Contro il meeting di Verona.Ecco perchè.
Alessandra Servidori
Sono decisamente contro il raduno di Verona . La chiama” festa” il senatore Pillon quel seminario di tre e costosissimi lunghi giorni che ha come pretesto il dialogo sulla famiglia. Ma se c’è qualcuno che vuole proprio massacrare la famiglia sono coloro che mettono in difficoltà reale e concreta il rapporto tra genitori .Un rapporto molto privato che il disegno di legge di Pillon appunto prevede di normare conculcando la restaurazione di un diritto di famiglia obsoleto. Le mie opinioni sono fondate sui fatti.Con una recente decisione, la Corte di Cassazione, ribadendo numerose sue precedenti pronunzie, ha specificato che quando i genitori si lasciano il figlio ha il diritto di godere dell’apporto di entrambi (il c.d. diritto alla bigenitorialità).La Cassazione, che, è bene ricordarlo, sono i giudici più importanti e “alti in grado” in Italia, ha anche precisato che il diritto del minore alla bigenitorialità non è il diritto dei genitori a spartirselo a metà secondo i propri capricci o logiche, tipiche di molte coppie “scoppiate”, di vendetta trasversale. Questo non vuole dire che sia vietato prevedere che, in caso di rottura della coppia genitoriale, il figlio possa passare metà tempo con un genitore e metà con l’altro. Sarebbe però sbagliato, secondo questa e altre, numerosissime decisioni, fissare come regola generale quella del metà tempo: ogni famiglia e ogni bambino costituiscono un mondo a parte, con singolarità, storie, abitudini e specificità che devono essere rispettate anche, e soprattutto, se i genitori si lasciano. In alcuni casi la parità temporale è la soluzione ideale - pensiamo a due genitori che abitano vicini che hanno orari di lavoro simili o complementari - in altri no. Si tratta di un’interpretazione della norma in linea con quello che succede nella maggior parte dei paesi occidentali e che rispetta i diritti dei figli come stabiliti in tantissime Convenzioni internazionali che anche l’Italia ha firmato. D’altra parte, anche se qualcuno fatica a capirlo, i bambini non sono proprietà dei genitori che se li possono dividere a fette come le torte: il tempo di Salomone è finito da un pezzo. Mentre i media riportano quotidianamente storie di femminicidi, stupri, violenze e abusi, in una sequenza cronicizzata di orrore , non solo continuiamo a sentir parlare del problema come di un'emergenza sociale a dispetto dell'evidenza dei dati che dimostrano ampiamente come la violenza maschile contro le donne sia un problema strutturale e profondamente radicato nel nostro paese, ma registriamo l'avanzare indisturbato di proposte di legge che, se approvate, favorirebbero inevitabilmente il persistere della violenza, in particolare quella intrafamiliare". La Convention integralista di Verona, con questo viscido paternalistico motivo “festivo” intende dare una spallata al DDL 735 presentato dal senatore Pillon che rappresenta "la sistematizzazione di un processo di riappropriazione del potere maschile minacciato dalle nuove norme transnazionali e in particolare dalla Convenzione di Instanbul".Il disegno di legge "Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità" intende dare attuazione a quanto previsto in materia nel contratto di Governo attraverso una serie di modifiche normative, a partire dalla mediazione civile obbligatoria in tutte le separazioni in cui siano coinvolti i figli minorenni, prevedendo l'equilibrio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari nella cura e nell'educazione, e quindi affidamento congiunto e doppio domicilio per i minori.Il DDL Pillon prevede anche il mantenimento in forma diretta dei figli, senza automatismi nel riconoscimento di un assegno da corrispondere al coniuge attribuendo a ciascuno specifici capitoli di spesa, in misura proporzionale al reddito e ai tempi di permanenza presso ciascun genitore del minore, e il contrasto dell'alienazione genitoriale "che, disconfermata dal mondo scientifico, rientra mal camuffata come supposta tutela dei 'diritti relazionali' dei minori"."Il DDL dimostra che chi ha redatto il testo sia completamente decontestualizzato e non tenga conto di cosa accade nei tribunali, nei territori e soprattutto tra le mura domestiche. Il testo sembra quasi completamente ignorare la pervasività e l'insistenza della violenza maschile che determina in maniera molto significativa le richieste di separazioni e genera le situazioni di maggiori tensioni nell'affidamento dei figli che diventano per i padri oggetto di contesa e strumento per continuare ad esercitare potere e controllo sulle madri.Ignora inoltre il persistente squilibrio di potere e di accesso alle risorse proponendo un'equiparazione tra i genitori, il doppio domicilio dei minori, l'eliminazione dell'assegno di mantenimento e dando per scontate disponibilità economiche molto spesso impossibili da garantire per le donne in un paese con elevatissimi tassi di disoccupazione femminile, dove è ancora presente il gap salariale, che continua ad espellere dal mercato del lavoro le madri, ne penalizza la carriera e garantisce sempre meno servizi in grado di conciliare le scelte genitoriali con quelle professionali, mentre scarica i crescenti tagli al welfare sulle donne schiacciate dai compiti di cura.Il dispositivo proposto appare dunque, una presa di posizione consapevole e di parte "che alimenta il senso di frustrazione e di rivalsa dei padri separati, rischia di sostenere gli interessi della parte peggiore di ordini professionali, oltre che supportare una cultura patriarcale e fascista che, fingendo di mettere al centro la famiglia come istituto astratto e borghese, tenta di schiacciare la soggettività e la libertà delle donne ancorché dei minori.La previsione, ad esempio, della mediazione civile obbligatoria (e onerosa) per le questioni in cui siano coinvolti figli minorenni, introdotta oltretutto con il dichiarato intento di 'salvaguardare per quanto possibile l’unità della famiglia', rischia di produrre effetti opposti a quelli che vorrebbe perseguire, ossia l’alleggerimento del carico giudiziario per le questioni familiari e il contenimento dei costi per i coniugi separandi, visto che da un lato onera di un procedimento più farraginoso e di spese probabilmente più rilevanti tutte quelle coppie con figli minori che, fino a oggi, in condizioni di non conflittualità e reciproco accordo, potevano far ricorso a una snella e tutto sommato economica procedura giudiziaria di separazione consensuale; dall’altro perché nei casi opposti, ossia in quelle situazioni in cui la procedura di separazione è figlia di condizioni di forte conflittualità o addirittura di abusi e violenza di un coniuge nei confronti dell’altro, obbliga le due parti a mantenere frequenti e reiterati contatti, finalizzati alla definizione del 'piano genitoriale' previsto dalla nuova normativa, con il conseguente rischio di procrastinare e aggravare condizioni di disagio e di violenza, quantomeno psicologica, che finirebbero inevitabilmente per incidere anche sull’accordo fissato dal suddetto piano.Con questo DDl che sarà tema di appoggio sfrenato nella tre giorni Veronese si va contro a quell’affido condiviso che dalla L. 54/2006 è divenuto il provvedimento più applicato in sede giurisdizionale, in concreto poi non si realizza, in pratica rischia di innescare invece meccanismi di prevaricazione nei confronti del genitore socio-economicamente più debole (statisticamente le madri), specie in quelle situazioni di soggezione dovute a precedenti (e poi perduranti?) condotte vessatorie e violente che richiederebbero invece un allontanamento e un distacco fra gli ex coniugi, in primis a tutela dei figli, già provati da un clima di estrema conflittualità fra i genitori in costanza di matrimonio. Si va contro con un evidente e insanabile scollamento fra i tempi della giustizia civile, e tanto più della mediazione obbligatoria, e quelli dell’accertamento penale, e a proporre l’introduzione di una significativa modifica all’art. 572 del codice penale, ossia la norma che punisce il reato di maltrattamenti in famiglia, prevedendo che tali condotte debbano avere il connotato della 'sistematicità' in luogo della 'abitualità' oggi prevista, ossia essere pressoché continue, restringendo in modo significativo il campo di applicazione della fattispecie, la soppressione dell’assegno di mantenimento per il figlio minore (che di fatto toglie rilevanza anche al recentemente novellato art. 570 c.p. che sanziona penalmente l’inosservanza di tale contribuzione, aggravando così ulteriormente la posizione del coniuge debole) e la sua sostituzione con la previsione secondo cui ciascun genitore deve contribuire direttamente a livello economico per il tempo in cui il figlio gli è affidato e che il piano genitoriale debba contenere la ripartizione per ciascun capitolo di spesa, sia delle spese ordinarie che di quelle straordinarie. E dall’altro quelle dirette a neutralizzare il rischio della c.d. alienazione genitoriale, ossia il trauma psicologico subito dal figlio minorenne in caso di condotta di uno dei genitori tesa a ostacolare i contatti con l’altro (effetto peraltro ancora assai discusso in ambito scientifico), con la previsione di una possibilità d’intervento coercitivo e fortemente invasivo del Giudice anche laddove tale rischio sia soltanto denunciato ma non dimostrato (gli articoli 17 e 18 del ddl dicono infatti che se il figlio minore manifesta 'comunque' rifiuto, alienazione o estraniazione verso uno dei genitori, 'pur in assenza di evidenti condotte di uno dei genitori' stessi, il giudice può prendere dei provvedimenti d’urgenza: limitazione o sospensione della responsabilità genitoriale, inversione della residenza abituale del figlio minore presso l’altro genitore e anche il 'collocamento provvisorio del minore presso apposita struttura specializzata'). Dunque in buona sostanza i TRE GIORNI VERONESI dobbiamo ben capire cosa stanno producendo. Sicuramente sono più che fondate le preoccupazioni e le proteste delle numerose associazioni a tutela della donna (come già detto statisticamente parte debole a livello socio-economico nelle procedure di separazione), ma anche da diverse associazioni di avvocati, psicologi e operatori che si occupano di famiglia e minori, da giuristi, anche cattolici, da giudici minorili, dai centri antiviolenza, dai movimenti femministi e anche dalle relatrici speciali delle Nazioni Unite sulla violenza e la discriminazione contro le donne, in ordine alla possibile entrata in vigore di una siffatta normativa. E poi prendiamoci il tempo per scoprire questa oligarchia di Dio legata alla Lega dei rapporti tra Lega e Russia , relatori al congresso della famiglia come Alexey Komov integralista cristiano partners del Fondo Bonifacio insieme a Molofeev che ha trattato per conto insieme a Gianluca Savoini –fedelissimo di Salvini-a Mosca per ottenere finanziamenti per Salvini in vista delle elezioni Europee. Tutto documentato dal luglio del 2018. Tutto documentato i finanziamenti a Nuova Terrae Fondazione che si nutre di tesorerie russo-azere,capitanata da Luca Volontè – oggi sotto processo per corruzione- attraverso documenti bancari completi , che mostrano fondi di offshore attraverso la Fondazione hanno finanziato quasi tutte le organizzazioni del meeting di Verona compresi Filippo Savaresi che guida la costola italiana di Le manif pour tous ovvero generazione famiglia,Mario Sberna, Gianfranco Amato, ecc tutti relatori a Verona .A cominciare appunto dal world congress of famiglie l’ultimo dei quali in Moldavia e ora arrivato poco felicemente tra di noi. E avrà ben un senso se anche la CEI ne ha preso garbatamente le distanze.