Previous Next
Lettera aperta al Presidente Mattarella Alessandra Servidori Lettera aperta al Presidente Mattarella 25 maggio 2018 Egregio e caro... Read more
Un 1°maggio diversamente buono Alessandra Servidori   Un 1 MAGGIO diversamente buono  *Questo 1° Maggio 2017 lo dedico , con... Read more
Salviamo i due marò dai complottisti Alessandra Servidori  Salvatore Girone,comunque ha diritto di curarsi in Italia, come... Read more
Vero le elezioni regionali : ebbene sì avanti con il merito e la democrazia Appello a  sostegno di Giuliano Cazzola capolista di +Europa, Pri, Psi per Bonaccini, nelle... Read more
Tutti gli impatti del lavoro agile sulle donne www.startmagazin.it 8 marzo 2022  Alessandra Servidori                         ALESSANDRA SERVIDORI                        LA... Read more
Prof.Vincenzo Pacillo Lotta all'antisemitismo  Prof.Vincenzo Pacillo Unimore  Ordinario  Dipartimento studi lingustici e culturali... Read more
Educazione finanziaria.E'bene imparare da piccoli Alessandra Servidori - Educazione Finanziaria : è bene imparare da piccoli . Uno studio del ... Read more
In onore di DAPHNE  EUROPA è anche  la morte orribile di Daphne Galizia  Malta è paese Ue  sempre rappresentato... Read more
Istruzioni per l'uso 2 :CIG e decreto sosetgni Alessandra Servidori   Istruzioni per l'uso 2: Cassa integrazione e decreto sostegni 2021- 9... Read more
Referendum e verità Referendum e verità sul lavoro  Servidori referente dipartimento lavoro  FI... Read more
JOBS ACT :ultimo atto e attenzione ai tranelli Alessandra Servidori Poletti Giuliano  ha semichiuso il cerchio del JOBS ACT che adesso con gli... Read more
Dalla Ue le Nuove Linee guida per educare all'uguaglianza di genere . QUI EUROPA Dal Parlamento Ue arrivano le Linee guida per educare all’uguaglianza di... Read more
Nella buona formazione e lavoro il nostro futuro Alessandra Servidori  *      Nella buona formazione e lavoro  il nostro... Read more
BASTA INSULTI E RANCORI-Andiamo avanti Alessandra Servidori    Il giorno dopo la tempesta .E adesso basta insulti e rancori e guardiamo... Read more
Discriminazione e razzismo contro Kamala Harris :l’Italia non permetta a Libero di farla franca Alessandra Servidori      Discriminazione e razzismo contro Kamala Harris :l’Italia non permetta... Read more
Avvenire Cattolici orgogliosi e vivacemente in pista!  ALESSANDRA SERVIDORI                   AVVENIRE Febbraio 2019   La premessa è che condivido la... Read more
Export in Italia : la nostra bombola di ossigeno EXPORT IN ITALIA : Rapporto della società italiana SACE sull’export. Come sta il nostro Export... Read more
Offensiva litania la giornata italiana celebrativa contro la violenza sulle donne Alessandra Servidori  Stanca e offensiva litania la giornata italiana contro la violenza sulle... Read more
Lettera aperta a Elena Boschi Alessandra Servidori -  Lettera aperta a Elena Boschi L’evidenza è un fatto la calunnia anche.... Read more
Da oggi Francesco Alberto Comellini -FAC-pubblica commenti e documenti per TutteperItalia FRANCESCO ALBERTO COMELLINI  a proposito di ...... Ai sensi del D.P.C.M. 12 gennaio 2024,... Read more
Legge di bilancio :cantiere ormai chiuso Alessandra  Servidori    Agosto 26 -2017    LEGGE DI BILANCIO : il meething di Rimini è il... Read more
Grazie Iole il cielo ti accolga Alessandra Servidori Iole Santelli coraggiosa indomita e soprattutto leale. “Grazie prof” la sua... Read more
I giovani ci salveranno dai nuovi barbari QUI EUROPA: i giovani salveranno l’Europa dai "nuovi... Read more
VERGOGNA,VERGOGNA ,VERGOGNA e disgusto Alessandra Servidori   VERGOGNA;VERGOGNA,VERGOGNA e disgusto per chi fomenta l’antipolitica-25... Read more
E NON SI DICA CHE NON E' VERO Alessandra Servidori         E non si dica che non è vero La volgarità non è mai stata una... Read more
INSIEME contro il cancro                                                                      WORD CANCER DAY... Read more
BOSCHI e Pari Opportunità Alessandra Servidori  E ora il /la Ministra per le Pari opportunità... Read more
Contro il cigno nerissimo :Forza Europa Avanti Italia ! Alessandra Servidori      Il cigno nerissimo (evento inatteso  devastante politicamente nel... Read more
19 marzo 2017 : la politica che non vogliamo più Alessandra Servidori 19 marzo 2017 La politica maleodorante , vandalica e devastante che non... Read more
Cargiver :vogliamo la legge IL SUSSIDIARIO.NET  7 Ottobre 2019  Caregiver Il Sussidiario Alessandra Servidori  I caregiver... Read more
Opuscolo dalla parte delle malattie mentali TutteperItalia-NoituttiperBologna--Unimore- Cerchiamo insieme di conoscerci meglioA cura di... Read more
Genere donna,Sanità Legge di Biancio 2023 e PNRR Sanità, Legge di Bilancio 2023 e PNRR   genere donna   Con Alessandra... Read more
La forza dell’associazionismo: contro la dispersione scolastica La forza dell’associazionismo: contro la dispersione scolastica  Alessandra Servidori BLOG... Read more
Diritto e potere Scena 2 Alessandra Servidori  ... Read more
L'Impatto del Covid sull'istruzione Alessandra Servidori         www.ilsussidiario.net 26 Novembre                      L’impatto di... Read more
Donne pace e sicurezza Alessandra Servidori                 DONNE PACE E SICUREZZA a che punto siamo in tutto il mondo ... Read more
Buone ferie e a settembre! Alessandra Servidori C’è ancora chi si illude che il toscano non più tanto giovanilista, ascolti... Read more
Federica guidi : politica e potere economico Alessandra Servidori                      Federica Guidi la politica e il potere economico In... Read more
43esima settimana UE-OSAHA- salutee sicurezza sul lavoro Alessandra Servidori   L’agenzia Europea per la salute e sicurezza sul lavoro (SSL) EU-OSAHA ha... Read more

LE CREPE ormai FRANE della politica bancaria nostrana

 

Alessandra Servidori          LE CREPE ormai FRANE della politica bancaria nostrana

 10 febbraio 2016

Continua inarrestabile la crisi economica e bancaria  internazionale  e sarebbe importante che il popolo italiano capisse fino in fondo ciò che stiamo vivendo. Senza imbrogli e omissioni.  I titoli bancari stanno zavorrando Piazza Affari e sono più che mai  forti le preoccupazioni degli investitori per la situazione patrimoniale delle banche italiane, gravate da sofferenze per oltre 200 miliardi e da crediti deteriorati per complessivi 350 miliardi.  E nonostante il governo continui ad essere vago e  falsamente rassicurante la questione dei 3  maggiori gruppi bancari italiani  cioè Intesa-San Paolo -,UniCredit e Monte dei Paschi di Siena , relativamente alle loro esposizioni verso i crediti dubbi e ai requisiti patrimoniali sono in profondo rosso.E non da oggi ma dal 2011. I poco magnifici 3 ,hanno riportato in tutto perdite per 40,5 miliardi di euro dall’1 gennaio del 2011 al 30 settembre del 2015, e non  conosciamo i risultati dell’ultimo trimestre dello scorso esercizio. Si tratta di quasi il 58% del loro attuale valore di capitalizzazione in borsa e di oltre un terzo del loro patrimonio netto totale. Grossa parte delle perdite è stata determinata dalle maxi-svalutazioni delle sofferenze, che ammontano a più della metà del loro valore complessivo di 95 miliardi di euro. E i crediti deteriorati di questi istituti, includendo gli incagli e i prestiti scaduti, sono pari a 190 miliardi. Il caso più eclatante è di MPS, che ha registrato perdite nell’ultimo quinquennio per 14,5 miliardi, 5 volte in più di quanto oggi valga in borsa. Unicredit ha un rosso cumulato di 18,74 miliardi, il 70% del suo attuale valore di capitalizzazione, mentre Intesa-Sanpaolo, che a Milano viene valutata intorno ai 45 miliardi, di perdite negli ultimi 5 anni ne ha riportate “appena” per 7,24 miliardi. Noi risparmiatori, correntisti,investitori  vogliamo sapere come intende agire il Governo :  non ci fidiamo dei vari decreti salva-banche , dato che a partire da quest’anno, con l’entrata in vigore del cosiddetto “bail-in”,  noi  possiamo  essere coinvolti nelle perdite per le somme superiori ai 100.000 euro. L’unica arma che il risparmiatore e l’investitore ha per tutelarsi dal rischio di vedersi intaccati i propri conti o titoli è  sapere la verità .E contemporaneamente capire cosa sta succedendo in Germania, dove la situazione del gruppo Deutsche Bank  desta seria preoccupazione. Gli indicatori di malessere sono innumerevoli ma il responso è sempre lo stesso: febbre alta. Nell’ultimo mese il titolo della prima banca tedesca è sceso di oltre il 30%, a 15 euro per azione, meno di quanto valeva durante la crisi del 2008-2009. Nell’ultimo anno il calo supera il 40%. La banca vale in Borsa circa 20 miliardi di euro, la metà dell’italiana Intesa Sanpaolo. Perché la vera ragione della tempesta perfetta che ha messo in ginocchio le banche italiane non sta nell'isteria collettiva, nella speculazione, nel crollo del petrolio, nel rallentamento della Cina, sta in Germania, e a un indirizzo preciso: la Bundesbank. Ci aiuta un documento di alcuni straordinari maestri  della School of european political economy che, come esperti onesti e saggi, ci spiegano alcune carsiche dinamiche. Da Francoforte  partono tutte le perplessità sul sistema bancario italiano, e  da lì  stanno maturando proposte che puntano a mettere un cappio ai paesi con debito pubblico troppo alto come il nostro, per evitare che i meccanismi di salvataggio europei possano salvare i peccatori a spese dei virtuosi.  Così diciamo : attento Renzi, la tua politica di stimolo ha fatto ben poco, mentre non ti sei più preoccupato della crescita del debito, che è uno degli elementi più critici per la stabilità dell'euro-area. E se fino all'anno scorso la recessione faceva da scusante per non rientrare dal debito, quest'anno quell'alibi non vale più, la qual cosa ci potrebbe procure una procedura di infrazione. A questo aspetto – il debito in crescita - se n'è aggiunto un altro: la perdita di leadership di Berlino sul fronte europeo. Che si è tradotta in un rompete le righe dal punto di vista della voglia di solidarietà. Cioè la voglia di condividere i rischi, quindi è aumentata la pressione dei partner a far sì che chi ha problemi se li risolva da sé.Chi ha un debito troppo alto deve rafforzare la separazione tra rischio sovrano e rischio bancario. A Francoforte c’è chi lavora da tempo per ottenere  un rating di rischiosità da attribuire al debito dei vari paesi europei, così da obbligare le banche a considerarli alla stregua di altri titoli a rischio nei propri bilanci e , l'introduzione di regole che limitino la quantità di titoli di Stato che ciascuna banca può detenere. Un terremoto per tutti gli istituti europei, ma in particolar modo per i nostri, che hanno sempre aiutato lo Stato a piazzare il suo debito comprando parecchio e mettendolo nei caveau. La  Bundesbank potrà convincere i suoi partner a fare quello che chiede : tutti i sistemi-paracadute che devono garantire la sicurezza collettiva del sistema del credito non partiranno. Rinviati. Finché le banche non si saranno sgravate dai titoli pubblici in eccesso. Rinviati tutti a cominciare dall'assicurazione comune dei depositi bancari europei, che è quel sistema che mutualizza i rischi: i sistemi bancari europei dovrebbero mettere in comune le risorse necessarie a finanziare il fondo di assicurazione, per cui se una banca italiana fallisce, i soldi per rimborsare i suoi depositanti vengono presi dai contributi versati dalle banche di tutti gli altri paesi dell’area euro.  Il  documento della School of european political economy dichiara “un paese potrebbe lasciar fallire le proprie banche e le proprie imprese, così da scaricare parte degli oneri sull'assicurazione dei depositi finanziata da contribuenti stranieri”, così  la gli autori spiegano le paure tedesche (e non solo) senza tanti giri di parole. Quindi per ora non se ne parla. Previdenti, i tedeschi immaginano insomma che una crisi del debito di un paese membro - come quella che abbiamo già visto in Grecia e non solo - potrebbe sempre capitare. Se si fa quello che la Bundesbank chiede, a quel punto ristrutturare quel debito non coinvolgerebbe anche le banche del paese, considerate la parte del sistema da proteggere. Continua il Documento : attenzione ristrutturare il debito“a completamento di tale decentramento del rischio sovrano, meccanismi automatici di ristrutturazione del debito, attraverso l'allungamento delle scadenze dei titoli pubblici, verrebbero disposti e fatti valere ogni qual volta un paese perdesse accesso al mercato per finanziare il proprio debito pubblico e fosse quindi costretto a rivolgersi al ‘Meccanismo europeo di stabilità’ per ottenere assistenza finanziaria”.Insomma l'assistenza del meccanismo europeo pensato per risolvere le crisi, si pagherebbe prima con l'imposizione “automatica” (e quindi non materia di trattativa) di una ristrutturazione del debito.La morale del messaggio dei “saggi” della School of european political economy è che siamo fragili, più di quello che crediamo. E che i nostri partner, che non si fidano più l'uno dell'altro, tantomeno si fidano di noi. Ma è proprio per questo che l'Italia ha solo da perdere dalla crisi di sfiducia che sta attraversando l'Unione: la coesione, viceversa, è la nostra ciambella di salvataggio.

Alessandra Servidori          LE CREPE ormai FRANE della politica bancaria nostrana

 

Continua inarrestabile la crisi economica e bancaria  internazionale  e sarebbe importante che il popolo italiano capisse fino in fondo ciò che stiamo vivendo. Senza imbrogli e omissioni.  I titoli bancari stanno zavorrando Piazza Affari e sono più che mai  forti le preoccupazioni degli investitori per la situazione patrimoniale delle banche italiane, gravate da sofferenze per oltre 200 miliardi e da crediti deteriorati per complessivi 350 miliardi.  E nonostante il governo continui ad essere vago e  falsamente rassicurante la questione dei 3  maggiori gruppi bancari italiani  cioè Intesa-San Paolo -,UniCredit e Monte dei Paschi di Siena , relativamente alle loro esposizioni verso i crediti dubbi e ai requisiti patrimoniali sono in profondo rosso.E non da oggi ma dal 2011. I poco magnifici 3 ,hanno riportato in tutto perdite per 40,5 miliardi di euro dall’1 gennaio del 2011 al 30 settembre del 2015, e non  conosciamo i risultati dell’ultimo trimestre dello scorso esercizio. Si tratta di quasi il 58% del loro attuale valore di capitalizzazione in borsa e di oltre un terzo del loro patrimonio netto totale. Grossa parte delle perdite è stata determinata dalle maxi-svalutazioni delle sofferenze, che ammontano a più della metà del loro valore complessivo di 95 miliardi di euro. E i crediti deteriorati di questi istituti, includendo gli incagli e i prestiti scaduti, sono pari a 190 miliardi. Il caso più eclatante è di MPS, che ha registrato perdite nell’ultimo quinquennio per 14,5 miliardi, 5 volte in più di quanto oggi valga in borsa. Unicredit ha un rosso cumulato di 18,74 miliardi, il 70% del suo attuale valore di capitalizzazione, mentre Intesa-Sanpaolo, che a Milano viene valutata intorno ai 45 miliardi, di perdite negli ultimi 5 anni ne ha riportate “appena” per 7,24 miliardi. Noi risparmiatori, correntisti,investitori  vogliamo sapere come intende agire il Governo :  non ci fidiamo dei vari decreti salva-banche , dato che a partire da quest’anno, con l’entrata in vigore del cosiddetto “bail-in”,  noi  possiamo  essere coinvolti nelle perdite per le somme superiori ai 100.000 euro. L’unica arma che il risparmiatore e l’investitore ha per tutelarsi dal rischio di vedersi intaccati i propri conti o titoli è  sapere la verità .E contemporaneamente capire cosa sta succedendo in Germania, dove la situazione del gruppo Deutsche Bank  desta seria preoccupazione. Gli indicatori di malessere sono innumerevoli ma il responso è sempre lo stesso: febbre alta. Nell’ultimo mese il titolo della prima banca tedesca è sceso di oltre il 30%, a 15 euro per azione, meno di quanto valeva durante la crisi del 2008-2009. Nell’ultimo anno il calo supera il 40%. La banca vale in Borsa circa 20 miliardi di euro, la metà dell’italiana Intesa Sanpaolo. Perché la vera ragione della tempesta perfetta che ha messo in ginocchio le banche italiane non sta nell'isteria collettiva, nella speculazione, nel crollo del petrolio, nel rallentamento della Cina, sta in Germania, e a un indirizzo preciso: la Bundesbank. Ci aiuta un documento di alcuni straordinari maestri  della School of european political economy che, come esperti onesti e saggi, ci spiegano alcune carsiche dinamiche. Da Francoforte  partono tutte le perplessità sul sistema bancario italiano, e  da lì  stanno maturando proposte che puntano a mettere un cappio ai paesi con debito pubblico troppo alto come il nostro, per evitare che i meccanismi di salvataggio europei possano salvare i peccatori a spese dei virtuosi.  Così diciamo : attento Renzi, la tua politica di stimolo ha fatto ben poco, mentre non ti sei più preoccupato della crescita del debito, che è uno degli elementi più critici per la stabilità dell'euro-area. E se fino all'anno scorso la recessione faceva da scusante per non rientrare dal debito, quest'anno quell'alibi non vale più, la qual cosa ci potrebbe procure una procedura di infrazione. A questo aspetto – il debito in crescita - se n'è aggiunto un altro: la perdita di leadership di Berlino sul fronte europeo. Che si è tradotta in un rompete le righe dal punto di vista della voglia di solidarietà. Cioè la voglia di condividere i rischi, quindi è aumentata la pressione dei partner a far sì che chi ha problemi se li risolva da sé.Chi ha un debito troppo alto deve rafforzare la separazione tra rischio sovrano e rischio bancario. A Francoforte c’è chi lavora da tempo per ottenere  un rating di rischiosità da attribuire al debito dei vari paesi europei, così da obbligare le banche a considerarli alla stregua di altri titoli a rischio nei propri bilanci e , l'introduzione di regole che limitino la quantità di titoli di Stato che ciascuna banca può detenere. Un terremoto per tutti gli istituti europei, ma in particolar modo per i nostri, che hanno sempre aiutato lo Stato a piazzare il suo debito comprando parecchio e mettendolo nei caveau. La  Bundesbank potrà convincere i suoi partner a fare quello che chiede : tutti i sistemi-paracadute che devono garantire la sicurezza collettiva del sistema del credito non partiranno. Rinviati. Finché le banche non si saranno sgravate dai titoli pubblici in eccesso. Rinviati tutti a cominciare dall'assicurazione comune dei depositi bancari europei, che è quel sistema che mutualizza i rischi: i sistemi bancari europei dovrebbero mettere in comune le risorse necessarie a finanziare il fondo di assicurazione, per cui se una banca italiana fallisce, i soldi per rimborsare i suoi depositanti vengono presi dai contributi versati dalle banche di tutti gli altri paesi dell’area euro.  Il  documento della School of european political economy dichiara “un paese potrebbe lasciar fallire le proprie banche e le proprie imprese, così da scaricare parte degli oneri sull'assicurazione dei depositi finanziata da contribuenti stranieri”, così  la gli autori spiegano le paure tedesche (e non solo) senza tanti giri di parole. Quindi per ora non se ne parla. Previdenti, i tedeschi immaginano insomma che una crisi del debito di un paese membro - come quella che abbiamo già visto in Grecia e non solo - potrebbe sempre capitare. Se si fa quello che la Bundesbank chiede, a quel punto ristrutturare quel debito non coinvolgerebbe anche le banche del paese, considerate la parte del sistema da proteggere. Continua il Documento : attenzione ristrutturare il debito “a completamento di tale decentramento del rischio sovrano, meccanismi automatici di ristrutturazione del debito, attraverso l'allungamento delle scadenze dei titoli pubblici, verrebbero disposti e fatti valere ogni qual volta un paese perdesse accesso al mercato per finanziare il proprio debito pubblico e fosse quindi costretto a rivolgersi al ‘Meccanismo europeo di stabilità’ per ottenere assistenza finanziaria”.Insomma l'assistenza del meccanismo europeo pensato per risolvere le crisi, si pagherebbe prima con l'imposizione “automatica” (e quindi non materia di trattativa) di una ristrutturazione del debito.La morale del messaggio dei “saggi” della School of european political economy è che siamo fragili, più di quello che crediamo. E che i nostri partner, che non si fidano più l'uno dell'altro, tantomeno si fidano di noi. Ma è proprio per questo che l'Italia ha solo da perdere dalla crisi di sfiducia che sta attraversando l'Unione: la coesione, viceversa, è la nostra ciambella di salvataggio.


Copyright © 2013 www.tutteperitalia.it. Tutti i diritti riservati.