Previous Next
Export in Italia : la nostra bombola di ossigeno EXPORT IN ITALIA : Rapporto della società italiana SACE sull’export. Come sta il nostro Export... Read more
Sistema bancario nostrano : obbligatorio dire la verità Alessandra Servidori                   Sistema bancario e aiuti di Stato : obbligatorio dire la... Read more
La maternità difficile se non impossibile  ALESSANDRA SERVIDORI La maternità  italiana difficile se non impossibile Un dossier di Save... Read more
Privatizzazioni? Si bene ma....... Alessandra Servidori         formiche.com 11 settembre 2019 Il Presidente di Confindustria... Read more
COSA PENSO DI ALFIO MARCHINI  ALESSANDRA SERVIDORI                                ... Read more
LAVORO e produttività Lavoro e produttività, come funzionano i nuovi incentivi  Alessandra Servidori  21 OTTOBRE... Read more
EUROUFOUND : nella UE a 24 fondamentale la comparazione sui temi del lavoro Alessandra Servidori  In Italia , è caduto purtroppo nell’oblio  il sistema di comparazione tra... Read more
NON c'è niente da festeggiare    8 Marzo 2019 – Se il Word Economic Forum afferma che solo  fra 108 anni il divario di genere... Read more
Ancora sulla demenziale dominante teoria del gender Alessandra Servidori Ancora sull’educazione (?) teoria di gender Il Sindaco di Venezia ,... Read more
Malattie rare : finalmente approvata la legge ma siamo solo a metà del percorso   https://www.startmag.it/sanita/legge-sulle-malattie-rare-tutte-le-novita/ Alessandra... Read more
La scuola nella legge di bilancio e nel decreto fiscale : perchè accanirsi su di essa è criminale Alessandra Servidori  La scuola nella legge di bilancio 2019 e nel decreto fiscale : perché... Read more
DIRITTO E POTERE -Scena terza Alessandra Servidori - Diritto e potere scena terza-  29 maggio 2016 Proseguiamo con il... Read more
E Draghi fece ORDER! e altro ancora Alessandra Servidori      startmag  3 marzo    e  Radio in blu 4 marzo ... Read more
UN SUPER MINISTRO ECONOMICO UE? Alessandra Servidori   Un super ministro per l’economia europea ?                           19... Read more
DIMISSIONI FANTASMA DIMISSIONI  LAVORATRICI FANTASMA Con una laconica comunicazione alle consigliere territoriali... Read more
LUNGA LUNGHISSIMA VITA A MATTARELLA E DRAGHI Alessandra Servidori    Lunga lunghissima vita a Mattarella e Draghi    : 29 gennaio... Read more
L'Impatto del Covid sul lavoro femminile l post di Alessandra Servidori  l'impatto del covid sul lavoro femminile  www.startmag.it 16... Read more
Riflessioni da cristiana cattolica Riflessione di una cristiana cattolica      EWWIWA MARIA !!!!! Ritirato il documento sulle linee... Read more
EUROSTAR o ITALIAN BOOR Alessandra Servidori EUROSTAR  o  ITALIAN BOOR In 24 ore di viaggio Bologna-Roma/Roma –Bologna... Read more
Cronaca di una campagna elettorale referendaria tra diritto e potere.Scena 1 Alessandra Servidori Cronaca di una campagna elettorale referendaria tra diritto e potere.  ... Read more
Il benessere integrale degli anziani non autosufficienti è al centro della nostra attenzione ?                           Alessandra Servidori Quali orizzonti per il settore socio-sanitario... Read more
DONNE :MARZOTTO-CLINTON  ALESSANDRA SERVIDORI                http://formiche.net/2016/07/29/ricordo-marta-marzotto/  In... Read more
Francesco e la giornata del Creato 1 settembre Alessandra Servidori       FRANCESCO ci invita a rispettare e ad amare madre terra   Oggi 1... Read more
GENERE Donna Smart Working a tutto tondo https://www.generedonna.it/smart-working-a-tutto-tondo/ Smart Working a tutto... Read more
Oggi 28 Aprile : la nostra guida amica per prevenzione salute e sicurezza sul lavoro                     Coordinamento tavolo interistituzionale  Prevenzione malattie professionali... Read more
OSTAGGI troppo silenziosi delle nevrosi gender Sono giorni e giorni che siamo ostaggio di provvedimenti e discussioni sul gender (genericamente... Read more
Per Marco : sempre con lui e le sue idee UNIBO PER MARCO  19 anni senza di lui ma sempre con lui Domani ricorre il 19esimo anniversario... Read more
Un 1°maggio diversamente buono Alessandra Servidori   Un 1 MAGGIO diversamente buono  *Questo 1° Maggio 2017 lo dedico , con... Read more
INPS :il primo accenno di Bilancio di genere 2020 dell’Inps Di Alessandra Servidori | 05/11/2020 -  Blog Per la... Read more
Battere il cancro al seno : una priorità della Ue   Alessandra Servidori  ILDIARIODELLAVORO        27 ottobre 2020  Il parlamento europeo per... Read more
PD : il nuovo che non c'è                        Alessandra Servidori        PD : IL NUOVO CHE NON C'E'  Il rispetto per... Read more
IL BAVAGLIO DEGLI USA AGLI AIUTI DELLA UE PER I DIRITTI  post di Alessandra Servidori    IL BAVAGLIO DEGLI USA AGLI AIUTI DELLA UE PER I DIRITTI     ... Read more
La rete tra donne: RARISSIMA LA RETE TRA DONNE? COMPLICATISSIMA E RARA E QUANDO C'È È STRAORDINARIA La rete di collaborazione... Read more
Ma siamo informati sulla situazione finanziaria delle imprese e delle famiglie??   https://www.startmag.it/blog/come-aiutare-le-imprese/  Il giorno sab 10 apr 2021 alle ore... Read more
Beatrice e il super io Alessandra Servidori          Beatrice e il super io La sfortunata campagna sulla fertilità... Read more
Europa social Network 2022 : a che punto siamo dove andiamo   Alessandra Servidori             European Social Network 2022 :  a che punto siamo e dove... Read more
Incidenti sul lavoro: basta deroghe alla pervenzione INCIDENTI LAVORO-IL DIARIO DEL LAVORO  Aumentano i morti, ma l’adeguamento alle norme di... Read more
UE e Spesa sociale+Giovani e ITC Alessandra Servidori      UE e spesa sociale                                       formiche.net... Read more
18 Giugno 2020 Proposte di occupazione femminile Donne e Lavoro IN EPOCA Covid GIOVEDÌ 18 GIUGNO 2020, ore 16.45 –18.30 La partecipazione delle... Read more
E NON SI DICA CHE NON E' VERO Alessandra Servidori         E non si dica che non è vero La volgarità non è mai stata una... Read more
Contro il cigno nerissimo :Forza Europa Avanti Italia ! Alessandra Servidori      Il cigno nerissimo (evento inatteso  devastante politicamente nel... Read more
Dalla Ue le Nuove Linee guida per educare all'uguaglianza di genere . QUI EUROPA Dal Parlamento Ue arrivano le Linee guida per educare all’uguaglianza di... Read more
Dati Istat : donne e servizi per l'infanzia : desolante situazione italiana ALESSANDRA SERVIDORI  www.ilsussidiario.net  22 marzo 2019 Istat ha reso noti i dati censiti per... Read more
Genere donna,Sanità Legge di Biancio 2023 e PNRR Sanità, Legge di Bilancio 2023 e PNRR   genere donna   Con Alessandra... Read more
pensierino di fine settimana 9 ottobre2020 IL VIRUS DI CUI DOBBIAMO LIBERARCI E IN FRETTA.  Venerdì 9 Ottobre 2020 pensierino di fine... Read more
Le morti bianche aumentano in tutta Europa  IL DIARIO DEL LAVORO Le morti bianche aumentano in tutta Europa Autore: Alessandra... Read more
LA LEZIONE DI DRAGHI : studiate giovani, studiate! EUROPA  IL DIARIO DEL LAVORO Cronaca di una lezione magistrale di Mario... Read more

Editoriali

A proposito di cancro

ALESSANDRA SERVIDORI      A proposito di cancro

Nella giornata  nazionale dedicata alla lotta – terza domenica di maggio-al cancro facciamo il punto su due aspetti fondamentali di cui ci siamo occupati attraverso la predisposizione di due guide gratuite che abbiamo distribuito sui luoghi di lavoro: Patologie oncologiche invalidanti e ingravescenti.Cosa dobbiamo sapere quando incontriamo la malattia. E Guida alla normativa per i caregiver. Entrambi i punti oggi analizzati sono un estratto essenziale del Rapporto  annuale sulle patologie oncologiche.

1)      I programmi per il miglioramento della qualità dei servizi sanitari e sociosanitari oggi rappresentano un investimento necessario per il miglioramento  dell’assistenza ai pazienti, necessaria anche a garantire la sostenibilità del sistema. E’ fondamentale  una maggiore attenzione dei decisori nei confronti dei concetti e degli strumenti “risk management” e, in relazione alla sfera dell’attività clinica, “clinical governance” e di “clinical risk management”. L’attivazione di  programmi  ci dà la possibilità di misurare l’efficacia del sistema sanitario nel suo complesso, osservabile nel tempo, di obiettivi concreti. ll risk management  comprende  qualità, governo clinico e appropriatezza, che si sviluppano secondo un percorso che si snoda in due parti :  prima entra in gioco la ricerca di pratiche cliniche sempre più improntate a criteri di evidenza scientifica, che sottolineano una esplicita responsabilizzazione dei professionisti, attraverso la valutazione continua dell’assistenza, necessaria per impostare azioni di miglioramento dell’efficacia e della sicurezza ;la seconda fase entra in gioco più esplicitamente il tema della riabilitazione della persona , che accanto alla riduzione del rischio, chiede una serie di azioni positive che gli consentano una piena riabilitazione anche sul piano sociale. Anzi possiamo dire che, senza una piena riabilitazione sul piano sociale, non c’è neppure piena guarigione, perché il paziente continuerà a sentirsi paziente e difficilmente si libererà di questa sua identità ferita, che lo condiziona e lo limita nella sua sfera esistenziale. Per questo la riabilitazione del malato di cancro deve diventare parte integrante dei LEA: deve entrare a far parte del riconoscimento dei diritti individuali del soggetto, come Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici 15 recita il comma 2 dell’Art. 3 della nostra Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli ... che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. La riabilitazione oncologica contribuisce a rimuovere gli ostacoli che impediscono ad una persona di riprendere la sua attività, a cominciare da quella professionali e quindi riducono la sua partecipazione alla vita politico economica del paese.  Sarebbe necessario che al Ministero della Salute venisse creato un tavolo di lavoro e di confronto per meglio definire quali modelli di riabilitazione dovessero essere inseriti tra i LEA. Alla persona  non basta essere considerato clinicamente guarito. Vuole riprendere le sue attività e mostrare agli altri, prima ancora a se stesso!, che la malattia è stata un’opportunità da cui è uscito con maggiore energia fisica e morale. In questo senso va preso atto che è cambiato il modo di comunicare agli altri che si è stati colpiti dal cancro, facendo una sorta di outing, come hanno fatto recentemente persone che appartengono al mondo dello spettacolo, della cultura, e dello sport. Si comunica la malattia quando la si è superata e ci si sta reinserendo nel proprio campo professionale, recuperando le proprie attività sociali. Lo si fa evidenziando il ruolo positivo della famiglia, degli amici, e non solo la competenza degli specialisti a cui ci si è affidati. Il reinserimento socio-professionale è considerato uno degli indicatori più efficaci delle buone condizioni della persona e del recupero della sua autonomia nei processi decisionali che lo riguardano. Sempre più oggi appare indispensabile la condivisione e la relazione con “l’altro”. Il care giver diventa una sorta di coach che si inserisce nelle dinamiche etiche e cliniche di una nuova concezione del prendersi cura. In fase riabilitativa i due scenari dominanti sono la famiglia, come luogo degli affetti e delle responsabilità, e il lavoro come luogo di una rinnovata progettualità professionale, in cui si desidera andare oltre i limiti, più o meno reali, posti dalla malattia. Tra gli ostacoli che maggiormente pesano nella fase riabilitativa, se non è completa e formalmente conclusa, sono interessanti due esempi emersi dal dialogo con soggetti clinicamente guariti, ma su cui pesa lo stigma della malattia. Il primo riguarda Aziende, che non vogliono investire in termini di progressione di carriera su persone che sono state malate di cancro. Optano per un parcheggio tanto protettivo quanto umiliante; una sorta di congelamento socio-professionale, giustificato dal timore di possibili recidive. E in questa linea si pone anche il rifiuto di alcune banche a concedere mutui a medio termine, nel timore che la persona, se si dovesse presentare una recidiva, non possa far fronte alle scadenze. Consideriamo: che tutti siamo potenzialmente soggetti ad ammalarci di tumore, a livello personale o nella persona di qualcuno che ci è molto caro: un familiare, un collega di lavoro, un amico. Nessuno può sottrarsi alla relazione di aiuto verso chi è o è stato malato;  nei professionisti che si occupano di malati oncologici, oltre alla preparazione tecnico-scientifica, non può mancare un approccio multidimensionale ricordando che si è alleati del malato e non della malattia. È un’alleanza di tipo inter-personale, che non si esaurisce con il cessare della malattia, ma accompagna la persona lungo tutto il suo iter riabilitativo, fino ad un pieno reinserimento sociale;  i progressi della medicina e della tecno-scienza consentono oggi ai pazienti di guarire più facilmente, passando dalla fase acuta ad una cronicità ad alto funzionamento, che aggiunge anni alla loro vita e potrebbe aggiungere qualità ai loro anni. Emergono così nuove aspettative di normalizzazione socio-professionale che pongono al SSN nuove richieste in termini di Livelli essenziali di assistenza soprattutto in fase riabilitativa per superare quella sottile linea di confine che separa la malattia dalla salute, colui che è stato malato da chi è sano e aspira ad una piena realizzazione di sé. Per questo è urgente creare un tavolo di confronto: per non deludere chi guarito dal cancro corre il rischio di ammalarsi per le mancate scelte di una società miope e avara.

2)      Il caregiving rappresenta uno strumento imprescindibile per la sostenibilità dei sistemi sanitari. A livello dell’UE, infatti, è allo studio una proposta di direttiva in tema di Work-Life Balance for Parents and Carers, volta a trovare il punto di equilibrio tra attività professionale e vita familiare dei prestatori di assistenza In Italia, dopo anni di grave ritardo, si registra finalmente un’importante attività parlamentare volta all’approvazione di una legge che riconosca e tuteli il caregiver. Nel corso della XVII legislatura appena conclusa, infatti, sono stati presentati in Senato ben tre disegni di legge, poi riuniti in una proposta di testo unificato dalla X Commissione Lavoro e previdenza. L’attività dei caregiver, elemento fondamentale dell’assistenza domiciliare, si colloca nel solco del lento cambiamento culturale che vede un riposizionamento delle prestazioni ospedaliere nel complesso dei sistemi sanitari. Per i malati oncologici il supporto del prestatore informale di assistenza rappresenta un vero e proprio elemento della cura, non soltanto per le attività pratiche messe in campo dal caregiver, ma anche per il valore che l’assistenza a domicilio, prestata da una persona di fiducia, presenta in relazione al benessere psicofisico del malato. Il volontariato oncologico non può che valutare positivamente tali iniziative legislative, che hanno avuto il merito di interrompere l’inerzia, ormai ingiustificabile, del legislatore statale, per quanto, le stesse, al punto in cui si sono arrestate, non presentano contenuti sufficienti. La proposta di testo unificato, infatti, non introduce alcun nuovo diritto per il caregiver e presenta una definizione di prestatore volontario poco chiara che potrebbe ingenerare, nella pratica applicazione della futura normativa, più di un dubbio interpretativo. Sarebbe invece necessario prevedere una compensazione della perdita di reddito familiare dovuta al duplice abbandono del lavoro, del malato e di chi se ne prende cura, attraverso l’introduzione di adeguati benefici. L’urgenza di definire un siffatto sistema di tutele è determinata anche dalla previsione, nella legge di Bilancio per il 2018 del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, finanziato con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020. Senza criteri chiari, non sarà possibile finanziare alcuna azione concreta. Alla base dei tre disegni di legge e del testo unificato, inoltre, vi è un modello univoco di caregiver e ciò, se non si interverrà per tempo e con decisione, determinerà l’irrilevanza nel panorama normativo delle specificità della malattia oncologica. Un adeguato, e per questo finanziabile, sistema di tutele per il prestatore di assistenza, tuttavia, non può che essere costruito intorno al fabbisogno che genera la malattia, e il cancro, in ogni sua fase di sviluppo e progressione, determina peculiari esigenze del malato e quindi comporta un diverso grado di coinvolgimento del caregiver. Il volontariato oncologico è impegnato dunque per il futuro a promuovere il riconoscimento delle specificità del caregiving in oncologia, affinché il nuovo legislatore, appena eletto, possa riprendere la discussione sulla proposta di testo unificato con una nuova consapevolezza e, pertanto, possa predisporre misure di sostegno e tutele efficaci per “chi si prende cura” di un malato di cancro.

Una Italia ingiallita e stanca

Alessandra Servidori                           Una fotografia dell’Italia ingiallita e stanca    17 maggio 2018

Un Paese già con problemi  prima della crisi del 2008 e che anziché riformare la spesa pubblica  e il mercato  del lavoro senza preoccuparsi di verificarne l'impatto in termini economici e sociali, e mettere in moto energie vitali  dei corpi intermedi,come ci segnala il Rapporto Istat 2018 sulla situazione socio-economica del Paese,registra tutti dati negativi rispetto gli altri paesi. Siamo il secondo Paese più vecchio al mondo (168,7 anziani ogni 100 giovani), con un  declino demografico inarrestabile per il terzo anno consecutivo, una Italia sempre  più fragile (il 17,2% degli italiani si sente privo o quasi di sostegno sociale), dove crescono le diseguaglianze, la povertà assoluta e gli indici di sofferenza sociale, con un ascensore sociale sostanzialmente bloccato e un Sud sempre più arretrato e devitalizzato, con  i nostri giovani che scappano all’estero seguiti a ruota dai pensionati   che trovano il tesoro della qualità della vita a costi sostenibili nei paradisi del Portogallo, della Spagna,della Grecia,lì dove il sole splende tutto l’anno. Si allarga  paurosamente la forbice delle disuguaglianze e della povertà per le persone già più fragili di una società sempre più anziana e con aspettativa di vita in diminuzione, un’ Italia dove la natalità precipita da un decennio sistematicamente e dove l’unico intervento pare essere il reddito di inclusione mentre all’orizzonte   si prospetta il reddito di cittadinanza che anziché sostenere la ricerca di un lavoro è puro assistenzialismo. Un Paese in cui la salute e le cure sottoposte a tagli  producono  disagi gravi e mancanza di servizi adeguati sia alle persone non autosufficienti sia  ai minori ,sia un malessere continuo nelle comunità lavorative e mancanza di prospettiva e sviluppo sia per le famiglie che in particolare per le italiane soffocate nella sostituzione del welfare che non c’è. Noi dobbiamo essere consapevoli  che le sole voci che più hanno contribuito a non affondare il nostro paese  sono state le esportazioni ed il turismo. Nel caso del turismo il miglioramento è in buona parte conseguenza delle disgrazie altrui, cioè delle turbolenze dei paesi della sponda sud del Mediterraneo, a partire dalla Turchia per finire all'Egitto e alla Tunisia. Le nostre strutture ricettive e il modello organizzativo del turismo nazionale non mostrano infatti alcun miglioramento della capacità concorrenziale e continuiamo a perdere quote di mercato nei confronti di Grecia e Spagna. Riguardo al commercio estero, nonostante la mancanza di grandi imprese, dimostriamo ancora  dinamismo con aziende che si misurano  nella solitudine più assordante con successo nei mercati stranieri ma sappiamo bene  che negli ultimi mesi un sostanzioso contributo alla  timida ripresa è tuttavia venuto dagli investimenti, aiutati dalle nuove regole sugli ammortamenti e dai crescenti incentivi pubblici. Non si colmerà mai il divario di velocità che da troppi anni ci separa dagli altri paesi europei se non metteremo mano alla riforma del nostro apparato burocratico ,e se alla ripresa degli investimenti nel settore manifatturiero si aggiungesse una spinta nell'edilizia e nei lavori pubblici, il quadro migliorerebbe subito. Mentre nel campo dell'edilizia residenziale bisogna in parallelo operare nella direzione di radicali miglioramenti qualitativi ( privilegiando ad esempio i grandi progetti di ristrutturazione urbana) nel campo dei lavori pubblici occorre semplicemente mettere mano all'esecuzione degli infiniti progetti esistenti e finanziati. La crescita mondiale rimarrà  intorno al 3,5%, quella europea al 2,2% mentre la Germania crescerà del 2,5% e l'Italia ancora un punto e mezzo in meno e naturalmente il tutto se non si verificheranno radicali sorprese nei tassi di cambio. 

L'EUROPA STA PER RALLENTARE E L'ITALIA.......

ALESSANDRA SERVIDORI  www.formiche.net    L'EUROPA STA PER RALLENTARE E L'ITALIA..............

Stiamo attendendo non il nome del prossimo Presidente del Consiglio e dei possibili 20 ministri del governo Lega/Pentastellati ma le priorità che il loro programma svilupperà per il nostro Paese. Sappiamo bene che l’economia italiana è cresciuta poco negli ultimi vent’anni che ha accelerato un po’ nel 2017, ma hanno accelerato anche tutti gli altri paesi e il distacco dal gruppo comunitario sta aumentando.

L’economia italiana non riesce a recuperare perché alcuni ostacoli molto ingombranti ne impediscono la crescita: eccessiva spesa pubblica, evasione fiscale, corruzione, eccesso di burocrazia, lentezza della giustizia, crollo demografico, divario tra nord e sud, difficoltà a convivere con l’euro sono pesi piombati che dobbiamo saper superare. È questa la sfida e principalmente questo è il programma per i prossimi mesi: non c’è nessuna possibilità di ripresa se abbiamo consapevolezza che nel prossimo biennio il tasso di sviluppo medio atteso subirà ancora un rallentamento per l’incremento dell’Iva legata alle clausole di salvaguardia pari a 30 miliardi: infatti il pil scenderà dall’1,5% – stima eccessivamente buonista per il 2018 – all’1,3% e non c’è via di fuga rispetto alla riduzione della spesa o all’aumento delle tasse usando il disavanzo già abusato e condonato da Bruxelles al precedente Governo di 40 miliardi di flessibilità e di tempo per rispettare gli obiettivi con la UE.

Il prossimo nostrano ministro dell’economia dovrà necessariamente ricorrere al taglio della spesa corrente anche perché “i favoritismi” concessi all’Italia non troveranno più disponibili gli altri 9 paesi virtuosi fiscalmente del nord europa stanchi di reggere la coda ad un Paese che li costringe a sostenere con le proprie finanze pubbliche uno Stato che non è capace di rispettare le regole mettendo così in difficoltà tutta l’economia ue. È bene fare i conti con la nostra spesa pubblica aumentata di ben 24 miliardi e con il taglio della spesa per la produttività: la nostra spesa pensionistica sta lievitando nonostante il provvedimento della riforma osteggiata e un numero esagerato di persone in povertà assoluta in cui i giovani e la famiglia pagano un prezzo altissimo.

Ha fatto bene il Presidente Mattarella in queste ore a ricordare che fuori dall’Europa non c’è futuro e il prossimo governo dismetta i panni populisti e dica la verità: i conti italiani NON sono a posto e anzi sono ingannevoli le promesse per anni fatte agli italiani e NON si può non partire da un aggiustamento fiscale con provvedimenti strutturali perché la BCE fra non molto toglierà la copertura data fino ad oggi e saranno assunte decisioni fondamentali su come riformare l’eurozona. Decisioni in cui l’Italia deve contare per avere sostegno nell’interesse nazionale su beni pubblici europei, controllo delle frontiere, politica estera onorando l’impegno per le politiche fiscali.

Lega e Pentastellati : attendiamo che onoriate l'Italia verso l'Europa

Alessandra Servidori

Stiamo attendendo non il nome del prossimo Presidente del Consiglio e dei possibili 20 ministri del governo Lega/ Pentastellati ma le priorità che il loro programma svilupperà per il nostro Paese. Sappiamo bene che l'economia italiana è cresciuta poco negli ultimi vent'anni che ha accelerato un po’ nel 2017, ma hanno accelerato anche tutti gli altri paesi e  il distacco dal gruppo comunitario sta aumentando. L’economia italiana non riesce a recuperare   perché  alcuni ostacoli molto ingombranti ne impediscono la crescita : eccessiva spesa pubblica, evasione fiscale, corruzione, eccesso di burocrazia, lentezza della giustizia, crollo demografico, divario tra nord e sud, difficoltà a convivere con l'euro sono pesi piombati che dobbiamo saper superare .E’ questa  la sfida e principalmente questo è il programma per i prossimi mesi : non c’è nessuna possibilità di ripresa se abbiamo consapevolezza che nel prossimo biennio il tasso di sviluppo medio atteso subirà ancora un rallentamento per l’incremento dell’Iva legata alle clausole di salvaguardia pari a 30 miliardi:infatti il pil scenderà  dall’1,5% -stima eccessivamente buonista per il 2018- all’1,3% e non c’è via di fuga  rispetto alla riduzione della spesa o all’aumento delle tasse usando il disavanzo già abusato e condonato da Bruxelles  al precedente Governo di 40 miliardi di flessibilità e di tempo per rispettare gli obiettivi con la UE. Il prossimo  nostrano ministro dell’economia dovrà necessariamente ricorrere al taglio della spesa corrente anche perché  “i favoritismi” concessi all’Italia non troveranno più disponibili gli altri  9 paesi virtuosi fiscalmente del nord europa  stanchi di reggere la coda ad un Paese che li costringe a  sostenere con le proprie finanze pubbliche  uno Stato che non è capace di rispettare le regole mettendo così in difficoltà tutta l’economia ue.E’ bene fare i conti con la nostra spesa pubblica aumentata di ben 24 miliardi e con il taglio della spesa per la produttività: la nostra spesa pensionistica sta lievitando nonostante il provvedimento della riforma osteggiata e un numero esagerato di persone in povertà assoluta in cui i giovani e la famiglia pagano un prezzo altissimo. Ha fatto bene il Presidente Mattarella in queste ore a ricordare che fuori dall’Europa non c’è futuro e il prossimo governo dismetta i panni populisti e dica la verità : i conti italiani NON sono a posto  e anzi sono ingannevoli le promesse per anni fatte agli italiani e NON si può non partire da un aggiustamento fiscale con provvedimenti strutturali perché la BCE fra non molto toglierà la copertura data  fino ad oggi e saranno assunte decisioni fondamentali su come riformare l’eurozona. Decisioni  in cui l’Italia deve contare per avere  sostegno nell’interesse nazionale su beni pubblici europei, controllo delle frontiere, politica estera onorando l’impegno per le politiche fiscali.

Un 1°Maggio di passione!

Alessandra Servidori     Un 1° maggio di passione

 L’altalena della disoccupazione femminile  italiana continua a volteggiare creando illusioni e soprattutto  nasconde verità : Istat a gennaio 2018  indicava l’aumento dell’occupazione  determinato dalla componente femminile (+0,4%) a fronte di un calo per quella maschile (-0,1%). E  così il tasso di occupazione dei 15-64enni scendeva al 67,0% per gli uomini (-0,1 punti percentuali) mentre saliva al 49,3% per le donne (+0,2 punti). Ecco però che in aprile  l’aumento della disoccupazione interessa sia gli uomini (+1,7%) sia, in misura piu’ marcata, le donne (+2,9%). Il tasso di disoccupazione maschile sale al 10,2% (+0,2 punti percentuali), quello femminile al 12,3% (+0,3 punti). Il calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni interessa prevalentemente le donne (-0,9%) e in misura piu’ lieve gli uomini (-0,1%). Così cosa possiamo dirci buona festa del lavoro?Pare proprio di no anche perché le proposte di chi si candida a governare ( i grillozzi ) vero è che sono abbastanza demenziali. Se si paga un salario a chi non lavora e si tassa chi lavora, la disoccupazione tende a aumentare. Nel Paese del terzo debito pubblico al mondo meglio prima che poi occorrerà mettere mano alla  legge di Bilancio e al Def, dopo essersi chiariti le idee. Le due misure  di cui si parla da tempo costerebbero un capitale: il reddito di cittadinanza e la riforma delle legge Fornero. Il primo peserebbe sui conti dello Stato per circa 35 miliardi, la seconda avrebbe invece un impatto per almeno 11 miliardi annui. La flat tax della Lega prevede un’aliquota proporzionale del 15% e una deduzione per tutti i componenti familiari di 3 mila euro ciascuno fino a 35 mila e di 3 mila euro per ciascun figlio fino 50 mila euro, dopo non si ha più diritto ad alcuna deduzione. Il reddito di cittadinanza è garantito a coloro che guadagnano meno dei 6/10 del reddito mediano equivalente, cioè meno di 9.360 euro netti annui, e consiste in una integrazione per raggiungere quella cifra. La proposta del M5S prevede la perdita del sussidio solo se il beneficiario dovesse rifiutare tre proposte congrue di impiego o recedere senza giusta causa dal contratto di lavoro per due volte nel corso dell’anno solare. Come sarebbero ripartiti i guadagni tra le aree geografiche del Paese? Nel caso della flat tax  buona parte del risparmio di imposta (il 58% del totale, cioè 34 miliardi su un totale di 58) andrebbe a favore delle famiglie residenti nell’Italia settentrionale. Al contrario, il 58% della spesa totale per il reddito di cittadinanza (cioè circa 9 miliardi) sarebbe ottenuto dalle famiglie del Sud e solo un quarto andrebbe al Nord.In buona sostanza si tratta di manovre che costano e che per di più tenderebbero ad aumentare invece di ridurre le differenze tra Nord e Sud, rendendo anche ardua qualsiasi maggioranza che appoggi un esecutivo. La riforma delle pensioni ammorbidita  - come non è ancora dato capire- la Ragioneria Generale la esclude. Ecco facciano bene i conti chi aspira ad avere l’incarico dal Presidente Mattarella e non prendano per i fondelli gli italiani!

La Ue ci prende (giustamente)a sberle

 Alessandra Servidori    -   Continuiamo a prendere sberle dalla UE- 26 aprile 2018

Mentre in Italia si consuma il flirt contro/natura dei grillini e dei pidiessini di cui  mi vergogno ,   la COMMISSIONE Europea ha aperto l’ennesima  indagine per verificare se l’imponente carico di risorse di prestito- ponte stanziate per l’agonizzante  Alitalia abbia violato il divieto previsto di utilizzare denaro pubblico per gli aiuti di Stato. La legge sull’aiuto di Stato è generalmente il termine comune per indicare il divieto previsto nel trattato degli Stati membri di fornire sovvenzioni alle imprese che minacciano di distorcere la concorrenza nell’Unione Europea. L’esatta definizione degli aiuti di Stato è ricavabile dall’articolo 107, paragrafo 1 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), versione consolidata, da ultimo modificato dall’articolo 2 del Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007 e ratificato dalla legge 2 agosto 2008, n.130 ed entrato in vigore l’1 dicembre 2009. Secondo questa disposizione,  qualsiasi aiuto concesso da uno Stato membro o da risorse statali in qualsiasi forma che distorce o minaccia di falsare la concorrenza favorendo talune imprese o la produzione di determinate merci, sarà, nella misura in cui interessa gli scambi tra stati membri, incompatibile con il mercato interno. Come sappiamo bene Alitalia è in amministrazione controllata dopo un decennio di sprechi e favoritismi del personale in cui non c’era italiano che preferisse usare la compagnia di bandiera ma optasse per qualsivoglia altra compagnia straniera date le tariffe esose e assolutamente gravate da scioperi ricorrenti .Così dopo il clamoroso scivolone effettuato di recente per gli “aiutoni” alle banche dove la Commissione ci ha contestato l’intervento nelle famose “cattive banche” ancora oggi agonizzanti che ci hanno rifilato derivati ,eccoci di nuovo sotto inquisizione perché pare che il prestito ponte ad Alitalia –oltre 400 milioni-sia stato disinvoltamente concesso senza la clausola di garanzia prevista del prestito da restituire in sei mesi. Va ricordato che vi sono  regole  minimali  che devono essere soddisfatte per poter classificare una misura come aiuto di Stato. Una riguarda l’evenienza che il provvedimento   venga concesso da uno Stato o quantomeno da risorse statali e tale  aiuto deve provenire dalle risorse economiche dello Stato. E sia Alitalia che le Banche  sono state salvate con risorse pubbliche. Al riguardo,  e qui , comincia il dubbio :lo Stato,nell’accezione più ampia,   comprende   non solo lo Stato di per sé ma anche le amministrazioni e le società che hanno stretti legami con esso e svolgono importanti funzioni amministrative? Il punto dirimente è se lo Stato abbia o meno un’influenza determinante sull’impresa. Qualora lo Stato agisca come investitore privato nell’economia di mercato, l’intervento verrà considerato come un normale investimento. Tale intervento non è considerato rientrante nel divieto di aiuti di Stato previsto all’art. 107 TFUE. Allora se le aziende controllate dallo Stato, pertanto, eseguono transazioni orientate al mercato, non si tratta  di aiuto così come previsto dal trattato sul funzionamento dell’UE? Il regolamento Ue comunque  e cioè sempre l’art. 107, par.1, del TFUE parla espressamente di imprese favorite,cioè il beneficiario dell’aiuto deve versare in condizioni migliori, rispetto alla situazione pregressa, dopo averlo ricevuto, di modo da avvalorare il fatto di aver ricevuto un vantaggio concreto. Sia le Banche che Alitalia non hanno dimostrato di essere diventate virtuose. Anzi. L’art. 107, par.1 del TFUE, vieta espressamente gli aiuti di Stato se e solo  favoriscano determinate imprese o la produzione di determinati beni. Ciò significa che è vietata la misura mirata a un’impresa o a gruppi di imprese specifici. Appunto. Ultima considerazione che taglia la testa al toro : il regolamento Ue prevede che sia operativo  il cosiddetto “obbligo di stand-still”, ovverossia l’obbligo di notificare alla Ue  le misure di aiuto di Stato affinché possa effettuarne una valutazione in merito alla compatibiltà con il mercato interno, o se addirittura sia totalmente irregolare. In attesa di questa valutazione, lo Stato membro non può dare attuazione alla misura. Invece……..

Rappresentazione avvilente del teatrino politico italiano tra urla e schiamazzi

Alessandra Servidori

Va in scena una rappresentazione avvilente del teatrino politico italiano tra urla e schiamazzi

 

Towanda!  era una mitica amazzone ma è anche una frase di Idgie Threadgoode tratta dal film Pomodori verdi fritti alla fermata del treno:è anche l’urlo della simpatica protagonista che nel film agiva come la giustiziera degli oppressi ; Harambee! E’ L’urlo che nei villaggi in Kenya, con le strade in terra battuta, può capitare  di sentire quando l'autobus si impantana e  l'autista faccia scendere tutti per farlo spingere : così dopo la kermesse  Leopolda di Renzi ,Francesca Puglisi capitana le donne pidiessine e Richetti  uomini avviliti : tutti all’attacco di un partito agonizzante,mentre il Presidente della Camera Fico,populista grillino ambizioso , pur di non farsi trasportare dall’autista, mette in scena la patetica scalata al Quirinale con carabinieri, uomini di scorta,giornalisti tutti a piedi dietro di lui in una patetica  squadra costata all’erario statale una cifra  esorbitante .Il Presidente della Repubblica ha  a che fare con un panorama di personaggi a dir poco bizzarri e impresentabili ed una prospettiva di governo del paese raccapricciante . Noi italiani,ci meritiamo tutto questo?Siamo praticamente gli unici a livello europeo a non aver conservato un nucleo di culture politiche che altrove, invece, resistono e continuano a garantire la tenuta del sistema. Ci meritiamo  un tempo buio in cui a mancare è il respiro nazionale? Al Nord ha vinto lo spirito anti-europeista da un lato e anti-immigrazione dall’altro,mentre al Sud ha vinto la prospettiva dell’assistenzialismo: i partiti tradizionali hanno assecondato questo processo  populista con promesse irrealizzabili e ora   abbiamo a che fare con dei giamburrasca  impreparati .Occorre una profonda ricostruzione del sistema politico italiano: il centrodestra e il centrosinistra – così come li abbiamo conosciuti – non esistono più. Ma d’altronde erano ultimamente una finzione, privi di una solida cultura e visione politica alla loro base. La partita, ora, è nelle mani del Capo dello Stato che potrà fare affidamento sulle procedure e sui protocolli previsti dal nostro sistema costituzionale. Sulla base dei dati finora disponibili, comunque, la soluzione più probabile può  essere solo un governo del Presidente. Siamo sempre con Lei Presidente!

Presidente Mattarella 2:lasciatelo lavorare

Alessandra Servidori                         Presidente Mattarella 2 : lasciatelo lavorare

Una domenica strana, è come quella atmosfera che prepara il temporale :inquieta e dolorante. Siamo nelle mani del Presidente Mattarella dopo quelle consultazioni ridicole di attori politici che non hanno a cuore il bene della nostra bell’Italia. Il giorno in cui Bruxelles  ci sta giustamente preparando la sanzione per le bugie dette sia sul salvataggio delle banche popolari e di MPS sia per Alitalia,risorse impiegate dagli spergiuri che hanno detto,mentendo, che NON erano aiuti di Stato, siamo molto preoccupati dell’acuirsi delle tensioni internazionali in aree vicine all’Italia, a cominciare dalla Siria dove i bombardamenti nell’alba hanno infuocato le immagini che ci sono arrivate,chiare e terribili.Noi siamo in balia di partiti e movimenti che non considerano la situazione delicatissima delle scadenze importanti e imminenti dell’Unione Europea, i contrasti nel commercio internazionale. E la nostra congiuntura economica, che rischia di invertire il trend positivo avuto fin qui :la Banca d’Italia  ha certificato che l’economia ha rallentato il ritmo nei primi mesi di quest’anno, accentuando una tendenza a frenare che era già iniziata a fine 2017: la produzione industriale ha dato segnali preoccupanti, e il pil nel primo trimestre cresce ancora, ma meno di un anno fa. La spinta è rallentata rispetto al 2017, anche se non ancora tale da mettere a rischio la crescita,ma i timori  sono più che giustificati anche in considerazione della situazione internazionale, caratterizzata dalle tensioni sul commercio globale scatenate dai dazi imposti da Trump e dal pericolo che Usa e Russia si misurino sul piano militare nel drammatico scenario siriano.  Tutta l’economia europea, Germania compresa, si sta lasciando alle spalle il picco di crescita e , complice l’imminente uscita del Regno Unito dalla Ue, il secondo semestre dell’anno può  riservare brutte sorprese a tutta l’eurozona. Fino ad ora Mario Draghi ci ha sostenuto ma il rialzo dei tassi per la programmata fine della politica monetaria accomodante da parte della Bce, peserà  sui conti pubblici su cui già gravano le cosiddette “clausole di salvaguardia” Ue (nel caso aumenterebbe l’Iva nel 2019) e la necessità di una manovra correttiva per gli scostamenti già registrati nel 2018.E noi siamo senza governo e abbiamo già un problema grave  perché i principali gestori di fondi internazionali hanno da tempo lasciato capire che c’è il rischio che i nostri titoli di Stato possano essere svenduti con l’avvicinarsi del momento in cui la Bce cesserà di acquistarli e dunque proteggerli. Dunque il Presidente Mattarella cerca di dare vita ad un governo  che persegua la crescita senza tralasciare il risanamento della finanza pubblica, e rispetti i parametri europei su deficit e debito oppure sappia proporre riforme così radicali e innovative da negoziare con credibilità una loro modifica virtuosa a Bruxelles.Siamo con Lei Presidente.

Lasciate lavorare Mattarella

Alessandra Servidori             Lasciate lavorare il Presidente Mattarella

 Il Presidente Mattarella, sta lavorando: per favore non disturbiamolo. Ai partiti rissosi ,inconcludenti e bulimici di potere deve chiedere un patto d’acciaio, che metta ordine nel possibile futuro del nostro Paese.I problemi che pesano come macigni sulla nostra pelle e la viltà della classe dirigente e non solo quella politica, che cerca di mascherare le sue responsabilità  con veti demenziali sono uno spettacolo avvilente. Bisogna chiarire che i vincoli di una sovranità sovranazionale europea, avvertita sempre di più come nemica dei cittadini italiani come realtà che  ci umilia e ci  impoverisce, sono la nostra ancora. E invece L’Europa con le sue regole di economia di mercato e di lavoro,lo sviluppo di una integrazione equilibrata e la solidarietà atlantica è la nostra risorsa più forte e con tutti problemi che abbiamo nel momento in cui non esprimiamo autorevoli esponenti politici e non resettiamo l’apparato burocratico non possiamo competere sul contesto internazionale. L’Europa si può migliorare certo,ma la responsabilità di aver ceduto i nostri gioielli di famiglia e le nostre partecipazioni in società come Eni ,Enel ,Poste italiane , l’uso spavaldo di Cassa Depositi e prestiti come sussidio agli azionisti Telecom, come sembra ora essere di nuovo  la cassaforte del debito pubblico , e  i soldi ricavati  dalle privatizzazioni sono stati usati per aumentare la spesa dello Stato e alla fine il debito è cresciuto. Ma i  proventi dovevano  servire  a tagliare il debito non ad accrescere la spesa e comunque i mostri come le municipalizzate sono ancora lì che succhiano soldi. E sul versante del lavoro  deve diventare primario  il piano nazionale Industria 4.0 del Governo italiano  affrontato da un punto di vista lavoristico, oggi  lasciato ai margini di un dibattito pubblico e anche scientifico ancora tutto concentrato sui fattori tecnologici abilitanti e sulle risorse economiche necessarie per la sua implementazione. La prospettiva lavoristica consente infatti di comprendere le profonde novità che il nascente paradigma di Industria 4.0 può introdurre nei mercati del lavoro (interni ed esterni all’ impresa), nelle relazioni industriali e in generale nell’idea stessa di lavoro e di fare impresa contribuendo ad evidenziare come anche le regole del lavoro e le politiche attive possano diventare fattori abilitanti dei nuovi processi produttivi. Attraverso l’individuazione delle principali sfide  che si pone a lavoratori e imprese – dalla crisi della subordinazione giuridica, al rinnovato ruolo delle competenze, dal rischio di disoccupazione tecnologica, alle nuove relazioni industriali di prossimità e di tipo partecipativo –  bisogna approfondire  quali possono essere le leve di azioni e gli ambiti di riflessione per governare il cambiamento in atto mettendo al centro la persona che lavora e non la tecnologia con cui si lavorerà in futuro. È solo in questa prospettiva, che può farsi largo e affermarsi una rinnovata consapevolezza della funzione storica e politica di quel ramo dell’ordinamento giuridico ricondotto sotto l’espressione “diritto del lavoro” non solo come diritto distributivo di tutele e risorse ma anche, e prima ancora, come diritto della produzione. Un ramo dell’ordinamento giuridico dunque non necessariamente destinato a scomparire col superamento del paradigma fordista, ma semmai a rinnovarsi per abilitare ed equilibrare, in termini di giustizia sociale, il nuovo modello produttivo sotteso a Industria 4.0.Presidente, chieda patti chiari: siamo con Lei.


La prevenzione,la salute e la sicurezza sul lavoro e anche questione di genere femminile

Alessandra Servidori

 La prevenzione la salute e la sicurezza sul lavoro è anche una questione di genere

 Gli incidenti sul lavoro di questi ultimi giorni , in aumento rispetto anche all’anno passato,riportano all’attualità un problema non risolto in Italia nonostante la ricca normativa in merito e le lavoratrici risultano le più penalizzate soprattutto nel tragitto casa lavoro , nella frequenza dei corsi di prevenzione e nella predisposizione per loro di  attrezzi adeguati come camici ,zoccoli, caschi, guanti, strumenti di tutor ecc a misura femminile che non vengono adeguatamente predisposti. Con l’emanazione del D.Lgs. 81/08 si era introdotta una concezione nuova di salute e sicurezza sul lavoro, non più ”neutra” ma in grado di considerare le “differenze di genere” in relazione alla valutazione del rischio e alla predisposizione delle misure di prevenzione. Nella norma viene sottolineato come la probabilità che si produca un’alterazione dello stato di salute non dipende solamente dalla natura e dall'entità dell’esposizione ma anche dalle condizioni di reattività degli esposti. Vengono così individuate delle categorie di lavoratori che potrebbero essere maggiormente suscettibili ai rischi lavorativi in base ad alcuni fattori quali l’età, il sesso, l’origine etnica, la posizione contrattuale e le disabilità. Inoltre il D.Lgs. 81/08 - in ampliamento al D.Lgs 626/94 - prende in considerazione gli aspetti organizzativi associati allo svolgimento dell'attività lavorativa, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui quelli collegati allo stress lavoro-correlato. 

A fronte di una legge che stabilisce la tutela della salute nei luoghi di lavoro orientata al genere, le indicazioni richiamate nel D.Lgs 81 non sempre risultano di facile applicazione. La prima difficoltà nell’applicazione del D.Lgs 81 è ancora oggi  data dalla mancanza di metodi standardizzati che tengano conto dell’approccio di genere per valutare il rischio occupazionale - secondo il classico schema che prevede l’identificazione dei pericoli e le misure da adottare per prevenire il danno. 

L’approccio di genere dovrebbe prendere in considerazione diversi fattori che didatticamente vengono ripartiti in due gruppi, definiti “sesso” e “genere” (purtroppo la ridondanza del termine crea molta confusione). Il “sesso” si riferisce alle differenze biologiche (anatomiche, ormonali e fisiologiche) che contraddistinguono l’essere maschio o femmina. Il “genere” si riferisce alla costruzione sociale della mascolinità e della femminilità riferendosi a tutti i condizionamenti socio-culturali che portano a definire ruoli lavorativi, sociali e familiari diversi per uomini e donne. 

Nella ridondante  ancora oggi Commissione di cui fanno parte un numero infinito di parti sociali prevista dal dlgs 81/2008  si sarebbero dovuti  inserire i fattori inerenti al “sesso” e “genere” nella valutazione del rischio occupazionale, che però ancora oggi tranne alcuni cenni nei disciplinari della valutazione, sono ancora clamorosamente disattesi. Alcune interessanti indicazioni vengono dalla medicina di genere che associa le diverse caratteristiche biologiche - maschili e femminili - agli effetti diversi osservati in lavoratori e lavoratrici, parimenti esposti ai rischi “specifici” - chimico, fisico, biologico, ergonomico, e di sovraccarico muscolo-scheletrico. Per esempio, tra uomini e donne esistono numerose differenze nell’assorbimento, nel metabolismo e nell’eliminazione degli agenti chimici che, a parità di esposizione, possono modificare il rapporto dose/effetto, diversamente conosciuto come “soglia di esposizione”. I limiti espositivi sono stati finora elaborati in modalità “neutra” e sebbene siano cautelativi - molto al di sotto della dose in grado di indurre danni - non rappresentano soglie universalmente valide, potendo variare in base al sesso, a fattori genetici e agli stili di vita. In Emilia Romagna abbiamo  dato vita ad un tavolo interistituzionale molto attivo che ha come obiettivo proposte per prevenire le malattie professionali e ha già elaborato con successo due strumenti  che vengono distribuiti gratuitamente in tutti posti di lavoro che consistono in due guide sulla prevenzione delle patologie oncologiche,ingravescenti,invalidanti e sui diritti per i caregiver familiari e stiamo affrontando gli agenti che possono sul luogo di lavoro creare patologie ancora non riconosciute dall’inail come indenizzabili.Ovviamente un occhio particolare è dedicato alle lavoratrici e ai lavoratori e alle loro famiglie sulla legislazione operante e sui diritti e i doveri che bisogna conoscere(www.tutteperitalia.it) Ancora molto molto  difficile risulta valutare il rischio occupazionale in ottica di genere per gli aspetti organizzativi e sociali - a cui non è ancora stato  possibile attribuire caratteristiche riconoscibili e quantizzabili di pericolo. Un esempio in tal senso è quello relativo alla segregazione occupazionale che definisce l’occupazione non in base alle attitudini dell’individuo, bensì al sesso di appartenenza. Ancora molti settori lavorativi presentano un’occupazione prevalentemente femminile o maschile - segregazione orizzontale - e, all’interno di uno stesso settore, spesso le mansioni affidate alle donne differiscono da quelle affidate agli uomini - segregazione verticale - con le donne maggiormente presenti in occupazioni precarie, ruoli subordinati e con retribuzione inferiore a quella maschile come dimostrano i  recentissimi dati di Banca Italia. Questo fenomeno, oltre ad essere socialmente iniquo, potrebbe modificare la valutazione del rischio occupazionale. Purtroppo, ancora oggi, stereotipi sociali rallentano la consapevolezza riguardo la segregazione occupazionale, e limitano l’applicazione corretta del D.Lgs. 81/08.Altro aspetto organizzativo che dovrebbe essere considerato riguarda il lavoro domestico e di cura familiare, spesso sbilanciato tra il genere femminile e maschile, creando, per le donne, un doppio carico lavorativo che, in Italia, sopperisce all’assenza di un idoneo sistema di welfare. Quando le richieste lavorative eccedono le capacità individuali di risoluzione, lo squilibrio avvertito dal lavoratore/lavoratrice può generare il cosiddetto “stress lavoro correlato” che può indurre uno stato di malattia sia psichico che fisio-patologico. Tuttavia, la non specificità delle patologie stress-correlate rende ancora difficile stabilire un nesso casuale tra lo “stress” e lo stato di malattia. Risulta evidente che i presupposti metodologici in uso per promuovere la salute e la sicurezza occupazionale necessitino di un’ampia revisione critica per promuovere l’equità di genere e soprattutto sensibilizzare le aziende nell’investire risorse adeguate per la prevenzione come le Direttive europee ci indicano e lo stesso OIL promuove con quel vigore che noi non riusciamo responsabilmente assumere. 

 

Buona Pasqua?in verità siamo poco sereni

Alessandra Servidori                          Facciamo il punto perché c’è da stare poco sereni

In queste ore si sono scatenati gli auguri di una buona  Pasqua serena : ma come si fa a stare sereni con tutto il marasma  economico e finanziario che stiamo vivendo e su cui il popolo italiano è ben poco  attenzionato? Complici anche i talk show in cui tutti  si urlano improperie e difficilmente viene fuori la verità. Allora mi sento di fare una azione positiva dimenticandomi le raccomandazioni che un ex ministro mi faceva sovente quando lavorando al suo fianco come tecnica mi zittiva dicendomi : “No questa proposta no perché politicamente non accettabile”.Ecco appunto per me i conti prima di tutto per la politica invece no. Allora è necessario dire agli italiani che i corvi della speculazione economica volteggiano sullo stivale : poche ore fa una delle più grandi società finanziarie del mondo, l’americana Blackrock, ha suggerito agli investitori di stare lontani dai titoli di stato italiani. È il primo cenno che indica come i mercati siano pronti ad una nuova guerra speculativa. Bruxelles,  ci ha detto senza troppi convenevoli due cose: dovete fare il DEF (il documento previsionale di economia e finanza) entro la data prestabilita, perché la scadenza del 30 aprile è “obbligatoria” e non facoltativa o, peggio, indicativa; ricordatevi che c’è uno scarto nei conti 2018 rispetto a quanto previsto nella manovra di bilancio presentata dal governo Gentiloni a fine 2017 (mancano all’appello circa 5 miliardi) e dunque andrà fatta una manovra correttiva, così come dovete avere ben chiaro a saldi invariati per il 2019 occorrono 25 miliardi, se non volete che scattino le clausole di salvaguardia cioè l’aumento dell’Iva, altrochè flat tax ,e reddito di cittadinanza e abolizione della legge Fornero che solo lei costerebbe 100 miliardi..Totale dunque a bocce ferme 30 miliardi e i mercati finanziari basano le loro valutazioni sulle intenzioni dei governi e aspettano di vedere se e quando ci sarà un governo italiano e il programma .La questione più importante poi a livello europeo è che tutti i Paesi dell’area Spagna, Francia,per ultimi sono rientrati nel vincolo ue del 3% ovvero nelle sbarre della gabbia che Lega e non solo vogliono sforare popularisticamente,  così cacciandosi fuori dall’eurotendenza che invece rivede tutte le nazioni rientrare nelle braccia europee e se si apre una procedura per disavanzo eccessivo saremmo isolati e presi di mira.Dunque le scadenze vanno onorate e subito : a ottobre la legge finanziaria , entro fine anno si arriverà  a un accordo in sede eu discusso da Ecofin e dal Consiglio sulla riforma delle istituzioni finanziarie e l’Unione bancaria  e per l’Italia è importante avere una posizione certa e solida rappresentativa degli interessi del Paese : dunque il pericolo di una asta dei titoli pubblici  o una Borsa debole  ci massacrerebbe. Allora il Presidente  deve proporre  di fare un governo partendo dalla condivisione di alcune scelte programmatiche, e non da accordi politici cui poi far seguire un programma. E siccome tutte le scelte fondamentali sono economiche o ricadono sul terreno della finanza pubblica, tanto vale iniziare subito..Dicano tutti mercoledì cosa andrebbe scritto nel documento di programmazione economica, e su quei pronunciamenti si tenti di costruire le necessarie alleanze di governo. La coperta è cortissima e  i margini di manovra, salvo voler fare la fine della Grecia, non ci sono.  Si  prenderà atto che la distanza che separa ciò che si può e si deve fare con ciò che si è raccontato agli italiani in vista del voto è talmente siderale e vergognosa da richiedere un concorso solidale di tutte le forze. Si scoprirà, cioè, che nessuna delle combinazioni  di cui si blatera nei talk show che sono teoricamente disponibili a far sì che qualcuno formi una maggioranza di governo e qualcun altro l’opposizione,  sono davvero praticabile. Il presidente Mattarella   dovra’ prendere seriamente in considerazione, un governo di unità nazionale, con tutti dentro. Che politicamente avrebbe il vantaggio di evitare alleanze dirette considerate scomode per tutti i partiti vittime consapevoli dei veti incrociati, e sul piano delle opzioni programmatiche,  in particolare della politica economica, consentirebbe di condividere l’onere di scelte difficili e sicuramente lontane dalle promesse affidate alla propaganda elettorale. Dunque c’è da stare poco sereni.    

Le 4 Signore di forza italia fanno primavera

Alessandra Servidori

 Le quattro signore di Forza Italia fanno primavera

Silvio Berlusconi ha finalmente  ha onorato le figure femminili che in Forza Italia hanno lavorato a testa bassa per anni senza sottomissione strumentale al capo ma riconoscendo in lui l’unico che ancora oggi da vero capitano politico è in grado di dividere l’acqua dall’olio. Così Carfagna,Gelmini,Bernini,Scarsellati, ( e prima di loro anche Prestigiacomo dette prova di fermezza e competenza )siedono sui seggi più importanti del Parlamento alla faccia della parità di genere che in questi anni è sempre stata invocata ma mai perseguita con strascichi di invidia e di confusione tra i luoghi delle donne che non si sono occupati mai di economia e sviluppo del Paese che è rimane in difficoltà. Quattro Signore dai curricula eccellenti alle  quali è legittimo chiedere  dunque  di cambiare passo,senza strappi, ma perché loro sono in grado di farlo : sui temi del lavoro, dell’industrializzazione internazionale, del rigore sul debito pubblico che ci trascina verso il basso, sull’assetto del welfare e delle politiche sociali che hanno cambiato pelle in tutto il mondo tranne che da noi. Le promesse dispensate durante la campagna elettorale, specie in Italia, sono oggi più che mai da prendere con le dovute distanze.  Tutto sta per cambiare  in fretta per i principali partiti e a maggior ragione  tenuto conto della probabilità  di un parlamento ingovernabile va presa in mano la situazione. Le promesse e le coperture gridano vendetta e basta studiare con serietà l’analisi condotta dall’Osservatorio sui conti statali  e si capiscono i motivi  che  farebbero decollare il debito pubblico, mettendo a rischio il bilancio dello Stato. In merito  alla flat tax proposta dal centro destra  soprattutto  non si sa dove verranno trovate le risorse e dunque diventa un flop perché  mancano all’appello  quasi 54 miliardi, che se non saranno coperti, andranno a rimpinguare il deficit e il debito salirà al 135,8% del Pil smentendo l’obiettivo del 112,8%. Per quanto riguarda il superamento del limite del 3% nel rapporto fra deficit e Pil, è un  errore  bisogna puntare al pareggio di bilancio. Il debito dovrebbe diminuire di 40 punti in dieci anni, cioè al 91,6% del Pil nel 2028. Con un deficit al 3%, per raggiungere l’obiettivo di abbattere il debito di 40 punti ci vorrebbe una crescita nominale (inflazione compresa) nella media dei prossimi 10 anni. Obiettivo piuttosto difficile da centrare, tanto più che i 5 Stelle, promettono ancora ( anche se in maniera più sfumata) circa 103, 4 miliardi di misure. La priorità gentili amiche ,  è quella di abbattere il debito pubblico: se in  campagna elettorale non si è parlato abbastanza di come eliminare il macigno,  e si è parlato di aumenti di spesa o di tagli di tasse finanziati in deficit ora i rischi che si corrono con un debito così alto, che ha oltrepassato la soglia del 130% rispetto al    PIL sono evidenti. Perchè  con  una soglia così alta, ci sono tre possibili pericoli:  il rischio di attacchi speculativi, soprattutto se si diffonde l’idea che il Governo possa impugnare il debito e dichiarare la bancarotta, come stava per fare nel 2012. Un debito pubblico così elevato non fa crescere l’economia, soprattutto nel medio periodo   e un Paese con un debito così alto non può indebitarsi ulteriormente perché come avvertono gli studi internazionali potrebbe ripresentarsi una crisi  monetaria   ed economica e noi siamo  ancora in apnea con il sistema bancario debolissimo (vedi scandali Monte dei Paschi).L’economia italiana nonostante tutto sta crescendo ed è bene approfittare per ridurre la spesa e il debito, piuttosto che per abbassare il carico fiscale. È questo il momento propizio per intervenire al fine di conseguire il pareggio di bilancio. Chi ci governa  deve  cercare di contenere la spesa per tre anni per raggiungere il pareggio di bilancio e se  si volessero ridurre le tasse, allora basterebbe tagliare ulteriormente la spesa.

 Come ? bisogna affrontare la questione dell’organizzazione dello Stato, la spesa di gestione delle pubbliche amministrazioni, ma anche degli enti territoriali. Quanti comuni ci sono in Italia, quante Prefetture, quante forze di polizia? La guardia forestale è stata fusa con i carabinieri ma il risparmio è stato zero. Perché si fanno certe cose se non c’è il risparmio? Un tema  grosso sono le pensioni: la questione è se si debba in qualche modo ricalcolare il loro livello, ovviamente al di sopra di una certa soglia di reddito ma sopprimere la Legge Fornero è tornare indietro e massacrare i giovani.E poi soprattutto la povertà e la disabilità che aumentano : siamo un paese di anziani che vanno aiutati e sostenuti con forze fresche di giovani al lavoro. Signore di Forza Italia insieme con chi ha a cuore la nostra bella Patria cambiamo passo e saremo una grande e fortissima squadra di governo.

Quando le signore in parlamento sono merce di scambio

Alessandar Servidori

Quando le Signore in Parlamento sono merce di scambio

Sarà quel che sarà è ciò che succede ora in Parlamento è la dimostrazione di una strumentalizzazioni  bieca   delle donne elette trattate come palline da flipper dai capi politici. Così succede che Anna Maria Bernini stimata avvocato eletta nelle file di Forza Italia buttata in pasto al cavaliere, al posto del principe Romani  supponente  fidato che avrebbe già dovuto fare un passo di lato, e sulla giostra,  comunque consenziente, viene catapultata la signora Casellati , non priva di ambiziosa escalation posto che si è dimessa dal Consiglio nazionale della magistratura  in odore di scambio già dopo la sua elezione del 4 marzo. Signore entrambe di ottimo rango ma sempre armi della ritorsione politica tra leader della destra  ma di una classe politica che è in declino inarrestabile. Mi indigno certo di fronte a quel che succede in queste ore ,per questo scempio che vede signore stimate nel calderone sul quale noi elettori non esercitiamo alcun controllo. E  assistiamo  alla disgregazione tra chi pretende di farla da padroni  con l’evidente  scempio della nomina delle due cariche più importanti con un azzeramento della situazione politica che cambia come un caleidoscopio vertiginoso di ora in ora. Da una parte Berlusconi ,Salvini e Meloni( sempre più apprezzata per il garbo con cui cerca di destreggiarsi tra i due che si contendono la poltrona traballante della destra) l’inesperto  Di Maio che parla sempre di meno e lascia il carabiniere Toninelli a tenere il comando;una sinistra frastagliata opaca e sfuggente, mentre la merce in vendita siamo noi.   E mentre il FMI ci alita sul collo e la BCE ci vigila potentemente, il nostro debito pubblico sale e nella nevrosi inconcludente si guarda al 2019 , azzardando addirittura il pronostico che si vada a votare il 26 maggio 2019, in concomitanza con le già convocate elezioni europee,comunque con un alto tasso di frammentazione del quadro politico attuale. L’uesta attrazione fatale poi dei penta stellati e di Salvini per il modello Putin internazionale,che comunque è contro ogni valore della nostra democrazia rappresentativa prevista dall’articolo 46 della nostra Costituzione, è uno dei valori più messi in discussione così come un rapporto con l’Europa più integrato contro una idea nazionalista predominante; il bilancio dello Sato in equilibrio contro l’idea della deroga tra entrate e uscite che ci schiaccia all’ultimo posto della graduatoria sullo sviluppo in Europa già in preda alla falce dei dazi che ci colpiranno.

ONORE A MARCO BIAGI ORA E SEMPRE

Alessandra Servidori  ONORE A MARCO BIAGI OGGI E SEMPRE 

 Se Marco Biagi avesse avuto la scorta non saremmo riusciti ad ucciderlo". Le parole di Cinzia Banelli, la compagna So delle Brigate Rosse caddero  nell'aula del tribunale di Bologna dove comparve come imputata, in teleconferenza, al processo per l'uccisione del giuslavorista. Condannati gli altri del commando lei ha beneficiato della protezione dello Stato e ancora oggi vive con falsa identità e a nostre spese,la  ex "compagna So". Galesi, Lioce, Morandi,Blefari Melazzi tutti invece brigatisti assassini  che hanno avuto l’onore delle prime pagine. Una vergogna come ha detto anche ieri il Capo della Polizia Gabrielli : hanno sempre rilasciato interviste, scritto libri venduti a peso d’oro dove spiegavano persino come si esercitavano al tiro per massacrare meglio. Apologia del reato con l’aiuto di giornalisti e testate che per il mercato pagano le loro delittuose testimonianze ancora oggi sui giornali e in televisione come se fossero delle fiction. Ricordo bene invece l'articolo del settimanale Panorama redatto sulla base di un allarme terrorismo dei servizi segreti e pubblicato qualche tempo prima dell'omicidio del professor Biagi. Affermò allora la Banelli  "Leggemmo l'articolo e capimmo che poteva costituire un problema. Veniva indicata chiaramente una persona come Biagi come possibile obiettivo. Avremmo dovuto fare più attenzione, osservare possibili cambiamenti nella situazione del professore. Dovevamo controllare che non fosse solo. Invece arrivò alla stazione di Bologna da solo". Anche io amica di Marco ,leggendo Panorama quel martedì gli telefonai e  gli dissi di non esporsi  più ma lui,la domenica mattina all’angolo dell’edicola senza che sentisse Giorgio suo padre, mi confessò che aveva chiesto la protezione inutilmente. Noi non dimentichiamo che lo Stato non seppe e non sa ancora oggi difendere i suoi servitori leali e coraggiosi e che la mercanzia della stampa permette al diritto “dell’informazione” di  pubblicizzare il terrorismo, come ha fatto recentemente Purgatori. E’ bene ricordare nell’anniversario della morte dell’amico geniale e coraggioso che l'interesse nei confronti di Marco Biagi iniziò da parte delle br  con la collaborazione con il Comune di Milano, con il 'Patto di Milano'. Lui diventò, poi, un vero e proprio obiettivo nell'estate 2001, "nel momento in cui il Libro Bianco, di cui lui era il principale autore, diventò un obiettivo politico". La decisione finale di uccidere Biagi, disse allora e ancora oggi  protetta Banelli, fu presa nel gennaio 2002. Lo hanno massacrato il 19 marzo 2002 sotto casa: una esecuzione  di cui lo Stato anche verso la famiglia deve sentirsi colpevole : non c’è perdono, non si dimentica.

E LE DONNE IN PARLAMENTO SEMPRE TROPPO POCHE

Alessandra Servidori          E le donne in Parlamento sempre troppo poche!

 Ritengo importante una lucida riflessione sulla  presenza delle donne nelle istituzioni politiche e più in generale nei “luoghi dove si decide” sulla base di un’idea di “democrazia paritaria”, “pari opportunità”, adempimento del mandato costituzionale contro le discriminazioni, senza schiacciarlo dentro al  rapporto uomo-donna ancora visto come “questione femminile”.Voglio comunque precisare che le signore possono  portare cambiamenti a regole, linguaggi, modi, tempi, strutture di potere, che sono state create in assenza delle donne, funzionali perciò a un sesso solo, fondate sulla divisione tra ciò che è politico e ciò che “non è politico” –tra cittadino e persona, sfera pubblica e vita privata-, cioè su confini che sono saltati da tempo. Le difficoltà cominciano in quella anticamera del parlamento o dei consigli regionali, provinciali, comunali, che sono i partiti, nonostante  il loro declino da molto tempo.  La tendenza all’ “inclusione”,  non si nega che sia soprattutto il risultato delle lotte delle donne. Ma, nella forma in cui si manifesta, risponde visibilmente anche alla necessità di un sistema politico ed economico, di un modello di sviluppo e di civiltà in crisi, bisognoso di risorse meno usurate: donne, giovani, e, meglio ancora donne giovani, possibilmente di aspetto gradevole. Ma diciamocelo senza vittimizzare : le donne sono state sistematicamente discriminate nell’accesso ai ruoli apicali di ogni settore professionale e allora  misure antidiscriminatorie sono  ancora fortemente necessarie per garantire un loro diritto. Si tratta di una questione di funzionalità dell’organo. Infatti, “Organi squilibrati nella rappresentanza di genere … risultano … potenzialmente carenti sul piano della funzionalità, perché sprovvisti dell’apporto collaborativo del genere non adeguatamente rappresentato”. “Soltanto l’equilibrata rappresentanza di entrambi i sessi in seno agli organi amministrativi, specie se di vertice e di spiccata caratterizzazione politica, garantisce l’acquisizione al modus operandi dell’ente, e quindi alla sua concreta azione amministrativa, di tutto quel patrimonio, umano, culturale, sociale, di sensibilità e di professionalità, che assume una articolata e diversificata dimensione in ragione proprio della diversità del genere” (posizione assunta dal TAR Lazio, sent. n. 6673 del 2011,) Infine, è da segnalare  “La discriminazione verso il genere femminile nella vita civile rappresenta una diseconomia, perché comporta la rinuncia a metà delle risorse disponibili” (posizione assunta dal Consiglio di Stato, Parere n. 1801 del 2014,). Dunque partiamo dalla constatazione che la bassa presenza di donne incide negativamente sulla qualità dell’organo decisionale.Un Parlamento formato per lo più da uomini, soprattutto quando chiamato a decidere su temi importanti, lo fa carente della sensibilità, del punto di vista, del modo di pensare e discutere di entrambi i sessi. Una discriminazione ai danni delle donne è una discriminazione ai danni di una fetta consistente della società (la metà) e dunque una discriminazione che produce diseconomia, privando gli organi decisionali delle competenze di cui sicuramente sarebbero portatrici moltissime donne ancora lasciate ai margini. A mala pena oggi  le signore hanno raggiunto il tetto del 30% in Parlamento, i  Governi non ancora  paritari e anche gli organi esecutivi delle Regioni si stanno avviando faticosamente verso una composizione rispettosa dell’equilibrio di genere. Grazie alle riforme costituzionali, agli interventi legislativi, alle interpretazioni giurisprudenziali dei giudici comuni e della Corte costituzionale; grazie alle battaglie delle donne e delle associazioni,ma con poca  sensibilità nuova da parte dei partiti politici , comunque la situazione femminile all’interno delle istituzioni è  migliorata negli ultimi anni. I parlamentari che, ormai quasi quindici anni fa, avevano approvato la riforma dell’art. 51 Cost., avevano messo ben in luce come i nuovi principi costituzionali non potessero costituire un semplice “punto di arrivo”, semmai un “punto di partenza”. Occorreva, infatti, l’impegno del legislatore e del mondo politico per evitare il rischio che la riforma rimanesse lettera morta.  Un passo quindi è stato fatto, ma anche questi sforzi non possono rappresentare un “punto di arrivo”. Anzitutto, bisogna sempre ricordare che le norme non bastano, e che per promuovere una parità effettiva il cambiamento “formale” deve essere accompagnato da un processo “culturale” e “sostanziale”. Ciò è dimostrato, per esempio, dall’esperienza delle Regioni dove, nonostante la diffusa presenza di norme antidiscriminatorie, le donne elette nei Consigli regionali sono ancora molto poche. Persistono evidentemente degli ostacoli di tipo culturale e sociale che portano gli elettori, ma anche le elettrici, a preferire candidati uomini. Inoltre, la situazione attuale deve essere valutata anche alla luce dell’incidenza della presenza femminile nelle Assemblee elettive e, in generale, nei luoghi decisionali, rispetto ai contenuti della politica. Ci si deve cioè con molta onestà domandare se la “politica al femminile” sia riuscita ad apportare un incremento della qualità della decisione parlamentare. Le donne non devono essere presenti in Parlamento per rappresentare le donne: sarebbe pertanto sbagliato svolgere questa valutazione guardando unicamente all’incidenza che ha avuto l’incremento della componente femminile in Parlamento sui “temi femminili”. È vero che se la competenza di una donna in politica non si esaurisce di certo nei suoi sforzi per migliorare la condizione della donna nella società, in presenza di una più consistente compagine femminile in Parlamento questo miglioramento non può però non esserci. Molto c’è da fare. I dati sulla natalità,  rivelano ancora una volta la fatica delle donne lavoratrici a costruirsi una vita familiare piena (nel 2017 i nati sono stati ben il 16% in meno rispetto al 2008); ma si pensi ancora al gap nelle retribuzioni (una ricerca condotta  da OD &M Consulting - conferma che, su un campione di 380 mila lavoratori del settore privato, gli stipendi delle donne soffrono uno scarto considerevole rispetto agli stipendi degli uomini. Il gap è del 12,7% per la categoria degli operati, del 7,2% per i quadri). E ancora, si pensi allo squilibrio di genere esistente nella categoria dei dirigenti d’azienda. Nonostante la legge n. 120 del 2011 abbia riequilibrato la composizione dei cda nelle società, poco o nulla è accaduto con riferimento alle fasce immediatamente inferiori, quelle appunto dei dirigenti.  Ma non basta  la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza, la costruzione di un Inter-gruppo parlamentare per le donne, l’approvazione di disposizioni in materia di sicurezza e contrasto alla violenza di genere, norme sul telelavoro nella pubblica amministrazione con la Legge Madia),  manca ancora il vero e proprio “salto di qualità” che ci si attenderebbe in considerazione dell’incremento della presenza di donne nei luoghi della decisione. Gli sforzi ad oggi profusi non sono ancora soddisfacenti.  Leggiamo i dati delle recenti elezioni che parlano da soli:

Alla Camera entrano 210 donne su un totale di 630 deputati, il 33%; al Senato ne entrano 107 su 315 senatori eletti, il 34 %.Nel 2013 alla Camera le donne costituivano il 31%, mentre al Senato erano il 29%.I miglioramenti sono davvero minimi. Ci aspettavamo risultati migliori perché il Rosatellum prevede espressamente strumenti per promuovere la parità di genere.I dati migliorano se si considerano solo gli eletti all'uninominale: alla Camera entrano 83 donne su un totale di 232 deputati (36 per cento) eletti col sistema maggioritario. Al Senato entrano 45 donne su 116 eletti (39 per cento).Per quanto riguarda la composizione rispetto al partito risulta che nel centro-destra, le donne sono il 30,5 per cento alla Camera e il 31,8 al Senato.Nel Movimento 5 stelle, le donne sono il 41,6 % alla Camera e il 38,4 al Senato. Per il centro-sinistra le donne sono il 30,6 % dei deputati e il 33,9 % dei senatori. Su base regionale, i dati sono diversi tra i due rami del Parlamento: al Senato è il Centro a eleggere più donne, mentre alla Camera ne elegge di più il Sud. Il Nord presenta quote molto simili sia alla Camera che al Senato. Nel Lazio sono state elette 16 donne su 50 consiglieri, il 32 %.In Lombardia  elette 18 donne su 80, un drammatico 22 % .

Il  demenziale Rosatellum prevede l'alternanza di genere nelle liste di partiti e collegi, una misura che avrebbe dovuto garantire una rappresentanza di donne non inferiore al 40 per cento alla Camera e al Senato. La nuova orribile legge prevede infatti che nelle liste dei collegi plurinominali i candidati devono essere collocati secondo un ordine alternato di genere. Alla Camera nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento nel totale dei collegi uninominali, inoltre nessuno dei due generi può occupare la posizione di capolista nei collegi plurinominali in misura superiore al 60 per cento. Al Senato le stesse norme valgono a livello regionale.Questo sistema, inficiato da un lato con l'esistenza di collegi elettorali "più o meno certi" e dall'altro con le candidature multiple, ha dato luogo a una elusione della legge sulle "quote rosa". I partiti hanno ovviato all'alternanza di genere candidando le stesse donne su liste diverse. E le donne hanno accettato!Così le candidate sono state "spalmate" in più collegi mantenendo nella realtà al di sotto del 40 per cento la quota delle candidate. Le pluricandidature femminili sembravano vantaggiose ma da subito ho segnalato che nella realtà il sistema si poteva trasformare, come poi è avvenuto, in un boomerang per le donne. Con questo sistema infatti le donne devono necessariamente risultare elette in un solo collegio e in caso di vittoria in più collegi, devono lasciare automaticamente il posto a chi le segue nella lista, che per legge è un uomo.

8 MARZO DELLA DONNA INFORMATA

https://youtu.be/RvSq7_Ob700     8 MARZO 2018  ORGANIZZATA DA TUTTEPERITALIA 

MODENA :UNIVERSITA' -DIPARTIMENTO GIURISPRUDENZA VIA S.GEMINIANO 5 ORE 10/12,30 

Giovedì 8 Marzo 2018 dalle 16 alle 18
La giornata della donna informata
CAREGIVER : chi CURA UN FAMILIARE
Le novità sui permessi al lavoro, congedi,
risorse economiche stanziate a livello
territoriale e nazionale, proposte di legge
Distribuzione di una guida essenziale gratuita per chi
assiste un familiare e vuole sapere come muoversi

 BOLOGNA Parrocchia Abbazia di San Giuliano
Via Santo Stefano 121-BOLOGNA 
Sala del Camino
Giovedì 8 Marzo 2018 dalle 16 alle 18
La giornata della donna informata
CAREGIVER : chi CURA UN FAMILIARE
Le novità sui permessi al lavoro, congedi,
risorse economiche stanziate a livello
territoriale e nazionale, proposte di legge
Distribuzione di una guida essenziale gratuita per chi
assiste un familiare e vuole sapere come muoversi

















Voto ma sono delusa,molto delusa.Da tutti


ALESSANDRA SERVIDORI    3 marzo

VOTO ma sono molto molto delusa. Da tutti. 

Sappiamo bene che la campagna elettorale e soprattutto i programmi con i quali si sono presentati sono pieni di impensabili realizzabili obiettivi nella situazione di debito in cui ci ritroviamo e dunque la scelta è tra il meno peggio e per quel che mi riguarda il mio voto al Senato va ad Annamaria Bernini che si è sempre preoccupata delle persone disabili e delle loro famiglie. Una delle poche signore messe in lista che ha competenza oltre che saggezza politica. E  dunque per me vale la regola che si votano persone credibili  e almeno che godono la nostra fiducia. I partiti  hanno fatto a gara a chi promette di più in un clima di assoluta schizofrenia  dei candidati a disprezzo delle persone in carne ed ossa  che ha reso quelle promesse  inutili  anzi spesso  irritanti controproducenti e indecorose .Il numero delle signore e signori ragazze e ragazzi che NON andranno a votare e dunque si asterranno sarà il segno tangibile che i miei sentimenti sono condivisi ma io esercito il mio diritto di voto e soprattutto non voto scheda bianca perché si rischia che ai seggi i brogli li facciano da padroni e francamente non voglio essere complice di questo meccanismo perverso elettorale. La legge elettorale maledetta  non farà raggiungere la maggioranza e si dovrà   tornare al voto con Gentiloni e questa compagine diretta sempre dal toscano antipatico e bulimico che predica, agisce e ha agito male non solo sul versante nazionale ma anche europeo. Chi ha massacrato l’antipolitica sono stati prima di tutto i vari persecutori della così detta casta-non esclusi i giornali e i giornalisti di punta- dunque anche una sinistra spaccata e un movimento penta stellato ignorante e incapace di governare la cosa pubblica come si chiede ad una classe dirigente credibile. Applicando dunque la regola della riduzione del danno nel centro-destra io al Senato ho Bernini e lei voto. Avremmo bisogno di stabilità, senza la quale siamo destinati a tornare nel mirino della speculazione finanziaria, che è lì in agguato prontissima a sferrare un nuovo attacco come quello del 2011; la centralità dell’Europa, che non significa esserle subordinati, ma consapevoli che per noi non c’è futuro senza; il sostegno alla ripresa economica in atto, con riforme coraggiose e un intervento strutturale sul debito pubblico; la riforma degli assetti istituzionali mettendo mano alla Costituzione, questa volta seriamente, e quindi attraverso l’unico strumento autorizzato, e cioè un’assemblea Costituente. Il 5 marzo è fondamentale il ruolo del presidente della Repubblica. Se non vincerà nessuno, ci sarà la proclamazione degli eletti, l’iscrizione di ciascuno di loro ai vari gruppi parlamentari sapendo però che potranno trasferirsi da un gruppo all’altro come è sempre dannosamente successo. Dopo la ripartizione effettiva dei seggi, il 23 marzo, le camere si riuniranno per eleggere i rispettivi presidenti. E lì forse  si potranno sperimentare le alleanze. Ma sappiamo che  stavolta per le elezioni dei due presidenti di Camera e Senato  potrebbe anche scatenarsi un disastroso tutti contro tutti non essendoci  nessuna  maggioranza, le due nomine e la formazione di una maggioranza di governo, potrebbe rivelarsi illusoria. A partire da martedì 3 aprile, dopo  Pasqua – cominceranno le consultazioni al Quirinale.  Mattarella,dovrà  valutare chi, numeri alla mano, è in grado di indicargli una maggioranza (in entrambe le camere) possibile, e di verificare la fondatezza e dare un incarico, che probabilmente sarà solo esplorativo, per massima prudenza e per mantenere al riparo il governo uscente (Gentiloni) nel disbrigo degli affari correnti ( in Germania  il governo Merkel è tuttora esecutivo, nonostante si sia votato a settembre). Tuttavia, pur muovendosi rigorosamente lungo i binari costituzionali, il Capo dello Stato,dovrà  incoraggiare, senza preclusioni ma con determinazione, la formazione di un governo capace di rispondere alle attese interne e internazionali e di evitare il ritorno subitaneo alle urne, anche con una legge elettorale nuova (che richiede pur sempre una maggioranza che la voti). Sapendo fin d’ora che saranno cinque,  le ipotesi di lavoro. Uno: le larghe intese, cioè centro-sinistra più Forza Italia. Due: un esecutivo populista-sovranista, che sommi ai 5stelle  Salvini e Meloni. Tre: alleanza antifascista, cioè 5stelle più la sinistra e una parte del Pd.  Quattro: governo di unità nazionale, che presuppone l’iniziale chiamata di tutte le forze a farne parte, salvo verifica di chi poi effettivamente ci sta. Cinque: continuazione del governo Gentiloni, con un voto di fiducia che con tutta probabilità si baserebbe sulle astensioni (alla Camera) e sulle assenze dall’aula al Senato (dove l’astensione è equiparata al voto contro).Alla vigilia del voto non ci resta che sperare nel metodo socratico e nel ruolo di Mattarella. Tutto il resto sarà niente.

 

OMS bacchetta l'Italia per la mancanza dis ervizi alla maternità

Alessandra Servidori

L’Italia è ancora una volta bacchettata dall’OMS per il mancato rispetto dei diritti per la maternità.

I nuovi LEA  italiani promulgati  recentemente ( livelli di assistenza sanitaria )  sono sotto  osservazione dell’OMS (organizzazione mondiale per la sanità) e posti in fondo alla graduatoria dei servizi offerti per l’assistenza alla maternità . Infatti i lea  prevedono delle novità ma lasciano ancora insoluti alcuni servizi gratuiti del servizio sanitario  sia della diagnosi prenatale che   per l’anestesia epidurale alle donne che lo chiedono al momento del parto. E’ sì gratuito per tutte, indipendentemente dall’età, lo screening con bitest e traslucenza nucale e solo in presenza di un risultato sospetto dello screening o di altri fattori di rischio personali, come precedenti gravidanze con anomalie cromosomiche o familiarità per malattie genetiche, si può accedere gratuitamente agli esami invasivi, amnio e villocentesi. Cambia anche l’offerta relativa alle tre canoniche ecografie di controllo nell’arco dei nove mesi, che diventano due: una da fare entro il primo trimestre per datare la gravidanza, la seconda, la morfologica, da effettuare nel secondo trimestre. La terza ecografia, quella tradizionalmente prevista tra la 30a e la 32a settimana, ora è gratuita solo in presenza di un rischio di patologia materna o fetale. I nuovi LEA prevedono invece un’ecografia gratuita alla 41a settimana, per verificare la quantità di liquido amniotico presente nell’imminenza del parto. Ma questo cambio di passo a detta dei servizi di ginecologia è dovuto sostanzialmente ai tagli che sono apportati agli ambulatori e alla mancanza spesso di strumenti idonei come gli ecografi e soprattutto i medici ginecologi sempre meno numerosi. Così come la prevenzione alle donne in attesa, dell’abolizione della curva glicemica  prescritta per la diagnosi precoce del diabete gravidico,  che ora si è deciso di raccomandare e offrire sulla  base delle evidenze disponibili, ma solo alle donne che presentano particolari condizioni di rischio, come l’obesità o diabete nel corso di precedenti gravidanze. La qualcosa è incredibilmente irresponsabile posto che in Italia sempre più donne partoriscono a mala pena un solo figlio, intrda età e che la diagnosi di diabete in gravidanza è una patologia sempre più riscontrata. Ora L’OMS ha pubblicato una raccomandazione per l’applicazione dell’analgesia durante il travaglio ( epidurale) e in Italia la pratica molto poco diffusa rispetto ad altri Paesi comporterà un salto e una assunzione di responsabilità  per garantire come recita il Documento OMS dedicato a come rendere la nascita un’esperienza positiva e dunque anche applicare l’analgesia epidurale e applicare la pratica per le donne sane che chiedono sollievo dal dolore durante il travaglio. In Italia si applica nel 18% dei parti mentre in Francia nel 75% e in Spagna nel 60% . Spesso capita che l’epidurale non sia disponibile per mancanza del medico e tutto ciò malgrado dai nuovi Lea e dunque dal 2017 sia previsto “ che le procedure di controllo del dolore nella fase del travaglio/ parto siano entrate ufficialmente  e che tutte le Regioni devono assicurare “Le donne italiane hanno diritto a partorire senza il pregiudizio ancora molto radicato che le perseguita strumentalmente secondo il quale il controllo farmacologico del dolore anestetizza il dolore e compromette il travaglio: la salute è benessere generale e quindi anche assenza di dolore. Così le disuguaglianze aumentano anche per mettere al mondo un figlio : chi può permetterselo si assicura il medico anestesista in ospedale pagando il servizio, chi non ha la disponibilità economica continua a partorire e infelicemente con dolore.

 

 

EMBRACO/ITALIAnella morsa internazionale

Alessandra Servidori -22 febbraio 2018 

La vicenda dell’azienda Embraco e dei suoi lavoratori  si inserisce in una questione molto più ampia in cui noi italiani  soprattutto in ambito Ue dobbiamo  acquisire più autorevolezza se puntiamo ad un’Europa che ritrovi lo slancio delle origini e sappia al contempo dare risposte moderne e convincenti alle attese dei suoi cittadini. Noi italiani ed europei  dobbiamo sapere interloquire con le grandi potenze, ora rafforzando il nostro sistema di alleanze, ora intessendo partenariati di mutua convenienza superando l’idea di una politica estera come mera ancella delle ragioni dell’economia, ossia funzionale a garantire gli approvvigionamenti energetici e gli sbocchi alle nostre esportazioni. Globale, dunque, per visione e per vocazione non può che essere l’Italia nel “metodo” della sua proiezione internazionale. E’ impensabile  difendere gli assetti strategici e il patrimonio industriale, scientifico e tecnologico,tutelare l’integrita delle reti e delle infrastrutture critiche in altri termini salvaguardare quel nucleo duro di interessi nazionali che non può non essere promosso a meno di arrecare danno all’intera collettivita  se non rimanendo fortemente ancorati alla scelta atlantica, ricercando denominatori comuni solidi con i nostri partner europei. Attenendoci a una accorta combinazione di fermezza e dialogo con quei grandi player che, pur non appartenendo al novero delle liberaldemocrazie occidentali, possono comunque stabilire con noi convergenze specifiche su priorita’ condivise, oppure vanno compresi, e conseguentemente contenuti, nelle loro posture ostili sul terreno non convenzionale. La questione della azienda italiana è l’ultima di una lunga serie che stiamo perdendo e noi dobbiamo capire in fretta che si è delineato  un nuovo Trattato franco-tedesco che confermerà l’asse fra le due capitali nella sua connotazione di perno intorno al quale ruoterà il futuro dell’Unione, di conseguenza, molto, per noi, dipenderà da come sapremo  coltivare sul piano bilaterale i nostri rapporti con la Germania e con la Francia.Sopratutto sul piano economico e occupazionale condividendo le stesse aree di manifattura industriale prima di tutto per potenziare il decision making  al centro  dei rapporti e per smorzare gli appetiti dei portatori di interessi periferici o settoriali. In materia di costo del lavoro e politiche occupazionali dunque l’asse si deve rafforzare : noi abbiamo un costo del lavoro enormemente più alto e un welfare massacrato dalla spesa pubblica che alimenta il debito, un apparato sindacale e imprenditoriale impreparato a raccogliere le grandi sfide. Sapendo che  tra la Francia e il nuovo Governo di coalizione tedesco  stanno maturando  nuove sintonie, sui temi migratori e di governance  dell’Eurozona, non necessariamente collimanti con i nostri desiderata e  soprattutto con le nostre parziali capacità di avere una visione necessaria di cambiamento delle relazioni industriali e del mercato del lavoro.Per esempio è bene  cambiare in fretta la nostra posizione sulla la proposta di direttiva per il recepimento del Fiscal Compact, presentata il mese scorso, perché a parere di chi scrive , limitando le deroghe alle regole del six pack alle circostanze eccezionali, e alle sole riforme con un impatto positivo e diretto sui conti, a noi serve.L’Europa continuerà a essere il nostro benchmark di riferimento, ma il suo sostegno e i suoi interventi perequativi saranno sempre piu condizionati alla nostra capacita di meritarceli. Sappiamo quello che bisogna fare: riforme incisive per accrescere la produttivita delle nostre imprese, la cui inadeguatezza e la radice di tutti i nostri mali; un assetto istituzionale piu moderno che riduca il cuneo fiscale e che favorisca l’efficacia dell’azione di governo; la promozione delle sinergie inter-istituzionali necessarie per fare sistema scardinando la resistenza delle strutture a mettere a fattor comune poteri, competenze e saperi; investimenti massicci e lungimiranti in ricerca, sviluppo, formazione e istruzione; ma pure un atteggiamento responsabile a Bruxelles, volto a dissolvere i sospetti sul fatto che vogliamo solo allontanare nel tempo la soluzione dei nostri squilibri di finanza pubblica trincerandoci dietro l’avanzo primario.

Copyright © 2013 www.tutteperitalia.it. Tutti i diritti riservati.