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Editoriali

CONCILIAZIONE del JOBS ACT SPARITA

Scade oggi 8 maggio 2015 il termine previsto dalla legge per approvare l’atteso Atto IV del  JOBS ACT dicasi decreto attuativo della legge 183/ art 1 comma,8,9 …..Tutela e conciliazione delle esigenze di cura,vita ,lavoro …., portante il n.157 e termine ultimo odierno per la validazione nelle commissioni competenti in materia (lavoro e bilancio).La procedura prevede che il Testo(relatrice On.Giovanna Martelli ) diventa automaticamente approvato e  applicativo . A noi NON risulta esserci stati comunicati  ulteriori cambiamenti, rispetto alle avvenute modifiche, stralci, articoli aggiunti, in corso d’opera di parti consistenti  del Testo originario della legge 183/2014.

Il testo divulgato e in nostro possesso  presenta stralci di  parti consistenti e contiene dunque parziale attuazione dell’art 1 comma 8/9 LD 183/2014 , intervenendo  solo sull’attuazione di cui alla lettera a,b,c,d,g,h,l e tralasciando le lettere c,e,f,i  e dunque non mette mano  alla tax credit ,facoltà di cessione dei giorni aggiuntivi per ferie,l’integrazione dell’offerta di servizi per le cure parentali forniti dalle aziende e dai fondi o enti bilaterali nel sistema pubblico-privato dei servizi alla persona ,e estensione delle norme ai rapporti di lavoro nella PA .

26 Articoli  dai quali NON DEVONO DERIVARE NUOVI O MAGGIORI ONERI A CARICO DELLA FINANZA PUBBLICA,misure sperimentali solo per  il 2015 ,tranne che l’art 24  anch’esso sperimentale  per il triennio 2016/2018, con ridondanti e barocche procedure che prevedono le solite cabine di regia ,per perdere ulteriore tempo, visto che sulle prassi di contrattazione per poter accedere ad una quota pari al 10% del Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello di cui al Cap.4330 dello Stato di previsione della Spesa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali   non c’è nessuna necessità di creare filtri con altri grupponi in chiuse stanze in quanto l’osservatorio sulla Contrattazione dell’Ufficio della Consigliera Nazionale di parità dal 2011 anche questo lavoro, gratuitamente, lo ha compiuto. Dunque una Banca dati c’è basta solo valorizzarla e non accantonarla.

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I DIPENDENTI DEI MINISTERI NELLA BUFERA DELLA RIFORMA JOBS ACT

Si parla molto di occupazione e disoccupazione ma non della situazione dei dipendenti delle sedi dei Ministeri .Tira un’aria di bufera tra i funzionari del Ministero del lavoro,delle politiche sociali  e  i funzionari del Ministero per l’Innovazione della Pubblica Amministarzione , la stagione riformatrice infatti è cosparsa di buche con acqua e grande incognite. Entrambi infatti sono in profondo dissenso con la riorganizzazione interna che  li  ha come protagonisti di una manovra assai confusa. Cominciamo con il Ministero del lavoro , con i problemi relativi alla costituzione di una Agenzia Nazionale Unica Ispettiva,prevista nel decreto attuativo del JOS ACT. L’idea che circola è irrazionale poiché smentirebbe l’obiettivo della riforma che prevedeva  una razionalizzazione delle centrali INPS,INAIL,Direzione Ispettiva .

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I dipendenti dei Ministeri nella bufera delle riforme

 ALESSANDRA SERVIDORI  I dipendenti dei Ministeri nella bufera delle riforme

Si parla molto di occupazione e disoccupaazione ma non della situazione dei dipendenti delle sedi dei Ministeri .Tira un’aria di bufera tra i funzionari del Ministero del lavoro,delle politiche sociali  e  i funzionari del Ministero per l’Innovazione della Pubblica Amministarzione , la stagione riformatrice infatti è cosparsa di buche con acqua e grande incognite. Entrambi infatti sono in profondo dissenso con la riorganizzazione interna che  li  ha come protagonisti di una manovra assai confusa. Cominciamo con il Ministero del lavoro , con i problemi relativi alla costituzione di una Agenzia Nazionale Unica Ispettiva,prevista nel decreto attuativo del JOS ACT. L’idea che circola è irrazionale poiché smentirebbe l’obiettivo della riforma che prevedeva  una razionalizzazione delle centrali INPS,INAIL,Direzione Ispettiva . Il progetto attuale si sostanzia  dunque nel  mantenere   una divisione strutturale tra ispettori del lavoro da un lato, e dall’altro di Inps ed Inail, dando  vita ad un Coordinamento che dovrebbe essere attuato attraverso la dipendenza “funzionale” degli Ispettori di Inps ed Inail dall’Agenzia o dal Ministero, ai quali viene anche data la qualifica di UPG. Fermo restando che se l’idea è quella di costituire una Agenzia solo con gli Ispettori del Lavoro, questa ipotesi  tradisce lo spirito della legge delega che chiedeva la semplificazione dell'attivita' ispettiva,attraverso appunto  l'istituzione di una  Agenzia  unica , tramite l'integrazione  in  un'unica  struttura  dei  servizi ispettivi  del  Ministero  del  lavoro ,dell'INPS e dell’INAIL,  prevedendo  strumenti  e  “forme  di coordinamento” SOLO con i servizi ispettivi delle aziende sanitarie  locali e delle agenzie regionali per la protezione ambientale. Formalmente a fronte dello stesso lavoro si avranno diversi comparti di contrattazione, diversa retribuzione e diverso trattamento, e non ci scordiamo, tanto per fare un esempio,  che per Inps ed Inail non esiste il problema dell’anticipo delle missioni mentre nella sostanza gli Ispettori del lavoro avranno sulle loro spalle il carico piu grosso mentre Inps ed Inail continueranno a fare il loro “pezzettino”.Tutto questo a fronte di un non chiaro, anzi lasciato volutamente nel vago, ridimensionamento delle sedi ,già messe in difficoltà  dal taglio del personale amministrativo . Una contraddizione lampante sta poi nel prossimo concorso che bandirà l’Inps per 2500 posizioni. Ma non erano in esubero? C’è da dire oltre tutto che le sedi territoriali dell’attività ispettiva  sulla carta già accorpate dopo quattro mesi di vuoto pneumatico, senza  che vengano date le istruzioni operative considerato che, in attesa di sapere che fine  faranno,  e comunque l’attività continua nella confusione più totale. Per quanto riguarda i dipendenti del Ministero Madia dopo l'approvazione al Senato della delega sulla riforma della Pa,  un passo verso un'Italia più semplice,si sta rivelando un passo falso. Infatti dov'è la staffetta generazionale? Considerando che per i prossimi quattro anni sono previste 128 mila uscite, l'immissione di 70 mila unità è di fatto un nuovo taglio al personale del Ministero. Tanto più se per finanziare il ricambio, si fanno pagare ai lavoratori vicini alla pensione i contributi per passare al part-time,infatti un vero turn-over si fa assumendo almeno altri 100 mila giovani competenti e motivati. Ma per questo serve coraggio, perché bisogna tagliare le consulenze e riequilibrare il rapporto tra lavoratori e management.Anche per le misure sulla dirigenza pubblica: dirigenti licenziabili? Meglio dire ricattabili. I dirigenti sono già licenziabili, ma un conto è licenziare chi non fa il suo lavoro, un altro è licenziare chi non è gradito alla politica. Questo è spoil system all'amatriciana. E  la Pa più vicina ai cittadini? Nella riforma si fa poco e male : si tagliano le Camere di Commercio senza riorganizzare il sistema, si mette a rischio la legalità degli enti locali intervenendo a sproposito sui segretari comunali e provinciali, non si fa alcun ridisegno delle reti dei servizi di area vasta. E soprattutto non c'è nessuna misura sulla valorizzazione delle competenze. Come dire: rinunciamo da subito a costruire servizi più veloci e avanzati per cittadini e imprese. Ci pare francamente una politica dell'illusionismo.

 

E' l'Italia che trema e frana

Alessandra Servidori E’ la terra che trema e frana: l’emergenza italiana non l’Italicum-

29 Aprile 2015

La terra trema  e non possiamo guardare il disastro del Nepal  in cima al mondo senza provare pietà per quel popolo povero e non domandarci non solo come possiamo aiutarlo, ma anche come essere consapevoli fino in fondo che  anche il nostro paese può trovarsi in quella situazione. E’ tutto il pianeta che si muove e continuerà sempre di più. Secondo gli scienziati, dopo il sisma che ha raso al suolo Kathmandu, è aumentato il rischio terremoto di magnitudo superiore a 8 in California.Secondo il report redatto dal Southern California Earthquake Center, il rischio terremoto in quella zona  è passato dal 4,7% al 7%, in quanto lo stato americano si trova in corrispondenza della faglia di Sant’Andrea, che nasce dall’incontro di due placche: quella Pacifica e quella del Nord America dove l’attività sismica è stata relativamente bassa nell’ultimo secolo, ma  le placche continuano a spingere sulla faglia di Sant’Andrea e un terremoto potente è inevitabile. In Italia la situazione non è da sottovalutare : oggi 29 aprile una scossa di magnitudo 2 in Sicilia ,presso le isole Lipari di 3.6 ,nella Valle del Trebbia e prima ancora a ridosso del flagello del Nepal,  magnitudo 4 a Ravenna, Forli’,Faenza tutta la Romagna ha sussultato e  tremato. Noi non crediamo alle profezie ma crediamo alla natura, essa fa paura soprattutto quando l’uomo non la rispetta,è arrogante vuole sopraffarla. Ma la storia della geologia ci insegna che la potenza della natura è immensamente incontrollabile. L’Emilia Romagna creduta sempre zona antisismica ci ha dimostrato la verità e così è arrivato il mostro e ha devastato. E non in una data  qualunque. Per i Maya  ,giorno dell’eclissi del sole ,il 20 maggio si è rivelata  nel 2012 una data autenticamente legata alla terra e al sole ,una  data astronomica studiata da quel popolo che già aveva previsto nel suo calendario quel giorno,secoli fa,l’allineamento delle Pleidi,del Sole, della Terra. E allora bisogna prepararsi, con case, scuole, strade, la messa in sicurezza del nostro bel paese  che sta franando ,perché le previsioni sembrano smentite ,ma tutti le cercano per avere quella sensazione di certezza che sul terremoto è negata, e sembra essere negata anche dagli scienziati che ripetono che nessuna precisione è possibile sulla terra che trema. A chi ci governa oggi che pare non volersi accorgere anche di questo franare  costante  metaforico e reale ricordiamo che delle liti nelle famiglie politiche non ne possiamo più : che la vergogna di vedere nelle prime pagine dei giornali,sugli schermi delle tv  la  squallida vicenda litigiosa e bulicamente ingorda delle mani sul nostro popolo , ci riempie di sdegno e di nauseante ribellione.

PRIMO MAGGIO.il giardino del lavoro di fiori ed erbacce

Alessandra Servidori – SEMPRE PRIMO MAGGIO nel giardino del lavoro crescono  fiori e  erbacce.   Giolitti -Lombardi-La Pira, maestri di sempre

Non troppo timidamente e neanche sommessamente non mi piace celebrare la giornata dedicata al lavoro, motore dell’economia e della dignità dell’uomo, di cui si dimentica troppo spesso  la  ‘ cattiva ‘ politica, e del  resto la crisi della classe politica è una crisi nazionale  che riguarda sia il centro sinistra che il centro destra.  Quindi ritengo utile ricordare quando e come di lavoro nella memoria storica la ‘grande politica ‘ si sia occupata, come la politica possa essere stata cosa grande, luogo di passione e di razionalità , studio di progettualità .L’idea che la politica è anche schieramento e quindi trasparenza nei comportamenti ,  difesa dei piccoli e dei deboli , passione per le proprie idee senza alcun compromesso,tra quello che fu il socialismo delle riforme di struttura  e il cattolicesimo sociale,con quel filo rosso che ha creato a livello  dello Stato  quel clima culturale il ‘cervello sociale’ che ha permesso lo sviluppo del benessere in Italia, che fu la nascita del ‘modello sociale che oggi bisogna ricostruire alla luce dei cambiamenti. A Torino  il 1 Maggio 1976 ebbi l’occasione di ascoltare alla radio, probabilmente l’intervento più importante per spessore che un politico abbia tenuto in Italia , quello di Riccardo Lombardi che ci spiegò il suo pensiero economico e politico .Quell’analisi  è ancora valida in quanto l’attuale crisi è dovuta all’incapacità  della classe politica  di orientare e dominare coscientemente l’organizzazione economica della società. Lombardi spiegò che il capitalismo politico nella sua corsa alla capitalizzazione del reddito e al suo reinvestimento  aveva teso,per sua forza naturale, a depauperare permanentemente la capacità di acquisto della maggioranza della popolazione, e, puntando alla acquisizione del massimo reddito, puntava, come conseguenza, alla diminuzione massima possibile dei salari. Da un lato, attraverso gli investimenti maggiori e progredienti, una capacità produttiva sempre maggiore, dall'altro capacità di consumo e di acquisto da parte delle masse popolari sempre minori, di qui la crisi e la catastrofe del capitalismo, stretto, a un certo punto, nella morsa dell'eccesso di produzione e della depauperazione del consumo. Oggi  la diminuzione  del lavoro  ha portato ad un forte contrazione dei consumi , la quale ha portato ad un eccesso di capacità produttiva solo  in alcune aziende in cui la tecnologia e il capitale fisso è molto sviluppato. Come si può intervenire contro le gravi crisi economiche ?La ricetta di Lombardi possibile ancora oggi :  c’è bisogno di  pianificazione  nell'ambito  aziendale , intersettoriale, e c’è  bisogno anche di una programmazione da parte dello stato e dell’Europa;  perché ci sono degli elementi di stabilizzazione, di compensazione del ciclo e ci sono soprattutto dei tipi di servizi che lo stato e la dimensione europea  devono  necessariamente fornire , anche integrandosi,e che sono la condizione stessa della vitalità e dello sviluppo del’economia .Allora Lombardi parlava  dell'istruzione tecnica e dell'istruzione elementare e  media,oggi di quella superiore e universitaria, o della viabilità, ma parlava anche di qualche cosa di più come la fornitura di certi elementi produttivi basilari che sono indispensabili e che non consentono più la corsa all'accumulazione attraverso il massimo profitto: parlava delle fonti energetiche, per esempio, e della siderurgia, oggi più che mai del sistema bancario e del credito.-Diceva Lombardi : “Riuscire a imporre l'idea della programmazione a una classe politica riluttante , ‘dobbiamo pianificare, dobbiamo programmare soltanto per rendere più razionale il dispositivo produttivo e dei consumi del sistema,perché la programmazione non può avere solo  carattere ‘produttivo’ non può essere solo l’obiettivo macroeconomico , come era stato stabilito 5 % ( allora!!) di incremento del PIL per 5 anni. Giolitti puntualizzava in modo molto preciso dicendo che noi abbiamo un orto molto infestato da erbacce, portando via le erbacce l'orto cresce più florido, però è sempre lo stesso orto :  se è meglio organizzato, dà frutti migliori, certo, e quindi anche una possibilità di ripartizione del reddito, e allora- raccomandava Lombardi- però è sempre quell'orto, è sempre l'organizzazione che non ha risolto il problema fondamentale del potere, che non ha scelto la direzione cosciente verso finalità che non siano le finalità del profitto ma quella di creare lavoro . Intervenire con una pianificazione, certo razionalizzando il sistema, ma razionalizzandolo su uno scopo e introducendo gli elementi dinamici necessari, indispensabili a questo scopo, non per mantenere un giardino meglio coltivato e più prospero, ma per cambiare la cultura, per cambiare il sistema e poter aumentare gli investimenti attraverso le grandi organizzazioni finanziarie”..Oggi vi è una  dispersione immensa di risorse pubbliche e di contro una  domanda di  più cultura,più soddisfazione ai bisogni umani, più capacità per gli italiani  di leggere Dante o di apprezzare Caravaggio e di capire di come è fatta l’Europa , è una società  capace di studiare, di apprezzare i beni essenziali della vita, con diversi bisogni e poteri e con diversa dignità. Il prezzo che si paga è quello di consolidare in Italia una politica moderata, riformista,cristiana .E tra il socialismo delle riforme di struttura di Lombardi  e il cattolicesimo sociale di Giorgio La Pira le analogie sono tante . Il ruolo dello Stato secondo La Pira : ‘Ma la parola Stato non deve spaventare: è suscettiva di vaste analisi. Non significa necessariamente né la burocrazia imbelle, né la distruzione di ogni vita personale, propulsiva: può e deve, invece, significare l'intervento organico, rapido, stimolativo integratore, dell'iniziativa umana! È lo stato nuovo, con lettera maiuscola se volete: uno stato proporzionato alla velocità attuale, sempre in crescita dell'azione umana: lo Stato fatto davvero per la persona umana: si sa, c'è da cambiare parecchio nell'attuale arteriosclerotica struttura statale.” Ancora La Pira “ La  grave crisi incombe sulla citta, si tratta dei circa tremila operai del Pignone che stanno per perdere il posto di lavoro a causa della decisione della direzione di chiudere la fabbrica.” Il Sindaco si schiera dalla parte degli operai, non dorme la notte, mobilita mezzo mondo per tentare di impedire la chiusura. Alla fine si rivolge a Enrico Mattei, il presidente dell’AGIP obietta che lui si occupa di petrolio e non di metalmeccanica. Ma La Pira non demorde, si reca a Roma "assedia" Mattei e infine l’AGIP decide di affiliarsi allo stabilimento fiorentino: il Pignone era salvo. ‘ ( da Bedini Giorgio La Pira tra Italia e Mondo).  A cosa serve una città secondo La Pira : c è lo spiega nel libro” Le città sono vive”, egli enunciava così il suo ideale: "in una città un posto ci deve essere per tutti: un posto per pregare (la chiesa), un posto per amare (la casa), un posto per lavorare (l’officina), un posto per imparare (la scuola), un posto per guarire (l’ospedale)". L’ intervento pubblico di La Pira non è stato ideologismo di bassa lega ma ha creato un modello di sviluppo della città,  e ricordiamoci che senza il modello sociale locale di La Pira non ci sarebbe stato reddito disponibile per le famiglie, senza reddito non ci sarebbe stato sviluppo del commercio e dei piccoli imprenditori commercianti , dunque lavoro. Ma lo sviluppo degli artigiani fiorentini e dei piccoli imprenditori è stata possibile solo in presenza di una grande industria ,ieri oggi di una politica industriale che non c’è. Per concludere una nuova classe politica deve uscire dal pancreas , dal fegato di uomini come Riccardo Lombardi e Giorgio La Pira intellettuali imprestati alla politica e NON spendibili per i poteri forti, schierati dunque  dalla parte delle donne  degli uomini e del lavoro. Schierati dalla parte delle Conoscenze  che  è il presupposto ad una economia del benessere,del bene comune , basata sulla crescita qualitativa e lo sviluppo della domanda aggregata  creando un reddito disponibile e con aspettative razionali positive.. Il reddito disponibile si sviluppa dentro il lavoro, dentro la capacità da parte del lavoro di sviluppare valore soprattutto a livello sociale. E l’innovazione sociale  per essere tale deve essere proiezione di studio e di analisi ma con un solido referente nella memoria storica e non novismo trasformistico, quel trasformismo arrogante in Italia oggi è imperante.

ALESSANDRA SERVIDORI  2015

Il mio 25 Aprile ricordando a Renzi il grande BOBBIO

Alessandra Servidori

In queste ore che precedono il 25 aprile Matteo Renzi schizza da una città ad un’altra per, dice lui,”ringraziare i martiri della liberazione”.Bene prendiamo atto che il giovane toscano, attraverso la comunicazione e uno staff presidenziale degno di un grande statista , volteggia  da Monte Sole a Marzabotto aizzando le folle, per resuscitare-forse- una memoria che non c’è. Ma  far ricordare ad un Paese di ragazzi  che ha dimostrato alla televisione di non conoscere la storia  dell’Italia  e di emozionarsi solo in uno studio televisivo, quando testimone  un anziano partigiano sgomento delle interviste ignoranti,la vergogna piomba sulla nostra non colta  gioventù,non è usando la celebrità che si raggiunge l’obiettivo. Matteo Renzi colga l’occasione per dismettere quella boria insopportabile, colga dalle parole quiete e gravi di  Sergio Mattarella quel rispetto che si deve a chi ha compiuto una vera svolta per il nostro Paese. Un uomo grande che ancora studio con quell’umiltà che consiglio anche a Renzi raccomandava “Mi ritengo un uomo del dubbio e del dialogo. Del dubbio, perché ogni mio ragionamento su una delle grandi domande termina quasi sempre, o esponendo la gamma delle possibili risposte, o ponendo ancora un'altra grande domanda. Del dialogo, perché non presumo di sapere quello che non so, e quello che so metto alla prova continuamente con coloro che presumo ne sappiano più di me”.Cosi scriveva e agiva Norberto Bobbio in “Elogio della mitezza” .Renzi si applichi  per capire come Bobbio divenne  un modello esemplare, grazie al suo 'sapere impegnato', certamente «più preoccupato di seminare dubbi che di raccogliere consensi». In questi giorni, in cui la vita dell’uomo sembra spesso per molti aver perso valore, in cui la ricerca di libertà e giustizia costa a tantissimi tragiche odissee per terra e per mare, la ricorrenza del 25 aprile, festa della Resistenza e della Liberazione, diventa un momento esemplare per ricordarci che la lotta al fascismo e a tutte le  dittature, in tutte quelle facce di arroganza, disprezzo e violenza in cui oggi si presenta, va sempre tenuta viva e gli scritti di un uomo come Norberto Bobbio, che questo l’aveva capito già pochi anni dopo la fine della guerra, sono un punto di riferimento di incredibile chiarezza , coscienza, attualità. Legga dunque Renzi  ”Discorsi e testimonianze sulla Resistenza in Italia 1955-1999”, con alcuni testi rimasti inediti,   raccolti da Einaudi col titolo esemplare di ”Eravamo ridiventati uomini”, in cui risulta chiaro che la ”controresistenza” è sempre stata viva e che ”la Resistenza non è finita” e ”ha aperto, non soltanto in Italia, una nuova strada di libertà”, da perseguire sempre, senza lasciarsi offuscare da trionfalismi che allora sembravano facili. Bobbio sapeva bene, per esperienza personale, che esistono momenti nella storia in cui la pace e la libertà vanno conquistate con il proprio impegno, perchè arrivi ogni volta il Giorno della Liberazione, giorno in cui ”fu come se un vento impetuoso avesse spazzato d’un colpo tutte le nubi e alzando gli occhi potessimo rivedere il sole di cui avevamo dimenticato lo splendore; o come se il sangue avesse ricominciato a scorrere in un cadavere risuscitandolo. Un’esplosione di gioia si diffuse rapidamente in tutte le piazze, in tutte le vie in tutta Italia”.Il 25 aprile 1957 Bobbio a Torino : “…E si poteva ricominciare a sperare. Eravamo ridiventati uomini con un volto solo e un’anima sola. Eravamo di nuovo completamente noi stessi. Ci sentivamo di nuovo uomini civili. Da oppressi eravamo ridiventati uomini liberi. Quel giorno, o amici, abbiamo vissuto una tra le esperienze più belle che all’uomo sia dato di provare: il miracolo della libertà…la Resistenza è stato un evento imperfetto che deve trovare la sua compiutezza nella democrazia attraverso la Costituzione ”.Appunto  Matteo Renzi mediti, mediti.

ALESSANDRA SERVIDORI 23 Aprile 2015

E BRAVO LETTA ENRICO!

Alessandra Servidori      E bravo Letta Enrico !

Fa bene il giovane adulto Enrico Letta a tornare ad insegnare e fa bene a promettere che non abbandona la politica,ma lascia il Parlamento. Sono convinta che è una scelta di libertà che lo aiuterà a trovare quell’armonia e quella forza che ho ritrovato io dopo 10 anni trascorsi fuori dalle aule , troppo lontano dai giovani che avvicinavo troppo poco nel decennio trascorso , perché presa dal ruolo istituzionale di supporter ai ministri. Una esperta insomma,senza contratto, di materie giuslavoristiche “prestata” a portare avanti norme e leggi antidiscriminatorie dalla parte delle donne e del lavoro. Una fatica immensa cercare di far entrare il merito nella politica : solo con Sacconi, Fornero,Carfagna,Brunetta la soddisfazione di essere utile. E ora finalmente, ritrovo quell’entusiasmo che solo l’insegnamento può dare. Così mi auguro che Enrico Letta tra un pò rinvigorito,torni alla politica. Sì: c’è pure la giornata mondiale degli insegnanti e prometto che lo andrò a trovare in Francia anche per ricordargli che l’eredità Giannini purtroppo non fa bene alla salute del nostro Paese. La buona scuola sono i suoi insegnanti .Non ci sono celebrazioni per altre professioni. Non c’è la giornata dei medici, né quella degli infermieri, né quella degli imprenditori né tanto meno quella degli operaie delle operaie. Non ce n’è per gli artisti, gli scrittori, i giornalisti, i contadini, i falegnami,le imbianchine ( che ora sono tante!). Nessun lavoro viene celebrato dall’Unesco. Solo il nostro. Da proteggere come l’ambiente, a rischio di distruzione. Una specie fortemente minacciata come la tartaruga caretta  nel nostro mare. Alcune colleghe e colleghi  sono scappati dalle aule per salire nelle gerarchie  osservando e valutando chi nelle classi si adopera ma non fidatevi di loro :  solo  un insegnante in carne e ossa dice che è un mestiere straordinario anche se non lo dirà facilmente .Sa quanti pezzi di sé lascia sul campo. Quanto corpo ci vuole: fiato, fegato, cuore. Quanta testa per promuoverne altre ben fatte. Quanta faciloneria deve affrontare ogni giorno tra le difficoltà in crescita e tra chi blatera di merito e chi  il merito lo esige dai suoi studenti. Quanta disattenzione e superficialità. Quanti compiti nuovi, quanti carichi pendenti ogni giorno lo Stato, le famiglie, il mondo fuori e dentro si aspetta da lei o lui e le o gli affida. Insegnare stanca ma è il mestiere più bello del mondo perché è l’arte di rendere la donna e l’uomo etico, come più o meno diceva Hegel.

20 APRILE 2015

JOBS ACT-Conciliazione:Punti pendenti e dolenti

Alessandra Servidori  

JOBS ACT  e decreto conciliazione tempi di vita e di lavoro: efficacia e coerenza organica ? Punti  dolenti o comunque pendenti 

  Finalmente  l’8 Aprile us,il tanto atteso decreto attuativo della Legge  183, art 1 comma 8,9 …..Tutela e conciliazione delle esigenze di cura,vita ,lavoro …., portante il n.157  pare in lavorazione nelle commissioni competenti per materia e finanziari ( Lavoro e bilancio),ma  arrivato, è bene specificarlo ,più volte  modificato  rispetto al testo originario del dicembre 2014 e secondo la legge di procedura è da approvare entro l’8 MAGGIO.

Ma ecco i ma

Il testo in lavorazione oggi, ha stralciato  parti consistenti e contiene dunque parziale attuazione art 1 comma 8/9 LD 183/2014 , intervenendo  solo sull’attuazione di cui alla lettera a,b,c,d,g,h,l e tralasciando le lettere c,e,f,i  e dunque non mette mano a promesse come la tax credit ,facoltà di cessione dei giorni aggiuntivi per ferie,l’integrazione dell’offerta di servizi per le cure parentali forniti dalle aziende e dai fondi o enti bilaterali nel sistema pubblico-privato dei servizi alla persona ,e estensione ai rapporti di lavoro nella PA .

26 Articoli  dai quali NON DEVONO DERIVARE NUOVI O MAGGIORI ONERI A CARICO DELLA FINANZA PUBBLICA,misure sperimentali solo per  il 2015 ,tranne che l’art 24  anch’esso sperimentale  per il triennio 2016/2018, con ridondanti e barocche procedure che prevedono le solite cabine di regia ,per perdere ulteriore tempo, visto che sulle prassi di contrattazione per poter accedere ad una quota pari al 10% del Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello di cui al Cap.4330 dello Stato di previsione della Spesa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali   non c’è nessuna necessità di creare filtri con altri grupponi in chiuse stanze in quanto l’osservatorio sulla Contrattazione dell’Ufficio della Consigliera Nazionale di parità dal 2011 anche questo lavoro, gratuitamente, lo ha compiuto. Dunque una Banca dati c’è basta solo valorizzarla e non accantonarla.

Ma la questione più  delicata è relativa alle modifiche al  TU 151/2001 art 31 e specificatamente ciò che presenta una evidenza di incostituzionalità dell’attuale  art 18 e 19del Testo in lavorazione  in merito alla disparità  di trattamento per congedo tra padre adottivo dipendente ,padre adottivo libero professionista per indennità  che modifica l’art 70/ del TU 151 e che prevede un congedo di paternità al padre libero professionista  attuando dunque una discriminazione normativa tra padri con diverse posizioni in caso di possibilità di avvalersi delle norme previste per congedo per  morte o infermità della madre.Si suggerisce per non incorrere in difetto di incostituzionalità di  prevedere diversa formulazione  con “  nel caso in cui la madre non abbia richiesto il periodo di indennità in oggetto “ . Infatti così come  sono scritti gli artt. 18 e 20 parrebbero proporsi di "equiparare" la posizione del padre libero professionista a quella della madre, modificando gli artt. 70 e 72 d.lgs. 151/01, già oggetto di diversi interventi della Corte Costituzionale. Desidero ricordare  che la Corte Costituzionale, nel dichiarare la parziale incostituzionalità degli artt. 70 e 72, ha evidenziato che gli istituti nati a salvaguardia della maternità non hanno più, come in passato, il fine precipuo ed esclusivo di protezione della donna, ma sono destinati alla difesa del preminente interesse del bambino che va tutelato non solo per ciò che attiene ai bisogni più propriamente fisiologici, ma anche in riferimento alle esigenze di carattere relazionale ed affettivo che sono collegate allo sviluppo della sua personalità. Si ritiene pertanto che l’art. 18 dello schema di decreto, al fine di garantirne la legittimità costituzionale, dovrebbe essere modificato sostituendo l’inciso "in caso di morte o di grave infermità della madre ovvero di abbandono, nonché in caso di affidamento esclusivo del bambino al padre" con l’inciso (tratto dall’attualmente vigente art. 31 d.lgs. 151/01) ", nel caso in cui la madre non l’abbia richiesta".

Poi : Primo rilevazione  riguarda  art1 ) la sperimentalità  e l’ambito della delega prevista dall’art. 1  comma 8 : l’oggetto è –   <e tutelare la maternità delle lavoratrici ,favorire le opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per la generalità dei lavoratori “ se l’obiettivo del legislatore pare essere  il sostegno alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro (ML), e l’obiettivo è evitare che si debba scegliere tra lavoro e famiglia; evitare la dispersione della manodopera femminile, considerato che il fenomeno del mancato rientro dopo la maternità è significativo in termini statistici. Siamo all’aprile del 2015 e un anno per mettere in moto un meccanismo sperimentale pare veramente poco.

 Vero è che sono rimasti delusi  tutti/e coloro che si dedicano ai temi dell’uguaglianza e delle pari opportunità sul lavoro, delle azioni positive, del diversity management, e se l’intento della Delega è  circoscritto  al  mantenere le donne al lavoro, consentire la loro permanenza o il rientro nel ML, sul presupposto che il freno sia sostanzialmente il lavoro di cura i tempi sono veramente  già quasi scaduti  di avvio impatto e monitoraggiodei provvedimenti annuali per poi  passare dalla sperimentalità alla confermadei provvedimenti e dunque testarne l’efficacia . La questione che non ottiene risposta dal legislatore, invece, è un’altra: quale tipo di occupazione . Ad oggi aprile 2015 pubblicati sia dal  Ministero del lavoro  che da Istat i rapporti  sull’occupazione  considerando  i dati statistici e il declino dell’occupazione femminile, è facile accorgersi che il problema non è solo quello dell’incentivazione dell’occupazione femminile,  il problema è anche quello di favorire “buone” occasioni di lavoro per le donne. Pur constatando il trend negativo di assunzioni anche di donne  comunque  il maggior volume di assunzioni si concentra, nel settore Servizi. In termini di genere, ciò che segna una significativa differenza è il numero medio di attivazioni contrattuali per persona – cioè il numero dei rapporti di lavoro attivati, più turn-over e più avvicendamento di contratti di lavoro,  e l’interpretazione delle rilevazioni statistiche  occupazionale delle lavoratrici è  in gran parte, determinato dalla loro capacità di adattamento al ML, dalla loro flessibilità e disponibilità ad occupare anche i segmenti meno remunerati (e professionalmente pregiati) del ML. Dunque, non solo incremento dell’occupazione femminile che è ovviamente  il primo problema , ma  che per ora non è in agenda credibilmente ,ma questa dovrebbe coniugarsi anche con la buona occupazione. Una seconda rilevazione : seppure così circoscritto l’obiettivo politico-legislativo della Delega, appare  positiva la prevista estensione della tutela economica della maternità a tutte le lavoratrici, anche parasubordinate. : l’universalizzazione della tutela della maternità, rimedia una fattuale disparità di trattamento giuridico, agganciando la tutela all’evento maternità in sé, a prescindere dal tipo di contratto di lavoro.  Vero è che la soluzione estensiva è già stata anticipata dalla giurisprudenza di merito: una pronuncia del Trib. Bergamo (dicembre 2013) ha riconosciuto l’applicazione del principio di automaticità delle prestazioni previdenziali anche ai lavoratori parasubordinati: principio in forza del quale non si perde la prestazione previdenziale (la tutela economica della maternità) anche in difetto di contribuzione da parte del Committente. L’estensione della tutela della maternità, tuttavia, anche solo  sperimentalmente per un anno, comporta una copertura finanziaria graduale che deve essere computata nella legge di stabilità già definita  per l’anno in corso  e dunque secondo l’art 25 comma 3dello Schema  si prevede mediante riduzione del Fondo di cui art 1,comma 107, legge stabilità n. 190 /2014 che così stabilisce :  FINANZIAMENTO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI (E DI ALTRE VOCI)-Con 2.200 milioni di euro per ciascun anno 2015 e l 2016 e con 2.000 per il 2017 e gli anni a seguire,vengono finanziati dal comma 107:

a) la riforma degli ammortizzatori sociali, anche in deroga;

b) la riforma dei servizi per il lavoro e le politiche attive;

c) il riordino dell’attività ispettiva;

d) la conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro

e) gli oneri volti a favorire la stipula di contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti.

Ma dove troviamo le risorse,stando i conti ancora così in rosso?Allora ragioniamo e non diciamo non verità. Nella medesima prospettiva di incentivo all’occupazione femminile (anche delle lavoratrici autonome)  è grave che non sia stata affrontata la cd tax credit poiché  doveva evidentemente essere considerata anche a favore di donne con figli minori o non autosufficienti e con redditi bassi).Pare evidente  che secondo il Testo autentico , l’art. 1,  comma 9 lettera c), della Delega, lo strumento del tax credit doveva  <<armonizzarsi>> con il regime delle detrazioni fiscali per il coniuge a carico. Tuttavia, è evidente che è prevalsa la confusione che più che di armonizzazione si sarebbe trattata di “sostituzione” rispetto alla detrazione fiscale, che verrebbe <<abolita>> e così  l’incentivazione sarebbe stata finta. Ci sono molti dubbi, in verità, sugli effetti occupazionali degli incentivi fiscali: la l. n. 92/2012 ha già previsto all’art. 4, co. 11 e 12-bis un incentivo all’occupazione femminile sotto forma di riduzione del 50% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. La politica degli incentivi, se non è ben calibrata, finisce per creare una segmentazione nel mercato del lavoro … (se n’è reso conto anche il legislatore della c.d. Riforma Fornero che ha tentato una razionalizzazione: cfr. art. 4, co. 12, l. n. 92/2012).

Così come nella prospettiva promozionale dell’occupazione femminile, è preoccupante e negativo   lo stralcio l’art. 1, comma 9 lettera i e f), della Delega) di favorire l’integrazione pubblico-privata dell’offerta di servizi per le cure parentali, specie quelli offerti dalle aziende (con l’aggiunta dei fondi ed enti bilaterali). Si alludeva nel testo poi stralciato , probabilmente, a forme di welfare aziendale che andrebbero opportunamente agevolate. Purtroppo, il D.d.l. non solo ha stralciato ma già evidenzia che non c’è nessuna volontà di chiarire  come realizzare l’integrazione e come favorire l’utilizzo ottimale  di tali servizi che rimangono solo enunciati. La nuova disciplina deve fare uno sforzo vero e concerto di  coordinamento con la l. n. 92/12 che ha già previsto la corresponsione di voucher per l’accesso alla rete pubblica (e privata accreditata) dei servizi per l’infanzia. Dunque tutti i buoni propositi dl legislatore dove sono finiti? Attendo cosi’ di  trovare un’adeguata collocazione in un provvedimento normativo ad hoc sulla sussidiarietà nel welfare poiché è evidente che così comè  non è virtuosamente concretizzabile

Terza rilevazione: L’aspetto più interessante dello schema di  Delega  e oggetto- forse- di sviluppi futuri - è contenuto nell’art. 24 , e riguarda la promozione di accordi collettivi finalizzati alla flessibilità oraria, all’impiego dei premi di produttività per sostenere la conciliazione vita-lavoro, il ricorso al telelavoro. A questo proposito, sempre in via sperimentale ,per il triennio 2016,2018 , si prevede una quota pari al 10% del Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello di cui al Cap.4330 dello Stato di previsione della Spesa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ,missione 25,politiche previdenziali,programma 25.3 “previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali  :  Si sappia però che la dotazione per il 2014 del Fondo  pari a 607 milioni di euro in conto competenza poi ridotti a 557 milioni  è stato ridotto per il solo 2015 di 200 milioni quindi presumibilmente oggi attestato intorno ai 357 milioni sempre socondo l’art 26 comma 11 Legge di stabilità 2015 ,stando allo schema di Decreto dovrebbe essere di 35 milioni (10%) per gli anni 2016,201,2018.  Ma non c’è certezza i copertura ora .Sicuramente  questa poteva essere l’occasione per una vera apertura, non solo alle migliori prassi collettive, ma ai sistemi di welfare aziendale che possono avere anche un carattere unilaterale, cioè essere progettati e attuati direttamente dal datore di lavoro, senza mediazione collettiva, e senza attendere che il Ministero del lavoro con suo decreto definisca i criteri e modalità d’uso ma rimandando all’adozione di linea guida già peraltro stabilite dall’Accordo di azione comune stabilito dalle Parti sociali nel Marzo 2011, che ebbe come strumento operativo l’Osservatorio e Banca Dati la raccolta di accordi sottoscritti e prassi che sono in dote dell’Osservatorio attivato dalla Consigliera di parità Alessandra Servidori e tutt’ora operante. Inoltre anziché pensare  solo ad un’incentivazione fiscale della “singola” assunzione, poteva  forse avere  successo una politica di razionalizzazione e di sgravi fiscali per le imprese che investono nella conciliazione e nei programmi di welfare aziendale , andando oltre quel 10% dedicato al Fondo  per la contrattazione collettiva,che nella bozza verrebbe sottratto al finanziamento di sgravi contributivi di cui al capitolo 4330  missione 25 (politiche previdenziali) ???del Ministero del lavoro senza una ragionevole   possibilità  di attribuzione stando la situazione della riforma degli ammortizzatori sociali prioritaria rispetto all’utilizzo delle risorse limitate dai tagli di spesa.  

 In sintesi: il perno centrale dell’intervento legislativo pare  la universalizzazione della tutela economica della maternità – che risponde a principi di uguaglianza formale e sostanziale – ma quando si approccia il tema della conciliazione il veicolo più idoneo, non pare la legge, quanto piuttosto la sussidiarietà orizzontale e, in questo ambito, la contrattazione collettiva che ne dovrebbe risultare il motore ma che non ha la benzina. Pacchetti di servizi aziendali, personalizzati, più prossimi alle esigenze delle persone,  paiono ben più utili di una serie di congedi micro/macro, rispetto ai quali la selezione da parte del beneficiario segue spesso un criterio di convenienza economica anziché di reale adeguatezza allo scopo. Da questo punto di vista ricordiamo  due anni fa dalla Riforma Fornero  che è quella di sperimentare i congedi di paternità autonomi e obbligatori. La condivisione delle responsabilità genitoriali per favorire anche pari opportunità sul lavoro è un tema giusto, anche se in questo modo si finisce per guardare ad un solo e determinato modello di “famiglia” o di cura familiare. Al di là della sostenibilità finanziaria, e quindi della reale praticabilità, la migliore caratteristica “giuridica” dei congedi resta la flessibilità. Non è casuale che la proposta di Direttiva europea sull’estensione della durata minima del congedo obbligatorio di maternità e di paternità sia stata ritirata dalla Commissione europea nell’ambito di un’agenda di semplificazione denominata Refit a luglio 2014 (per procedere all’elaborazione d’un nuovo testo) perché mancava la copertura finanziaria in seguito ai tagli di spesa europei . Quarta rilevazione. Molta incertezza di realizzazione è ancorata all’Art 7 dello Schema di Decreto  lettera b,c la questione non solo della possibilità di congedo parentale a ore che comunque non pare possibile prescindere dalla contrattazione/regolamentazione di secondo livello e di  un pacchetto di giorni o ore che rientrano in una programmazione almeno mensile delle eventuali cessioni di permessi/ore che tengano conto dell’organizzazione aziendale complessiva , e non provvisoriamente definita come nello schema con un preavviso di 2 giorni nel caso di congedo parentale su base oraria.  Quinta rilevazione Molta perplessità ed evidenza riguarda Art 23 : introduzione di congedi  dedicati alle donne inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere poi esplicitate art 23 Bozza di decreto .Vi sono questioni attinenti alla riservatezza e alla tutela che rimangono assolutamente  e difficilmente governabili in ambito aziendale per le dipendenti e lavoratrici autonome e soprattutto manca una copertura finanziaria adeguata. La penultima rilevazione : l’incognita dei costi di tutto il JA.  <<tutte le deleghe possono essere attuate ad invarianza di spesa>>. Non si vede, però, come si possa, ad invarianza di spesa pubblica, estendere in modo universale la tutela della maternità,  garantire la tutela assistenziale alle lavoratrici parasubordinate anche in mancanza di contribuzione da parte del Committente. La Relazione tecnica alla Delega contiene un passaggio fondamentale : <<poiché dai criteri di delega non risultano evidenti economie per la finanza pubblica, l’eventuale attuazione dei principi di delega con effetti onerosi non potrà che avvenire successivamente all’attuazione degli altri criteri di delega da cui derivino effetti finanziari positivi, in grado di compensare l’onerosità dei primi>>.  Dunque, se l’attuazione dell’art. 8 e 9 comporta nuovi oneri finanziari, occorre preventivamente compensare con un’economia di spesa sull’attuazione degli altri principi della Delega. Allora, pare evidente che guardare alle potenzialità della contrattazione collettiva e del welfare aziendale non sia solo la via preferibile, ma probabilmente l’unica via “realistica” per attuare un ML a misura della conciliazione vita-lavoro, a misura delle donne e degli uomini.

Ultima rilevazione : l’aggiunta dell’art 26 che fino a pochi giorni non c’era. Ed è  l’inserimento della clausola della salvaguardia,rispondente ai criteri di effettività e automaticità ai sensi dell’art 17,comma12 legge 196/2009 ,in base alla quale, per l’applicazione del decreto in oggetto , non ce se ne può infischiare.

Alessandra Servidori 18 Aprile  2015

Ancora con Francesco

Alessandra Servidori

Ancora dalla parte di Francesco , contro le demenzialità  del gender e per una ragionevole democratica cultura antropologica.

 Ancora una volta Papa Francesco ha detto quella verità che in molti condividono ma che non è di moda .Ebbi già a sottolineare nel dicembre scorso ad un convegno sulla democrazia rappresentativa, con malumori e mugugni  registrati in aula,che sia l’Europa e  insieme l’Italia si stavano inclinando su una generalizzazione della diversità di genere che  esaltava le  varie etnie, religioni , tendenze  di omosessualità ed eterosessualità,  come la priorità della politica per le Pari opportunità, confinando l’antico e irrisolto problema della discriminazione verso le donne ,discriminazione e penalizzazione che ancora oggi è  robustamente evidente sia a livello sociale che occupazionale. La complementarietà  e la reciprocità tra uomo e donna, il valore diverso dell’uno e dell’altra del rispetto della persona e della sua identità ,e la rimozione delle differenze spostando l’attenzione su altro , infatti   rappresenta  il problema non la soluzione. Dice Francesco  "…per risolvere i loro problemi di relazione l'uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia". "Come tutti sappiamo, la differenza sessuale è presente in tante forme di vita, nella lunga scala dei viventi...,il ruolo della donna nella società,nella Chiesa deve avere molta più spazio.” Perfetto Francesco .Sono totalmente convinta  che la verità su una questione che rischia di deflagrare in una battaglia ideologica e rendere la convivenza sociale peggiore per tutti va affrontata .Il gender ad oggi è un insieme di teorie fatte proprie dall’attivismo gay e femminista radicale per cui il sesso sarebbe solo una costruzione sociale. Vivere “da maschio” o “da femmina” non corrisponderebbe più a un dato biologico ma ad uso costrizione culturale. L’identità sessuata, cioè essere uomini e donne, viene sostituita dall’identità di genere (“sentirsi” tali, a prescindere dal dato biologico). E si può variare a piacimento, anche mantenendo immutato il dato biologico. I generi secondo il gender non solo  più solo maschile e femminile. Ai generi (non corrispondenti ai sessi) esistenti in natura, andrebbero aggiunti quelli previsti dall’acronimo LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer, cioè chi rifiuta un orientamento sessuale definito e si ritiene libero di variare a suo piacimento o di rimanere “indefinibile”). Ma il governo australiano ne ha riconosciuti ufficialmente 23. E Facebook USA permette di scegliere il proprio “genere” tra 56 diverse opzioni. La scienza ci dice che la differenza tra maschile e il femminile caratterizzano ogni singola cellula, fin dal concepimento con i cromosomi XX per le femmine e XY per i maschi. Queste differenze si esprimono in differenze peculiari fisiche, cerebrali, ormonali e relazionali prima di qualsiasi influenza sociale o ambientale. La “varietà” pretesa dalle associazioni LGBTQ non ha alcun fondamento scientifico e anzi confonde diversità fisiologiche (i cosiddetti stati intersessuali) con la fisiologia (normalità). Ma se vogliono pensarla e agire diversamente la libertà è assicurata. Quando però la loro libertà non comincia quando finisce la libertà di altri .Bisogna ben ricordare cosa si intende generalmente per omofobia : un neologismo lanciato dai media per definire gli atti di violenza, fisica o verbale, contro gli omosessuali – atti che vanno sempre e comunque condannati, come ogni altra violenza - e contro chi, come le associazioni LGBTQ, promuove la teoria del gender. Oggi l’accusa di omofobia è diventata però un vero e proprio strumento di repressione nei confronti di chi sostiene un’antropologia diversa rispetto a quella del gender, e questo è non solo antidemocratico ma è demenziale. Perché pretendere non solo di influire sul modo di pensare, di educare, mediante scelte politiche ma anche di vincolare sotto il profilo penale chi non si adegua (decreto legge Scalfarotto); imporre atti amministrativi (alcuni Comuni e alcuni enti hanno sostituito i termini “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore 2”); educativi (la cosiddetta “strategia nazionale” per introdurre nelle scuole testi e programmi “aperti” alla ricezione della teoria del gender e cioè l’eliminazione del maschile e del femminile, quindi  anche dei modelli familiari normali): è un vero e sistematico attentato alla libertà di pensiero e di educazione da parte di una minoranza (gendercrazia). Emarginare poi la questione femminile sia dalla discussione politica che dall’iniziativa di contrasto alla discriminazione ancora violentissima nei confronti delle donne, è diventata la priorità anche della Presidenza del Consiglio  sulle Pari opportunità che con questa tendenza prevaricante con UNAR (Ufficio antidiscriminatorio ) anche ogni scelta politica esondando con tutte iniziative programmate e finanziate su LTGb sta diventando patetico.E nel silenzio più assordante, anzi con la complicità della Consigliera renziana Martelli,il tacito consenso del ministero del lavoro. Tranne chi scrive che naturalmente risulta molesta e non si adegua alla moda.

 Alessandra Servidori 15 Aprile 2015

Pavidi Ministri lasciano solo Francesco

Alessandra  Servidori

Non sono  bigotta e sono cristiana e apprezzo il coraggio di Papa Francesco, e mi altero non poco per non dire  una parolaccia, per il comportamento dei renziani laicisti, pavidi ministri sulla questione Armena, perché lasciare solo Francesco in un momento come questo significa proprio essere senza  anima. Succede così che Dario Franceschini ministro alla cultura e non alla verità , in compagnia di Paolo  Gentiloni ministro degli esteri ben poco autorevole anche per i nostri marò, e il sottosegretario agli affari europei  Sandro Gozi tutti e tre ammantati di provenienza demo/che ? prendano le distanze con fare quasi patetico all’arroganza Turca rivolta al Santo Padre  . Se non spetta all’Italia dire la verità a chi aspetta?  Ma quale legittimità morale hanno dei Ministri della Repubblica Italiana  e quale leadership rappresentano i tre ometti che non riconoscono la  storia enon danno affidamento per  operare e  impedire che le tragedie di genocidio si ripetano? Io non accetto chi mi impone di non riconoscere la verità di Stato  e il  negazionismo governativo.  Le tre scimmie non vedo non sento non parlo preferiscono l’omertoso silenzio ?Perchè lo sterminio degli armeni e quindi il genocidio di un popolo e quello che sta succedendo ora ai cristiani nel mondo non deve essere conosciuto, e condannato e magari contrastato con forza? Perché questa squallida abiura della richiesta di Francesco di un cammino per la franchezza e la parola libertà e magari la ripresa dell’iniziativa sulla tradizione cristiana? Questa è una società che ha un bisogno straordinario di uscire da questa crisi profonda di valori, di interessi  e comportamenti collettivi, di uscire dalla solitudine in cui si è cacciata ,in mondi che spesso non riescono a dialogare tra loro, vivendo di quel poco di se stessi, senza confronti e ammissioni. I significativi passi e le forti parole di Francesco sono una grande risorsa ,la cogenza dell’ignoranza del disordinato potere dei ruoli e dell’ambiguità opportunista  rappresentano il declino e la lontananza dai processi reali della società.  

ALESSANDRA SERVIDORI 14 Aprile 2015

GO HILLARY!GO!

 ALESSANDRA SERVIDORI              GO HILLARY! GO !

Hillary Rodham Clinton ha annunciato  la sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti: è  conosciuta  in tutto il mondo, per la sua  intelligenza e per il suo passato fatto di competenza e durissimo  lavoro anche come avvocato. E lei sa bene , come chiunque, che la strada per la Casa Bianca  sarà difficile e soprattutto avrà moltissimi nemici da combattere . Lei è tenace e  decisa a superare gli ostacoli che hanno cominciato a cacciarle  davanti : numerosi giornali  anche nostrani ,inguaribili maschilisti ,la tacciono di essere una “tigna ambiziosa”,ma solo perché è donna di grande competenza e pazienza, donna che ha saputo essere moglie silenziosa nel momento in cui il marito Presidente si è fatto massacrare da una storiaccia  ridicola di sesso; lei poi accanto a Obama Segretario di Stato apprezzata e temuta in ambito internazionale. Ed è una candidata  donna di stile e di animo superiore e potentemente antico e non mi voglio far scappare l’opportunità di manifestare tutta la mia soddisfazione per la forza che esprime in questo momento e per il sostegno che desidero le arrivi diretto e concreto. Mi auguro che  Hillary Clinton  vinca  le primarie, come tutto lascia  pensare, e dovrà convincere  che porterà  un grande cambiamento, differenziandosi da Obama nonostante abbia lavorato con lui durante la sua amministrazione, e dovrà farlo allo stesso tempo senza perdere per strada nessun suo sostenitore. Il programma di Hillary  ,stando al suo video di presentazione in TV , dovrà contenere oltre che coraggio amministrativo , una chiara filosofia di governo, una governance per il futuro per i giovani americani, con una politica economica concreta di rilancio e sviluppo dell’occupazione e dell’innovazione,consolidando al contempo ciò che i democratici  hanno realizzato  durante l’amministrazione Obama , per quanto riguarda la sanità, la regolamentazione finanziaria, i diritti dei gay e il cambiamento climatico. Lei  procederà  spedita su un programma innovativo che rafforzi il versante della crescita economica attraverso gli investimenti in ricerca nuove tecnologie,sulla politica di difesa militare e di forti rapporti internazionali .Non c’è dubbio che Hillary Clinton dovrà vedersela con i Repubblicani e con la dinastia dei Bush che mettono in pista il nipote  del patriarca che ha fondato sulla strategia del potere famigliare( con le donne Laura e Barbara moglie e madre asservite) la sua presidenza ,ma c’è anche l’impervio  coacervo di  correnti nei Democratici da superare ( tanti  estremi liberal, sinistrosi,anti interventisti,ecc)  molti tra loro maschilisti ambiziosi. La forza di Hillary è che vuole diventare Presidente: e se anche Dio vorrà, sarà la prima Presidente Donna degli Stati Uniti d’America,preparata, coraggiosa, arrogante quel tanto che le serve, piglio  solare e lifting ben riuscito che le ha ridonato uno splendido sorriso.    

ALESSANDRA SERVIDORI 13 APRILE 2015

 

 

Tesoretto Magico Tesoretto?

Alessandra Servidori

 E di nuovo rispunta magicamente a ridosso delle elezioni il vezzeggiativo paroletta che fu utilizzata dal Ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa nel marzo del 2007 per indicare l’extra gettito delle finanze statali ,rispetto alle previsioni ( ?) derivante dalla lotta all’evasione e dai maggiori introiti erariali .Il termine indica la presenza di un qualsiasi tipo di risorsa di modesta entità, che pertanto deve essere gestita prudentemente ecco appunto se è vero che c’è e non è solo previsto( di previsioni ormai poi rivelatesi false ormai ne abbiamo sentite tante soprattutto nell’ultimo anno), la parola prudenza è più che mai d’obbligo.Ma la prudenza non sta di casa a Palazzo Chigi che esonda regolarmente attraverso la comunicazione e aspettando il via libera definitivo del DEF la macchina  comunicativa che  strapazza l’intelligenza del popolo sovrano, lancia questa demenziale usanza dell’hasthag per promuovere il mini tesoretto che il governo vorrebbe mettere da parte nel proprio bilancio con misura a sostegno del welfare .E’ dunque il portavoce del giovane toscano Filippo Sensi che in cordata con alcuni componenti della Ditta PD ha messo in moto promesse : dall’edilizia popolare,alle partite iva,dalle pensioni minime, agli asili nido, le proposte fioccano fioccano fioccano …e intanto noi scopriamo il giochino balordo.…..Renzi, fonte Il Sole 24 Ore: “Nel Def «non ci sono tagli e non ci sono aumenti della tasse: so che non ci siete abituati, ma da quando siamo al governo abbiamo operato una riduzione costante della pressione fiscale»”. Nella Nota di Aggiornamento del Def, dell’ottobre 2014, si è previsto un aumento delle tasse da 786 nel 2014 a 854 nel 2018, con una pressione fiscale record nel 2016, con il 43,6% sul Pil, ben superiore al 43,3% del 2014. Il documento è stato firmato anche da Renzi, che, evidentemente, o non legge ciò che firma, o ha preoccupanti vuoti di memoria, o mente ben sapendolo.Si tenga conto che poi la Commissione Europea ha inasprito il documento dell’ottobre scorso, riducendo il deficit dal 2,9%, chiesto da Renzi, al 2,6%. Quindi i dati sotto mostrati sono leggermente più positivi di quanto poi deciso definitivamente.Padoan spiega che “il Pil previsto per il prossimo triennio è quindi di +0,7 nel 2015, di +1,4 nel 2016 e di +1,5 nel 2017. Sul fronte dell’indebitamento il rapporto deficit-pil si dovrebbe attestare al 2,6% nel 2015, all’1,8% nel 2016 e all’1,7% nel 2017″. Il punto interessante è che la prosopopea della “ripresa”, delle “riforme”, del “taglio delle tasse”, è identica a quella di un anno fa, e anche allora i numeri stimati erano identici a quelli di oggi, con l’aggravante che le previsioni di un anno fa sono state tutte errate e vengono rinviate ad oggi, nella speranza che, una volta o l’altra, ci si colga (il 2014 si è chiuso con una recessione dello 0,4% contro una stima di crescita, nell’aprile 2014, dello 0,8%: un errorino di una ventina di miliardi in otto mesi).Non c’è dubbio  che i Comuni siano stati zittiti  dalle minacce di Renzi per non reagire perché a rischio comunque sono i servizi ai cittadini perché i tagli ci saranno.Ma perché anche Padoan che aggiunge solo una N al suo predecessore  Padoa che nel 2007 inventò il tesoretto ( finto) si presta a far pensare che sia possibile cancellare le clausole di salvaguardia ???????? .E poi signore e signori  accettiamo silenziosamente che il PD  sia il manovratore folle attraverso i messaggini di una comunità esclusiva che Governa l’Italia ? Io no !

ALESSANDRA SERVIDORI

Nessuna pietà per De Gennaro

Alessandra Servidori

Verso le responsabilità di  Gianni De Gennaro non  solo ai tempi di Genova ma subito dopo nel marzo 2002 , io provo ancora oggi un senso di disgusto e rancorosa indignazione. Egli allora 2001 non ha rappresentato con onore i tanti poliziotti che per uno stipendio al mese veramente basso, rischiano la vita, e che oggi sono stretti nella morsa del giudizio per i fatti commessi alla Diaz  Non mi va neanche di accodarmi alla strumentalizzazione di Orfini ( pdiessino malpancista) ,ma non mi piace neanche la difesa di Buttafuoco in memoria di quel che ha voluto ricordare che fece De Gennaro ,ora lautamente compensato ai vertici di Finmeccanica, ai tempi della lotta a Cosa Nostra. No non reputo De Gennaro un servitore dello Stato .Si assuma le sue responsabilità insieme a Scaloia. Infatti entrambi avevano gli elementi per conoscere i rischi che correva Marco Biagi, martire dello Stato italiano, e gli strumenti per poter intervenire: una pur minima protezione per il professore, decisa in via straordinaria da chi poteva farlo, avrebbe evitato l’omicidio per mano delle nuove Brigate Rosse, il 19 marzo 2002. Ma, dicono i magistrati di Bologna che li hanno indagati nell’inchiesta bis sulla scorta mancata al giusvalorista, proprio chi rivestiva una posizione di garanzia, in virtù del ruolo al vertice dell’amministrazione di pubblica sicurezza, non fece nulla: Claudio Scajola e Gianni De Gennaro, all’epoca ministro dell’Interno e Capo della Polizia, rimasero immobili, «del tutto inerti». Marco Biagi è stato un vero servitore dello Stato , è morto per lo Stato e per lungo tempo hanno cercato vergognosamente,ignobilmente, di insabbiare le varie responsabilità della mancata tutela. Gli investigatori, a 13 anni dai fatti, hanno  fatto  un salto di qualità nell’individuazione delle responsabilità. E dopo un’inchiesta archiviata nel 2003 nei confronti dell’allora direttore dell’Ucigos, Carlo De Stefano, del suo vice Stefano Berrettoni, del questore di Bologna Romano Argenio e del prefetto Sergio Iovino, il vertice della piramide è stato finalmente indicato. L’accusa mossa a Scajola e De Gennaro è cooperazione in omicidio colposo. Un reato che però è prescritto dal 2009:  cosa aspettano gli indagati  a decidere, davanti al tribunale dei ministri, sezione di Bologna, se rinunciare o meno alla prescrizione. Se non rinunceranno, si archivierà. E’ ancora pensabile che DE Gennaro sia un servitore dello Stato ? E’ ancora pensabile che chi ha consumato  omissioni  «poste in essere in violazione dei doveri su di loro incombenti per le pubbliche funzioni rispettivamente svolte»,sia da premiare e difendere?. Scajola e De Gennaro, tra l’altro, non considerarono le relazioni dei servizi che individuavano in una figura come Biagi un obiettivo principale del terrorismo brigatista, né furono ascoltate le tante «autorevoli segnalazioni circa l’elevata esposizione del prof. Biagi al rischio di attentati».  De Gennaro affermò che «al riguardo non pervennero   segnali specifici, né c’erano  ulteriori elementi...». Senza riferire, invece, osservano i Pm, quanto evidenziato dopo la precedente seduta del 27 febbraio 2002 del Comitato sicurezza e dei servizi ( il 15 febbraio), a proposito dei pericoli eversivi provenienti dalle Br, «che pure erano conosciuti dallo stesso ministro Scajola». È evidenziato, inoltre, il modo in cui  indirizzarono  in seguito al delitto l’indagine amministrativa verso organismi periferici che non conoscevano le informative dei Servizi, cercando di distogliere l’attenzione  da se stessi :  De Gennaro ,Presidente di Fimeccanica ,oggi è “un servitore dello Stato”? Quale Stato?

Alessandra Servidori

 

Una conferenza stampa surreale

Il giovane toscano , accompagnato da un Padoan molto asservito , in una conferenza stampa surreale durata ben 95 minuti ha con boriosa e a volte  offensiva  considerazione verso  l’intelligenza degli italiani, presentato le linee guida triennali del documento di Economia e Finanza. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi,  dopo l'esecutivo  ha detto del documento: "Non ci sono tagli e non c'è un aumento delle tasse. Capisco che non ci siate abituati, ma è così". Nel 2015 abbiamo ridotto tasse per 18 miliardi di euro: 10 dagli 80 euro e 8 dai provvedimenti sul lavoro. Dobbiamo aggiungerci anche i 3 miliardi di clausole di salvaguardia disinnescati: 21 miliardi in totale".

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Sull’occupazione femminile in Italia: un declino inarrestabile e una inerzia deplorevole.

Sicuramente gli ultimi dati Istat hanno fatto sanguinare la ferita aperta della disoccupazione femminile che sta aumentando vorticosamente e per la quale anche la parte della delega del Jobs Act riferita ai tempi di lavoro sta segnando il passo in un ritardo che non si cerca neanche di colmare poiché l’inerzia del giovane toscano sulle politiche di Pari Opportunità è purtroppo evidentemente voluta. Renzi non solo si è tenuto la delega alle Politiche di Pari Opportunità mettendola in sonno, ma ha individuato una sua fedelissima deputata Giovanna Martelli, originaria  funzionaria  della provinciale di Mantova, che ha debuttato a NY come rappresentante del governo italiano  per illustre un  progetto tutto incardinato sul contrasto alla violenza alle donne (importante sicuramente ma non prioritario) non tenendo affatto conto dei problemi evidenti che come Paese abbiamo per sviluppare occupabilità giovanile e femminile. Di proposte operative per un mercato del lavoro inclusivo anche per le donne chi scrive ne ha prodotte e agite alle condizioni date, cercando alleati per poter raggiungere almeno l’obiettivo di fermare l’emorragia di posti di lavoro e di supportare gratuitamente per ben sette anni i governi che si sono succeduti, con responsabilità e passione.

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Donne e lavoro: esempi deliranti di sorprese nell’uovo di Pasqua

McKinsey, una società di consulenza internazionale, ha invitato le donne iscritte all’MBA di Stanford a una seduta manicure-pedicure durante la quale venivano illustrati i vantaggi di lavorare per loro. Bain, un’altra grande società di consulenza, propone alle donne che vuole interessare una sessione di cucina a loro dedicata. Goldman Sachs, la banca d’affari, ha invece donato alle donne come cotillion dopo un evento (sempre mirato a interessare potenziali dipendenti) un sacchetto pieno di oggetti tipicamente femminili (specchietto, limetta per unghie, ecc.).

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Il mostro Italicum nelle mani di Mattarella

Il giovane toscano tira la volata al suo Italicum ma, ci sono parecchi” ma”. Infatti il Presidente della Repubblica Mattarella, padre della legge elettorale che fu abrogata dal Porcellum, è anche membro della Consulta che dichiarò incostituzionale il Porcellum e dunque (anche se Renzi non lo vuole ricordare), paventando l’illegittimità dell’attuale Parlamento che ha Mattarella proprio come Capo dello Stato. Sono tra le persone che ritengono l’attuale schema spinto con forza dal renzismo, sufficientemente anticostituzionale presentando dei vizi Porcelliani. Cosa farà oggi Mattarella di fronte ad un testo che assomiglia troppo a quello bocciato da lui medesimo come giudice della Consulta? Se Mattarella lo dovesse ancora ravvisare e confermare ricordiamoci quali sono i poteri che la Carta conferisce al capo dello Stato: Mattarella potrà rimandare la legge alle Camere con un messaggio motivato, chiedendo una nuova deliberazione. Ma, secondo la dottrina prevalente, se il Parlamento dovesse riapprovare lo stesso testo, il capo dello Stato sarebbe costretto a promulgarla. E’ utile ripercorre testi alla mano sia dell’Italiacum sia della sentenza scritta dai giudici della Corte del 2014 che confermarono rispetto al Porcellum tutti i profili di illegittimità relativi alla rappresentatività delle assemblee e alla libertà di uguaglianza del diritto di volto come il più fondamentale dei diritti limitando a beneficio della governabilità. Ma con un iperpremio di maggioranza e un ballottaggio la sicurezza della maggioranza c’è e perché prevedere le soglie? L’Italicum punta ancora una volta a una semplificazione forzata del sistema politico che NON è un FINE COSTITUZIONALMENTE rilevante e bilanciabile con il voto, anzi contrasta fortemente con l’art 49 della Costituzione. Così come i capilista bloccati e le candidature plurime non rappresentano una libertà di voto mentre con il Mattarellum c’erano due voti separati quello di collegio e quello proporzionale con lista bloccata alla Camera. La legge elettorale vale per la Camera ma non per il Senato perché è un Senato di nominati e così si colpisce e si annienta il principio di rappresentanza dei cittadini e si aggrava il vizio sistemico, anche perché per la rappresentanza di genere e dunque l’equilibrata presenza non solo di candidature ma di eletti sia maschili che femminili , si profila un Parlamento di cravatte e così arriveremo ad un governo molto maschile  padrone del parlamento, grazie alla ghigliottina prevista nella riforma. La Costituzione serve a limitare il potere, non a ingigantirlo a danno della partecipazione democratica. Siamo così nelle mani coscienziose del Presidente Mattarella rispettoso della Carta e dei valori che la fondano. Il capo dello Stato ha un peso inversamente proporzionale a quello dei soggetti politici e dunque siamo evidentemente in una situazione politica confusa e opportunista in cui solo Mattarella ci può salvare, bloccando l’Italicum monstre, sciogliendo le camere rimandando al voto con l’attuale sistema ovviamente corretto dalla sentenza della Corte.

Alessandra Servidori

27 marzo 2015

Renzi novello Borgia di una generazione di politici spietati

Devo confessare apertamente che Matteo Renzi ha le sembianze sia fisiche che caratteriali del romano di adozione Cesare Borgia, soprannominato il Valentino, italiano e capitano generale delle armate, figlio di un cardinale Rodrigo Borgia, poi divenuto papa Alessandro VI, e grazie alla bolla papale emanata, Cesare, ancora bambino fratello di quella Borgia che avvelenava i nemici, ottiene numerosi benefici che gli permetteranno di avere un futuro roseo. In tenera età diventa protonotario apostolico, dignitario della Cancelleria pontificia, rettore di Gandìa, arcidiacono di Altar e Jativa, ottiene la Prebenda e il Canonicato sulla Cattedrale di Valencia, diventa il tesoriere della cattedrale di Cartagèna, arcidiacono della cattedrale di Terragona, canonico della cattedrale di Lerida e ottiene la Prebenda sulla cattedrale di Majorca. La sua carriera politica grazie al Padre Papa avrà un fulgore inusitato e spietato con i suoi nemici che gli intralciavano la strada italiana fatta di conquiste di città e territori toscani e romagnoli. Quando morì il suo babbo Alessandro VI e dopo il breve Pontificato di Pio III, diventa Papa Giulio III, proveniente da una famiglia nemica dei Borgia. Il Papa, dopo avere tolto il ducato romagnolo a Cesare, lo fa arrestare e imprigionare presso Castel Sant'Angelo. Questi però riesce a evadere dalla fortezza, rifugiandosi a Napoli. Nella città campana il Valentino (così chiamato per il suo ducato di Valentinois) si riorganizza per tentare di riconquistare i territori perduti, ma presto il Papa si accorge della situazione e lo fa deportare, con l'aiuto del re Ferdinando di Aragona, in Spagna. Nel 1506 riesce nuovamente a evadere, trovando riparo in Navarra, regione controllata dal cognato Giovanni III d'Albret. Cesare Borgia muore il 12 marzo 1507, mentre tenta l'assedio della città di Viana, all'età di trentadue anni. In letteratura è inoltre noto per aver ispirato a Niccolò Machiavelli la figura della sua opera più celebre, "Il Principe”. Noi tutti lo abbiamo letto e apprezzato in giovane età il machiavellico romanzo, e oggi appare come curiosa storia molto molto attuale e quasi calata sul giovane toscano nostrano Presidente del Consiglio. Vorremmo che Renzi fosse dotato di altre virtù che non ci appaiono: concretezza saggia di tradizione politica, passione e intelligenza, voglia di fare e capire il popolo italiano, che cogliesse il clima di equilibrato sistema politico di cui ha bisogno e necessità il nostro Paese, senza estremismi ideologici, emozioni politiche arroventate vendette generazionali. Il sogno di un’era pacifica, dello smantellamento di un anacronistico duello continuo culturale che contrasta qualsiasi sviluppo economico, fatto di assalti barbarici ad un potere nefasto che porta l’Italia lungo un declino inarrestabile.

Alessandra Servidori

23 marzo 2015

La partita giocata da DRAGHI esclude la CDP ovvero la Cassa Depositi Prestiti nostrana

Oh YES! Abbiamo un problema e si sta facendo sempre più imbarazzante man mano che passano i giorni.

Il Piano di acquisto dei titoli messi in circuito dalla BCE Draghiana sta producendo un buon risultato e protegge l’Unione europea dalle ripercussioni pericolose della nuova crisi greca. E però c’è un però dolente per noi. Nell’elenco dei titoli acquistabili dalle Banche Centrali nazionali per conto della BCE non sono compresi i bond della nostra Cassa depositi e Prestiti, impegnata, su tutte le tv pubbliche private a lanciare con voce incoraggiante corroborata da un filmato accattivante, obbligazioni destinate ai risparmiatori privati che sembrano appetibili sia per i rendimenti che offre sia sul trattamento fiscale ai quali è soggetta. Le agenzie nazionali di altri paesi come la Germania con la KfW, la Spagna e altre hanno titoli privati acquistabili dalle banche centrali e sono nella lista, noi no. Perchè? Perché no. Ci viene il dubbio legittimo peraltro che la CdP nostrana sia stata esclusa per il debito alto italiano che la inchioda a subire un rating (valutazione di rischio di credito di una banca e dei prodotti da essa offerti) troppo basso; Ancora ci viene il dubbio che lo spread italiano fosse giudicato troppo differente e alto (ma in Spagna il problema non si è posto nonostante non stiano meglio) e addirittura oggi lo spread italiano è ai minimi storici. Ora ragioniamo lucidamente: se la CdP ha comunque partecipato concretamente e sonoramente con la bellezza di ben 8 miliardi al molto vacuo Piano Juncher, con esattamente la stessa cifra di Spagna e Germania, perché la nostra CdP non deve partecipare alla redistribuzione della quantità di moneta iniettata alle banche europee? Perché noi siamo sempre figli di un Dio Minore? Perché la scalpitante e ambiziosa squadra di finanzieri italiani legati ai gruppi bancari soliti noti che hanno beneficiato prima della ricapitalizzazione di Banca D’Italia e poi non si sono minimamente mossi contro i devastanti stress test di cui siamo stati colpiti lo scorso anno penalizzati ignobilmente dai colleghi degli altri Paesi? L’Italia è e rimane sotto tiro dei tecnocrati di Francoforte, l’euro scende verso la parità con il dollaro grazie ovviamente ai tassi di interesse portati a zero, gli operatori si stanno disputando freneticamente i titoli cartacei per entrare nel circolo virtuoso dei decimali di punto e la nostra Cassa depositi Prestiti NO.

Alessandra Servidori

19 marzo 2015

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