Sopprimere i vaucer?Una boiata pazzesca
Alessandra Servidori
Eliminare i vaucer ? una boiata pazzesca www.formiche.net
I dati finalmente congiunti degli istituti nazionali sull’economia italiana suggeriscono almeno due azioni immediate : il controllo stringente dei vaucer ( non l’eliminazione!) e una svolta robusta sui percorsi formazione/lavoro per sostenere il lavoro giovanile e le aziende in cerca di profili professionali nuovi e adatti ad un mercato del lavoro in movimento e che ricerca profili che non trova a disposizione .Sui vaucer il motivo della loro esplosione è da ricercare prima di tutto sul costo del lavoro ancora troppo alto, sulle incertezze del rapporto a tempo indeterminato e licenziamento messo in pericolo dal referendum sul jobs act e l’esperienza garanzia giovani ( finanziata dalla UE) e tutt’ora naufragata.Così il ricorso al sistema dei buoni tutti e subito nato per i lavori agricoli e stagionali,ora è diventato una tipologia contrattuale estesa e ricorrente trasversalmente in tutti i settori. Dobbiamo però sapere che l’alternativa non è l’accertamento fiscale sanzionatorio del rapporto di lavoro o la soppressione ma il potenziamento del lavoro sommerso e dunque l’evasione e l’irregolarità sia per le aziende che per i lavoratori e ovviamente a danno dell’economia nazionale. l’Anpal,la famosa agenzia nazionale che dovrebbe coordinare, governare il sistema contrattuale, contributivo, assistenziale, arranca nel mettersi in moto poiché il riordinare la materia è di una complessità enorme, soprattutto per la frammentazione dei livelli territoriali ancora di competenza e soprattutto la rigidità di chi dovrebbe modificare il proprio lavoro cioè i dipendenti delle strutture, troppe, costose, pasticcione.Per i vaucer bisogna restringere darwinamente i settori di utilizzo e dare alle agenzie di intermediazione private il compito di distribuire e vigilare sul loro uso in un principio di sussidiarietà concreto. Per il rapporto scuola lavoro dobbiamo ben capire che ora gli istituti superiori NON sono in grado di svolgere quel pacchetto di ore previsto dalla riforma scolastica di rapporto scuola/lavoro.Tantomeno le aziende sono disponibili a prendersi a carico grappoli di giovani e autonomamente si vanno a cercare solo gli alunni più volenterosi per poi inserirli nella catena produttiva . Un ssitema produttivo così fortemente orientato all’innovazione necessaria alle imprese per mantenere e sviluppare le proprie quote di mercato chiede giovani con competenze professionali nuove e i profili che oggi il sistema scolastico offre sono datati e non in grado di inserirsi nel mercato del lavoro idonei a gestire tutto ciò che è rivoluzione sia tecnologica che artigianale. Dunque il sistema non solo duale ma triade studio scuola lavoro deve contaminarsi molto di più facendo esperienza concreta e pratica di conoscenza attraverso la circolazione continua per saper fare cooperando tecnicamente con sistematicità e collaborazione chiedendo aiuto e sostegno ai” mastri aziendali e ai professori grandi” cioè ai lavoratori che a tre anni dalla pensione siano disponibili a insegnare alcune tecniche interdisciplinari da applicare sulla catena di produzione in cambio di un premio pensionistico. Ci si attrezza e si fa un vero e proprio Osservatorio dove raccogliere le azioni più innovative e così costruire una vera e propria biblioteca interattiva dello studio/ lavoro da cui attingere i modelli più virtuosi e comunque utili.