Ogni immobilismo è complicità : forza e coraggio contro l'antisemitismo
Alessandra SERVIDORI
Per contrastare la violenza che in questo periodo viviamo ripropongo un passaggio della Carta delle Buone prassi per il rispetto della libertà di religione e di culto nei luoghi di lavoro. IN questa stagione di antisemitismo nelle università che trovo incivile può essere assolutamente utile conoscerla e divulgarla.
Carta delle buone Prassi per il Rispetto della Libertà di Religione e di Culto nei Luoghi di Lavoro. Le evidenze raccolte dagli autori- Prof.Pacillo e Proff Hussen mostrano chiaramente che l’inclusione delle identità religiose nelle politiche di diversità può migliorare sia la soddisfazione dei lavoratori che la coesione sociale all’interno dell’organizzazione, elementi cruciali per lo sviluppo di ambienti lavorativi sani e produttivi. Una Carta delle buone Prassi delinea linee guida concrete su come le aziende possano creare spazi sicuri per l’espressione della propria identità religiosa, evitando che la mancanza di attenzione a queste tematiche influisca negativamente sulle performance dei dipendenti e sul clima organizzativo. 3. La tutela della libertà religiosa nei rapporti di lavoro in Italia si fonda prima di tutto su una serie di disposizioni che vietano ogni forma di discriminazione legata alle convinzioni religiose, sia durante il rapporto di lavoro che nella fase preassuntiva. Questo principio, che ha radici profonde, viene espresso per la prima volta in modo chiaro con l’art. 4 della Legge 15 luglio 1966 n. 604, che stabilisce la nullità di qualsiasi licenziamento motivato dalle convinzioni religiose del lavoratore. Successivamente, la Legge 11 maggio 1990 n. 108 ha rafforzato questa protezione, prevedendo l’invalidità del licenziamento per motivi religiosi, indipendentemente dalle giustificazioni addotte dal datore di lavoro. Il concetto di “fede religiosa” include tutte le possibili posizioni ideologiche del dipendente, non limitandosi solo all’appartenenza a un gruppo religioso ma estendendosi anche a qualsiasi posizione ideologica contraria o diversa rispetto a una particolare dottrina religiosa. Questa ampia interpretazione apre una serie di questioni relative alla situazione delle cosiddette “organizzazioni di tendenza”, ovvero imprese o enti che perseguono finalità ideologiche o religiose. Per queste organizzazioni, la discriminazione religiosa potrebbe assumere sfumature differenti, poiché l’ideologia che esse promuovono può, in alcuni casi, legittimare determinati comportamenti che altrove sarebbero considerati discriminatori. Tuttavia, tale legittimità è soggetta a una rigorosa valutazione e non può tradursi in una limitazione arbitraria della libertà del lavoratore.
