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Editoriali

Seduta 499 del Senato

Nel corso della seduta pubblica n° 499 del Senato del 8 settembre 2015 è stato approvato il testo riportante la modifica per la democrazia rappresentativa ed elettiva paritaria.

La Prof.ssa Alessandra Servidori, in quanto è stata per molti anni Consigliera Nazionale di Parità del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è stata citata dalla Senatrice Anna Cinzia Bonfrisco come esempio di supporto alla legge.

Tutto il materiale della seduta pubblica si trova al seguente link

JOBS ACT :ultimo atto e attenzione ai tranelli

Alessandra Servidori

Poletti Giuliano  ha semichiuso il cerchio del JOBS ACT che adesso con gli ultimi 4 decreti  approvati in CDM si può cominciare ad analizzare  come applicazione futura , complessa e impatto sul mercato del lavoro, allontanando quel vociare sguaiato che sulla pelle delle cosiddette risorse umane, donne e uomini in carne ed ossa che sono la locomotiva dell’economia ,dovrebbero salvare l’Italia.Loro , non il decreto. Dei 4 decreti ci soffermiamo su due questioni : il controllo a distanza e l’eutanasia delle Consigliere di parità, e poi riprenderemo, con il rigore necessario la questione delle risorse che accompagnano ( o meno) l’applicazione della compelessa normativa.Prima però concedetemi una riflessione non comunque rassegna nata ma sicuramente alterata  sulla situazione politica legata al parterre della Festa della non ritrovata UNITA’ in cui gli autoreferenziali pi iessini si scannano tra di loro e solo tra di loro come assoluti padroni dell’Italia .Così da un lato Renzi e il renzismo, che continuano a proporsi come l’incarnazione del nuovo e in nome di questo conquistano arrogantemente sempre maggiori quote di potere (per la verità, più formale che sostanziale), e dall’altro esiliati dal conetsto politico un coacervo di forze declinanti – la sinistra massimalista (Sel e satelliti vari) e quella nostalgica (Bersani e D’Alema);le ininfluenti  diverse anime ormai spettrali del centro, quel che resta della destra berlusconiana – e di forze crescenti perché capaci di agitare il malcontento, principalmente la  Lega di Salvini e il “nuovo” 5stelle di Di Maio (ragazzo che si presenta con la faccia pulita e con un discreto seguito alternativo al grillismo) Non è proprio la vecchia dicotomia bipolare “berlusconismo-antiberlusconismo”, ma poco ci manca. Alla festa della disUNITA’ le  compagne  fanno sempre la stessa parte : reggono la sottana alla Regina di turno e ai compagni capi in religioso ossequio. Così in questo clima leggermente fetido la norma sul controllo a distanza è stravagante e pone problemini di rispetto delle regole sulla privacy e soprattutto contrasta con la norma che depositata in Parlamento prima da un gruppo trasversale di signore onorevoli, propugna lo SMART WORKING come modalità intelligente e flessibile del lavoro a distanza. La mano destra non sa cosa fare la mano sinistra. Ancora sempre sul decreto semplificazioni la massacrata alle consigliere di parità e agli organismi di parità del Ministero del lavoro annienta il tanto lavoro fatto per trasformare le politiche antidiscriminatorie in politiche attive per agevolare il lavoro femminile  non con sanzioni, ma con prassi che applicano gli strumenti  a disposizione delle agevolazioni fiscali e della flessibilità produttiva. Bagni Cipriani nuova fedele compagna “de sinistra” nominata Consigliera Nazionale di parità ha accettato supinamente l’eliminazione del ruolo della consigliera senza neanche eccepire sulle motivazioni della relazione tecnica allegata  al decreto dove si afferma falsamente che il provvedimento è in sintonia con le delibere e le indicazioni della UE.Niente affatto : la Ue raccomanda anche nella programmazione comunitaria 20120 di irrobustire le norme e gli organismi di parità proprio verso il sostegno dell’entrata e permanenza delle donne nel mercato del lavoro : ma il nostro dubbio che è ora certezza , è che si pensi solo ad irrobustire quel Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio  con quell’UNAR (Ufficio antidiscriminatorio) capitanato da tanti e identificabili funzionari di tendenza  e molto ben pagati ma anche arroganti,  tutti e solo protesi a spingere sulle norme di omosessualità di moda e politicamente discutibili piuttosto che sul lavoro delle donne che è e rimane l’emergenza. Ancora e per ora la finiamo qua. Il Decreto legislativo 80/ del 15 giugno 2015 in materia di misure per la conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro estende le tutele genitoriali SOLO PER L’ANNO 2015.E’ settembre e la macchina organizzativa è in affanno soprattutto INPS che ha mandato le circolari applicative da pochi giorni sul congedo parentale a ore. Le norme si applicano in via sperimentale per appunto solo 2015 che fra tre mesi finisce e con limitazione alle sole giornate di astensione riconosciute nello stesso anno. Donne lavoratrici gravide e compagni di vita attenzione!. Nel 2016 poche certezze di diritto!Infatti  in ragione dell’ultimo comma del art 26 del decreto , ove non entrino tempestivamente in vigore i provvedimenti che dovranno assicurare la copertura finanziaria ( attraverso la legge di stabilità di prossima emanazione?), si ritornerà al testo vigente prima : dunque niente euri, niente permessi, Veramente il Ministero ha con una circolare del 26 giugno affermato che le norme saranno strutturali , ma noi che sappiamo che le clusole di salvaguardia continuano a funzionare, abbiamo dei ragionevoli dubbi.Infatti non basta affermare che ci saranno le risorse una volta che sarà operativo il decreto sugli ammortizzatori sociali,il quale all’art 42,comma 2,effettivamente individua una copertura progressiva e permanente degli oneri finanziari,sebbene derivanti da una riduzione del Fondo della legge 190/2014 8art 1,comma 107) previsto per l’attuazione della legge 183/ 2014.Ne consegue che dal 1 gennaio 2016,in mancanza di conferma del menzionato provvedimento di copertura finanziaria,le disposizioni per la  nuova conciliazione non ci saranno più. Questo dice la norma e noi ne siamo consapevoli. Altrochè. 

DATI ISTAT: cautela ragionata non gufaggine

Alessandra Servidori  CARO RENZI sui dati ISTAT cautela ragionata non gufaggine

Noi siamo delle inguaribili ottimiste e siamo solite studiare bene i dati per farci un’opinione lucida  scientifica e non solo politicamente di moda. E’ così che abbiamo letto e studiato i dati forniti da Istat ieri e su questi esprimiamo la nostra opinione oggi. Condividiamo le cautele necessarie  espresse da vari colleghi opinionisti, ma soprattutto le argomentiamo, accuratamente.. Cominciamo con l’occupazione . In verità la crescita degli occupati è dovuta principalmente a un aumento di quelli con più di 50 anni, cresciuti del 5,8 per cento, mentre quelli tra i 15 e 49 anni sono diminuiti,lasciando così evidente e tragica la mancanza di lavoro per giovani qualificati tra i 25 e 34 anni. Nel settore dell’industria, dove c’era stata una diminuzione dell’occupazione nel trimestre precedente, i dati sono rimasti sostanzialmente stabili (con un piccolo aumento al Nord e una leggera diminuzione al Centro e al Sud) .Vero è che la crescita degli occupati riguarda sia quelli a tempo pieno che quelli a tempo parziale. Tuttavia la crescita degli impiegati a tempo parziale è in maggioranza dovuta a contratti di part-time involontario: la maggioranza (64,6 per cento) delle persone assunte cercava un impiego a tempo pieno, ma si è accontentata di un part-time. Questo dato è sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente: 64,5 per cento di part-time involontario. In totale, l’aumento degli occupati riguarda solo i lavoratori dipendenti (1,1 per cento). Per quanto riguarda la forza lavoro: il numero di persone in cerca di un’occupazione dovrebbe essere rimasto invariato su basa annua. Fra i disoccupati il 59,5 per cento sta cercando lavoro da più di un anno e questo dato si è ridotto nell’ultimo anno: nel secondo trimestre del 2014 era del 61,9 per cento. Il tasso di disoccupazione si è leggermente ridotto, su base annua, dello 0,1 per cento e si attesta al 12,1 per cento e il tasso degli inattivi cioè di chi  è disoccupato e non cerca il lavoro è 35,8 .Oggi sono stati pubblicati anche i dati dell’Eurostat, l’istituto di statistica europea, sull’occupazione nell’area euro (i 19 paesi che adottano la moneta unica). A luglio 2015 la disoccupazione media è del 10,9 per cento. Perchè Renzi continua a dire che siamo rientrati nel gruppo di testa ?  Markit – un’azienda molto famosa che offre vari servizi finanziari – ha pubblicato,  dei dati sull’andamento dell’economia di molti paesi europei, tra cui l’italia . Secondo Markit in Italia c’è stato un leggero rallentamento della crescita economica ad agosto 2015, specialmente per quanto riguarda la produzione manifatturiera, e il livello di acquisti da parte dei produttori. Markit usa il PMI, una singola misura per indicare la condizione degli affari in un determinato paese. Il PMI dell’Italia è sceso a 53,8 da un picco che aveva raggiunto a luglio del 55,3.  Cinquanta è un valore neutro del PMI, vuol dire che nel suo complesso il mondo degli affari non è peggiorato né migliorato; perché poi affermare che l’occupazione femminile sta migliorando?  La situazione femminile in Italia è veramente tragica e rimane tale poiché i provvedimenti per sostenere le donne nel mercato del lavoro sono debolissimi.  Sappiamo da sempre che le rgazze si laureano più velocemente e a voti più alti dei ragazzi : basta leggere la serie storica di Alma Laurea per capire che purtroppo le giovani sono e rimangono discriminate quando sono brave  .A luglio 2015 la stima degli occupati aumenta rispetto a giugno per effetto della componente maschile (+0,4%) mentre resta sostanzialmente invariata quella femminile. Il tasso di occupazione maschile, pari al 65,3%, cresce di 0,2 punti percentuali, mentre quello femminile resta stabile al 47,3%. Nell’ultimo mese la stima della disoccupazione è in calo sia tra gli uomini (-3,5%) sia tra le donne (-5,6%). Lo stesso andamento si osserva per i tassi di disoccupazione: quello maschile, pari all’11,5%, cala di 0,4 punti percentuali, quello femminile, pari al 12,7%, cala di 0,6 punti. Ma ci chiediamo : sono dati destagionalizzati? Perché si sa che la maggiore occupazione femminile è richiesta nei mesi estivi nei servizi e dunque di bassa qualità e non strutturale. A fine settembre cercheremo di capire meglio . Comunque  cautela signori: sia un decimale di rilevazione  del pil del secondo trimestre  che l’incremento di 180 mila posti di lavoro non fa la ripresa e l’economia italiana,hanno ragione insieme per una volta Camusso e Squinzi, va aiutata . E poi e poi Renzi è e rimane un  giovane toscano arrogante : invoca aiuto e sostegno ma non ascolta nessuno e continua nella sua presunzione di completezza a mettere in pista   squadre di esperti che bivaccano a Palazzo Chigi assomigliando sempre di più ,nel perdere tempo, ad una storiaccia di clan di consulenti e cervelli inutili già visti e pagati.

 

Rappresentanza femminile nei parlamenti internazionali-siamo ancora indietro

ALESSANDRA SERVIDORI

  LA RAPPRESENTANZA FEMMINILE NEI PARLAMENTI INTERNAZIONALI-

A che punto siamo - Si riafferma con urgenza un tema sempre di attualità e mai risolto, in Europa come in Italia. La presenza delle donne in politica

 

L’Unione Interparlamentare (UIP - organizzazione internazionale che riunisce i rappresentanti dei parlamenti del mondo eletti democraticamente) ha di recente compilato una classifica dei paesi che hanno nei loro parlamenti (Camere basse) il maggior numero di donne. La classifica documenta la presenza femminile anche nei seggi delle Camere alte.Qsto dato non consente una comparazione completa, poiché alcuni paesi non hanno le Camere alte. I dati nelle tabelle che seguono sono stati elaborati dall’Unione interparlamentare sulla base delle informazioni fornite dai vari parlamenti nazionali al 1° giugno 2015. Per chi desidera approfondire ulteriormente la materia, si rimanda direttamente al sito “Women in national parliaments” (http://www.ipu.org/wmn-e/arc/classif010615.htm) Come si può vedere dai dati delle tabelle riportate  collegandosi al sito , la media mondiale della presenza delle donne nella combinazione delle due Camere del parlamento (alta e bassa) corrisponde al 22,2%, mentre quella relativa alle Camere basse - al 22,5% e quella relativa alle Camere alte (senato) - al 20,6%.Per quanto riguarda, invece, le medie mondiali, ripartite su base regionale, con i progressi fatti da Italia, Austria e Malta, l’Europa (paesi che fanno parte dell’OCSE - esclusi quelli del Nord Europa) registra  una presenza femminile pari al 24,2% (Camera bassa). Tuttavia, è il mondo arabo che registra i maggiori progressi con la nomina, per la prima volta nella storia, di 30 donne nel Consiglio consultivo dell’Arabia Saudita (a dicembre di quest’anno, le donne potranno, inoltre, sempre per la prima volta nella storia, votare per le municipali, dove avranno anche la possibilità di candidarsi senza il permesso del marito/padre/fratello di turno), e l’elezione di 18 donne nel parlamento della Giordania. La media regionale della presenza femminile negli Stati Arabi corrisponde al 19% (Camera bassa). In Africa (subsahariana), la presenza femminile corrisponde al 22,2% (Camera bassa), in Asia – al 19%e nei Paesi del Pacifico – al 13,1%. La situazione più progressista riguarda in generale i paesi del Nord Europa (41,3%), in cui un avanzato sistema culturale e di welfare contribuisce a colmare il divario di genere.  Notiamo che i paesi con una percentuale di donne pari a zero, sono gli Stati Federati di Micronesia (in Oceania), Palau e la Repubblica di Vanuatu (entrambi nell’Oceano Pacifico), il Qatar e lo Yemen (in Medio Oriente) e il Tonga (Polinesia). Gli Stati Uniti si collocano, nella “world classification” (140 paesi mappati - in ordine decrescente di % di donne), al 71mo posto (19,4%), la Russia al 95mo (13,6%) e l’Italia al 32mo, con il 31%. Sotto l’Italia, si trovano Portogallo, Svizzera, Francia, Australia, Canada e Regno Unito, tra gli altri. Sorprendentemente, il paese che si situa al primo posto della classifica è il Ruanda con una presenza femminile alla Camera bassa che supera il 63%. Dopo il genocidio del 1994, le donne hanno cominciato a esercitare un forte ruolo su più fronti, incluso quello della politica. Il presidente Paul Kagame ha favorito il processo di partecipazione delle donne alla crescita economica e politica del paese. Con le elezioni politiche del settembre 2013, la presenza femminile nei seggi della Camera bassa è stata del 63,8%.

Anche se le donne hanno una maggiore rappresentanza al Parlamento europeo in confronto ai  parlamenti nazionali della gran parte dei singoli Stati, la percentuale è ancora sensibilmente bassa (35,3%). Si riafferma con urgenza un tema sempre di attualità e mai risolto, in Europa come in Italia. La presenza delle donne in politica. La parità tra uomini e donne è un obiettivo ancora piuttosto lontano, anche se a ogni tornata elettorale si registrano dei progressi significativi, fin dalla prima legislatura (1979-1984) quando le donne eurodeputate erano soltanto il 16%.
Nonostante l’uguaglianza di genere sia considerata in Europa un valore fondamentale e un requisito indispensabile per una reale democrazia, le donne sono ancora poco presenti nei processi politici decisionali. In molti paesi, persiste un effettivo squilibrio di genere nei parlamenti e nei governi. Tra i fattori che influenzano la presenza di donne in parlamento, bisogna tenere presente sia il sistema elettorale che l’uso delle quote. Tutti i paesi europei che hanno raggiunto una percentuale femminile del 30% adottano, in genere, un sistema di elezione proporzionale a liste bloccate. 
In alcuni paesi del Mondo è evidente come vi sia stato l’impegno a bilanciare le rappresentanze di genere nelle istituzioni politiche con l’uso delle quote. Alcuni Stati come il Marocco, la Giordania e l’Iraq hanno introdotto un sistema di quote “femminili” nelle elezioni parlamentari. In Marocco, la prima donna fu eletta al parlamento solo nel 1993, nella primavera del 2002 il numero era salito a 35 grazie all’introduzione delle quote. Oggi siedono in parlamento (Camera bassa) 67 donne (il 17% dei deputati). Le elezioni parlamentari giordane del 2007 hanno visto la candidatura di 199 donne; oltre il triplo del 2003, quando si candidarono solo 54 donne, incoraggiate dalla quota minima di 6 seggi voluta dal re. Oggi, in Giordania, ci sono 18 donne alla Camera bassa (12%) e 8 al Senato (10,7%). In Iraq sono state elette in parlamento 87 donne (il 26,5% dei deputati). Ci sono, tuttavia, delle eccezioni. Ad esempio, nel Nord Europa, precisamente in Finlandia e Danimarca, che hanno percentuali alte di rappresentanza femminile, non sono presenti meccanismi interni ai partiti per la presentazione di liste paritarie o quote stabilite per legge. In questi casi, fattori come quello “culturale” o politiche di welfare a favore di donne e famiglie sono determinanti nel favorire la presenza femminile in politica.
In conclusione, le donne sono ancora chiaramente sottorappresentate nella sfera politica sia a livello nazionale, europeo che mondiale. D’altro canto, è giusto sottolineare i cambiamenti positivi che si sono verificati nel corso degli anni come, ad esempio, negli organismi politici istituzionali dell’UE -grazie soprattutto al contributo delle donne del Nord Europa: Finlandia, Svezia ed Estonia. Quest’ultimo paese mostra una perfetta parità di rappresentanza di donne e uomini (50%), frutto di una scelta politica perseguita da anni. Non così nel Riigikogu - parlamento nazionale Estone - dove, al contrario, le donne sono considerevolmente sottorappresentate: 23,8%. Anche a livello mondiale, il genere femminile ricopre sempre più spesso incarichi di primo piano nel campo della politica internazionale. In Ruanda e Bolivia, le donne in parlamento superano addirittura gli uomini (rispettivamente 63,8% e 53,1%). Seguono Cuba (48,9%), Seychelles (43,8%) e Svezia (43,6). In media, la percentuale di donne presenti  nei parlamenti di tutto il mondo è pari al 22%.  

Francesco e la giornata del Creato 1 settembre

Alessandra Servidori       FRANCESCO ci invita a rispettare e ad amare madre terra 

 Oggi 1 settembre 2015 Papa Francesco ci invita alla preghiera e alla riflessione in comunione  con tutte le persone di buona volontà  che vogliano  offrire il loro contributo al superamento della crisi ecologica che l’umanità sta vivendo per  rendere tale Giornata Mondiale di preghiera per la cura del creato un momento forte anche in vista dell’assunzione di stili di vita coerenti. Francesco con la sua seconda Enciclica pubblicata in luglio ha posto con  il suo usuale  vigore il dramma della cura della terra che noi stiamo drammaticamente trascurando e violando. L’Enciclica prende il nome dall’invocazione di San Francesco, «Laudato si’, mi’Signore», che nel Cantico delle creature ricorda che la terra, la nostra casa comune, «è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia».L’itinerario dell’Enciclica si snoda in sei capitoli. Dall’osservazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta alla luce delle migliori acquisizioni scientifiche oggi disponibili , si passa al confronto con la Bibbia e la tradizione giudeo-cristiana , individuando la radice dei problemi  nella tecnocrazia e in un eccessivo ripiegamento autoreferenziale dell’essere umano. La proposta dell’Enciclica  è quella di una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali», inscindibilmente legate con la questione ambientale. Nel Papa Francesco propone di avviare a ogni livello della vita sociale, economica e politica un dialogo onesto, che strutturi processi decisionali trasparenti, e ricorda  che nessun progetto può essere efficace se non è animato da una coscienza formata e responsabile, suggerendo spunti per crescere in questa direzione a livello educativo, spirituale, ecclesiale, politico e teologico. Il testo si conclude con due preghiere, una offerta alla condivisione con tutti coloro che credono in «un Dio creatore onnipotente», e l’altra proposta a coloro che professano la fede in Gesù Cristo, ritmata dal ritornello «Laudato si’», con cui l’Enciclica si apre e si chiude.I diversi capitoli sono attraversati da alcune questioni importanti quali: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita

Salviamo i due marò dai complottisti

Alessandra Servidori

 Salvatore Girone,comunque ha diritto di curarsi in Italia, come Massimiliano Latorre: salviamo i due marò dai complottisti

 I due nostri soldati italiani  sotto processo, di cui uno , in stato di custodia nel kerala in India,  sono vittime 4 volte : del senso del dovere e dell’obbedienza agli ordini,delle ricostruzioni  approssimative, di isterie, di strumentalizzazioni e complottismi. Ora che anche Girone,sequestrato a kerala e in preda a giustificato terrore, si è ammalato,ha diritto di essere curato in Patria e restarci. E’ evidente che il nostro governo  conta poco nella scena internazionale,la debolezza diplomatica  e la vicenda comunque  rappresenta  una mortificazione per il nostro paese. E’ un’abitudine purtroppo  riscontrata anche a livello europeo e internazionale: ambasciatori stranieri in Italia che hanno  difficoltà quando arriva dal suo paese una delegazione politica o economica:  i diplomatici  cercano di organizzare  incontri ai massimi livelli, ma a questi poi partecipano inevitabilmente in effetti funzionari minori che non hanno nulla da dire. Ricordiamo molto bene  un tour di parlamentari andati in India in occasione del sequestro dei due Marò che hanno promesso promesso… .  Poi il nulla, o quasi. Sovente  quando si parla di India  in Italia si è  di fronte ad imprenditori indiani che vengono  a chiedere collaborazione per grandi imprese ,  ma l’atteggiamento nostrano  è che si ritiene l’India un paese sottosviluppato e i grandi progetti informatici, di reti di infrastrutture  e autostrade ,non le abbiamo mai concepite come un sostegno reciproco. Vi sono grandi industriali del settore  meccanico, elettronico, tessile, che non colgono l’opportunità di scambi, ma concepiscono invece l’India come un paese in cui  portare là il management apicale e istruire la manodopera locale  perché il costo del lavoro è molto basso e fare profitto all’estero.Il governo nazionale indiano, guidato da un’ampia coalizione centrata sul partito del Congresso di cui Sonia  Gandhi è stata l’anima è  in crisi e si è  creata una situazione   di  nuove elezioni nel cui agone  politico sono rientrati anche i nostri due soldati. La signora Gandhi infatti è accusata dall’opposizione di molte colpe e tra queste quella di essere forestiera, godendo comunque ancora di grande prestigio e seguito nel paese e  una trattativa  per l’elezione suppletiva per un solo seggio del parlamento locale nel Kerala ha complicato la situazione. In Italia  non si considera un dato di fatto: il Kerala è   integralmente alfabetizzato e  vanta tassi di scolarità  significativi; è una popolazione che ha avuto in buona parte esperienze dirette di migrazione o comunque contatti col fenomeno ed è una delle regioni dell’India a più alta vocazione turistica, una significativa percentuale di cristiani (20% circa) e, tra questi, di cattolici.Dunque  non basta appendere le immagini di Latorre e Girone  con appelli alla loro salvezza,  auspicare  il boicottaggio delle attività economiche indiane in Italia: a Roma  sono apparsi manifesti dove, sotto la scritta “Riprendiamoci subito i nostri soldati”, si è arrivati ad inneggiare al conflitto: “ad un atto di guerra si risponde con la forza così come avrebbe fatto qualsiasi altra nazione”.  L’india non è un paese ostile e dittatoriale,  anzi è una  grande democrazia , è un paese che ha livelli di partecipazione alla vita democratica, al dibattito politico forse superiore a quelli cui siamo abituati noi. Dobbiamo  salvare i nostri soldati  da un procedimento sommario e ingiusto, senza garanzie, da un conflitto di giurisdizione, e ora siamo arrivati al tribunale dei diritti marittimi internazionali dopo quasi 4 anni di inutili  e ridicoli nonché tenui tentativi da parte dei nostri governanti . Comunque siamo arrivati faticosamente  ad un procedimento  processuale  straordinario. Il dibattimento seguirà  le proprie regole, con un’accusa e una difesa che si confrontano e  giudici  che decideranno in autonomia. Ci chiediamo e la diplomazia farà il suo dovere ? l’italia sarà in grado di essere corretta ?l’Europa assisterà l’Italia nel far valere le proprie ragioni? E’  auspicabile che i risultati delle nuove analisi balistiche, le rilevazioni satellitari sulla posizione della nave italiana, le testimonianze dei pescatori e dei marinai dell’Enrica Lexie sollevino i nostri soldati dalla pesante imputazione di aver sparato all’equipaggio disarmato di un peschereccio  in un’area che pare  immune dall’attività di pirati somali o indiani(Ricordate quando due Natali fa quando in collegamento da Kerala Girone urlò che loro avevano obbedito agli ordini?). Intanto per prima cosa  pretendiamo, anzi andiamo a prendere Salvatore Girone e facciamolo curare in Italia e non rispediamoli entrambi in India .Contemporaneamente “salviamo “ i nostri soldati sulla base di una difesa  incardinata  sulle ragioni del Diritto internazionale. L’Italia tutta ha il diritto e il dovere di  far valere le sue ragioni e di  tutelare le sue forze militari che invia in tutto il mondo e in cui in tanti hanno  e danno la vita. Noi non ci meritiamo e soprattutto Girone e Latorre di essere strumentalizzati da chiunque(compresi alcuni italiani ignoranti complottisti),  non riconosca la nostra autorevolezza che purtroppo ,ora, è in mano ad un governo debole.

 

 

La Corte dei Conti e i conti che non tornano di una Italia sempre più spendacciona

Alessandra Servidori

 La Corte dei Conti e i conti che non tornano di una Italia  sempre più spendacciona

 Fa notizia in queste ore una denuncia  della Corte dei Conti attivata da una sentenza della Consulta di un piano straordinario per il rimborso dei debiti arretrati della pubblica amministrazione  che si risolve in una catastrofe per i bilanci regionali, che mette a rischio anche i conti pubblici dello Stato. Quasi tutte le Regioni hanno infatti usato quei soldi, 26 miliardi prestati dallo Stato tra il 2013 e il 2014 e vincolati al ripiano dei debiti, anche per finanziare nuova spesa corrente, smantellando le regole contabili , Lombardia esclusa. Ma la questione è gravissima e coinvolge anche la Ragioneria Generale dello Stato oltre che ovviamente lo stesso  Ministro Padoan che ,da voci dei corridoi, in questo fine agosto e in prossimità della legge di stabilità dovrebbe ,per ripianare i conti, trovare almeno venti miliardi oltre a quei 25 già annunciati e sottoscritti dall’autorevole Cottarelli ( che comunque non ha più voce in capitolo).Nel frattempo i sindacati  denunciano che  l’annunciata soppressione delle tasse sulla prima casa,  finirà per erodere un altro pezzo della autonomia locale, e i governatori regionali non vogliono più sottostare al pareggio di bilancio impostogli già da quest’anno.  Ma la Corte dei Conti che ha lanciato l’allarme e che nell’ultimo rapporto sulla finanza locale esprime «interrogativi in ordine all’effettiva rispondenza tra gli oneri derivanti dalle funzioni attribuite agli enti e le risorse rese loro disponibili nel contesto del pareggio di bilancio», sottolinea «l’assenza di adeguati meccanismi distributivi e perequativi» e dubita della possibilità di fare altri risparmi nel settore”. Ma l’allargamento oltre i limiti di legge della spesa di competenza delle Regioni, l’alterazione del risultato di amministrazione distraendo i fondi vincolati ai rimborsi, la mancata copertura del deficit, era già stata denunciata  e parecchi mesi fa. Bastava leggere attentamente  la relazione della Ragioneria dello Stato sulla consistenza del debito nel settore statale sia storico sia nel primo trimestre del 2015 e i risultati di sintesi della gestione di cassa del primo trimestre 2015 delle amministrazioni pubbliche del MEF (art 14 legge 31 dicembre 2009,n.196)  . Si legge Omissis “  Al 31 marzo 2015, la consistenza del debito del settore statale è risultata pari a 2.011.608 milioni, crescendo di 15.019 milioni rispetto a fine 2014, con una variazione dello 0,75 per cento. Rispetto al primo trimestre 2014 si è registrato un aumento di 55.217 milioni di euro, con una variazione del 2,82 per cento”.Ancora “Il fabbisogno delle Amministrazioni centrali si attesta a 23.449 milioni, con un disavanzo primario di 3.159 milioni. ……Fanno  registrare un incremento i pagamenti per acquisto di beni e servizi (+647 milioni) e quelli per altri pagamenti correnti (+604 milioni). In particolare, confrontando i dati dei singoli comparti si registra: nel conto delle Regioni un fabbisogno pari a 158 milioni; nel conto della Sanità un fabbisogno pari a 417 milioni; nel conto dei Comuni e delle Province un fabbisogno di 32 milioni. Per il comparto delle Amministrazioni locali si rileva un fabbisogno pari a 448 milioni, in aumento di 155 milioni rispetto a quanto registrato nello stesso periodo del 2014. Questo risultato è stato determinato dalla riduzione degli incassi finali (-1.054 milioni), solo in parte compensata dalla diminuzione dei pagamenti finali (-898 mil ). “Sull’andamento degli incassi finali ha inciso la consistente contrazione degli incassi correnti (-1.698 milioni), determinata sia dalla riduzione degli incassi tributari (-1.323 milioni) che dai minori trasferimenti corrisposti dalle altre amministrazioni pubbliche (-1.532 milioni) cui si sono contrapposti i maggiori introiti relativi agli altri incassi correnti (+1.172 milioni). Anche gli incassi in conto capitale risultano in diminuzione (-666 milioni), principalmente a causa delle minori erogazioni da altre amministrazioni pubbliche (-486 milioni). Aumentano  del 27,2 per cento le spese per interessi che passano da 355 milioni nel primo trimestre dello scorso anno a 452 milioni nell’analogo periodo 2015”.   Andando poi ancora più nel particolare della rendicontazione delle Regioni  dal conto al 31 marzo 2015  del fabbisogno finanziario pari a 158 milioni,  I pagamenti per rimborso prestiti agli Istituti di credito sono stati pari a 1.262 milioni, di cui milioni 90 per rimborso di B.O.R. ed altri prestiti obbligazionari e 792 milioni per restituzione di anticipazioni di tesoreria (nel 2014, i rimborsi di prestiti agli Istituti di credito erano ammontati a 2.144 milioni). A copertura delle esigenze finanziarie legate al fabbisogno ed al rimborso dei prestiti sono stati operati incassi per assunzioni di prestiti verso il sistema bancario per 1.420 milioni, di cui 1.130 milioni per anticipazioni di tesoreria (nel 2014, le regioni avevano assunto prestiti verso il sistema bancario per un totale di 3.021 milioni). Il finanziamento del settore statale (di parte corrente e in conto capitale) a favore delle Regioni, risulta diminuito, rispetto al precedente anno 2014, di 1.539 milioni ). Le riscossioni correnti diverse dai trasferimenti hanno registrato un decremento, rispetto al precedente anno, pari a -0,9 per cento (da 11.995 a 11.888 milioni). Relativamente ai pagamenti, al netto della spesa sanitaria (corrente e d’investimento) e delle partite finanziarie, si è avuto un decremento di 1.325 milioni pari al -13,5 per cento. I pagamenti per il finanziamento della spesa sanitaria corrente (26.158 milioni) sono costituiti per 25.611 milioni da finanziamenti alle Aziende sanitarie e ospedaliere e per 547 milioni da spesa sanitaria corrente direttamente gestita dalle Regioni. La spesa sanitaria direttamente gestita complessiva è valutata in 725 milioni. Con riferimento alla situazione delle disponibilità liquide presso il sistema bancario si è verificata una riduzione dei depositi bancari valutabile in circa 295 milioni. Le disponibilità presso le contabilità speciali di tesoreria unica intestate a tutte le Regioni, presentano un aumento, rispetto al 1° gennaio 2015, pari a 6.516 milioni (passando da 13.973 a 20.489 milioni). Le giacenze dei conti correnti intestati a tutte le Regioni, presso la Tesoreria Statale, relativi all’IRAP - Amministrazioni pubbliche, all’IRAP altri soggetti e all’Addizionale IRPEF hanno registrato un aumento complessivo, rispetto al 1° gennaio 2015, pari a 9.514 milioni. E allora le risorse  ci sono  , sono nelle Banche ? Da lì è bene tirarle fuori e non dalle tasche dei cittadini. In buona sostanza questo federalismo è incardinato su una responsabilità dello Stato a livello centrale che non coordina, che non taglia l’amministrazione centrale e regionale e scarica sui territori comunali le sue inettitudini tagliando ovviamente i servizi ai cittadini e imponendo tasse capestro.  Questa è la verità e il Governo ha le sue responsabilità.

 

 

 

 

 

 

 

Il o la Sindaco per la mia Bologna

    Alessandra Servidori   AGOSTO 2015           Il o la Sindaco della mia BOLOGNA

Bologna La Dotta è preda di sussulti e grida delle fatiscenti forze politiche che devono mettersi d’accordo sui candidati a sindaco per le prossime elezioni del 2016-Così prima è stata la volta dell’attuale  Virginio Merola messo in un frullatore che ancora continua  a frullare ad opera di una componente di maggioranza ,SEL, dopo mesi di sfiancanti litigi dentro al PD che all’apparenza pare essersi messo d’accordo su Virginio.Ora è la volta della destra confusa e cialtrona che spara sulla croce rossa delle candidature :  la barista Bergonzoni per la Lega,  il figlio di un noto militante di An Bignami riconvertito per FI, ai quali si aggiunge quel matto scatenato dello Sgarbi buon esperto d’arte e basta, che promettendo di mettere nella “sua giunta” il rosso mercante Farinetti  e il  bordeaux pensionato Montroni , assesta un colpo di demenzialità alla già traballante compagine destrosa. La mia Bologna però non si merita tutto questo caravan serraglio.

 Secondo Agostino infatti, solo chi dubita è animato da un desiderio sincero di trovare la verità, a differenza di colui che non si pone nessuna domanda. È la consapevolezza della propria ignoranza che spinge a indagare il mistero; eppure non si cercherebbe la verità se non si fosse certi almeno inconsciamente della sua esistenza. La mia opinione,ispirata da Agostino ( che è rimane sempre un ottimo maestro), è che il buon amministratore deve essere onesto, avere come missione il bene comune, non avere conflitti d’interessi, deve essere una persona competente, sobria, rispettosa del prossimo, deve amare la pace, deve essere giusto e rispettare le leggi. Deve avere una spiccata capacità di relazione e di relazionarsi, per interagire con chiunque si trovi di fronte. Chiunque sarà votato  o votata dai bolognesi e dalle bolognesi , subentra ad una situazione antecedente e, prima di fare promesse al fine di non fare propaganda e quindi perdere di credibilità, deve conoscere nei minimi dettagli la situazione nel suo complesso. Ciò gli consentirà di valutare i mezzi a disposizione. Dunque la situazione patrimoniale e finanziaria di Bologna  e della cittadinanza, i collaboratori in servizio, e solo dopo potrà decidere quali sono le priorità e  valutare cosa è possibile fare per migliorare la situazione. Dunque per una buona amministrazione alla comunità si intende;  tutta la macchina amministrativa gli uomini e le donne  che si occupano di  tutela della salute, dell’ambiente, dei beni paesaggistici, artistici e naturali, dei beni pubblici, la tutela delle fasce deboli quali, anziani, bambini e persone bisognose, istruzione, trasporto pubblico, decoro urbano, manutenzioni, buone politiche per l'economia e il lavoro. E ovviamente in tempi di revisione della spesa ,la gestione della cassa deve essere allineata alla disponibilità. Se priorità ci sono bisogna avere coraggio e investire risorse ma devono essere finalizzate al bene certo della collettività e avere un preciso piano di rientro. Il o la prossimo Sindaco di Bologna deve sapere  che nella sua missione troverà molti ostacoli quali gli oppositori, la burocrazia inefficiente con la quale dovrà interagire per raggiungere un fine utile alla collettività,sapendo che  proprio la burocrazia inefficiente rallenta i processi decisionali e quindi va prontamente  riconvertita in efficiente. Poi sappiamo che al Sindaco comunque  i suoi meriti non sono riconosciuti nel presente, ma le sue intuizioni sono applicate nel breve e forse riconosciute nel lungo, gli errori e i demeriti gli saranno sempre ricordati. Bologna ha una grande ricchezza che è  il capitale umano e intellettuale, idee, sostanza e donne e uomini che  prediligono la semplicità di attuazione piuttosto che la melina politica. Il capitale umano deve essere messo in condizione di produrre in modo efficiente, ciò è possibile quando chi decide dirige  veramente e   chiede e cerca la collaborazione di molti , e la formazione è continua, cosi come l'unità d'intenti. Il,la Sindaco  di Bologna  deve conoscere e saper manovrare le leve fiscali per distribuire e ridistribuire equamente ricchezza e oneri, deve applicare politiche retributive giuste premiando merito e volontà di applicazione e di impegno e risultato, deve avere una spiccata conoscenza delle leggi nazionali per rispettarle o attivarsi per modificarle all'occorrenza nell’ambito dell’autonomia attribuitogli. Egli deve avere un buona conoscenza della dinamiche e delle istituzioni internazionali,uno staff di persone oneste e competenti e deve conoscere a fondo il nostro paese così come deve conoscere in larga scala le dinamiche e i centri di produzione e la ricchezza della tradizione creativa e manifatturiera,delle grandi infrastrutture che fanno di Bologna uno snodo centrale per l’importazione el’esportazione. Il/la Sindaco di Bologna distante dalla produzione e dalla gente difficilmente farà buon governo,e  dunque deve impegnarsi  con tutte le sue e altre forze  affinchè ci siamo progressi continui nell'istruzione, nella cultura e arti, nello sport,nel lavoro e nell’industria, deve combattere il degrado morale, umano, ambientale, l'llegalità.  Deve battersi affinché tutte le donne e uomini possano esprimere le proprie opinioni, per il rispetto di tutte le differenze ,  pronto all’ accoglienza, ma facendo  in modo che le tradizioni e le leggi del nostro paese siano rispettate, la differenza è cultura e va tutelata. Il Sindaco di Bologna sa  che la nostra storia è in continua evoluzione e mutamento e deve avere quindi una capacità di adeguamento ai cambiamenti, perché non saperli cogliere per tempo  è dannoso per la collettività. E per cogliere i cambiamenti bisogna aggiornarsi e studiare continuamente, ascoltare e promuovere quando  sono condivise e giuste le idee dei collaboratori e della società civile dei così detti corpi intermedi, osservare senza pregiudizi la vita quotidiana e ascoltare le opinioni altrui per poter realizzare le opere giuste. Dio è uno, ma tutti hanno il diritto di credere nel proprio Spirito purchè in esso ci sia amore, giustizia e senso del dovere. Nella fede c'è tutta la grandezza di un uomo  e di una donna e solo attraverso la vera fede un uomo e una donna  possono realizzare le opere giuste.


Ancora sulla demenziale dominante teoria del gender

Alessandra Servidori

Ancora sull’educazione (?) teoria di gender

Il Sindaco di Venezia , ritirando i libri scolastici ,ha assunto un’iniziativa molto audace ma in definitiva   aiuta a trovare una posizione equilibrata sui libri di testo che trattano di diversità di genere.  I genitori è giusto che siano coinvolti in questa stagione dove il Ministero dell’Università e Ricerca in collaborazione con il Dipartimento di Pari Opportunità di Palazzo Chigi con la promozione e la gestione dell’Ufficio UNAR ( Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ) ha immesso nel circuito scolastico  e dunque tra le materie di insegnamento libri di testo che hanno scatenato giustamente delle contrarietà. Analizziamo bene e a fondo la questione  degli strali contro i cosiddetti gender studies, e cioè tutto quel  filone di studi che comprende la biologia, l’antropologia, la sociologia, la pedagogia, la bioetica e alla tradizionale divisione tra “maschi” e “femmine” oppone quella tra “sesso” e “genere“: il primo è costituito dal corredo genetico, il secondo è una costruzione culturale. In pratica, secondo i teorici, maschi e femmine si nasce mentre “uomini” e “donne” si diventa. L’orientamento sessuale, quindi, non sarebbe definito dal sesso: le persone possono innamorarsi di una persona di sesso diverso, dello stesso sesso o di entrambi. Un approccio che ovviamente deve essere trattato con forti competenze ed equilibrio e lasciato in mano a personaggi e testi delicati e magari  scientificamente e antropologicamente  diversi  apre una discussione sulla ormai adottata  da alcune scuole  i gender studies  somministrati alle giovani generazioni .Il dubbio sacrosanto e condiviso da chi scrive che ha ben pochissima stima dell’Unar e della compagine dei suoi adepti, è che se nei sistemi scolastici di diversi Paesi Ue questo approccio è stato adottato come strumento per contrastare le discriminazioni basate sulla razza,religione, etnia  e anche sull’orientamento sessuale,la materia dei diritti  della persona nell’accezione più ampia e completa, non può non essere concordata anche con le famiglie poiché la cosiddetta teoria del gender può trovare posto nei programmi scolastici a patto che rappresenti la realtà e non il pretesto per offrire una omosessualità o transessualità  come generalizzata e alternativa alla eterosessualità che comunque è alla base della famiglia intesa come un uomo e una donna che generano figli. Sicuramente l’Unione Europea  e il  Consiglio d’Europa in materia di lotta al bullismo omofobico, ha dettato delle priorità , in quanto una certa cultura e violenza la si registra  soprattutto tra i giovani-Siamo  convinti  che l’orientamento sessuale è un diritto umano e una libertà costituzionalmente riconosciuta, ancorchè non in assoluto (non lo è in casi come la pedofilia, la necrofilia ,ecc)  ed è fondamentale che lo sia. Ciascuno è giusto che modelli il proprio, sano, orientamento sessuale nel tempo, senza particolari e marcati imprinting. Ma da qua a destrutturare l’impronta biologica di ciascuno ce ne corre. Non sono contraria in assoluto alla introduzione della  sensibilizzazione della diversità sessuale , ma sono assolutamente contraria alla introduzione di tale teoria come indicazione pedagogica dominante o prevalente e soprattutto lasciata in mano a persone incompetenti e  fanatiche. L’Unar  per esempio ora, è gestito da  dirigenti e funzionari che hanno posto come priorità e come scelta anche personale, la teoria del gender usando risorse del FSE con un silenzio assenso  assordante ,se non accondiscendente, di Palazzo Chigi , confondendo le politiche di Pari Opportunità e mettendo in ombra la questione femminile che rimane sempre invece “il problema” : molte donne discriminate sul lavoro e disoccupate, che subiscono violenze di ogni genere, bambine che non riescono a crescere nella prospettiva di un futuro di integrazione. E’ demenziale e fuorviante  imporre decaloghi e regole rigide stabilite da  alcuni ,ed è una grande scemenza continuare ad accusare la Chiesa di non accettare che vi possa essere la piena libertà delle persone omosessuali,  e transessuali. E’ una boiata pazzesca continuare a blaterale che è in gioco il dominio politico della Chiesa nel sistema educativo nazionale, e dunque nella società italiana. La famiglia è comunque la realtà tradizionale e decostruirla  è uno sbaglio enorme poiché non  se ne sente la necessità e soprattutto questa ideologia del gender sta modellando pervicacemente la società del presente e del futuro e vuole diventare dominante culturalmente. Per  esperienza professionale ho verificato  che  questa ideologia, sviluppatasi da decenni,  ha trovato fertile terreno di sviluppo nel contesto dei movimenti femministi , alla quale fan riferimento oramai da anni l’Onu e le sue agenzie, l’Oms, l’Unesco e la Commissione su Popolazione e Sviluppo ed è diventata il quadro di pensiero della Commissione di Bruxelles, del Parlamento europeo e dei vari Paesi membri dell’Ue, ispirando concretamente i legislatori dei Paesi comunitari in modo da ridefinire la coppia, il matrimonio, la filiazione, i rapporti tra uomini e donne. E’ giusto domandarsi se esista un diritto a diventare genitori o se il diritto genitoriale (diritto fondamentale della persona) sia limitato esclusivamente al diritto già insorto di potere essere e fare il genitore. Io penso che un tale diritto non possa spingersi sino a pretendere di divenire genitori. Un indottrinamento a senso unico  della teoria del gender può nuocere alla formazione di un bambino e di un adolescente , rendendo confusa la sua impronta biologica naturale .Sicuramente  non significa necessariamente inseguire un principio di uguaglianza ma sopprimere lo stesso principio di uguaglianza, rende informi  le persone e dunque le personalità, tutte uguali ed indistinguibili, ancorché poi presunte libere di manifestare la propria libertà e identità sessuale. Credo che la parità (e dunque la piena uguaglianza) debba consumarsi nell’ambito della differenza tra i sessi o tra le diverse identità sessuali, riconoscendosi e rispettandosi l’un l’altro. La diversità è dunque un valore e non un disvalore. Un valore che va preservato perché la straordinaria ricchezza e varietà della vita è fondata sulla biodiversità, e dunque è modellata sul concetto stesso di diversità. Poi è mia convinzione  che coinvolgere i genitori è fondamentale,partendo da un progetto scientificamente inattaccabile e non da testi opachi e insegnanti impreparati o peggio già orientati : le famiglie cristiane, cattoliche, laicamente aperte dovranno decidere sulla base della loro responsabilità e comunque condivisa con la scuola. Un fatto certo è che è necessario riprendere un discorso valoriale e contenutistico di tutta l’educazione alla sessualità e al rispetto della diversità nella famiglia e con la famiglia nella scuola senza delegare ad alcuni seguendo insieme il percorso di crescita dei nostri figli senza reali condizionamenti,per aprire loro alla speranza di essere protagonisti del loro futuro e delle scelte responsabili, consapevoli e libere.

Merkel e Renzi : suvvia il giovane toscano dimostri di essere all'altezza!

Alessandra Servidori- 17 AGOSTO 2015 MERKEL E RENZI  a EXPO : suvvia il giovane toscano dimostri di essere un Capo di Stato! 

Abbiamo letto il resoconto di Valeria Covato sui dati Unimpresa e ci siamo confermati un’opinione tutt’altro che allegra sull’emergenza Italia. Lucidità e verità sono due ingredienti fondamentali  con i quali affrontare i conti economici  per l’autunno posto che  la spesa dello Stato è aumentata di quasi 18 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno  scorso con una crescita superiore al 7% e dunque dagli annunci strombazzati dal Governo che ha promesso di fondare il piano di riduzione della pressione fiscale proprio sui tagli alla spesa pubblica, la sforbiciata alle tasse corre il rischio di restare un bluf. Il Rapporto debito pubblico PIL è passato dal 131,2% al 135,1%, con un incremento del 3,9%,in valori assoluti da 2.119 miliardi di euro a 2.184 , miliardi, con un aumento di 65 miliardi. Non sarà possibile ingannare i conti pubblici con la legge di stabilità e il giovane toscano che oggi incontra la Cancelliera Merkel a Expo, dovrebbe avere le idee un po’ più chiare di fronte ad una vera leader che ha anticipato la sua strategia alla tv tedesca prima di mettere piede in Italia. Anghela ha affermato che la crisi Greca ha coinvolto pesantemente polacchi, baltici,ungheresi slovacchi e sloveni mettendo a dura prova i rapporti però di tutti i 28 Paesi già indeboliti dalle loro crisi nazionali come in particolare  la Spagna , l’Italia e la stessa Germania.Noi siamo convinti che  seguire e rispettare le regole è una etica fondamentale  per la legittimità democratica e dunque per la stabilità economica  . Dunque anche in Italia il rispetto è un valore da garantire poiché gli italiani e le italiane hanno fiducia se le regole costituzionali sono osservate e rappresentano  la bussola di orientamento per la governance. Le deroghe ai principi costituzionali aprono voragini alle violazioni dello Stato di diritto e  il ricorso continuo a decreti di emergenza come il Governo italiano sta purtroppo facendo su tanti troppi provvedimenti ,indebolisce l’autorevolezza italiana in ambito Europeo e la sua tenuta  nell’ambito dei Patti e dei Trattati. Le politiche di bilancio e le politiche fiscali sono il dorso portante della tenuta della politica ue e dell’eurozona e chi pensa che il ritorno alla moneta nazionale sia un’opportunità non si rende conto di quanto sarebbe dannoso per la lira italiana e quanto ne sarebbe vantaggiato il marco tedesco mandando in frantumi la politica di solidarietà che si è faticosamente introdotta con i fondi strutturali che i tedeschi hanno usato per  realizzare le riforme e noi italiani abbiamo sprecato rovinosamente e ricordiamoci che ai tempi del governo Monti già si era deciso di mettere una taks  force in moto per realizzare progetti di sostegno all’uso del Fondo Sociale Europeo per la nostra incapacità di attingere a quel serbatoio fondamentale. Dunque alcuni suggerimenti inascoltati dal governo italiano troppo arrogante,noi continuiamo a segnalarli : è prioritario rivedere per esempio il funzionamento dei Fondi strutturali ,introdurre una flessibilità a tempo determinato e monitorata con una autorità economica e monetaria che dialoga e controlla i debitori e i creditori severamente e in una Unione Europea frammentata a NORDO, SUD ed EST le differenze le debolezze sono tante e diverse  e dunque il tempo che abbiamo perso a correre dietro alla crisi Greca è tempo perso verso gli altri paesi che non hanno buona salute e sono in difficoltà. Populismi e radicalismi si sono fatti strada e le regole dell’economia sono state sacrificate anche sommerse dalla grande crisi geopolitica in cui versiamo in Europa e dunque su alcuni principi dobbiamo ri/costruire con i Paesi responsabili un rinnovato Trattato: significa scegliere i compagni di questa strada in salita e lasciare al  loro  destino chi non desidera affrontare assumendosi la responsabilità una nuova stagione di provvedimenti come peraltro ha scelto la Gran Bretagna, magari con un maggiore solidarietà tra i Paesi che hanno fondato l’Europa, ma con una marcata opzione sul mercato comune e con vincoli certi e rispettati. Di questo Renzi oggi con Merkel e con noi italiani deve essere garante   

IL PIL ITALIANO in declino CAMBIA VERSO SOLO PER I RENZIANI

ALESSANDRA SERVIDORI                            Dopo Ferragosto

 IL PIL  italiano in declino  CAMBIA VERSO solo per i renziani

Non ci piacciono i pettegolezzi ma i numeri sono la nostra passione e allora da una “sollecitudine provocatoria interessante “ facciamo un po’ di storia del giglione toscano del boy scout . Da anni a Firenze  città e provincia e dintorni e guarda caso, il Granducato famigliare imperversa. Matteo Renzi ,ha lavorato sodo in questi anni per costruirsi la sua fortuna politica la sua Silicon Valley toscana che poi a macchia d’olio si è allargata su tutto il territorio italiano,imperniata sul familismo comunicativo . Come tutti i  rampanti  Renzi  fin da piccolo  e dunque da parecchi anni ,ha una agenzia di comunicazione che ha costruito e servito il ragazzo . La società si chiama Dot Media S.r.l. i cui soci sono: Alessandro Conticini (fratello del cognato di Matteo Renzi), Lilian Mammoliti (moglie di Patrizio Donnini, amministratore della società Web and Press), Davide Bacarella (promotore della Web and Press) e Matteo Spanò (presidente associazione Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze nominato da Renzi). Bene vediamo i numeri la Dot Media Srl fino al 2008 fatturava 9 mila euro l'anno e, dopo aver curato la campagna elettorale del giovane toscano ,ha  schizzato progressivamente i suoi fatturati alle stelle. Dunque l’aspetto della comunicazione tanto cara al Presidente, della proiezione esterna che mira a far conoscere e magnificare le "gesta" del politico  innovatore nelle parole ma conservatore nei fatti  legati alla strategia ,ha assunto  una centralità assoluta. Renzi ha “lavorato tanto in questi anni “ : come Presidente della Provincia, creò  Florence Multimedia che mirava a costruire un canale televisivo ventiquattro ore su ventiquattro sul digitale terrestre, o adesso le connessioni tra Web&Press, società a cui si sono legate  le fatture per la campagna elettorale di Renzi, pagate dall'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi ( tristemente famoso per le condanne che sta scontando), la società Eventi 6, ex Chil fallita e poi ri/fondata dal capofamiglia Renzi Tiziano , azienda di comunicazione,  appunto di proprietà della famiglia Renzi e per la quale Renzi Matteo ha lavorato chiedendo poi l’aspettativa inquadrato come dirigente –pur non essendo-, ed infine la Dot Media, che ha curato l'immagine del candidato Renzi alle elezioni comunali e che poi, una volta eletto Sindaco, ha lavorato per il Comune e per le sue società partecipate,è la macchina da guerra della Leopolda e ,dice la sconfitta Moretti “Mi ha fatto fare una pessima campagna elettorale veneta”. Quello che fa tristezza  sulla vicenda è che Renzi ha sempre negato ogni coinvolgimento personale nella vicenda Dot Media. Invece non possiamo non prendere atto che esiste un filo robusto tra la sua carriera politica e quella di questa società. E alla società di soldi ne sono arrivati parecchi. Sta di fatto che dopo aver seguito la campagna elettorale del giovane candidato Sindaco Renzi, prima alle primarie del Pd e poi alle elezioni amministrative del 2009, la società Dot Media srl per campagne pubblicitarie ha ricevuto circa 99 mila euro dalla Centrale del Latte, 78 mila euro da Publiacqua, 21 mila euro da Firenze Parcheggi e quasi 16 mila euro da Ataf, oltre a quasi 20 mila euro direttamente dal Comune di Firenze: prima di questa data neppure un euro. Anche nel 2012 la stessa Dotmedia ha seguito la campagna elettorale di Matteo Renzi delle primarie per candidato Presidente del Consiglio del centrosinistra. Chi poi fa da manager delle varie società è la stessa persona, Andrea Conticini  marito di Matilde Renzi, socia e consigliere delegato della Eventi6,  fratello di Alessandro Conticini, socio sia della Dot Media sia della Eventi 6 con una quota del 20 per cento, acquistata da Patrizio Donnini, Amministratore della Web&Press. Alessandro Conticini, unico socio di Eventi6 a non essere parente del sindaco, è il legame che unisce le tre società tra di loro, con in più  Matteo Spanò, nominato da Renzi prima in Florence Multimedia e poi come Presidente dell'Associazione Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze che organizza eventi e gestisce i percorsi museali di Palazzo Vecchio e che ha gratuitamente usufruito dei servizi della Dotmedia di cui lui stesso è socio al 20%».  Sempre per curiosità analizziamo i numeri  della società Eventi6 ,  andando sul sito internet della società di famiglia Renzi, che si occupa di diffusione di giornali e comunicazione,  leggendo  «powered by Dotmedia»,: in buona sostanza vi sono legami strettissimi  tra  coloro che famigliarmente o amicalmente   detengono le quote, coloro che dirigono e coloro che ci lavorano nelle tre società: a partire dallo stesso Renzi che risulta essere dirigente in aspettativa dalla società di famiglia da vari anni e che alla fine del mandato sarà costato ai fiorentini per i contributi pensionistici e i fondi pensione attivati dal sindaco, parecchi  centinaia di eurini. I numeri non si fermano qui : la società Eventi 6,  ha visto nel 2014 aumentare il fatturato del 117% e crescere addirittura di 63 volte l’utile netto. Eventi 6 è controllata dalla signora Laura Bovoli e dalle figlie Benedetta e Matilde: sono mamma e sorelle di Matteo Renzi Presidente del Consiglio. Poi a ruota la numerologia ci informa .Nel 2014 la  Cambridge Management consulting Labs spa di Firenze ha schizzato in alto il suo fatturato  crescendo  addirittura del 241%, passando dai 1,7 milioni di euro del 2013 ai 5,8 del 2014. Il risultato netto finale si è moltiplicato per 32, passando dai 46.731 euro registrati quando a governare era Enrico Letta a 1.514.829 euro di utile nel primo anno di governo Renzi. Il presidente e maggiore azionista della Cambridge Management consulting Labs si chiama Marco Carrai. Amico di infanzia di Renzi.

 

 

IL DIAVOLO veste DROGA

Alessandra Servidori IL DIAVOLO VESTE DROGA

L’ecstasy è la droga che uccide di più. E le vittime sono i giovanissimi. Un’equazione mediatica che ha riempito i titoli dei giornali dopo la morte di  due giovani , il clamore per la chiusura di un noto locale,equazione che ha trovato nuova linfa con la morte di un altro giovane , almeno finché l’autopsia non ha indicato in una malformazione cardiaca la probabile causa di un 19enne leccese. Eppure è un’equazione sbagliata e dopo aver riempito i giornali di titoloni la verità è arrivata e dalla Polizia di Stato. Perché l’ecstasy non è la droga che causa il maggior numero di decessi e se leggiamo non sommariamente ma attentamente la Relazione annuale antidroga 2014 redatta dalle Forze dell’ordine, si scopre che è ancora l’eroina la sostanza che uccide di più. Lo scorso anno sono morte a causa delle droghe assunte 313 persone. Per 132 di loro la sostanza killer non viene indicata, ma negli altri casi la situazione è  da addebitarsi all’eroina e alla cocaina ed e’ soltanto 1 il decesso attribuito a droghe sintetiche e non si tratta nemmeno di ecstasy, ma di anfetamine. Il  solo dato positivo è che si registra un calo del 10,32% rispetto al 2013 nel numero di persone morte a causa della droga. In termini percentuali la riduzione più significativa riguarda le donne, che hanno visto una riduzione di quasi il 53%, con un salto dai 36 decessi di due anni fa ai 19 dello scorso anno. E sì, a morire uccisi dalle sostanze stupefacenti sono soprattutto gli uomini. Ma cosa fare ?  I grandi spacciatori di droga, che sono i nemici principali dei nostri ragazzi  devono essere  perseguitati e messi a svolgere lavori pesanti là dove ne abbiamo bisogno : autostrade, disastri idrologici, terremoti ,perché meritano  la pubblica esecrazione, e la condanna deve essere talmente vistosa da togliere a chichessia la voglia di spacciare droga in grandi quantità. E dobbiamo ammettere ,senza falsi moralismi e pudori che purtroppo le droghe le prova chiunque per semplice curiosità anche spesso perché “altri” l’assumono per “stare meglio”,ed è concepita  come momento di crescita  e trasgressione insieme. È dimostrazione di coraggio, e la vita degli adolescenti è nella fase eroica, quella in cui si vuole costantemente dimostrare a se stessi - non necessariamente solo agli amici - di poter superare i propri limiti o quelli che la pubblica morale pone. Il secondo aspetto dell’equazione mediatica smentito dai dati della Polizia di Stato riguarda il fatto che siano soprattutto i più giovani a cadere vittima delle sostanze stupefacenti. In realtà il numero di decessi aumenta con l’età: nel 2015  fino ad oggi sono stati solo 4 i teenager che hanno perso la vita per l’abuso di droghe, mentre la stessa sorte è toccata a 49 persone di età compresa tra i 35 e i 39 anni. Infine, sebbene i due casi finiti sotto i riflettori si siano verificati in discoteche che si trovano in località di villeggiatura, la droga non uccide soltanto in vacanza. Anzi, i decessi legati all’abuso di stupefacenti sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Provincia per provincia. I dati, insomma, smentiscono i titoli dei quotidiani. E raccontano di una realtà più variegata e ben più complessa, che miete le sue vittime soprattutto quando i riflettori mediatici sono puntati altrove. E’ difficile per la polizia mettere le mani su  ecstasy e metanfetamine , perché le sostanze come la cannabis o la cocaina  hanno una diffusione maggiore sul territorio. Lo spinello è molto più comune, a cominciare dalle scuole, e per mia esperienza personale essendomene occupata professionalmente ,anche nelle scuole medie,non solo alle superiori. L’adescamento comincia davanti agli istituti scolatici e più volte sono impegnate forze dissuasive, ma  bisogna tenere conto anche delle scelte investigative, che dipendono dalla magistratura: le mafie fanno più soldi con la coca e la marijuana. E dunque combattere la commercializzazione di queste sostanze è anche uno dei capitoli della lotta alla criminalità organizzata. I comandanti delle Forze dell’ordine denunciano  sequestri importanti di pastiglie e di ecstasy, ma non sono certo alla pari di quelli legati ad altre tipologie di stupefacenti. Ed è inquietante il fatto che le droghe sintetiche cambiano ogni giorno, quello che gira oggi la settimana ventura è completamente diverso. E poi parliamo di sostanze chimiche: è difficilissimo definirle. L’arrivo massiccio della chimica ha disorientato anche gli investigatori,  pare poi incide anche il fatto che le droghe sintetiche non siano roba di mafia. Molti se la fanno addirittura in casa, credo sia anche per questo motivo che di questo fenomeno non ci stiamo capendo niente”. E intanto di droga si continua a morire.  Allora la chiusura dei locali risolve? Tutto sta a capire quanto questo provvedimento possa incidere nella lotta contro una droga che appare impossibile da sequestrare. Ma anziché fare convegni “simbolo” è necessario agire decisamente e insieme. Intanto andando nelle scuole a spiegare i danni che provoca, molto di più e a tappeto come quando facevamo la lotta al fumo di sigarette e proiettavamo e discutavamo nelle aule con i e le giovani sui danni al sistema respiratorio e neurologico. Poi nel nostro Paese, in questo campo, abbiamo una fortuna che molti ci invidierebbero se solo non avessimo l’abitudine congenita di parlar male di ciò che ci riguarda. Negli anni 80 e 90 si è costituito un sistema di intervento sulle tossicodipendenze costituito da una miriade di centri ambulatoriali delle ASL (SERT), da Comunità Terapeutiche (di diverso tipo ed organizzazione che collaborano con strutture private accreditate), da centri diurni e psicoterapici, da centri di assistenza per il reinserimento sociale (per chi ne avesse bisogno), che hanno maturato una grandissima esperienza a disposizione di tutti. Questo sistema (con almeno vent’anni di esperienza!) è in grado di fornire gratuitamente supporto, consiglio, trattamento terapeutico a chi abusa di sostanze, è tossicodipendente oppure a chi ne è familiare, amico o partner. I SERT sono dei Centri Multidisciplinari Integrati nel senso che vi lavorano professionisti di discipline diverse (medicina, psicologia, educazione. assistenza, scienze infermieristiche) in grado di fare una diagnosi, un trattamento o di inviare ad altre parti del sistema (ad esempio una comunità o un centro psicoterapico) per un trattamento. In alcuni casi esistono gruppi di auto aiuto molto efficienti collegati o compatibili con le attività complessive del sistema. Attualmente in alcune Regioni stanno aprendo anche Servizi Multidisciplinari gestiti dal privato ma convenzionati con le ASL. Anche il sistema pubblico-privato sociale ha dei limiti, come tutte le cose, ma, in generale, fornisce un livello di assistenza con un buon livello medio ed ha esperienza per affrontare situazioni anche molto difficili. Un difetto di questo sistema è quello di essere poco sponsorizzato. In anni di campagne istituzionali contro la droga nessuno ha mai pensato, ad esempio, di raccontare l’esistenza di questo sistema pubblico – privato no-profit e di aiutarlo a costruire una “buona immagine” di sé. Così, come spesso accade per le cose buone, è poco conosciuto e, di conseguenza, valutato. E’ a questo sistema che consiglio di rivolgersi perchè è in grado di dare le migliori risposte possibili nel nostro Paese. Esistono anche alcuni centri privati – profit che intervengono in questo settore. Rispondono ad esigenze particolari e sono di buon livello ma è necessario conoscerli bene per poterli scegliere.E poi ognuno di noi può combattere la droga attraverso la responsabilità sociale e valoriale che ci fa sentire italiane e italiani, offrendo disponibilità a collaborare e mettendo un   po’ del proprio tempo  e la propria professionalità al servizio del bene comune: vedrete che troveremo certamente chi raccoglie la nostra disponibilità.

Basta con le liti sulla nostra economia e mercato del lavoro

Alessandra Servidori           

Basta con le liti sulla nostra economia e sul mercato del lavoro

Il teatrino mediatico sull’Italia continua a far danni. Dalle intercettazioni interplanetarie ai sindaci e governatori “incapaci o comunque indagati”, agli scioperi selvaggi che violentano il nostro patrimonio culturale e la nostra credibilità, alla situazione economica a giorni alterni confusa. Tutte le mattine sono  diffusi diversi indicatori che possono contribuire a imbrogliare e a volte rattoppare le caratteristiche del mercato del lavoro italiano e dunque anche della nostra economia sbattuti in prima pagina in maniera frammentaria. Cominciamo a fare un po’ d’ordine. A sei mesi  dall’entrata in vigore dovuta  alla legge di stabilità, della decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato e da cinque mesi dalla riforma dell’istituto ad opera del d.lgs. n. 23/2015 dobbiamo fare bene i conti. Cominciamo dai dati e statistiche diffuse dall’Istat sulla  produzione industriale di maggio : registriamo un aumento dello 0,9% rispetto al mese precedente e del 3% su base annua,  confermando una possibile  inversione dei trend negativi degli ultimi anni, se è vero che la spinta è data soprattutto dal +8,5% dei beni strumentali. Affianchiamo poi sempre dell’Istat  i dati sugli   occupati e disoccupati . L’ultimo dato nazionale da prendere in considerazione   è il calo di 63mila occupati verificatosi sempre a maggio  2015 e  sempre certificato dall’Istituto Nazionale.. Gli stessi dati mostrano un lieve calo della disoccupazione giovanile compensato però negativamente dall’aumento dell’inattività nella fascia d’età 15-24.I dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali  sulle comunicazioni obbligatorie dei rapporti di lavoro attivati e cessati,rappresentano una situazione diversa  e sempre relativi allo stesso periodo cioè maggio 2015 che  certificano una sostanziale continuità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sia quantitativamente che qualitativamente.  Ci è ben chiaro l’obiettivo del JOBS ACT e cioè soprattutto attraverso i  decreti  attuativi che è quello di diffondere forme di lavoro stabili,  con il contratto  a tempo indeterminato che deve essere privilegiato tra tutti e diventare la normalità per le nuove assunzioni, come dichiara l’art. 1 del d.lgs. 81/2015. Vero è però che  nei primi mesi del 2015 vi è  stato un netto aumento della percentuale di contratti a tempo indeterminato sul totale delle nuove attivazioni, ma  si è ora interrotto. Dunque è legittimo  osservare  che esso sia stato determinato non dalla maggior flessibilità in uscita dell’istituto riformato, ma dallo sgravio contributivo che sembra aver già terminato il suo effetto. E’ legittimo concludere che è utilizzato  uno strumento che non corrisponde alle sue esigenze sostanziali ma solo a quelle di contingenti di cassa e quindi di breve periodo. E’ anche legittimo porsi una domanda  alla luce dei dati:  come è possibile che cresca la produzione industriale e che l’occupazione sia  ferma? Ancora sui dati ufficiali e questa volta andando oltre il nostro ombelico, e dunque  ai dati dell’ OCSE  con il  Employment Outlook 2015 pubblicato il 9 luglio.  Il Rapporto  denuncia la scomparsa  di molti dei lavori del settore manifatturiero ed essendo la produzione industriale italiana legata principalmente alla manifattura, questa è probabilmente anche la causa del nostro blocco.  L’allarme di una  grande quantità di lavori scomparsi  a livello internazionale è oggi più forte e la grande componente di beni strumentali all’interno dell’aumento della produzione industriale può far immaginare la sostituzione di molti lavori svolti da uomini e donne nel periodo pre-crisi con macchine e questo è ancora più vero nel nostro paese. Quello che è indispensabile oggi  in Italia soprattutto e subito è una struttura del mercato del lavoro che  va oltre la categoria della subordinazione e perciò  imbocca a gamba tesa una vera flessibilità, e per essere efficacie, deve superarne i limiti. Non c’è più tempo  per i  dibattiti dottrinali tra fazioni politiche  e cervelli autoreferenziali bisogna in fretta applicare con forza il JOBS ACT e in particolare l’art’ 1 del dlgs 81/ 2015,in parte già ormai superato da una realtà che non  ci aspetta. Inoltre è necessario subito una politica industriale che non rincorra solo le( per ora) salvate aziende come la  Wirphool o la danneggiata ILVA che fa sempre più gola agli stranieri . La soluzione è nel rivedere la strategia che mette insieme capitale e lavoro e dunque la partecipazione  e la responsabilità attiva ai risultati dei cambiamenti ,  una rivoluzione vera e propria  delle forme contrattuali , della scuola che serve e non quella “poco buona” , della formazione professionale e del lavoro e dell’industria collegate fortemente per acquisire nuove competenze, una rete dei servizi pubblici e privati alle imprese  e all’impiego, scommettendo così sull’innovazione  e sulla formazione continua che chiedono sia  il mercato che i nostri giovani. Basta dunque alle liti insopportabili che  ci stanno trascinando in un buco sempre più nero.  

OSTAGGI troppo silenziosi delle nevrosi gender

Sono giorni e giorni che siamo ostaggio di provvedimenti e discussioni sul gender (genericamente genere in italiano) molto e insopportabilmente pericolosi per la tenuta non solo del governo ma di un sano e realistico buonsenso e di tolleranza di ossessioni di una politica  demagogica e disfattista piuttosto che innovativa. I fatti. La Gazzetta Ufficiale ha pubblicato la tanto discussa riforma sulla scuola in cui  art 1 comma 16 si legifera “ Obiettivo primario deve essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e bambini, sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti, sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa”.” Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione ,dei principi di pari opportunita' promuovendo nelle  scuole  di  ogni ordine e grado l'educazione alla parita' tra i sessi, la  prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni,  al  fine  di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti  e  i  genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del  decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge  15 ottobre 2013, n. 119,  nel  rispetto  dei  limiti  di  spesa  di  cui all'articolo  5-bis,   comma   1,   primo   periodo,   del   predetto decreto-legge n. 93 del 2013 (La tanto magnificata quanto inapplicata  a tutt’oggi legge contro la violenza di genere chiamata anche odiosamente femminicidio che è comunque stata finanziata).

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NO LA CANNA DI STATO NO

Non condivido  anzi la  contrasterò con tutto il mio convincimento ( e non solo) questa proposta  di legalizzare la cannabis o traccheggiare sulla marijuana o haschis  come palliativi di eroina e cocaina. Credo fermamente che sia giunta l’ora, per le droghe leggere, di usarle  con il controllo medico per alleviare le sofferenze umane fisiche di dolori di patologie devastanti , ma istituire punti di vendita di canne autorizzati  dallo Stato credo che sia uno sbaglio addirittura criminale. Adottando poi il pretesto della  “precauzione” quasi come prevenzione  credo sia  sinonimo di delinquenza e non c’entra l’etica e il moralismo bigotto e bacchettone. C’entra  il mettere in circolo così come alcool e tabacco  di Stato una illusione di benessere che porta  all’abuso e alla malattia neurologica ed è causa sempre più spesso di morte non solo di se stessi ma  di altri ed è sicuramente in tutto il mondo una calamità in mano ai narcotrafficanti e gli spacciatori prolifereranno ancora di più con una logica di mercato sempre più “tagliato  di ecstasy”.. Mi ritengo una progressista riformista e non mi rassegno al declino inarrestabile di una società nichilista e irrazionale che si fuma il cervello. Soprattutto facciamolo almeno per i nostri nipoti  che sono alla ricerca sempre più di valori e modelli di comportamento che attivano la responsabilità e l’intelligenza cognitiva non la bruciano. Lo slogan liberalizzare per contrastare è demenziale perché la libertà vera è quella di non farsi del male e non seguire il branco che si “fa”, la nostra libertà non può cominciare quando finisce quella degli altri e la rimozione e  consapevolezza degli effetti sociali devastanti che determina negli otto milioni di consumatori italiani che sono  “ormai abituati”. Non sento nessuna necessità di una legge autodistruttiva: siamo già messi abbastanza male senza farcene di più.

Alessandra Servidori - 2015-07-21

TERZO ATTO: DONNE CANNIBALI al Governo

ATTO TERZO:  DONNE AL GOVERNO. Ma NOI NON ABBIAMO PAURA DI DIRE LA VERITA' - DONNE CANNIBALI

 Il nostro inarrestabile contributo ai programmi di governo oggi si sofferma sugli ultimi tre decreti attuativi del JOBS ACT  del quale seguiamo puntualmente le evoluzioni. Il consiglio dei Ministri ha licenziato in via definitiva in attuazione della legge n. 183 del 2014 il decreto recante misure per la conciliazione delle esigenze di cura, vita e di lavoro; e il testo organico semplificato delle tipologie contrattuali e revisione della disciplina delle mansioni;e 4 decreti legislativi   rimangono ancora  in esame preliminare sempre in attuazione della legge n. 183 del 2014, recanti disposizioni in materia di:razionalizzazione e semplificazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale;riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro;riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive;razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini ed imprese ed altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità. Ritengo importante soffermarmi  prima di tutto sul decreto definitivo per la conciliazione delle esigenze di cura,vita e di lavoro. In estrema  sintesi il decreto  in attuazione dell’articolo 1, commi 8 e 9, della legge 10 dicembre 2014, n. 183,interviene  prevalentemente, sul testo unico a tutela della maternità (n° 151 del 26 marzo 2001 e successive integrazioni e modifiche), e reca misure volte a sostenere le cure parentali e a tutelare in particolare le madri lavoratrici. Il decreto interviene sul congedo obbligatorio di maternità, al fine di rendere più flessibile la possibilità di fruirne in casi particolari come quelli di parto prematuro o di ricovero del neonato. Il decreto prevede un’estensione massima dell’arco temporale di fruibilità del congedo parentale dagli attuali 8 anni di vita del bambino a 12. Quello parzialmente retribuito (30%) viene portato dai 3 anni di età-di oggi- a 6 anni di età del bambino; per le famiglie meno abbienti tale beneficio può arrivare sino ad 8 anni. Analoga previsione viene introdotta per i casi di adozione o di affidamento.

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E pensare che si dicono ancora democratici

Comunque l’arroganza e l’ignoranza dell’attuale  spezzatino PD sta portando il nostro BELPAESE “che fu” all’emarginazione europea e all’accelerazione del drammatico declino economico e sociale italiano. Lo vediamo tutti i giorni. E pensare che si dicono democratici. Esistono solo loro che si sono comprati i giornali le banche e bramosamente si stanno sbranando tra di loro .Nelle Regioni  a cominciare dalla “buttana Sicilia” che sarà comunque èl a dimostrazione del fallimento delle Regioni Autonome  spendaccione e traviate, su per la Campania, Puglia, Lazio e su su verso la mitica Emilia Romagna ( ancora e meno male in  salute nonostante gli scandali e i rinvii a giudizio di suoi amministratori cooperanti e no) fino ad arrivare a Bologna dove un sindaco scelto da loro che si è dimostrato comunque un discreto amministratore ( pur tra gli sbagli), le correnti assatanate renziane cuperliane civatiane ecc ecc ecc ( senza parlare dei sellini integralisti arruffa arruffa) stanno cercando ( e mi auguro che falliscano!) di  costringere il Sindaco Merola a ritirarsi sventolando varie bandiere con faccine di volta in volta nuove di candidature sempre fedelissime rosse che tingono e che hanno già i loro magnanimi lombi ben impostati su scranni di platino. Merola non merita  questo trattamento bestiale e va aiutato a fare il secondo mandato .

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DONNE AL GOVERNO: ATTO PRIMO

Donne italiane, noi non abbiamo paura: alimentiamo la responsabilità per  la politica e il comando - ATTO PRIMO

Passata la tempesta delle  elezioni regionali facciamo il punto sulla presenza femminile sia sul mercato del lavoro che nei consigli regionali ,partendo da una considerazione oggettiva : le donne in politica sono veramente pochine , quelle che  vogliono lavorare ci sarebbero ma fanno una gran fatica a entrare e rimanere nel mercato del lavoro soprattutto se tengono famiglia, il jobs act, diciamocelo, rispetto alla stesura della delega ,nel decreto non ha apportato significativi strumenti per incentivare e sostenere l’occupabilità femminile e la conciliazione. Quindi rimbocchiamoci le maniche e facciamoci una programma di Governo. Cominciamo dai dati sulle elezioni regionali con una evidente presa d’atto : le due giovanotte renziane candidate governatrici in Veneto e Liguria sono state  clamorosamente sconfitte ,e  le candidate governatrici nelle 7 regioni andate al voto erano comunque in un numero bassino. In Veneto 2 signore su 7 signori ,in Liguria 3 su 8,in Toscana 0 su 6, in Umbria 1 su 7 ,nelle Marche 0 su 5 ,in Puglia 2 su 7, in Campania 1 su 6. Nei nuovi consigli regionali abbiamo una presenza femminile molto molto  modesta: Veneto 12 consigliere su 49,Liguria 5 su 30, Toscana 11 su 40 in Umbria 3 su 20, nelle Marche 6 su 30 ,In puglia 5 su 49 in Campania 11 su 45. Vedremo  nei consigli comunali quando avremo i dati definitivi. Ma non c’è da stare molto allegre

 E’ evidente che bisogna proseguire, come abbiamo da tempo auspicato come gruppo di associazioni “Democrazia paritaria” per  estendere una normativa per assicurare la parità nelle elezioni anche regionali poiché non esiste una omogeneità nelle liste essendo diversi gli statuti, così come nei cda delle società partecipate.

Vediamo ora la situazione nel mercato del lavoro con una lettura per genere .Istat certifica che ad aprile 2015 il numero disoccupati e occupate aumenta rispetto a marzo sia per la componente maschile (+0,6%) sia per quella femminile (+0,9%). Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,8%, cresce di 0,3 punti percentuali, mentre quello femminile, pari al 47,6%, cresce di 0,4 punti.(sempre troppo poco)

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Noi e il cancro

Dalla parte delle persone “lungo sopravviventi”

Ci chiamano così siamo sopravissute al cancro e ancora lo combattiamo con forza e coraggio. Molta forza ,tanto coraggio. Su una testata di un’ammiraglia della comunicazione è apparsa la notizia che  alla facoltà di  Medicina del Dipartimento di oncologia della Statale  di Milano è istituito l’insegnamento su” l’Umanità” che mette al centro la persona e non solo l’anatomia e la scienza. Bene. Contemporaneamente  sulla pagina seguente la storia di Chiara una giovane lavoratrice che con la sua tenacia ha  ottenuto un protocollo dall’Inps di Trento perché le persone affette da malattie gravi NON siano più costrette a visite fiscali in sedi non domiciliari coatte. E’ un passo avanti che dobbiamo fare insieme,perché l’interdisciplinarietà  e la sussidiarietà tra istituzioni è fondamentale per combattere il dolore, la sofferenza, la speranza di vita degli uomini donne bambini e bambine che incontrano la malattia grave che interrompe la vita. Anche all’Università di Modena e Reggio Emilia  al Dipartimento giuridico  è istituito  un corso sulle Pari Opportunità nel lavoro pubblico e privato per  insegnare alle giovani generazioni di studiosi come è importante la disciplina  giuslavoristica e anche come cercare trovare e mantenere un lavoro in condizioni delicate quando si incontra la grave malattia  e assicurare così  pari opportunità contrastando eventuali discriminazioni.

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