SALARI DISEGUALI TRA DONNE E UOMINI ITALIANI e tra NORD e SUD
Alessandra Servidori salari diseguali tra italiani e italiane e tra nord e sud
Il welfare aziendale fa aumentare di fatto il salario in busta paga in tasca al lavoratore ma non alle lavoratrici e rimangono disuguaglianze anche a Nord e Sud .
Il 23° Rapporto sulle Retribuzioni in Italia di OD&M Consulting (Gi Group) tarato sul 2016 dimostra che il trend è stato positivo per tutte le categorie professionali mantenendosi tuttavia marcato il gap retributivo tra uomo e donna, nonché tra Sud e Isole rispetto al Nord. Grazie ai benefit e dunque ai servizi di welfare, ulteriormente fiscalmente agevolati dalle ultime novità, il welfare aziendale integra gli stipendi concordati attraverso una gamma di offerte che vanno dai fondi integrativi sanitari, ai buoni libro, alle convenzioni di servizi alla famiglia,ecc. Aumentano le voci fisse di salario, mentre quelle variabili restano in linea con il dato 2015. In realtà, i piani di welfare e benefit - oggi incentivati fiscalmente – stanno diventando una componente della retribuzione- intesa come remunerazione totale- nel più ampio quadro del compensazione mista. Il ricorso al welfare aziendale e ai benefit in busta paga (piano di welfare, auto e cellulare, sanità, previdenza e polizze integrative), che fanno salire il potere di acquisto dei lavoratori, portano la retribuzione totale a salire, a seconda della categoria, tra +18% e +21%. Dirigenti: guadagnano fino a 150.400 euro, con una media lorda per tali servizi di 22.500 euro;Quadri: fino a 71.500 euro (12.600 di benefit/welfare);Impiegati area vendita: fino a 36.600 euro (5.650 di benefit/welfare). Da una analisi se pur sommaria del Rapporto si evidenzia che aumentano le voci fisse di salario, mentre quelle variabili restano in linea con il dato 2015. I comparti nei quali si guadagna di più, in relazione all’inquadramento, sono: Bancario per i Dirigenti, Abbigliamento/Moda per i Quadri, Petrolifero per Impiegati e Farmaceutico per gli Operai. I Quadri hanno raggiunto nel 2016 i 58.900 euro di Retribuzione Totale Annua (RTA) pari al +3,1% sul 2015, gli Impiegati 30.913 euro (+2,1%), i Dirigenti 127.897 euro (+1,9%), gli Operai 26.351 euro (1,1%). Le medie imprese sono quelle nelle quali si registrano gli aumenti di stipendio più interessanti: + 3,2% per i Dirigenti, + 4,2% per i Quadri, + 2,7% per gli Impiegati, mentre per gli Operai la Grande Impresa continua a riconoscere i maggiori aumenti (+ 1,8%). I problemi evidenti rimangono quelli relativi alla differenza tra salario maschile e salario femminile e quelli tra nord e sud A parità di inquadramento aumenta il “gap di genere” per Quadri e Impiegati (12,8%), mentre è in diminuzione per Dirigenti e Operai. In termini di retribuzione la differenza ammonta a 11.000 euro per i Dirigenti, 5.500 euro per i Quadri, 3.800 euro per gli Impiegati, 2.650 euro per gli Operai. Il gap si riduce nelle aree funzionali a maggiore la presenza femminile, come Risorse Umane e Amministrazione, Finanza e Controllo, per le professioni meglio retribuite e tra i giovani, dove la laurea tende a ridurre il gap di genere.L’altro divario impressionante è a livello territoriale .Nel 2016 in Italia confrontando, in termini di retribuzione totale annua, le imprese del Nord Ovest e quelle del Sud o Isole si evidenzia che un dirigente ha guadagnato circa 6.300 euro in più;un Quadro 4.300 euro;un Impiegato 4.550 euro;un Operaio del Nord Est dove ha preso 2.200 euro in più rispetto al collega del Sud. Le retribuzioni, in termini percentuali, crescono tuttavia più al Sud: +4,3% per i Dirigenti, +4,6% per i Quadri, +2% per gli Impiegati, + 4,3% per gli Operai.
ELEZIONI ELEZIONI?????!!!!!!!!
ALESSANDRA SERVIDORI Elezioni elezioni !!!!!?????
Non ci infiliamo nella disputa politica sulla legge elettorale però una considerazione la facciamo da maestrine(ma a volte la chiarezza serve) : dalIa sorella maggiore Germania stiamo prendendo dei modelli (vedi minijobs e vaucer) ma dobbiamo capire per esempio, una volta per tutte che noi abbiamo un processo di riforme in atto lento e appesantito da un debito pubblico enorme che comunque fa la differenza a parte il sistema di welfare che totalmente diverso. Torniamo all’ipotesi di accordo sulla legge elettorale .Il sistema tedesco è sostanzialmente un proporzionale – con sbarramento al 5 per cento – in cui la distribuzione del voto degli elettori si rispecchia più o meno esattamente in Parlamento: se un partito viene votato dal 30 per cento degli elettori, otterrà all’incirca il 30 per cento dei seggi. La particolarità di questo sistema è che ha anche alcune componenti del sistema maggioritario, nel quale sono i candidati – e non i partiti – che si affrontano direttamente nei collegi e passa chi riesce a ottenere un voto in più. Anche in Italia abbiamo avuto per anni un sistema misto: il 75 per cento dei seggi veniva scelto con un sistema maggioritario, il 25 per cento con un sistema proporzionale.Vero è che in Germania le cose sono più complicate, ma anche più efficienti. Ogni cittadino dispone di due voti. Con il primo (“erststimme”) sceglie un singolo candidato all’interno del proprio collegio, in un sistema maggioritario: chi prende un voto in più degli altri viene eletto. Con il secondo voto (“zweitstimme”) l’elettore sceglie una lista o un partito. Questo voto è quello considerato più importante: come nei sistemi proporzionali, stabilisce qual è la percentuale di seggi parlamentari che avrà ogni partito. Chi prende il 30 per cento dei secondi voti, quindi, avrà diritto al 30 per cento dei seggi.Il meccanismo fondamentale alla base del sistema tedesco è che i candidati eletti con il sistema uninominale – quello del primo voto – sono eletti in ogni caso, anche se sono in numero maggiore rispetto alla quota proporzionale che spetterebbe a un partito. Quando si verifica questa circostanza, tutti gli altri partiti ricevono dei deputati in più, in modo da mantenere la corretta ripartizione proporzionale stabilita dal secondo voto. Questo è possibile in Germania perché il numero di parlamentari non è fisso: ed è sempre possibile aggiungere altri seggi in modo da rispettare le proporzioni dei vari partiti. Il Parlamento attuale, per esempio, è composto da 630 membri. Nel 2009 erano 622. Un meccanismo del genere in Italia non potrebbe essere introdotto a meno di cambiare la Costituzione (più in generale, in Germania c’è il federalismo e non c’è il bicameralismo perfetto, al contrario che in Italia: sono due paesi strutturati in modo profondamente diverso). Questo sistema ha due effetti. Il primo: la distribuzione dei seggi rispetta il voto degli elettori. Non sono possibili distorsioni come quelle che prevede il sistema britannico, dove alle elezioni del 2015 i conservatori hanno ottenuto il 50 per cento dei seggi con il 36 per cento dei voti e dove lo UKIP, con il 12 per cento dei voti, ha ottenuto un solo deputato. Il secondo: permette comunque che si stabilisca un rapporto diretto forte tra rappresentanti ed elettori. I candidati nei collegi uninominali, infatti, hanno tutto l’interesse a fare campagna nel collegio poiché se riescono a vincere il “primo voto” risulteranno eletti indipendentemente da come andrà il resto del partito nel “secondo voto”. Vero è che come sarebbe un sistema tedesco all’italiana non lo sappiamo: perché non c’è un testo definitivo reso pubblico e l’accordo di cui si parlano i partiti,movimenti,politici, ecc sembra essere ancora molto aleatorio. Il sistema tedesco andrà tradotto nella sua versione italiana e questo potrebbe causare parecchie divisioni e spingere alcune forze politiche a ritirare il loro appoggio. Per esempio: come abbiamo detto, in Italia non è possibile avere un numero flessibile di parlamentari. Bisognerà quindi stabilire cosa succederà se una lista elegge più candidati con il sistema maggioritario di quanti gliene spettino con quello proporzionale.C’è chi dice che per avere un sistema pienamente tedesco, occorre assegnare a ogni partito sopra lo sbarramento il numero di seggi esattamente corrispondenti alla percentuale di voti ricevuti. Ciò significa che laddove dovesse capitare che il numero di seggi vinti da un partito nei collegi uninominali eccedesse il numero dei seggi ottenuti nel riparto proporzionale, quest’ultimo deve prevalere, al fine di garantire la piena proporzionalità del sistema come accade in Germania. Dunque l’esito del “secondo voto” prevale su quello del “primo voto”e si propone anche di aggiungere un premio di maggioranza, che non esiste in Germania e non esiste in nessun altro paese al mondo, con l’esclusione della Grecia. C’è chi dice che lo sbarramento deve restare al 5 per cento; e le liste della quota proporzionale devono essere corte, con i nomi dei candidati sulla scheda. L’elettore deve essere in grado di riconoscere e giudicare chi elegge. Allora : la differenza principale tra il sistema tedesco e il sistema misto cioè il sistema che si utilizzava in Italia fino al 2006, è che il primo non incentiva le coalizioni a differenza del secondo. A quei tempi infatti, le forze politiche si alleavano le une con le altre per sostenere a vicenda i propri candidati nei collegi uninominali in cui si decidevano due terzi del Parlamento. Con il sistema tedesco queste alleanze non servono, perché a stabilire la distribuzione dei seggi è il voto proporzionale, dove a ciascun partito conviene correre da solo. Se copiamo e male il sistema tedesco, quindi, con ogni probabilità si produrrà un Parlamento in cui per governare sarà necessaria l’alleanza di due o più forze politiche maggiori, come accade in Germania da diverso tempo . Se si votasse oggi e il risultato del voto rispecchiasse quanto previsto dai sondaggi, nemmeno un’alleanza tra PD e Forza Italia avrebbe la maggioranza in Parlamento; se poi lo sbarramento venisse abbassato al 2,5 per cento, e il M5S restasse dell’idea di non voler fare alleanze, l’unica maggioranza teoricamente possibile sarebbe composta da Partito Democratico, Forza Italia, Alleanza Popolare e Movimento Democratici e Progressisti. Ci va bene ? mica tanto.
Mini e Smart :il job che non c'è
Alessandra Servidori Mini e Smart : il job che non c’è
Mentre il camaleontico Trump bacchetta i tedeschi perché importano troppe macchine in America (?) durante il G7 il nostro Gentiloni,garbato Presidente del Consiglio, si ritrova a dover combattere le animosità dei fanatici NO VAUECER. Se un problema l’abbiamo è proprio quello di tutelare almeno la nostra stagione turistica e alimentare che rappresenta il vero polmone di ossigeno del nostro magnifico Paese con quei gioielli che esibiamo con l’orgoglio di un popolo che sa di avere una dote straordinaria. Ebbene sarebbe bene – scusate il bisticcio- imparare dalla Germania anche il modello denominato minijob, un contratto di lavoro minimo – per durata o per stipendio – pensato per venire incontro alle mutate esigenze tanto sociali quanto economiche introdotto a cominciare dal 2000 e nel contesto delle politiche sociali intraprese da Schröder e tostamente continuate da Merkel. .Ebbene da loro questi contratti hanno dimezzato la disoccupazione e sono stati applicati in diverse tipologie, ambiti lavorativi, diversi contratti e salari, con una flessibilità straordinaria. Differenze sostanziali per i/le lavoratori domestici,pulizie,giardinaggio,assistenza domiciliare,e tra lavoratrici/lavoratori occupati in ambito commerciale e professionale ecc, con contributi e salari diversi. Due branche due ben distinte. Ma valgono per entrambi il valore del lavoro orario 8,84 euro lordi ,indennità di malattia,maternità,ferie, sicurezza,fondo pensione, formazione e ricerca di lavoro maior. Ecco dobbiamo ben tenere conto che i mini tedeschi si sono sviluppati anche a fronte di una economia forte e robusta , basata su scelte politiche lungimiranti, operate tra gli ultimi vent’anni del secolo scorso e i giorni nostri. Sicuramente i cospicui investimenti nella ricerca e nell’istruzione – grazie ai quali il paese ha potuto mantenere un’elevata competitività internazionale “salvando” così, diversamente da altre realtà europee, il proprio comparto industriale – le politiche di alternanza scuola/lavoro per i giovani, ma anche politiche edilizie e sociali che hanno tutelato il potere d’acquisto dei cittadini, mantenendo il costo della vita paradossalmente più basso rispetto a paesi meno fortunati in termini di PIL e bilanci. Dunque da noi i vaucer partoriti con timidezza, hanno avuto un senso proprio per il turismo e il lavoro agricolo e sono indispensabili per l’impresa stagionale, sono sicuramente serviti anche per contrastare il lavoro nero, ma poi sono stati abusati perché i troppi vincoli che ha il nostro mercato del lavoro,il cuneo fiscale,la mancanza di coraggiose riforme hanno sicuramente consentito un abuso. E però ora il Governo non può fare la danza del gambero abolirli e poi ripensarci e poi litigare furiosamente proprio in un momento in cui misuriamo la nostra capacità di rialzare la testa. Facciano in fretta un provvedimento che ripristini a tempo determinato e solo per alcuni lavori veramente stagionali ed importanti per la nostra economia e poi si rimbocchino le maniche e mettano mano alla partita lavoro anche perché si parla anche di smart working ma di leggero nella legge sul lavoro autonomo peraltro NON ancora comparso in Gazzetta ben poco di leggero c’è. E la nostra economia agonizza.
LA CONCILIAZIONE TRA TEMPI DI VITA E DI LAVORO
Presentazione del libro
“La conciliazione fra tempi di vita e di lavoro” Giuffrè Editore, 2017
Roma, 25 maggio 2017 - Ore 16.45-19.00
Palazzo Costaguti - Universitas Mercatorum - Piazza Mattei, 10
Intervento di benvenuto
Giovanni Cannata
Magnifico Rettore Universitas Mercatorum
Danilo Iervolino
Presidente Universitas Mercatorum
Ne parlano:
Patrizia Ravaioli
Amministratore, Ente strumentale alla
Croce Rossa italiana
Maurizio Sacconi
Presidente Commissione Lavoro, Senato della Repubblica
Tiziano Treu
Presidente CNEL
Modera:
Mariangela Pani
Giornalista
Saranno presenti le autrici:
Alessandra Servidori, Barbara Maiani,Giuseppe Pellacani, Direttore della Collana
Per la gentile concessione degli spazi si ringrazia UNIVERSITAS MERCATORUM
Con il contributo di ARKIGEST
R.S.V.P. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Europa e Italia : la crisi che non passa
Alessandra Servidori EUROPA e ITALIA e la crisi che non passa
Mario Draghi ha per l’ennesima volta regalato una boccata di ossigeno raccontando nelle ultime ore che la crisi economica in Europa sta lentamente passando e l’Eurozona è più forte oggi di quanto non fosse sei anni fa,ma sicuramente è merito di Francia e Germania . Il Presidente della BCE ha benevolmente evitato di parlare d’Italia ben consapevole che oggi il peso di piombo e acciaio del nostro debito pubblico rappresenta l’incognita più grossa. E le riforme italiane messe in campo non stanno dando i risultati sperati e se non provvediamo e subito ,sarà proprio l’Italia a scatenare una nuova tempesta. E’ ben chiaro che la Germania incarna il punto di vista dei cosiddetti falchi in Europa ma temperati da Merkel che a gamba tesa si avvia al rinnovo del quarto mandato e a mitigare , come per i Paesi Bassi o la Finlandia che è il loro trait d'union proprio la scarsa fiducia verso il Sud dell'Europa, considerato molto poco incline al rispetto delle regole. La Francia a guida Macron oggi condivide l'integrazione dei mercati finanziari e dei capitali e i meccanismi per la stabilizzazione di bilancio,che di fatto implica anche scenari di mutualizzazione dei rischi..I governi di Parigi e Berlino in questa fase rallenteranno l'integrazione al fine di tenere sotto controllo l'insoddisfazione dei cittadini verso Bruxelles,ma nello stesso tempo dettando le regole dello sviluppo ma è certo che sia Merkel che Macron non si sogneranno di annunciare di essere pronti a fare maggiori concessioni di sovranità economica a Bruxelles, governando loro stessi il processo. L’unione economica e monetaria somiglia oggi a una casa costruita nel corso dei decenni, ma solo parzialmente completata, di cui si sono dovuti stabilizzare in fretta e furia le pareti quando è scoppiata la tempesta. La Commissione europea dovrebbe presentare il libro bianco sul completamento dell'Unione economica e monetaria e lì, in teoria, dovrebbero essere dettagliati i tempi e i passaggi di un piano .Le ragioni del migliore stato di salute dell'Eurozona sono da ritrovarsi proprio nelle decisioni prese velocemente in momenti in cui la fine della moneta unica non era poi così uno scenario del tutto impossibile e successivamente poi l’effetto trascinamento della brexit non si è compiuto.Per ora . L'Unione bancaria è uno degli elementi più importanti dell'attuale forza dell'Eurozona. Nel 2010 il sistema bancario europeo non era pronto all'onda d'urto che è arrivata . per fortuna c'è il Meccanismo Europeo di Stabilità, che ha il grande potere di attenuare scosse inattese e poi c'è una Banca Centrale molto più attiva e reattiva che in passato e questo anche perché ha imparato dalla crisi passata. La situazione italiana è molto molto precaria .Il problema dell'Italia è legato ai conti pubblici e alla mal gestione delle proprie banche, ma la vera minaccia italiana è la bassissima produttività. Il Paese è in crisi di produttività da almeno venticinque anni ed è anche per questa ragione che il debito è così alto. In Europa e nell'Eurozona si auguravano che le riforme italiane funzionassero ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti :l'elevato debito italiano è un fattore molto preoccupante e potrebbe un giorno, magari non troppo lontano, essere il detonatore di un'altra profonda crisi dell'Eurozona perché la mancanza di ripresa della produttività e il mix di calo della demografia e bassa inflazione è altrettanto pericoloso. In caso di una crisi scatenata dall'Italia, poi, c'è anche da considerare che il Paese sarebbe troppo grande per essere salvato dall'intervento del Meccanismo Europeo di Stabilità perché tra i 19 paesi dell’area euro le politiche economiche e fiscali non possono rappresentare una zavorra per gli altri 18.
E NON SI DICA CHE NON E' VERO
Alessandra Servidori E non si dica che non è vero
La volgarità non è mai stata una strategia vincente eppure Boschi e Renzi rilanciano sistematicamente la loro bulimia di potere con una sfacciataggine quotidiana che appare ai più ormai patetica. Stimo e apprezzo la professionalità il rigore della” penna” Ferruccio De Bortoli con il quale mi è capitato,attraverso mail, di interloquire su episodi che mi coinvolgevano e che non avevano trovato in colleghe del corriere, una collaborazione molto leale.Mi scrisse che gli dispiaceva e gli fui grata del riconoscimento non scontato. La vicenda dei legami tra politica e banche al di là delle ammissioni tardive di Ghizzoni e delle difese di Banca italia di Visco , riallinea le trame carsiche dei sistemi poco legittimi che imbrigliano ministri della Repubblica Italiana che hanno “ le mani nella marmellata” e continuano ad occupare le stanze della politica italiana con quella baldanza e arroganza che pagheranno nelle urne quando finalmente si andrà a votare.Il Presidente Mattarella eserciti il potere a lui esclusivo e sciolga le camere, alle condizioni date,poiché la situazione ormai ha un fetore veramente insopportabile e incancrenito. Dopo giorni di attesa oggi poi l’attuale Direttore dell’ammiraglia dell’informazione nostrana, finalmente difende l’onore di FDB ed io, sommessamente aggiungo, magari l’ex Direttore avesse accettato la conduzione della Rai : non sarebbe l’azienda compromessa che oggi sosteniamo con un canone coatto che è un urlo di dolore del buon senso comune quando in prima serata le fiction degli improbabili poliziotti Coliandro scorazzano sulle tombe della Certosa di Bologna mezzi nudi in amorosi intenti. Allora la misura è colma assai : l’Etruria story e company han da finire.Non sono convinta che una commissione di inchiesta risolverà la storiaccia, ma se serve, allora ben venga, ma si faccia in fretta perché NON è normale che politici e banchieri intrallazzino a danno dei cittadini risparmiatori: e non si dica che non è vero perché è un abuso dell’intelligenza degli italiani.
E' arrivato il lavoro autonomo
Alessandra Servidori
Il disegno di legge s AS 2233b Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato " dopo(3 novembre 2016) complicati mesi di gestazione dal momento della presentazione è diventato legge. Ora attendiamo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e il testo definitivo è già commentabile. Si tratta in estrema sintesi di novità importanti ed è sicuramente un passo importante nell'ottica di una vera equiparazione di tutti i lavoratori ,poiché valorizza le partite iva ,rafforzando le tutele soprattutto per i giovani, e, da sottolineare, la riduzione al 25 per cento dell'aliquota contributiva per i professionisti iscritti in via esclusiva alla gestione separata Inps. Soprattutto importante la stabilizzazione ed estensione dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa,appartenenti a nuove categorie. Dal primo luglio prossimo potranno richiedere la Dis-coll (prevista per chi ha collaborazioni coordinate e continuative) anche ai lavoratori che prestano attività con collaborazioni a progetto, assegnisti o dottorandi di ricerca. I collaboratori che prestano la propria attività in via continuativa non possono essere sospesi dal loro lavoro in caso di gravidanza, malattia e infortunio. Per i pagamenti è prevista una stretta sui ritardi, perché la legge prevede che dovranno essere versati entro un termine concordato, mai superiore a 60 giorni. Chi lavora per conto proprio sarà anche incentivato a investire sulla propria formazione, avendo un tetto di 10mila euro deducibili per le spese di iscrizione a master, corsi di formazione o aggiornamento, convegni e congressi, oltre alle relative spese di soggiorno e viaggio. I centri per l'impiego, infine, avranno sportelli dedicati al lavoro autonomo, per favorire l'incontro fra domanda ed offerta. Nella seconda parte della legge vengono invece finalmente disciplinate le regole dello smart working, il lavoro agile, promosso allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione vita-lavoro. Il governo non ha previsto una nuova tipologia contrattuale e ha disciplinato nuove modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, che potrà essere a tempo determinato o indeterminato e si applicherà anche alle pubbliche amministrazioni. Il dipendente che si troverà a lavorare a queste condizioni, godrà di parità di trattamento economico rispetto ai colleghi che lavorano in azienda e avrà gli stessi limiti orari stabiliti dai contratti collettivi e appunto tra i diritti che sono stati estesi c'è il riconoscimento della tutela contro gli infortuni e le malattie professionali. Viene poi istituito un tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo con il compito di formulare proposte e indirizzi in tema di modelli previdenziali, modelli di welfare, formazione professionale. TESTO INTEGRALE
https://cdn.fiscoetasse.com/upload/Testo-DDL-lavoro-autonomo-Atto-2233-B-del-10052017.pdf
Inps,tutte le novità sui sussidi familiari per le convivenze e le unioni civili
Inps, tutte le novità sui sussidi familiari per le convivenze e le unioni civili
Alessandra Servidori BLOG Formiche.net
Inps interviene per regolamentare i sussidi familiari per le convivenze e le unioni civili della Legge 76/2016. Come avevamo previsto dopo la legge sarebbero state necessarie ulteriori regolamenti e Inps ha emanato una circolare esplicativa (Direzione Centrale Ammortizzatori Sociali –Roma 5-5-2017-Circolare n.84). In base a questa circolare ci domandiamo se è assicurata la copertura finanziaria, posta la difficoltà del bilancio di spesa che l’Istituto ha segnalato più volte.
I partner in unione civile hanno diritto all’assegno al nucleo familiare con le stesse regole previste per i coniugi, mentre per le convivenze di fatto bisogna fare riferimento al contratto stipulato fra i due partner: l’Inps dettaglia con tutte le casistiche previste (presenza di figli, precedenti matrimoni) e le conseguenti regole per l’erogazione degli sussidi al reddito nella circolare 84/2017, che recepisce le norme contenute nella legge 76/2016 (Unioni civili e convivenze di fatto). La prestazione, introdotta dal Dl 69/1988, è riconosciuta a famiglie di lavoratori dipendenti o pensionati con un reddito complessivo inferiore a determinate soglie. L’importo dell’assegno varia a seconda del reddito Irpef e della composizione del nucleo familiare, in base a precise tabelle che vengono pubblicate annualmente dall’Inps (il riferimento fino al 30 giugno 2017 è la circolare Inps 92/2016).
Le categorie di lavoratori a cui spetta:
– contratti da lavoro dipendente, anche agricolo, lavori domestici, iscritti alla gestione separata, pensionati (fondi da lavoro dipendenti, ed ex Enpals), altri titolari di prestazioni previdenziali, lavoratori in altre situazioni di pagamento diretto. La prestazione è per un solo partner dipendente o pensionato: valgono le stesse regole previste per il matrimonio, per cui l’assegno nucleo familiare spetta per il partner privo di posizione tutelata;
- – figli da rapporto precedente: ai figli è garantito il trattamento su una delle due posizione dei genitori, indipendentemente dal fatto che sia poi intervenuta un’unione civile. Se però i genitori naturali sono separati e sono entrambi privi di una posizione tutelata, la successiva unione civile di uno dei due con un partner lavoratore dipendente o titolare di prestazione previdenziale sostitutiva, garantisce il diritto alla prestazione per i figli dell’altra parte parte dell’unione civile;
- figli dopo l’unione: sussiste il diritto alla prestazione nel caso in cui il figlio sia inserito nel nucleo familiare che si forma con l’unione civile, anche attraverso la procedura di affidamento prevista dall’articolo 252 del codice civile;
- scioglimento unione civile: la circolare si limita a precisare che il diritto è regolato in conformità a quanto previsto dal codice civile (quindi, equiparando i diritti a quelli previsti per i coniugi). Per quanto riguarda il caso di figli nati da uno dei due partner in seguito all’unione civile, la questione è stata sottoposta al ministero del Lavoro;
- Per quanto riguarda i conviventi di fatto, il diritto alla prestazione dipende dalle clausole previste dal contratto di convivenza (previsto dal comma 50, articolo 1, legge 76/2016), dal quale deve emergere con chiarezza l’entità dell’apporto economico di ciascuno alla vita in comune. Per tutte le prestazioni la domanda si presenta telematicamente all’INPS
La circolare INPS chiarisce infine che ai partner dell’unione civile spetta anche l’assegno per il congedo matrimoniale (otto giorni da fruire entro i 30 giorni successivi alla data dell’evento).
TREU al CNEL: assicuri anche la parità di genere
Alessandra Servidori
Treu Presidente CNEL : con lui aperta una stagione fortemente riformatrice anche con la garanzia effettiva della rappresentanza di genere.
Il Consiglio dei Ministri ha deliberato finalmente la nomina del professor Tiziano Treu, Professore di diritto del lavoro all'Università Cattolica di Milano e già Ministro dei Governi Dini e Prodi, oltre ad essere stato Ministro dei Trasporti nel primo governo D'Alema (1998-1999).. Dal 2013 consigliere del Cnel anche se è stato uno dei 200 giuristi che hanno firmato il manifesto per il Si al Referendum, che prevedeva l'abolizione del CNEL.Suo il "Pacchetto Treu" sulla promozione dell'occupazione che riconobbe per la prima volta il lavoro interinale e altri contratti di lavoro atipico.Nel frattempo ha definito un provvedimento di autoriforma del CNEL, che è stato incardinato in Commissione Affari Costituzionali del Senato il disegno di legge di riforma del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL). Ne ha dato notizia lo stesso CNEL che ha presentato il provvedimento di autoriforma.I punti essenziali della riforma sono : - E’ definita una nuova modalità di nomina dei Consiglieri del CNEL, più veloce e più trasparente (due mesi contro i nove attuali) da parte del Consiglio dei ministri, al fine di garantire i criteri del più ampio pluralismo sul modello del CESE europeo;- E’ previsto anche un rappresentante rispettivamente dell’ANCI, dell’UPI e della Conferenza delle Regioni;-Oltre alla conferma di tutte le attuali attribuzioni del CNEL, sono previsti pareri del CNEL obbligatori, ma non vincolanti, per i maggiori atti di finanza pubblica (DEF, nota di aggiornamento al DEF e legge di bilancio);E’ stabilita la nuova funzione del CNEL di certificazione del grado di rappresentatività nazionale delle organizzazioni sindacali nel settore privato.Le modifiche proposte sono tese a tutelare il massimo pluralismo per garantire la presenza del maggior numero di parti sociali rappresentative all’interno del CNEL. Mentre viene assicurata la più ampia partecipazione ai lavori del CNEL laddove è previsto che il Presidente del CNEL abbia la facoltà di costituire, senza oneri finanziari aggiuntivi, appositi gruppi di lavoro aperti a soggetti esterni qualificati per l’istruttoria di specifiche tematiche,manca una garanzia che assicuri l’equilibrata presenza di genere negli organismi ovviamente rispettando l’art 51 della Costituzione italiana, che prevede l’accesso alle cariche elettive degli uomini e delle donne in condizioni di parità e la promozione con appositi provvedimenti delle pari opportunità tra donne e uomini. Con riferimento al livello regionale è poi prevista la promozione della parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive ( art. 117 Cost)..Dunque siamo perché il nuovo Cnel rispetti questo orientamento Pare sia ’ una riforma del CNEL a costo zero e una nuova importante tappa di un percorso virtuoso che il CNEL ha iniziato già nel 2011 e che ha portato, ad oggi, a restituire al bilancio dello Stato ben 37 milioni di euro.Il nuovo Cnel dunque dia un esempio e di coerenza anche verso la parità tra uomini e donne.
Un 1°maggio diversamente buono
Alessandra Servidori Un 1 MAGGIO diversamente buono
*Questo 1° Maggio 2017 lo dedico , con evidente ironia e disistima, a chi dovrebbe astenersi da fare proposte indecenti sul lavoro. Sono convinta che il reddito dicittadinanza contenuto in alcuni programmi di governo di chi si candida alla guida di questo nostro Paese, sia una misura contro l’effettiva capacità di inclusione dei cittadini in materia di democrazia e nasconde la polvere della povertà sotto il tappeto. Non è una proposta di inclusione infatti quanto un intervento tampone perché non affronta il vero problema che è nella democrazia e il lavoro che sono la base della nostra Costituzione. Al povero deve essere riconosciuta l’elemosina ? Le disuguaglianze economiche e sociali sono qualcosa di ineluttabile? Meno diritti a tutti anche per chi lavora ?C’ è chi -sociologo e mentore del movimento stellato - addirittura sostiene che bisogna lavorare gratis per avere diritto ad una redistribuzione del capitale. Un’idea vetero depressiva e antidemocratica dell’ideologia del lavoro e della povertà.
*Un 1° maggio dedicato a chi si dimentica che il nostro Debito Pubblico in miliardi di euro ammonta a 2.217 e che il tasso di disoccupazione italiano è al 11,9% e tra i 15 e 24 anni è al 38,6% , che la percentuale europea è al 9,6% .
*Un 1° maggio dedicato a chi è troppo disinvolto e pensa a sé stessa e che va con il caschetto giallo nei cantieria fare la passerella quando, in vigore la nuova legge per il contrasto al fenomeno del cd. Caporalato ( la Legge 29 ottobre 2016, n. 199, recante "Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo" (G.U. n. 257 del 3-11-2016).), muoiono ancora tante persone nei cantieri neri o dimenticati dal terremoto.
INVECE un 1° MAGGIO di vero augurio con una nota positiva che guarda avanti e ricorda che ,queste le principali linee della legge contro lo sfruttamento:
- riformulazione del reato di caporalato ("intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro" - art. 603-bis c.p.): è prevista la pena della reclusione da 1 a 6 anni e della multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato, nei confronti di chiunque:
1) recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori;
2) utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l'attività di intermediazione di cui al n. 1), sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno.
Costituisce indice di sfruttamento la sussistenza di una o più delle seguenti condizioni:- reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato;
- reiterata violazione della normativa relativa all'orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all'aspettativa obbligatoria, alle ferie;
- sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro;
- sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti.
- applicazione di un'attenuante in caso di collaborazione con le autorità;
- previsione dell'arresto obbligatorio in flagranza di reato;
- il rafforzamento dell'istituto della confisca;
- l'estensione della responsabilità amministrativa dell'ente per il reato di caporalato: la sanzione pecuniaria prevista va da 400 a 1.000 quote (l'importo di una quota varia da un minimo di 258 a un massimo di 1.549 euro);
- l'adozione di misure cautelari relative all'azienda agricola in cui è commesso il reato;
- l'estensione alle vittime del caporalato delle provvidenze del Fondo antitratta;
- il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, in funzione di strumento di controllo e prevenzione del lavoro nero in agricoltura;
- il graduale riallineamento delle retribuzioni nel settore agricolo.
ECCO BUON 1° MAGGIO !
BRIGITTE ED EMMANUEL :una vera coppia
Alessandra Servidori - Dalla parte di BRIGITTE ed EMMANUEL
Emmanuel e Brigitte Macron sono una coppia interessante che vale la pena di seguire attentamente anche per il contesto internazionale in cui si muovono. Lui candidato del centrosinistra europeo di questi ultimi anni ha deciso di non inseguire il populismo, su temi e linguaggio, ma di affrontarlo a testa alta, rivendicando valori e ideali che sono alla base della nostra identità europeista.E lei lo ha tenuto per mano per anni vicina nella formazione insegnandogli letteratura con il metodo robusto della scuola dei gesuiti, poi nella vita privata, e ancora nell’ascesa al potere fin da quando nel gruppo Rotschild lui ha dimostrato di essere molto preparato e un bravo imprenditore, e proprio per questo accusato ora dai cialtroni della politica di essere troppo liberista. Diciamocelo senza troppa enfasi ma non c’è dubbio che è cos’i: il risultato del giovane francese, con accanto la sua professoressa che rilegge i discorsi del marito, controlla gli articoli usciti sulla stampa, accoglie i giornalisti per le interviste e soprattutto insieme hanno scritto il programma elettorale, insomma è un risultato straordinario .Un risultato che rappresenta una nuova speranza per il progetto europeo e una lezione per tutti, noi italiani inclusi: bisogna avere il coraggio di difendere ciò in cui crediamo in maniera netta, senza ambiguità. E in politica ciò che lega Italia e Francia è la profonda difficoltà dei partiti tradizionali: i vari candidati di destra ,centro, sinistra non convincono più il popolo, le cittadine e i cittadini che chiedono risposte ai problemi complessi della contemporaneità e non narrazioni o una ossessiva quotidianità delle diatribe di un partito o le spiate dai buchi della serratura del personaggio politico di turno. Servono metodi nuovi e anche nuovi approcci, una diversa modalità di accoglienza, di apertura e soprattutto relazione e verità verso una società che è cambiata profondamente, a fronte di partiti rimasti, spesso, uguali a loro stessi, immutabili.Il ventilatore del fango contro la coppia Macron gira vorticosamente, ma gli schizzi pare non li colpiscano più di tanto : tutto fa supporre che Macron avrà la meglio, forte anche dell'appoggio di Fillon e Hamon e dunque di un riconoscimento del suo valore anche dagli altri candidati sconfitti, ma guardando in Italia siamo consapevoli che tutto il progressismo europeo dovrà affrontare una profonda riflessione sulla propria identità, sulla connessione perduta con i cittadini e sulle modalità per ripristinare un dialogo efficace e vero. Insomma dalla futura coppia dell’Eliseo, dell’ex ministro francese apprezziamo anche che dica “Brigitte non sarà nascosta dietro di me. Lei sarà al mio fianco”
25 Aprile una memoria delle donne da non dimenticare
Alessandra Servidori La festa della Liberazione dalla parte delle donne
Sono andata in Piazza stamane, come tutti i 25 Aprile da mezzo secolo e oltre e parlava con toni concitati la presidente della Camera Boldrini. Non una parola sul ruolo delle donne in questo giorno storico,ma solo tanta politica di partito e questo è uno sbaglio. Il mio 25 aprile è sempre stato un avvenimento prezioso in Piazza Maggiore a Bologna. Ho cominciato ad andarci con mio nonno e mia nonna e mi raccontavano che la giornata era per sottolineare l’importanza delle donne, un contributo che ha avuto un peso sia numerico sia in relazione alle responsabilità affidate loro durante la guerra che ha massacrato il nostro Paese. Anche allora si ricordavano solo alcune figure femminili, soprattutto quelle cadute, ma ignoravano volutamente le tante e tante che sono state protagoniste della Resistenza e che vi hanno partecipato attivamente e in vario modo. I nonni mi raccontavano delle staffette,delle donne operaie,delle madri di famiglia e del male furioso che avevano subito ,una parte della memoria di una delle pagine più buie e brutali della Seconda guerra mondiale descrivendo l’orrore degli stupri di guerra da parte delle truppe coloniali francesi a seguito della “battaglia di Cassino” e lo smantellamento della linea Gustav.Una trappola costante perpetrata da eserciti che si fronteggiavano e dove la popolazione civile si trovò destinata a vivere mesi di violenze e di terrore, gli stupri di massa e brutali violenze compiute dalle truppe coloniali ausiliarie francesi e da altri “alleati”. Questa barbarie iniziò in Sicilia, dove sbarcarono i primi contingenti dei Goumier, e continuò fino in Toscana dove vennero fermate a seguito delle proteste anche del Papa e del Governo Badoglio.Solo negli anni Cinquanta, si denunciò in Parlamento che le violenze sessuali da parte delle truppe coloniali consumate perlopiù sulle donne, sui bambini di ambo i sessi e gli uomini sollevarono un muro di omertà di vergogna, silenzio, sofferenza fisica - talvolta anche mentale - senso di colpa ed emarginazione che hanno accompagnato, il più delle volte, la vita di coloro che subirono queste atroci violenze. La memoria pubblica ha assecondato i sentieri dell’oblio, e nel dopoguerra si cercava di non parlare di questo orrore,ma i miei nonni mi raccontarono la verità. Questa pagina di storia non la possiamo dimenticare e chi rappresenta le istituzioni deve impegnarsi a non cancellare insieme alle associazioni femminili e all’intera società una diversa sensibilità verso la violenza maschile contro le donne,i minori e gli stupri di guerra e anche quelli che ci raccontano i giornali quotidianamente .La memoria storica deve servire a rivendicare il diritto a non dimenticare gli orrori del passato, per costruire una società diversa fondata sull’ascolto, sul ripudio della guerra e di ogni forma di prevaricazione, discriminazione e violenza.. Lo stupro e non solo ha una sua continuità, seppure in forme diverse, nella storia, e ancora ai nostri giorni costituisce un’arma, una strategia di guerra a volte camuffata tesa a distruggere il nemico che a volte è la persona con cui vivi.La trasmissione della nostra Storia, e dei suoi valori, è il fondamento della nostra democrazia. E se la memoria collettiva è precaria, quella delle donne è costantemente sotto la minaccia di una erosione che sembra difficilmente contrastabile Dalla partecipazione alla Resistenza è nato il diritto del voto alle donne , la Liberazione è stata la lotta per la conquista della democrazia in Italia e, per le donne, il primo passo verso la conquista di diritti fondamentali loro negati e non ancora ottenuti fino in fondo. Quello delle donne è un cammino sempre in essere, è un traguardo mai raggiunto pienamente o definitivamente. Stiamo attraversando un periodo molto, molto brutto e spesso ho l’impressione di vivere tensioni e premesse analoghe a quelle di quando ero bambina , e il pericolo dello scoppio di un’altra guerra lo sento molto forte.Le donne oggi possono ancora essere e rappresentare una nuova stagione/ Resistenza che richiede per prima cosa di ricostruire un progetto di società, poi di spiegare ai giovani e alle giovani che bisogna associarsi perché si possono fare cose buone solo se si è uniti mentre invece prevale l’ individualismo, e contemporaneamente ricostituire i valori della giustizia e della libertà. Mi auguravo che le donne sarebbero state una risorsa, ma vedo donne di potere in cui non mi riconosco .Sono e rimango convinta, che bisogna avere costanza ,battersi perché le donne abbiano ruoli paritari in ogni luogo in cui si decide. Dunque 25 aprile è tutti i giorni!
GENDER GAP PAY
Alessandra Servidori – DIFFERENZE RETRIBUTIVE-NON C’E’ niente da festeggiare
Pare che in America e in Europa si stia per festeggiare la giornata del gender pay , si dice “per sensibilizzare “ma gli ultimi dati in tema di divario retributivo tra i due sessi, posizioni manageriali comprese ci dicono che sì aumenta la presenza femminile all'interno dei board delle aziende nazionali, ma in tema di retribuzioni le donne percepiscono ancora importi inferiori rispetto ai colleghi uomini, che guadagnano in media il 12,2% in più e oltre . Un aggiornamento in materia di divario retributivo tra i due sessi arriva grazie al "Gender Gap Report 2016" realizzato dall'Osservatorio JobPricing: la forbice è ancora ampia, caratterizzata da una retribuzione annua lorda (che esclude la componente variabile e considera solo quella fissa) pari a 29.985 euro per il sesso forte contro i 26.725 euro percepiti dalle donne, che in pratica portano a casa il 10,9% in meno a parità di ruolo. Analizzando i dati che riguardano i ruoli di comando, le donne sono più presenti ai vertici delle aziende pubbliche e private quotate in Borsa rispetto al passato: alla fine di giugno del 2015 (Rapporto sulla Corporate Governance della Consob) ammontavano a 621 le donne che ricoprivano un ruolo di consigliere nel CdA, contro le 288 dl 2012.È anche vero, tuttavia, che il sesso debole occupa oggi il 38% di tutte le posizioni manageriali (tra dirigenti e quadri), mentre la percentuale sale fino al 58% se si prendono in considerazione il totale degli impiegati. Per quanto riguarda i compensi dei dirigenti, il gap è tra i due sessi relativo al 2015 è pari all'11,9% (contro il 9% del 2014), mentre cala se si prendono in considerazione le retribuzioni percepite dai quadri aziendali la percentuale scende fino al 5% (in calo rispetto al 5,4% del 2014).Ma una analisi più profonda di documentazione a nostra disposizione del Word Economic Forum ci dice che la situazione è proprio grave. Lo scorso anno ci eravamo illusi di poter risalire la china. Eravamo arrivati ad occupare il 41esimo posto della classifica, dopo anni di posizionamenti verso il fondo. Potevamo sperare che la svolta fosse arrivata. E invece il Gender Gap Report 2016 del World Economic Forum, che da 10 anni misura il progresso di 142 paesi del mondo nella direzione della parità tra uomini e donne, ci dice che l’Italia ha ancora molta strada da fare. Lo fa valutando la Salute (l’Italia è 72°), l’Istruzione (siamo 56°), la Presenza politica (siamo 25°) e infine il dato su cui ogni anno peggioriamo drammaticamente: la Partecipazione socio economica. Dal 2015 al 2016 l’Italia è passata, appunto, in termini assoluti dalla 41 alla 50° posizione, e ora sappiamo bene che il dato riguardante la partecipazione delle donne italiane alla società e all’economia fa paura. Così è: l’Italia risulta nel 2016 in 117° posizione su 142 paesi per questo parametro, e ha perso sei posizioni dal 2015, e ben venti dal 2014. L’occupazione femminile in Italia è inchiodata ai livelli pre crisi economica, 47,2%, contro un’occupazione maschile che viaggia sopra al 60%. Che cosa spiega il fatto che in un paese in cui fanno impresa, guidano l’auto, aprono conti in banca e votano da 70 anni, le donne non sono presenti nell’economia e nella società? Il World Economic Forum ha dimostrato da anni che questo indicatore è anche un indicatore dello stato di salute di un’economia, e se appunto guardiamo da vicino quali parametri misura questo indicatore, vediamo che l’Italia è 79° per presenza di donne in posizioni manageriali 87° (Altra cosa sono le donne nei cda, la cui presenza al 30% è garantita dalla legge Golfo-Mosca, almeno per i prossimi 3 anni), per la presenza di figure tecniche e professionali, 89° per tasso di occupazione 98° per reddito da lavoro e infine 127° per “parità di salario per occupazione simile.Il World Economic Forum lancia l’allarme: la condizione delle donne negli ultimi tre anni è peggiorata quasi ovunque nel mondo. Il numero di anni che mancano al traguardo della parità di salario, se manteniamo questo passo, è 170.E dunque in prossimità dell'Equal Pay Day, giornata che si festeggia negli USA e in Europa per sensibilizzare sul tema della parità salariale, si tirano le somme per quanto riguarda le differenze di genere legate alla retribuzione e bisogna far sapere come stanno le cose. Se negli USA la disparità salariale, a parità di mansione, è pari al 20,4%, nei Paesi della UE le esponenti del sesso debole hanno un guadagno inferiore del 16% rispetto agli uomini. Entrando più nel dettaglio dei singoli Stati, il gap retributivo è del 10,9% in Italia ma con dei dubbi legittimi di misurazione in quanto noi abbiamo un cuneo fiscale molto ampio e dunque anche questo fa la differenza in peggio, il 10% Lussemburgo, Polonia, Malta e Slovenia, mentre oltrepassa la soglia del 20% in Austria e Germania, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia.Per quanto riguarda Francia e Regno Unito, invece, la differenza retributiva è rispettivamente del 15% e del 18%.
Differenze retributive, non c’è niente da festeggiare
Alessandra Servidori BLOG Formiche.com
Di Maio sbaglia sulle privatizzazioni
Alessandra Servidori
Di Maio sbaglia su tante cose e sulle liberalizzazioni di più.
Sono proprio le famiglie che avrebbero un beneficio se si riuscisse a mettere in moto le banche ,i trasporti, le poste,le professioni: aprire il mercato alla concorrenza potrebbe portare enormi benefici per l'occupazione e per i consumatori. Pierluigi Bersani inaugurò una stagione che ha introdotto importanti novità come la portabilità del mutuo e la nascita delle parafarmacie,ma la storia si è fermata,malgrado le indicazioni fornite dall'Antitrust,e anche il disegno di legge attualmente ancora in parlamento è diventato infatti terra di conquista per le tante lobby che vogliono impedire il cambiamento. Un esempio per tutti : gli interessi dei farmacisti e alcuni elementi di discussione sono prevalenti rispetto al libero mercato. Stare dalla parte dei cittadini significa capire che in circa la metà delle famiglie un membro rinuncia a comprare medicine perché è considerato un lusso e allora è necessario liberalizzare quei medicinali che i cittadini pagano da soli. Dunque il governo abbia coraggio :deve decidere che liberalizzare diventi un punto qualificante della sua azione politica e non sottostare ai veti delle lobby. E ad oggi non è così. Peggio di noi solo Grecia, Polonia e Romania. Nell’ultimo quadro di valutazione dei trasporti dell'Unione europea, l’ Italia, la trovi al quart’ultimo posto. Gli italiani passano nelle strade congestionate 38,73 ore all'anno, contro una media Ue di 30,96 ore. E il traffico, si sa, non fa bene all’ambiente. Colpa di un mercato poco libero e della consapevolezza che nelle città gli ostacoli sono ancora moltissimi, così come nelle ferrovie, soprattutto il servizio regionale, con le gare che stentano a partire,ma anche la difficoltà d’ingresso di nuovi operatori nella rete. Fa eccezione l’alta velocità ,dove il numero dei passeggeri su rotaia è aumentato e si è ridotto il viaggio su gomma e sugli aerei. L’emergenza è però metropolitana. E si chiama smog. Un mix di inquinamento e condizioni atmosferiche che soffoca le nostre città, i nostri bambini,dunque le famiglie in carne ed ossa.
E anche in questo caso, un’accelerazione delle liberalizzazioni potrebbe portare benefici in un sistema integrato per esempio di trasporti economici, semplici e sostenibili che disincentivano il ricorso all’auto privata e aiutano a vivere meglio con meno inquinamento e meno costi. Dunque il metodo che funziona sta nel fatto che il pubblico si ritagli un ruolo nel fissare le norme generali, migliorare il servizio tutelando i lavoratori, controllarlo e garantire la copertura dei servizi meno remunerativi,lasciando che i diversi attori in campo – siano pubblici o privati – agiscano liberamente in quello spazio di regole e opportunità. Una scelta decisa potrebbe valere, secondo l’Osservatorio sulle liberalizzazioni, fino a 23 miliardi, e secondo il governo, un punto di pil all’anno (16 miliardi) fino al 2020, per una crescita complessiva del 4,16% dei consumi, del 3,7% degli investimenti, dell’1,66% dei salari reali. Per l’Fmi, addirittura, le riforme sulla concorrenza porterebbero una crescita aggiuntiva del 13% (20% se si includesse anche il fisco).Non si tratta solo di liberare energie che già esistono, ma di permettere che se ne creino di nuove. Il terziario in Italia, un mercato di circa mille miliardi che copre più del 74% del pil, è in passivo nella bilancia commerciale per 4,2 miliardi (mentre segna +23 per la Germania e +90 per il Regno Unito), anche perché deve combattere con rigidità, oligopoli, corporazioni, norme, regole e regolette. Liberarsi da vincoli inutili quando non dannosi, permetterebbe di concentrarsi sulla competizione internazionale, dove si gioca la vera partita dell’economia 4.0. A parole sono tutti d’accordo sulla necessità di aumentare il livello di concorrenza nel nostro paese, ma nella pratica bisogna superare insidie corporative dietro ogni angolo, procedendo passo dopo passo.