CATANIA 27 Settembre PNRR la voro digitale la sintesi delle donne
CATANIA 27 Settembre 2022 TutteperItalia-CONFPROFESSIONI-CONSULENTI DEL LAVORO-ANCL-AVVERA
DAL PNNR AL LAVORO DIGITALE AL CAPITALE UMANO
LA SINTESI DELLE DONNE PER LE VIE DI D’ANNUNZIO
Introduzione Stefania Scoglio
Contributi
ELSA FORNERO ALESSANDRA SERVIDORI FULVIA TOSCANO AGATA FICHERA MARINELLA FIUME ADRIANA PATELLA GIOVANNI GRECO SONIA ALVISI BARBARA MAIANI MARIELLA CONSOLI ANNA DOLEI ROBERTO DE LORENZIS D’AGATA REMIGIA
LA DEMOCRAZIA HA UN FUTURO SOLTANTO SE TROVA UN NUOVO PUNTO DI EQUILBRIO TRA FORMA DI GOVERNO E IDEALE POLITICO,TRA L'ORDINE DELL'EGOISMO E QUELLO DELL'UGUAGLIANZA : NOI AFFRONTIAMO OGGI TEMI E PROPOSTE DOVE PARLIAMO DI TEMI CENTRALI DEL PENSIERO E DEL FARE anche POLITICO :LA LIBERTA' LE COMUNITA' DEL DESTINO LA PACE E OPPORTUNITA' e PROBLEMI DELLA SOCIETA' DIGITALE a servidori
A GAMBA TESA VERSO LE ELEZIONI 1
Alessandra Servidori Un programma sul lavoro che vale la pena condividere 15 settembre 2022
Il mercato del lavoro italiano è frenato da fortissimi formalismi, altissimo costo del lavoro, bassa produttività, bassa mobilità professionale e pochissimi spazi di ingresso per i giovani. Il lavoro flessibile – quello che offre garanzie, tutele e opportunità di ingresso nel mercato del lavoro – viene contrastato dal sistema, mentre i contratti precari e illeciti si diffondono senza ostacoli efficaci. I nostri giovani sono sempre più tagliati fuori dal mercato del lavoro. Abbiamo il tasso di NEET più alto di tutta Europa (23,1 %), e siamo penultimi per tasso di occupazione (fa peggio di noi solo la Grecia). il 40 per cento dei giovani tra 25 e 34 anni non è occupato – un numero altissimo considerato che si tratta di una fascia di età che ha già concluso gli studi. Un giovane su tre tra i 15 e 29 anni è a rischio di povertà. Abbiamo poi un enorme problema di skill mismatch e skill shortage, il 39% delle posizioni aperte per il mese di giugno 2022 sono di difficile reperi[1]mento per mancanza di candidati o inadeguatezza degli stessi. Proporre quindi di coprire i costi che le imprese sostengono per organizzare, in collaborazione con gli ITS e gli altri istituti di formazione, corsi specialistici per la creazione delle competenze realmente richieste, è saggio. Tali corsi dovrebbero essere aperti sia al personale interno da riconvertire, sia ai lavoratori non ancora assunti e che potranno effettuare colloqui al termine del periodo di formazione. Dobbiamo raddoppiare in numero di iscritti agli ITS investendo 1,5 miliardi di euro per aumentare il numero complessivo di istituti, ed è necessario sfruttare a pieno il contributo dei migranti economici: da un lato è necessario reintrodurre la figura dello sponsor per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro a distanza, difficile soprattutto quando si parla di lavori a bassa qualificazione, dall’altro lato è necessario regolarizzare tutti i migranti irregolari già residenti in Italia che hanno un lavoro. Per incentivare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro italiano ed evitare che scappino in altri paesi europei è di nuovo saggio azzerare l’IRPEF dei giovani fino a 25 anni e ridurla del 50% fino a 30 anni. È inoltre fondamentale, oltre ad introdurre un salario minimo e detassare i premi di produttività, regolare i tirocini curriculari per renderli esperienze realmente formative e vietare concretamente i tirocini gratuiti. Bisogna poi superare la logica di assistenzialismo, che invece di mettere il lavoratore al centro e accompagnarlo nel reinserimento del mercato del lavoro, lo spinge ai margini e lo mortifica. A fronte dei 20 miliardi di euro spesi nel primo anno e mezzo, il reddito di cittadinanza ha generato nuova occupazione a tempo indeterminato per meno del 4,5% dei percettori. Per questo proporre una riforma radicale, basata su tre principi è indispensabile. Primo, il sussidio deve essere tolto dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e dopo due anni senza un’occupazione l’importo deve essere ridotto di almeno un terzo e il beneficiario deve essere preso in carico dai servizi sociali del Comune. Secondo, le agenzie private devono diventare i soggetti centrali nel trovare un’occupazione ai percettori visto il fallimento dei centri per l’impiego e devono effettuare colloqui mensili. Terzo, bisogna necessario utilizzare ITS e scuole di alta formazione per migliorare le prospettive lavorative dei percettori – oltre il 70% di loro non ha nessuna esperienza professionale pregressa e ha al massimo una licenza media inferiore, quindi si tratta di persone che vanno anzitutto formate, per dargli una vera possibilità di trovare lavoro. Infine, è necessario combattere la precarietà promuovendo la flessibilità regolare accorpando e cancellando la miriade di “mini contratti” utilizzati per le forme di lavoro brevi e ripristinando i voucher che regolavano in maniera corretta e trasparente rapporti che, oggi, sono tornati nel limbo dei contratti irregolari Per quanto riguarda i lavoratori indipendenti, in 800mila hanno chiuso la loro attività dal 2009. Solamente nel 2020 si sono persi 154mila posti di lavoro indipendente. È quindi fondamentale anzitutto semplificare l’accesso alle professioni, estendendo l’istituto delle lauree abilitanti e professionalizzanti, e incentivare la crescita dimensionale degli studi professionali, riducendo le barriere fiscali per chi vuole formare una Società tra Professionisti e intervenendo sulle problematiche di carattere normativo, contributivo e disciplinare. Bisogna potenziare la cassa integrazione per i professionisti e le politiche attive per gli autonomi all’Inps e rimodulare i criteri di accesso. Contestualmente andranno definiti, attraverso nuovi percorsi di politiche attive, gli strumenti necessari per l’aggiornamento professionale dei lavoratori autonomi, come ad esempio gli accordi con le associazioni di categoria. L’obiettivo ultimo deve essere quello di garantire misure di riqualificazione per mantenere o anche innalzare la competitività nel mercato del lavoro. Da un punto di vista fiscale, si pensa di istituire un sistema opzionale di mensilizzazione del versamento delle imposte dirette per i lavoratori autonomi, e di creare, per i contribuenti “forfettari” che abbiano in programma di superare la soglia di 65.000 euro di ricavi, uno scivolo biennale di tassazione agevolata che accompagni gradualmente l’ingresso alla tassazione ordinaria Irpef. Fondamentale poi incentivare l’imprenditorialità giovanile. Il numero di imprese fondate da under 35 in Italia è calato del 10% tra il 2017 ed il 2021. Aprire una nuova impresa comporta molte spese iniziali che scoraggiano l’imprenditorialità, soprattutto da parte dei giovani. Per mitigare un potenziale problema di liquidità, è utile posticipare e rateizzare tutti gli adempimenti fiscali dei primi 3 anni nei periodi successivi per tutti i giovani under 35 che decidono di aprire una nuova attività. Prevedere inoltre nuove forme di accompagnamento all’imprenditorialità, mediante servizi di incubazione, consulenza, mentoring e coaching per i giovani. Per finanziare questo progetto si possono utilizzare parte dei 200 milioni di euro di fondi del PNRR dedicati al rilancio dei centri per l’impiego (CPI) non ancora allocati, così da introdurre nei CPI un servizio di “assistenza all’autoimpiego e all’imprenditoria giovanili.
Servizi sociali e digitalizzazione una frontiera da realizzare
Alessandra Servidori
Studiare le prassi più interessanti per migliorare le politiche nella ue così si ottimizzano le risorse del PNRRhttps://www.startmag.it/innovazione/perche-il-digitale-puo-contribuire-al-miglioramento-dei-servizi-sociali/
Come associazione Nazionale TutteperItalia abbiamo partecipato ad Amburgo alla 30° Conferenza Europea dei servizi sociali (29 giugno) (ESN) e ovviamente l’esperienza sostiene l’impegno che si è chiamati a svolgere anche contemporaneamente in altri contesti. Profondi cambiamenti organizzativi nella struttura e nell'erogazione dei servizi sociali continuano a sfidare le autorità pubbliche responsabili dei servizi e dei fornitori sociali. Tuttavia, gli eventi recenti hanno dimostrato che questi cambiamenti sono necessari per migliorare la qualità dei servizi e garantire che siano preparati a crisi di qualsiasi tipo. Da un lato, la creazione di un piano d'azione coerente e affidabile per ogni cliente del servizio sociale richiede una stretta collaborazione tra professionisti di vari settori, tra cui il benessere, la salute, la giustizia e l'istruzione. Dall'altro, il successo delle attività pianificate dipende dalla fornitura continua di servizi e cure e dal monitoraggio continuo della loro efficacia. Queste esigenze richiedono la messa in atto di canali innovativi per il contatto con i clienti e strumenti digitali per la raccolta e l'elaborazione dei dati. Di fronte alla pandemia, abbiamo sperimentato una spinta di innovazione nell'assistenza sociale: abbiamo organizzato colloqui con i clienti, abbiamo creato nuove reti professionali, abbiamo collaborato in tutti i settori. Manteniamo queste buone abitudini perché l'urgenza di abbattere i silos tra i servizi è fondamentale per i confronti in metodo comparatistico della rete dei servizi sociali perché dovremmo porre fine alla frammentazione dei servizi sociali dei vari partners ue , poiché è molto difficile prendere le risorse da un tipo di servizio e spostarlo dove è più necessario.Abbiamo la necessità di progettare un unico piano/modello di supporto globale invece di più servizi frammentati che richiede un pensiero audace e flessibilità da parte di tutti coloro che sono coinvolti nel processo. Tuttavia, non tutti sanno che sono disponibili strumenti speciali che possono aiutare i servizi sociali a passare attraverso questa (r)evoluzione più facilmente. Un modello interessante è quello supportato dalla Banca Mondiale, "Supporting Strategic Change and Decision-Making".che supporta le autorità pubbliche nello sviluppo di un sistema informativo intersettoriale di gestione dei casi. Nessun sistema sostituirà la necessità di stabilire un coordinamento locale e protocolli tra le diverse agenzie per seguire casi complessi. Un esempio di uno di questi coordinamenti di successo è stato presentato "Vivere come voglio: le soluzioni di Amburgo per l'integrazione del sostegno alle persone con disabilità". I rappresentanti del governo locale e della società civile hanno discusso di come le varie agenzie di Amburgo stiano lavorando insieme per aiutare chi ne ha bisogno a rispondere alla domanda "Che tipo di vita voglio vivere?" La risposta, di proprietà dei clienti dei servizi, dovrebbe guidare tutti coloro che sono coinvolti in attività di supporto, in modo che i servizi forniti siano adattati alle esigenze del beneficiario, piuttosto che essere il risultato di una progettazione del sistema.Sicuramente un importante facilitatore della cooperazione è rappresentato da un migliore scambio di dati digitali: Ogni cittadino dovrebbe avere un portafoglio sociale e, proprio come medici diversi possono vedere la storia medica di un paziente, i servizi sociali dovrebbero avere a disposizione dati simili, quando si prendono cura dei clienti/pazienti. La digitalizzazione dei servizi sociali da parte di organizzazioni pubbliche e private è stato uno dei temi centrali per l'innovazione negli ultimi tempi e durante il Covid-19. Tutti gli attori coinvolti nello sviluppo e nell'erogazione dei servizi sociali stanno trovando sempre più soluzioni digitali per raggiungere un numero maggiore di persone con esigenze diverse, per garantire una migliore gestione delle risorse dei servizi sociali e migliorare l'esperienza delle persone sui servizi forniti. Una delle principali sfide della progettazione di soluzioni digitali per i professionisti dei servizi sociali è garantire che facilitino la raccolta e la gestione di dati e informazioni E’ stata presentato una soluzione IT che, grazie alla co-progettazione e alla pratica coerente, gli assistenti sociali vogliono davvero utilizzare ed è diventata di proprietà dei professionisti e degli operatori con conseguente miglioramento della collaborazione e risparmio di tempo. Le soluzioni digitali sono anche fondamentali per raggiungere un numero crescente di persone bisognose in modo più efficiente. Sono state presentate tre app mobili che consentono ai giovani con esigenze di emancipazione e inclusione di ricevere un sostegno più individualizzato e diretto, conservando in modo sicuro la documentazione relativa alle procedure legali che devono subire. La riprogettazione dei servizi sociali si è rivelata essenziale per affrontare le sfide attuali e future che, sebbene già presenti prima del 2020, sono state indubbiamente esacerbate dalle recenti crisi. Queste sfide richiedono un approccio integrato e un migliore coordinamento tra i servizi per rispondere meglio alle esigenze delle persone. La digitalizzazione è un alleato importante in questo percorso, ma deve essere accompagnata da una valorizzazione delle competenze della forza lavoro sociale; apertura alla cooperazione con specialisti di altri settori e un tipo di leadership che incoraggia il (ri)apprendimento e l'adattamento.
Smart working verso un modello unico pubblico/privato
https://www.ilsussidiario.net/news/smart-working-il-lavoro-agile-ancora-in-cerca-di-un-modello/2364232/
Verso un modello di smart working pubblico /privato
Lo smart working è all’attenzione dei ministeri del lavoro poiché la fine del periodo di emergenza covid (?) ha dato origine a parecchie complessità in materia di adozione di questa modalità lavorativa che ancora non è classificata come tipologia contrattuale .Il 21 aprile scorso si è insediato l’Osservatorio nazionale bilaterale in materia di lavoro agile, presieduto dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando e composto da rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, designati dalle parti firmatarie dello specifico Protocollo sottoscritto il 7 dicembre 2021. Il documento ha individuato le linee di indirizzo sul lavoro agile per la futura contrattazione collettiva, nazionale e aziendale e/o territoriale e ha gettato le basi di un metodo di confronto fra istituzioni pubbliche e parti sociali. L’Osservatorio ha l’obiettivo di monitorare:l’evoluzione del lavoro agile con riferimento ai suoi risultati;lo sviluppo della contrattazione collettiva sul tema;l’andamento delle linee di indirizzo contenute nel Protocollo di dicembre scorso, nonché i possibili sviluppi con riferimento sia a eventuali novità normative, sia alla crescente evoluzione tecnologica e digitale. Sappiamo bene che sul versante fisco e smart working rimangono ancora dei problemi da binomio incompiuto. Dal punto di vista contrattuale e giuslavoristico le organizzazioni aziendali stanno trovando lentamente un loro equilibrio; più complicata è la gestione fiscale del lavoro agile che si scontra oggi con una normativa fiscale vecchia di più di venti anni, incardinata ancora, anche dal punto di vista interpretativo, su principi, ormai in parte superati, che prevedono: la non tassazione dei rimborsi spese di viaggio e trasporto, ovvero di vitto e alloggio solo se relativi a trasferte fuori dal Comune, sede di lavoro, previsto contrattualmente; la non tassazione dei rimborsi ai dipendenti solo delle spese che gli stessi hanno sostenuto direttamente e che riguardano oneri di competenza del datore di lavoro ovvero di spese effettuate nell'esclusivo interesse del datore di. lavoro. Le criticità dal rimborso dell'indennità chilometrica ai ticket restaurant ecc.La riforma fiscale dunque dovrà occuparsi anche di questo. Nel frattempo pur considerando che il Quadro normativo nel settore privato e pubblico è alquanto composito (- art 14 legge 2015 n.124 deleghe al governo riorganizzazione amministrazioni pubbliche ,poi 2017 -2020 (Covid) protocollo nazionale 7 dicembre 2021 art 15 che traccia le linee di indirizzo per la Ccnl nazionale e aziendale ecc fino ad arrivare alla Circolare riapertura Orlando/ Brunetta ottobre 2021/agosto 2022 nel decreto semplificazioni), alcune organizzazioni virtuose alla luce di vari osservatori esistenti sul tema (Bocconi –Cnel- Confindustria – ecc) nonché accordi raggiunti, si trovano impegnate alla costruzione di un possibile Modello di accordo sindacale sul lavoro agile. E’ interessante infatti identificare un possibile modello nel settore pubblico che privato “ a regime “alla luce di numerosi accordi che si stanno implementando dopo il superamento dell’emergenza pandemica ,anche tenendo conto di una comparazione tra legislazione pubblica e privata che ne valorizzi gli orientamenti amministrativi , nonché vari protocolli siglati (Gruppo Poste Italiane 1 marzo 2022) e Rinnovo CCNL Chimici del 13 giugno 2022 che addirittura ne delinea saggiamente le linee guida.
PNRR :Mezzogiorno diamoci una mossa
Alessandra Servidori PNRR e Mezzogiorno : facciamo il punto e …. diamoci una mossa
https://www.startmag.it/economia/pnrr-e-mezzogiorno-facciamo-il-punto-e-diamoci-una-mossa/
Il Pnrr ha un vincolo temporale di utilizzo di 5 anni. Non è un alibi, è un dato di fatto, che deve tenere conto anche delle storiche difficoltà del Sud di assorbimento dei fondi pubblici.Per legge, al sud deve essere destinato almeno il 40% di tutte le risorse allocabili territorialmente, nell'ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza e del fondo complementare. Il dipartimento per le politiche di coesione verifica periodicamente il rispetto della “quota mezzogiorno” da parte degli enti titolari delle misure. Alle regioni del Mezzogiorno, secondo le stime , andranno circa 82 miliardi di euro dei fondi “territorializzabili”, ovvero quelli per progetti con ricadute su territori specifici. Ricordiamo che il totale del Pnrr è di poco superiore a 221 mld €, con oltre 191 mld € provenienti dal dispositivo europeo e circa 30 mld € dal Fondo complementare al Pnrr. Alle risorse del Pnrr, si possono aggiungere quelle dei “Fondi strutturali e di investimento europei” (alle regioni meridionali spettano complessivamente 54,23 mld €) e quelli del Just transition fund (Jtf) circa 1,2 mld €, che saranno utilizzati per la riconversione dello stabilimento ex Ilva di Taranto e per la riqualificazione della regione del Sulcis in Sardegna, Fra le risorse europee complessive, vi sono anche circa 5,6 mld € destinati a “innovazione, ricerca e competitività per la transizione verde e digitale” E dalla prima relazione, pubblicata lo scorso 9 marzo, emergono principalmente 2 criticità a causa di difficoltà amministrative e progettuali. Le soluzioni trovate finora per compensare queste difficoltà le ha seguite la “commissione per il Sud”, un organismo contemplato dal Pnrr italiano costituita dalla ministra Mara Carfagna con decreto il 30 giugno 2021 ma nonostante ciò anche a seguito della prima Relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno allocabili territorialmente del (PNRR) e del Fondo complementare (FoC) presentato al Dipartimento per le Politiche di Coesione (DPCoe) della Presidenza del Consiglio dei ministri, bisogna darsi una mossa. Deve trattarsi di necessari aggiustamenti da apportare alle procedure di attuazione già avviate, con particolare riferimento a due ambiti: gli interventi che vedono come soggetti attuatori gli enti decentrati beneficiari di risorse distribuite su base competitiva dalle Amministrazioni centrali; gli interventi di incentivazione a favore delle imprese. Aggiustamenti urgenti, non solo necessari. Infatti, degli 86 miliardi potenzialmente allocabili al Mezzogiorno, ben 62 finanziano misure per le quali è stato espletato almeno un atto formale che già sta orientando l’allocazione territoriale delle risorse nelle fasi successive dell’attuazione” Secondo lo studio Svimez “le uniche risorse ‘certe’ sono i 24,8 miliardi che finanziano progetti già identificati e con localizzazione territoriale e costi definiti. Meno di un terzo degli 86 miliardi della ‘quota Sud’. Queste risorse sono per oltre la metà (14,6 miliardi) di titolarità del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, e in buona parte finanziano ‘progetti in essere’, ovvero interventi per i quali già esistevano coperture nel bilancio dello Stato poi sostituite da quelle del PNRR. I rimanenti 61,2 miliardi di euro rappresentano risorse ‘potenziali’, la cui destinazione effettiva alle regioni del Mezzogiorno dovrà realizzarsi in fase di attuazione superando diverse criticità che appunto la Relazione tecnica porta all’attenzione del decisore politico”. Inoltre, “in ben 15 su 28 procedure attive, per un valore complessivo di oltre 3 miliardi, non è stata disposta nessuna modalità di salvaguardia della quota Mezzogiorno sulle risorse non assegnate per carenza di domande ammissibili. Un’eventualità tutt’altro che remota alla luce del primo anno di attuazione del PNRR. In altri casi, come nel bando Asili Nido, in presenza di insufficiente capacità progettuale per circa il 50% delle risorse, è stata prevista una proroga dei termini, che però difficilmente sarà sufficiente a colmare il gap. In assenza di interventi sui meccanismi allocativi e sui soggetti attuatori, soprattutto nell’ambito dei diritti di cittadinanza, la mancata allocazione delle risorse nelle aree a maggiore fabbisogno richiederebbe l’attivazione dei poteri sostitutivi previsti dalla governance del PNRR.
Minori : i più fragili
Alessandra Servidori www.ilsussidiario.net
Sono oltre 1 milione e quattrocentomila i minori in povertà assoluta in Italia,una realtà che condiziona il presente e il futuro di moltissimi bambini ,bambine , adolescenti drammaticamente in crescita e che rimbalza alla nostra attenzione dai dati Istat di giugno delle famiglie che persistono in un disagio economico aggravato dalla pandemia dove i nuovi bisogni dei nuclei con figli minori e quelle più numerosi subiscono le conseguenze più gravi dell’emergenza socio –economica. La povertà minorile ha conseguenze su molteplici aspetti della vita di bambini e adolescenti. Ne risentono salute, scolarizzazione ,educazione e opportunità presenti e future. È per questo che dobbiamo intervenire, per proteggerli e aiutarli tenendo conto di un altro enorme problema che riguarda la crescita del numero dei neonati abbandonati in ospedale, soprattutto al Nord che nel 2020 sono stati complessivamente 186 in Italia. Quanto ai minori tolti alle famiglie e dichiarati adottabili nel 2019 risultano ben 1.046. Dietro un abbandono, c’è la paura di non farcela. Il momento difficile del lockdown e dell’emergenza epidemiologica sommato a un arrivo non programmato ha aumentato il senso di incertezza e di precarietà. Ci sono casi in cui la coppia senza stabilità lavorativa, che ha già dei figli, non se la sente di gestire un’altra creatura. Altri in cui il partner se n’è andato e la donna rimasta sola rifiuta il bambino. Quando nasce con malformazioni o malattie invalidanti è la situazione patologica, che comporta un accudimento impegnativo, a determinare la scelta dei genitori naturali di affidarlo a un’altra famiglia. Abbiamo bisogno di un piano nazionale concreto di contrasto alla povertà minorile che comprenda misure di sostegno materiale alle famiglie e sostegno educativo per prevenire l’abbandono scolastico e l’aumento della povertà educativa. Chiediamo un intervento che coinvolga: enti locali, scuole, associazionismo e volontariato, nonché tutti gli attori, pubblici e privati in grado di dare un contributo a politiche a sostegno della genitorialità e non solo della natalità. In Francia non agevolano solo le nascite, ma sostengono la scelta di fare dei figli nel lungo periodo con facilitazioni fiscali straordinarie e servizi, la politica familiare francese si concentra molto sulla conciliazione, sulla fertilità e sulla lotta alla povertà familiare, con un sostegno globale in denaro e con servizi di educazione e cura per le famiglie con bambini piccoli. Politiche sociali come la scuola gratuita o le soluzioni abitative favorevoli alle famiglie non sono direttamente rivolte per esempio alla fertilità , ma hanno un forte impatto perché rendono la conciliazione più facile. In Italia sono in povertà assoluta 1,9 milioni di famiglie e con un consistente aumento dei prezzi quest'anno, superiore al 6%, questi numeri possono dilatarsi e di molto,perché i maggiori consumi non compensano l’inflazione e poiché la povertà assoluta si misura sulla capacità della famiglia di sostenere le spese essenziali e incomprimibili per vivere, dal cibo all'affitto, dalle cure al riscaldamento, e quest'anno con un'inflazione oltre il 6% potremmo avere un milione di poveri assoluti in più. E tutto ciò con un incremento più contenuto della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti (+1,7% per il 20% delle famiglie con la capacità di spesa più bassa, ossia la quasi totalità delle famiglie in povertà assoluta) che non è stato sufficiente a compensare la ripresa dell'inflazione nel 2021. L'intensità della povertà assoluta - che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere sia in media al di sotto della linea di povertà (cioè "quanto poveri sono i poveri") – è costante .L'incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno e tra le famiglie povere il 42,2% risiede al Sud (38,6% nel 2020) e il 42,6% al Nord (47% nel 2020). Con riferimento alla classe di età, l'incidenza della povertà assoluta si attesta al 14,2% fra i minori. E non sono gli interventi di corto respiro come quelli decisi dal Governo di aumentare ( ma solo per il corrente anno) l’assegno universale alla famiglia con disabili. Flessibilità lavorativa, aiuto finanziario, servizi alle famiglie strutturali per tutto l’arco di vita. E, non da ultimo, uno sguardo benevolo verso i bambini , sono questi i punti di forza di una società che fa figli e li prende in cura.
Rassegna 3 articoli Lavoro,Minori,povertà
Alessandra Servidori https://www.ildiariodellavoro.it/occupiamoci-e-preoccupiamoci-anche-dei-minori-soli-che-arrivano-nel-nostro-paese/
Occupiamoci e preoccupiamoci anche dei minori soli (Msna) che arrivano nel nostro paese
Istat ha pubblicato i dati sulla povertà in Italia ed è evidente che i minori sono i più colpiti ma ci chiediamo come provvedere ai minori arrivati in Italia che ad oggi non sono identificabili in un numero preciso . Sappiamo da Unhcr 6,98 milioni di fuoriuscite dall’Ucraina dal 24 febbraio al 1° giugno. Il 2022, in seguito alla guerra, ha visto un aumento del numero di profughi e rifugiati. I dati dell’Unhcr – l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di questi temi – riportano come, a poco più di un mese dall’inizio del conflitto, le fuoriuscite dal paese fossero già 4 milioni, un dato successivamente cresciuto fino a circa 7 milioni ai primi di giugno. Cifre che purtroppo rafforzano una tendenza già emersa nei mesi scorsi. Nel 2020 il numero di sfollati era già cresciuto notevolmente, portando ad un aumento del 6,2% di rifugiati, sfollati e persone a rischio tra 2019 e 2020. Ci risultano 14.025 cioè il 27,9% dei minori stranieri non accompagnati attualmente presenti in Italia che sono di nazionalità ucraina, numero di bambini e ragazzi ucraini cresciuto soprattutto a marzo, quando sono diventati la terza nazionalità più presente tra i Msna, e poi ad aprile. Nel corso di quel mese sono diventati di gran lunga la prima cittadinanza tra i minori stranieri non accompagnati. Sono infatti quasi 4.000 i bambini e ragazzi ucraini non accompagnati presenti nel nostro paese. Seguiti dai minori provenienti dall’Egitto (2.325 persone al 30 aprile), dal Bangladesh (1.731), dall’Albania (1.280) e dalla Tunisia (1.205). Il 37,6% si trova in Lombardia e Sicilia La maggiore regione di accoglienza attualmente è la Lombardia, con 2.749 minori non accompagnati sul proprio territorio (pari al 19,6% del totale). Al secondo posto la Sicilia, con circa 2.500 bambini e ragazzi presenti (18%). Seguono, con poco meno di un decimo dei Msna accolti in Italia, Emilia Romagna (8,8%) e Calabria (8,4%). In occasione della Giornata Mondiale contro il lavoro minorile, che si celebra il 12 giugno, pochi sono stati i riflettori sui milioni di bambini e adolescenti a cui viene sottratta l’infanzia, costretti a lasciare la scuola e a privarsi dell’opportunità di costruirsi un futuro. pubblicata nel 2021, stima che ben 2,4 milioni di occupati in età 16-64 anni hanno iniziato a lavorare prima dei 16 anni, ovvero complessivamente il 10,7% degli occupati nel 2020. Un fenomeno leggermente più diffuso nelle regioni del Nord Italia e con più di 230mila (4,7%) occupati con meno di 35 anni che dichiarano di aver svolto una qualsiasi forma di lavoro retribuita già prima dei 16 anni. Nel 2019, l’Ispettorato del Lavoro ha accertato solo 243 casi di occupazione irregolare e illecita di minori di età inferiore ai 16 anni, un dato sceso a 127 l’anno successivo date le alterazioni dello scenario causate dalla pandemia Covid-19. Numeri senza dubbio sottostimati, a causa della mancanza, nel nostro Paese, di una rilevazione sistematica in grado di definire i contorni del fenomeno in modo puntuale e continuativo. Secondo una indagine svolta sul lavoro minorile svolta nel nostro Paese e risalente al 2013, condotta da Save the Children e Associazione Bruno Trentin (ora Fondazione Di Vittorio), i minori tra i 7 e i 15 anni coinvolti nel fenomeno erano 340.000, quasi il 7% della popolazione in età. Tra questi, circa 28mila 14-15enni erano coinvolti in lavori pericolosi per la loro salute, sicurezza o integrità morale, lavorando di notte o in modo continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi, non avere neanche un piccolo spazio per il divertimento o mancare del riposo necessario – una condizione che si ripercuote negativamente sulle loro prospettive formative, professionali e sociali. Il lavoro minorile è spesso causa o effetto del fenomeno della dispersione scolastica, un nodo critico del nostro Paese, dove la quota dei giovani 18-24enni che escono dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica, i cosiddetti Early Leavers from Education and Training nel 2020 è pari al 13,1%: più di mezzo milione di giovani che rischiano l’esclusione o un debole inserimento in un mercato del lavoro precario e non qualificante. Anche il numero di ragazzi e ragazze NEET, ovvero coloro tra i 15 e 29 anni fuori da percorsi di istruzione, formazione e lavoro, si attesta al di sopra dei 2 milioni, il 23,3%, tra le percentuali più alte in Europa.Dunque attenzione particolare va posta sui minori che recentemente sono arrivati da noi poiché l’obiettivo 8.7 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite richiama alla necessità di intraprendere azioni ed adottare ,misure per eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2025. Nel 2021, anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile, l’ILO ha lanciato insieme ai suoi partner, un’iniziativa mondiale tra Stati membri, parti sociali, imprese, la società civile e le organizzazioni regionali e internazionali per porre fine al lavoro minorile, al lavoro forzato, alla schiavitù moderna e alla tratta degli esseri umani.
Dalla parte della LAGARDE perchè......
Alessandra Servidori Obbiettivamente e oggettivamente dalla parte di Lagarde
Alcune questioni che è bene evidenziare sul colpo/fragoroso della manovra restrittiva della BCE e del venerdì nero del 9 scorso. La discussione delle ultime riunioni avvenuta nel board della Banca Europea –presente fra l’altro Fabio Panetta italiano che insieme agli altri 5 componenti ha partecipato alle riunioni e condiviso il percorso-forse sarebbe stata attenuata dal rigoroso silenzio dei blog della Presidente che per far fronte all’assalto dell’ala rigorista, avrebbe dovuto esimersi dall’annunciare che a luglio i tassi di interesse sarebbero aumentati progressivamente di piccoli 0,5% per poi gonfiarsi successivamente. Ebbene sì la manovra Draghiana del QE cioè del comprare i nostri ( e di altri paesi europei) obbligazioni governativi è finita e con lei lo scudo anti spread ( differenza di rendimento tra i nostri BTP e i BUND tedeschi sempre più forte) mettendo l’Italia sempre più indebitata ( noi siamo al 150% del debito pubblico) in una situazione drammatica dove la stabilità finanziaria è a rischio e la stabilità dei prezzi anche. Ricordiamo che il compito della BCE è di tenere l’inflazione entro il 2% e tenere in equilibrio il più possibile la politica monetaria nell’area euro oggi molto frammentata. Oggi l’Italia è messa male lo spread è a 234 punti ,quello francese a 62,lo spagnolo a 130,il portoghese 126, cipriota 165 e il greco 288. Noi siamo consapevoli che lo spread nostro è dovuto anche alla politica dei bonus ? delle riforme non fatte a causa di una maggioranza litigiosa e innaturale ? Di riforme sbagliate come quota 100,il reddito di cittadinanza, il flop delle politiche di una Anpal depredata ostaggio ancora oggi di inutili navigator,i l bonus 110%? Che noi siamo stati miracolati fino ad oggi dalle attenzioni della Ue nei nostri confronti con le risorse del pnrr per intervento di Mario Dreaghi?Fino ad oggi la BCE si è accollata una enormità di titoli deteriorati nostri si o no? Noi NON siamo ora in grado ,essendo fragilissimi di far prevalere le nostre convenienze se pur in una unione sarebbe legittimo! La Ue sta cercando di costruire le condizioni per una politica monetaria comune fondamentale per la moneta unica, che controlla l’inflazione senza finanziare uno Stato che continua a spendere senza le riforme e senza modificare le imposte: il maggiore disavanzo non fa salire i tassi di interesse anzi genera inflazione e debito pubblico .La BCE ha cominciato e comprato dal 2015 i titoli deteriorati e non è politica monetaria questa è solo finanziamento di alcuni Stati. Quindi basta sostenere i disavanzi pubblici creando moneta. Ora aspettiamo e cerchiamo di capire concretamente come si creerà lo scudo anti spread : noi dobbiamo riprendere la strada delle riforme strutturali ,la BCE non può più essere condiscendente rispetto alla spesa corrente aumentata (bonus) piuttosto che gli investimenti pubblici e soprattutto basta scostamenti di bilanci ora routine troppi usi disinvolti : noi fino ad ora siamo stati miracolati perché destinatari di facilitazioni. Ora basta bisogna tagliare le tasse e sicuramente mettere più soldi nelle tasche dei e delle lavoratrici . Il cuneo fiscale nostrano è fatto di Irpef,inps,gli istituti contrattuali ovvero fondo pensioni integrativi,tfr ferie e se si taglia quali spese tagliare dalla busta paga che poi dovrebbe essere in collo al bilancio pubblico ? Bisogna agevolare le imprese virtuose che investono poi in tecnologia e formazione e premiare le imprese e i lavoratori produttivi legando il taglio del cuneo fiscale con l’aumento di produttività e soprattutto la tassazione va ridotta agevolando la contrattazione decentrata premiandola. Salario minimo ?No grazie. Sbagliatissimo poi pensare di unificarlo al reddito di cittadinanza.
La conciliazione lavoro famiglia in attesa del family act resta il welfare aziendale
Alessandra Servidori https://www.ilsussidiario.net/news/conciliazione-lavoro-famiglia-in-attesa-del-family-act-resta-il-welfare-aziendale/2351965/
La conciliazione lavoro famiglia è uno dei più importanti strumenti che deve accompagnare l’assegno unico universale perché rappresenta una tutela della maternità e paternità indispensabile che si deve realizzare insieme alla Direttiva Europea 2019/1158 relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, direttiva approvata già dal Consiglio e Parlamento Europeo che abroga entro il 22 agosto 2022 la precedente direttiva 2010 /18 UE che comunque prevedeva maggiori congedi parentali rispetto alla nostra legislazione recependo già allora un Accordo Quadro UE. Quindi le norme effettive anche per l’Italia sono ancora in divenire. Ricordiamo che la legislazione complessiva in materia di tutela e di sostegno della maternità e della paternità sono state novellate con 2 provvedimenti importanti : dal dlgs 80/ 2015 che ha elevato il congedo parentale,le indennità ,le modalità di fruizione,la contrattualistica possibile rispetto il tempo pieno e part time , la modulistica, e il cd Family act del 7 aprile 2022 n.32 contenente la delega al Governo entrata in vigore il 12 maggio scorso ma di cui bisognerà attenderne la concretezza dei decreti attuativi per vederne gli effetti,le cui disposizioni devono essere emanati entro 24 mesi. Dunque ancora 2 anni di attesa appunto per i / le lavoratrici dipendenti e autonome . Per ora abbiamo uno Schema di riferimento di decreto legislativo di attuazione della Direttiva UE 2019/1158 (operativa a livello UE dal 22 agosto prossimo) che è contenuto in Atto del Governo n.378 della Camera dei Deputati. Le parti più importanti riguardano la disciplina dei congedi parentali relativi ai lavoratori dipendenti in merito alla durata complessiva del congedo nei primi anni di vita del bambino fino a 12 anni; è rivisto il trattamento economico, la misura dell’indennità l’assistenza al soggetto disabile, la copertura figurativa di congedi oltre il 12 anno di vita del bambino, con copertura complessiva finanziaria per l’attuazione prevista di oneri dal 2022 al 2031. E’ utile evidenziare che nel cd Family act contenente appunto tra i provvedimenti anche la delega di cui sopra per incentivare il lavoro femminile ,la condivisione della cura e l’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, il Governo composto dal Ministro per le Pari Opportunità e famiglia insieme al Ministro del Lavoro e politiche sociali,insieme al Ministro dello Sviluppo Economico, il Ministro dell’Economia e delle finanze , il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale e con l’Autorità agli affari Europei devono emanare uno o più decreti per il riordino e il rafforzamento della cd conciliazione tempi di vita e lavoro. Dunque i Ministri Bonetti ,Carfagna ,Orlando, Franco , Giorgetti , compongono l’ orchestra e il loro concerto è in divenire. Nel frattempo ci possiamo affidare per ora solo al welfare aziendale negoziato, ossia alla cessione da parte della impresa, in esito ad accordo o contratto nazionale, aziendale o territoriale, di somme, beni, prestazioni, opere e servizi aventi finalità sociale e per questo non ricompresi nel reddito da lavoro. Il welfare aziendale è indubbiamente uno degli istituti della gestione del personale più apprezzato negli ultimi anni, tanto dai lavoratori e lavoratrici quanto dalle imprese. Anche per i vantaggi fiscali previsti. I piani di welfare rispondono ai bisogni non monetari delle persone: per questo un piano contrattato, costruito di intesa con le/i dipendenti, è maggiormente in grado di realizzare una situazione di flessibilità produttiva e oraria perché può anche prevedere un fondo/pacchetto per maggiori congedi per chi ne ha necessità. In attesa del concerto ministeriale per concretamente essere europei anche nelle norme che sostengono effettivamente le famiglie.
Tre disattenzione inaccettabili per i disabili a cui rimediare
https://www.ilsussidiario.net/news/lavoratori-disabili-le-disattenzioni-della-politica-a-cui-rimediare/2348674/
Alessandra Servidori Tre disattenzione inaccettabili per i disabili
Tre questioni che riguardano la disattenzione sui lavoratori disabili con il supporto dell’esperto Francesco Comellini, ritengo utile segnalare di seguito, auspicando ravvedimenti operosi da parte del Governo. 1)La Corte dei Conti con la Relazione sulla gestione negli anni dal 2016 al 2021del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili-delibera -9/2022/G - ne ha denunciato una gestione fallimentare, rilevando essere necessari interventi su più fronti per rendere più efficiente ed efficace la gestione del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, istituito per incentivare l’assunzione di persone con livello elevato di disabilità fisica e psichica. Una complessiva carenza di concertazione nella gestione del Fondo, cui l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità non è riuscito a far fronte. 2) Sempre sul lavoro il 23 maggio è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la legge 19 maggio 2022 n. 52 di conversione con modificazioni del decreto legge n. 24 del 24 marzo 2022. Per quanto riguarda i lavoratori fragili, ma esclusivamente per i soggetti affetti da alcune patologie e condizioni individuate da decreto del Ministro della salute la legge di conversione del decreto Riaperture (D.L. n. 24/2022) ha previsto, tra le altre cose, alcune proroghe a normative emergenziali riguardanti i lavoratori fragili e l’utilizzo dello smart working.In particolare, vengono previste le seguenti proroghe:- fino al 30 giugno 2022: il regime di tutela per i lavoratori fragili (diritto allo smart working ovvero, qualora non fosse possibile svolgere l’attività lavorativa in modalità agile, equiparazione dell’assenza del lavoratore al ricovero ospedaliero);- fino al 31 agosto 2022: la modalità semplificata di attivazione dello smart working per i lavoratori del settore privato;- fino al 30 giugno 2022: il diritto allo smart working per i genitori con figli disabili. La proroga di assenza per malattia dei lavoratori fragili che equipara al ricovero ospedaliero, sino al 30 giugno 2022, non sana tuttavia la situazione di chi, per effetto di "dimenticanza originaria" da parte del governo di assicurare le tutele dal 1.4.22, per chi si è assentato dal lavoro mettendosi in malattia per evitare il rischio di contagio e che, magari, per effetto di tale fatto, dovesse aver superato il periodo di comporto contrattuale. Entro il 26 c.m. per sanare un buco di copertura temporale ci auguriamo che si sia presentato un emendamento precisando come la proroga per i lavoratori fragili è "dal 1 aprile 2022 al 30 giugno 2022". 3) L’altra “disattenzione” è relativa alla Delega al Senato per gli appalti che contiene una spuria "previsione della facoltà”, per le stazioni appaltanti, di riservare il diritto di partecipazione alle procedure di appalto e a quelle di concessione a operatori economici il cui scopo principale sia l'integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità o svantaggiate;". Con il termine "facoltà" non si garantisce il diritto di partecipazione che resta nell'alveo delle decisioni esclusive della Stazione appaltante. IL Ministro per le disabilità se siamo un Paese civile, occorre faccia sì che il diritto all'integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità, che discende dalla nostra Carta Costituzionale come diritto fondamentale della persona, stabilito nel criterio di redazione della delega legislativa, divenga effettivo e quindi divenire "un obbligo per le Stazioni appaltanti". Da queste pagine un addio particolarmente grato ad ANDREA CANEVARO amico e maestro, grande pedagogista, docente e studioso di fama internazionale, morto all’età di 82 anni in questi giorni. Aveva dedicato la sua vita alla pedagogia speciale, orientando il nostro paese verso la valorizzazione delle persone con disabilità in un’ottica di inclusione.
REPOWER UE : facciamo attenzione al debito !
Alessandra Servidori REPOWEREU https://www.ilsussidiario.net/news/spillo-cosi-le-mosse-green-dellue-aumentano-il-debito-a-carico-dei-nostri-giovani/2344715/
La Commissione UE propone all’Italia e ad altri componenti della Comunità una quota consistente dei 225 miliardi non richiesti da altri Paesi ue per accelerare la transizione verde e sviluppare infrastrutture come i rigassificatori, con ovviamente condizionalità che stabilisce la Commissione: dobbiamo ricordarci che Italia Portogallo Grecia e Cipro Romania e Slovenia hanno chiesti i prestiti del Recovery Fund raggiungendo il tetto consentito. L’obiettivo è di ridurre di 2/3 la dipendenza dalla Russia entro la fine del 2022 con un risultato completo nel 2027. IL Testo del RE POWEREU ( qui allegato in sintesi ) è sicuramente un Piano complicato da gestire e include il risparmio energetico,diversificazioni delle fonti e accelerazioni delle rinnovabili per sostituire carbone e fossili, così come ristrutturare le infrastrutture petrolifere, installare obbligatoriamente pannelli solari fotovoltaici ,impianti eolici o solari .Siamo ben consapevoli che il prezzo dell’energia è cominciato in autunno a salire per colpa anche delle strutture produttive massacrate dalla pandemia, dalla materie prime che non arrivavano e continuano a non arrivare, e dell’ENI e della Snam che hanno fatto la loro parte. I problemi che stiamo affrontando sono enormi con il Covid che non arretra ,il rallentamento della crescita,la bolla immobiliare,il debito elevatissimo e soprattutto incontrollato,una inflazione effettiva che non conosciamo ,le banche che frenano i prestiti,il prezzo del grano e di tutto il settore alimentare aumentato del 34% e i paesi si stanno preoccupando non delle armi all’Ucraina e delle sanzioni alla Russia ma della mancanza di grano riso olio. L’indipendenza energetica renderà più forte l’Unione europea ma è anche fondamentale salvaguardare la sicurezza alimentare di cui beneficiano i cittadini dell’Unione. Non dimentichiamo che i capi di Stato e di governo hanno chiesto alla Commissione di ridurre la dipendenza dalle importazioni di prodotti agricoli di base e all’Italia è già stata sottratta una quota non piccola delle risorse che le associazioni del settore agricolo avevano chiesto fossero stanziate per il settore nell’ambito del Recovery e sono fortemente in affanno. RePowerEU propone poi l’obbligo di copertura solare per gli edifici commerciali e pubblici dal 2025.L'obbligo verrà poi esteso ai nuovi edifici residenziali a partire dal 2029. Proposto anche il raddoppio del tasso di diffusione delle pompe di calore e misure per integrare l’energia geotermica e solare termica nei sistemi di teleriscaldamento e comunali. Secondo l'attuale legislazione vigente, in Italia, gli edifici che saranno realizzati ex novo o sottoposti a importante ristrutturazione sulla base di un titolo abilitativo presentato a partire dal 13 giugno 2022, dovranno essere coperti per almeno il 60% da fonti rinnovabili. IL PIANO propone anche di accelerare le procedure autorizzative per le rinnovabili. Proprio in questi giorni, il nostro Paese sta tentando di legiferare per estendere le aree idonee all'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e per velocizzare le procedure. Ma abbiamo già segnali di scontri in sede parlamentare con chi ricorda che i pannelli sono di produzione cinese e non nostra,l’India non collabora sulla questione alimentare alla faccia del Global food, in generale le produzioni , le installazioni ,la manutenzione di queste innovazioni hanno dei costi altissimi a carico dei cittadini , abbiamo bisogno di figure professionali in grado di costruire e seguire questi progetti e una formazione professionale ancora solo auspicata e poco realizzata. E con il Repower andiamo a ulteriore debito e chi pagherà il prezzo saranno ancora una volta i nostri giovani. Dunque o si cambia passo e ci si muove ( e non si pensa alla campagna elettorale) o si muore
REFERENDUM 12 GIUGNO 5 Sì e spiego perchè
Alessandra Servidori REFERENDUM 12 GIUGNO 5 SI e spiego perchè
IL 12 giugno sarà l’occasione per dare una svolta significativa al sistema giudiziario. I 5 referendum, ai quali aderisco con la ferma convinzione promuovendo 5 sì, sono una grande occasione e uno stimolo a migliorare e completare la riforma Cartabia. Sostengo 5 sì perché credo in una giustizia vera all’altezza di un Paese civile. Sono sempre stata garantista e non mi rassegno all’idea di una giustizia che fa paura ai cittadini e che non sia strumento di garanzia. ABROGAZIONE DECRETO SEVERINO – Voto sì perché il quesito mira ad abolire il decreto legislativo 235 del 2012, detto anche legge Severino. Prescrive che chi viene condannato in via definitiva a più di due anni di carcere per reati di allarme sociale, contro la pubblica amministrazione e non colposi (per i quali è comunque prevista la reclusione) diventa incandidabile .La condanna definitiva per uno dei reati suddetti determina la decadenza del mandato .Se vince il sì al referendum i concetti di incandidabilità e decadenza verranno abrogati e anche ai condannati in via definitiva verrà concesso di candidarsi o di continuare il proprio mandato. Eventuali divieti di ricoprire cariche torneranno a essere decisi dal giudice, chiamato a decidere caso per caso, come è avvenuto fino al 2012 prima dell’entrata in vigore della legge Severino -RIFORMA CSM –Voto sì al referendum per l'abrogazione delle norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. Attualmente, un magistrato che voglia candidarsi al Csm deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme. Se vince il sì, viene abrogato l’obbligo della raccolta firme. Si torna alla legge del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del Csm presentando semplicemente la propria candidatura-VALUTAZIONE DEI MAGISTRATI –Voto sì al referendum che mira ad abrogare le norme sulle competenze dei membri laici nei Consigli giudiziari. I Consigli giudiziari sono organi ausiliari composti da cariche appartenenti alla magistratura e laici (professori universitari e avvocati). Esprimono “motivati pareri” su diversi ambiti, tra cui le valutazioni di professionalità dei magistrati. La valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati viene poi fatta dal Csm che decide anche sulla base di queste valutazioni. Con il sì, anche avvocati e professori potranno partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati. SEPARAZIONE DELLE CARRIERE – Voto sì al referendum per la separazione delle funzioni dei magistrati, con la richiesta di abrogazione di quelle norme che attualmente consentono il passaggio nella carriera dei magistrati dalle funzioni giudicanti (giudice) a quelle requirenti (pubblico ministero) e viceversa . Se al referendum vinceranno i sì il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera se vuole essere pubblico ministero o giudice e non potrà scegliere di cambiare indirizzo (cosa che ad oggi avviene con un limite di 4 volte e se sussistono le condizioni) MISURE CAUTELARI – Voto sì al quesito che vuole limitare le misure cautelari, con abrogazione dell'ultimo inciso dell'art. 274, comma 1, lett. c), c.p.p., in materia di misure cautelari e di esigenze cautelari nel processo penale. Attualmente le misure cautelari possono essere motivate dal pericolo che la persona indagata sia a rischio reiterazione del reato, di fuga o di alterazione delle prove a suo carico. Se vincerà il sì al referendum verrà abrogata la motivazione della possibile reiterazione del reato.
Pil e lavoro :OIL la vera ripresa passa da contrattazione e fattore umano
Alessandra Servidori https://www.ilsussidiario.net/news/pil-e-lavoro-la-vera-ripresa-passa-da-contrattazione-e-fattore-umano/2341458/
ILO –Organizzazione internazionale Lavoro- il 5 maggio ha pubblicato una Relazione sul dialogo sociale 2022: contrattazione collettiva per una ripresa inclusiva, sostenibile e resiliente
La relazione esamina il ruolo della contrattazione collettiva nel mitigare l'impatto della crisi COVID-19 sull'occupazione e sui guadagni, contribuendo ad attutire le disuguaglianze e rafforzando nel contempo la resilienza delle imprese e dei mercati del lavoro. L'adeguamento delle misure di sanità pubblica e il rafforzamento della sicurezza e della salute sul lavoro sul luogo di lavoro, insieme alle assenze per malattia retribuite e alle prestazioni sanitarie previste da molti contratti collettivi, hanno protetto i lavoratori e sostenuto la continuità dell'attività economica. Guardando al futuro, il rapporto considera il contributo della contrattazione collettiva a una ripresa centrata sull'uomo. Sottolinea la necessità di principi e diritti democratici che diano ai datori di lavoro e a tutti i lavoratori una voce nella governance del lavoro – libertà di associazione e l'effettivo riconoscimento del diritto alla contrattazione collettiva – essenziale per organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro forti e rappresentative, e una ripresa inclusiva, sostenibile e resiliente.Una analisi robusta sul fatto che il mondo sta ancora vacillando per la crisi sociale ed economica indotta dalla pandemia di COVID-19 e la fondamentale forza delle parti sociali. Le misure essenziali di salute pubblica adottate per contenere il virus hanno sconvolto il mondo del lavoro e messo a repentaglio le imprese. Milioni di lavoratori sono stati in prima linea nella battaglia contro il virus, mettendo a rischio la propria vita. Per mantenere la continuità, molti lavoratori sono passati al telelavoro. Centinaia di milioni di altri hanno avuto la sospensione del lavoro o hanno perso il lavoro a causa della chiusura dei luoghi di lavoro. Oltre alle significative misure di sostegno al reddito adottate da molti governi per attutire gli effetti della crisi, per i lavoratori e i datori di lavoro ciò che contava di più era se le istituzioni che governano il lavoro potessero fungere da fonte di resilienza e mitigare le crescenti disuguaglianze. Mentre il mondo guarda alla ripresa, restano interrogativi su come garantiremo che la ripresa sia incentrata sull'uomo, ripristinando il tessuto sociale indebolito dallo sfilacciamento dei mercati del lavoro e rivalutando il lavoro ritenuto essenziale per il funzionamento delle nostre società. Molti cambiamenti in corso prima della pandemia sono addirittura accelerati, come le trasformazioni tecnologiche e ambientali, ed è fondamentale sfruttare al massimo le opportunità che queste transizioni offrono per le imprese sostenibili e il lavoro dignitoso. In primo luogo, occorre riaffermare i principi ei diritti democratici che danno voce a datori di lavoro e lavoratori nella governance del lavoro: la libertà di associazione e l'effettivo riconoscimento del diritto alla contrattazione collettiva. Questi principi fondanti dell'ILO non solo forniscono le basi democratiche dei mercati del lavoro, ma riflettono anche i valori democratici delle nostre società. Consentono lo sviluppo di organizzazioni di lavoratori e datori di lavoro forti e rappresentative che possono plasmare la traiettoria di ripresa attraverso un dialogo sociale efficace. Le loro azioni e accordi possono aprire la strada a una ripresa incentrata sull'uomo che sia inclusiva, sostenibile e resiliente. Questo primo Rapporto di Dialogo Sociale di punta dell'ILO è incentrato sulla contrattazione collettiva. Sottolinea l'importanza di questi principi democratici come fondamento di luoghi di lavoro, industrie e società stabili e giusti. Descrive il contributo che i datori di lavoro e i lavoratori possono apportare alla governance inclusiva ed efficace del lavoro. Soprattutto, mostra ancora una volta cosa è praticamente possibile quando le parti si uniscono per negoziare e concordare congiuntamente questioni importanti per entrambi, nei periodi di prosperità e durante le crisi. Dimostra inoltre come i contratti collettivi possano essere una fonte di resilienza, di solidarietà e inclusione e di cambiamento trasformativo, garantendo imprese sostenibili e lavoro dignitoso per tutti. Il nostro compito futuro è continuare a promuovere questi principi e diritti democratici fondamentali sul lavoro, in tutte le parti del mondo e per tutti i datori di lavoro e lavoratori, ricordando che, come affermato nel Preambolo della Costituzione ILO del 1919, “una pace universale e duratura può essere stabilito solo se si basa sulla giustizia sociale”. wcms_842807.pdf (ilo.org)
UNA ASSICURAZIONE INTEGRATIVA PER NON AUTOSUFFICIENTI ?
NON AUTOSUFFICIENTI E ASSICURAZIONI ? MA CHI SE LA PUO' PERMETTERE UNA ASSICURAZIONE INTEGRATIVA?
Se il sistema pubblico per la non autosufficienza non si riforma si muovono le assicurazioni. Ma si sa non è una soluzione per tutti. Infatti sostenere finanziariamente un sistema che garantisca assistenza di diverso livello a seconda del grado di non autosufficienza delle persone,è l’obiettivo che si pone la proposta di un Fondo dei Lavoratori per la Non Autosufficienza formulata da Generali Italia nei giorni scorsi.Ma ovviamente bisogna potersi permettere una assistenza integrativa. Il Fondo mira a fornire risposte ai maggiori bisogni finanziari e assistenziali che nei prossimi anni emergeranno nell’area della non autosufficienza.Il ruolo del settore assicurativo nel far fronte alle emergenze sociali è fondamentale e oggi spesso sottovalutato dalla politica economica. L’Italia è il paese più vecchio in Europa, secondo al mondo dopo il Giappone, con 13,8 milioni di persone over 65, di cui 7 over 75 (dati 2019). Sono 4 milioni le persone non autosufficienti ai diversi livelli e di queste 2,5 milioni totalmente non autosufficienti. Nel 2045 si stima di raggiungere quota 19,8 milioni di anziani over 65 (pari a più di 1/3 della popolazione) ponendo un doppio problema di sostenibilità sia in termini pensionistici, sia di assistenza sociosanitaria a causa della diminuzione della capacità delle famiglie di soddisfare il bisogno di assistenza. Con la pandemia il tema della non autosufficienza è divenuto prioritario e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) potrebbe fornire strumenti e risorse.