Bambine e bambine disabili : lettera aperta a Valeria Fedeli
Alessandra Servidori
Dalla parte dei bambini disabili,delle loro famiglie e dei loro insegnanti.
Lettera aperta a Valeria Fedeli.
Ci siamo illusi che l’ attuazione della legge sulla cd buona scuola , ci avesse aperto quella porta che attendavamo almeno in uno spiraglio vero il 2020. L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità (Decreto n.378) è ancora purtroppo non attuato e ovviamente poiché il decreto sulla revisione del Testo unico sulla scuola, per il quale è previsto un disegno di legge delega specifico e successivo,langue anche la situazione dei bambini disabili ne sente le conseguenze . La prima perplessità riguarda la necessità di avanzare una moratoria perché su formazione,reclutamento, stato giuridico del personale di sostegno siamo ancora l’unico paese in cui NON si riqualificano i bidelli ma si chiede solo l’aumento numerico. E poi per gli studenti diversamente abili, cioè quelli che più degli altri hanno bisogno e diritto di aiuto,non viene definito lo stato giuridico degli insegnanti di sostegno e la scuola dell’infanzia e primaria rimane divisa dalla secondaria. La formazione di questi insegnanti rimane differente da una parte la scuola dell’infanzia e primaria dall’altra la secondaria ,rimane una professione di passaggio verso le cattedre normali, la proposta di “ferma” per 10 anni sarà spazzata via da accordi sindacali,non è garantita la continuità, che viene proposta in termini di “si può” e non di “si deve”,gli “organismi territoriali per il supporto all’inclusione”, rimangono organismi legati alla scuola, non al percorso di vita del ragazzo con disabilità. Bisogna invece rinnovare il modello dell’insegnante di sostegno riorganizzando il loro ruolo ridefinendo un nuovo tipo di professione specialistica di supporto all’inclusione dei bambini e dei giovani con disabilità. E’ indispensabile definire uno stato giuridico e contrattuale specifico e unico per tutti gli insegnanti di sostegno, che ne determini compiutamente il profilo. In questa ottica ritengo che l’orario con gli alunni debba essere uguale in ogni ordine e grado di scuola, e in particolare ammontare a 25 ore settimanali (prendendo a riferimento l’orario degli insegnanti del grado scolastico dove funziona meglio:la scuola dell’infanzia), a cui vanno aggiunte le 80 ore annuali, oppure, e sarebbe meglio, un orario onnicomprensivo di 30 ore settimanali. L’insegnante di sostegno deve garantire stabilità nella scuola e nella rete e non vivere il proprio ruolo come un transito verso la cattedra “ normale”, parimenti gli va garantita stabilità di sede anche se non ancora di ruolo, anche perché alle persone disabili serve una insegnante di riferimento il più possibile certa con la quale stabilisce un rapporto anche di fiducia e di affetto. Deve dunque essere un professionista nel campo della disabilità, per grandi aree socio-sanitarie, con formazione universitaria, di cui bisogna costituire il percorso curricolare. Un percorso che comunque non deve coincidere né con quello degli insegnanti della scuola primaria né con quello degli insegnanti disciplinaristi della secondaria. Ma è un professionista per tutti gli ordini e gradi di scuola, senza distinzione, e non è comunque relegato al solo ambito scolastico. La specializzazione universitaria deve consentirgli di operare per così dire “a mercato aperto” (dipartimenti socio-sanitari, associazionismo, collegamenti con gli ambiti lavorativi, case di cura, ecc). Deve avere un proprio profilo professionale, uno specifico codice di comportamento, un contratto professionale con orario professionale pieno. E nessuna previsione di passaggio alla carriera docente, perché non è un docente e non ha svolto carriera accademica per fare l’insegnante. Il suo compito si svolge nella scuola a sostegno degli insegnanti, ma anche fuori di essa a sostegno delle famiglie. E fondamentale saranno gli organismi territoriali per il supporto all’inclusione, gestiti dagli Enti Locali, sono assolutamente necessari, ma non devono essere esclusivamente rivolti alla scuola, come appare dal decreto. D’intesa con la Conferenza Stato regioni occorre prevedere: un servizio integrato per l’inclusione dei disabili (integrato nel senso che metta in collegamento la rete di scuole, il servizio socio sanitario, il servizio socio-assistenziale degli enti locali, le associazioni delle famiglie e il volontariato di sostegno per l’animazione e il tempo libero), che abbia responsabilità anche gestionali e di direzione, responsabilità per i rapporti con gli specialisti, con le famiglie, con la ricerca e l’università, per la programmazione delle formazione continua, ecc; un servizio con funzione anche di sportello unico per i genitori, in modo da costituire un punto di riferimento per le famiglie per il disbrigo delle pratiche burocratiche, per le certificazioni, per i permessi, per le relazioni con enti e altri servizi e per l’aiuto alla collocazione nel mondo del lavoro.
Legge di biliancio :tra le ombre qualche lumicino
Alessandra Servidori LEGGE DI BILANCIO : tra le ombre qualche lumicino - 2 Dicembre 2017
Il maxi emendamento non c’è dubbio, appesantito da un coacervo di richieste elettoralmente opportuniste, rappresenta la plastica confusione politica che costringe la votazione della fiducia al Governo,e anche se è d’obbligo ancora una volta sottolineare l’abuso del ricorso a questo strumento nella legislatura, non posso non sottolineare alcuni provvedimenti comunque non dannosi. E se questa volta la richiesta di fiducia è giustificata dall’urgenza e dalla natura del provvedimento, che va necessariamente approvato entro l’anno, mi sono trovata molte volte – troppe – a non condividere la fiducia su argomenti che avrebbero meritato un ampio dibattito parlamentare e non una semplice ratifica. Il ricorso alla fiducia appare generalizzato e diffuso in maniera anomala,ma è importante sottolineare almeno gli emendamenti che ritengo comunque validi sul versante della difesa della dignità femminile. Desidero esprimere soddisfazione per la decisione del Governo di correggere un grave errore contenuto nella riforma del codice penale, che consentiva di estinguere il reato di stalking con una semplice pena pecuniaria,e la correzione è una risposta concreta ad un errore che avrebbe vanificato la capacità di deterrenza della norma,figlia di una legge molto importante, oltre che un messaggio di banalizzazione del reato di stalking. Altra questione :la tanto attesa proroga del bonus bebé che si affianca al bonus mamma domani che concede 800 euro una tantum per i nuovi nati nel corso dell’anno, al bonus nido e gli altri contributi per la famiglia. Confermato e reso strutturale il Bonus Bebè: 80 euro per il 2018 e dal 2019 in poi dimezzato a 40 euro. Il bonus è accessibile per genitori con Isee fino a 25.000 euro e spetterà solo fino al compimento del primo anno di età del neonato e del bambino adottato.La proroga cancella i vari dubbi che erano stati sollevati negli ultimi giorni in tema di rinnovo della misura anche con riferimento ai nati nel corso del 2017, pertanto chi ha già presentato domanda di bonus bebè in relazione a figli nati fino al 31 dicembre 2017 potrà contare su tale contributo. Va sottolineato che la Legge di Bilancio 2018 non è ancora stata approvata in via definitiva, anche se pare improbabile una nuova cancellazione del bonus bebé in sede di conversione in legge del provvedimento e ancora meno probabile l’approvazione di una misura retroattiva che cancelli la misura anche per i nati/adottati nel 2017.L’altro emendamento che finalmente fa giustizia del tanto lavoro di assistenza non riconosciuto è relativo ai caregiver, coloro, in massima parte donne ( mogli, madri, sorelle, figlie, compagne, amiche ,) che assistono una persona disabile. Entra infatti in Legge di Bilancio un Fondo per finanziare interventi a favore dei caregiver familiari: la commissione Bilancio del Senato ha approvato all’unanimità un emendamento alla manovra che stanzia 60 milioni per il triennio 2018-2020. In pratica, 20 milioni all’anno da destinare a norme per il «riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare». In pratica, non si sono ancora misure specifiche per valorizzare queste attività, ma sono stanziate delle risorse che dovranno servire a coprire futuri interventi normativi che dovranno necessariamente essere compiuti per strutturare equilibratamente la posizione giuslavoristica e previdenziale di queste persone.L’emendamento definisce il caregiver a “«persona che assiste e si prende cura del coniuge, di una delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 10 maggio 2016, n. 76, di un familiare di un affine entro il secondo grado, ovvero nei soli casi indicati dall’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, anche di un familiare entro il terzo grado, che a causa di malattia, infermità o anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata continuativa ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 194, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18».Sono parecchie le novità rispetto alla definizione di caregiver a cui si applicano, ad esempio, il diritto all’APe sociale o alla pensione anticipata precoci. Vedremo strada facendo se anche le persone “disuguali” e le loro famiglie potranno avere una vita almeno migliore
IKEA:ma che mondo è quello in cui si licenzia la madre di un disabile
Al responsabile risorse umane IKEA Corsico MILANO Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. )
Ho letto sui giornali – insieme a molti altri cittadini e cittadine – che nella vostra sede Ikea di Corsico (MI) è stata licenziata Marica Ricutti, separata, con due figli minori, di cui uno disabile. La sua “colpa” sarebbe quella di aver chiesto orari compatibili con la propria complicata situazione familiare, da affrontare da sola .I suoi colleghi si sono mobilitati. Anche molti di noi cittadini ,docenti, responsabili istituzionali siamo pronti a fare lo sciopero degli acquisti natalizi all’Ikea.Inoltre questa decisione assunta dall’azienda è opposta all’immagine che avete pubblicizzato della vostra azienda, attenta alla propria responsabilità sociale. Se non siete più così, non comprerò più i vostri prodotti. E non sarò la sola ,anzi divulgherò la proposta e ne sosterrò i motivi discriminatori per cui voi NON siete una azienda che ottemperate alla Direttiva Europea antidiscriminatoria e alla normativa nazionale. Se invece questo è un “incidente di gestione”, chiedo di revocare il licenziamento della lavoratrice Marica Ricutti e di concordare un orario che le consenta di gestire la sua faticosa giornata, come peraltro prevede la norma sia contrattuale che giuslavoristica.Vi sollecito a revocare il licenziamento .Alessandra Servidori Presidente nazionale associazione TUTTEPERITALIA e Docente di Diritto del lavoro UNIMORE Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
LA LEGGE DI BILANCIO E IL LAVORO
ALESSANDRA SERVIDORI - Novembre 2017
LEGGE DI BILANCIO Le novità per il lavoro non sono poche e bisogna conoscerle :Disegno di legge di bilancio 2018 (Atto Senato n. 2960 presentato il 29 ottobre 2017)
Fra le principali disposizioni che interessano a vario titolo la materia lavoristica, si segnalano in particolare: - Art. 8 > Riconoscimento di un credito d’imposta a tutte le imprese nella misura del 40% delle spese per attività di formazione svolte per acquisire e/o consolidare le conoscenze delle tecnologie previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0 (big data e analisi dei dati, cloud e fog computing, cyber security, sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione e realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo macchina, manifattura additiva, internet delle cose e delle macchine e integrazione digitale dei processi aziendali), fino ad un massimo di euro 300.000 annui per ciascun beneficiario, esclusa la formazione collegata agli obblighi in materia di sicurezza e protezione dell’ambiente. - Art. 9 > Potenziamento degli Istituti Tecnici Superiori attraverso l’innalzamento delle risorse ad essi destinati in misura pari a 5 milioni di euro nell’anno 2018, 15 milioni nel 2019 e 30 milioni a decorrere dal 2020. - Art. 16 > A decorrere dal 1° gennaio 2018 e per un periodo di 36 mesi, esonero contributivo (esclusi i contributi INAIL) al 50% per 12 mesi, nel limite massimo di € 3.000, in favore dei datori di lavoro privati che assumono, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato “a tutele crescenti”, soggetti che non abbiano ancora compiuto il trentesimo anno di età e non siano stati occupati a tempo indeterminato con lo stesso datore. Per le assunzioni effettuate entro il 31.12.2018, il limite di età è fissato al compimento del trentacinquesimo anno. L’esonero spetta ai datori di lavoro che nei 6 mesi precedenti non abbiano proceduto a licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo o a licenziamenti collettivi nella stessa unità produttiva. In caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo del lavoratore assunto con esonero contributivo (o di altro lavoratore con la medesima qualifica e nella medesima unità produttiva) entro i 6 mesi successivi, si provvede alla revoca del beneficio contributivo e al recupero della parte già fruita. Nel caso di assunzione di studenti che hanno svolto presso il medesimo lavoratore attività di alternanza scuola-lavoro, o periodi di apprendistato del I e del III tipo, l’esonero contributivo spetta nella misura del 100%, fermo restando il limite massimo di 3.000 euro. - Art. 20 > Introdotto un nuovo articolo (il 24-bis) nel testo del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, concernente la possibilità, per le imprese in situazione di crisi che intendono richiedere il trattamento straordinario di integrazione salariale, di concludere un accordo sindacale che preveda un piano di ricollocazione per i lavoratori in favore dei quali non sia “espressamente previsto il completo recupero occupazionale” all’esito dell’intervento straordinario di integrazione di salariale. In questo caso, i lavoratori interessati possono richiedere all’ANPAL, entro 30 giorni dalla sottoscrizione dell’accordo, l’attribuzione dell’assegno di ricollocazione, spendibile anche in costanza di trattamento di integrazione salariale, per una durata corrispondente a quella del trattamento e prorogabile di ulteriori 12 mesi, nel caso che l’intero ammontare dell’assegno non sia stato consumato entro il termine del trattamento stesso. Questi provvedimenti, se pur modesti, cercano di rispondere concretamente ai problemi sollevati dai recenti dati OCSE che mostrano come la crescita dell’occupazione in Italia si sia nell’ultimo decennio “polarizzata” attorno alle attività a bassa specializzazione e in quelle a professionalità molto elevata, in corrispondenza di una drastica riduzione della quantità di occupati nella fascia intermedia, che in Italia era la componente principale della popolazione lavorativa e ampiamente superiore alla media europea. La necessità di intercettare i fabbisogni di nuove competenze – sia tecnicospecialistiche che trasversali - e la riduzione dello iato esistente fra velocità dell’innovazione nel mercato e velocità dell’apprendimento, diventano la chiave di volta per provare oggi a gestire economicamente e socialmente la rivoluzione in atto.
Ma che mondo Ikea è dove si licenzia la madre di un disabile?
Al responsabile risorse umane IKEA Corsico MILANO Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. )- 30 november 2017
Ho letto sui giornali – insieme a molti altri cittadini e cittadine – che nella vostra sede Ikea di Corsico (MI) è stata licenziata Marica Ricutti, separata, con due figli minori, di cui uno disabile. La sua “colpa” sarebbe quella di aver chiesto orari compatibili con la propria complicata situazione familiare, da affrontare da sola .I suoi colleghi si sono mobilitati. Anche molti di noi cittadini ,docenti, responsabili istituzionali siamo pronti a fare lo sciopero degli acquisti natalizi all’Ikea.Inoltre questa decisione assunta dall’azienda è opposta all’immagine che avete pubblicizzato della vostra azienda, attenta alla propria responsabilità sociale. Se non siete più così, non comprerò più i vostri prodotti. E non sarò la sola ,anzi divulgherò la proposta e ne sosterrò i motivi discriminatori per cui voi NON siete una azienda che ottemperate alla Direttiva Europea antidiscriminatoria e alla normativa nazionale. Se invece questo è un “incidente di gestione”, chiedo di revocare il licenziamento della lavoratrice Marica Ricutti e di concordare un orario che le consenta di gestire la sua faticosa giornata, come peraltro prevede la norma sia contrattuale che giuslavoristica.Vi sollecito a revocare il licenziamento .Alessandra Servidori Presidente nazionale associazione TUTTEPERITALIA e Docente di Diritto del lavoro UNIMORE Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Offensiva litania la giornata italiana celebrativa contro la violenza sulle donne
Alessandra Servidori Stanca e offensiva litania la giornata italiana contro la violenza sulle donne
Il Presidente Mattarella ha detto l’unica cosa giusta che in questi giorni di manifestazioni contro la violenza delle donne si deve dire : bisogna fare. Ma ancora una volta stancamente la Presidenza del Consiglio ha mandato in onda uno spot con un numero telefonico di soccorso. E ancora una volta Maria Elena Boschi ha ritirato fuori quel numero 33 milioni ( sempre quello !) che peraltro era già stato annunciato anche due anni fa –previsto dalla Convenzione di Istambul ma mai usato se non in minima parte- stanziato dal FSE alla voce “Contrasto alla tratta “.Non so con che baldanza continuano a dire che si stanno impegnando a livello governativo e quella apparizione imbarazzata di Totti alla ennesima inutile conferenza stampa per dire che c’è l’impegno del governo……. è più che mai apparsa offensiva .Sopratutto per quelle madri e sorelle che illusoriamente si prestano alle telecamere nell’anniversario della giornata internazionale contro la violenza per testimoniare il loro dolore o la loro paura per una giustizia che , ostaggio di una cultura ancora troppo maschilista e di una politica con la cravatta- stenta ad intervenire strutturalmente contro queste violenze che hanno privato le loro famiglie delle loro figlie . Falsità al punto che nessuno ha ricordato che è violenza perpetrata quando una legge sulla giustizia ha depenalizzato lo stolking e le “compagne del pd” non sono neanche state capaci di far approvare un emendamento sostenuto da Carfagna che cancellasse lo sbaglio di poter pagare una multa ridicola a chi è condannato per stolking assolvendo di fatto la cultura della sopraffazione. E ancora : mentre la Commissione parlamentare di Vigilanza Rai esamina lo schema di Contratto per il Servizio televisivo pubblico, a Firenze due studentesse americane sono sottoposte a lunghi interrogatori e, secondo gli avvocati difensori dei due carabinieri autori dei presunti stupri, dovrebbero anche rispondere a domande che il giudice ha ritenuto inaccettabili. E l’ordine degli avvocati che fa?E quali dovrebbero essere i compiti dei mass media in generale e del servizio pubblico radiotelevisivo e digitale nei confronti delle donne?Perchè in questo periodo per esempio Gruber e le altre non si preoccupano di ospitare nelle loro serate e pomeriggi e mattinate di dibattiti il parere delle donne sui fatti di politica nazionale e internazionale?Ma lo sanno cosa prevede l’agenda ONU 2030? Si limitano spesso a manifestare di facciata il loro populista pseudo femminismo,tranne poi non essere coerenti. Oltre all’uso di un linguaggio che non nasconda le donne, c’è bisogno di una attenzione allo sviluppo sostenibile e alle madri giovani che sono costrette a lasciare il lavoro perché il bonus bebè basta si e no per la merendina, si deve ottenere veramente un welfare di prossimità che tuteli il loro lavoro; la composizione paritaria nelle varie commissioni, comitati, osservatori e strutture previsti nell’immenso articolato di enti governativi che non facciano della Ministra Boschi il riassunto-peraltro poco esemplare- della voce politica femminile. Tiziano Treu presidente CNEL ha recentemente indicato alcune priorità urgenti per l’occupazione femminile, per un bilancio non solo sociale ma anche di genere, il contrasto agli stereotipi di genere, una quota del finanziamenti riservata ad opere preposte ed, infine, la par condicio di genere tutto l’anno, in tutti i programmi che i mass media mettono in onda.
MANOVRA:un impianto poco credibile
http://www.ilsussidiario.net/News/Lavoro/2017/11/16/LEGGE-DI-BILANCIO-Lavoro-e-welfare-gli-squilibri-nella-manovra/792676/
ALESSANDRA SERVIDORI
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020. Si tratta di un documento di 489 pagine, l'ho analizzato a fondo per poterlo spiegare ai miei studenti e l'idea che si tratta di una manovra "leggera", come l'ha definita il Ministro Padoan, suona come un eufemismo. Preoccupa non poco l'impianto generale della manovra relativo agli interventi sul lavoro e welfare e lo sbilanciamento tra le voci di spesa. Teniamo conto che, mentre si scrive, ancora in forse sono alcuni provvedimenti in discussione nel maxiemendamento come il super ticket per la sanità.
Quasi un quarto del bilancio va per la previdenza e le politiche di sostegno, poco meno per sanità e scuola. Tredici euro su cento servono per ripagare gli interessi sui debiti, poco più di dieci escono per i servizi generali (in larga parte per la sicurezza e la partecipazione all'Ue). Soltanto settanta centesimi, sempre sui cento euro che escono, tengono insieme le voci cultura, ambiente e qualità della vita e la misura più corposa è legata allo sgravio per l'assunzione stabile che vale solo per i precari. Ovvero per chi - under 35 nel 2018 e poi under 30 dal 2019 - non ha mai avuto un contratto a tempo indeterminato.
Lo sgravio per assumere in pianta stabile i giovani diventa permanente, dal 2018 in poi: uno sconto alle aziende del 50% sui contributi previdenziali per tre anni con tetto a 3mila euro. Si sale al 100% al Sud, nel primo anno. Poi anche qui cala al 50% negli altri due. Resta al 100% per gli apprendisti, l'alternanza scuola-lavoro e gli agricoltori under 40. In totale si calcolano 381 milioni nel 2018 per le attese 423.800 assunzioni a tempo indeterminato.
Sempre alla voce del lavoro, nelle more dell'estensione dell'assegno di ricollocazione ai lavoratori in Cassa integrazione straordinaria, in modo da trovare un nuovo posto prima di essere licenziato, raddoppia il contributo che le aziende pagano in caso di licenziamento, passando da 1.470 a 2.940 euro. Si segnala il tira e molla di bonus: riconfermato quello 18enni per due anni (2018 e 2019), non sono rifinanziati il bonus Stradivari per gli strumenti musicali, gli 80 euro per i militari e il bonus bebè, mentre rimangono il bonus nido e quello mamme e per la prima volta, si prevede un "pacchetto" di misure dedicate esclusivamente allo sport, tra le quali l'istituzione di un fondo ad hoc destinato a tutelare la maternità delle atlete e misure di incentivazione di natura fiscale.
Vengono completamente neutralizzate le clausole di salvaguardia, quindi nel 2018 non ci saranno aumenti delle aliquote dell'Iva e delle accise. E su questo provvedimento molto elettoralistico, c'è da chiedersi se, in un momento di ripresa che va assolutamente sostenuta, con cuneo fiscale elevato e investimenti al minimo, sia davvero la giusta priorità. Per evitare di alzare le aliquote che scatterebbero nel 2018 per il mancato raggiungimento degli obiettivi di risanamento delle finanze pubbliche il conto totale era di 19 miliardi. Tre sono arrivati con la "manovrina" di primavera, uno con il decreto fiscale, mentre i restanti 15 rappresentano il 75% della manovra attualmente in transito. E comunque il problema sarebbe solo rimandato, perché bisognerebbe trovare altri 19 miliardi sia per il 2019 che per il 2020.
Credo che il rilancio degli investimenti pubblici in conto capitale, che hanno un effetto moltiplicatore, sia la priorità vera, ma in questa manovra solo un euro su cinque è destinato allo sviluppo. Troppo poco per sostenere un'economia che è ancora convalescente. Una misura coraggiosa avrebbe credibilità, oltre che verso i mercati e i partner europei, anche nei confronti degli elettori, perché non è vero che le cose serie sono elettoralmente improduttive. Si tratta sia di spostare il carico fiscale da imprese e lavoro alle "cose", sia di liberare risorse che ogni anno potrebbero essere impiegate altrove. Vero è che l'aumento dell'Iva fa lievitare l'inflazione, ma svalutando il nostro enorme debito pubblico (che cresce e su cui paghiamo interessi insostenibili) ora che lo spread è tornato a salire e in previsione della fine delle politiche monetarie ultraespansive della Bce. Inoltre, graverebbe meno sui costi di produzione e dunque sull'export, unico vero traino della nostra economia.
Se nel tritacarne politico entra la violenza e non solo quella sulle donne…
Alessandra Servidori
Se nel tritacarne politico entra la violenza e non solo quella sulle donne…..
- Tempi durissimi per il merito dei problemi. Parliamo di violenza e di risorse e bisogna essere informati su chi deve fare che cosa. La settimana scorsa è stata resa nota la notizia che la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha pesantemente condannato l'Italia per PER LA MANCATA TUTELA DELLE VITTIME DI VIOLENZA DOMESTICA E DI GENERE ed è la prima per un reato di violenza domestica in Italia,in base al mancato adempimento degli obblighi procedurali, dai quali discende il dovere per le autorità pubbliche di instaurare un procedimento penale effettivo e tempestivo anche in base alla violazione da parte dell’Italia degli art. 2, 3 e 8 della Convenzione (CEDU),che abbiamo sottoscritto nel ben lontano 1970. Così come abbiamo sottoscritto e finanziato - la Convenzione del Consiglio d’Europa firmata a Istambul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul nel 2013). Il 6 febbraio 2013 anche noi ovviamente abbiamo aderito quando è stata inoltre adottata a Strasburgo una risoluzione (2012/2922(RSP) che affronta il problema della violenza di genere in un’ottica ampia, non solo limitata alle situazioni di conflitto, partendo dalla constatazione che la violenza contro le donne persiste in tutti i paesi del mondo come la violazione più diffusa dei diritti umani. Siamo ben consapevoli che rappresenta uno dei principali ostacoli al conseguimento della parità di genere e dell'emancipazione femminile, interessa donne e ragazze di tutti paesi del mondo indipendentemente da fattori quali l'età, la classe sociale o la situazione economica, danneggia le famiglie e le comunità, con notevoli costi economici e sociali, e compromette la crescita economica e lo sviluppo. Sappiamo bene che il 23 novembre anche quest’anno anche in base a questi importanti atti si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si prefigura , a ridosso delle elezioni una battaglia molto sanguinosa. Anche perché sempre in questi giorni il risultato che emerge dall’analisi del gendere equality index 2017 di Eige sulla parità di genere in Italia rispetto all’Europa in materia di lavoro economia e stato sociale non è positivo e anche questo è un aspetto della violenza. Vero è che nonostante la presenza di numerosi strumenti giuridici a livello globale, regionale e nazionale, la vera sfida resta quella di garantire l’implementazione di tale corpus normativo, ad oggi ancora minacciata da un persistente limitato accesso delle donne , dei minori, dei diversamente abili ai meccanismi della giustizia, che pregiudica in molti casi l’effettivo perseguimento del reato; a ciò si somma tuttora una scarsa attenzione nei confronti delle necessarie azioni di prevenzione della violenza stessa, con l’attacco alle cause profonde che la determinano. Come Italia abbiamo aderito ad altre due importanti iniziative. Nel luglio del 2010 è stato creato un nuovo organismo delle Nazioni Unite con lo scopo di favorire uguaglianza di genere e empowerment femminile, UN Women, istituito proprio per fare fronte alle numerose sfide da affrontare a livello globale, regionale e locale .Inoltre aderiamo all’’UN Trust Fund to End Violence Against Women (UN Trust Fund) che è un meccanismo di finanziamento internazionale esclusivamente dedicato alla lotta alla violenza di genere in tutte le sue forme. Esso supporta iniziative miranti soprattutto a favorire l’empowerment economico e sociale dei gruppi maggiormente a rischio di violenza (minorenni, donne appartenenti a comunità indigene, diversamente abili) prevedendo anche un supporto legale, sanitario e psicologico alle donne vittime di abusi e il coinvolgimento di gruppi strategicamente rilevanti - giovani, uomini e ragazzi, leader tradizionali e religiosi) - nello sforzo comune volto alla prevenzione ed alla lotta alla violenza, anche mediante azioni di supporto all’implementazione delle normative e dei piani di azione esistenti sul tema nei vari paesi.. Tutti questi atti richiedono alle parti contraenti di incoraggiare attivamente l’attività sostenendo le istituzioni e le organizzazioni non solo mediante l’inserimento all’interno di politiche e strategie integrate, ma anche prevedendo risorse ad hoc a loro destinate per supportarle nella loro attività.
- Ecco su questo versante il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio,il Ministro competente insieme ad altri ministeri (lavoro, economia,mef,pubblica amministrazione) dovrebbero far sapere i provvedimenti assunti e le risorse stanziate in base alle funzioni a cui sono preposti ,rappresentate dal coordinamento delle iniziative normative e amministrative in tutte le materie collegate alla progettazione e alla attuazione delle politiche delle pari opportunità e alle risorse concretamente stanziate e utilizzate. Come sono raccolte e organizzate le informazioni, nonché la promozione e il coordinamento delle attività, di verifica, di controllo, di formazione e informazione nel campo delle pari opportunità,delle iniziative di studio e di elaborazione progettuali delle problematiche inerenti alle pari opportunità. La definizione di nuove politiche di intervento, di studio e promozione di progetti ed iniziative, se funziona il coordinamento delle iniziative delle amministrazioni e degli enti pubblici sottoposti nelle materie delle pari opportunità e anche le risorse stanziate per le attività produttive rivolte alle donne giovani e adulte. Per esempio il monitoraggio nella Pubblica amministrazione delle relazioni annuali delle aziende per l’applicazione della direttiva sulle azioni positive ( relazione ferma al 2013) o il Rapporto annuale sul funzionamento dei Cug (Comitati unici di garanzia) o le risorse per i Punti d’ascolto territoriali contro la violenza,i progetti finanziati tranne i fondi comunitari e quelli regionali per il sostegno all’imprenditoria. In buona sostanza i presidi del potere per le politiche di pari opportunità a cominciare dal ministro e dal dipartimento organizzati per uffici (Ufficio per gli affari generali, internazionali e gli interventi in campo sociale- Servizio per gli Affari generali e sociali- Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità-Servizio per le pari opportunità e gli interventi strategici- Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza e sull'origine etnica -UNAR- Servizio per la tutela della parità di trattamento-Servizio studi, ricerche e relazioni istituzionali) sarebbe bene sapere cosa fanno e quante risorse hanno a disposizione.
Sostegno ai familiari dei disabili
Alessandra Servidori
Vaccinazione obbligatoria per il personale di nidi e sostegno ai disabili: obblighi ragionevoli che contrastano l’utopia della irresponsabilità.
L’Emilia Romagna è terra di innovazione, coraggio, tradizione di classi dirigenti che si assumono la responsabilità anche politica di dare robuste sterzate quando il bene comune non diventa ostaggio dell’utopia della libertà a scapito degli altri. E’ così che si governa un territorio e non rincorrendo i populismi che disegnano progetti di libertà non attuabili. La vaccinazione obbligatoria sia per i bambini che per gli operatori dei servizi per l’infanzia è una decisione di buon senso che non ammette deroghe perché i dati della situazione di copertura e dunque di prevenzione del rischio di epidemie, sia in Emilia Romagna che in Italia, non permettono indecisioni. Così come dobbiamo fare in fretta ,molto in fretta, avendo più di un ddl fermo in parlamento ,per sostenere le oltre 300mila persone in Emilia Romagna e gli oltre due milioni in Italia , che si prendono cura-i così detti caregivers- di familiari disabili o non autosufficienti e che sono un sostegno informale ma fondamentale al welfare familiare e dunque per lo Stato .Persone , che spesso rischiano di perdere il loro lavoro per curare la dignità di un parente ed in minima parte tutelati anche dalle novità in materia di riforma del mercato del lavoro per accedere ai permessi. Sicuramente serve un Fondo nazionale perché vero è che alcune regioni nell’ambito delle risorse hanno previsto da tempo una rete di servizi e il relativo fondo di finanziamento, ma il problema della non autosufficienza si è accentuato, le risorse per il welfare statale sono diminuite e contemporaneamente si è “ordinata “ attraverso il Codice del terzo settore operativo da agosto, una realtà legata al volontariato e all’impresa sociale che può dare impulso al processo di riconoscimento al merito delle rete di sussidiarietà che si deve però avvalere legislativamente di una bussola per l’organizzazione del lavoro, sgravi fiscali e previdenziali ,che orientano attraverso linee guida l’istituzione dei servizi, delle procedure per avere accesso ai finanziamenti. Al Ministero del lavoro con troppa lentezza si sta mettendo in fila i regolamenti attuativi appunto del Codice(Legge delega 6.giugno 2016 e decreto legislativo del 3 luglio 2017,n.112) che comunque prevedono una interrelazione con il Ministero della famiglia “orfano” del Ministro Costa che si è dimesso e risorse. Dunque non c’è tempo da perdere.
Donne e uomini nella UE: EUROSTAT denuncia le insopportabili disuguaglianze
Alessandra Servidori
Studiare,lavorare, guadagnare in Europa: permangono, anzi quasi aumentano, le disuguaglianze tra donne e uomini
Presentato recentemente – 18 ottobre 2017-da Eurostat un ritratto interessante della vita degli uomini e delle donne in Europa evidenzia quanto( https://www.istat.it/it/files/2017/10/WomenMenEurope-DigitalPublication-2017_it.pdf )ancora nella dimensione comunitaria c’è da “lavorare” per raggiungere le pari opportunità nel lavoro,partendo dalla considerazione che,come conseguenza di un’aspettativa di vita più lunga, nell’Ue ci sono più donne che uomini, con 105 donne ogni 100 uomini (5 % in più) nel 2016 e in quasi tutti gli Stati membri, con differenze più marcate in Lettonia (18 % in più), Lituania (17 % in più) ed Estonia (13 % in più), mentre Lussemburgo, Malta e Svezia hanno un numero di uomini leggermente superiore alle donne. Riguardo ai giovani fino ai 18 anni di età, si verifica il fenomeno opposto con il 5 % in più di ragazzi rispetto alle ragazze; invece tra le fasce d’età più anziane con 65 anni e più, le donne sono il 33 % in più. Se consideriamo il ciclo d’istruzione completato, quasi non vi sono differenze tra le donne e gli uomini nell’Ue per i livelli d’istruzione inferiore, mentre per i livelli superiori si possono individuare percorsi differenti. Nel 2016 nell’Ue quote uguali di donne e di uomini tra i 25 e i 64 anni (23 %) hanno completato solo il ciclo d’istruzione inferiore (istruzione secondaria di primo grado). Una percentuale minore di donne (45 %) rispetto agli uomini (48 %) nell’Ue ha concluso con il conseguimento del diploma il livello medio d’istruzione (scuola secondaria superiore o postdiploma non terziaria). Lo stesso percorso si può osservare in quasi tutti gli Stati membri. Per quanto riguarda l’istruzione terziaria, il 33 % delle donne nell’Ue ha conseguito il diploma, contro il 29 % degli uomini. In questo livello d’istruzione si registra una maggioranza di donne in quasi tutti gli Stati membri, con differenze più marcate tra donne e uomini negli Stati membri del Baltico come del resto in Finlandia, Svezia e Slovenia. In media, nell’Ue il tasso di occupazione degli uomini è più alto di quello delle donne (72 % e 61 % rispettivamente nel 2016). E’ comunque interessante notare che la differenza tra il tasso di occupazione delle donne e degli uomini aumenta con il numero di figli. Nell’Ue nel 2016, il tasso di occupazione per le donne senza figli è il 65 %, mentre è il 73 % per gli uomini. Con un figlio, il tasso aumenta al 71 % per le donne e all’85 % per gli uomini. Per le donne con due figli, il tasso rimane quasi invariato al 70 %, mentre quello degli uomini aumenta all’89 %. Per le persone con tre o più figli, il tasso di occupazione diminuisce al 55 % per le donne, mentre per gli uomini è dell’84 %. Questa struttura si osserva nella larga maggioranza degli Stati membri. Quasi un terzo delle donne occupate lavora part-time Un aspetto importante della conciliazione fra gli impegni di lavoro e la famiglia è il lavoro part-time. Tuttavia questa tipologia non è presente in modo uniforme tra le donne e gli uomini: nell’Ue nel 2016, il 32 % delle donne occupate lavora part-time, contro il 9 % degli uomini. Ci sono poi alcune differenze tra gli Stati membri, con le quote più alte di donne in part-time nei Paesi Bassi (77 %), Austria (47 %) e Germania (46 %) e di uomini nei Paesi Bassi (26 %) e in Danimarca (17 %). Le quote più basse di occupati in part-time si osservano in Bulgaria (2 % sia per le donne che per gli uomini ). Nell’Ue nel 2016, il tasso di disoccupazione è l’8,7 % per le donne e l’8,4 % per gli uomini. In quattordici Stati membri, il tasso di disoccupazione è più alto per le donne, in tredici è più alto per gli uomini e in Ungheria è uguale. Nei paesi dove il tasso di disoccupazione è maggiore per le donne rispetto agli uomini, le differenze più ampie si riscontrano in Grecia (28,1 % per le donne e 19,9 % per gli uomini) e in Spagna (21,4 % e 18,1 %). Nella situazione opposta, con tassi di disoccupazione inferiori per le donne rispetto agli uomini, le maggiori differenze si osservano in Irlanda (6,5 % per le donne e 9,1 % per gli uomini), in Lettonia (8,4 % per le donne e 10,9 % per gli uomini) e in Lituania (6,7 % e 9,1 %).Nel 2015, le donne hanno guadagnato il 16,3 % in meno degli uomini nell’Unione europea, se si confronta la retribuzione lorda oraria media. Mediamente questo divario retributivo di genere è presente in tutti gli Stati membri, ma varia da paese a paese. Le differenze più ampie si osservano in Estonia (26,9 %), nella Repubblica Ceca (22,5 %), in Germania (22,0 %), Austria (21,7 %) e nel Regno Unito (20,8 %). D’altra parte, le minori differenze di reddito tra le donne e gli uomini si registrano in Lussemburgo e in Italia (entrambi al 5,5 %), in Romania (5,8 %), in Belgio (6,5 %) e in Polonia (7,7 %). A livello d’indicatore non corretto, il divario retributivo fra donne e uomini fornisce un quadro generale delle diseguaglianze di genere in termini di paga oraria. Parte delle differenze di retribuzione si possono spiegare con le caratteristiche individuali delle donne e degli uomini occupati (per es. esperienza e istruzione) e con la segregazione di genere a livello occupazionale (per es. ci sono più uomini che donne in alcuni settori/occupazioni con retribuzioni mediamente più alte rispetto ad altri settori/occupazioni). Di conseguenza il divario retributivo è legato a svariati fattori culturali, legali, sociali ed economici che vanno molto oltre la mera questione di un’uguale retribuzione per un uguale lavoro. Nel confronto sulla paga oraria delle diverse professioni, nel 2014 le donne hanno guadagnato in media meno degli uomini nell’Unione europea in nove gruppi di professioni analizzati .. Questo è accaduto in tutti gli Stati membri, con pochissime eccezioni. La professione che ha registrato le differenze più ampie nella paga oraria (23% più bassi per le donne che per gli uomini) è quella dei manager. Le differenze minori si sono osservate nei lavori impiegatizi (impiegati d’ufficio, segretarie ecc.) e per i lavoratori dei servizi e del commercio (entrambi inferiori dell’8%), due delle professioni con i salari più bassi. In tutti gli Stati membri c’è una percentuale maggiore di donne, rispetto agli uomini, che si occupa della cura dei figli, dei lavori domestici e della cucina. Nel 2016 nell’Ue, il 92 % delle donne tra i 25 e i 49 anni (con figli sotto i 18) si prendono cura dei propri figli quotidianamente, rispetto al 68 % degli uomini. Tra gli Stati membri, le differenze più ampie tra le donne e gli uomini si osservano in Grecia (95 % delle donne e 53 % degli uomini) e a Malta (93 % e 56 %), mentre quelle minori sono in Svezia (96 % delle donne e 90 % degli uomini) e in Slovenia (88 % e 82 %). Riguardo alle attività domestiche e alla cucina, le differenze sono ancora maggiori. Nel 2016 nell’Ue, il 79 % delle donne cucina e/o svolge attività domestiche quotidianamente, rispetto al 34 % degli uomini. Le differenze più ampie tra le donne e gli uomini si registrano in Grecia (85 % delle donne e 16 % degli uomini) e in Italia (81 % e 20 %), mentre quelle più ridotte in Svezia (74 % delle donne e 56 % degli uomini) e in Lettonia (82 % e 57 %).
VERGOGNA,VERGOGNA ,VERGOGNA e disgusto
Alessandra Servidori VERGOGNA;VERGOGNA,VERGOGNA e disgusto per chi fomenta l’antipolitica-25 ottobre 2017
Martedì sera prima serata rai 2 dunque televisione di Stato : la rappresentazione più volgare della politica italiana, con un noto attore che fa anche la pubblicità della pasta nostrana che, come onorevole del parlamento italiano , si fa fare una prestazione orale da una minorenne in un locale attiguo al Vaticano. E poi avanti così tra droga assassini, loschi scambi e degenerazione più trucida, colloqui in locali frequentati da prelati,ecc,ecc, ecc.Il film si chiama Subburra e lungi da me l’atteggiamento moralista( anche se comprensibile) mi chiedo ma perché devo pagare un canone coatto per vedere un film con la presunzione di fare cultura peraltro sostenuto con i soldi di Stato che massacra il nostro Paese? Vergogna, vergogna, vergogna e disgusto
FERMATE IL BULLO GUASTATORE
Alessandra Servidori FERMATE IL BULLO GUASTATORE
La storiaccia di Renzi che prende a sassate Visco e tramite lui Mattarella e Gentiloni e anche Draghi ,è la dimostrazione di quanto questa “classe dirigente” non solo non dirige più niente,ma incapace , è e rimane ostaggio di un giovanotto guastatore che con la sua corte dei miracoli, capeggiata dalla Boschi,dentro fino collo alla questione Etruria con lei per prima, il babbo e il fratello che ne hanno maneggiato risorse, fa emergere ancora una volta una situazione ingestibile e indecorosa per il nostro paese. Prima andiamo al voto e prima forse, ci leviamo di dosso questo stantio puzzo di intrallazzo oltretutto indecente. Se pensiamo che oggi il tg 2 ha aperto il telegiornale con la faccia di Lotti, altro pupillo/ministro indagato, perché ha messo in legge finanziaria un provvedimento per riconoscere ai figli di immigrati sportivi di poter partecipare a campionati italiani mentre a Roma giustamente i terremotati chiedono aiuto per ricostruire portandosi sulle carrette i detriti , ci viene ancora più disgusto. Sì perché come siamo arrivati a questo punto senza cacciare Renzi e i suoi adepti fuori dalla storia del nostro Paese?Sulla questione Bankitalia e Consob e vigilanza ci sono responsabilità evidenti che l’ecumenico Casini non farà mai venire a galla relative alle BAD BANK e di cui il toscanello ha responsabilità grandi.In tempi non recenti feci presente quanta morbosa e delirante gestione del sistema bancario abbiamo potuto subire appunto da BANKITALIA che NON è più la Banca degli Italiani e le rsponsabilità nascoste . Aumenta comunque il debito italiano in questo ultimo mese e non è vero che diminuisce : proprio quello che il governo si deve impegnare ad abbattere - in rapporto al Pil - Secondo il dato comunicato da Bankitalia, a maggio 2017 il debito delle Amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.278,9 miliardi, in aumento di 8,2 miliardi rispetto ad aprile ed è tuttora riconducibile alla spesa della pubblica amministrazione che anziché essere ridimensionata continua a salire,infatti i dati di Bankitalia segnalano l'aumento dello stock di una ventina di miliardi, per colpa del fabbisogno della Pa. E ovviamente non ci possiamo meravigliare se aumentano il discredito di Bruxelles sul rispetto del Patto di stabilità poiché riferito alla correzione del deficit strutturale (che viene calcolato in base ai conteggi dei cosiddetti output gap che l’Italia e alcuni Paesi hanno chiesto di modificare) soprattutto per quanto riguarda il rientro nel 2017-ormai agli sgoccioli- che ad oggi non possiamo dimostrare. Il debito pubblico italiano è il più grande dell’ area euro in termini assoluti e il secondo dietro alla Grecia in termini percentuali se confrontato con il prodotto interno lordo. Non essere riusciti a ridurne il carico è uno dei grandi fallimenti. La vicenda del “salvataggio delle 4 bad bank “ e delle precedenti questioni sollevate sempre da queste pagine in occasione della ricapitalizzazione della Banca d’Italia, ci impone una riflessione seria. La nostra Costituzione –all’art 1 -prevede che lo Stato, come emanazione politica del Popolo, abbia il potere e il dovere costituzionale di esercitare la sovranità politica e monetaria nell'interesse supremo dei cittadini dai quali ha ricevuto il mandato popolare. Se “La Sovranità” appartiene al Popolo, dovrebbe esercitarla anche e sopratutto sulla emissione della propria moneta. In realtà- e le ultime vicende lo dimostrano- lo Stato ha consentito alla Banca Centrale ancora denominata erroneamente Banca d’Italia, controllata da privati, di esercitare in sua vece il potere sovrano di creare moneta e gestire il credito, di conseguenza le banche hanno acquisito il monopolio sull’emissione della moneta e attraverso la gestione “privatistica” del credito e il controllo del debito pubblico,determinano e condizionano il sistema monetario e quindi il destino economico del nostro paese ora è drammaticamente debitore perché attualmente il nostro sistema bancario è in mano a un ristretto gruppo di banchieri privati che, in perfetta sintonia e complicità con la classe politica corrotta e attraverso vari sotterfugi istituzionali, è riuscito ad assumere il totale controllo sull’emissione della moneta divenendo di fatto proprietario e gestore di tutto il denaro in circolazione e rendendo schiavo il popolo. In Italia la Banca Centrale di emissione di banconote è denominata “Banca d’Italia” ma in realtà non è “pubblica” o “dello Stato” come ingenuamente è indotta a credere la gente comune, sopratutto per la generica ma ingannevole definizione di “Istituto di diritto pubblico” contenuta nel suo statuto. La Banca d’Italia in pratica è e si comporta come una S.p.A. ed è gestita da privati e anche se continua ad apparire a tutti come “la Banca Centrale dello Stato Italiano”, in realtà Bankitalia è “di fatto privata” perché controllata per il 90%, attraverso “le quote”, dalle maggiori banche private italiane e da alcune grandi Assicurazioni come “Le Generali” e solamente il 5% di quote è posseduto dall’INPS come “ente pubblico”,e da una parte trascurabile dall’Inail. Tutto ciò è in contrasto con quanto stabiliva lo stesso Statuto di Bankitalia che all’Art. 3, recitava “in ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale di Enti Pubblici. Il 16 dicembre 2006 il Governo Prodi approva una modifica dell’Art. 3 dello Statuto, che ora recita così: “il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Istituto”. Cioè la Banca stessa decide chi può detenere le quote/azioni, sia esso pubblico o privato, senza dover rendere conto di nulla a nessuno. Il gioco è fatto. Così la ricchezza di un Paese prodotta dal Popolo passa in mani altrui,viene massacrato il principio sovrano che la moneta è stata inventata per “agevolare” gli scambi dei beni e dei servizi prodotti col lavoro dai cittadini, quindi la moneta ha valore solo perché gli stessi cittadini la accettano e la fanno circolare usandola come mezzo di scambio dei beni. Le banche non producono nessuna “vera ricchezza” ma solo “l’unità di misura” dei beni oggetto dello scambio, esse creano dal nulla il nostro denaro, ne assumono illecitamente la proprietà e poi ce lo prestano lucrando enormi profitti con l'applicazione di un interesse. Questa è la verità ed è un fatto. E veniamo alla Commissione nazionale per le società e la Borsa (meglio nota come Consob), istituita con la legge 7 giugno 1974, n. 216, è un' autorità amministrativa indipendente , dotata di personalità giuridica e piena autonomia la cui attività è rivolta alla tutela degli investitori –dunque ai cittadini-, all' efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato. Durante tutti questi anni cosa ha fatto? Quando accumulavamo il debito pubblico che oggi pesa come un macigno ? Ovviamente l’ Europa condanna . Le quattro banche salvate dall’Italia, CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria, vendevano alla gente prodotti inadatti guasti ai clienti che probabilmente non sapevano cosa stessero comprando e questo ha avuto conseguenze personali gravissime.E l’Espresso in questi giorni sta dimostrando quanto togliendo ai risparmiatori i banchieri si sono arricchiti, spostando capitali a loro intestati. Così per il furto del risparmio tradito che ha massacrato gli italiani non basterà la Commissione di inchiesta a sistemare questa truffa perpetrata. Noi lo capiamo bene e tolleriamo ancora questo ladrocinio e questo declino della nostra storia?
In onore di DAPHNE
EUROPA è anche la morte orribile di Daphne Galizia
Malta è paese Ue sempre rappresentato come un paradiso terrestre che Daphne Galizia giornalista coraggiosa aveva cominciato a svelare come crocevia di traffici finanziari molto illeciti. Documentazione certa di compromissione della premier dame Muscat su tangenti ,petrolio, fondi stranamente floridi. Nessuno però l’ha saputa difendere e la mafia governativa l’ha fatta saltare in aria; nessuno ha mai detto mezza parola sull’arroganza con cui Malta ha impedito agli immigrati fuggiti dalla guerra e dallo sterminio, di attraccare alle coste maltesi i barconi stracarichi e così almeno salvare quello sterminio di massa di tanti tantissimi bambini nel mediterraneo sempre più rosso di sangue. Ecco che un manto omertoso e silenzioso rischia di nascondere chi ha organizzato l’assalto e chiuso la bocca dell’indipendenza giornalistica. Daphne non era abulicamente “savianesca” e in cerca di pubblicità : aveva cercato e chiesto aiuto alle forze di sicurezza per aver ricevuto minacce da quando,documentata concretamente, aveva dato vita ad una inchiesta internazionale indipendente secondo la quale il mediterraneo e precisamente Malta fa da base per l’evasione fiscale in UE e aveva cominciato ad agitare il sistema finanziario corrotto nel 2016 attraverso documentazione che dimostravano -papers panama- come venne fuori il nome della moglie del candidato premier laburista maltese Muscat, con proprietà nei paradisi off shore : nel giugno 2017 la vittoria di Muscat. Allora è legittimo chiedersi a che barbarie stiamo assistendo ? Anche in Italia i mass media non hanno alcuna intenzione di sfiorare la cancrena in espansione che ha già annientato servitori dello Stato e giornalisti. Già nel 2005 imprenditori italiani attraverso il clan di Casal di Principe riciclavano il proprio tesoro a Malta, aprendo locali notturni, ristoranti e società di gaming: questo, secondo i detective, il piano dei Casalesi e i magistrati che hanno inviato subito una rogatoria alle autorità della Valletta. L’obiettivo : seguire il giro dei soldi , bloccare il riciclaggio. Peccato che la risposta di Malta si è fatta attendere e sempre , e quando arriva risulta incompleta. Il risultato è che del possibile tesoro offshore di Gomorra finora non si è più avuta notizia. Italiani residenti a Malta,azionisti di società sull’isola che non pubblicano bilanci: impossibile dunque sapere quali siano il patrimonio e l’attività economica delle aziende. L’unica certezza è che queste società sono attive. Lo stato della Ue è diventato la meta preferita di tanti connazionali per spostare affari e patrimoni. Un paradiso fiscale a chilometro zero, dove riciclare montagne di denaro frutto di racket, estorsioni, spaccio. Nessuna dogana da superare, nessun aereo da prendere. Bastano un paio d’ore di navigazione da Pozzallo o Portopalo di Capo Passero. Una valigetta piena di contanti, spesso semplicemente un bonifico, e il gioco è fatto. Milioni di euro sporchi investiti nell’economia legale. Ripuliti e fatti fruttare grazie a tasse bassissime, talvolta addirittura nulle. Un sistema sicuro, soprattutto. Perché Malta è un Paese dell’Ue, anche recentemente presidente di turno del Consiglio europeo, dove circola l’euro e nessuno controlla chi arriva dall’Italia. Non c’è dunque bisogno di inventarsi stratagemmi: è sufficiente che le autorità non siano troppo zelanti. E, visto come sono andate le cose finora, qualcuno alla Valletta deve aver chiuso più di un occhio sull’origine dei soldi che negli ultimi anni sono approdati sull’isola. E’ più facile far saltare in aria una coraggiosa giornalista per chiuderle la bocca.
QUI BRUXELLES a voi Roma : differenze di genere
ALESSANDRA SERVIDORI 11 OTTOBRE 2017
Europa :l’indice sull’uguaglianza di genere 2017 misura progressi a passo di lumaca –I risultati presentati il 10 ottobre da EIGE Istituto europeo per l’uguaglianza di genere nell’Unione a Bruxelles sono molto preoccupanti. L’indice si articola in sei domini principali lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute e due domini satellite ,violenza contro le donne e disuguaglianze intersezionali. Esso mette in risalto i campi in cui sono necessari miglioramenti e dovrebbe assistere i decisori politici nell’elaborare misure per la parità di genere più efficaci. L’aggiornamento fornisce il quadro della situazione attuale in Europa,si registrano passi in avanti, ma il progresso complessivo è molto lento. Il punteggio attuale dell’UE è salito di appena quattro punti rispetto a dieci anni fa, attestandosi a 66,2 punti su 100. In cima alla classifica troviamo la Svezia con 82,6 punti, mentre la Grecia è scivolata all’ultimo posto con 50 punti. L’Italia, ha compiuto un passo in avanti, attestandosi al 14° posto nella graduatoria dei 28 paesi.Siamo ancora molto lontani dall’essere una società che ha realizzato la parità di genere; in tutti i paesi dell’Unione europea, ci sono margini di miglioramento. In alcuni ambiti il divario si è addirittura ampliato rispetto a dieci anni fa. L’ indice sull’uguaglianza di genere indica chiaramente se e quanto le politiche governative rispondono efficacemente ai bisogni specifici delle donne e degli uomini. I nuovi risultati dell’indice sull’uguaglianza di genere ci dicono che la diseguaglianza è presente in tutti gli ambiti di vita; ciò significa che l’Europa ha il dovere di agire. La commissione Ue pare sia intenzionata a proporre ulteriori misure per promuovere il ruolo delle donne e assicurare pari retribuzione a parità di mansione. Puntare all’uguaglianza non vuol dire cercare di rendere le donne più simili agli uomini, ma creare un ambiente in cui entrambi i sessi abbiano pari opportunità di scelta e piena partecipazione alla vita sociale, lavorativa e familiare. La spinta maggiore verso la parità di genere nell’ultimo decennio riguarda l’accesso alle posizioni apicali e di governo, soprattutto nel settore privato. E’ quindi dimostrato che la pressione politica e dell’opinione pubblica può essere efficace, poiché ha contribuito a una maggiore presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società private. Tuttavia, sebbene l’uguaglianza di genere nell’accesso ai ruoli decisionali sia migliorata di quasi 10 punti nell’ultimo decennio, attestandosi a 48,5, questo parametro continua a registrare il punteggio più basso. Ciò è in gran parte la diretta conseguenza della diseguale rappresentanza di uomini e donne nella vita politica e rivela una carenza di democrazia nel governo dell’Unione. Quest’anno l’indice sull’uguaglianza di genere presenta una più articolata panoramica della distribuzione del potere. Infatti, oltre a includere i dati relativi ai ruoli decisionali nel settore della politica e dell’economia, l’indagine rivela chi occupa i posti di comando nei media, nella ricerca e nello sport. Sebbene le donne siano in netta maggioranza nei corsi di giornalismo (dove costituiscono i due terzi dei laureati), solo in poche raggiungono posizioni di vertice nel settore dei mezzi di comunicazione. Il potere decisionale nel mondo dei media resta in gran parte in mano agli uomini; basti pensare che le donne rappresentano solo il 22 % dei presidenti dei consigli direttivi delle emittenti pubbliche nell’UE. Nel settore del finanziamento della ricerca, meno di un terzo (27 %) dei direttori degli organismi di finanziamento sono di sesso femminile. La situazione è ancora peggiore nel settore sportivo: le donne detengono appena il 14 % delle posizioni di vertice nelle federazioni sportive di tutt’Europa. In 12 paesi si è registrato addirittura un arretramento in termini di uso del tempo da parte di uomini e donne soprattutto in ambito famigliare. Appena un uomo su tre cucina e svolge lavori domestici quotidianamente, a differenza della grande maggioranza delle donne (79 %). Inoltre, gli uomini hanno più tempo per attività sportive, culturali e ricreative. Le donne migranti hanno un carico di lavoro di cura dei familiari particolarmente alto rispetto alle donne nate nell’UE (rispettivamente, il 46 % e il 38 %).Per la prima volta questa edizione dell’indice mostra anche i divari tra diversi gruppi di donne e uomini. L’età, il livello di istruzione, il paese di nascita, la disabilità e il tipo di famiglia possono rendere la vita di alcuni completamente diversa rispetto al resto della popolazione. Per esempio, i migranti hanno un rischio di povertà doppio rispetto alle donne e agli uomini nati nell’UE. I giovani di sesso maschile valorizzano meno le opportunità di istruzione rispetto alle ragazze, mentre le madri sole hanno maggiori difficoltà nell’accedere ai servizi sanitari e odontoiatrici rispetto alle coppie con bambini. In specifico affrontando solo i risultati inerenti il lavoro che nella graduatorie delle emergenze è al terzo posto in quanto in questi ultimi dieci anni cioè dal 2005 al 2015 ha segnato solo un incremento di 1,5 punti nel punteggio, evidenziamo che Il divario di genere nell’occupazione segna ancora 16 punti e riflette una partecipazione inferiore complessiva nel mercato del lavoro in tutta europa e una maggiore partecipazione al part time di donne rispetto agli uomini. Ancora si registra una partecipazione femminile con scarso livello di istruzione,sono la metà degli uomini poco qualificati e comunque la manodopera femminile con bassi livelli di qualifiche è a rischio elevato di disoccupazione di lunga durata e ha un’occupazione precaria. Molto limitata la partecipazione al mercato del lavoro delle donne con bambini,indipendentemente dal fatto che vivano con un partner o siano donne sole .Il divario di genere ne rapporto segnale ben 11 punti di differenza tra le famiglie monoparentali e 28 punti tra le coppie con bambini e in entrambi i casi il maggior svantaggio è riferito alle donne .La bassa partecipazione al mercato del lavoro è un ostacolo all’obiettivo Europa 2020 che prevede il raggiungimento del 75% di impiego femminile e resta fondamentale un impegno primario nel rafforzare le politiche sociali integrando i principi della parità di genere in tutti i provvedimenti per una occupazione sicura e adattabile , con equi salari e tempi di vita e di lavoro equilibrati. Solo il il 23% delle donne e il 27% degli uomini può richiedere un po 'di tempo durante le ore lavorative a prendersi cura di questioni familiari o personali,considerando che le donne siano caregivers primarie, la sfida nel conseguire l'equilibrio tra vita professionale e vita riguarda principalmente la loro partecipazione nell'occupazione e nella loro condizioni di impiego. La Commissione europea sta approntando nuovi standard per i genitori,per la paternità e la cura che dovrebbero essere recepiti da tutti gli Stati membri dell'UE : misure attraverso il diritto legislativo e non legislativo, l’iniziativa che porta il nome New Start mira ad abilitare genitori e altre persone con responsabilità caregivers per meglio bilanciare la loro occupazione e la vita personale e migliorare la condivisione del lavoro di cura tra donne e uomini. Disposizioni di equilibrio tra vita e lavoro disponibili per tutti e in tutti i settori e nelle professioni potrebbero quindi facilitare la riduzione dei divari e divisioni nell'occupazione. i Settori STEM quindi informatici e digitalizzati, l'istruzione, la salute e le attività sociali rimangono campi dove la segregazione è molto evidente e con quasi nessun cambiamento negli ultimi 10 anni. Occorre affrontare la segregazione di genere nel mercato del lavoro e contemporaneamente nell'istruzione. L 'apprendimento permanente e la formazione relativa ai lavori, come indirizzato in l'Agenda per le nuove competenze per l'Europa, sono un'occasione per affrontare la sovra-e sotto-rappresentazione delle donne e uomini in certi settori e occupazioni.