IA ..... adesso e quello che verrà
Alessandra Servidori AI…….....
L’Intelligenza Artificiale e il mio sentire femminile di persona già adulta da un bel po’ e sempre alla ricerca delle opportunità che può rappresentare l’evoluzione delle nuove tecnologie : impegnata nello studio costante di quello che è stato che è e che verrà. E poi che non sono ancora disabile.
Già nel 2020 l’Unesco aveva lanciato l’allarme scrivendo che l’AI ha il potere di «diffondere e rafforzare gli stereotipi e i pregiudizi di genere, che rischiano di emarginare le donne su scala globale» facendole rimanere indietro nella sfera economica, politica e sociale. L’AI è una novità deflagrante che deve essere compresa nei suoi limiti, rischi, potenzialità, Parlare di AI e innovazione potrebbe sembrare una contraddizione. Se nei paesi in via di sviluppo il digital gender gap si manifesta come mancato accesso alle tecnologie digitali, nelle economie avanzate si traduce in scarsa presenza femminile nelle carriere e nell’imprenditorialità digitali e abbiamo bisogno di studiare gli effetti amplificanti della IA sul rafforzamento di bias e comportamenti non inclusivi. E infatti non solo come donna l’IA, se non progettata con una prospettiva inclusiva, rischia di perpetuare gli stereotipi di genere e di ampliare le disuguaglianze esistenti. Ma è anche una immensa opportunità da osservare senza timori,vero anche se francamente la temo e mi devo affrancare. L’aiuto dell’Intelligenza Artificiale sta diventando sempre più importante nell’ottimizzazione dei processi, nell’elaborazione intelligente dei flussi informativi e, alla fine, nel rendere più agili le decisioni. I dati confermano il gap di genere delle materie STEM: solo il 43% delle donne italiane possiede competenze digitali di base, contro una media europea del 52%. Inoltre, le donne sono sottorappresentate nei ruoli decisionali nell’ambito dell’IA, sia nella ricerca che nell’industria con una presenza pari al 10% e secondo Bureau Veritas Italia , la quantità di donne professioniste dell’ICT è ferma al 16% da 10 anni. Allora cominciamo con il dire che l’IA apprende dai dati che le forniamo, nutrendosi in particolare di dati provenienti da Internet, dove gli stereotipi di genere sono ancora purtroppo presenti, il rischio è che possa assorbirli e perpetuarli. Modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) possono produrre contenuti sessisti, anche la terminazione legata al lavoro e al welfare essendo la maggior parte degli algoritmi scritta da uomini, le donne e le persone con fragilità sono prese poco o nulla in considerazione nel campo dell’IA. L’impatto sul lavoro è quello che forse preoccupa di più certamente per rischi e opportunità: l’IA sostituirà alcune funzioni, alcuni compiti che svolgiamo attualmente,chi ha difficoltà con una particolare abilità ora può ottenere e riuscire meglio in quel particolare compito come parlare un’altra lingua, essere più creativo ,poi certo grazie all’IA nasceranno nuove regole e nuovi compiti da svolgere e quindi nuove opportunità per tutti noi ma i problemi di formazione per le giovani donne l’entrata e la permanenza nel mercato del lavoro se non sostenuta da integrazioni potenti di strumenti vantaggiosi-almeno fino a che non diventa strutturale il recupero- riprodurrà ancora le stesse forbici di genere. L’equilibrio tra vita e lavoro – è una delle cifre del nostro tempo. un principio divenuto di grande attualità, in un momento storico in cui lo sviluppo tecnologico ha reso più labile il confine tra vita professionale e vita privata. Ma il discorso sul work life balance comprende anche tutte quelle attività relative alla cura delle persone (bambini o anziani) o alla gestione della vita quotidiana, e che dunque toccano direttamente temi come la parità di genere, i bisogni dei caregiver, e il diritto alla genitorialità. Le politiche pubbliche devono fare la loro parte ma molto possono fare le aziende per agevolare l’aiuto familiare per nascite, la parità tra i sessi, il contrasto alla povertà, la salute durante la maternità e i diritti sociali. Si devono fare politiche attive con piani di esistenza e non solo di assistenza. Bisogna reimmaginare un sistema di long care che sia sostenibile. Ci sono tanti fronti aperti di riforma, che riguardano l’introduzione di un sistema misto previdenziale, pubblico e complementare, oltre alla volontà di avere un Codice del terzo Settore, asset strategico del nostro Paese, allo scopo di semplificare i processi amministrativi e operativi, facilitare e incentivare i tanti volontari attivi, spina dorsale delle politiche sociali promuovendo con le istituzioni le nuove politiche di welfare generativo, in risposta alle esigenze sempre più diversificate di lavoratori, famiglie, anziani, caregiver, persone con fragilità. La platea dei bisogni negli ultimi anni si è ampliata con un livello maggiore di complessità che va governato con strumenti nuovi e soprattutto con una progettualità concreta. E ‘un tema di grande rilevanza: i genitori e i caregiver nel mondo del lavoro, un argomento che tocca la vita di milioni di persone. E siamo ben consapevoli che nel mercato digitale ( sono tanti e diversi) per esempio la sfida è conciliare la promozione della concorrenza con la sicurezza informatica e la formazione consapevole dei cittadini e cittadine perché il mercato vastissimo entra nella sua fase di attuazione, la Commissione europea sta verificando se le soluzioni proposte dalle aziende tecnologiche dominanti sono conformi agli obblighi regolamentari. Tuttavia, questo processo sta facendo emergere nuove preoccupazioni su potenziali effetti collaterali e conseguenze indesiderate. Una di queste preoccupazioni è che le misure a favore della concorrenza possano indebolire l'integrità e la sicurezza delle piattaforme, esponendo gli utenti finali a violazioni dei dati, truffe e rischi per la privacy. Infatti, le linee guida sono state redatte con un approccio indipendente dal modello di business interessato e, pertanto, i mercati digitali sono soggetti ai medesimi obblighi indipendentemente dal modello di business adottato e bisogna saper affrontare problemi di sicurezza e rendere possibile trovare soluzioni per promuovere la concorrenza senza compromettere la sicurezza. E prima ancora intervenire per rendere equilibrato il contenuto nel merito dei processi dei contenuti diversificati per utenze. Il policy making, infatti, è l’arte di bilanciare interessi altrettanto rilevanti, sebbene contrastanti. Pertanto, i cd policy maker non dovrebbero favorire un obiettivo a scapito di un altro. In questo scenario, sarebbe ugualmente inaccettabile promuovere la concorrenza trascurando i rischi per la sicurezza o, al contrario, dare la priorità alla protezione dei consumatori trascurando la necessità di favorire la concorrenza. Dunque continuiamo a studiare e impegnarci a capire per intercettare opportunità e difficoltà perché è l’unico modo per procedere verso la responsabilità condivisa e non vittimizzare sul nuovo che avanza.