la nostra Piattaforma aggiornata 15 Aprile 2020
Alessandra Servidori LA NOSTRA PIATTAFORMA 15 Aprile 2020 n.2
Noi come TutteperItalia sul nostro sito www.TutteperItalia.it teniamo al corrente degli sviluppi economici e sociali con una nostra Piattaforma di idee e proposte di buon senso senza presunzione di completezza ma snocciolando analisi e idee libere e forti.
Europa significa interesse comune, non una sommatoria di interessi nazionali. L’Italia, purtroppo, in questa fase di negoziato europeo che si concluderà ci auguriamo il 23 aprile , ha invece camminato lungo il sentiero accidentato del pretendere solo aiuto e solidarietà. Oltretutto,puntando i piedi di un “gigante di argilla” aggiungendo fino ad oggi strali indecorosi per non vedersi concedere quanto reclamato in cui vale la mediazione e non l’arroganza. Noi rischiamo oggi nel cd mondo integrato, sottratto con grande fatica ai patti spartitori che per decenni hanno regolato gli equilibri planetari, e tanto più nel mondo che verosimilmente si andrà a definire dopo che questa tempesta sarà passata – lo scenario più probabile che sarà quello di Cina, Usa e Russia che combattono sul terreno del Vecchio Continente la battaglia della supremazia : noi sappiamo bene che l’integrazione europea non è più una speranza , ma una necessità imprescindibile per non finire per essere terra di conquista e di progressivo impoverimento, non solo economico,ma anche e soprattutto sociale e valoriale. Quello che serve non è il pur nobile mutuo soccorso tra diversi, ma la creazione di un nuovo interesse nazionale, inteso come europeo a cui dobbiamo contribuire con proposte realizzabili.L’Italia cambi rotta e in fretta. Conte cambi rotta e subito . E’ evidente che l’Italia, per bieche ragioni di politica interna (più dentro al governo che fuori, nonostante le sguaiate lamentazioni di Conte che non credo sia così amato dagli italiani come alcuni sondaggi ci rappresentano), ha scelto gli argomenti sbagliati nella lunga trattativa europea: da un lato ha chiesto solidarietà – un concetto che non ha nulla a che vedere con l’idea che si debba creare debito federale – e dall’altra ha tentato l’azzardo calando la carta del ricatto “o gli eurobond o facciamo da soli”. Un gioco cui ora rischia di rimanere impiccata la nostra terra se Macron (non certo Conte) non riuscirà, o non vorrà nemmeno provare, a convincere la Merkel ad aprire, trascinando con sé Olanda, Austria e Finlandia, a qualcosa di più concreto del Recovery Fund accennato nel compromesso con cui si è concluso il lungo e travagliato vertice dell’Eurogruppo. Perchè è evidente che un simile strumento, essendo finanziato dal budget Ue, comporterà negoziati dai tempi lunghi percchè si deve rimettere in discussione tutto il bilancio europeo appena identificato dalla Comissione e dal Parlamento nuovo eletto e già scardinato dalla pandemia.L’Itlia ha come altri europaesi bisogno di sussidiarietà reciproca : ha invero una potenza di fuoco molto limitata, mentre c’è bisogno di tanto e subito. La verità ed è bene dirlo è che gli unici soldi veri che in questo momento abbiamo a disposizione per fronteggiare l’emergenza e le sue conseguenze arrivano tutti dall’Europa, tra la sospensione del patto di stabilità (Commissione europea) che ci ha consentito il pur striminzito decreto “cura Italia” (25 miliardi), l’acquisto del nostro debito pubblico pari a un terzo del fabbisogno annuo (250 miliardi, Bce) e la possibilità di attingere al fondo Sure per la disoccupazione (100 miliardi), ai 240 miliardi che la Bei fornirà sotto forma di prestiti e garanzie alle imprese, ma soprattutto ai 900 miliardi che la Bce mette a disposizione per acquisti di titoli sovrani e privati. Diciamo la verità : né la ripartenza né tantomeno la ricostruzione del tessuto economico del Paese passano per il “decreto liquidità” e i 450 miliardi sbandierati come “poderosi”. In realtà la misura è a saldo zero, considerato che il Parlamento non ha ancora autorizzato alcuno scostamento di bilancio, e ha nei tempi esecutivi il difetto maggiore , visto che i 25 mila euro assegnati alle Pmi, pur essendo completamente garantiti dallo Stato, non sono ancora stati erogati, e gli altri meccanismi di finanziamento prevedono un’istruttoria che, se fatta con i tempi e le procedure standard, li rende inutili. E questo mentre in altri paesi (Germania, Francia, Svizzera) i soldi sono già sui conti correnti delle aziende.In buona sostanza la verità è che senza i soldi della Bce, quelli del passato e quelli appena stanziati, l’Italia sarebbe già saltata per aria, e senza le erogazioni delle istituzioni europee, pur onerose, certo non si potrebbe rialzare. L’Italia, dunque, si presenti al Consiglio Europeo del 23 aprile senza preclusioni – che sono in buona misura retaggi ideologici e che comunque non possiamo permetterci – ma con la determinazione a trattare a 360 gradi, dalla regole del MES alle modalità e consistenza del Recovery Fund. Sapendo che nell’Unione la negoziazione è elemento fondante come ha sempre scritto e fatto nel suo ruolo di studioso pragmatico l’amico di sempre Marco Biagi, il che richiede di saper fare strategia, competenza e capacità negoziali e di coalizione. Colau e i 17 non hanno la bacchetta magica e ci metteranno le loro idee ma la macchina è in mano ad un Governo che non sa governare e che tiene per il collo il presente e il futuro nostro e dell’Europa.Questa è la verità.