Due buone ragioni per essere solidali con Giorgia Meloni
Alessandra Servidori
Esprimo solidarietà a Giorgia Meloni prima di tutto come Presidente del Consiglio dei Ministri che sta svolgendo un ruolo delicatissimo in ambito nazionale e internazionale e si muove con prudenza in una situazione di guerra in Ucraina e in Israele che ci coinvolge direttamente : Meloni afferma con coerenza che difendere queste due nazioni è nel nostro interesse e con la consapevolezza che si accendono nuove tensioni sui mercati, in particolare quello energetico. Lo scontro coinvolge, anche se indirettamente, due dei maggiori esportatori di petrolio del pianeta: l’Arabia Saudita, che produce circa il 15% dell’export mondiale di petrolio, e l’Iran, che oggi è solo il quattordicesimo maggiore esportatore. Le quotazioni del petrolio sono già balzate del 5% nelle prime ore di scambi dopo l’inizio del conflitto, tornando verso i 90 dollari al barile. Una nuova fiammata dei prezzi dell’energia, capace di ridare slancio anche all’inflazione, rappresenta una minaccia pesante per un’economia globale che vive già una fase di crescita piuttosto debole. Dunque noi italiani ne abbiamo di buoni motivi per avere delle preoccupazioni. Ma si sa che in queste ultime ore nonostante le immagini dell’obbrobrio che si sta consumando le espressioni più volgari le ho trovate su quei dannatissimi social che hanno sostituito il bene comune della ragione. Che pare non esserci più, finanche le vicende private sono buttate nell’orinatoio della giornata quotidiana e si trascinano per ore e ore infamando anche la politica con le parole più grevi. Sono solidale con Meloni e non discuto le ragioni profonde che portano due persone a prendere strade diverse: ognuno ha diritto di vivere la propria vita sentimentale come vuole. In questo caso si tratta della Premier, e quindi ogni comunicazione privata diventa pubblica. Una Premier che da sempre ribadisce i valori della «famiglia tradizionale», insieme alla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella. Ma spesso le famiglie, come fotografa l'Istat, si rompono, e lasciarsi,è doloroso per noi adulti e per i nostri figli e mettere al mondo una creatura non significa avere un modello unico di famiglia ma sapere che l’interesse dei figli è sempre e comunque da privilegiare.Le parole di Giorgia Meloni di fronte all’aggressione e la volontà di ferirla dopo ripetuti triviali inciampi del partner, meritano rispetto.
Pres. Meloni : un pò di coraggio per le donne nella legge di bilancio
Alessandra Servidori
Sì vabbè,la legge finanziaria del Governo Meloni fa quel che può e però…… sulla pelle delle italiane……brucia ancora e sempre il fiato corto. Il tasso di occupazione femminile in Italia è 51,1% (quasi 65% nella media UE; 69,2% tra gli uomini italiani), le donne guadagnano meno degli uomini, soprattutto nelle fasce più alte della distribuzione salariale, mettiamo al mondo sempre meno figli e tra le madri occupate, a 15 anni dalla nascita la retribuzione annua è circa la metà di quella delle donne senza figli, e la legge di bilancio per il 2024 fa un passo avanti di lato perché come sappiamo le risorse per l’introduzione di una super deduzione sul costo del lavoro per chi assume a tempo indeterminato fino al 130% mamme, under 30, percettori del reddito di cittadinanza e persone con invalidità; per il welfare aziendale si portano strutturalmente i fringe benefit a 2.000 euro per i lavoratori con figli e 1.000 euro per gli altri lavoratori. In prospettiva di conciliazione vita-lavoro si rafforza di un mese il congedo parentale e si aumenta il fondo asili nido.Si prevede poi una decontribuzione per le madri con almeno due figli fino ai 10 anni del più piccolo se i figli sono due, 18 se sono tre.Noi sappiamo però che abbiamo bisogno di una riforma complessiva e strutturale per le italiane e non fragili passettini sempre incerti di anno in anno,perché il lavoro femminile può risollevare la nostra economia : se si aumentasse il tasso di occupazione femminile, che nel 2021 era il 49,4%, fino a portarlo ai livelli di quello maschile (il 67,1%), il Pil potrebbe salire di circa il 12,4%, secondo i dati McKinsey Global. Dobbiamo appianare le differenze all’ingresso nel mercato del lavoro ,orientare le scelte dei percorsi di studio,facilitare la vita-lavoro potenziando i servizi di cura per infanzia e disabili ,riequilibrando il sistema dei congedi incentivandone l’utilizzo da parte dei padri . E poi ancora potenziare i servizi di cura per l’infanzia,migliorando il disegno dei trasferimenti alle famiglie in modo da rimuovere alcuni disincentivi impliciti all’offerta di lavoro femminile, sostenere e favorire la presenza femminile nelle posizioni professionali di vertice con politiche aziendali che favoriscano orari di lavoro flessibili per il bilanciamento dell’attività, e ancora strumenti per accrescere la trasparenza sulle scelte e politiche aziendali con una organizzazione del lavoro che sostenga discriminazione positiva anche a livelli manageriali intermedi. UN PO’ DI CORAGGIO NO????
For Giorgetti
https://laragione.eu/litalia-de-la-ragione/economia/giancarlo-giorgetti-a-difesa-del-bilancio/
Giancarlo Giorgetti a difesa del bilancio
Se non arrivano le proposte dei vari Ministeri, provvederà quello capitanato dal ministro Giancarlo Giorgetti ad avvicinarsi almeno a risparmiare 2 miliardi per il 2024
OTTOBRE 11, 2023 | ECONOMIA
Dei Sette Splendenti che sono al cospetto di Dio, l’arcangelo Gabriele è emanazione dei poteri di purificazione e rinascita. Ecco, non desidero glorificare il ministro Giancarlo Giorgetti, audace del Mef, ma una certa simpatia unita a stima sta progressivamente aumentando. Saper poi che in una situazione in cui il più autorevole Ministero combatte la complicata vicenda della Nadef con in seno i leghisti Borghi e Bagnai che esercitano il ruolo delle moderne tricoteuse (le donne scatenate che durante la Rivoluzione francese assistevano alle decapitazioni sferruzzando) me lo fa paragonare a un vero araldo delle visioni, messaggero di una politica responsabile che rende comprensibile alle persone di cosa stiamo trattando.
Se non arrivano le proposte dei vari Ministeri, provvederà quello da lui capitanato ad avvicinarsi almeno a risparmiare 2 miliardi per il 2024, alla ricerca di coperture che si aggiungono ai quasi 16 miliardi in deficit che già sono sul tavolo, posto che i Ministeri prima con la Nadef e a ruota con la legge di bilancio fanno richieste di spesa per circa 40 miliardi. Anche perché l’asta dei Btp è certo andata molto bene (dai risparmiatori italiani sono stati raccolti oltre 17 miliardi) ma non è creando altro debito che possiamo innestare una manovra in una situazione economica incendiata sia dallo spred sia dalla campagna elettorale bipartisan. Se l’operazione è «prudente», come sostiene il governo, lo è rispetto alle richieste – davvero inverosimili – avanzate dalle forze politiche che sostengono la maggioranza, ma non in termini oggettivi.
Vero è che la manovra sconta alcuni errori commessi in passato, ma anche recentemente. La decisione di investire pesantemente nel 2023 sulla riduzione del cuneo fiscale sui redditi da lavoro fino a 35mila – con un ulteriore incremento a partire da giugno (crea perplessità la fiscalizzazione degli oneri contributivi) – è troppo onerosa per le finanze pubbliche, ma il governo intende perseverare. Ed è altrettanto vero che nella legge finanziaria ereditata l’anno scorso il governo aveva previsto di mantenere inalterata per il triennio successivo la spesa nominale per il personale e per l’acquisto di beni e servizi: una previsione insostenibile, data la ripresa dell’inflazione. Occorrono dunque coraggio e buonsenso.
Alessandra Servidori
LIBRO : LA violenza sulle donne.i bambini disegnano
SABATO 14 OTTOBRE, ore 16,30
SALA CASA DELL’ANGELO-QUARTIERE SANTO STEFANO - Via San Mamolo 24, Bologna.
Verrà presentato il libro, in uscita per Giraldi Editore
LA VIOLENZA SULLE DONNE –I BAMBINI disegnano
Alessandra Servidori
Presentare un raffinato e profondo lavoro di Anna Maria Casadei su un tema - purtroppo sempre di grande attualità – come la violenza sulle donne interpretata dai segni dei bambini, è importante perché ha infatti radici profonde negli stereotipi di genere e nelle discriminazioni, che tuttora impediscono pari opportunità alle donne rispetto agli uomini e hanno un impatto disastroso sui piccoli e sulla loro vita. Permane la tendenza a considerare la violenza intrafamiliare come un problema squisitamente privato , così come la tendenza a vedere la donna non come vittima, ma come portatrice di una parte della responsabilità che ricade sui bambini. Non mancano infine – e non mutano in termini di entità – coloro che sono convinti che alla radice della violenza ci siano comportamenti errati da parte delle donne .L’analisi della Professoressa Casadei sui casi così compiutamente descritti e interpretati, corroborati da approfondimenti collegati ad anni di studi di Anna Maria sul tema delle espressioni grafiche infantili, in questo lavoro si addentrano nei meandri a volte appena accennati , ma evidenti agli occhi della studiosa , che rappresentano il disagio di eventi e situazioni che compiuti sulle madri attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e persecutori , i piccoli accusano profondamente e che in parte denunciano nel riempire un foglio bianco di impronte apparentemente insignificanti ma che svelano la loro profonda sofferenza. Gli studi ci dicono che la violenza ha effetti dannosi per i bambini a livello emotivo, cognitivo, comportamentale, fisico-relazionale, e a breve, medio e lungo termine . Si ripercuote infatti anche sulle relazioni future dei bambini, quando saranno adulti. È infatti ampiamente riconosciuto che una bambina che ha assistito a episodi di violenza sulla propria madre avrà maggiori probabilità di essere vittima di violenza da adulta, e un bambino che ha assistito a episodi di violenza sulla propria madre avrà maggiori probabilità di diventare un adulto abusante. È la cosiddetta trasmissione intergenerazionale della violenza. E’ dunque importante intercettare prima possibile i segnali che ci arrivano dai disegni dei bambini e le tipologie che Casadei ci offre, siccome il numero di donne che entra nel sistema di prevenzione e cura dei Centri Antiviolenza è una minima parte delle donne che hanno subito violenza, è determinante perchè ,anche in questo caso, la tragedia che investe i bambini non ha spesso un valore emerso ed sicuramente inferiore alla realtà che conosciamo. Ancora troppi pochi bambini sono assistiti dai servizi sociali con maltrattamento accertato, o grave trascuratezza di violenza assistita. Il libro di Casadei è uno strumento fondamentale per comprendere i sentimenti infantili ma l’obiettivo della protezione è invece interrompere la violenza in tutte le sue forme nei confronti della madre, tenendo conto del superiore interesse del/della bambino/a. Secondo quanto previsto dalla legge non si può escludere la necessità di un affido e, eventualmente, la decadenza della responsabilità genitoriale del maltrattante. La valutazione medica e psicologica dei bambini, non può essere disgiunta da quella della madre con l’obiettivo di avere un quadro complessivo della situazione traumatica, la quale non sempre è compresa dagli stessi protagonisti (madre e figli) e neanche colta dalla comunità.La scienza di Casadei può diventare un supporto importante per ridurre i rischi di maltrattamento , promuovere le risorse genitoriali: una attività che deve essere condotta da soggetti preparati e non sempre è applicabile in tutte le situazioni. Può essere strumento a disposizione dei Servizi socio sanitari ed è importante che nella osservazione le due dimensioni sociale e sanitaria non siano mai disgiunte. Lo screening tiene conto di possibili segnali predittivi come: povertà cronica, basso livello di istruzione, presenza di adolescenti, carenti relazioni interpersonali e sociali; esperienze di rifiuto, violenza, abuso subite nell’infanzia; pratiche educative scorrette e monogenitorialità. Dunque un ringraziamento molto sentito ad Anna Maria per il suo straordinario contributo ad una materia così delicata ,una opportunità per tutti noi di attenzionare un male pervasivo che possiamo prevenire .
For Giancarlo Giorgetti
Alessandra Servidori Ottobre 2023
Dei Sette Splendenti che sono al cospetto di Dio, l' Arcangelo Gabriele è emanazione dei poteri di Purificazione e Rinascita. Ecco non desidero glorificare il Ministro Giancarlo Giorgetti audace del Mef, ma una certa simpatia unita a stima sta progressivamente aumentando. Saper poi che in una situazione in cui il più autorevole dicastero combatte la complicata vicenda della Nadef con i leghisti Borghi e Bagnai in seno che esercitano il ruolo delle moderne Tricoteuses (le donne scatenate che sferruzzando durante la rivoluzione francese assistevano alle decapitazioni) me lo fa paragonare ad un vero araldo delle visioni,messaggero di una politica responsabile che rende comprensibile alle persone di cosa stiamo trattando.Se non arrivano le proposte dei vari ministeri provvederà il ministero da lui capitanato per poter almeno avvicinarsi a risparmiare 2 miliardi per il 2024 , alla ricerca di coperture che si aggiungono ai quasi 16 miliardi in deficit che già sono sul tavolo,posto che i ministeri prima con la nadef e a ruota con la legge di bilancio fanno richieste di spesa per circa 40 miliardi . Anche perché certo l’asta dei Btp è andata molto bene ( raccolti oltre 17 miliardi dai risparmiatori italiani) ma non è creando altro debito che possiamo innestare una manovra in una situazione economica incendiata sia dallo spred che dalla campagna elettorale bipartisan. Certo l’operazione è “prudente”, come sostiene il governo, lo è rispetto alle richieste, davvero inverosimili, avanzate dalle forze politiche che sostengono la maggioranza, non in termini oggettivi. Vero è che la manovra sconta alcuni errori commessi in passato, ma anche di recente. La decisione di investire pesantemente nel 2023 sulla riduzione del cuneo fiscale sui redditi da lavoro fino a 35 mila, con un ulteriore incremento a partire da giugno,( crea perplessità la fiscalizzazione degli oneri contributivi ) è troppo oneroso per le finanze pubbliche , ma il governo non intende abolirlo. Ed è altrettanto vero che nella legge finanziaria ereditata dell’anno scorso, il governo aveva previsto di mantenere inalterata per il triennio successivo la spesa nominale per il personale e per l’acquisto di beni e servizi, una previsione insostenibile data la ripresa dell’inflazione. Ci vuole dunque coraggio e buonsenso.
La VIOLENZA SULLE DONNE-I bambini disegnano Bologna 14 Ottobre ore 16, 30- Sala dell'Angelo Via s.Mamolo 24o
PRESENTAZIONE LIBRO LA VIOLENZA SULLE DONNE -I BAMBINI DISEGNANO di Anna Maria Casadei
Questo libro, in uscita per Giraldi Editore, non pretende di fornire argomenti esaustivi al grave ed amaro problema delle violenze in famiglia. Evidenzia, purtroppo, l’allargamento del triste fenomeno che sfocia malauguratamente nell’aumento dei femminicidi. Vuole avvertire le famiglie (in modo mesto ed accorato) che solo all’interno di esse esiste la scintilla e l’avvio alla educazione saggia, pacata ed amorevole della prole, per decidere della propria vita e quella dei figli. AMC
Attraverso i disegni dei bambini racconta storie vere di convivenze famigliari in cui la donna/madre non è protetta né amata. I disegni evidenziano simbolicamente realtà di violenze delle quali i bambini sono testimoni.
SABATO 14 OTTOBRE SALA DELL'ANGELO ore 16, 30 via S.Mamolo 24 BOLOGNA
- Dott.ssa Alessandra Servidori – Comitato Fondo Nazionale strategico povertà educativa minorile - Presidenza del Consiglio dei Ministri.
- Dott.re Raffaele Pignone – Presidente del Comitato UNICEF di Bologna. Prof.re Demetrio Casile – Docente, Pittore, Regista
11ottobre Bologna Salute e sicurezza sul lavoro
Conoscenza e formazione: la sicurezza nei luoghi di lavoro comincia da qui-L’evento si terrà a BOLOGNA, presso il 23° Salone AMBIENTE LAVORO11 ottobre 2023 – dalle ore 16.00 alle ore 18.00 Sala MELODIA – Centro servizi blocco B
Programma: Concetto Parisi | Presidente Fondo Conoscenza Alessandra Servidori | Docente universitaria di politiche del lavoro Katia Garbini | Vicario ufficio formazione Salute e sicurezza INAIL Chiara Gribaudo | Presidente Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia Raffaele Modica | Direttore Fondo Conoscenza Modera i lavori: Domenico Cosentino | Resp. relazioni istituzionali Fondo Conoscenza
aspettando la legge di bilancio e ancora prima la Nadef
Alessandra Servidori Aspettando la legge di bilancio www.ilsussidiario.com 24 settembre 2023
Attendiamo il testo di legge di bilancio che raccoglie un vasto insieme organico di misure di politica economica – specialmente fiscali e monetarie – allo scopo di raggiungere obiettivi chiave per l’Italia , gestire al meglio le finanze pubbliche e proseguire sul percorso delle politiche economiche necessarie al paese.Sappiamo bene che alla luce del PNRR, la legge di bilancio assume un’importanza ancora maggiore, dato che stabilisce le entrate e le spese del governo per l’anno successivo e include una serie di provvedimenti che influenzano in modo diretto l’economia nostrana .Il testo completo ,sempre comunque in bozza, della manovra 2024 sarà disponibile non prima della fine di ottobre per poi roteare lungo l’iter che deve esaurirsi entro il 31 dicembre, ma già qualche prima anticipazione emerge e coinvolge alcune categorie di cittadini. Infatti tra le possibili novità si parla di un bonus secondo figlio, ma anche mutui agevolati e aiuti ad hoc alle neo mamme. Si tratta di interventi per “agevolare la natalità” e per combattere il problema del calo demografico. Certo è che si parte dal conoscere quante risorse avrà a disposizione la manovra e in che modo sarà finanziata la delega fiscale. Pare il Governo pensi a un possibile nuovo bonus, ovvero un aiuto per supportare economicamente le donne che vogliono mettere al mondo dopo il primogenito un secondo figlio.Dai sentiment colti nel paese coloro che vorrebbero spesso anche un altro figlio si scontrano con le evidenti spese supplementari: il bonus secondo figlio costituirebbe allora uno sgravio mirato ad attenuare gli ulteriori esborsi, che inevitabilmente giungono insieme con l’allargamento della famiglia. La nuova agevolazione comporta individuazione di criteri ed è già stato ipotizzato, ad esempio, un possibile azzeramento della retta del nido dal secondo figlio in poi.Le risorse dovrebbero essere ricondotte a quelle previste a livello di stanziamenti per l’assegno unico. Per il 2023 sono stati messi in campo infatti circa 18 miliardi per finanziare il contributo mensile di sostegno a chi ha figli a carico – ma nei primi 5 mesi dell’anno ne sono stati spesi poco più di 7- e se è così fino a dicembre, nel budget iniziale rimarrebbe un quantitativo di risorse utile a finanziare proprio il bonus secondo figlio. Il problema però è sempre legato a provvedimento annuale mentre è chiaro che dovrebbe diventare a livello strutturale e continuativo quindi per poter contare a sistema su un progetto di vita con l’assegno unico potenziato per le famiglie e le madri lavoratrici .Si comincia a parlare di supporto alle aziende che coniugano le misure di sostegno alla natalità che si combina con i temi fiscali. Il Ministero dell’Economia è al lavoro anche per elaborare delle efficaci misure di appoggio alla nuova occupazione e alla stessa natalità: si parla infatti di un possibile sconto ad hoc sulle tasse delle imprese che scelgono di assumere mamme con almeno tre figli a carico. Ma l’operazione deve prevedere maggiori decontribuzioni per assumere lavoratrici, direttamente proporzionali si al numero di figli, partendo comunque da una decontribuzione per il lavoro femminile. In buona sostanza il datore che più assume, meno viene tassato dal Fisco e si introdurrebbe una seconda aliquota ridotta sugli utili delle aziende, con un sgravio fiscale ulteriore per quei datori che assumono donne e lavoratrici con più figli a carico. In particolare lo sgravio fiscale sarebbe riconosciuto alla madre lavoratrice, consentendole di fatto di aumentare lo stipendio e agevolando la permanenza nel mondo del lavoro.Il peso consapevole o meno del lavoro di cura è una delle ragioni che blocca le donne nell’essere economicamente autonome. OIL nell’ultimo rapporto ha quantificato quanto tempo dedicano ai figli e agli anziani o parenti fragili : in Italia le donne svolgono oltre 5 ore di assistenza e cura al giorno facendosi carico del 74%( se in coppia) del totale delle ore di lavoro non retribuito di assistenza. E’ venuto il tempo di riconoscerlo.
commenti utili :salario minimo / competenze
Raccolta commenti utili :salario minimo-competenze italiane
Alessandra Servidori Start Magazin
Sul salario minimo sono in corso audizioni informali alla Commissione Lavoro della Camera sulle varie proposte di legge , pd e terzo polo su un testo di legge , “in incerta sostanza” stanno trattando ma la questione è lontana dal trovare una equilibrata soluzione. Ovunque salario minimo legale copre tutti i lavoratori dipendenti?Nel PNRR lo si propone solo "per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva".Quindi non si vuole salario minimo perché tutti i lavoratori sono sulla carta coperti ? Bisogna evitare queste ipocrisie perché ben sappiamo da fonte certa Cnel come è la situazione reale. Partiamo dalla considerazione che la questione si pone in Italia dopo l’accordo sulla direttiva UE per il salario minimo,perchè questa comune regola europea aiuta i poveri che sono cresciuti ma purtroppo sono cresciuti anche i poveri che lavorano. Una volta si pensava che i poveri fossero solo i disoccupati, adesso lavorare ed essere poveri è veramente un paradosso intollerabile. Nella Direttiva si specificano due possibilità: o stabilire un salario minimo per legge come fanno già molti Paesi ma non l’Italia, o per i Paesi che non vogliono un intervento legislativo, si devono rafforzare i contratti collettivi nazionali, prevedendo salari giusti. Ora in Italia ci sono contratti ‘cosiddetti pirata’ che non danno nessuna garanzia. Addirittura alcuni lavoratori di settori deboli non sono coperti da contratti e quindi hanno un salario di 4-5 euro all’ora. C’è comunque una spinta nella direzione di adottare il salario minimo, anche da parte dei sindacati, ma guardare come ha agito la Germania, ad esempio, che ha alzato il salario minimo orario a 12 euro, la Francia ha una norma simile , si può dare forza ai contratti conclusi dalle parti maggiormente rappresentative, affinché si applichino a tutti. I salari minimi nei paesi Ocse variano tra il 40 e il 60 per cento del salario mediano. In Italia, vorrebbe dire tra i 5 e i 7 euro all'ora. Il livello sarebbe anche compatibile con i minimi tabellari fissati dalla contrattazione collettiva, che oggi partono dai 7 euro circa per i contratti principali. Su un testo di legge condiviso essenzialmente le obiezioni al salario minimo per legge attengono alla discussione se tale potere debba appartenere alle parti sociali che lo esercitano liberamente tramite la contrattazione collettiva o allo Stato che lo esercita tramite la legge. In realtà sono due cose diverse: un conto sono i minimi tabellari fissati dalla contrattazione nazionale, che incorporano una parte di redistribuzione della ricchezza creata: premiano quindi almeno in parte i risultati generali del comparto (una distribuzione più importante e articolata deve spettare alla contrattazione aziendale, che gestisce la premialità). Non a caso i minimi tabellari sono differenti a seconda dei comparti: non rappresentano un minimo vitale, ma la retribuzione minima per chi lavora in quel settore, relazionata alla ricchezza che il settore può redistribuire.Un salario minimo legale rappresenta invece una condizione minima garantita universalmente, con finalità di assicurare a chiunque lavori un trattamento che prescinda dalle condizioni contingenti dell’impresa e/o del comparto. Al Cnel sono depositati oltre 870 CCNL, di cui solo 1/3 firmati da CGIL CISL e UIL; anche a voler aggiungere a questi i Contratti stipulati da Sindacati autonomi dalle tre maggiori Confederazioni ma dotati di una vera base associativa e attori di pratiche sindacali “serie” è evidente che sono centinaia i CCNL che possiamo definire di comodo, che, formalmente legali, fissano però condizioni salariali al ribasso.Va tenuto conto anche di una percentuale difficile da definire con precisione, ma certamente non irrilevante, di lavoratori autonomi “economicamente dipendenti”, essenzialmente finte “partite IVA” o monocommittenze. Stiamo parlando di una platea di circa 5.300.000 lavoratori autonomi, per cui se parliamo di 3.000.000 di persone sottopagate tra autonomi e dipendenti ci avviciniamo alla realtà probabilmente per difetto. La contrattazione sindacale non basta perchè l’art.39 della Costituzione è rimasto inattuato: esso riconosce efficacia obbligatoria universale soltanto per gli accordi siglati da Sindacati Registrati che rappresentino la maggioranza degli addetti del settore cui si riferisce il CCNL. Purtroppo nessuna Organizzazione Sindacale è, per l’appunto, registrata, e comunque rimane ancora forte l’ostilità dei sindacati ad una legge applicativa dell’art. 39. L’accordo resta pertanto vincolante solo per chi lo sottoscrive, e nulla può vietare ad un’organizzazione che si autodefinisce sindacale tramite regolare procedura notarile di firmare un contratto con retribuzioni al ribasso, che poi qualunque impresa non aderente alle Associazioni Datoriali “ufficiali” può applicare ai propri dipendenti. E’ ben vero che la giurisprudenza consolidata , nel caso di contenzioso giudiziario, riconosce ai lavoratori la retribuzione fissata dai CCNL siglati dai Sindacati “maggiormente rappresentativi”, ma evidentemente non si tratta di un rimedio efficace, visto il numero dei lavoratori sottopagati..! Ancora più difficili le condizioni di quei lavoratori che per effetto di un “accordo” , ricevono sì una busta paga con le dovute retribuzioni contrattuali, ma sono costretti a restituirne una parte al datore di lavoro. Né si capirebbe perché il presidente di Legacoop, invoca il salario minimo per legge per difendersi dai ribassi anomali nelle gare di appalto.La gran parte dei sottopagati si colloca nelle aziende minori e nelle Regioni in cui il confine tra lavoro regolare e lavoro nero è poco netto, la presenza del sindacato è marginale, e quindi c’è poca propensione da parte dei lavoratori ad affrontare cause giudiziarie, dall’esito peraltro non sempre scontato, per reclamare una retribuzione equa. Ciò rende la “via giudiziaria” certamente praticabile ma insufficiente a risolvere radicalmente il problema. Se la retribuzione minima viene fissata a ridosso dei minimi tabellari previsti dai CCNL certamente potrebbe risultare depotenziata la Contrattazione Nazionale, perché occorre ricordare che il CCNL si occupa di altre cose oltre al salario base: maggiorazioni per straordinari, turni ecc., riposi, orari, inquadramento, formazione continua, diritti sindacali, permessi, ecc. E comunque non verrebbe minimamente limitata la contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale. Viceversa il rischio che fissando un minimo significativamente inferiore ai minimi contrattuali si possa indurre parte delle imprese ad adottarlo per risparmiare rispetto al CCNL. Le aziende che potrebbero essere interessate a quest’operazione sarebbero sostanzialmente le stesse che già oggi non applicano nessun CCNL o ne applicano uno di comodo, e che determinano un ribasso retributivo mediamente del 20%: si deve ragionare attorno a questa soglia per determinare effetti concreti. Scendere troppo significa creare le condizioni per un peggioramento e salire senza arrivare a ridossi dei minimi contrattuali dovrebbe concretamente migliorare le condizioni di quel 10% di dipendenti che sono sottopagati, per non dire degli “autonomi” che non godono neppure di una simulazione di contratto collettivo e sono in completa balia dei rapporti di forza con il committente.Del resto in Germania il minimo salariale di legge è attorno al 50% del salario mediano reale e ciò non ha minimamente intaccato il ruolo della contrattazione collettiva. Vero è che in Germania il tessuto di piccole imprese, che sono più propense ad eludere i CCNL, è molto inferiore all’Italia, e che la rappresentanza sindacale è più diffusa e soprattutto non frazionata. D’altra parte questo paragone deve tener conto di una condizione normativa molto differente: soltanto la piena attuazione dell’art.39 restituirebbe al Sindacato la potestà legale per fissare minimi retributivi con valore obbligatorio.I minimi contrattuali si applicano indifferentemente su tutto il territorio nazionale ma dati ben noti ci danno diversi livelli di sviluppo tra le regioni, il peso relativo dei minimi tabellari è diverso sia che li si compari al potere d’acquisto regionale sia rispetto al salario mediano regionale .Un livello ragionevole in una regione al nord potrebbe essere fuori mercato in molte zone del sud, e viceversa un livello accettabile al sud potrebbe essere irrisorio al nord. La soluzione è se si vuol fare un’operazione che abbia effetti reali sulle retribuzioni, sia opportuno individuare un minimo orario medio per poi riparametrarlo per aree territoriali.
In materia retributiva sarebbe meglio affidarsi alla contrattazione tra le Parti Sociali, ma è altrettanto vero che in una cornice normativa come la nostra questa contrattazione non può avere effetti erga omnes. Si sta cercando un accordo in Parlamento prima tra le parti sociali (la cui piena rappresentatività dovrebbe essere oggetto di una formale legittimazione) ma non si comprende per quale ragione non si dia attuazione all’art.39 della Costituzione che sarebbe la soluzione più chiara e coerente,ma la supplenza del legislatore però non può portare a sbagli madornali come i vari testi rappresentano in discussione. Ne segnalo 2 determinanti : Uno è quello cigiellino di comodo per i sindacati inerti ,che prevede un salario per legge non relativo al trattamento minimo lordo contrattuale ma al all’interno del trattamento economico , trattamento di fine rapporto ferie e premi di produzione, welfare compresi. Che significa segare la contrattazione privata centrale e quella aziendale,lasciando tutto alla politica. L’altro è la sanzione prevista a chi non rispetta la legge : sanzioni interno ai 100 euro,invogliano al nero ,quando invece sanzioni pesanti inducono ad un ripensamento dallo scavalcare la legge. Insomma la discussione è molto ma molto lontana da una soluzione ragionevole..
Alessandra Servidori Istat e competenze : l’Italia è indietro sulle competenze digitali. Che fare www,ilsussidiario.net
Nella società della conoscenza, la distinzione fra competenze disciplinari e trasversali non basta più: si creano dei profili professionali caratterizzati da diverse combinazioni di conoscenze e abilità, in cui decresce l’importanza della componente tecnico-professionale pura e cresce il peso delle competenze cognitive, sociali e contestuali: a fare la differenza non sono le conoscenze specialistiche, che vanno costantemente aggiornate e trasferite a contesti diversi, ma «le competenze che attengono alla sfera cognitiva e relazionale dei soggetti e alle caratteristiche più soggettive, come motivazioni e immagini di sé. Il potenziamento di un diverso insieme di competenze richiede di ripensare il ruolo della scuola, naturalmente della pubblica amministrazione e il cd mercato del lavoro, che nella prospettiva relazionale si devono confrontare continuamente con gli stimoli che provengono dalla società globale: le fasi e le agenzie educative e formative diventano nodi di una rete, e i concetti di educazione, socializzazione e comunicazione indicano dimensioni differenti dell’unico processo di formazione della persona, a cui concorre una molteplicità di relazioni in cui famiglia scuola, imprese, agenzie non sono più mondi autoreferenziali, ma stipulano un patto formativo, confrontandosi con il ruolo dei nuovi media (i social, le tecnologie mobili), sempre più pervasivi nella vita quotidiana. Il Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze nel suo complesso guarda certamente agli elementi di occupabilità delle persone. Per le Regioni e le P.A. si inserisce nel quadro dei servizi di orientamento/accompagnamento al lavoro/formazione/aggiornamento delle competenze. Proprio alla luce dell’“Approccio sostanziale” richiamato dalle Linee Guida nazionali, (decreto 5 gennaio 2021) https://www.lavoro.gov.it/documenti-e-norme/normative/Documents/2021/DI-del-05012021.pdf: l’attenzione alla completezza dei livelli attuativi dovrebbe quindi essere prioritaria. In logica integrata e lontano da impostazioni deterministiche di servizi e procedure: certamente il Sistema di Certificazione delle competenze è fortemente sollecitato in ogni territorio da strumenti innovativi come la Skill Gap Analysis. Essa è nata nell’ambito di GOL ma riserva potenzialità di sviluppo e di applicazione enormi, puntando ad analizzare nel dettaglio le competenze possedute da un soggetto con l’obiettivo di riparametrare il bagaglio di competenze in funzione del mercato del lavoro locale, attraverso l’individuazione di un set mirato di servizi di politica attiva. Ancora in ottica integrata, il Sistema volge lo sguardo verso il mondo digitale, che fornisce strumenti di raccolta degli attestati rapidi ed efficaci: è il caso dei c.d. “Digital Badges”.Questi pongono non solo una questione prettamente tecnologica: i Digital Badge raccolgono attestazioni di competenze acquisite con informazioni sintetiche relative al modo e ai risultati, e si fondano anche sul concetto di “referenza”. Questo rende non solo rapido ma anche “credibile” la condivisione delle competenze: il perimetro si traduce ad esempio in termini di approccio tipico del Sistema Duale. Sarebbe utilissima un relazione/monitoraggio delle varie regioni che hanno adottato e applicato le Linee guida nazionali per sostenere un metodo che aiuta il mercato del lavoro ad incontrare domanda e offerta di lavoro peraltro individuato nel PNRR . Il processo di individuazione, validazione e certificazione delle competenze (IVC) maturate in contesti formali, non formali e informali non può essere trattato semplicemente come un atto amministrativo, perché documenta anzitutto lo sviluppo dell’identità personale e contribuisce a promuovere l’autovalutazione e l’orientamento di ciascuno. L’IVC è un processo che possiede un altissimo valore formativo e pedagogico nel quale la persona viene posta al centro. C’è da augurarsi che il sistema di IVC, possa finalmente mettersi in funzione a pieno regime dato che, come precisa oltretutto il documento nazionale ,dall'adozione delle Linee guida non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e per la loro attuazione gli enti pubblici titolari provvedono nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente. E il pnrr da’ una mano a chi fino ad ora non si è mosso in tal senso con l’alibi che non c’erano risorse.
E finalmente un già( il mio Ministro del lavoro Sacconi ) dalla parte del lavoro femminile : nero su bianco
E finalmente un già( il mio Ministro del lavoro Sacconi ) dalla parte del lavoro femminile : nero su bianco
Bollettino ADAPT 26 giugno 2023, n. 24
In un mercato del lavoro segnato visibilmente dal declino demografico, si evidenzia ancor più la significativa esclusione delle donne.
Il tasso di occupazione femminile è del solo 51,1% (inferiore di 18 punti rispetto a quello degli uomini e di 13 alla media Ue) mentre il 31,7% delle donne lavora a orario ridotto, spesso involontariamente, contro il 7,7% degli uomini. Il gap retributivo è intorno all’11% con maggiore rilevanza nelle fasce di reddito elevate. La maternità è tuttora penalizzante perché le madri hanno una probabilità quasi doppia di perdere l’impiego nei due anni successivi alla nascita del figlio e a 15 anni dal parto le retribuzioni medie sono circa la metà rispetto alle donne senza figli (fonte Banca d’Italia).
La ripresa economica deve essere quindi sostenuta dal recupero di questo serbatoio di inattive, inoccupate, disoccupate, sottoccupate. L’inclusione delle donne diventa il parametro della efficienza di un mercato del lavoro nel quale sono insufficienti gli intermediari capaci di accompagnare chi vuole lavorare ad una occupazione mentre molte imprese sono rattrappite dalla difficoltà di reclutamento. È l’ora di una spallata alle tradizionali politiche attive che si sono rivelate autoreferenziali. Le stesse organizzazioni di rappresentanza possono fare molto se, superando vecchi pregiudizi, decidono di dedicarsi al collocamento attraverso i patronati o gli enti bilaterali. Le risorse del Pnrr e del fondo sociale dovrebbero rapidamente essere riorientate alla dotazione dei disoccupati di “voucher” con i quali remunerare l’Intermediario che li occupa.
Contemporaneamente le imprese, direttamente o attraverso la bilateralità, sono chiamate ad una autentica responsabilità sociale attraverso comportamenti e sussidi in favore della maternità affinché questa diventi più che compatibile con il lavoro, a partire dalla continuità di carriera. Anche i congedi parentali, certamente necessari, non omologano uomini e donne ma sono funzionali al ruolo comunque originale delle madri, soprattutto nei primi anni di vita dei figli. Così come l’impegno contro la violenza sulle donne non riduce quello contro ogni delitto contro la persona ma riconosce la oggettiva debolezza femminile e la presenza di atavici problemi maschili nei rapporti affettivi. E la stessa, doverosa, volontà di inclusione di tutte le diversità nei luoghi di lavoro non può significare annullamento in esse dello specifico femminile. Istituzioni, parti sociali, imprese hanno il dovere di riconoscere il primario obiettivo della uguaglianza di genere per la crescita dell’economia e della società.
Per partecipare bisogna avere informazioni
Alessandra Servidori componente del Comitato di Indirizzo del Fondo per la povertà educativa (Presidenza del Consiglio dei Ministri) ed è importante avere le informazioni e fare partecipare !
Nuovo bando per il benessere psicologico e sociale degli adolescenti
Con i Bambini lancia un nuovo bando per il benessere psicologico e sociale degli adolescenti, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il bando, rivolto agli enti del terzo settore, ha l’obiettivo di promuovere progetti a sostegno di ragazze e ragazzi in condizioni di disagio, con un’azione preventiva e di cura. A disposizione un ammontare complessivo di 30 milioni di euro. Scadenza: 20 settembre 2023
Un nuovo bando per il benessere psicologico e sociale degli adolescenti, per promuovere progetti a sostegno di ragazze e ragazzi in condizioni di disagio, con un’azione preventiva e di cura. È la nuova iniziativa promossa da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, rivolta agli enti del terzo settore. A disposizione un ammontare complessivo di 30 milioni di euro.
A fronte della diffusione sempre più accentuata di situazioni di disagio psicologico, soprattutto in contesti di marginalità sociale, il bando ha l’obiettivo di promuovere la salute e il benessere mentale degli adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, attraverso la sperimentazione di modelli di intervento comunitari, integrati e sistemici nella prevenzione e nella cura della loro salute psicologica. Tali modelli dovranno intervenire prevalentemente nella fase evolutiva, in cui il disagio abbia un carattere ancora transitorio o comunque non grave e non già cristallizzato. Particolare attenzione verrà data alle proposte che agiscono in contesti territoriali socialmente fragili e privi di orientamento e supporto.
Gli interventi dovranno avviare, nei luoghi di vita e di socializzazione degli adolescenti, forme di presidio flessibili e prevalentemente non medicalizzanti, con un approccio di cura, laddove i casi lo consentano, centrato prevalentemente non su terapie farmacologiche e/o forme di ricovero, ma sul riconoscimento e la valorizzazione dei bisogni emotivi, educativi e sociali dei ragazzi e delle ragazze.
Per “presidi” si intendono spazi, preesistenti o da attivare, organizzati grazie alla presenza di équipe multi-professionali, capaci di rispondere ai diversi bisogni educativi e alle criticità ricorrenti entro i processi di socializzazione, diversificazione e identificazione propri degli adolescenti, e di porre un’attenzione dedicata e competente a ragazzi e ragazze in situazione di sofferenza psicologica.
L’équipe dovrebbe essere in grado di riconoscere segnali premonitori delle forme di disturbo più a rischio e, quindi, avvalersi di psicologi con comprovata esperienza con gli adolescenti, neuro-psichiatri infantili, medici, educatori con funzioni di prossimità e contatto con i contesti di aggregazione giovanile, operatori sociali, pedagogisti. Il lavoro dell’équipe multidisciplinare sarà sia di tipo comunitario (sull’intero gruppo di ragazzi), sia di tipo personalizzato, qualora fosse necessario intervenire con azioni mirate.
L’équipe multidisciplinare dovrà lavorare in stretta collaborazione con i servizi territoriali, sia integrando il lavoro in modalità gruppale (per i ragazzi già presi in carico dai servizi), sia segnalando i casi da indirizzare ai servizi. Tali presidi vanno pensati in un’ottica di mainstreaming, entro gli ordinari processi educativi dedicati alla crescita, rivolta sia a minori che vivono sofferenza e fragilità, sia a minori che non la vivono.
È possibile richiedere un contributo compreso tra 250 mila e 800 mila euro. La durata complessiva dei progetti deve essere non inferiore ai 36 e non superiore ai 48 mesi.
Le proposte devono essere presentate esclusivamente on line, tramite la piattaforma Chàiros, entro e non oltre le ore 13:00 del 20 settembre 2023.
PER SILVIO BERLUSCONI uomo leader
Alessandra Servidori
https://www.radioinblu.it//streaming/?vid=0_cx1naeya
Ebbene sì .Per Silvio Berlusconi è giusto siano celebrati i funerali di Stato. E’ Stato un leader che ha cambiato l’Italia e ha sdoganato una politica liberale democratica cattolica riformista e ha restituito una rappresentanza agli elettori moderati .E’ stato al centro delle dinamiche politiche per ben trentanni e non c’è leader al mondo che non abbia parole di stima e considerazione. E come ha detto Papa Francesco “ Protagonista per la tempra energica che ha saputo esprimere”. Silvio Berlusconi umanamente molto generoso ( moltissime donazioni a cominciare dall’Aquila per continuare in Tailandia ecc ) un politico garbato, capace di investire risorse in ambiti molteplici dal mondo delle imprese, allo sport,alla televisione.Delle sue travagliate vicende giudiziarie non voglio esprimermi dico solo che il potere di certa magistratura ha agevolato una persecuzione politica indecente, uomini di partiti incapaci di contrastarlo che hanno usato strumenti per attacchi personali per aspetti controversi della sua attività imprenditoriale che lo hanno portato in giudizio ,per la totalità assolto o in prescrizione e condannato per una unica accusa ,ripetutamente chiamato a rispondere fino ad arrivare ad accuse infamanti di mafia.
Personalmente l’ho incontrato tre volte e per il mio lavoro di tecnica, e ciò di cui sono profondamente grata è stata ,durante il suo governo con Maroni e Sacconi l’approvazione della legge cd Biagi nel 2003 .In quella legge così malamente e ideologicamente avversata si è aperta una storia nuova del diritto del lavoro. Le imprese che hanno deciso di introdurre i nuovi tipi di contratto per le assunzioni, hanno beneficiato di sconti contributivi e fiscali nonché di un maggiore fattore di ricambio del personale, ove quello assunto non si fosse giudicato adatto. Inoltre le forme contrattuali previste (i cosiddetti contratti atipici di lavoro) sono considerevolmente aumentate di numero per meglio venire incontro alle molteplici esigenze implicite di un mercato del lavoro eterogeneo e globalizzato. I primi anni di attuazione della legge Biagi hanno visto una generale riduzione del tasso di disoccupazione che è tornato ai livelli di quello del 1992.Inoltre col tempo, la situazione lavorativa di coloro che sono entrati nel mondo del lavoro con un contratto cosiddetto flessibile tende a stabilizzarsi e a concretizzarsi in un contratto a tempo indeterminato. Secondo il IX Rapporto AlmaLaurea, a cinque anni dalla laurea, risultano stabili 71 occupati su cento. Il grande balzo in avanti è dovuto in particolar modo all'aumento dei contratti a tempo indeterminato, che sono lievitati di 15 punti percentuali, raggiungendo quasi il 47% a cinque anni.La legge non introduce modifiche alle norme dei contratti a tempo indeterminato, e non doveva applicarsi al settore del pubblico impiego (art. 1), dove poi si è rivelato maggiore il ricorso ai contratti a termine e alla flessibilità. La legge introduceva alcune norme a tutela dei lavoratori in materia di esternalizzazione e lavoro in appalto.Belusconi aveva la visione di una destra che pare riesca a cambiare l’anno prossimo gli abituali equilibri politici dell’unione Europea. La politica è spietata e le donne che lo hanno accusato per la questione denigratoria delle cd Olgettine sono coloro che oggi approvano la Maternità surrogata : ma come non è sempre il corpo delle donne usato, mercificato ? Berlusconi aveva un modo di dire che mi piaceva : convincere e vincere. Sono grata al tanto lavoro politico che ha svolto : faccia buon viaggio Presidente ,leader che i libri di storia dovranno ricordare sempre.
Nuovi diritti per le lavoratrici e lavoratori affetti da patologie oncologiche e gravi
Alessandra Servidori https://www.ildiariodellavoro.it/il-luogo-di-lavoro-come-comunita-di-tutela-per-le-persone-affette-da-patologia-oncologica/
Si sussegono ripetutamente sentenze del tribunale del lavoro contro datori di lavoro che, esaurito il periodo di comporto per motivi di malattia oncologica invalidante ingravescente licenziano la lavoratrice /lavoratore, senza applicare la norma che prevede di poter adottare secondo il CC 2087 e il dl 81/2008 provvedimenti ragionevoli e adibire il dipendente- peraltro non avvertito dello scadere del periodo di comporto- a mansioni non compatibili con il suo ridotto stato di salute e dunque incorrendo in grave discriminazione. La normativa che riguarda il trattamento del dipendente affetto da patologia grave è soggetta a molteplici interventi differenziati ma è bene ricordare che un terzo dei malati di cancro è in età lavorativa: nel 2022 oltre un milione e quatrocentomila lavoratori. Indagini sui costi sociali ed economici del cancro per i malati ed i caregiver hanno mostrato che il 70% dei malati ha difficoltà finanziarie e che per il 30% di loro la malattia ha influito negativamente sul lavoro fino a causarne, per alcuni, la perdita. I pazienti (e i caregiver) più penalizzati sono i lavoratori autonomi ed è ragionevole nella situazione attuale in cui si stanno ridefinendo le politiche integrate socio sanitarie che i diritti costituzionali alla salute ed al lavoro siano garantiti senza discriminazioni di genere o di tipologia di lavoro (subordinato o autonomo, pubblico o privato).Nella Missione 5 del PNRR sono stanziati 20 miliardi di euro per le politiche per il lavoro e in questo contesto vi sono riferimenti all’inserimento lavorativo di persone con disabilità. Supportare il malato oncologico che lavora è un investimento anche per la sostenibilità del sistema di welfare.La Commissione Lavoro della Camera ha avuto in esame cinque disegni di legge su “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche”.È necessario che le misure di sostegno del “lavoratore oncologico”, finora previste esclusivamente per i dipendenti (permessi e congedi retribuiti, contributi figurativi, smart working e telelavoro, accomodamenti ragionevoli), siano estese in modo omogeneo a sostegno dei lavoratori autonomi e liberi professionisti, la cui tutela è ancora inadeguata.I ddl portano le firme di Gatta –Rizzetto-Locatelli – Seracchiani –Comaroli,Cattoi,Giaccone - che avevano trovato un accordo di massima sull’Atto Camera 2098. A parere di chi scrive comunque e per agevolare il lavoro si suggerisce di attenzionare : una parificazione normativa per tutti i dipendenti del lavoro pubblico e privato e possibilmente anche autonomo; tutelare i lavoratori dipendenti pubblici e privati affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche affinché conservino il posto di lavoro per tutto il periodo necessario alle cure o ai trattamenti che comportano condizioni psicofisiche non compatibili con l’attività lavorativa e, comunque, per un periodo non superiore a ventiquattro mesi dalla certificazione medica specialistica, salvo, ovviamente, che i CCNL di categoria non prevedano norme di maggiore favore. Tale congedo deve essere compatibile con la concorrente fruizione di altri eventuali benefìci economici o giuridici e la sua fruizione decorre dall’esaurimento degli altri periodi di assenza giustificata e certificata, a qualunque titolo riconosciuti al dipendente, quali i periodi di congedo già oggi riconosciuti dalla contrattazione collettiva o da norme di legge in via generale per i casi di malattia; nei casi di malattie oncologiche, invalidanti e croniche che richiedono visite, esami strumentali e cure mediche frequenti, si propone di estendere a lavoratrici e lavoratori pubblici e privati le diciotto ore di permesso attualmente previste da CCNL a tali fini, ritenendo che queste attività facciano parte del percorso terapeutico del paziente; ai lavoratori /trici affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche, decorso il termine di congedo riconosciuto ai sensi della proposta di legge in esame, è concesso l’accesso prioritario alla modalità di lavoro agile, ove possibile, ai sensi della legge n. 81 del 2017. Con riferimento al lavoro autonomo, si prevede, al ricorrere delle suddette malattie, la possibilità per il lavoratore di sospendere l’esecuzione della prestazione dell’attività svolta in via continuativa per il committente per un periodo fino a trecento giorni per anno solare. Questo è un elemento di innovazione perché la legge n. 81 del 2017, all’articolo 14, comma 1, prevedeva centocinquanta giorni; per i lavoratori autonomi, prevedere la corresponsione di un indennizzo per un congruo periodo, superiore a quello attualmente previsto;Agli oneri di queste nuove norme si provvede mediante corrispondente Fondo del Bilancio dello Stato per gli anni 2025/2026 e autorizzando il Ministro dell’economia e delle finanze ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio ;successivamente con adeguato monitoraggio con i Fondi del Piano nazionale Oncologico ( decreto Milleproroghe Ministero Salute gennaio 2023) . Con apposita Convenzione Inail e Istituti di cura e ricerca promossa dal Ministero del Lavoro e politica sociale. Peraltro il Piano europeo di lotta contro il cancro: “Migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti”, presentato a febbraio 2021, al cap. 6 chiede azioni concrete tese a migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti anche in considerazione dell’allungamento della sopravvivenza. E’ stato adottato in Italia il 26 gennaio 2023 con Intesa in Conferenza Stato-Regioni il Piano Nazionale Oncologico che pone l’attenzione sulla centralità del malato e sulla riduzione o eliminazione delle disuguaglianze nell’accesso agli interventi di prevenzione e cura. Individua obiettivi e linee strategiche in coerenza con il Piano europeo contro il cancro e recepito con provvedimenti propri dalle Regioni e dalle Province autonome che adotteranno le soluzioni organizzative più idonee in relazione alle esigenze della propria programmazione. Per quanto riguarda la prevenzione primaria, nel documento, secondo quanto previsto anche dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, viene dato ampio spazio al consolidamento delle azioni per favorire stili di vita salutari nei contesti di vita, partendo dall’ambiente scolastico fino ai luoghi di lavoro. Viene posta particolare attenzione al contrasto al tabagismo e al consumo dannoso e rischioso di alcol, nonché alla promozione dell’attività fisica e della sana alimentazione.Per quanto riguarda la prevenzione secondaria, nel Piano oncologico si prevede il potenziamento dei programmi organizzati di screening, anche avvalendosi delle nuove Case di Comunità previste dal PNRR e normate col DM 77. Tra gli obiettivi c’è quello di allargare le fasce d’età per gli screening e quello di identificare precocemente i soggetti a rischio eredo familiare, anche attraverso specifici PDTA.A fianco delle attività di promozione della salute e prevenzione, nel Piano oncologico viene, inoltre, favorita un’assistenza sempre più domiciliare e integrata con l’ospedale e i servizi territoriali, attraverso la razionalizzazione dei processi di presa in carico e la definizione dei relativi aspetti operativi, consentendo di erogare servizi anche a distanza mediante team multiprofessionali. Ampio spazio è, infatti, dedicato al percorso del malato oncologico con particolare attenzione all’integrazione del percorso diagnostico-terapeutico, alla continuità assistenziale sul territorio, alle reti oncologiche e alla rete nazionale dei tumori rari (tumori rari solidi dell’adulto, tumori onco-ematologici, tumori pediatrici) al fine di potenziare l’assistenza per chi è affetto da forme rare di tumore e per i pazienti fragili; alla riabilitazione per i malati oncologici, alle cure palliative, allo sviluppo e implementazione della psico-oncologia, al ruolo del supporto nutrizionale, al follow up e alla qualità della vita e reinserimento sociale dei malati e dei lungo viventi oncologici e dei guariti dal cancro. Contemporaneamente il coordinamento interistituzionale per la prevenzione delle patologie oncologiche coordinato dall’istituto Ramazzini ha redatto una proposta di legge per sostenere i caregiver (http://www.tutteperitalia.it/tutteperitalia/editoriali2/965-disegno-di-legge-per-i-cargiver) E’ evidente che il luogo di lavoro diventa dunque una comunità particolarmente attenzionata per approvare e applicare in tempi veloci nuove norme di tutela della persona affetta da patologia oncologica e le audizioni in corso su Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche invalidanti croniche, sono particolarmente interessanti .
Disegno di Legge per i Cargiver
Per i/le cargiver italiani serve subito un profilo giuridico ,ea cura del Tavolo interistituzionale Malattie professionali abbiamo presentato un Testo a tutti i gruppi Parlamentari perché si favorisca il loro lavoro normativo.
Disegno di legge per l’introduzione e il riconoscimento economico di una indennità ai cargivers familiari. A cura del Tavolo interistituzionale Malattie professionali - Bologna 31/03/2023 Mandrioli Pannuti Servidori
La presente proposta di legge è finalizzata al riconoscimento, alla valorizzazione e alla tutela delle persone che si prendono cura di un familiare , persona cara, e a sostenere la conciliazione dell'attività di cura con la loro vita lavorativa e sociale e riconoscerne il fondamentale ruolo. Con l’auspicio che prioritariamente venga delineato, anche semplicemente per Decreto Ministeriale , per una questione di celerità nel dare risposte al cittadino, una prima fase per la “conta numerica” dei Caregiver familiari (la platea dei beneficiari) mediante un set appropriato di indicatori per una corretta valutazione anche del carico di cura individuale che genera l’assistenza prestata, in ragione delle condizioni di disabilità dell'assistito convivente, per poi passare ad una fase successiva - anche con legge parlamentare o di delega al Governo - per delineare sulla base della platea individuata , le misure minime di sostegno da erogare a livello nazionale e le risorse economiche stabilmente occorrenti, tenuto conto del progresso socio economico e dell’andamento demografico del Paese. Con la legge 205/2017, all’articolo 1, comma 255, è stata definita ed introdotta nel nostro Ordinamento Giuridico, la figura del caregiver familiare come colui che assiste e si prende cura del coniuge, dell'altra parte dell'unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di se', sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata, o sia titolare di indennità di accompagnamento. Si fa notare che a tutt’oggi non si individuata omogeneamente la platea dei Caregiver familiari, e, nel caso di individui con disabilità multipla (plurinvalidi) possa considerarsi come questi necessitino di una assistenza globale e continua di lunga durata, ovvero del supporto del Caregiver familiare. L’ultimo dato comunque approssimativo sul numero dei caregiver a cui rifarsi è quello dell’indagine Istat del 2018 sulla "Conciliazione tra lavoro e famiglia" secondo cui sarebbero oltre 2 milioni e 800 mila (il 7,7% della popolazione) le persone che assistono regolarmente figli o altri parenti di 15 anni e più in quanto malati, disabili o anziani. Si tratta del 9,4% delle donne tra i 18 e i 64 anni e il 5,9% degli uomini nella stessa fascia d’età, mentre nella fascia 45-64 anni la percentuale d’impegno sale al 12,2%.E’ dunque necessario prioritariamente istituire un set di indicatori omogenei che consenta una valutazione multidimensionale e multidisciplinare del singolo beneficiario, per definire se abbia titolo ad essere riconosciuto "caregiver familiare”, occorre analizzare i bisogni generali e particolari ma anche i diritti e doveri, per poter poi definire un quadro di misure volte alla tutela del Caregiver familiare nel solco del dettato costituzionale e degli atti internazionali vincolanti e quindi predisporre le necessarie provvidenze economiche peraltro previste dalle risorse del Fondo istituito con il comma 254 della legge sopra richiamata, Fondo che grazie agli stanziamenti che dal 2018 si sono via via accumulati nel Fondo ,nel 2020, con l’art. 1 comma 334 della Legge 178, è stato istituito un nuovo fondo, speculare al precedente oramai svuotato ma in essere, e finalizzato alla realizzazione di interventi legislativi per il Caregiver familiare, con una dotazione di 30 milioni annui per il triennio 2021-2023. Vero è che con emendamento parlamentare la finalità del Fondo del comma 254 originale che risiedeva presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è ora “destinato alla copertura finanziaria di interventi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell'attivita' di cura non professionale del caregiver familiare” , eliminando quindi la parola “Legislativi” che opera una mutazione delle finalità del fondo si è proceduto all’erogazione alla Regioni delle somme allocate, (e non direttamente ai Caregiver familiari come era invece nello spirito del legislatore iniziale). Successivamente è stato istituito un fondo che ripercorreva la natura originaria del primo Fondo con l’art. 1, comma 334, della Legge 178/2020 “destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell'attivita' di cura non professionale svolta dal caregiver familiare”. Occorre ricordare dunque come le risorse disponibili sul capitolo di entrata n. 839 della Presidenza del Consiglio dei ministri intestato al "fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza al caregiver familiare" (comma 254 L, 205/17) sono cresciute sino a 70 milioni di euro per il triennio 2018-2020 ( nel corso del 2° Governo Conte con emendamento parlamentare furono destinati al Fondo ulteriori 10 milioni di euro) e successivamente di altri 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 dall'articolo 1, comma 483, della legge n. 145 del 2018. A tutt’oggi in mancanza di corretta norma le risorse appaiono una palese distrazione del Fondo per un uso non consentito, tanto più se erogati alle Regioni e non direttamente ai caregiver familiari : a tutt’oggi le risorse trasferite alle Regioni che ammontavano a 68.314.662 euro, sono stati così suddivisi: per il 2018, 20.000.000 euro, per il 2019, 24.457.899 e per il 2020, 23.856.763.
L'ultimo decreto di riparto delle risorse, relativo al 2021 è stato utilizzato non nei confronti di chi si occupa a tempo pieno dei propri cari con gravissima disabilità e che da molto tempo chiede attenzione. I caregiver familiari, le persone che accudiscono i propri cari, chiedono una maggiore integrazione dei servizi stessi che ruotano intorno alla persona, alla famiglia, ai loro bisogni; chiedono di non rimanere invisibili e che il Fondo possa servire al loro sollievo.E’ oltremodo importante sottolineare che le condizione di sofferenza e disagio di chi ricopre tale ruolo ricade sul sistema economico e sanitario della regione e dello stato. Uno stato prolungato di difficoltà sfocia anche in patologie fisiche e psichiche delle quali dovrà farsi carico il sistema sanitario e assistenziale con impegno economico significativo.
Vero è che e il completamento della regolamentazione del “caregiver familiare” assicurando agli aventi diritto concrete misure di sostegno economico non lascia dubbi sul fatto che la tutela e quanto ne consegue in termini di benefici, contrariamente a quanto fatto in passato, si sposta dalla persona con disabilità la cui gravità era il discrimine per la fruizione dei sostegni, al caregiver familiare ove il peso della cura della persona con disabilità va interpretato come una componente - ma non la sola - per la definizione della condizione del caregiver familiare e quindi per la gradualità dei sostegni economici a questi destinati.
La definizione con legge della figura del Caregiver Familiare avvenuta nel 2017, tuttavia ad oggi non è stata seguita dall’emanazione di una norma nazionale attuativa di natura regolamentare in grado definire la procedura per dare attuazione a detto riconoscimento anche tenendo conto che il 3 ottobre 2022, il Comitato ONU sui diritti delle persone con disabilità ha riscontrato la mancanza, nell'ordinamento giuridico nazionale, di misure efficaci per il sostegno dei caregiver familiari ed entro il 6 aprile per non essere soggetti a sanzioni dobbiamo presentare a ONU una legge sui caregivers e le risorse sono ferme al Ministero del Lavoro.
Relazione tecnica della proposta
Ponendo l’accento sul soggetto giuridico della norma del 2017 che è il caregiver fa miliare e non il suo assistito, la presente proposta di disegno di legge introduce alcune innovazioni, anche nel rispetto degli articoli 2, 3, 13, primo comma, 31, 32, 33, primo, secondo e quarto comma, 34, 35, primo e secondo comma, 36, 38, 117, secondo comma, lettere m), n), o), p) e 118, quarto comma, 119, quinto comma della Costituzione, in conformità alla Carta dei diritti fondamentali del l’Unione europea del 7 dicembre 2000 e alla legge 27 maggio 1991, n. 176, recante ratifica ed esecuzione della Convenzione sui di ritti del fanciullo, New York il 20 novembre 1989, alla legge 3 marzo 2009, n. 18, recante ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, nonché all’articolo 1, comma 1, della legge 8 marzo 2017, n. 24, e in armonia con il quadro delle raccomandazioni del Consiglio d’Europa in materia di disabilità. All’articolo 1, comma 1, si delinea la finalità della norma e il quadro di riferimento normativo che deve essere tenuto in considerazione per il raggiungimento dell’obiettivo di determinare una misura indennitaria diretta al caregiver familiare come descritta nei commi successivi. Viene quindi introdotta, al medesimo comma, l’indennità di cura ed assistenza per i caregiver familiari. Con il comma 2 si stabilisce che l’assegno ha natura indennitaria esclusivamente soggettiva ed è corrisposto al caregiver familiare, a domanda, ed è a titolo di riconoscimento del lavoro di cura da questi tivamente prestato in favore dell’assistito, o di più assistiti. Con il comma 3 si stabilisce la procedura con la quale, attraverso decreti del Presi dente del Consiglio dei ministri, o dell’autorità politica da questi delegata, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentito il parere degli altri Ministri eventualmente interessati, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sono stabiliti i criteri e le modalità per l’erogazione ai caregiver familiari, in possesso dei requisiti previsti e nei limiti delle risorse annuali disponibili, di un assegno annuale unico, il cui importo è rideter minabile annualmente. Al comma 4 si definiscono i criteri per l’emanazione dei decreti di cui al comma 3 con i quali si provvede, in particolare: alla lettera a) all’individuazione dell’organismo che attiva la procedura di ascolto permanente di cui all’articolo 4, comma 3, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, e definisce le modalità di individuazione e nomina del caregiver familiare, purché convivente con l’assistito con disabilità, nonché i requisiti soggettivi che devono essere posseduti dal caregiver familiare ai fini della valida presentazione della domanda per la fruizione dell’assegno, oltre alla definizione del quadro dei bisogni individuali e generali del caregiver familiare, utile alla adozione o alla nuova attivazione, di ulteriori misure di sostegno da parte dei servizi territoriali alla persona nei confronti dei caregiver familiari. Con la lettera b) si prevede l’individuazione dell’organismo competente per la definizione del modello per la rilevazione dei dati di contesto del quadro di riferimento socio-economico territoriale, nonché dei servizi di sostegno alla persona che svolge la funzione di caregiver familiare, eventualmente disponibili, adattabili o di nuova istituzione, utili ad integrare i processi di verifica e di valutazione; alla lettera c) si prevede la definizione della procedura di verifica dei requisiti di cui alla lettera a), integrati dal quadro di riferimento di cui alla lettera b), necessari per la valutazione individuale, multidimensionale e multidisciplinare del caregiver familiare, successiva alla domanda a seguito della quale, mediante formazione di una graduatoria basata anche sull’effettivo carico di cura sostenuto dal caregiver familiare nei confronti di uno o più assistiti, lo stesso è ammesso alla fruizione dell’assegno annuale o all’accesso alle misure di sostegno individualizzate da verificare con cadenza periodica. Inoltre, alla lettera c), si stabilisce che la valutazione individuale di cui alla lettera c) è necessaria alla definizione delle ulteriori misure di sostegno individualizzate destinate al caregiver familiare anche se non ammesso al beneficio dell’assegno per carenza di uno o più requisiti soggettivi. Con il comma 5 si stabilisce che l’assegno non concorre alla formazione del reddito complessivo di cui all’articolo 8 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ed è corrisposto dall’INPS entro il 31 dicembre di ogni anno. Con il medesimo comma si individua nell’Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS) il soggetto unico che, con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, provvede all’esecuzione delle attività ad essa demandate, alla ricezione delle domande, alla comunicazione di accoglimento della domanda all’interessato, all’erogazione del l’assegno indennitario o, in caso di diniego della misura indennitaria, alla comunicazione di accesso alle eventuali misure di sostegno individualizzate come definite all’e sito della valutazione individuale, multidimensionale e multidisciplinare del caregiver familiare. Il comma 6 attribuisce all’INPS il compito di provvedere al monitoraggio delle domande accolte entro il 31 ottobre di ogni anno, inviando una relazione mensile al Presidente del Consiglio dei ministri, o all’autorità politica da questi delegata, al Ministro dell’economia e delle finanze e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Con il comma 7 si provvede a dettare norme per la determinazione annuale del l’importo dell’assegno. All’articolo 2, con il comma 1 si provvede ad una adeguata integrazione del Fondo di cui all’articolo 1, comma 254, della legge 27 dicembre 2017, n. 205. Con il comma 2 si provvede alla copertura dell’integrazione di cui al comma 1 con risorse derivanti dal Fondo per la disabilità e la non autosufficienza di cui all’articolo 1, comma 330, della legge 27 dicembre 2019, n. 160. All’articolo 3 si dettano norme per l’efficientamento del riparto delle risorse del Fondo di cui all’articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, in quanto misure che, sebbene dirette all’assistito, rappresentano un sostegno indiretto all’attività di cura prestata dal caregiver familiare in ambito domiciliare. All’articolo 4, al fine di dare piena attuazione all’articolo 4, comma 3, della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’INPS è integrato con un rappresentante dell’Associazione nazionale di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 23 aprile 1965, n.458.
Note : Si ritiene utile, per opportuna considerazione, inserire anche un possibile aspetto previdenziale che a parere della scrivente comporterebbe un plafond riformatore complicato allo stato attuale e con le difficoltà che il sistema dovrebbe reggere : Per esempio Al caregiver familiare è riconosciuta la copertura di contributi figurativi, equiparati a quelli da lavoro domestico, a carico dello Stato per il periodo di assistenza e di cura effettivamente svolto in costanza di convivenza, a decorrere dal momento del riconoscimento della disabilità grave del soggetto assistito. In maniera interlocutoria per esempio : introdurre alcune misure di carattere previdenziale in favore della madre lavoratrice e del padre lavoratore, del caregiver familiare e dei soggetti che svolgono, senza vincolo di subordinazione, lavori non retribuiti in relazione a responsabilità familiari. Inoltre considerate le particolari condizioni usuranti dell'attività di caregiving familiare che determinano un'aspettativa di vita ridotta, il diritto di accedere al pensionamento anticipato e senza penalizzazioni al raggiungimento di trenta anni di contributi, a prescindere dall'età anagrafica, o al compimento di sessanta anni di età anagrafica e al raggiungimento di almeno venti anni di attività come caregiver familiare.
La proposta in questione dovrebbe essere meglio coordinata con le innovazioni legislative post pandemia, in particolare per una valutazione omogenea sul territorio nazionale delle procedure per la formazione delle graduatorie per l’accesso alle misure di sostegno.
31 Marzo 2023