Legge di bilancio 2026 aspettando il testo.....
LEGGE DI BILANCIO - Aspettando il testo...... pensieri scritti da F.A.C.
Il Caregiver Familiare alla prova della legge di bilancio 2026
In un'Italia che affronta una profonda trasformazione demografica, il ridisegno delle politiche per la disabilità e la non autosufficienza rappresenta una scelta strategica, la cui visione si confronta ora con la prova più decisiva: quella della sostenibilità finanziaria. Le riforme avviate in via sperimentale dal 1° gennaio 2025 segnano un'evoluzione culturale ambiziosa, ma si inseriscono in un quadro macroeconomico segnato da una crescita contenuta e da un debito pubblico la cui traiettoria è vincolata dall'eredità di ingenti spese fiscali passate, che superano i 100 miliardi di euro annui. In questo contesto, ogni nuovo impegno di spesa richiede un'attenta ponderazione, e l'effettiva portata del cambiamento potrà essere misurata solo attendendo i numeri, nero su bianco, della legge di bilancio per il 2026 che sarà presentata nei prossimi giorni. Il vero banco di prova di questo nuovo impianto di welfare sarà la capacità di dare risposte concrete e strutturali alla questione dei caregiver familiari. Il Documento Programmatico di Bilancio presentato al Consiglio dei Ministri lo scorso 14 ottobre, indica l'intenzione di finanziare una riforma del loro ruolo di cura e assistenza, ma la sfida è trasformare questa enunciazione in una soluzione stabile e adeguatamente finanziata. Sostenere chi assiste non è solo un imperativo di equità sociale, ma una necessità economica. I dati INPS evidenziano come i carichi di cura impattino in modo sproporzionato sulle traiettorie lavorative delle donne, con un peggioramento retributivo che si accentua a ogni nuova nascita e una probabilità di abbandono del lavoro che, nel settore privato, raggiunge il 20% dopo il primo figlio. Una politica strutturale per i caregiver familiari, quindi, non è un costo, ma un investimento per la parità di genere e la partecipazione al mercato del lavoro, leve fondamentali per contrastare le pressioni demografiche evidenziate anche dall'OCSE. In controluce restano le pur importanti riforme sulla disabilità e la non autosufficienza, con l'introduzione di un procedimento di valutazione unificato e la centralità del "progetto di vita". Queste innovazioni, che mirano a superare la frammentazione e a porre la persona al centro, richiederanno a loro volta risorse adeguate per non rimanere sulla carta. L'investimento sociale per l'inclusione è strategico, ma deve fare i conti con un bilancio pubblico dove la spesa per interessi è prevista in aumento fino al 4,3% del PIL nel 2028 e dove le proiezioni demografiche dell'OCSE indicano un inevitabile aumento della spesa pensionistica e sanitaria. Il percorso tracciato è lodevole, ma un cauto realismo è d'obbligo. Il successo di questo nuovo modello di welfare non dipenderà solo dalla bontà del suo disegno, ma dalla capacità di allocare, nella prossima legge di bilancio, risorse adeguate e sostenibili nel tempo, dimostrando che l'inclusione non è una voce di spesa da comprimere, ma una priorità irrinunciabile per il futuro del Paese.
Francesco Alberto Comellini -Componente del Comitato Tecnico Scientifico--Osservatorio Permanente sulla Disabilità - OSPERDI ETS
