DOSSIERINO 8 MARZO 2024 MA..............
Dossierino 8 marzo 2024 MA ……………..
ILRESTODELCARLINO.NET- Alessandra Servidori Se avessimo coerenza anziché fare convegni di denuncia sulla mancanza di bambini,di occupazione femminile,di “lavoro buono” flessibile , se fossimo veramente intenzionati a risolvere la questione femminile senza ipocrisia, un po’ di quei miliardi persi nel superbonus 110% li avremmo investiti in strumenti di vera politica attiva. Non in sussidi a tempo come l’esonero della contribuzione previdenziale per chi ha tre figli ( ne abbiamo a malapena 1,5 a italiana),una certificazione di genere sterile che premia gli enti e le aziende ma non aumenta l’occupazione femminile;lo stop generalizzato allo smart working che secondo i dati registrati dell'Osservatorio nazionale evidenzia che i vantaggi ottenibili dal lavoro da remoto si sono misurati in miglioramento della produttività,riduzione dell’assenteismo;riduzione dei costi per gli spazi fisici e per i e le lavoratrici riduzione dei tempi e costi di trasferimento;miglioramento del work-life balance; aumento della motivazione e della soddisfazione. Se vogliamo veramente sostenere le donne italiane siamo seri: usiamo i fondi del Piano Complementare ( 36 miliardi per infrastrutture) per recuperare gli asili nido che ci aveva promesso il Pnrr e le case della salute per gli anziani e persone non autosufficienti. Freneremmo in parte l’emorragia delle dimissioni femminile sul lavoro aumentate dall’anno scorso. Potenziamo concretamente l’utilizzo dei Fondi bilaterali per maggiore flessibilità lavorativa sussidiaria in ambito contrattuale e la possibilità di conversione del premio di risultato 2023 in tempo, nei c.d. “welfare days”, nel limite della capienza dell’importo del premio , di particolare valore per coloro che abbiano necessità o interesse a usufruire di uno strumento aggiuntivo di bilanciamento tra vita privata e lavorativa: Se è una buona contrattazione contrasta il gender gap. Intanto avanti! Coraggio per le lavoratrici della Perla, coloro che lottano per il diritto alla libertà economica e a un lavoro e chi combatte contro il martirio delle donne.
IL SUSSIDIARIO.NET Alessandra Servidori -Se l’8 marzo ma anche il 7 e magari il 9 vogliamo parlare di questione femminile dobbiamo avere il coraggio di dirci la verità. 1-Parliamo di certificazione di parità di genere(legge del n.162 /2021 ) che dal 2022 alle aziende private in possesso della certificazione di genere UNI/Pdr 125:2022 è concesso un bonus contributivo sul versamento dei contributi previdenziali complessivi a carico del datore di lavoro nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda ,compreso un riconosciuto punteggio premiale per la valutazione, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, di proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti. Il contributo, erogato agli Organismi di Certificazione accreditati per un massimo di €12.500 a impresa, €2.500 ad erogati direttamente per coprire le spese di servizi di consulenza e accompagnamento alla certificazione, tramite sistema di voucher. Ma questo “business” che impatto ha avuto sull’aumento dell’occupazione femminile? E riduzione di gender gap nelle imprese ?Che piccole micro e medie imprese si sono certificate ? Il Tavolo interministeriale previsto dalla legge che concorre al funzionamento del Sistema di certificazione della parità di genere con approfondimenti, elaborazione di proposte e monitoraggio delle attività ha prodotto dati sull’impatto concreto ? A parte la pletora dei componenti cd di assistenza tecnica fornita da enti di consulenza convenzionati , quante donne sono state assunte con questo “bollino”? quante imprese certificate hanno modificato l’organizzazione del lavoro ? Leggiamo i Dati sulle dimissioni sul lavoro 2022 dell’Ispettorato del lavoro nazionale pubblicati nel gennaio 2024 ci confermano che” la scelta di abbandonare il luogo di lavoro è : 44.699 convalide riferite a donne, il 96,8% (43.284 provvedimenti) attiene a dimissioni volontarie, il 2,3% (1.032) a dimissioni per giusta causa e lo 0,9% (383) a risoluzioni consensuali. Delle 16.692 convalide riferite a uomini, 16.161 (anche in questo caso il 96,8% del totale) riguardano dimissioni volontarie, 236 (1,4%) dimissioni per giusta causa e 295 (1,8%) risoluzioni consensuali. Il dato di partenza fotografa, anche per il 2022, il profondo squilibrio di genere nei destinatari dei provvedimenti di convalida: le donne rilevano per il 72,8% di tutte le 61.391 convalide ampiamente intese (M+F), ma sono anche il 72,8% delle dimissioni volontarie, l’81,4% delle dimissioni per giusta causa e il 56,5% delle risoluzioni consensuali.Nel 2021 (il 71,8%) si riferivano a donne e il (28,2%) a uomini : il dato negativo continua a crescere- Medicina di genere 48° Congresso dell’Associazione di Medici di Direzione Sanitaria Ospedaliera), “Tutt’ora, negli studi clinici randomizzati controllati, solo il 20% dei pazienti arruolati sono donne, così come soltanto la metà degli studi clinici su cui si basano le evidenze e le linee guida prendono in considerazione analisi sul genere. Tra queste, soltanto il 35% fa analisi per sottogruppi. Come società scientifica che si occupa di ricerca e formazione non possiamo non porre l’attenzione sul fatto che, che in questo momento, il 90% dei farmaci che abbiamo sviluppato e che stiamo utilizzando sono stati studiati e sviluppati per il genere maschile, così come il 70% dei dispositivi.Nel campo della prevenzione dobbiamo arrivare a una sovrapposizione totale degli indicatori di salute nei due generi. Queste conoscenze, se usate bene in prevenzione, possono incidere fortemente sui fattori di rischio che, in modo diverso, espongono a maggiore rischio di sicurezza un genere anziché un altro. Occupazione femminile e lavoro : Dal Servizio studi della Camera, le donne occupate sono circa 9,5 milioni, i maschi occupati sono circa 13 milioni. Una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità e ha particolare rilevanza in quanto indice della difficoltà per le donne di conciliare esigenze di vita con l'attività lavorativa. La decisione di lasciare il lavoro è infatti determinata per oltre la metà, il 52/%, da esigenze di conciliazione e per il 19% da considerazioni economiche. Il divario lavorativo tra uomini e donne è pari al 17,5 per cento, divario che aumenta in presenza di figli ed arriva al 34% in presenza di un figlio minore nella fascia di età 25-54 anni. C’è tanto ancora da fare e poco da festeggiare : lo abbiamo scritto , spiegato, proposto anche con strumenti innovativi come l’utilizzo dei Fondi bilaterali per maggiore flessibilità lavorativa sussidiaria in ambito contrattuale e la possibilità di conversione del premio di risultato 2023 in tempo, ossia nei c.d. “welfare days”, nel limite della capienza dell’importo del premio , di particolare valore per coloro che abbiano necessità o interesse a usufruire di uno strumento aggiuntivo di bilanciamento tra vita privata e lavorativa.
LA RAGIONE UE Alessandra Servidori- Il lavoro femminile rimane sempre una questione affrontata lamentosamente a ridosso delle mitiche ricorrenze e quasi mai legato alle politiche economiche che potrebbero se modificate risolvere alcuni problemi. A NY ho fotografato una ragazza in un cantiere di un edificio al 28 esimo piano : qui in Italia nei cantieri abbiamo standardizzato questa attività solo maschile ed è pressoché impossibile vedere donne impegnate nei lavori di muratura oppure nelle attività artigianali che richiedono competenze specifiche legate al mondo delle costruzioni, è più facile trovarne negli uffici delle aziende edili. Ma vero è che non regge che questo è dovuto a un ostacolo di natura biologica: le donne non hanno meno forza e le informazioni e i dati disponibili sull’occupazione femminile nelle costruzioni sono quanto mai lacunosi, spesso non aggiornati e non infrequentemente contraddittori tra le diverse fonti. Possiamo sostenere l’interesse femminile nei confronti del settore ( che non conosciamo) come la modalità di impiego a tempo pieno o part-time, i differenziali salariali, i profili di carriera, l’adeguamento della formazione professionale fino ad arrivare alla disponibilità dell’attrezzatura di sicurezza, non sempre adatta alle caratteristiche del corpo femminile, nonostante la grande rilevanza che questi accessori rivestono nel migliorare le condizioni di sicurezza nei cantieri e i dati che giornalmente interessano gli irresponsabili incidenti. Per aumentare l’occupazione femminile possiamo impegnarci anche in questa direzione attraverso il Fondo Complementare dedicato alle infrastrutture per la costruzione di asili per bimbi e residenze per non autosufficienti dedicando alle scuole professionali un’attenzione alle giovani che così formate potrebbero puntare anche su servizi per conciliare il tempo di vita e di lavoro : l’incidenza del tragico bonus 110% nell’edilizia che certifica tutta la sua enormità scellerata ha sottratto risorse essenziali che potrebbero essere restituite , anche solo nel medio periodo, a quei servizi essenziali per la formazione e l’occupazione femminile. Fatti e non parole.