Alessandra Servidori - 13 dicembre 2016
E’ molto interessante e da attenzionare (come dicono i carabinieri ) una sentenza del Tribunale di Napoli confermata in Cassazione che sconfessa il rituale (mò ci mettiamo d’accordo tra di noi)in voga nella capitale partenopea. In buona sostanza :timbrare il cartellino è un dovere: il lavoratore che non lo fa può essere licenziato per giusta causa. I fatti .Un dipendente di una società per azioni. Spa nel periodo dal 1 al 31 gennaio 2007, evita la timbratura elettronica del proprio cartellino e per attestare la sua presenza al lavoro registra manualmente gli orari di entrata e uscita facendola convalidare da un suo superiore. La società, dopo aver verificato l’assenza del rilevamento elettronico delle presenze licenzia il lavoratore per giusta causa sulla base delle seguenti contestazioni:
- per aver violato il regolamento aziendale che impone a tutti i dipendenti l’obbligo di utilizzare il badge elettronico sia in entrata che in uscita;
- per una anomala coincidenza tra le mancate timbrature e i turni di lavoro più gravosi, come quelli notturni o in giorni festivi.Il lavoratore impugna il licenziamento davanti al Tribunale del Lavoro di Napoli che respinge il ricorso. La sentenza del giudice di primo grado viene confermata anche dalla Corte di Appello di Napoli. La controversia giunge pertanto alla Corte di Cassazione che respinge le domande del dipendente per i seguenti motivi:
- la ripetuta violazione della regola aziendale che impone ai lavoratori di attestare la propria presenza, in entrata e in uscita, mediante il badge elettronico rappresenta una condotta grave sia sotto il profilo oggettivo (poiché non consente un controllo sul rispetto dell'orario di lavoro) sia sotto quello soggettivo (poiché denota una scarsa inclinazione del lavoratore al rispetto dei propri doveri);
- tale condotta è sufficiente a ledere il vincolo fiduciario che è posto alla base di ogni rapporto di lavoro.Ci sono voluti la bellezza di tre gradi di appello e ben 9 anni per avere giustizia e per dimostrare che anche a Napoli( una delle città più belle del mondo!) la legge è uguale per tutti . La giusta causa ricorre allorché siano commessi fatti di particolare gravità i quali, valutati oggettivamente e soggettivamente, sono tali da configurare una grave e irrimediabile negazione degli elementi essenziali del rapporto. Il giustificato motivo è determinato da un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro, ovvero da ragioni inerenti all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa (art. 3 della legge n. 604/1966).E nel caso in oggetto esistono entrambe le motivazioni.
Alessandra Servidori - 10 Dicembre 2016
Consultellum o Italicum la giostra gira guidata dai magistrati
Le consultazioni del Presidente Mattarella avanzano compatte, scadenzate rigorosamente e la passerella di chi esce e di chi entra dal corridoio del Quirinale entra liturgicamente nelle nostre case attraverso le tv,mentre con una certa immancabile arroganza, Renzi a Palazzo Chigi,ben piantato sul trono fa le sue . Entro questa sera sapremo se le anticipazioni frenetiche sul Presidente incaricato dal Presidente della Repubblica ,confermeranno Gentiloni, signore pacato ex PDUP politico di lungo corso, o avremo una avanzata ancora una volta dell’esercito dei magistrati. A questo proposito,non c’è dubbio che Pietro Grasso sia una persona che riscuote rispetto e fiducia e devo anche dire personalmente simpatia per quella lieve ironica fermezza con la quale esercita il suo ruolo in Senato. E però e però, si profila sempre di più( e peraltro in un passato recente e quasi odierno) un potere degli eminentissimi togati sui quali è d’obbligo una riflessione. E’il caso del Governo di Roma con scorribande legate alle giunte,a Mafia Capitale che si arricchisce di indagini carsiche che improvvisamente diventano pubbliche; e ancora della Corte Costituzionale che rimpalla la legge Madia; e oggi della Consulta che si era detta già pronta, attraverso le parole del Presidente medesimo, a pronunciarsi sul maledetto Italicum prima del 4 dicembre , e ora rimanda al 24 Gennaio il suo verdetto. Dopo di che il Parlamento ci metta le mani per aggiustare una situazione invereconda. Così restiamo comunque bloccati in preda ad una tempistica per il governo della nostra bella Italia ,appunto dettata dai togati e da un possibile ,sempre pronto a sacrificarsi per la buona causa, uno di loro con l’ermellino in tasca. Intanto ci prendiamo il diritto di spiegare a chi volesse capire bene di cosa parlano ,o urlano alla Tv, quando litigano sull’Italicum e il Consultellum.Lo facciamo convinti che ,come dimostrato recentemente sui quesiti della bocciata riforma Costituzionale renziana, le questioni nel merito sono sempre contaminate da confusioni. Partiamo dal 13 gennaio 2014 giorno in cui la Corte Costituzionale con sentenza numero1/2014 chiarì due sistemi elettorali per i due rami del parlamento. Al Senato scelse un proporzionale puro con preferenza unica e soglia di sbarramento a 20% per le coalizioni su base regionale, soglia dell’8% per chi corre da solo, soglia del 3% per i partiti che fanno parte di una coalizione. Alla Camera disegnò un sistema con proporzionale puro ,preferenza unica,soglia di sbarramento per le coalizioni al 10% e per ciscuna lista delle coalizioni al 2%. Dunque il Consultellum al Senato c’è e rimane,mentre alla Camera non c’è più l’Italicum dal 1 luglio 2016 e sarà sostituito da una nuova legge elettorale dopo che la Consulta il 24 gennaio si sarà pronunciata su cosa dobbiamo votare cioè modificando l’Italicum. E però la Consulta come ha detto appunto già nel 2014 si pronunciò chiaramente cioè : vedi sopra, proporzionale puro,preferenza unica, soglia di sbarramento al 10% per le coalizioni e 2% per le liste. Portino dunque in Parlamento quella legge elettorale e ci mettano la faccia tutti, anche perché questa Costituzione non si merita un trattamento così scellerato di bande e scorribande. E diamo un Governo al nostro Paese che di questo ha bisogno e magari scelto anche dagli italiani.
Alessandra Servidori
Il giorno dopo la tempesta .E adesso basta insulti e rancori e guardiamo avanti.
La premessa ragionevole è che innanzitutto la democrazia è una concezione che considera essenziale il riconoscimento dei diritti politici a tutti i cittadini e oggi è un bel giorno perché la maggioranza del popolo italiano ha potuto salvare la nostra bella Carta istituzionale.I diritti politici sono stati esercitati e tutti gli italiani e le italiane hanno potuto votare cioè a suffragio universale, e di formare e propagandare liberamente partiti politici.Vero è che la maggioranza ora ha una multiforme composizione ma i partiti e i movimenti hanno il tempo(ora o mai più) di darsi delle regole per poter costruire la stabilità. In questa direzione sarà indispensabile individuare una forma di aggregazione in cui chi vuole esercitare il suo diritto a candidarsi lo possa costruire. Le donne e gli uomini che consentono poi veramente di partecipare alla vita dello Stato e di contribuire a determinare le decisioni che esso prende. Togliere la libera scelta attraverso le libere elezioni tra partiti di idee diverse non poteva essere democrazia .Così ora dobbiamo avere quella capacità di scegliere i membri di una Costituente per modificare la Carta. Ci attende un periodo di grande impegno con silenziosa discrezione ma muovendo i gangli vitali di un sistema statico che può ritrovare feconda mobilità nelle brulicanti opportunità che il Paese deve affrontare. Superando la verticalizzazione del comando. Non servono nuove riforme occorre progettare il nuovo,regolare lo sviluppo del mercato, sostenerlo quando è necessario accelerare i processi che chiedono tensione innovativa. Troppi annunci della definizione di governance ,PER ESEMPIO ,sia per le emergenze abitative che per gli immigrati e dunque per la sicurezza,per il lavoro e i giovani, quando lo stato ha risorse marginalissime e servono compartecipazione finanziarie con regole precise senza spavalde azioni di disintermediazioni tra popolo ed elite.Avanti dunque ,la democrazia va esercitata.
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Alessandra Servidori
I PUNTI IN COMUNE DEI CONTRATTI PUBBLICO IMPIEGO E METALMECCANICI
Con la firma del contratto per i pubblici dipendenti e pochi giorni prima quello dei metalmeccanici ritroviamo molte analogie e , evviva!, un sindacato che ha riacquistato rappresentatività tra due settori nevralgici del mercato del lavoro. Così due sono le evidenze effettive e concrete : il premio di produttività incentivato e defiscalizzato per entrambi e il welfare aziendale figli anch’essi di una stagione contrastata dalle resistenze ideologiche( incentrate sulla lotta alla contrattazione di prossimità )che Bruno Trentin (gran maestro del sindacalismo riformista) avrebbe chiamato all’inizio : figli gracili che devono essere curati per crescere.E così per fortuna sta accadendo anche se molto,troppo lentamente .Così la politica sindacale e anche la politica governativa cambiano o sono destinate ad impoverirsi rappresentate da una classe dirigente non all’altezza di riavvicinarsi alla gente,al popolo in carne ed ossa per poterlo sinceramente riconquistare e rappresentare e tornare ad esserne interprete in un mondo in vorticoso cambiamento. Bisogna ricominciare a pensare alle persone valorizzandone bisogni, capacità e speranze,per leggere la crisi che ci circonda e per offrire risposte politiche e umane in una società impoverita umanamente. Due esempi di denominatori comuni dei due contratti. La flessibilità legata alla produttività e dunque al bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro per tutti e non solo per le lavoratrici e il welfare integrativo anche come forma di salario/benefit. Una realtà in Italia in espansione e con risorse a disposizione dei cittadini: il 18% della popolazione beneficia di una copertura integrativa per tutelare la salute e il 55% dei lavoratori può contare sull'assistenza sanitaria integrativa, mentre solo il 38% dei lavoratori risulta iscritto a una forma previdenziale aggiuntiva. Questi dati ci dicono che è chiara la necessità di promuovere iniziative per incentivare i controlli e la prevenzione delle patologie più diffuse e l’organizzzaione del lavoro e il welfare in azienda possono essere strumenti nevralgici. Come abbiamo dimostrato nel seminario di studio sulle malattie professionali che abbiamo sviluppato sabato scorso all’Istituto Ramazzini, come Ceslar Unimore,Noi tutti per Bologna,Tutteper Italia,le patologie oncologiche e alcune patologie professionali aggrediscono le persone in situazioni di particolare vulnerabilità. Lo stress spesso viene eccessivamente sottovalutato e rischia di trasformarsi in depressione : le problematiche che possono presentarsi riguardanti le tempistiche lavorative sono soprattutto due, gli orari di lavoro lunghi e l'incapacità di mettere da parte gli impegni lavorativi anche quando si arriva a casa. Lavorare tanto potrebbe essere un comportamento solo da ammirare, ma quando si esagera si rischia di fare male a se stessi. È importante condividere il proprio tempo fuori dal lavoro con la propria famiglia lasciando da parte gli altri problemi.Il fisico e anche la mente hanno bisogno di riposarsi e staccare la spina dal lavoro, se tutto ciò non avviene si rischia di iniziare un percorso di depressione, stress e stanchezza e malattia. Purtroppo però tutto ciò non si ferma solo alla depressione, il rischio è anche quello di entrare in problematiche fisiche molto più gravi, che vanno quindi a rovinare anche il futuro e la carriera :è fondamentale rendersi conto che con il tempo possono portare disturbi molto gravi. Per quanto il lavoro è fondamentale salvaguardare la propria salute è un diritto ancora più essenziale.
http://formiche.net/2016/11/29/cosa-cambia-nella-costituzione-riformata-la-rappresentanza-di-genere/
Alessandra Servidori -
Italiane elettrici : attenzione all’inganno per la rappresentanza di genere nella Costituzione taroccata
Da queste pagine in più occasioni ho avuto la possibilità garbatamente ma scientificamente di rappresentare i motivi di merito per non votare affermativamente il testo della riforma costituzionale il 4 dicembre. Ma oggi anche con il sostegno di un gruppo di studiose dell’associazione ”Aspettare stanca”(link www.aspettarestanca.it ) ritengo che la proposta di una semplificazione verticale del comando (apparentemente rassicurante ma fallimentare perché destinata a produrre distanza e ripulsa) riduca la dinamica democratico-partecipativa che ha reso possibile, tra le altre cose, proprio il percorso di emancipazione femminile. Infatti analizzando il Testo emerge,ma con fatica e se non si è addetti ai lavori di più,l’inganno dell’Art 39 del Disegno di Legge Costituzionale: una norma transitoria che non modifica la Costituzione, quindi sfugge a coloro che si limitano a leggere i testi a fronte degli articoli riformati, ma contraddice quanto è previsto dal nuovo articolo 55 della Costituzione sulla promozione dell'equilibrio di genere nelle leggi elettorali per il Parlamento (addirittura falsamente presentato come introduzione del principio della parità di genere in Costituzione) e dal nuovo articolo 57 Costituzione, in cui è stato inserito, per dare un contentino a chi è contro l'elezione indiretta, l'inciso "in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri.” La prima elezione del nuovo Senato (in realtà l’unica, perché i successivi rinnovi saranno parziali) non avverrà secondo i nuovi articoli della Costituzione, ma in base alla norma “transitoria”, prevista dall’art. 39 del ddl costituzionale, di cui non si parla nei dibattiti e ignorata anche da molti che hanno tentato di informarsi per un voto consapevole. Una norma “transitoria” che potrebbe avere una vita lunga, in quanto la legge elettorale ordinaria, prevista dalla Costituzione riformata, potrebbe anche non arrivare mai, come affermato dalla stessa ministra Boschi. Molti concordano perché sembra impossibile che una legge elettorale possa rispettare le disposizioni contraddittorie previste dalla riforma costituzionale e passare indenne al vaglio della Corte costituzionale. Una norma che, oltre ad essere, come da più parti sottolineato, di difficile interpretazione, non fa menzione delle scelte dei cittadini (nuovo art. 57 della Costituzione), né si fa carico in alcun modo di promuovere l’equilibrio di genere di cui all’articolo 1 della riforma (nuovo art. 55 della Costituzione). Questione dominante è che i sindaci e i consiglieri regionali attualmente, oltre che del PD, sono in prevalenza uomini e che questi sono gli elettori e i candidati del nuovo Senato. Nell’interesse dunque delle elettrici e soprattutto delle giovani donne che abiteranno questa nostra amata Patria , mi auguro che il 4 dicembre di fronte al bivio del referendum costituzionale il Paese scelga la strada di una democrazia inclusiva rappresentata dalla vittoria del No. Una vittoria che non considero un punto d’arrivo, ma che dovrà essere necessariamente il punto di partenza per una grande riflessione sull’attuazione della Costituzione repubblicana e dei diritti e delle libertà da essa garantiti. Diritti e libertà finalizzati a una sempre più diffusa partecipazione democratica di tutte e tutti alla vita politica del Paese. Da donne, non posso che augurarmelo. E per fare una azione positiva ,allego di seguito i testi che dimostrano che affermo semplicenete la verità –Testo del Disegno di legge del 12/04/2016 , pubblicato nella G.U. del 15/04/2016 - http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/04/15/16A03075/sg,documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/ac0500n.pdf
ALESSANDRA SERVIDORI
E’ vero, noi non conosciamo per esempio la poliomelite e il vaiolo e la difterite, perché li abbiamo sconfitti, ma conosciamo malattie mortali come la meningite e l’arrivo di tante popolazioni provenienti da tutto il mondo dove le vaccinazioni non sono praticate per povertà o per ignoranza è un fatto e non una opinione. Le coperture vaccinali (CV) nazionali a 24 mesi, per il 2015, confermano un andamento in diminuzione in quasi tutte le Regioni e Province Autonome. Fanno eccezione le vaccinazioni contro pneumococco e meningococco che, nei due anni precedenti, avevano registrato bassi valori in alcune realtà.
I dati pubblicati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, parlano chiaro, e dal 2016 fornisce anche i dati sulle coperture vaccinali relative alla dose booster (richiamo) in età pre-scolare, ovvero a 5-6 anni, e calcolate al compimento dei 7 anni. In particolare, le vaccinazioni a 24 mesi dall’anno 2000, dopo un andamento in crescita, si sono tendenzialmente stabilizzate. Le vaccinazioni incluse nel vaccino esavalente (anti-difterica, anti-tetanica, anti-pertossica, anti-polio, anti-Hib e anti-epatite B), generalmente impiegato in Italia nei neonati per il ciclo di base, avevano superato il 95%, soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la cosiddetta immunità di popolazione; infatti, se almeno il 95% della popolazione è vaccinata, si proteggono indirettamente coloro che, per motivi di salute, non si sono potuti vaccinare.
Dal 2013 si sta, invece, registrando un progressivo calo, con il rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie attualmente sotto controllo, e addirittura ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese. In particolare, nel 2015 la copertura media per le vaccinazioni contro polio, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Hib è stata del 93,4% (94,7%, 95,7%, 96,1 rispettivamente nel 2014, 2013 e 2012). Sebbene esistano importanti differenze tra le regioni, solo 6 superano la soglia del 95% per la vaccinazione anti-polio, mentre 11 sono sotto il 94%.
Particolarmente preoccupanti sono i dati di vaccinazione per morbillo e rosolia che hanno perso ben 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, dal 90,4% all’85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese che, impegnato dal 2003 in un Piano globale di eliminazione dell’Organizzazione Mondiale Sanità, rischia di farlo fallire in quanto il presupposto per dichiarare l’eliminazione di una malattia infettiva da una regione dell’OMS è che tutti i Paesi membri siano dichiarati “liberi”. Questo trend è confermato anche dalle coperture nazionali a 36 mesi per l’anno 2015, dato utile anche per monitorare la quota di bambini che, alla rilevazione vaccinale dell’anno precedente, erano inadempienti e che sono stati recuperati, se pur in ritardo. L’effettuazione delle vaccinazioni in ritardo, espone questi bambini ad un inutile rischio di malattie infettive che possono essere anche gravi.
La riduzione delle vaccinazioni comporterà un accumulo di suscettibili che, per malattie ancore endemiche (come morbillo, rosolia e e pertosse), rappresenta un rischio concreto di estesi focolai epidemici, come già accaduto in passato; per malattie non presenti in Italia, ma potenzialmente introducibili, come polio e difterite, aumenta il rischio di casi sporadici autoctoni, in caso di importazioni di malati o portatori. Vi è urgenza di una campagna forte sulla di vaccinare i bambini e la necessità di rendere l’accesso alle vaccinazioni il più agevole possibile e migliorare la disponibilità di evidenze scientifiche a favore delle vaccinazioni, per approfondire le ragioni del dissenso vaccinale e individuare più efficaci strategie di promozione delle vaccinazioni. I movimenti anti- vaccini vanno contrastati e sconfitti con i fatti e non con le parole e le opinioni.
Alessandra Servidori FRANCESCO,la sofferenza delle donne,l'aborto
Papa Francesco ha fatto un altro passo verso le donne e noi lo ringraziamo di cuore. Si chiude il Giubileo con la lettera pastorale in cui la Chiesa capitanata dal Pastore Francesco pochi giorni prima della giornata internazionale contro la violenza femminile, invia ai preti una lettera che aiuta le donne che hanno abortito. Una Chiesa misericordiosa verso tutti, una Chiesa che perdona e abbraccia anche chi ha sbagliato: il Papa abbatte muri e barriere e nella lettera diretta sia al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, sia a tutti i preti , che supera prescrizioni previste dal codice di diritto canonico. Riguarda la possibilità, concessa a tutti i sacerdoti e non solo ai vescovi come finora stabilito, di assolvere le donne che hanno praticato l'aborto che, pentite, decidono di confessarsi. Condanna il «dramma dell'aborto», Papa Francesco, indicandolo come uno «dei gravi problemi del nostro tempo» che spesso viene «vissuto con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta». «Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato», ribadisce Bergoglio, invitando i sacerdoti a prepararsi e ad assolvere a questo compito, coniugando «parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso».Una decisione che concretizza la volontà del Papa di permettere al maggior numero possibile di persone di riavvicinarsi alla Chiesa così oggi in difficoltà. Come previsto dal diritto canonico, il procurato aborto prevede la scomunica lata e sententiae per la donna, per chi la induce ad abortire e per chi pratica o coopera all'aborto. Il peccato,secondo la norma, non può essere assolto da tutti i confessori, ma soltanto dal vescovo o da alcuni sacerdoti da lui delegati. La decisione rappresenta «un segno di estensione della manifestazione di misericordia in termini più accessibili e disponibili da parte della Chiesa e non è un'attenuazione del senso di gravità del peccato» e «non vuole essere in alcun modo un minimizzare la gravità della cosa».Francesco ha compreso il dramma delle donne,il dolore profondo,insistente e perenne che accompagna chi rinuncia a dare la vita, Un aborto rappresenta un’aggressione nei processi naturali dell’organismo femminile, le conseguenze possono essere rilevanti, secondo la personale situazione di vita della donna, dai fenomeni puramente organici, fino a quelli psicosomatici e a quelli psichici ,un senso di abbandono, di vuoto interiore,di colpa, di violenza appunto: sono già una punizione,senza infierire oltre.
Sabato 26 novembre, il Centro di ricerca sul cancro dell’Istituto Ramazzini ospiterà il seminario “Le malattie professionali: un problema di tutti. A che punto siamo, quali interrogativi e problemi”.
Al seminario, organizzato insieme a “Noi tutti per Bologna”, interverrà: Angelo Fioritti (Direttore Sanitario Ausl Bologna), Fiorella Belpoggi (Direttore Area Ricerca Istituto Ramazzini), Barbara Maiani (CeSLaR UniMoRe-Modena), Rita Ghedini (Presidente Legacoop Bologna), Sonia Sovilla (Segreteria CGIL Bologna), Carla Facchini (Tutteperitalia Bologna) Alfonso Pellitteri (Inail Emilia-Romagna), Simona Lembi (Consiglio Comunale Bologna), Lia De Zorzi (Coordinatore Centrale INPS Roma), Simone Gamberini (Presidente Istituto Ramazzini), Alessandra Servidori (Noi Tutti per Bologna) e Daniele Mandrioli (ricercatore Istituto Ramazzini).
Le malattie professionali
Alessandra Servidori
In questi giorni più volte sono apparse sui giornali notizie importanti che riguardano i bambini spesso violati sessualmente, vittime della povertà ,ma anche vittime di violenze risultato di leggi figlie di una stagione di anormalità passata come diritto. Purtroppo queste realtà,non messe in rilevanza da questa frenesia che ci accompagna giornalmente ricondotta al referendum sulla Costituzione,volutamente invece al centro dei tormenti italiani, fino a divenire insopportabile . Riportiamo l’equilibrio dell’informazione e della riflessione sui guasti prodotti dalla legge sulle unioni civili,più volte criticata da chi scrive su queste pagine. La questione riguarda le coppie di fatto e omosessuali e il caso di due bambini . Dopo otto anni due donne si separano e la madre biologica non riconosce all’altra il ruolo di genitore. La Corte Costituzionale ribadisce che, nel superiore interesse del minore, i figli devono poter intrattenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambe. La sentenza è della Corte Costituzionale, del 20 ottobre 2016, n. 225.
E dimostra che si ricorrerà sempre di più all’Alta Corte per tutelare i minori.
Viene infatti chiesto,nella specie, alla Corte costituzionale di stabilire se una recente norma introdotta nel 2014 sia o meno contraria alla Costituzione. Tale norma stabilisce il diritto del figlio minore di mantenere un rapporto con entrambi i genitori, con i nonni ed i parenti in genere e di ricevere da loro cura, educazione, istruzione e assistenza. La ragione del dubbio nasce dal fatto che la norma si riferisce ai genitori, e non menziona le nuove figure che nell’attuale contesto sociale possono svolgere un ruolo significativo nella vita di un bambino, come il partner della propria madre o del proprio padre, anche omossessuali, quando la relazione finisca. Nel caso in esame due donne intraprendono un procedimento di fecondazione eterologa da cui nascono due bambini. Dopo otto anni di relazione le due si lasciano e la madre biologica non intende riconoscere alla propria ex lo stesso suo ruolo di genitore.L’ex partner della madre biologica si rivolge al Giudice che propone la questione di legittimità costituzionale. La Corte accoglie il ricorso e chiarisce che:
- La norma viola sicuramente la Costituzione, che garantisce le “formazioni sociali”, perché, ormai tra esse va inclusa la famiglia di fatto;
- inoltre viola la Costituzione perché introduce una discriminazione tra figli nati da una coppia etero e figli nati all’interno di una coppia omosessuale;
- infine viola la Costituzione in relazione all’art. 8 della Convenzione europea dei diritti umani, che prevede l’obbligo di riconoscere il diritto del fanciullo e dei genitori, così come di altri soggetti uniti al bambino da vincoli di fatto, di mantenere rapporti stabili pure in caso di crisi della coppia (anche omosessuale), tenendo sempre presente il superiore interesse del minore;
- in precedenza, il Giudice ha avuto modo di verificare con una perizia che i due bambini riconoscono la ex partner della madre biologica come una seconda mamma: ne consegue che impedire loro di avere con lei rapporti stabili potrebbe essere dannoso per i minori.
Alessandra Servidori - Hillary alla gogna.
Tutti contro Hillary: e oltre la brutale sconfitta , ora i mass media si accaniscono sui motivi della mancata vittoria addirittura puntando il dito più che sulla leadership del magnate repubblicano, sulla debolezza della ex first lady. Un dato leggendo i numeri è evidente : nelle zone rurali,tra i piccoli territori,tra gli operai e le operaie,Trump ha fatto breccia sia nel nord, sud,ovest, soprattutto tra la classe sociale intermedia e ha raccolto voti anche tra le donne, nonostante la guerra sessista che ,non completamente a torto, gli era stata scatenata contro. Così Hillary , paladina della scalata al potere femminile per la prima volta nell’America sempre più grande,si deve anche difendere dall’accusa di essere troppo competente ed essere diventata l’emblema della sconfitta delle donne. La vittoria di Trump sicuramente segna un arresto dell’emancipazione imperfetta che ancora palpita nel mondo con evidenti atteggiamenti misogini che si manifestano ricorrentemente più o meno irrispettosi e lesivi dell’uguaglianza di genere. Molte donne italiane,per esempio, così come le donne americane, risentono della crisi economica ,sono le persone più colpite dalla povertà e dalla disoccupazione. E il desiderio di cambiamento e di riscatto per i loro diritti negati dal sistema che le esclude e le mortifica, si traduce in determinazione a lottare per il cambiamento. Cambiamento che deve essere trascinante, che deve rompere lo schema attuale dove arroganza e l’alleanza tra classi dirigenti molto maschili emulate negli atteggiamenti tra poche donne al potere diventa insopportabile. Così a Hillary che continuo a ritenere una delle persone più competenti e preparate professionalmente e politicamente sono venute a mancare la solidarietà delle donne che preferiscono rimanere “basse” senza particolare autostima di sè, scarsa ambizione, capacità di puntare a conquistare le vette alte,magari facendo squadra. Hillary Clinton invece è anche questo, e questo evidentemente irrita molte americane che rimangono abbagliate dal mito dell’uomo forte. Pensare che quando si riesce ad essere complici,si diventa una forza, una potenza,in tutti i sensi. Quanto ancora dovremo aspettare perché le donne diventino amiche delle donne ?