Insisto : sempre sulla UE
Alessandra Servidori 15 giugno 2018
Lezione 3 Non è mai troppo tardi. Anzi meglio tardi che mai :Insisto : semper sulla UE sempre sulla Ue
E’sempre antipatico dire “ Io l’avevo detto “ però è così: all’inizio del nostro corso di formazione e di alfabetizzazione -Lezione 1- abbiamo cercato di alfabetizzarci sul QE e possiamo dire che Mario Draghi ha confermato poche ora fa che con il 31 dicembre 2018 la festa dell’ammortizzatore BCE sui titoli di stato che comunque manterrà con un ritmo fino al 31 dicembre di 15 miliardi alla volta e al mese . Nessuna modifica alla cosiddetta politica monetaria convenzionale, ossia al livello dei tassi, che saranno confermati allo 0%. Mario Draghi per la prima volta accompagnato dallo spagnolo Luis de Guindos, che ha preso il posto di Vítor Constâncio alla carica di vice presidente della BCE. Mario Draghi con dovizia di particolari ha spiegato sul tema dello shock dei bond italiani di qualche giorno fa, che non dovremmo essere ossessionati sui dati settimanali dei flussi. Nel mese di maggio anche in Francia, Austria e Belgio hanno visto calare la frazione degli acquisti netti, ma questo è stato il risultato di regole già in vigore da tempo. Tra l'altro nel mese in oggetto la BCE ha comprato una quota di bond italiani pari a 3,5 miliardi di euro, un livello maggiore rispetto a quelli di marzo e gennaio (entrambi a 3,4 miliardi). Le stime della BCE indicano che gli effetti delle misure di politica monetaria degli ultimi tre anni, soprattutto il quantitative easing appunto, hanno causato un 2,9% di Pil aggiuntivo e un 1,9% di inflazione aggiuntiva e tanto per essere chiari sull'euro il presidente della BCE ha dichiarato che la moneta unica è irreversibile. Perché "è forte, perché la gente lo vuole e perché nessuno ne vuole mettere in discussione la sua esistenza".Draghi propone questa considerazione ad ogni uscita pubblica, "per godere tutti i benefici della politica monetaria gli stati devono implementare riforme strutturali nell'area euro. Serve ad aumentare la relisienza dell'intero sistema, combattere disoccupazione e migliorare la produttività. Soprattutto in paesi con debiti molto alti. Il riferimento all'Italia è chiarissimo. Passiamo il tempo a dipingerci come ridotti in miseria e destinati al decadimento, sicché non vediamo non solo le opportunità che ci sono, ma anche la realtà della nostra forza nazionale. Anzi, peggio: se provi a parlarne ti riempiono d’insulti, considerando il disastro l’unica verità accettabile. Eppure quell’orizzonte c’è. Noi abbiamo una crescita straordinaria delle esportazioni quello è il nostro punto forte soprattutto fuori dalla UE . Paghiamo la recessione europea, ma la pagano di più i tedeschi, che pure l’hanno provocata: le loro esportazioni calano al di fuori dell’Ue. Siamo meglio partendo da condizioni di enorme svantaggio, perché le nostre imprese non trovano credito e quando lo trovano lo pagano assai più dei concorrenti tedeschi (che è la colpa più grande dei nostri governi, incapaci di far valere la negazione del mercato europeo che questo comporta, incapaci di dire che se la Germania rifiuta il sistema bancario europeo allora non possono valere gli altri vincoli che ci vengono imposti). La Cina non deve essere vista, con un ritardo decennale (come i loro piani) d’analisi, come il concorrente per la merce di scarso valore e basso costo, anche grazie a dumping sociale, ma un mercato in cui espandersi. In cui “made in Italy” è sinonimo di roba buona e preziosa. Il rimpatrio statunitense ci riconsegna un mercato crescente per i nostri prodotti a maggiore valore aggiunto, anche di ricerca, tecnologia e innovazione. Senza dimenticare che nelle nostre esportazioni sono incorporati anche semilavorati che ancora importiamo in condizioni di convenienza.Nessuno pensi di usare quest’ultima condizione per ridare flusso alla spesa pubblica improduttiva, che, invece, va tagliata, tagliata e ritagliata, al fine di far scendere l’intollerabile pressione burofiscale e recuperare risorse per gli investimenti. Dobbiamo far valere la nostra forza e occupare noi i mercati che crescono, con i nostri prodotti e le nostre idee, perché diversamente sarà la loro ricchezza finanziaria, con la liquidità, a occupare il nostro sistema produttivo. L’Italia senza sistema industriale è meno di una meta turistica e sempre di più popolata da anziani ,senza più bambini. Abbiamo il dovere di difendere le nostre aziende, risanando il nostro sistema bancario e sostenendo un virtuoso sistema bancario europeo di cui essere a pieno titolo azionisti di maggioranza.