Lasciate lavorare Mattarella
Alessandra Servidori Lasciate lavorare il Presidente Mattarella
Il Presidente Mattarella, sta lavorando: per favore non disturbiamolo. Ai partiti rissosi ,inconcludenti e bulimici di potere deve chiedere un patto d’acciaio, che metta ordine nel possibile futuro del nostro Paese.I problemi che pesano come macigni sulla nostra pelle e la viltà della classe dirigente e non solo quella politica, che cerca di mascherare le sue responsabilità con veti demenziali sono uno spettacolo avvilente. Bisogna chiarire che i vincoli di una sovranità sovranazionale europea, avvertita sempre di più come nemica dei cittadini italiani come realtà che ci umilia e ci impoverisce, sono la nostra ancora. E invece L’Europa con le sue regole di economia di mercato e di lavoro,lo sviluppo di una integrazione equilibrata e la solidarietà atlantica è la nostra risorsa più forte e con tutti problemi che abbiamo nel momento in cui non esprimiamo autorevoli esponenti politici e non resettiamo l’apparato burocratico non possiamo competere sul contesto internazionale. L’Europa si può migliorare certo,ma la responsabilità di aver ceduto i nostri gioielli di famiglia e le nostre partecipazioni in società come Eni ,Enel ,Poste italiane , l’uso spavaldo di Cassa Depositi e prestiti come sussidio agli azionisti Telecom, come sembra ora essere di nuovo la cassaforte del debito pubblico , e i soldi ricavati dalle privatizzazioni sono stati usati per aumentare la spesa dello Stato e alla fine il debito è cresciuto. Ma i proventi dovevano servire a tagliare il debito non ad accrescere la spesa e comunque i mostri come le municipalizzate sono ancora lì che succhiano soldi. E sul versante del lavoro deve diventare primario il piano nazionale Industria 4.0 del Governo italiano affrontato da un punto di vista lavoristico, oggi lasciato ai margini di un dibattito pubblico e anche scientifico ancora tutto concentrato sui fattori tecnologici abilitanti e sulle risorse economiche necessarie per la sua implementazione. La prospettiva lavoristica consente infatti di comprendere le profonde novità che il nascente paradigma di Industria 4.0 può introdurre nei mercati del lavoro (interni ed esterni all’ impresa), nelle relazioni industriali e in generale nell’idea stessa di lavoro e di fare impresa contribuendo ad evidenziare come anche le regole del lavoro e le politiche attive possano diventare fattori abilitanti dei nuovi processi produttivi. Attraverso l’individuazione delle principali sfide che si pone a lavoratori e imprese – dalla crisi della subordinazione giuridica, al rinnovato ruolo delle competenze, dal rischio di disoccupazione tecnologica, alle nuove relazioni industriali di prossimità e di tipo partecipativo – bisogna approfondire quali possono essere le leve di azioni e gli ambiti di riflessione per governare il cambiamento in atto mettendo al centro la persona che lavora e non la tecnologia con cui si lavorerà in futuro. È solo in questa prospettiva, che può farsi largo e affermarsi una rinnovata consapevolezza della funzione storica e politica di quel ramo dell’ordinamento giuridico ricondotto sotto l’espressione “diritto del lavoro” non solo come diritto distributivo di tutele e risorse ma anche, e prima ancora, come diritto della produzione. Un ramo dell’ordinamento giuridico dunque non necessariamente destinato a scomparire col superamento del paradigma fordista, ma semmai a rinnovarsi per abilitare ed equilibrare, in termini di giustizia sociale, il nuovo modello produttivo sotteso a Industria 4.0.Presidente, chieda patti chiari: siamo con Lei.