Invito per parlare insieme di caregiver-20 febbraio 2018
"UBI SOCIETAS, IBI IUS"- "UBI IUS, IBI SOCIETAS"
LE FONDAMENTA DEI DIRITTI DEI CAREGIVER FAMILIARI
DAL DIRITTO OGGETTIVO AL DIRITTO SOGGETTIVO
(LEGGE 27 DICEMBRE 2017, N. 205 - COMMA 255)
Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro -presso il Senato della Repubblica
Piazza Capranica 72, Roma - 20 febbraio 2018 - ore 10 - 14
Con l'approvazione del comma 255 inserito nella Legge di Bilancio per il 2018 con l'emendamento 30.0.2 (testo4), sottoscritto da oltre 155 Senatori della Repubblica, l'Italia riconosce, dopo oltre 20 anni la figura del Caregiver familiare, allineandosi ad altri paesi europei ed extraeuropei. Questa importante vittoria del diritto, offre al legislatore una nuova pagina in bianco tutta da scrivere.
modera l’incontro Paola Severini Melograni |
Legge 205/2017, co. 255 Si definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell'altra parte dell'unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati dall'articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18. |
Paolo Mazzoli |
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Professore aggregato presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” |
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Alessandra Servidori |
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Presidente Nazionale TUTTEPERITALIA |
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Gianluca Abbate |
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Presidente Commissione Terzo Settore - Consiglio Nazionale Notariato |
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Simona Bellini |
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Presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili (CNFD) |
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Anna Cinzia Bonfrisco |
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senatrice, coofirmataria del progetto di Legge 2128, Candidata al Senato per la Lega |
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Anna Maria Bernini |
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senatrice, coofirmataria del progetto di Legge 2128, Candidata al Senato per Forza Italia |
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Interventi del pubblico |
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Conclusioni |
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Laura Bignami |
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senatrice, prima firmataria dell'emendamento 30.0.2 e del progetto di Legge 2128 |
Accredito obbligatorio R.S.V.P. : Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. |
Il problema gravissimo dell'abbandono e della dispersione scolastica
Alessandra Servidori Istruzione : il problema gravissimo della dispersione e abbandono scolastico-17 febbraio2018
La dispersione scolastica è ancora un problema enorme per i nostri giovani :Il rapporto MIUR di gennaio “Una politica nazionale di contrasto del fallimento formativo e della povertà educativa”, ha fotografato la situazione– evidentemente inascolato leggendo i programmi di tutte le forze politiche-con l’obiettivo di proporre alle forze politiche e sociali un’azione sinergica per superare le incoerenze tra misure progettate e interventi attuati e di dirigere verso l’obiettivo risorse pubbliche e private. L’azione di “unità nazionale” dovrebbe portare a contenere al di sotto del 10% in tutte le aree del Paese i tassi di abbandono dei percorsi di istruzione e formazione (pari al 13,8% nel 2016), e ciò è possibile solo mettendo in campo nuove politiche di contrasto, modulate attraverso l’attività di una rete nazionale di esperti coordinata dal Governo. Il documento analizza le cause del fenomeno del fallimento formativo, che si manifestano in forme diverse: abbandono vero e proprio, assenteismo, uscita precoce dal sistema formativo, deficit delle competenze di base per un esercizio pieno del diritto di cittadinanza. La fonte di riferimento è l’indagine triennale che l’OCSE svolge nell’ambito del Programme for International Students Assessment (PISA), giunto alla settima edizione su più di 80 Paesi; essa misura l’insieme di conoscenze e competenze necessarie per la piena partecipazione alla società contemporanea raggiunto degli studenti di 15 anni, ossia da quella classe demografica prossima a completare il ciclo scolastico obbligatorio. La valutazione è su ambiti di competenza considerati fondamentali (literacy scientifica: abilità a confrontarsi con questioni/idee di tipo scientifico; literacy di lettura: capacità di comprendere e usare testi scritti per raggiungere obiettivi e sviluppare il proprio potenziale; literacy matematica: capacità di usare e interpretare la matematica per comprendere, descrivere e spiegare fenomeni), e in domini innovativi: l’analisi del 2015, l’ultima, ha inserito la capacità di problem solving collaborativo. Dalle serie storiche dei dati PISA e dagli ultimi dati disponibili, richiamati nel rapporto MIUR 2018, emerge la debolezza degli studenti italiani nelle cosiddette competenze irrinunciabili, per lo più correlata all’origine familiare e territoriale, a condizioni di marginalità sociale/culturale delle famiglie di appartenenza. La prevedibile correlazione tra condizioni socio-economiche di partenza e rischio di non raggiungere una sufficiente misura di competenze indispensabili all’esercizio pieno del diritto di cittadinanza è confermata dalla rilevazione. I dati PISA 2015 mostrano che un terzo degli studenti quindicenni italiani non raggiunge un livello di competenze sufficiente in almeno due dei tre ambiti fondamentali: uno studente su quattro non raggiunge le competenze minime in matematica (fare calcoli semplici, elaborare dati e utilizzare formule matematiche elementari); uno studente su cinque ha difficoltà ad analizzare e comprendere testi scritti. In termini assoluti, e con i limiti derivanti dalla difficoltà di rilevare anche i passaggi da scuola a scuola o dalla scuola alla formazione professionale, il MIUR calcola in 23.000 gli alunni a rischio dispersione nella scuola secondaria di I grado e in 112.000 quelli nella scuola secondaria di II grado. I dati sono più consistenti rispetto alle rilevazioni precedenti e molto allarmanti: è preoccupante l’abbandono della scuola durante il primo ciclo dell’istruzione obbligatoria, più consistente al Sud (soprattutto in Sicilia e Campania), fra i maschi, più spesso di origine straniera (3,3 gli stranieri e 0,6 degli italiani) e fra i ripetenti. Solo in alcune aree del Paese la scuola e gli interventi sociali ottengono risultati apprezzabili nel sostenere gli studenti ad affrancarsi dalle condizioni di partenza: nelle regioni del Nord gli studenti che non raggiungono le competenze minime sono il 26%, al Sud il 44%. I dati peggiorano significativamente se si tratta di stranieri, soprattutto di prima generazione. Questa fotografia è confermata dalle periodiche indagini INVALSI condotte su altri gradi e ordini di studio. Il fenomeno del fallimento formativo ha conseguenze che impattano non soltanto sulle future opportunità professionali individuali, ponendo le premesse della marginalità sociale, di una minore aspettativa di vita, di un più elevato maggiore rischio sanitario e di tossicodipendenza, sul piano dei singoli individui. L’abbandono si trasforma in un costo per il Paese in termini di minore crescita economica e coesione territoriale e sociale, e più elevata spesa pubblica per sanità, sicurezza e spesa sociale.
VISCO agli operatori finanziari : Bcc va tutto bene. Ma no forse no
Alessandra Servidori VISCO agli operatori finanziari : Bcc va tutto bene. Ma no forse no 10-2-2018
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco all’Assiom-Forex di Verona ha cercato di spiegare agli operatori finanziari italiani che la preparazione della costituzione dei gruppi cooperativi delle Bcc va accelerata, con il pieno sostegno alle future capogruppo da parte delle affiliate con piani industriali che dovranno garantire il rapido raggiungimento degli obiettivi che la riforma si è prefissata. In sostanza la Banca centrale europea,sta preparando una operazione di test e di controlli che si dovrebbero tenere entro il primo semestre 2018 per un esame mirato alla qualità di crediti delle banche in vista della costituzione dei grandi gruppi destinati ad assorbirli. Dunque per l’Italia la sfida è nell’apertura al mercato dei capitali, robustezza degli assetti di governo societario e di controllo interno, efficienza allocativa e operativa, riduzione dei crediti deteriorati, perché ritardi o resistenze al cambiamento finirebbero con il compromettere il successo della riforma che prevede nella UE una profonda revisione dei modelli di operatività delle banche, in Italia come in tutta Europa, et resta inevitabile. Gli intermediari devono agire su più fronti per recuperare redditività e capacità competitiva: comprimere ulteriormente i costi realizzando operazioni di aggregazione o iniziative di tipo consortile che consentano di sfruttare sinergie di costo e di ricavo e irrobustendo il comparto tecnologico. Ma vero è che con grande fatica pare che le crisi bancarie siano per ora «sterilizzate», la ripresa economica, seppure non agli stessi livelli degli altri Paesi europei timidamente prosegue, i partiti euroscettici hanno mutato la loro posizione e dalla Commissione d’inchiesta sono arrivate critiche e comunque se non atti d’accusa espliciti. a Banca d’Italia ,con nubi e rischi dal comparto bancario e finanziario non di poco conto. Il sistema finanziario e bancario italiano è comunque in terapia intensiva dopo avere vissuto l’incubo di una crisi sistemica a causa di Mps e delle banche venete nel 2017 e la montagna di crediti deteriorati. Certo però la vigilanza Bce, stoppata nel suo blitz di imporre tramite l’addendum coperture più elevate, non demorde nella pressione sulla dismissione dei crediti, a fronte di una Banca d’Italia più prudente. E anche il mercato e le agenzie di rating stanno sottolineando la necessità per gli istituti italiani di accelerare o ampliare i programmi di dismissione. Il ritiro graduale del Qe, le voci ricorrenti di un tetto ai titoli di stato e i tassi ancora a zero sono inoltre tutte minacce a bilanci bancari. Filiali e personale sono state pesantemente tagliati in Italia (a volte più che in altri paesi) con risparmi notevoli ma si fatica ancora in molti casi a riorientare il personale sulle nuove figure professionali ora necessarie..La redditività delle maggiori banche italiane è moderatamente migliorata. Ma una profonda revisione dei modelli di operatività delle banche, in Italia come in tutta Europa, resta inevitabile. Gli intermediari devono agire su più fronti per recuperare redditività e capacità competitiva comprimendo ulteriormente i costi. Non dimentichiamo il recente passato in cui Renzi ha giocato una partita anomala sulle banche. Pur di non dover spiegare al Paese che sulla ricapitalizzazione di Mps sarebbe potuta intervenire una garanzia pubblica, ha dismesso un ottimo manager come Viola, ha consegnato la banca più antica del mondo a Jp Morgan, con parcelle da pagare altissime, ha rinviato i problemi addossandoli tutti al referendum. Senza l’ombrello della Bce chissà che sarebbe successo. Ricordiamoci le difficoltà su credito cooperativo, il fatto che la situazione dei crediti incagliati non sia migliorata nonostante GACS 1 e 2, come l’istituzione del Fondo Atlante 1 e 2. Bisogna mettere in chiaro che le banche non sono “ladre”, ma che dovrebbero svolgere un’attività essenziale di collegamento tra finanza, imprese e cittadini. E che se ci sono stati errori devono essere puniti, ma che non si può fare di tutta l’erba un fascio. Anche sul piano finanziario mancano le idee, la capacità di fare un discorso di verità, un progetto politico. Da una parte c’è la narrazione, falsa, in cui “va tutto bene”. Dall’altra una semplificazione che se la prende con Europa, euro, Merkel, immigrati, globalizzazione, banche e presunti poteri forti e che crede si possano risolvere solo con gli anatemi e dicendo no a tutto. E’ necessario che chi governerà il nostro paese elabori una piattaforma politica, possibilmente che possa riunire le energie migliori italiane attraverso la fusione delle migliori risposte liberali e keynesiane nel senso di un vantaggio potenziale della democrazia rispetto alla tecnocrazia ai problemi della modernità
Familiari dei disabili : Germania maestra
Alessandra Servidori
Anche per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici che curano la disabilità di un familiare la Germania è ottima maestra
Una settimana da 28 ore di lavoro, per chi deve assistere parenti e bambini. È il trofeo del sindacato tedesco Ig Metall, che ha riportato una vittoria importante nella vertenza che si è conclusa con una vittoria per tutti coloro che sono chiamati caregiver ma altro non sono che i familiari delle persone disabili. E questo proprio nelle ore in cui a Berlino si trattava ad oltranza per dare al Paese un governo firmato da una nuova edizione della Grosse Koalition.La sigla che raccoglie i lavoratori del comparto metallurgico ed elettrico – 3,9 milioni a livello federale – è riuscita ad imporsi, in un accordo pilota valido per ora solo per il Land del Baden-Wuerttenberg, portando a casa non solo un aumento salariale del 4,3% a partire da aprile, ma anche la misura che aveva fatto più discutere, che consente una notevole riduzione dell’orario di lavoro. Le regole nuove valgono per 900 mila dipendenti del settore. Tutti coloro che abbiano la necessità di assistere parenti anziani o malati o bambini, avranno diritto a chiedere la settimana da 28 ore, per un periodo che vada da un minimo di 6 a un massimo di 24 mesi. Successivamente il dipendente tornerà automaticamente alle 35 ore previste dal contratto originario. Chi sceglierà questa opzione vedrà un taglio proporzionale in busta paga. Ma potrà essere compensato con 8 giorni di ferie lavorative. E c è in compenso, la possibilità per le imprese di aumentare i contratti di 40 ore pattuiti finora coi loro impiegati. Una ottima pratica di sussidiarietà tra lavoratrici e lavoratori responsabili e solidali. Arriva così dalla Germania il riconoscimento concreto del lavoro invisibile dei caregivers familairi - l'ennesimo termine anglosassone che indica "colui che si prende cura", che assiste un congiunto ammalato e/o disabile - familiari che si dedicano ai pazienti con demenza, che sono la grande maggioranza anche in Italia. Si tratta in genere di donne (74%), di cui il 31% di età inferiore a 45 anni, il 38% di età compresa tra 46 e 60, il 18% tra 61 e 70 e ben il 13% oltre i 70.Sono uomini e donne che si assumono, per amore, l'impegno di assistere un familiare non autosufficiente. Una mole di lavoro e di sostegno che l'Italia, unico tra i paesi europei, non riconosce né tutela. In Germania il sistema sanitario-assicurativo dà diritto a chi assiste un familiare disabile a contributi previdenziali garantiti, se l'assistenza supera le 14 ore alla settimana, e a una sostituzione domiciliare in caso di malattia. Forme di assicurazione contro gli infortuni e di previdenza sono concesse anche ai caregiver francesi, che in diversi casi hanno diritto pure a un'indennità giornaliera, e a quelli spagnoli, che continuano a recepire contributi anche in caso di interruzione del proprio lavoro. Persino la Grecia dà diritto, al caregiver familiare, al prepensionamento dopo 25 anni di contributi versati. Un caregivers, in caso di disabilità grave, vive una realtà che pochi riuscirebbero a tollerare. Unico ritorno, altissimo, un amore che nessuno immagina, ma che non basta a preservare dall'usura e dalla povertà. Solo nell’ultima legge finanziaria attraverso una proposta di legge-rimasta appunto solo una proposta- si sono stanziati 60 milioni per un ipotetico regolamento che nel triennio possa individuare i criteri per l’accesso ad un fondo di sostegno ai familiari dei disabili. Nè è stato previsto l’inserimento dei caregivers tra le categorie salvaguardate dalla Riforma Previdenziale divenute 15 per l’accesso al pensionamento previsto. Persino l’aggiornamento degli indicatori ISEE aveva computato tra i redditi della famiglia anche indennità e pensioni riconosciute a persone non autosufficienti: ma un gruppo di cittadini, prevalentemente persone con disabilità e caregiver familiari, ha promosso un ricorso contro questo iniquo provvedimento giungendo ad alcune sentenze, recentemente pronunciate dalla Magistratura, che hanno dato loro ragione. L’assistenza ad un proprio familiare è’ un impegno totalizzante : non prevede retribuzione, contributi, riposo o giorni di malattia, neppure quando diventa così totalizzante da comportare il licenziamento dall'occupazione ufficiale e sarebbe interessante misurare quanto il tempo sottratto al lavoro e dedicato alla cura incide sul PIL e sostituisce l’impegno dello Stato verso un welfare di tutela. Neppure quando chi assiste ha bisogno a sua volta di curarsi è prevista una agevolazione. La pensione di invalidità e l'indennità di accompagnamento (erogate solo quando c'è una disabilità certificata al 100%), oltre a prevedere somme ridicole, sono destinate solo alla persona, non alla famiglia, che ha anche altri bisogni oltre a quelli di cura del suo componente più debole. La stessa Corte di Giustizia europea ha stabilito che il divieto di discriminazione per ragioni di disabilità si applica non solo alla persona interessata, ma anche a chi l'assiste. In molti Stati, del resto, sono già previsti benefit e contributi previdenziali per i caregiver. Al presidente Mattarella già dal 2015 è stato richiesto dall’associazione dei familiari il rispetto dei diritti umani fondamentali delle persone che tanto si impegnano per i loro cari e per la società tutta e anche in concomitanza alle elezioni del 4 marzo si è chiesto al Presidente della Repubblica un atto per salvaguardare il diritto al voto dei familiari al capezzale dei loro cari. Anche perché il dovere di presa in carico dovrebbe spettare a tutta la collettività, come accade nei Paesi più civili. Il potere legislativo e molte istituzioni coinvolte, tranne rari casi di Regioni virtuose, non ha sortito alcuno di quegli effetti che sarebbero stati considerati doverosi altrove. L’Associazione ha depositato una petizione al Parlamento europeo perché apra una procedura di infrazione contro l'Italia per il mancato rispetto dei diritti umani. Possibile non ribellarsi a questa disumanità?
I dati non confortanti di istat su l'economia e il lavoro nostrano
Alessandra Servidori
Economia e lavoro italiano : notizie da studiare in attesa di andare alle urne.
La situazione economica italiana non è delle più confortanti, anzi.’Istat rileva un calo della fiducia dei consumatori e delle imprese per il mese di gennaio e sono 5, 3 milioni i lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale. In particolare, l'indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce, passando da 116,5 a 115,5 rimanendo in linea con il livello mediamente registrato da settembre 2017, mentre l'indice composito del clima di fiducia delle imprese mostra un calo più marcato (da 108,7 a 105,6) in larga misura determinato dalla flessione nei servizi. La manifattura, invece, mostra una sostanziale tenuta. La contrazione nei servizi è condizionata dal netto ridimensionamento della fiducia nel turismo che segue la forte accelerazione del secondo semestre 2017.La flessione del clima di fiducia dei consumatori è essenzialmente dovuta alla diminuzione della componente economica (da 142,9 a 141,1) e di quella futura (da 121,3 a 120,9); invece, la componente personale e quella corrente aumentano (da 106,9 a 107,6 e da 112,0 a 112,8, rispettivamente).Più in dettaglio, si evidenzia un peggioramento delle aspettative sulla situazione economica del paese nonché un aumento delle aspettative sulla disoccupazione; a livello personale, i giudizi sulla situazione economica della famiglia peggiorano mentre le aspettative sono in lieve recupero.Con riferimento alle imprese, nel mese di gennaio il clima di fiducia cala in misura contenuta nel settore manifatturiero (da 110,3 a 109,9), mentre più marcata è la flessione nei servizi (da 108,7 a 105,7) e nel commercio al dettaglio (da 112,0 a 108,6). Timidi segnali positivi provengono dal settore delle costruzioni dove il clima aumenta da 127,1 a 129,2. Nel comparto manifatturiero si segnala un lieve peggioramento dei giudizi sugli ordini con scorte di magazzino giudicate in accumulo; invece, le attese sulla produzione tornano ad aumentare dopo il calo subìto alla fine del 2017. Nelle costruzioni l'aumento dell'indice è trainato dall'aumento delle aspettative sull'occupazione. La diminuzione dell'indice nei servizi riflette un forte ridimensionamento della fiducia nel turismo mentre migliora la fiducia nei servizi alle imprese e nell'informazione e comunicazione. Nel commercio al dettaglio il peggioramento della fiducia è determinato da un forte aumento del saldo relativo alle scorte di magazzino in presenza di aspettative sulle vendite future in calo; i giudizi sulle vendite correnti rimangono sostanzialmente stabili. Complicata è anche la situazione contrattuale delle forze lavoro: ’Istat, a fine dicembre 2017 sono 35 i contratti in attesa di rinnovo, relativi a circa 5,3 milioni di dipendenti (41,3%). Il dato è resta invariato rispetto al mese precedente. L'attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 71,5 mesi. L'attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 29,5 mesi, in crescita rispetto a un anno prima (27,1).Nel periodo ottobre-dicembre non sono stati recepiti nuovi accordi e nessuno è venuto a scadenza. Complessivamente nel 2017 sono stati recepiti 16 contratti a cui fanno riferimento circa 1,2 milioni di dipendenti.Alla fine di dicembre 2017 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano 7,6 milioni di dipendenti (58,7% del totale) e corrispondono al 55,8% del monte retributivo osservato.L'attesa è in forte aumento rispetto allo stesso mese del 2016 (53,7). Con riferimento al solo settore privato la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 24,1%, invariato rispetto al mese precedente e in diminuzione rispetto a dicembre 2016 (36,1%); i mesi di attesa per i dipendenti con il contratto scaduto sono 41,8, mentre l'attesa media è di 10,1 mesi considerando l'insieme dei dipendenti del settore.A dicembre l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,7% nei confronti di dicembre 2016. Nella media del 2017 la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,6% rispetto all'anno precedente. A dicembre le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,8% per i dipendenti del settore privato (0,5% nell'industria e 1,0% nei servizi privati) e una variazione dello 0,5% per quelli della pubblica amministrazione. I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: forze armate (3,0%) e forze dell'ordine (2,7%). Si registrano variazioni nulle negli altri comparti della pubblica amministrazione e nei settori dei pubblici esercizi e alberghi, dei servizi di informazione e comunicazione, delle telecomunicazioni. Si osserva una diminuzione nel settore dell'acqua e servizi di smaltimento rifiuti (-0,9%).
Donne e elezioni i passi indietro trasversali contro la democrazia rappresentativa.
Alessandra Servidori
Donne e elezioni i passi indietro trasversali contro la democrazia rappresentativa. Non c’è colore diverso : tutti uguali i partiti e tutti uniti a restringere gli eventuali spazi per le donne nelle liste e nelle sedi istituzionali. E non solo.
I penta stellati hanno approvato il 30 gennaio, con la seconda votazione a maggioranza assoluta il nuovo Statuto di Roma Capitale e un ridimensionamento delle percentuali di genere nelle giunte comunali e municipali introdotte nel 2013 . L’ipocrita passo indietro sulla composizione delle Giunte rispetto alle percentuali dei generi, portate dal 50 al 40 per cento, senza che nessuna legge nazionale lo prescrivesse (il 40 % introdotto dalla Legge Delrio è infatti una soglia minima) e soprattutto senza che lo stesso Statuto del 2013 rendesse quel “50 e 50″ vincolante, dato che si poteva derogare con il solo obbligo della motivazione .Anzichè una democrazia sempre più partecipata, basata su un’ampia informazione della cittadinanza e su un dibattito pubblico aperto a tutti, a partire dalle tante realtà della società civile, i 5 stelle finiscono con il confezionare una “democrazia diretta” a misura loro, dei loro punti programmatici, delle loro piattaforme, dei loro attivisti sempre più maschili in maggioranza.
Forza italia in Campania ha lasciato penalizzare la De Girolamo nella posizione della lista promuovendo un tizio molto chiacchierato e pluriindagato per non parlare del recupero calabrese dell’ultrasettantenne Golfo messa in lista in Lazio che si è sempre autopromossa nella Legge sulle quote a scapito della parlamentare Pd Mosca, preoccupandosi di far apparire la Fondazione Bellisario ( anche questo nome molto abusato).Tale candidatura non portera’ certamente acqua alla tanto conclamata politica di rinnovamento ma solo ed esclusivamente opportunismi personali già vissuti e visti.
Il PDR (partito democratico renziano) ha scelto colpevolmente di accollarsi la candidatura del clericalichissimo Casini in Emilia Romagna a scapito di Francesca Puglisi che ha invece dimostrato sempre in tutti questi anni di saper stare sul territorio emiliano e romano con quel rigore che si chiede – e spesso non si ha- di rappresentare anche le problematiche del territorio e delle donne.
IL PARTITO REPUBBLICANO insieme ai Verdiniani Avevano promesso e stabilito che Francesco Comellini ,brava persona, che ha combattuto per il riconoscimento dei diritti civili degli omosessuali e dei caregivers , fosse capolista nel Lazio ,poi nella notte hanno ribaltato il tavolo e lo hanno retrocesso costrigendolo alla ritirata.
E non è finita qui , si potrebbero fare tanti esempi, ma le urne parleranno e allora…..
La democrazia o è di tutti e meritocratica, o non è democratica.
ECONOMIA E LAVORO non stanno bene
Alessandra Servidori
Economia e lavoro italiano : notizie da studiare in attesa di andare alle urne.
La situazione economica italiana non è delle più confortanti, anzi.’Istat rileva un calo della fiducia dei consumatori e delle imprese per il mese di gennaio e sono 5, 3 milioni i lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale. In particolare, l'indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce, passando da 116,5 a 115,5 rimanendo in linea con il livello mediamente registrato da settembre 2017, mentre l'indice composito del clima di fiducia delle imprese mostra un calo più marcato (da 108,7 a 105,6) in larga misura determinato dalla flessione nei servizi. La manifattura, invece, mostra una sostanziale tenuta. La contrazione nei servizi è condizionata dal netto ridimensionamento della fiducia nel turismo che segue la forte accelerazione del secondo semestre 2017.La flessione del clima di fiducia dei consumatori è essenzialmente dovuta alla diminuzione della componente economica (da 142,9 a 141,1) e di quella futura (da 121,3 a 120,9); invece, la componente personale e quella corrente aumentano (da 106,9 a 107,6 e da 112,0 a 112,8, rispettivamente).Più in dettaglio, si evidenzia un peggioramento delle aspettative sulla situazione economica del paese nonché un aumento delle aspettative sulla disoccupazione; a livello personale, i giudizi sulla situazione economica della famiglia peggiorano mentre le aspettative sono in lieve recupero.Con riferimento alle imprese, nel mese di gennaio il clima di fiducia cala in misura contenuta nel settore manifatturiero (da 110,3 a 109,9), mentre più marcata è la flessione nei servizi (da 108,7 a 105,7) e nel commercio al dettaglio (da 112,0 a 108,6). Timidi segnali positivi provengono dal settore delle costruzioni dove il clima aumenta da 127,1 a 129,2. Nel comparto manifatturiero si segnala un lieve peggioramento dei giudizi sugli ordini con scorte di magazzino giudicate in accumulo; invece, le attese sulla produzione tornano ad aumentare dopo il calo subìto alla fine del 2017. Nelle costruzioni l'aumento dell'indice è trainato dall'aumento delle aspettative sull'occupazione. La diminuzione dell'indice nei servizi riflette un forte ridimensionamento della fiducia nel turismo mentre migliora la fiducia nei servizi alle imprese e nell'informazione e comunicazione. Nel commercio al dettaglio il peggioramento della fiducia è determinato da un forte aumento del saldo relativo alle scorte di magazzino in presenza di aspettative sulle vendite future in calo; i giudizi sulle vendite correnti rimangono sostanzialmente stabili. Complicata è anche la situazione contrattuale delle forze lavoro: ’Istat, a fine dicembre 2017 sono 35 i contratti in attesa di rinnovo, relativi a circa 5,3 milioni di dipendenti (41,3%). Il dato è resta invariato rispetto al mese precedente. L'attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 71,5 mesi. L'attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 29,5 mesi, in crescita rispetto a un anno prima (27,1).Nel periodo ottobre-dicembre non sono stati recepiti nuovi accordi e nessuno è venuto a scadenza. Complessivamente nel 2017 sono stati recepiti 16 contratti a cui fanno riferimento circa 1,2 milioni di dipendenti.Alla fine di dicembre 2017 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano 7,6 milioni di dipendenti (58,7% del totale) e corrispondono al 55,8% del monte retributivo osservato.L'attesa è in forte aumento rispetto allo stesso mese del 2016 (53,7). Con riferimento al solo settore privato la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 24,1%, invariato rispetto al mese precedente e in diminuzione rispetto a dicembre 2016 (36,1%); i mesi di attesa per i dipendenti con il contratto scaduto sono 41,8, mentre l'attesa media è di 10,1 mesi considerando l'insieme dei dipendenti del settore.A dicembre l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie è aumentato dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,7% nei confronti di dicembre 2016. Nella media del 2017 la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,6% rispetto all'anno precedente. A dicembre le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,8% per i dipendenti del settore privato (0,5% nell'industria e 1,0% nei servizi privati) e una variazione dello 0,5% per quelli della pubblica amministrazione. I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: forze armate (3,0%) e forze dell'ordine (2,7%). Si registrano variazioni nulle negli altri comparti della pubblica amministrazione e nei settori dei pubblici esercizi e alberghi, dei servizi di informazione e comunicazione, delle telecomunicazioni. Si osserva una diminuzione nel settore dell'acqua e servizi di smaltimento rifiuti (-0,9%).
Italia invisibile a DAVOS
Alessandra Servidori
L’Italia invisibile tra le bianche nevi svizzere www.formiche.net
Mentre il nuovo imperatore dell’America veniva osannato a Davos dalla potente lobby imprenditoriale che, prima di lui aveva ospitato solo Clinton,l’Italia è scomparsa tra le braccia rassicuranti di Berlino e Parigi che se la contendono per rafforzare la loro asse franco/tedesca in Europa.Ma noi, tutto sommato in questo momento di incertezza politica con il trio Mattarella, Padoan e Gentiloni che cercano di tenere la barra dritta,doppiamo essere grati di questa adozione a distanza . Alla faccia del nazionalismo e del protezionismo ,l’integrazione realizzata è un bene prezioso, che ha favorito la crescita della ricchezza oltre, naturalmente, a un periodo di pace sconosciuto nel passato, consapevoli dei problemi aperti ed enormi ma dobbiamo ricordare che vivere in Europa significa avere la consapevolezza che è la comunità più ricca, libera ,sana e longeva del mondo. Dobbiamo ricordare cosa era, la lira,una inflazione a due cifre (anche al 21%!) e pagavamo tassi d’interesse altissimi,svalutavamo, rapinando i risparmiatori, recuperavamo competitività per qualche settimana, sedimentando arretratezze tecnologiche e legislative e intanto una parte dell’Italia diventava più povera,rimediando con la spesa pubblica, così facendo crescere il debito assai più della ricchezza; per fare fronte ai costi del debito facevamo crescere la pressione fiscale, che aumenta gli effetti peggiori della recessione. Abbiamo subito attacchi speculativi contro la nostra moneta, che sono costati salassi agli italiani. Demenziale pensare a diventare sovranisti abolendo l’euro. La Germania si adeguò alle regole dell’euro, visse fino in fondo la nascita della valuta comune, varando riforme coraggiose e anche dolorose,ma in Italia, si pensò fosse il Paese di bengodi: tassi d’interesse bassi e l’idea che si potesse essere più ricchi lavorando meno: le colpe sono italo-italiane. Noi abbiamo avuto governanti che reclamavano elasticità per fare regali agli elettori: soldi pubblici, senza nulla in cambio e raccontando che dando più soldi alla gente e così si riprendono i consumi,ma sono salite solo le tariffe e l’italia è ancora più povera .Abbiamo lavorato contro i nostri interessi, perdendo credibilità: sia chiaro che lo spread è cresciuto assai meno di quel che sarebbe successo, senza la provvida e ottima politica della Banca centrale europea, e non può durare, e Draghi lo ha già deciso. La nostra speranza sono i giovani che devono crescere formandosi delle loro idee e studiando la storia, responsabilizzandosi con la realtà che vivono, formando vere e proprie forze di opinione,forze politiche. E noi più o meno maestri in cattedra dobbiamo sostenerli .
Incidenti sul lavoro: basta deroghe alla pervenzione
INCIDENTI LAVORO-IL DIARIO DEL LAVORO
Aumentano i morti, ma l’adeguamento alle norme di sicurezza va avanti a colpi di proroghe
INCIDENTI LAVORO
Gli incidenti sul lavoro di questi giorni richiamano con vigore l’urgenza di adeguarsi alle norme di prevenzione salute e sicurezza. Ma studiando la legge di Bilancio n. 205 del 27 dicembre approvata per il triennio 2018/2019 troviamo le tante e continue proroghe in materia di sicurezza, che riguardano appunto i temi della tutela della sicurezza, salute e ambiente in ambito lavorativo.
Così si conferma la solita proroga relativa alla prevenzione incendi nelle attività ricettive turistico-alberghiere con oltre 25 posti letto (lettera i comma 1122), dove si precisa che “le attività ricettive turistico-alberghiere con oltre 25 posti letto, esistenti alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro dell’interno 9 aprile 1994, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 95 del 26 aprile 1994, ed in possesso dei requisiti per l’ammissione al piano straordinario di adeguamento antincendio, approvato con decreto del Ministro dell’interno 16 marzo 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 76 del 30 marzo 2012, completano l’adeguamento alle disposizioni di prevenzione incendi entro il 30 giugno 2019, previa presentazione, al Comando provinciale dei Vigili del fuoco entro il 1º dicembre 2018 della SCIA parziale, attestante il rispetto di almeno quattro delle seguenti prescrizioni, come disciplinate dalle specifiche regole tecniche: resistenza al fuoco delle strutture; reazione al fuoco dei materiali; compartimentazioni; corridoi; scale; ascensori e montacarichi; impianti idrici antincendio; vie d’uscita ad uso esclusivo, con esclusione dei punti ove è prevista la reazione al fuoco dei materiali; vie d’uscita ad uso promiscuo, con esclusione dei punti ove è prevista la reazione al fuoco dei materiali; locali adibiti a deposito”.
Altre proroghe ricorrenti riguardano poi il SISTRI ( Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti):(commi 1134-1135) contiene un nuovo rinvio al 31 dicembre 2018 e alcune semplificazioni. In merito alla tracciabilità dei rifiuti, con i due commi si arriva a prorogare di un anno, fino al 31 dicembre 2018, il periodo in cui continueranno ad applicarsi gli adempimenti e gli obblighi relativi alla gestione dei rifiuti antecedenti alla disciplina del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti e non si applicano le sanzioni relative al sistema medesimo, nonché il termine finale di efficacia del contratto con l’attuale concessionaria del SISTRI, e a introdurre l’art. 194-bis nel cd. Codice dell’Ambiente (D.Lgs. 152/06) finalizzato all’introduzione di norme volte alla semplificazione del procedimento di tracciabilità dei rifiuti e al recupero dei contributi dovuti in materia di Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti.
E intanto i dati Inail denunciano per il 2017 che sono aumentati gli incidenti e i morti sul lavoro, rispetto al 2016 (+5,2%). Le denunce d’infortunio pervenute all’istituto rispetto al 2016 (+1,3%), per effetto di un aumento infortunistico dell’1,2% registrato per i lavoratori (2.832 casi in più) e dell’1,4% per le lavoratrici (oltre 1.900 in più).E non ci convince il calo delle denunce di malattia professionale pervenute all’Inail del 2017 e protocollate sono poiché l’enfasi con la quale si annuncia il calo delle tecnopatie denunciate e cioè le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, con quelle del sistema nervoso e dell’orecchio, perché continuano a rappresentare le tecnopatie più denunciate (75,8% del complesso dei casi), senza poi tenere conto delle patologie oncologiche ingravescenti invalidanti invece in aumento visto i dati della Commissione preposta alla certificazione Inps.
Il tema della sicurezza deve tornare in capo allo Stato, perché la sua vigilanza sarebbe gestita dal nuovo Ispettorato nazionale del lavoro, ossia da un unico organo pubblico. Invece Stato e Regioni continueranno a rimpallarsi le competenze. Attualmente, al vertice della piramide ci sono le Asl, senza limitazioni di settore. Poi troviamo le Direzioni territoriali del ministero del Lavoro, i cui ispettori sono chiamati a intervenire nei cantieri, sui cassoni e in tutte le attività che comportano rischi elevati, individuati da una commissione consultiva permanente e quando si richiede una competenza specifica si ricorre all'Inail, l'Istituto nazionale di assicurazione contro gli infortuni. Per il settore minerario il competente è il ministero dello Sviluppo economico, mentre per le industrie estrattive di seconda categoria intervengono le Regioni. A controllare infine le norme anti-incendio arrivano i Vigili del Fuoco. Abbiamo bisogno di poche e chiare linee guida che invece sono tantissime : chi ne ha contate ottantasei, alcune contraddittorie tra loro che si moltiplicano anche per gli obblighi cartacei per le aziende, grandi e piccole. Quando si comincerà a investire e mettere ordine per non solo piangere i nostri morti?
Alessandra Servidori
22 Gennaio 2018
La scuola violata
http://formiche.net/2018/01/19/la-scuola-violata/
Alessandra Servidori
La scuola violata
Conosco Valeria Fedeli da 40 anni e so che ce la sta mettendo tutta ma il sistema scolastico e formativo italiano è veramente messo malissimo ed è all’indice delle graduatorie comparate internazionali. Tutti i giorni sulle prime pagine dei giornali e non per meriti : dalle assistenti che non aiutano un disabile ad andare in bagno, ai professori che molestano le alunne e gli alunni, agli asili nido lagher dove le maestre menano i piccoli ,all’alternanza scuola lavoro che viene definita –ultima nelle graduatorie- -come “ sbilanciata sulle conoscenze teoriche,trascurata sulle applicazioni pratiche,accentua la frattura tra cultura e vita e appiattita sulle logiche di mercato,dominata dalla ricerca del profitto a scapito della formazione umanistica” . Ci ritroviamo così con un abbandono scolastico che sfiora il trenta per cento e la disoccupazione giovanile che arriva al quaranta per cento. Quale sarà l’impegno del nuovo governo dopo il 4 marzo? Ecco di questa nostra scuola che va salvata dal declino nessuno parla, nessuno si impegna. Torniamo con urgenza a riscoprire il valore vero, autentico e reale della didattica, di quella didattica, cioè, che trasmette saperi, conoscenze da tradursi in abilità e non lasciamoci naufragare in quella miniera di progetti che ogni giorno vengono diramati alle scuole. I nostri alunni non sanno più coniugare i verbi, non sanno leggere, non sanno scrivere una frase semplice, non conoscono le regole elementari le la scuola di oggi che fa: continua a fare un mare di progetti che non accrescono affatto le abilità linguistiche e comunicative ma stanno solo affossando la scuola facendole perdere sempre più i suoi connotati di luogo di crescita e di conoscenze. La scuola ha bisogno di rafforzare le conoscenze che stanno diventando sempre più labili ed evanescenti. Alcune scuole sono diventate piccole aziende dove i docenti hanno perduto la loro funzione educativa e formativa soffocati da mille scartoffie e stritolati da un sistema che ha smarrito la sua bussola e soprattutto non verifica il loro merito, costretti a assolvere ai dettami dirigenziali. Cerchiamo di riportare la scuola nel suo originale alveo, torniamo ad insegnare la grammatica italiana, la matematica, le lingue straniere. Cerchiamo di preparare una generazione di alunni preparati che si approprino delle competenze importanti per la vita lavorativa e che sappiano risolvere i problemi reali che, di volta in volta, si presentano e rendiamo la scuola più formativa anche con i nuovi mezzi di informazione che sono veramente potenti. Riflettiamo.
Le morti bianche aumentano in tutta Europa
IL DIARIO DEL LAVORO
Le morti bianche aumentano in tutta Europa
Le morti bianche non si fermano. Anzi nei primi dieci mesi del 2017 è cresciuto il numero di decessi sul posto di lavoro, una delle piaghe italiane che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non scorda mai di ricordare. Tra gennaio e ottobre sono state presentate all'Inail circa 534mila denunce di infortuni (+0,7%), 864 dei quali con esito mortale (+1,6%).Un paese civile e moderno non può accettare oltre 1.000 morti e quasi 700 mila infortuni l’anno. Queste tragedie vanno combattute con maggiore determinazione, puntando sulla prevenzione e il contrasto a chi costringe moltissime attività, pensiamo al caso dei subappalti, a operare in condizioni di poca sicurezza
Secondo dati recenti Eurostat (2016), ogni anno oltre 3 milioni di lavoratori dell'UE-28 sono coinvolti in gravi incidenti sul lavoro, che li costringono a prendere almeno quattro giorni di assenza sul posto di lavoro. L'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) riferisce che il 15% dei lavoratori dell'UE deve maneggiare sostanze pericolose come parte del loro lavoro, e un altro 15% riferisce di respirare fumo, fumi, polvere o polvere durante il lavoro. Il cancro professionale è il più grande assassino al lavoro in Europa e in altre economie ad alto reddito (Classificazione OMS). Oltre ai costi umani immensurabili, questi eventi causano una perdita significativa per l'economia europea nel suo complesso. L'UE-OSHA ha recentemente stimato il costo degli incidenti sul lavoro in 476 miliardi di euro l'anno, il 3,3% del PIL dell'UE.L'UE ha un impegno di lunga data per garantire standard elevati di condizioni di lavoro, realizzare azioni per proteggere la sicurezza e la salute sul lavoro (SSL) attraverso la questione di direttive e linee guida volte ad armonizzare i livelli di protezione dei lavoratori nell'UE, nonché come attraverso il quadro strategico dell'UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2014-2020. Il 2017 ha segnato una nuova fase per la revisione. Nei primi giorni di gennaio la Commissione ha lanciato una nuova iniziativa per promuovere la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro e ad aprile del 2017 è stato introdotto il diritto ad ambienti di lavoro salubri e sicuri come parte del decimo principio chiave del pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato solennemente dai leader dell'UE il 17 novembre 2017 al vertice sociale per la ricerca e la crescita. L'emergere di nuovi modelli di lavoro e nuove tecnologie ha portato alla ribalta nuove sfide per la SSL, comprese quelle associate al lavoro di piattaforma online. Questi rischi si sommano a pericoli più tradizionali, come quelli relativi alle sostanze chimiche cancerogene utilizzate nell'industria. Con una popolazione attiva sempre più anziana, le politiche relative alla SSL dovranno essere ripensate, anche in termini di guadagni puramente economici che possono portare. La SSL forte aiuta a prevenire lo spreco di risorse e promuovere la produttività, limitando le malattie prevenibili e le assenze per malattia e mantenendo i lavoratori più anziani nel mondo del lavoro, con un netto vantaggio per i sistemi pensionistici e sanitari , ed è stato stimato che il rendimento per ogni euro investito in SSL è notevole per lo sviluppo economico e i sistemi integrati di prevenzione del danno.
12 Gennaio 2018
chi aiuta le donne a mettere al mondo figli e continuare a lavorare?
Alessandra Servidori – 9 gennaio 2018
Chi aiuta le donne a mettere al mondo figli e a poter continuare a lavorare ?
Secondo l’ultimo Rapporto Istat nel 2016 in Italia sono nati 473.438 bambini, oltre 12 mila in meno rispetto al 2015. Nell’arco di 8 anni (dal 2008 al 2016) le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità e nel 2017 sono calate ulteriormente. Il calo, scrive l’istituto di statistica, è attribuibile principalmente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani. «I nati da questa tipologia di coppia scendono a 373.075 nel 2016 (oltre 107 mila in meno in questo arco temporale) - spiegano gli esperti dell’Istat -. Ciò avviene fondamentalmente per due fattori: le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e mostrano una propensione decrescente ad avere figli».E dati di ieri dell’ispettorato del lavoro nazionale sono 37.738 mila le dimissioni volontarie registrate in Italia per i genitori con figli fino a 3 anni di età.Ed è sempre stato un declino inarrestabile poiché la progressione storica del Rapporto che viene effettuato dal 2008 ,è sconfortante . Quest’anno le donne che si sono licenziate sono state 29.879 e tra le neomamme 5mila e 261 sono passate ad altre aziende mentre le restanti hanno deciso di abbandonare il lavoro e dedicarsi alla cura dei figli. Una scelta dettata dalla mancanza di nidi e dai costi troppo alti per l’iscrizione. I numeri più alti si registrano in Lombardia dove le dimissioni convalidate dalla regione sono 88 di cui 3757 sono dovute al passaggio ad altra azienda, ma tutte le altre (5.093) sono legate a motivi familiari. Seimila e 767 donne si sono licenziate per mancato accoglimento al nido, assenza di parenti disponibili a curare il neonato e elevata incidenza dei costi di assistenza. E altro dato che preoccupa riguarda le donne che guadagnano meno. Sono proprio queste con impieghi meno remunerativi costrette a lasciare il lavoro: tra operaie e impiegate, infatti, si arriva a 28.102 convalide, mentre quelle di dirigenti e quadri sono state solo 680. Non basta il premio alla nascita di 800 euro (bonus mamma domani) che viene corrisposto dall’INPS per la nascita o l’adozione di un minore, a partire dal 1° gennaio 2017, su domanda della futura madre al compimento del settimo mese di gravidanza (inizio dell’ottavo mese di gravidanza) o alla nascita, adozione o affido. L’aria che tira non è delle migliori perché la legge di bilancio nel 2018 ha previsto che ci sarà il Bonus Bebè per le famiglie in difficoltà ma a differenza degli anni scorsi, però, l’assegno di natalità sarà corrisposto per sole 12 mensilità e non fino ai tre anni del bambino. Rilanciare la natalità come investimento perché il differenziale tra il desiderio di maternità e i figli che si possono metter al mondo comporta un riconoscimento fiscale significativo a chi sceglie di “mettere su famiglia”. Per anni ci si è illusi che il contributo alla natalità da parte degli immigrati potesse compensare il calo dei figli per donna delle italiane. Ma anche loro sono scese da 2,65 figli per donna nel 2008 a 1,95 nel 2016 in cui i nuovi nati stranieri si sono fermati a 61mila. Fondamentale è l’aiuto e il sostegno alle madri che lavorano alle quali è necessario garantire di non essere costrette a scegliere tra lavoro e tempo di cura con incentivi veri e propri alle aziende che applicano organizzazioni flessibili. Così come è bene raccontare la crisi demografica sui media, sensibilizzare la popolazione e aiutare i giovani/ figli con politiche che considerano i figli come risorsa. Lavoro e demografia vanno di pari in passo e non bisogna disperdere il capitale umano permettendo a giovani formati di andare anche all’estero a lavorare e stare in Italia valorizzando il loro lavoro, sostenere l’educazione alla famiglia e il ruolo della rappresentanza che questa comunità ha nel presente e nel futuro della società italiana.
Verso le elezioni e tanta nebbia
Alessandra Servidori Verso le elezioni e tanta nebbia
Non c’è stata pausa Natalizia : continuano a raggrupparsi forze diverse, talora antagoniste e incompatibili, pur di puntare a vincere le elezioni,e a prendersi il Paese . E gli elettori? Un Paese afflitto da un debito pubblico mostruoso e malato di spesa pubblica, ha pretendenti primari che si contendono il camice, da destra a sinistra passando per i movimentati, proponendo cure a base di maggiore spesa pubblica e violazione dei parametri di stabilità. Quindi più debito. Hanno confuso il male con la cura. Così gli elettori e le elettrici perdono interesse a essere tali, quindi, non vanno più a scegliere il male minore. La verità è che vota meno della metà degli aventi diritto, in discesa rispetto al passato, ma in quel più del 53% di elettori ed elettrici che non votano c’è una parte che non voterebbe mai, una che ritiene siano tutti uguali e tutti da detestare, ma anche una che tornerebbe alle urne, se solo potesse trovarci qualche cosa di credibile e onesto un esercito di riserva, al momento disorientato e lontano dal sentire quei richiami che anche oggi Gentiloni e Mattarella sia a Roma che a Reggio Emilia ricordando il tricolore hanno cercato di risvegliare negli animi assopiti soprattutto dei giovani italiani che non sono comunque elettorato di opinione. Così assistiamo impotenti al crearsi come un caleidoscopio ad un meccanismo di persone che ritengono indispensabile per non restare fuori, di mettersi insieme nonostante tutto , mentre l’esercito dei disorientati non si mostra, non si fa vedere e per raggiungerlo ci vogliono risorse che non ha chi pensa di poter avere delle soluzioni per risollevare la nostra patria. Quindi conserviamo il diritto (dovere) di dire quel che vediamo e pensiamo, ma restando a guardare . Insomma diciamocelo le alternative esistenti non sono alternative all’esistente. Un esempio per tutti : oggi Minoli intervistando Napoletano ex direttore del Sole 24 ore-ora in amministrazione controllata- ha cercato di far venire fuori la verità sulla questione Banche,ma la risposta dell’ex rimosso è stata sorprendente : ci vorrebbe una autority per tutelare i risparmiatori rovinati. Ma i risparmiatori dovrebbero essere tutelati dalla legge, ivi compresa quella europea sulle risoluzioni bancarie (bail in); prima di distribuire soldi di altri si deve accertare se ci sono responsabilità amministrative e penali, eventualmente punendo i responsabili. Ma a due anni di distanza i procedimenti penali sono ancora aperti sul fallimento delle banche italiane.. E’ appena il caso di ricordare che, in Italia, abbiamo il triplo di crediti deteriorati, quando non direttamente inesigibili, della media europea. Ma se, come sta succedendo,va in scena lo spettacolo dell’impunità, mettendone il costo a carico delle altre banche e del contribuente, chiunque è autorizzato a concludere che l’Italia non intende cambiare e vuole tenersi stretti i propri vizi mortali della bancarotta . Ecco su questo e non solo una forza che si intende candidare a guidare il Paese deve dare delle soluzioni : il 4 marzo è fra pochissimo.
2018 : attenzione alla disabilità
Alessandra Servidori Attenzione alla disabilità
Anche nel 2017 si è registrato un aumento di pratiche relative all’invalidità civile e al riconoscimento dello stato di handicap ,situazione che dimostra la consistenza della rete dei caregivers coinvolti nell’assistenza di queste persone, che sono moltissimi. E’ urgente non occuparsi solo del cosiddetto “fine vita”, ma soprattutto di chi la propria vita la vive fra tante difficoltà legate allo stato di disabilità e alcune-ancora troppo poche -Regioni si dimostrano all’avanguardia con la legge per i caregivers, riconoscendone per prime il ruolo.Ma occorre, tuttavia, pensare alla dignità della vita, non solo a quella della morte. La disabilità compromette fortemente l’esistenza della persona interessata e della famiglia, oltre che della comunità in cui vive. Occorre sostenere maggiormente le famiglie con misure ad hoc relative ai permessi lavorativi, alla fiscalità, all’assistenza domiciliare e ai presidi concreti che sostengono la difficile quotidianità. Sono necessari coordinamenti a livello regionale degli interventi in materia di disabilità, prevedendo percorsi il più possibile personalizzati e completi, al fine di renderli più efficaci ed efficienti, tenendo conto della dignità delle persone e delle loro famiglie, ponendo l’attenzione su tutto il percorso di vita della persona con handicap, dalla nascita alla morte, non solo sulla fine. La legge finanziaria 2017 ha stanziato 60 milioni per dare un primo segnale di attenzione a coloro che assistono i famigliari non autosufficienti ma serve una normativa che consenta un coordinamento di tutti gli interventi sociali preposti che rischiano di essere frantumati sia a livello nazionale che locale con sprechi e perdita della governance sulla persona e su chi l’assiste con il rischio di non assicurare poi a chi ne ha effettiva necessità l’assistenza. Si stima siano 3,3 milioni in Italia i parenti che accudiscono bimbi e adulti con serie patologie congenite e anziani, gravemente ammalati e sempre più numerosi. Secondo l’Istat, gli ultraottantenni rappresentano già il 6,5 per cento della popolazione, il picco è atteso nel 2030 e si contano 19mila ultracentenari: tre volte in più di dieci anni fa. L’aspettativa di vita è di 84,6 anni, per le donne, e di 79,8 anni, per gli uomini. Lo squilibrio maggiore tra generazioni si registra in Liguria: 28 per cento di anziani (record nazionale) contro 11,5 per cento di bambini e teenager. Dunque, intervenire deve essere una priorità strategica. Una delle priorità del prossimo Governo è quella di far approvare il testo unico con quattro articoli già depositato. Il primo indica, appunto, le finalità delle misure, il secondo segnala un modello possibile: le Province autonome di Trento e Bolzano, con propri atti programmatici, in accordo con i Comuni e le aziende sanitarie locali, ai familiari di anziani e disabili assicurano informazioni puntuali, opportunità di formazione, sostegno psicologico e aiuto in situazioni di emergenza, anche attraverso personale qualificato e visite mediche a domicilio, scambio di esperienze e volontariato, consulenze e contributi per adattare gli spazi di casa. L’Emilia riconosce sostegno attraverso specifiche linee guida (approvate a giugno 2017 e riferite alla legge regionale 2/2014). Così la Campania e la Lombardia caldeggiano comuni tutele. Il caregiver ha una aspettativa di vita fino a 17 anni inferiore alla media. Stanchezza fisica, stress emotivo, problemi psicologici, isolamento sociale sono solo alcuni dei fattori di rischio. Non servono corsi per imparare a fare ciò che la maggioranza fa già da 20, 30, 40 anni, gestiti con le poche risorse messe a disposizione a solo vantaggio di Associazioni e Cooperative.Occorre innanzitutto disporre sgravi fiscali come in Francia e introdurre modalità di conciliazione tese a favorire la flessibilità sul lavoro . I caregiver non hanno bisogno di essere “etichettati” ma hanno necessità di una svolta sostanziale nella loro vita, faticosa e silenziosa con altre agevolazioni concrete e giorni di permesso al lavoro.