retributivo e pensionistico di genere; colmare il divario nella cura del genere e raggiungere l'equilibrio di genere nel processo decisionale e in politica. La strategia persegue un duplice approccio di integrazione di genere combinato con azioni mirate e l' intersezionalità è un principio orizzontale per la sua attuazione. Sebbene la strategia si concentri sulle azioni all'interno dell'UE, è coerente con la politica esterna dell'UE in materia di parità di genere e emancipazione delle donne che peraltro sarà discussa nella 64 a Conferenza mondiale sulla condizione della donna. Come uno dei primi risultati della strategia,la Commissione proporrà misure vincolanti di trasparenza salariale entro la fine del 2020. La parità di retribuzione per lo stesso lavoro è uno dei principi fondanti dell'UE. I paesi dell'UE devono eliminare le discriminazioni fondate sul sesso in relazione a tutti gli aspetti e le condizioni di remunerazione per lo stesso lavoro o per lavoro di pari valore.L'UE controlla il corretto recepimento e l'applicazione della direttiva 2006/54 / CE sulla parità retributiva e sostiene i paesi dell'UE nell'attuazione corretta delle norme esistenti. La direttiva 2006/54 / CE ha consolidato le direttive esistenti sulla parità di genere nel settore del lavoro insieme alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea. La Commissione ha inoltre intrapreso una valutazione approfondita del quadro esistente sulla parità di retribuzione per pari lavoro o lavoro di pari valore. Le donne spesso rimangono inconsapevoli della discriminazione retributiva nel loro lavoro. Una mancanza di trasparenza salariale non consente una corretta valutazione dei motivi delle disparità salariali. Peraltro la Commissione europea ha adottato una raccomandazione sul rafforzamento del principio della parità retributiva tra uomini e donne attraverso la trasparenza già nel marzo 2014. Fornisce orientamenti per aiutare i paesi dell'UE ad attuare in modo più efficace il principio della parità retributiva e si concentra soprattutto sul miglioramento della trasparenza salariale. Nei suoi orientamenti politici , il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è impegnato a presentare misure per introdurre misure vincolanti in materia di trasparenza salariale . A tal fine, la Commissione avvia un processo di consultazione ampio e inclusivo con il pubblico, gli Stati membri e le parti sociali. La consultazione pubblica è disponibile qui e sarà aperta fino al 28 maggio. Come Tutte per Italia eravamo state invitate dal Presidente Mattarella : ci andremo il prossimo 8 marzo 2021.Intanto Grazie Presidente!
MALA TEMPORA CURRUNT
ALESSANDRA SERVIDORI
Ci dispiace molto ma gli ordini sono tassativi e vi ringrazio veramente tantissimo!Alessandra Servidori
Gentilissime e gentilissimi, Vi comunico che a seguito dell'ultimo aggiornamento decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dpcm) sulle misure per il contrasto alla diffusione del coronavirus. di DOMENICA 1 MARZO 2020 ore 19, l'evento in oggetto : Annullato incontro 6 marzo 2020 SALA CAPPELLA FARNESE, EVENTO Pubblico: Le Politiche di Pari Opportunità e il lavoro in Italia e in Europa : non c’è futuro senza memoria-1985 /2020 Benedetto Craxi e le scelte ancora molto attuali per le politiche attive non potrà avere luogo.
Sono annullate tutte le iniziative pubbliche a Palazzo d'Accursio.
Restiamo a disposizione per eventuale nuova prenotazione.
Cordiali saluti.
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Patrizia Visentin
Gabinetto del Sindaco - Cerimoniale
Piazza Maggiore, 6 - 40124 Bologna
tel 051 2193120
Il Governo ha emanato il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dpcm) sulle misure per il contrasto alla diffusione del coronavirus. Il provvedimento è stato assunto sentito il Comitato Tecnico Scientifico nazionale e uniforma le misure per l'Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto.
Rispetto all'ordinanza in vigore fino a domenica 1 marzo, firmata dal presidente della Regione Emilia-Romagna e dal ministro della Salute, il decreto contiene conferme e novità, è auto applicativo e non richiederà ulteriori provvedimenti da parte di Regione ed Enti Locali.
Ecco le misure principali in vigore in Emilia-Romagna da lunedì 2 marzo a domenica 8 marzo compresi:
- si conferma la sospensione di tutte le manifestazioni organizzate, di carattere non ordinario, nonché degli eventi in luogo pubblico o privato, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi ma aperti al pubblico, quali, a titolo d’esempio, grandi eventi, cinema, teatri, discoteche, cerimonie religiose;
- si prevede l’apertura dei luoghi di culto condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;
- il decreto prevede l’apertura al pubblico dei musei, delle biblioteche e degli archivi, delle aree e dei parchi archeologici, i complessi monumentali (e cioè i luoghi della cultura ricompresi all’articolo 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42). L'apertura è permessa a condizione che vengano assicurate modalità di fruizione contingentata o comunque tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico, e tali che i visitatori possano rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;
- confermata la sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, di corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani. Sono esclusi i corsi per i medici in formazione specialistica e dei corsi di formazione specifica in medicina generale, nonché delle attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza;
- è permesso lo svolgimento delle attività di ristorazione, bar e pub a condizione che il servizio sia espletato per i soli posti a sedere e che, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali, gli avventori siano messi nelle condizioni di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro.
- le altre attività commerciali possono aprire adottando misure organizzative tali da consentire un accesso con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei locali aperti al pubblico, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza di almeno un metro tra i visitatori;
- sono sospesi eventi e competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati. Resta consentito lo svolgimento di tali eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse;
- ai tifosi residenti in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e nelle province di Pesaro-Urbino e Savona è vietata la trasferta, ovvero la partecipazione ad eventi e competizioni sportive che si svolgono nelle restanti regioni e province;
- è consentito lo svolgimento delle attività nei comprensori sciistici a condizione che il gestore provveda alla limitazione dell’accesso agli impianti di trasporto chiusi assicurando la presenza di un massimo di persone pari ad un terzo della capienza (funicolari, funivie, cabinovie, ecc.);
- sono sospese le procedure concorsuali pubbliche e private ad esclusione dei casi in cui venga effettuata la valutazione dei candidati esclusivamente su basi curriculari e/o in maniera telematica. Sono esclusi i concorsi per il personale sanitario, ivi compresi gli esami di Stato e di abilitazione all’esercizio della professione di medico chirurgo, e di quelli per il personale della Protezione civile;
- l’accesso dei visitatori alle aree di degenza deve essere limitato da parte delle direzioni sanitarie ospedaliere;
- rigorosa limitazione dell’accesso dei visitatori agli ospiti nelle residenze sanitarie assistenziali per non autosufficienti;
- sospesi i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale;
- nello svolgimento di incontri o riunioni vanno privilegiate le modalità di collegamento da remoto con particolare riferimento a strutture sanitarie e sociosanitarie, servizi di pubblica utilità e coordinamenti attivati nell’ambito dell’emergenza COVID-19.