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INNOVAZIONE E PARI OPPORTUNITÀ a cura di Alessandra Servidori Studiose insieme contro il Virus e oltre

                

Nuova professionalità Giugno 2020   

INNOVAZIONE E PARI OPPORTUNITÀ
a cura di Alessandra Servidori
Studiose insieme contro il Virus e oltre

L’emergenza virale nel nostro Paese ha finalmente portato alla luce il grande lavoro e lo straordinario merito delle donne nella ricerca scientifica e nell’azione concreta: abbiamo un  crescente numero di donne affermate   che forniscono   quei modelli che finora mancavano alle bambine, e che possono dar loro fiducia e stimoli ad eguagliarle. Fino ad un recente passato le scienze, e in particolare le cosiddette scienze "dure" come matematica e fisica , e ancora oggi,richiedono una preparazione di base, senza la quale è quasi impossibile progredire. Solo quelle poche favorite dall'avere un padre, un fratello o un marito scienziato disposto a condividere le proprie cognizioni, potevano farsi una cultura scientifica. Basta ricordare che ancora all'inizio del XX secolo in molti paesi europei alle ragazze era precluso l'accesso alle università ed anche ai licei. Oggi solo nel campo dell'astronomia sono più di 2000, ed in ogni campo dei sapere le ricercatrici universitarie superano il 50%, con punte del'80% nelle facoltà umanistiche, del 60% in quelle di scienze biologiche, dal 30 al 40% nelle scienze abiologiche, più dei 50% nelle matematiche, mentre sono ancora al di sotto dei 20% in facoltà come ingegneria e agraria. ).  Oggi sono numerosissime le astrofisiche di fama internazionale che guidano gruppi di ricerca nei più svariati campi, dalla fisica stellare alla cosmologia, e delle più svariate nazionalità. Si può stimare che in tutto il mondo rappresentino dal 25 al 30% di tutti gli astronomi e astrofisici. Altrettanto numerose sono le scienziate nel campo della biologia e delle scienze mediche, molte insignite di premio Nobel. Per tutte ricordiamo Rita Levi- Montalcini (1909) premio Nobel per la medicina nel 1986. Sebbene oggi i contributi delle donne alla scienza vengano riconosciuti, resta il fatto che le scienziate per emergere devono generalmente lavorare di più dei loro colleghi e devono ancora superare numerosi pregiudizi, che, contrariamente a quanto si crede, sono maggiori nei paesi anglosassoni che non in quelli latini. Malgrado i grandi progressi fatti dalle donne, ci sono ancora notevoli disparità nel mondo del lavoro, della politica e della ricerca. Nelle università per esempio le ricercatrici sono ormai più della metà di tutti i ricercatori, ma appena si passa al livello superiore, quello dei professori associati, le donne sono meno del 30% e al più alto livello dei professori ordinari sono appena il 10%. Oggi nell’emergenza moltissime scienziate si stanno meritando il riconoscimento per il grande lavoro che fanno nei laboratori, negli ospedali, nelle università .E non si fermano. Ho in corso una collaborazione con un gruppo di ricercatrici giovani e tenaci con le quali via skipe stiamo mettendo in fila le tante iniziative che insieme possiamo portare avanti in un sistema interdisciplinare dove la ricerca medica e la giurisprudenza possono egregiamente collaborare. Si tratta di un percorso che coinvolge chi scrive e dunque i miei studi e il mio corso su politiche attive di Pari Opportunità nel lavoro pubblico privato e autonomo , collegato a Unimore ,l’Azienda Usl - IRCCS di Reggio Emilia  di tre giovani medici,ricercatrici,terapiste occupazionali per un sostegno dei pazienti oncologici al lavoro.

L'obiettivo principale del progetto nato e seguito dalle tre ricercatrici impegnate è quello di facilitare il mantenimento del posto di lavoro e il reinserimento lavorativo dei pazienti oncologici occupati al momento della diagnosi attraverso il supporto della rete multidisciplinare socio-sanitaria, organizzata all'interno del progetto stesso. L’intervento è personalizzato a seconda delle esigenze e degli obiettivi dei singoli pazienti. Le azioni di riabilitazione oncologica e gli interventi di sostegno sono orientati oltre che a un complessivo recupero fisico e psichico, alla reintegrazione e partecipazione sociale.Il progetto è  iniziato a novembre 2017. Nel 2014, il programma di accreditamento dell’Organization of European Cancer Institutes (OECI) fece la raccomandazione all’Azienda USL - IRCCS di Reggio Emilia di attivare dei percorsi che avessero l’obiettivo di facilitare la partecipazione sociale dei pazienti oncologici. La Direzione Medica di Presidio Ospedaliero dell’Azienda incaricò i professionisti della riabilitazione della Unità Operativa di Medicina Fisica e Riabilitativa della medesima azienda di sviluppare delle azioni che avessero l’obiettivo di perseguire tale raccomandazione. Considerando la vastità di questo tema, il piano di miglioramento ideato si focalizzò sul tema del reinserimento lavorativo dei pazienti oncologici. Questa decisione fu presa in virtù del fatto che circa il 50% delle nuove diagnosi e più di 1/3 dei pazienti oncologici lungo-sopravviventi (cancer survivors) sono in età lavorativa. Decisero di indagare il tema del reinserimento lavorativo dei pazienti oncologici attraverso una revisione sistematica della letteratura europea  e uno studio epidemiologico nella Provincia di Reggio Emilia.Le ricercatrici tramite il loro studio sono giunte a interessanti  considerazioni:1. Dalla revisione sistematica della letteratura europea (PMID: 29845421) è emerso che il range di rientro al lavoro varia dal 60% al 92% per i pazienti che erano occupati alla diagnosi, dal 39% al 77% per coloro che, invece, erano privi di occupazione alla diagnosi. Inoltre, non sono stati trovati degli studi condotti dai Paesi dell’Europa Meridionale, sottolineando la necessità di raccogliere velocemente i primi dati inerenti questo argomento ancora poco conosciuto. Per questo motivo decisero le tre ricercatrici di condurre uno studio epidemiologico nella nostra Provincia.2. Dallo studio epidemiologico condotto nella Provincia di Reggio Emilia (PMID: 31129762) hanno saputo  che il 95% dei soggetti intervistati (diagnosi di tumore maligno infiltrante nell’anno 2012, buon prognosi di malattia e occupati alla diagnosi) è rientrato al lavoro; tuttavia, quasi il 50% ha riferito problematiche durante il reinserimento.Hanno dunque  osservato che lo stato civile, il guadagno e l’aver fatto chemioterapia sono fattori che incidono significativamente sul rientro al lavoro. Inoltre, rispetto ai fattori correlati al lavoro sappiamo che i soggetti che non sanno se lavorano per un’azienda pubblica o privata sembrano percepire maggiori difficoltà, così come i lavoratori a tempo determinato. Gli ultimi risultati inerenti altri fattori lavorativi sono in fase di submission e   si può anticipare che l’orario di lavoro e l’impegno fisico sembrano influire sul reinserimento lavorativo. 

Contemporaneamente al percorso di ricerca, le ricercatrici hanno cercato fondi e intercettato il bando Welfare di Comunità (Welcom) della Fondazione Pietro Manodori di Reggio Emilia. Il bando Welcom nasce per intercettare e sostenere le fragilità diffuse, promuovendo iniziative per migliorare la qualità della vita sul territorio reggiano progettando servizi innovativi, di concerto con tutti gli attori locali: servizi sociali e sanitari, scuole, imprese, banche, terzo settore. http://www.fondazionemanodori.it/2017/10/16/aperto-il-bando-welcom/. Da gennaio a giugno 2017 hanno  lavorato insieme ad altri 15 enti locali e hanno  presentato un progetto di rete socio-sanitaria che ha preso il nome di UNAMANO. Il progetto è stato condiviso con i professionisti sanitari della Provincia di Reggio Emilia, le associazioni di volontariato, le associazioni di categoria (Unindustria, Unioncoop, Legacoop, CNA e Confcooperative) e con gli enti sindacali (CGIL e UIL, oltre a CISL che fa parte della rete del progetto) del territorio. Inoltre, hanno  presentato UNAMANO al Collocamento Mirato di Reggio Emilia alle Farmacie Comunali Riunite e a tanti altri servizi territoriali locali.  Le studiose hanno raccolto dati parziali molto interessanti dei quali renderanno noti i risultati a percorso ultimato. Per quanto riguarda l’impegno di chi scrive oggi si tratta di coniugare le molteplici iniziative che separatamente abbiamo sviluppato unendo ordinatamente l’esperienze per proseguire pragmaticamente ad intercettare aziende private e pubbliche interessate a coinvolgere sia i loro responsabili delle risorse umane sia i loro dipendenti e le loro famiglie per organizzare momenti di sensibilizzazione, informazione e formazione sulle opportunità che sia dal punto normativo che territoriale si possono sviluppare per offrire un servizio multidisciplinare  costante alla popolazione. Come tavolo interdisciplinare per le malattie professionali  che ha sede a Bologna , nel quale rappresento Unimore,TutteperItalia,il Comune di Bologna, abbiamo prodotto 3 guide a opuscolo : uno sulle patologie oncologiche ingravescenti e invalidanti,una sui caregivers,una sulle malattie mentali, che si possono distribuire gratuitamente in tutti i posti di lavoro e che rappresentano sussidi fondamentali e aggiornati sui diritti e i doveri delle lavoratrici lavoratori e loro familiari che di seguito si possono riprodurre.

 Patologie oncologiche https://www.dire.it/wp-content/uploads/2017/09/Guida-patologie-oncologiche.pdf- Caregiver familiari https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-guida-cargiver.pdf-Malattie mentali http://www.tutteperitalia.it/tutteperitalia/editoriali2/706-aiutiamoci.Teniamo conto che è importantissimo per le lavoratrici e i lavoratori sapere cosa prevede la normativa giuslavoristica e sanitaria  sulla  malattia professionale  che è una patologia la cui causa agisce lentamente e progressivamente sull’organismo (causa diluita e non causa violenta e concentrata nel tempo). La stessa causa deve essere diretta ed efficiente, cioè in grado di produrre l’infermità in modo esclusivo o prevalente: il Testo Unico, infatti, parla di malattie contratte nell’esercizio e a causa delle lavorazioni rischiose. È ammesso, tuttavia, il concorso di cause extraprofessionali, purché queste non interrompano il nesso causale in quanto capaci di produrre da sole l’infermità.
Per le malattie professionali, quindi, non basta l’occasione di lavoro come per gli infortuni, cioè un rapporto anche mediato o indiretto con il rischio lavorativo, ma deve esistere un rapporto causale, o concausale, diretto tra il rischio professionale e la malattia.Il rischio può essere provocato dalla lavorazione che l’assicurato svolge, oppure dall’ambiente in cui la lavorazione stessa si svolge (cosiddetto “rischio ambientale”). Solo per fare un esempio concreto bisogna essere a conoscenza  che l’Inail eroga prestazioni di sostegno ai lavoratori infortunati o affetti da malattia professionale che, a causa delle conseguenze dell’evento lesivo, vivono situazioni di difficoltà di reinserimento nel proprio ambiente di vita e nel sistema sociale e lavorativo. Con una metodologia di intervento basata su una visione complessiva della persona, che tiene conto delle lesioni funzionali del lavoratore e delle sue esigenze personali, vengono realizzati interventi: per il recupero dell’autonomia, mediante l’erogazione di dispositivi tecnici, l’abbattimento e il superamento delle barriere architettoniche nella propria abitazione e il reinserimento sociale volto a rimuovere gli ostacoli nel contesto familiare e socio-ambientale che impediscono la ripresa dei ruoli sociali;per il superamento e l’abbattimento di barriere architettoniche sui luoghi di lavoro, di adeguamento e adattamento delle postazioni di lavoro e di formazione, mirati al reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro..La realizzazione degli interventi è garantita attraverso la definizione, nell’ambito dell’equipe multidisciplinare, di progetti riabilitativi personalizzati, di reinserimento nella vita di relazione e di reinserimento lavorativo personalizzato. In quest’ultimo caso, la realizzazione degli interventi può essere garantita anche attraverso la definizione di un progetto di reinserimento lavorativo personalizzato proposto dal datore di lavoro, condiviso dal lavoratore e valutato dall’equipe multidisciplinare. O ancora è importantissimo sapere cosa prevede Inps. Al verificarsi della malattia professionale indennizzabile, il lavoratore ha diritto a prestazioni di natura sanitaria (i.e. cure mediche e chirurgiche, soccorsi, fornitura di apparecchi di protesi, ecc.) e a un indennizzo economico.L’entità della prestazione di natura economica erogata dall’INAIL (anche se, invero, è l’INPS che materialmente provvede al pagamento) varia in relazione alle conseguenze della malattia professionale.In caso di inabilità temporanea assoluta al lavoro è assicurata al lavoratore l’assistenza sanitaria ed economica, per tutta la sua durata e senza alcun limite di tempo.Durante l’assenza la retribuzione viene erogata fino al terzo giorno dal datore di lavoro e, successivamente, dall’Inail , anche se la contrattazione collettiva applicata in azienda può comunque prevedere a carico del datore di lavoro l’obbligo di corrispondere un trattamento economico integrativo dell’indennità INAIL per tutta la durata del periodo di conservazione del posto di lavoro.In caso di inabilità permanente parziale o assoluta al lavoro trova applicazione il sistema indennitario previsto per il danno biologico, per cui la prestazione economica viene determinata in relazione ai gradi di danni permanente, prevedendo - oltre la soglia della franchigia (invalidità fino al 6%) - un indennizzo in capitale per i postumi che determinino una invalidità fino al 16% e un indennizzo in rendita per le invalidità di entità più grave. Tornando al felice incontro tra chi scrive e il gruppo di ricercatrici stiamo proseguendo individuando le possibili aree di collaborazione: Interpretazione dei risultati ottenuti dalla ricerca, con particolare riferimento ai fattori correlati al lavoro risultati significativi trà i soggetti che non conoscono la natura della propria azienda sono categorie a rischio, come possiamo interpretare questo dato e come possiamo intercettarli?Coinvolgimento delle aziende: come procedere e cosa misurare?In buona sostanza misurare i costi vs i benefici del progetto: come garantire la sostenibilità del progetto nel lungo periodo.

 Alessandra Servidori NUOVA PROFESSIONALITA' FASCICOLO Giugno

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