Testo Audizione Senato 9 marzo 2021 PNRR
Alessandra Servidori Docente di politiche del lavoro e Presidente Nazionale TutteperItalia
Videoconferenza audizione di martedì 9 marzo alle ore 11,20 sulla proposta di "Piano nazionale di ripresa e resilienza" (Doc. XXVII, n. 18) assegnato alle Commissioni riunite Bilancio e Politiche dell'Unione Europea del Senato della Repubblica:
Ringrazio I Presidenti di Commissione che hanno ritenuto utile accogliere le mie valutazioni sul PNRR. Nel complesso, il Piano pubblicato in terza stesura sconta ancora un grado prematuro di definizione dei progetti. Pertanto, nella presente memoria, ritengo offrire un’analisi di massima sull’impianto e su alcune delle sue principali direttrici che attengono alle mie specifiche competenze e che riguardano in particolare il mercato del lavoro italiano in un contesto comunitario e internazionale .In premessa ritengo condividere l’indicazione che la priorità sono le grandi riforme di semplificazione per le imprese: la riforma del Fisco, la riforma della giustizia civile, il disboscamento della burocrazia, la digitalizzazione del paese, le disuguaglianze. E’ fondamentale che il PNRR colga l’opportunità di realizzare, finalmente, quelle riforme di contesto non più eludibili e che ormai da troppi anni sono indicate prioritarie nelle Raccomandazioni all’Italia da parte della Commissione Europea. Ci si riferisce in particolare a quelle dell’ultimo biennio a partire dal sostegno attivo all’occupazione ed al rafforzamento delle competenze, comprese quelle digitali; dall’effettiva attuazione delle misure volte a fornire liquidità all’economia reale e ad evitare i ritardi nei pagamenti; dalla riduzione della durata dei processi civili e penali migliorando l’efficienza del sistema giudiziario; dal funzionamento efficiente della Pubblica Amministrazione fino ad arrivare a politiche di bilancio tese ad assicurare, nel medio periodo, la sostenibilità del debito, incrementando allo stesso tempo gli investimenti. Per il lavoro la vaghezza degli obiettivi e soprattutto deI percorso finalizzato a perseguirli suscita non pochi dubbi sulla sua idoneità a soddisfare le condizioni poste dalla Commissione per la concessione dei fondi. Dobbiamo aver ben chiaro che le risorse ci saranno se avremo delineato obiettivi e strumenti,tempi in cui spenderli senza pensare che nell’indeterminatezza si possa contare per una confusione di fondi che sappiamo ben diversi e molti preesistenti con un limite macroscopico di NON averli saputi impegnare e spendere .Le questioni irrisolte che il PNRR non affronta sono precisamente 3: a) il conflitto tra Stato e regioni che sono la base per costruire una riforma efficace dei servizi per il lavoro. Dunque la competenza concorrente tra Stato e Regioni in questa materia è caotica al punto tale che se pur è previsto che sia lo Stato a definirne i livelli essenziali spetta poi alle Regioni la governance e l’erogazione dei servizi. Invece ogni regione fa come crede e abbiamo altrettanti sistemi informativi e servizi così non si armonizzano gli standard e i costi sono moltiplicati e non si monitora sul territorio l’offerta e la domanda di lavoro. La questione si risolve se le regioni si accordano con lo Stato nazionale per un unico sistema con precisi livelli gestionali, misure, finanziamenti. b) Il progetto Garanzia occupabilità lavoratori (Goal): l’obiettivo del Pnrr è erroneamente di sottoporre i lavoratori e lavoratrici a percorsi già falliti precedentemente: prendere in carico i disoccupati dai centri per l’impiego,bilancio di competenze,orientamento professionale,corsi formativi .L’ordinaria e fallita routine si trasforma in un obiettivo già corrente e debolissimo. La Commissione NON finanzia spese correnti e vuole innovazione e incentivazione legate agli inserimenti lavorativi e dunque anche formazione innovativa per inserire al lavoro. c )E qui c’è il grande problema : gli enti decotti di formazione senza qualità ed efficacia : vanno fatti criteri rigorosi per la selezione degli enti ,criteri di accreditamento e valutazione e finanziamento e impatto. Abbiamo bisogno di competenze tecniche per la formazione professionale e creare competenze tecniche per l’incontro domanda e offerta . Poi nel PNRR ci sono le regole amministrative –ridondanti e pletoriche- ma non i tempi di attuazione come quando perdiamo la possibilità di usare i Fondi comunitari : questa volta non si può e tutte le amministrazioni sono chiamate a rispettare obiettivi contenuti tempi. E dunque bisogna chiarire i targhet, gli interventi, valutazione sull’andamento delle risorse e dell’occupazione sulla dinamica della produttività e sull'efficienza dell'offerta dei servizi pubblici. La Commissione, come le linee guida pubblicate Venerdì 22 Gennaio, attribuirà una grande importanza alla circostanza che siano indicati tappe ed obiettivi specifici, misurabili, raggiungibili, realistici e con scadenze precise. Conseguentemente, occorre avviare importanti investimenti sulle competenze professionali, ad incominciare dall’utilizzo delle tecnologie digitali. I giovani rappresentano una priorità e non si possono rinviare riforme e misure specifiche che consentano di superare alcune criticità strutturali del nostro Paese che riguardano il mismatch tra la domanda e l’offerta di lavoro che si traduce in un mismatch tra le competenze richieste dal mondo del lavoro e quelle acquisite nel sistema educativo, la carenza nelle competenze STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), le basse percentuali di raggiungimento dei titoli di studio secondari e terziari e, infine, livelli preoccupanti di abbandono precoce degli studi. Mancano operai metalmeccanici ed elettromeccanici, specializzati nelle industrie del legno e della carta, operai specializzati e conduttori di impianti tessile, abbigliamento e calzature, in edilizia e manutenzione degli edifici, conduttori di mezzi di trasporto. Per fronteggiare la crisi, le MPI hanno intensificato l’utilizzo delle tecnologie digitali e i trend di lungo periodo stimano che tra il 2020 e il 2024 le imprese richiederanno il possesso di competenze green e digitali sia di importanza intermedia che elevata. Sulla digitalizzazione imprese, appare essenziale rafforzare la transizione 4.0, facilitando gli accessi soprattutto per le PMI e selezionando gli incentivi con priorità per investimenti in innovazione. La digitalizzazione deve essere lo strumento per una rinnovata politica industriale orientata alla sostenibilità, e su questo punto il Piano non mostra ancora una impostazione adeguata e organica, mancando quella visione comprensiva delle proposte sparse nelle diverse missioni che darebbe un’idea chiara del progetto-Paese che si intende realizzare. Carente appare la parte della missione dedicata alla internazionalizzazione, specie con riferimento al sistema delle PMI. Andrebbe con chiarezza indicato su quali imprese si intende puntare per rispondere alle nuove domande collettive Nella direzione di superare queste criticità debbono essere focalizzate le prospettive di ripresa del nostro Paese per una istruzione e formazione dei giovani, ma anche dei lavoratori che dovranno aggiornare/acquisire nuove competenze, per rispondere al mercato del lavoro. Va avviata una riforma del sistema di orientamento che consenta di guidare i giovani e le loro famiglie verso percorsi formativi che tengano conto da un lato delle attitudini e propensioni personali e dall’altro delle prospettive occupazionali e di lavoro futuro. Un orientamento efficace e strutturato in tutto il percorso formativo ma con una attenzione specifica nei momenti di passaggio da un ciclo di studi ad un altro (tra le scuole medie e le superiori e tra le superiori e l’università) consentirebbe di contrastare alcuni fenomeni preoccupanti come il mismatch di competenze e la dispersione scolastica. L’attività di orientamento va affidata ad orientatori specificatamente formati e aperta agli stakeholder aziendali e al territorio di riferimento. Inoltre, per aumentarne la profittabilità dovrebbe implicare anche una efficace attività di informazione/comunicazione capace di far conoscere realtà formative ancora poco note (ITS) o sulle quali gravano pesanti pregiudizi (Istituti Professionali e Istruzione e Formazione Professionale -IeFP), al fine di farne conoscere le potenzialità. La formazione professionale, infatti, rappresenta ancora una scelta residuale, come dimostrato dai primi risultati sulle iscrizioni all’anno accademico 2021/2022 pubblicati dal Ministero dell’Istruzione e dai quali emerge come i Licei, con il 57,8% delle preferenze, si confermino in testa alle scelte delle studentesse e degli studenti. Seguono gli Istituti tecnici, con il 30,3% delle iscrizioni (30,8% un anno fa), e i Professionali, scelti soltanto dall’11,9% degli studenti (12,9% lo scorso anno). Fondamentale rilanciare l’alternanza scuola lavoro che, insieme all’apprendistato duale, porta ad un rinnovato rapporto tra scuola e lavoro a uno stretto collegamento con i sistemi produttivi strategici dei territori per una facile transizione nel mondo del lavoro, potenziando le attività didattiche laboratoriali professionalizzanti , investendo sugli ITS Favorire l’inclusione delle micro e piccole imprese nella ricerca Integrare i programmi di sostegno alla ricerca con misure specifiche per le MPI, sfruttando al massimo le loro capacità creative ed adattive che ben si conformano allo sviluppo permanente dei territori, nei tantissimi campi in cui queste operano. Rafforzando il sostegno manageriale al “sistema complesso” dell’artigianato e della piccola impresa italiana, che necessita di attività di consulenza, formazione, riorganizzazione, attraverso: figure che abbiano un rapporto quotidiano con i problemi delle imprese (come i Digital Innovation Hub); realtà di consulenza (come gli Innovation Manager); altri soggetti in grado di esprimere un potenziale ancora inutilizzato in termini di competenze (come gli ITS o l’alta formazione locale), in una logica di network reale che lavori quotidianamente con le imprese. E’ necessario, infatti, rilanciare non soltanto i comparti industriali considerati core, ma anche tutte le attività capaci di rimettere in moto, in modo non episodico o occasionale ma permanente, la crescita. Occorre al contempo far leva sulla famiglia e sulle comunità interventi che favoriscano il caregiver ovvero il prendersi cura, dispiegando il potenziale ancora in gran parte inespresso in grado di trasformare le reti informali di solidarietà in infrastruttura stabile e occasione di sviluppo economico e sociale. Di fronte ad una situazione di scambi sempre più consistenti tra sistemi “a rete”, il Mezzogiorno deve poter finalmente colmare il gap con il resto del Paese intervenendo certamente nella realizzazione delle infrastrutture fondamentali per lo sviluppo, ma anche con interventi in grado di colmare il rapporto tra dorsali e prossimità, attraverso un’innervatura periferica delle infrastrutture e il completamento e il rafforzamento delle dotazioni già esistenti. Anche per lo sviluppo del Sud, è necessario riconoscere la giusta centralità al sistema di impresa diffuso e di mPMI. Favorire l’inclusione delle PMI nell’ambito delle misure che verranno adottate nell’ambito del PNRR e nella fase di programmazione dei fondi di coesione significa porre attenzione alla definizione di progetti e bandi improntati alla «accessibilità» delle imprese, soprattutto micro e piccole, senza porre limiti o barriere alla partecipazione delle PMI e dimensionando i bandi in modo aggredibile e sostenibile, mantenendo un mix di intervento composto da fondo perduto e altri strumenti agevolativi. Al centro della ripartenza va messa la centralità del lavoro: risorse ed energie importanti vanno allocate per creare impresa, lavoro vero e di qualità, come quello delle PMI. Gli effetti della pandemia sul mercato del lavoro sono stati pesantissimi, con un impatto particolarmente concentrato sui giovani, è necessario che gli obiettivi di policy siano declinati in concrete azioni per rimuovere gli ostacoli che scoraggiano le imprese ad assumere. Da tale punto di vista la prima naturale misura per contrastare la forte decrescita del tasso di occupazione giovanile è quella di investire sulle competenze professionali puntando sull’apprendistato. Ridurre il mismatch di competenze significa intercettare i reali fabbisogni delle imprese e sostenerle concretamente nell’investimento sulla formazione on the job, incentivando il ricorso all’apprendistato non solo duale ma anche professionalizzante. Dal punto di vista normativo, invece, è necessario creare un clima di fiducia all’interno delle imprese, attraverso misure giuste e non punitive per gli imprenditori e le loro aspettative: ciò significa, in primo luogo, abbandonare l’attuale rigido assetto regolatorio dei contratti a termine. In tema di politiche attive il rilancio del sistema non può passare attraverso l’ennesima riforma autoreferenziale del sistema pubblico. L’efficacia del sistema va perseguita con il rafforzamento della sussidiarietà, tramite la collaborazione di tutti gli attori coinvolti (Fondi Interprofessionali; operatori privati del mercato del lavoro) a cui vanno tuttavia garantite risorse adeguate. Da tale punto di vista, dal momento che la formazione è chiamata a svolgere un ruolo determinante nel rilancio della crescita, nel recupero della competitività e nel ristabilimento dei livelli occupazionali, va quantomeno eliminata la previsione normativa (L. n. 190/2014, art. 1, comma 722) che ha disposto, a decorrere dal 2016, il prelievo di 120 milioni annui a valere sulla quota di risorse destinate ai Fondi Interprofessionali. Sul fronte delle politiche attive appare inoltre necessario rafforzare ed implementare strumenti quali il Fondo Nuove Competenze: si tratta, infatti, di uno strumento del tutto nuovo di politica attiva, alternativo al normale sistema degli ammortizzatori sociali, volto a consentire la graduale ripresa dell’attività dopo l’emergenza sanitaria, innalzando il livello del capitale umano nel mercato del lavoro. Per tale ragione, è necessario in primo luogo consentire alle imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, di accedere alle risorse nel corso dell’intero 2021: la proroga al 30 giugno, disposta dal Decreto Interministeriale del 22 gennaio u.s., non risolve appieno le criticità di accesso al Fondo dato il ristretto lasso temporale intercorrente tra la pubblicazione del Decreto, avvenuta il 12 febbraio 2021, ed il nuovo termine per la presentazione delle domande. Resta, inoltre, la necessità di individuare meccanismi che consentano un più facile accesso al Fondo da parte delle imprese di piccole e medie dimensioni, anche riconoscendo alle imprese di minore dimensione una disponibilità specifica delle stesse risorse, sulla scorta di quanto fatto con successo per altre misure (ad esempio, credito di imposta formazione 4.0). In merito agli altri strumenti di politica attiva, in seguito al ripristino dell’assegno di ricollocazione anche per i soggetti disoccupati - percettori di NASpI o DIS – COLL - o che siano collocati in cassa integrazione, l’esigenza è quella di rendere nuovamente operativo, in tempi brevi, questo strumento individuando modalità di erogazione dell’assegno il più possibile semplificate ed efficaci. In tale contesto, in raccordo con le politiche attive può essere inserita una riforma degli ammortizzatori sociali che ne garantisca l’universalità, valorizzando le specificità esistenti, come quella dei Fondi di solidarietà bilaterali, fra cui quello dell’artigianato (FSBA) e usando i fondi bilaterali per aumentare l’accesso ai congedi parentali. Favorire l’inclusione delle mPMI nell’ambito delle misure che verranno adottate nella fase di programmazione dei fondi di coesione ed in particolare definire progetti e bandi improntati alla «accessibilità» delle imprese, soprattutto micro e piccole, senza porre limiti o barriere alla partecipazione delle PMI e dimensionando i bandi in modo aggredibile e sostenibile, mantenendo un mix di intervento composto da fondo perduto e altri strumenti agevolativi. Rafforzare in termini quantitativi e qualitativi l’offerta di servizi pubblici essenziali in tutti i settori della Pubblica Amministrazione , anche per recuperare il differenziale tra Mezzogiorno e resto del Paese legato al funzionamento della pubblica Amministrazione e dei Servizi Pubblici Essenziali come l’istruzione, la giustizia civile, la sanità, gli asili, l’assistenza sociale, il trasporto locale, la gestione dei rifiuti, la distribuzione idrica, che si pongono ad un livello qualitativo notevolmente insufficiente ed inferiore rispetto al centro Nord.Attenzione deve essere dedicata all’imprenditoria femminile (l’Italia è prima in Europa per donne occupate indipendenti con 218.847 imprese artigiane a conduzione femminile) cogliendo questo momento come opportunità per incrementare la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. A tal fine si rende opportuno non solo incentivare la creazione di micro e piccole imprese guidate da donne ma anche individuare strumenti per rafforzare la competitività e l’accesso al credito di quelle esistenti. In tale contesto le misure già previste nella Legge di Bilancio per il 2021 (Fondo a sostegno dell’impresa femminile con stanziamento di 20 mln. di euro per ciascuno degli anni 2021-2022) vanno rese strutturali ed incrementate notevolmente nella dotazione e non lasciate ala bontà delle leggi di bilancio annuali. Allo stesso tempo bisognerà intervenire con misure ad hoc per la conciliazione vita-lavoro delle imprenditrici, prevedendo in tal senso un’integrazione di quanto già inserito nel Family Act con misure per l’empowerment femminile e per la promozione dell’imprenditorialità. E’ necessario, infatti, coniugare l’incremento della natalità con quello di aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Una politica, senza essere interconnessa all’altra, con la conseguente necessità di incrementare i servizi connessi alla genitorialità a partire dagli asili nido, non consentirebbe al nostro Paese di raggiungere gli obiettivi europei.
Istruzione, formazione, ricerca e cultura. Il PNRR , rispetto alla prima versione, ha aumentato i fondi destinati ai settori istruzione, formazione, ricerca, che complessivamente superano i 34 miliardi (inclusi tutti gli strumenti finanziari europei e il ciclo di programmazione 2021-26). È parimenti condivisa la scelta delle due componenti in cui si articola il perseguimento della missione (“potenziamento della didattica e diritto allo studio” e “dalla ricerca all’impresa”) e in particolare l’investimento sulla prima, strategica componente di quasi 21 miliardi, cioè il 60% delle risorse dedicate alla missione. Importante la necessità di intervenire sulla scuola dell’infanzia (segmento 0-6 anni), che deve uscire dalla logica dei servizi a domanda individuale da parte delle famiglie, ed essere a tutti gli effetti stabilmente collocata in funzione formativa in continuità con i successivi cicli scolastici. Positivo appare dunque l’inserimento del “piano asili nido” all’interno della missione istruzione, come pure condivisa è la scelta di potenziare le scuole dell’infanzia e le sezioni primavera. Occorre continuare a lavorare per rendere la scuola dell’infanzia universale e soprattutto obbligatoria, funzionale alla continuità della funzione formativa e ad una portata sociale, in termini di pari opportunità per i bambini e per le famiglie, di cui il Paese ha urgente bisogno. I grandi problemi della riduzione dei divari fra territori e dell’abbandono scolastico richiederebbero, piuttosto che singoli interventi sulle materie di insegnamento, una strategia ampia orientata ad estendere il tempo scuola per recuperare il deficit di apprendimento che si è drammaticamente acuito a causa della pandemia e del conseguente ricorso alla didattica a distanza, e a rafforzare l’orientamento anche nella scuola secondaria di primo grado, oltre che di secondo grado. In merito alle competenze STEM, è condivisibile la linea di azione, che tuttavia risente di una certa genericità, laddove i confronti con gli altri Paesi europei evidenziano un deficit drammatico di competenze STEM che non riguarda solo lo “stereotipo” della scarsa partecipazione femminile e richiederebbero l’individuazione tempestiva di obiettivi definiti e misurabili. La riforma del sistema di reclutamento dei docenti, annunciata nel Piano, appare priva di previsioni che modifichino le esistenti farraginose procedure concorsuali e soprattutto di misure volte a rispondere al massiccio annoso ricorso al precariato. Su questo, come sulla riforma del sistema di formazione in servizio per il personale della scuola, esprimo perplessità con specifico riguardo allo strumento legislativo che interverrebbe sullo sviluppo della carriera e su altre prerogative del rapporto di lavoro disciplinate dal contratto collettivo. Abbiamo bisogno di un piano di formazione e istruzione che si prolunghi per tutto l'arco della vita, e che abbandoni la logica delle competenze frammentate, gerarchiche, lineari; - la riforma dell’orientamento, da potenziare nella scuola di I e II grado; - l’acquisizione di un livello di istruzione superiore rispetto a quello attualmente in possesso in due passaggi in particolare: step dalla scuola dell’obbligo al completamento del percorso della secondaria di secondo grado; step dalla secondaria di secondo grado a un percorso di alta formazione. - un robusto piano nazionale per la promozione del sistema degli ITS, capace di far uscire il modello dalla fase di sperimentazione e di realizzare il traguardo di riuscire a coinvolgere un numero di studenti pari a 150.000 (oggi sono circa 15.000). Su quest’ultimo punto il PNRR prevede un finanziamento di 2,25 miliardi, destinati all’incremento dell’offerta formativa, della partecipazione delle imprese e della dotazione strumentale, con l’attivazione di una piattaforma digitale destinata agli studenti che cercano offerte di occupazione. Qui si segnala l’assenza di interventi mirati a una programmazione regionale degli istituti che appare necessaria per contrastare la disomogeneità sul territorio, mentre perplessità si manifesta rispetto a una certa confusione/sovrapposizione fra sistema degli ITS e le lauree professionalizzanti introdotte nel Piano. Un utile e auspicabile intervento di armonizzazione nazionale dovrebbe riguardare i programmi di formazione degli istituti tecnici e professionali, superando la frammentazione regionale e uscendo dalla logica dell’inseguimento delle esigenze di manodopera delle singole imprese sul singolo territorio. La crisi sanitaria ha solo rallentato un processo di mobilità nella formazione superiore a livello internazionale, all’interno del quale il sistema italiano della formazione superiore nelle arti, nell’architettura e nel progetto creativo ha dimostrato enormi potenzialità di internazionalizzazione sia come capacità di attrazione, in particolare sul secondo e terzo livello, degli studenti stranieri, sia come capacità di sviluppo all’estero. Bisogna dare vita ad un progetto di internazionalizzazione dell’alta formazione italiana nell’ambito delle arti, dell’architettura e del design, la cui premessa sarebbe costituita da un’opportuna integrazione/federazione tra AFAM e Dipartimenti di architettura e design, una cooperazione capace di dare vita ad una nuova aggregazione istituzionale che potrebbe evolvere in direzione di una Università delle arti, dell’architettura e del design. La componente “dalla ricerca all’impresa” coglie il nesso tra sviluppo e investimenti in ricerca e sviluppo e riconosce la necessità di favorire i processi di trasferimento tecnologico delineando modelli di partnership di cui il Paese è attualmente sprovvisto. Va riconosciuto un importante finanziamento con il quale si tenta di arginare il sostanziale divario fra la quota di PIL italiano spesa in ricerca (1,4%) e la quota media dei Paesi OCSE (2,4%). Non si può tuttavia non rimarcare come gli interventi delineati nel Piano siano animati da un orientamento di fondo che inquadra la ricerca in un’ottica di “prodotto”. Invece occorre un forte investimento nella ricerca di base, quella che si svolge nelle università e negli enti pubblici di ricerca, e soprattutto in un sistema di governance unitaria del sistema che sia capace di introdurre una politica unitaria della ricerca, possibilmente in linea con le strategie di sviluppo e l’idea di Paese che si intende realizzare. Un tale sistema consentirebbe di superare anche l’annosa questione del reclutamento di nuovi ricercatori e della stabilizzazione di quelli precari.
Equità sociale, di genere e territoriale. L’inclusione sociale rappresenta nel Piano uno dei tre assi strategici di rilancio del Paese. I forti squilibri economici e sociali e le marcate diseguaglianze rendono, infatti, la crescita non sostenibile, anche a causa di carenze nelle politiche sociali e nelle politiche per la famiglia. Il binomio è quello degli investimenti sorretti da riforme di sistema. Vi sono dunque carenze da colmare sul fronte "infrastrutture sociali, famiglia, comunità e terzo settore" Le risorse allocate per il settore dei servizi sociali e per la famiglia, sono insufficienti (poco meno di 4 miliardi, a fronte dei 41,86 destinati al capitolo “infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”). La radicalizzazione di situazioni di povertà, l’espansione di disagio economico e sociale conseguenti alla pandemia, l’invecchiamento della popolazione e le modificazioni dei profili familiari, determineranno una crescita della domanda dei servizi locali, cui sono destinate risorse largamente al di sotto della media europea. Inoltre, sono ragionevolmente prevedibili crescenti difficoltà a causa degli squilibri nei bilanci dei Comuni. Anche per questo, va assunto l’impegno a strutturare e riequilibrare (e non solo rafforzare) la rete dei servizi sul territorio nazionale che si rileva fragile e disomogenea. Ciò innanzitutto definendo normativamente per tutte le platee di bisogno i livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEP), per renderli esigibili nel periodo di vigenza del PNRR e coperti da adeguate risorse finanziarie. Ciò anche al fine di rendere efficaci gli strumenti di monitoraggio e "messa a terra" dei progetti. Va indicata come prioritaria una riforma dell’assistenza alle persone non autosufficienti, attraverso una legge quadro nazionale, come condizione essenziale per potenziare e riorganizzare strutturalmente l’intero sistema della long term care sviluppando l’integrazione sociosanitaria e la domiciliarità. Tale missione ha implicazioni trasversali nella riduzione dei divari sociali e nell’empowerment di donne e giovani, nel sostegno alla creazione di nuova occupazione e alla realizzazione delle transizioni occupazionali che si renderanno necessarie dopo lo shock pandemico e a seguito delle grandi trasformazioni ecologica e digitale, che chiederanno massicci spostamenti di produzioni e di risorse umane fra settori vecchi e nuovi. Le politiche del lavoro sono un test decisivo per il successo di tutto il Piano. Abbiamo tre aree critiche: la scarsa disponibilità di servizi per la prima infanzia, soprattutto nel Meridione e nei primi due anni di vita del bambino, l’insufficienza di investimenti in politiche per la conciliazione, la rigidità delle scelte di organizzazione del lavoro delle imprese. Inoltre, l’aumento della propensione a rivolgersi all’asilo nido continua a dipendere drammaticamente dalla diffusione ampia e consolidata delle strutture e dal reddito familiare: e la funzione educativa dei servizi formali per l’infanzia e il ruolo che svolgono nella riduzione del disagio e delle disuguaglianze di partenza, divengono via via meno forti laddove più servirebbero e cioè dove ci sono bassi redditi. Dovrebbe essere dato maggiore risalto al tema della disabilità, individuando azioni specifiche volte a garantire l’equità di accesso alle prestazioni e tutela dei più fragili e degli emarginati . La pandemia, infatti, ha colpito in maniera pesante le popolazioni più vulnerabili (anziani, disabili, malati cronici, ecc.), che costituiranno peraltro platee in crescita nel futuro, per cui è necessario intervenire con un approccio multidimensionale e con misure coordinate per garantire a questi target di popolazione il pieno diritto alla salute ed al benessere. Le azioni da intraprendere andando oltre all’ambito del progetto “Casa della comunità” individuato nel PNRR - sono : - riorganizzare il complesso sistema della LTC (long term care) per le persone disabili e non autosufficienti, anche attraverso una normativa quadro nazionale che garantisca omogenei livelli assistenziali superando l’attuale dispersione e frammentazione delle misure; - potenziare l’assistenza alle persone non autosufficienti e con disabilità prioritariamente nel proprio contesto di vita e per promuoverne la vita indipendente, anche con l’assistenza sociosanitaria domiciliare e semiresidenziale; - ampliare il lavoro di cura domiciliare e rafforzare il ruolo dei caregiver rendendo strutturale il fondo Caregiver della Legge del 2017 e prevedere misure di sollievo e sostegno alle famiglie; - qualificare le strutture residenziali sociosanitarie e socio-assistenziali, intervenendo sulle regole di accreditamento delle strutture private, i requisiti organizzativi, strutturali e tecnologici, gli standard quanti-qualitativi del personale, i controlli e la partecipazione sociale; - qualificare e rafforzare i Dipartimenti di Salute Mentale, per colmare le carenze strutturali presenti in molte aree del Paese e potenziare i centri per la neuro psichiatria infantile, per l’adolescenza e i giovani adulti. investire in azioni per migliorare la promozione, cura e riabilitazione delle persone detenute e degli operatori penitenziari; - aggiornare e dare piena attuazione al Piano nazionale di governo delle liste di attesa.Sempre in questa missione una particolare attenzione va data alla questione femminile che è anche di genere. Per quanto riguarda il Recovery Fund registriamo una iniziativa internazionale della Parlamentare Ue Alexandra Geese, per chiedere alla Commissione e al Consiglio Europeo che almeno la metà del Fondo per la ripresa e la ricostruzione sia destinata alle donne. In Italia le adesioni sono state moltissime e tutte allineate per rendere più giusto e a misura di donne e uomini il nostro Paese, attraverso alcune priorità: la realizzazione e il rafforzamento delle infrastrutture sociali per la cura della prima infanzia (asili nido) e quella familiare in generale (anziani e non autosufficienti); il rilancio dell’occupazione femminile, anche attraverso politiche fiscali che favoriscano l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro; il sostegno all’imprenditoria femminile, soprattutto attraverso un accesso al credito garantito; la messa in campo di misure efficaci ed efficienti per la diminuzione del gender pay gap. Mario Draghi nel suo intervento programmatico in Parlamento ha parlato di “farisaico rispetto delle quote” ma la questione femminile riguarda anche la sistematica marginalità delle donne nei luoghi e processi in cui si prendono le decisioni che incidono sulla vita e le chances loro e di tutti. Sembra quasi che il Presidente sottovaluti che esistono discriminazioni di genere, a parità di competenze, sia nel mercato del lavoro, sia nella selezione delle persone che vanno ad occupare posizioni di potere decisionale, che nulla hanno a che fare con la famiglia. Parità di condizioni competitive significa anche non discriminazione, e mantenere unite, nello stesso ministero peraltro senza portafoglio, le pari opportunità e la famiglia non è un buon segno, pur nella incredibile moltiplicazione di ministeri come quello sulla disabilità nel quale convivono molteplici discriminazioni.
IL Piano italiano del Recovery è poi un mistero per la questione femminile : tre bozze l’ultima approvata dal cdm il 12 gennaio dal Consiglio dei ministri, in cui la "Parità di genere" scompare dal titolo sia della Missione 5, rinominata "Inclusione e coesione", sia della sua Componente specifica, M5C1, anzi viene trasferita la posta di bilancio "Piano nidi e servizi prima infanzia" alla Missione "Istruzione e ricerca", e il Pnrr non dedica alla promozione della donna nel mercato del lavoro risorse significative. A parte i 400 milioni ancora allocati all'imprenditorialità femminile, rimane per le dipendenti solo una voce esplicita,affiancata e mettondole insieme le «nuove assunzioni di donne e di giovani e la fiscalità di vantaggio per il lavoro al Sud»,già previste esattamente da almeno una decina di anni attraverso le leggi di bilancio ,non allocandovi neppure un euro dei 196 miliardi totali del Pnrr, né dei quasi 210 miliardi previsti per progetti "in essere" e "nuovi" che provengono dagli altri fondi e in particolare dal fondo sociale europeo. Infatti, tale voce si finanzia per 4,47 miliardi unicamente con il React Eu, cioè con fondi europei che si aggiungono ai programmi già vigenti di coesione e sono pensati dall'Ue per aiutare le regioni più danneggiate dalla pandemia, dunque a copertura di misure urgenti di breve termine nel Mezzogiorno, non di strategie di lungo corso per l'ammodernamento strutturale del Paese. Mancano così le risorse per l’occupazione femminile,per le difficoltà di accesso e di carriera, per la forzata inattività, i grandi differenziali retributivi,la segregazione,la discriminazione. Vi sono genericamente annunciate risorse per la famiglia ( family act) e i nidi . Basterebbe una mera redistribuzione dell'occupazione a favore delle donne per accrescere la produttività italiana, ma il nuovo coronavirus ha comportato quest'anno una redistribuzione in senso opposto. Nel recupero di breve e lungo periodo che l'Italia deve realizzare con il Piano, bisognerebbe dunque puntare ad aumentare l'occupazione totale e quella femminile in particolare. Non serve trattare il problema della parità di genere come fosse prevalentemente una questione di equità e di coesione, è prima di tutto un tema di ammodernamento del Paese, e per le italiane ritenere che i problemi nel mercato del lavoro vengano particolarmente dal lato dell'offerta, dall'insufficienza delle competenze o dalla mancanza di tempo libero per carenza di nidi, asili o strutture sociali di cura, è fortemente riduttivo perché in Italia il principale problema è la domanda di lavoro, in ragione della segregazione orizzontale e verticale e della discriminazione che non consente a tantissime donne di entrare e rimanere nel mercato del lavoro. l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE) ha segnalato nuove scoperte sull'impatto della crisi del coronavirus sulla parità di genere in Europa. Dalla perdita di posti di lavoro e dalla riduzione dell'orario di lavoro ai picchi di violenza domestica e ai consulenti dei presidi per la sicurezza sopraffatti, gli effetti della pandemia hanno colpito più duramente le donne. Grave perdita di posti di lavoro nelle professioni dominate dalle donne .Durante la prima ondata di pandemia, l'occupazione femminile si è ridotta di 2,2 milioni in tutta l'UE. Le donne che lavoravano nel commercio al dettaglio, nell'alloggio, nell'assistenza residenziale, nel lavoro domestico e nella produzione di abbigliamento hanno subito pesanti perdite di posti di lavoro : rappresentavano la maggior parte della forza lavoro in questi settori e il 40 per cento di tutti i posti di lavoro persi dalle donne durante la crisi erano in queste professioni. “ L'Europa si riprenderà, finché l'uguaglianza di genere sarà al centro delle misure di ripresa. In una piccola vittoria per la parità di genere, gli Stati membri dovranno dimostrare come i loro piani di ripresa economica promuovano la parità di genere al fine di accedere al fondo di recupero dell'UE.” Ursula von der Leyen . ALESSANDRA SERVIDORI
SERVIDORI SERVIDORI
Oggi 8 marzo tanti contributi e domani 9 Marzo Audizione in Senato PNRR
DA ALESSANDRA alle amiche di TutteperItalia
UN 8 MARZO IMPEGNATISSIMO: tante riflessioni sui giornali
e domani 9 marzo 2021 Audizione in Senato su PNRR
https://angelipress.com/component/k2/un-8-marzo-dalla-parte-delle-donne-che-arrivano-nel-nostro-paese-202103051129 Dalla parte delle donne immigrate e dei loro figli
https://www.startmag.it/blog/pnrr/ La questione femminile e tanta confusione nel PNRR
https://www.ilsussidiario.net/news/ 8-marzo-lavoro-una-festa-della-donna-piena-di-urgenze-e-ritardi/2140226/
Alessandra Servidori Ricostruire dalla parte delle donne Il Resto del Carlino Bologna 8 marzo 2021
https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/ricostruire-dall-uguaglianza-di-genere-1.6106695
Un 8 marzo di ricostruzione ?Non ancora
https://www.startmag.it/blog/pnrr/
Alessandra Servidori 8 marzo di ricostruzione ?Non ancora
Questo 8 marzo 2021 durante la tempesta del Covid in corso è ancora più inesorabile per le donne e mentre in Francia la ricerca della nuova Marianna alleggerisce la tensione , la perdita di posti di lavoro e i picchi di violenza domestica colpiscono ancora più duramente le italiane.
Durante la prima ondata di pandemia, l'occupazione femminile si è ridotta di 2,2 milioni in tutta l'UE. Le donne che lavoravano nel commercio al dettaglio, nell'alloggio, nell'assistenza residenziale, nel lavoro domestico e nella produzione di abbigliamento hanno subito pesanti perdite di posti di lavoro. Rappresentano la maggior parte della forza lavoro in questi settori e il 40 per cento di tutti i posti di lavoro persi dalle donne durante la crisi erano in queste professioni. La grave perdita di posti di lavoro nelle professioni dominate dalle donne in Italia è parzialmente frenata dal blocco dei licenziamenti ma basta guardare il resoconto delle dimissioni cd volontarie per capire che la pandemia ci ha tagliato le gambe e la tragedia sarà ancora più potente quando si sbloccheranno i licenziamenti in fabbriche in coma. I dati Istat sono spietati e ciò dimostra che l'impatto economico della pandemia sta avendo effetti più duraturi per le donne. Le pressioni sull'equilibrio tra vita professionale e vita privata sono aumentate per le donne,la pandemia ha mostrato il potenziale di una forza lavoro digitale, ma il telelavoro ha anche aumentato i conflitti di equilibrio tra vita professionale e vita privata, in particolare per le lavoratrici con bambini piccoli di età compresa tra 0 e 5 anni. Nonostante gli uomini potranno assumersi più responsabilità di assistenza di prima, anche attraverso il pur piccolo aumento dei congedi, la quota delle donne nel lavoro non retribuito è aumentata. La scolarizzazione online rappresenta una nuova forma di assistenza non retribuita per i genitori, in particolare per le donne che sono più coinvolte nell'aula virtuale con bambini,perchè le madri devono affrontare le interruzioni dei bambini più spesso dei padri durante il telelavoro. Le distrazioni costanti e le responsabilità di assistenza extra per le donne riducono la loro produttività e potrebbero ridurre la progressione di carriera e la retribuzione. Registriamo anche misure di sostegno inadeguate per le vittime di violenza domestica e questa forma di sopraffazione durante la pandemia ha anche visto un aumento delle segnalazioni e dei delitti anche perché durante la prima ondata di blocchi in tutta Europa, il personale di rifugio e consulenza è stato drammaticamente sfinito a causa dell'aumento della domanda, e spesso si sentiva inesperto nel fornire supporto remoto ed era preoccupato per la riservatezza delle vittime. I servizi di sostegno, come i rifugi e le hotline di consulenza, hanno bisogno di maggiori finanziamenti da parte degli Stati membri per garantire alle vittime un accesso gratuito e 24 ore su 24 al sostegno. Dichiarare questi servizi "essenziali" è anche importante in quanto consente loro di continuare a funzionare, anche durante il blocco. Per essere meglio preparati a una crisi futura, l'azione per combattere la violenza di genere deve far parte di una strategia più ampia e a lungo termine sulla prevenzione delle catastrofi e delle crisi.Così come la questione dell’occupazione femminile.In Italia la Sars ha prodotto una perdita record di occupazione soprattutto di lavoratrici e dunque bisogna che il Pnrr sia tarato per investire le risorse in arrivo dalla ue tanto in interventi a sostegno della ripresa economica quanto in politiche attive per il lavoro e mirate tra le altre cose a ricollocare l’oltre milioni di disoccupati,perlopiù donne con cui il paese dovrà inevitabilmente confrontarsi già al venir meno della cig e dello stop ai licenziamenti. Le donne hanno perso 312.000 posti di lavoro,pari al 70% dell’occupazione venuta a meno a seguito dell’emergenza sanitaria e l’andamento delle attivazioni hanno subito un calo enorme da quello degli uomini addirittura meno 2%. Per la popolazione femminile dunque bisognerà metter nel PNRR uno sforzo gigantesco per riavvicinare il gap tra domanda e offerta anche di nuove figure professionali e servirà affiancare capacità tecniche di formazione ed erogazione di servizi per facilitare l’occupabilità ovviamente mettendo in un sistema integrato sul territorio servizi pubblici/privati per la prima infanzia e per la cura dei non autosufficienti, servizi per la riqualificazione professionale,servizi di accompagnamento al lavoro con decisioni chiare,percorsi attuativi rapidi,esecutori certi,finanziamenti assicurati. Per ricostruire bisogna mettere risorse e dunque riposizionare la terza bozza del PNRR perché l’attenzione per l’occupazione e la questione femminile non sia “farisaica” come appare oggi in un PNRR confuso e indeterminato.
E Draghi fece ORDER! e altro ancora
Alessandra Servidori startmag 3 marzo e Radio in blu 4 marzo https://www.radioinblu.it/streaming/?vid=0_bk6uu1hl
E Draghi fece Order
Di questa peste del 2020 sappiamo ancora poco, molto poco, e i tentativi per capire sono faticosi perché la scienza non riesce ancora ad inquadrare la genesi della sars covid 19.I grandi e i piccoli quotidiani fanno sforzi immani con risultati molto modesti, d’altronde la divulgazione scientifica è complicata quando abbiamo qualche notizia in più su determinate pandemie, figuriamoci con questa. In televisione molto spesso vediamo i giornalisti che invitano uno scienziato nella fattispecie sovente una/un virologo, gli fanno dire due parole,poi se appena cerca di dire qualche parola di più significativo,gli tolgono la parola di bocca e passano ad altro. Non è così che si informano e tantomeno si educano le persone ad un rapporto serio con la scienza. Chiaro che un quotidiano, rivista o un programma televisivo non sono mezzi di divulgazione (come ce ne sono di ottimi), ma non dovrebbero limitarsi di fare alla scienza una riverenza di facciata e i giornalisti dovrebbero essere più attenti quando trattano argomenti che non padroneggiano. L’appassionante,paradossale e un po’ folle vicenda che stiamo vivendo di una pestilenza non ancora identificata con sicurezza e l’impotenza dei medici incapaci di curare ciò di cui non conoscono la causa è la pura verità ,e la raccomandazione di un regime di vita isolato e di una igiene accurata in buona sostanza è un consiglio saggio. Le epidemie comunque spesso sono la causa di forme gravi di disgregazione sociale e perdita della solidarietà civile e soprattutto del venire meno della coesione politica e così siamo consapevoli che dalla malattia fisica deriva anche un male morale non meno contagioso in grado di dissolvere la comunità; essa, la nostra in particolare, è divenuta una metafora della crisi politica e del conseguente disordine morale e sociale. Ma il Covid oltre che morte nella peggiore delle sue manifestazioni è la possibilità di rimettere in discussione e dunque la rinascita dopo l’incertezza esistenziale che ha avuto e ha un grande impatto sulle certezze di questo 2020 :la precarietà introduce temi nuovi e il crollo dei vecchi modelli culturali non più applicabili. Vero è che in Italia non abbiamo un ente scientifico unico a cui fare riferimento, una voce unitaria che abbia prevalenza su tutte le altre e che abbia un’autorevolezza indiscutibile, basata su un background scientifico. In altri Paesi questo esiste, in Italia no. In Italia ci siamo mossi improvvisando, così abbiamo 3 enti diversi a fare analisi e a fornire dati: il Ministero, l’Istituto Superiore di Sanità, la Protezione Civile. Non solo, questi dati provengono da regioni diverse che usano modalità diverse di raccolta e di trasmissione. Abbiamo creato un’enorme confusione, che non è solo di tipo comunicativo, ma anche di tipo operativo. Questo determina, ad esempio, il perenne ritardo di ogni azione, che è obsoleta ancor prima di essere messa sul campo. Non è che noi non abbiamo accumulato conoscenza. È che, in realtà, non abbiamo identificato in maniera chiara ed evidente chi deve formulare una strategia all'interno della comunità scientifica. Lo stesso Comitato Tecnico Scientifico è un organo consultivo, i cui poteri non sono ben delimitati, la cui composizione non è stata originata da una selezione basata su un background scientifico. È un organo creato d'improvviso, con funzione di consulenza, in cui i politici hanno scelto chi inserire. Nulla di paragonabile dunque al board scientifico di enti come, ad esempio, l'Hans-Knöll-Institut o il National Institutes of Health. Questa situazione si rifletterà anche nel prossimo futuro. Quella che stiamo vivendo non sarà infatti l’ultima ondata di questo virus e questo non sarà l’ultimo virus con cui dovremo fare i conti. In Italia non abbiamo strumenti efficaci per fronteggiare le emergenze sanitarie. La nostra Protezione Civile ha competenze nella gestione di vari tipi di catastrofi, ma mostra di non avere competenze in materia di emergenza sanitaria. Il problema risiede nella disponibilità dei cattivi scienziati a soddisfare le aspettative della politica. Molto spesso un cattivo scienziato non sa di essere un cattivo scienziato, a meno che non sia un vero e proprio frodatore. In questa situazione il fattore che ha prevalso maggiormente e che ha fatto perdere credibilità alla scienza è rappresentato indubbiamente dal proliferare delle pubblicazioni. Il sistema di pubblicazione e il mercato editoriale da una parte, dall’altra il fatto che per supportare questo sistema abbiamo purtroppo creato un criterio di valutazione degli scienziati basato sul numero di pubblicazioni e sulla quantità di citazioni che ricevono. Order,order! urlava John Bercow lo speaker di Westminster.Poi ha lasciato l’incarico .Noi l’ordine lo abbiamo messo nelle mani di Mario Draghi : riuscirà il Presidente del Consiglio a mettere in fila e a realizzare il programma per una vera rinascita? Noi ce lo auguriamo. Intanto ha cambiato qualche pedina sulla scacchiera dell’Italia ammalata : nella protezione civile è arrivato di nuovo Curcio, il Parlamento e la Commissione UE si sono allineati alle bacchettate sulla confusione della produzione vaccinale, il super Comissario Arcuri colpevole di una quantità enorme di non chiarezze è stato commissariato con un Generale. Presto dire che possiamo sperare in tempi migliori ? Non direi ci sono ottime probabilità che ci stiamo arrivando. La pazienza e la competenza è la virtù dei forti.
Maratona per Europa: sì grazie ma basta con le solite litanie
Slide maratona Europea 27 febbraio 2021 - Uniformarsi alle norme ue è un obbligo
ALESSANDRA SERVIDORI Presidente Nazionale TutteperItalia Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Componente ESN Europe Service Network –
Componente European Circular Economy Stakeholder Platform – ECESP GDL6
Nelle 5 fasce delle linee guida del Piano Recovery è necessario lavorare trasversalmente per impostare politiche attive di gender mainstreaming per gestire la fase della ripresa non solo attraverso il piano straordinario di investimenti ma anche mediante opportune scelte di regolazione del lavoro e dell’impresa. La necessità di transitare da forme indifferenziate di protezione delle produzioni a meccanismi selettivi in favore di quelle che hanno i fondamentali idonei a consentirne la sopravvivenza e la crescita è indispensabile per l’occupazione femminile contrastando le sirene dei sostenitori dell’assistenzialismo senza limiti. Sviluppando anche progetti di economia circolare e sussidiaria in un sistema integrativo dei servizi.
L’obiettivo anche se in un secondo tempo è la riforma degli ammortizzatori sociali, che la complessità della realtà si è sempre incaricata di mettere in discussione, ma subito bisogna far funzionare l’accompagnamento al lavoro di disoccupati/e e inoccupati/e attraverso i servizi di riqualificazione professionale liberamente scelti dal beneficiario/a e remunerati a risultato. Così come la auspicabile volontà di rinnovamento dei metodi e contenuti pedagogici dell’istruzione pubblica necessaria per superare ogni valutazione da parte di molti docenti che usano il principio della libertà educativa per coprire l’autoreferenzialità corporativa.E soprattutto per riordinare gli orientamenti degli studi STEM sia per i giovani e per le giovani donne che comportano anche un aggiornamento degli stessi docenti.
Il nodo della produttività è indispensabile per sbloccare un vecchio modello contrattuale che si esaurisce nella dimensione nazionale per definizione egualitaria e indipendente dai parametri misurabili solo in azienda e, al più, nei diversi territori. La visione coraggiosamente sussidiaria del vecchio contratto dei metalmeccanici, in sede di rinnovo, si è dovuta arrendere al ritorno dell’aumento centralizzato per assenza di un contesto ad essa favorevole là dove la riproposizione di una incentivazione fiscale semplice e automatica per tutti gli incrementi salariali decisi dagli accordi di prossimità può sostenere il lavoro femminile. Così come l’estensione dei fondi bilaterali per colmare il deficit di congedi parentali usando la bilateralità come sussidiarietà tra lavoratrici e lavoratori posto che la questione congedi non è solo di genere femminile ma anche maschile.
Necessario intervenire con politiche di sostegno alla disabilità sia nel lavoro che nella vita consapevoli che le donne con disabilità sono invisibili perché le rare politiche di genere non influenzano la loro condizione e le politiche sulla disabilità non tengono conto del genere; non sono mai considerate in relazione alla femminilità , alla maternità , alla genitorialità , detengono il più alto tasso di non impiego e sono più spesso escluse dai sistemi educativi; sono normalmente dissuase dall’avere figli; a loro il più alto tasso di violenze ed abusi subiti.
Sul versante previdenziale esaurita “quota 100”, si deve introdurre una flessibilità strutturale del sistema previdenziale per evitare lo “scalone” e corrispondere al ricambio generazionale che la crisi pandemica e la digitalizzazione hanno evidenziato. Servono norme semplici e generalizzate come accade in Europa soprattutto per le lavoratrici per recuperare il deficit contributivo mancato dalle pause del lavoro dovute alle pause per la cura dei figli e degli anziani.
Alessandra Servidori
Un 8 marzo dalla parte delle donne che arrivano in italia
Alessandra Servidori Angelipress.com
Un 8 marzo dalla parte delle donne che arrivano nel nostro paese Adesioni a pioggia : Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
STIAMO ORGANIZZANDO UN FLASH MOBB : poi ci aggiorniamo l'elenco strada facendo e chi si aggiunge utilizza nel suo territorio il Manifesto come vuole!!!
La chiamano immigrazione clandestina ma è traffico di esseri umani perlopiù donne e i loro figli.E in Europa si fa ancora troppo poco a 20 anni –inverno 2000 a Palermo, l’Italia ha ospitato la conferenza delle Nazioni Unite in cui è stata presentata la Convenzione contro la criminalità organizzata e dunque la tratta di esseri umani : “La prostituzione e altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro o il servizio forzato, l’accattonaggio e la schiavitù, l’espianto di organi, e nuove forme sconosciute di sfruttamento in aumento.” Gli ultimi dati diffusi dall’Unione Europea relativi all’anno 2017 – 2018 parlano di oltre 26.268 vittime. La stragrande maggioranza di esse nel nostro continente sono ancora donne e ragazze (72%), dove lo sfruttamento sessuale è lo scopo primario del loro traffico (60%). In questi due anni, i paesi con il maggior numero di vittime registrate sono stati il Regno Unito, la Francia, l’Italia, i Paesi Bassi e la Germania. Tre quarti dei trafficanti sono cittadini uomini dell’Unione Europea, che operano principalmente nel loro paese di cittadinanza e i dati forniti mostrano che generalmente la metà delle vittime della tratta di esseri umani sono cittadini europei, sfruttati principalmente all’interno del loro paese d’origine. Tra le cittadinanze europee, le persone più sfruttate provengono dalla Romania, seguono poi Regno Unito, Ungheria, Francia e Polonia. Allo stesso tempo, anche i cittadini non europei, soprattutto donne provenienti dalla Nigeriani, l’Albania, il Vietnam, la Cina e il Sudan vengono trafficate e portate all’interno dei confini dell’Unione Europea. L’adescamento delle donne avviene per la maggior parte dei casi da parenti o persone molto vicine alle vittime, partner o uomini che con la promessa di una vita migliore adescano giovani donne nelle zone più povere dell’Est Europa, portandole poi ha farle prostituire sul nostro territorio nazionale. Da oltre 30 anni l’Italia rappresenta poi la destinazione europea e punto di arrivo nel continente della tratta e dello sfruttamento sessuale sopratutto delle donne nigeriane. Arrivando in un nuovo paese, le donne non sono consapevoli di quale tipo di aiuto legale possono cercare, mentre altre hanno paura di chiedere aiuto a causa delle conseguenze e ripercussioni delle maledizioni pseudo religiose di riti pagani su di loro e sulla loro famiglia. Con la pandemia, le attività di sensibilizzazione in strada svolte dalle ong per aiutare le vittime della tratta di esseri umani sono fortemente diminuite, lasciando ancora più casi da sostenere . La crisi sanitaria e il confinamento hanno fatto si che lo sfruttamento sessuale online sia aumentato drasticamente; i predatori hanno sfruttato la vulnerabilità dei e delle più giovani adescandoli su piattaforme online. Secondo la Commissione Europea la domanda di materiale pedopornografico sarebbe aumentata fino al 30% in alcuni stati membri dell’Unione. In un recente rapporto , Europol l’Agenzia europea di polizia ha registrato un aumento dei reati informatici e dello sfruttamento sessuale dei bambini. L’Europol, inoltre afferma che, il 30% degli autori del reato che sono in possesso di materiale pedopornografico e attivi negli scambi online sono inoltre coinvolti direttamente nelle azioni di coercizione ed estorsione. La legge emanata ventanni fa, non si pronuncia su realtà e fenomeni non ancora esistenti o ampiamente discussi all’epoca. Il traffico sessuale delle persone ltgb è comunemente trascurato e raramente segnalato dai governi locali e nazionali. Anche la maternità surrogata è interpretata come una forma di sfruttamento e traffico di esseri umani. Secondo l’Ilo, la commercializzazione della maternità surrogata legale ha già dato vita a una nuova forma di sfruttamento.La madre vende il suo ventre e il bambino viene visto come una merce consegnata al compratore dal genitore del bambino. Si può parlare di sfruttamento e vulnerabilità dei bambini, ma al contempo, dello sfruttamento della debolezza e situazione economica di alcune donne, costrette a espatriare nei paesi europei per intraprendere processi di fecondazione in vitro in cambio di un’ingente somma di denaro. Il rapporto della Commissione Europea inoltre menziona che il numero effettivo di vittime è probabilmente molto più alto di quello registrato, soprattutto perché al momento, rimane molto complicato identificare le vittime come tali, e riconoscere i nuovi fenomeni emersi. La promozione della cooperazione giudiziaria tra i paesi dovrebbe essere una priorità per combattere la criminalità transnazionale. Il parlamento e la Commissione Europea deve affrontare con più forza la sfida di questo orribile delitto inclusa l’accoglienza certa e la domanda di beni e servizi da fornire alle vittime. Lo svantaggio degli immigrati (uomini e sopratutto donne) nel mercato del lavoro dei paesi riceventi è enorme. Sono svantaggiate a causa del loro livello di qualificazione: questo vale in particolare per le migranti provenienti da Africa, Asia e America Latina, dove i tassi di istruzione sono in generale relativamente bassi. In secondo luogo, il loro capitale umano e i titoli di studio stranieri, ad esempio, non vengono riconosciuti dai datori di lavoro e la distanza linguistica spesso impedisce di usare le proprie competenze nel paese di destinazione. Oltre alla lingua e ai titoli di studio, altre risorse occupazionalmente rilevanti sono localizzate e possono perdere di valore con lo spostamento territoriale: la maggior parte dei migranti dispone di informazioni limitate sul funzionamento del mercato del lavoro nei paesi di destinazione, e dunque essi faticano a trovare un lavoro adeguato alle proprie competenze e aspettative . Le migranti di norma sono privi di sostegno familiare, e quindi devono trovare lavoro per potersi mantenere e per poter mandare denaro a casa. Rispetto ai lavoratori e lavoratrici nativi, sono quindi più propensi a inserirsi negli strati inferiori del mercato del lavoro, dove c’è una costante richiesta di lavoro ma con condizioni lavorative e retributive relativamente basse e scarse possibilità di crescita professionale. Questo è particolarmente vero in paesi come l’Italia, dove i migranti hanno difficoltà ad accedere ai benefici del welfare state. in Italia coesistono una regolazione del mercato del lavoro relativamente rigida sul piano formale, e una sostanziale tolleranza per l’economia illegale, dove il mercato del lavoro è regolato in modo informale ed estremamente flessibile, creando occupazione dequalificata, poco pagata e pericolosa soprattutto per le donne. Negli ultimi anni si è sviluppata un’ampia letteratura internazionale che ha analizzato le cosiddette “catena di cura globali”, intese come una forma di esternalizzazione delle risorse di cura dai paesi più poveri a favore delle famiglie dei paesi più ricchi che possono permetterselo . Per esempio, molte donne dell’Europa dell’Est, anche se molto scolarizzate, lasciano mariti, figli e genitori anziani per emigrare in Italia e svolgere lavori poco qualificati come, appunto, quelli legati all’assistenza degli anziani. Il Governo Italiano e Draghi ha promesso di occuparsi della situazione femminile: bene ci siamo e ci saremo per noi e altre che già sono nel nostro Paese e che hanno bisogno di solidarietà e azioni concrete.
ALESSANDRA -FIORELLA - BARBARA- TIZIANA- ISA- ROSANNA-FRANCESCO-FRANCESCA-ROBERTA- LUISA- RAFFAELLA-MATILDE- DINA-PAOLA-NADIA-PATRIZIA -CARLA-DANIELA-GIUSEPPINA-
18 Febbraio Radioinblu e Draghi : un gigante
Alessandra Servidori Mario Draghi ovvero la sintesi essenziale dell’autorevolezza. RADIOINBLU 18 Febbraio2021
www.formiche.net
In diretta Radioinblu https://www.radioinblu.it/streaming/?vid=0_o73c07tr
Mario Draghi è l’eroe del giorno : non c’è dubbio e appaiono ancora più stonate le critiche arroganti che alcuni senatori in aula hanno lanciato verso colui che cerca di salvarci dal fallimento. E’ sicuramente una legislatura fuori ordinario con i partiti ( tutti nessuno escluso) arrivati a sostenere la fiducia con opportunismo , alcuni dei quali di più, dall’no Euro al sì all’uomo che l’ha fatto in Europa. Il Parlamento è stato messo da Draghi di fronte al Governo consapevole che non possiamo immaginare una nuova Costituente e cioè riuscire a riscrivere le regole dello Stato insieme : non è un gruppo dirigente che si può paragonare a chi imboccò e si impegnò a segnare e trovare il percorso che ci ha portato alla nostra Cattedrale attuale Costituzione. La relazione del Presidente Draghi è stata precisa, comprensibile a tutti nel declinare le due priorità : i vaccini e il Recovery .Per i vaccini fitta collaborazione con il percorso della Presidente europea,anzi incentivando la ricerca e produzione di interlocutori di farmaci; serrare le fila all’organizzazione italiana chiamando in campo la protezione civile, le forze armate usando le strutture già disponibili come caserme, edifici scolastici non occupati da studenti, strutture fieristiche, senza ricorrere a nuovi capannoni primulareschi inutili e costosi e assumendo medici e infermieri ,potenziando definitivamente le strutture ospedaliere in affanno . Sul Recovery al lavoro con il Ministro competente subito assicurando energie fresche e risorse per la condizione familiare e occupazionale femminile, giovanile e del sud ,con un incipit che individua nei ristori le priorità al sistema economico e fa fare un balzo in avanti alla Pubblica amministrazione e alle istituzioni formative, portando al g20 un coordinamento effettivo di iniziative che rimettono il nostro Paese al centro dello sviluppo sociale. Un presidente del Consiglio di rango che presenta a livello internazionale un Paese impegnato e unito alla ricerca del bene comune. Non è poco.
Oggi 17 febbraio tanti contributi per noi
Alessandra Servidori oggi 17 febbraio tante analisi e contributi per noi TutteperItalia
Discussione con Istituto De Gasperi Clicca e scarica Discussione Nota su "Governo del Presidente".pdf
Su startmag
Ancora molte sfide per raggiungere l'uguaglianza di genere
Risoluzione Parlamento UE
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2021-0058_EN.html
Il Parlamento Europeo ha deliberato l’11 febbraio 2021 una raccomandazione agli Stati e alla Commissione Ue per rafforzare gli interventi e raggiungere l’uguaglianza di genere.Il Governo Italiano si uniformi a queste indicazioni prendendo atto nel suo Piano del Recovery che tali linee guida sono fondamentali per accorciare la distanza che segniamo in politiche di genere adottando una strategia interministeriale trasversale coordinata dal Presidente del Consiglio e dalla Ministra delle Pari Opportunità.
Nella risoluzione in particolare il Parlamento ha dettato tutte le sfide future per i diritti delle donne a oltre 25 anni la Dichiarazione e la Piattaforma di Pechino sottolineando che il genere rimane un fattore significativo nei modelli di povertà nell'UE e che, sebbene i tassi di esclusione e le differenze di povertà di genere variano notevolmente da un paese all'altro, il 23,3% delle donne rispetto al 21,6% degli uomini è a rischio di povertà .Tale rischio aumenta in modo significativo con l'età, intersecandosi con la composizione del nucleo familiare, la razza o l'origine etnica, la disabilità e la condizione lavorativa; sottolineando che i divari retributivi, pensionistici e assistenziali di genere sono fattori significativi nella femminilizzazione della povertà. Tra le priorità ha invitato la Commissione a presentare una strategia contro la povertà con un'attenzione particolare alle famiglie monoparentali capeggiate da donne;e invitando gli Stati membri ad attuare misure sociali specifiche per combattere il rischio di esclusione sociale per quanto riguarda l'accesso a alloggi, trasporti ed energia a prezzi accessibili. Sono necessarie misure specifiche per combattere il rischio di povertà nella vecchiaia e la Commissione deve includere la dimensione di genere nella sua crescita economica e nei suoi quadri di politica sociale. Determinanti gli indicatori disaggregati per sesso nel meccanismo di monitoraggio dell'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali per integrare la prospettiva di genere utilizzando un approccio intersezionale in linea con i principi 2 e 3 del pilastro e indica fondamentale un migliore coordinamento tra il pilastro europeo dei diritti sociali e il semestre europeo. Ecco perché invita la Commissione a sviluppare e includere un indice sull'uguaglianza di genere nel semestre europeo per monitorare gli effetti di genere delle politiche macroeconomiche, nonché delle transizioni verdi e digitali.
La Commissione e gli Stati membri devono porre le donne al centro della ripresa pandemica al fine di contrastare l'erosione dei progressi compiuti nel colmare i divari di povertà di genere causati dalla crisi COVID-19; e sia la Commissione che gli Stati membri devono sviluppare e promuovere obiettivi, traguardi e indicatori sensibili al genere, nonché raccogliere dati disaggregati per genere durante la pianificazione, l'attuazione, il monitoraggio e la valutazione di politiche, programmi e progetti in materia di cambiamento climatico con punti focali nelle istituzioni governative. La Commissione e gli Stati membri devono urgentemente affrontare la femminilizzazione della povertà in tutte le sue forme, compresa la povertà nella vecchiaia, in particolare tenendo conto del genere nella disponibilità e nell'accesso a diritti pensionistici adeguati al fine di eliminare il divario pensionistico , migliorando le condizioni di lavoro nei settori e nelle professioni femminilizzate, affrontando la sottovalutazione sociale, economica e culturale dei posti di lavoro dominati dalle donne, in particolare la necessità di combattere tali stereotipi e l'eccessiva rappresentanza delle donne nelle forme di lavoro atipiche. Bisogna superare le disparità pensionistiche e salvaguardare le pensioni in generale, in modo che i sistemi di sicurezza sociale continuino ad esistere nella sfera pubblica, integrando i principi di solidarietà e ridistribuzione, e vengano compiuti gli sforzi più strenui per combattere lavoro precario e non regolamentato.
Il parlamento esorta la Commissione e gli Stati membri a ritenere l'importanza della piena integrazione delle donne su un piano di parità con gli uomini in tutti i settori della società e dell'economia e promuove attivamente una rappresentanza equilibrata di genere a tutti i livelli del processo decisionale; a tale riguardo, chiede alla Commissione di sbloccare la direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione del Consiglio europeo,stabilendo obiettivi, piani d'azione, scadenze e misure speciali temporanee per raggiungere la parità di genere e procedere verso una rappresentanza equilibrata per tutte le posizioni esecutive, legislative e amministrative. E’ evidente la necessità della piena inclusione delle donne nel mercato del lavoro e la promozione dell'imprenditorialità femminile poichè sono fattori cruciali per conseguire una crescita economica inclusiva a lungo termine,per combattere le disuguaglianze e incoraggiare l'indipendenza economica delle donne. La UE deve intensificare gli sforzi per colmare il divario retributivo di genere e applicare il principio della parità di retribuzione adottando una legislazione per aumentare la trasparenza retributiva, comprese misure obbligatorie per tutte le società; deplora che la proposta della Commissione di misure vincolanti per la trasparenza salariale non sia stata ancora introdotta come previsto.
Il Parlamento accoglie con favore l'impegno della Commissione a monitorare il recepimento della direttiva sull'equilibrio tra vita professionale e vita familiare entro il 2022 e ad assicurarne la piena attuazione da parte degli Stati membri in consultazione con le organizzazioni per i diritti delle donne e le organizzazioni della società civile; invita inoltre gli Stati membri ad andare oltre gli standard minimi della direttiva; prende atto dell'ampliamento delle disposizioni genitoriali per includere l'assistenza a lungo termine per i familiari con disabilità e gli anziani come un buon punto di partenza e chiede alla Commissione di prendere in considerazione la possibilità di estenderla ulteriormente per prevenire la perdita di forza lavoro, soprattutto femminile; e in ultima istanza, ma non sicuramente come importanza il Parlamento invita gli Stati membri a ratificare e attuare senza indugio la Convenzione 190 dell'OIL sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, recentemente adottata.
Violenza in famiglia https://formiche.net/2021/02/violenza-in-famiglia-un-reato-che-si-allarga-a-macchia-dolio/
Alessandra Servidori 11 Febbraio 2021
Violenza in famiglia .Un reato che si allarga a macchia d’olio e sul quale purtroppo alcune sentenze non ne applicano peraltro legittimamente la punibilità e le conseguenze sono in danno delle donne
Sentenza Cass. pen. sez. III, 25.01.21, n. 2911. https://formiche.net/2021/02/violenza-in-famiglia-un-reato-che-si-allarga-a-macchia-dolio/
I dati dell’Istat incrociati con quelli delle procure ci consegnano un delitto consumato sulle donne sempre più in ascesa . Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner. La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione. Sicuramente la giustizia ne ha preso atto e ne segna l’evoluzione e una importante sentenza della Cassazione ne segna l’evoluzione,poiché la tematica dei maltrattamenti in famiglia ha ,negli ultimi anni sempre più coinvolto i tribunali e conseguentemente la giurisprudenza di leggitimità. Sappiamo poi che i casi portati all’attenzione dell’organo giudicante rappresentano solamente una parte di quelli che accadono nella quotidianità e generano femminicidi portati a conoscenza dai media o un sommerso di difficile individuazione. Nella sua evoluzione il diritto penale, su impulso anche del legislatore europeo, ha superato il limite dell’art. 649 c.p. che prevedeva , qualora uno dei reati contenuti nel Libro II, Titolo XIII del codice penale fosse commesso in danno del coniuge, l’autore del reato poteva non essere punito, considerando non la famiglia nella sua globalità, bensì il singolo individuo che necessita di adeguata tutela e protezione. Si sono inserite le numerose riforme volte a tutelare, all’interno del nucleo familiare, il soggetto più debole e bisognoso di una maggiore protezione. Riguardo i fenomeni di c.d. violenza assistita o indiretta comprensiva di quelle condotte che, pur non traducendosi in forme di violenza fisica direttamente rivolte, in particolare, a un soggetto vulnerabile, cagionino allo stesso sofferenze morali capaci di incidere in maniera negativa sulla sua integrità psico-fisica con l’art 572 cp.
La l. 15 ottobre 2013 n. 119 (c.d. legge sul femminicidio) ha introdotto all’art. 61, n. 11-quinquies c.p. una circostanza aggravante applicabile quando, nei delitti non colposi contro la vita e l’incolumità individuale, contro la libertà personale nonché in relazione al delitto di cui all’articolo 572 c.p., il fatto fosse commesso in presenza o in danno di un minore di anni diciotto ovvero in danno di persona in stato di gravidanza. Una più incisiva modifica è arrivata con l. 19 luglio 2019, n. 69 – Tutela delle vittime di violenza domestica o di genere – c.d. codice rosso, che ha apportato delle consistenti modifiche al codice penale e al codice di procedura penale. L’art. 9 l. 69/19 interviene sui delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutori, prevedendo l’aumento della pena per il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi.
È inoltre prevista una fattispecie aggravata quando il delitto di maltrattamenti è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità, ovvero se il fatto è commesso con armi; in questi casi la pena è aumentata. Come noto, tali condotte vengono perpetrate all’interno dell’abitazione familiare o comunque nei confronti di un familiare o di un convivente cioè un soggetto con il quale sussiste una relazione affettiva o sentimentale abituale e consecutiva. Proprio con riferimento a tale argomento si è recentemente pronunciata la Corte di Cassazione per ricorso presentato dal difensore dell’imputato contro la sentenza della Corte di Appello di Roma, che aveva riformato la decisione del Gup del Tribunale capitolino, riducendo la pena originariamente inflittagli per i delitti di cui agli artt. 572, 582 e 585, 609-ter c.p., c 1, n. 5-quater, e 609-bis c.p., commessi in danno della convivente. Nel motivo attinente ai maltrattamenti in famiglia il ricorrente deduceva la violazione di legge ed il vizio di motivazione, segnalando la insussistenza dell’elemento costitutivo della convivenza, evidenziando la differenza che sarebbe connessa all’accertamento di rapporti legali di coniugio ovvero di rapporti ad esso assimilabili, individuabili nelle diverse situazioni riconducibili alla c.d. famiglia di fatto. Semplificando : poiché il ricorrente non sposato non è famiglia ma convivente non è perseguibile di alcune fattispecie di reato. La Corte confermando che il delitto di maltrattamenti presuppone una relazione tra agente e vittima caratterizzata da uno stabile rapporto di affidamento e solidarietà, e la condotta lesiva colpisce la dignità della persona, infrangendo un rapporto che dovrebbe essere ispirato a fiducia e condivisione,tale delitto è sicuramente configurabile anche al di fuori della famiglia legittima, in presenza di un rapporto di stabile convivenza. Tuttavia tali argomentazioni, che ampliano ed estendono la tutela penalistica, presuppongono che la convivenza abbia raggiunto un livello minimo di stabilità e, soprattutto, di mutua solidarietà ma nel caso de quo tali elementi non erano ravvisabili poiché il ricorrente ha dimostrato che era venuto meno il presupposto della stabile convivenza e della conseguente solidarietà che da questa discende,e la Corte di Cassazione ha ritenuto che non possa configurarsi il delitto di maltrattamenti in famiglia in assenza di tali indifferibili presupposti. Una sentenza che comunque nel suo indiscutibile equilibrio mette in evidenza quanta difficoltà incontrano le donne vittime di violenza per farsi riconoscere i maltrattamenti subiti nei cavilli giurisprudenziali.
Alessandra Servidori OGGI 11 febbraio 2021 in diretta https://www.radioinblu.it/streaming/?vid=0_4xnkusvs PER MARIO DRAGHI dalla parte delle donne e del lavoro
Alessandra Servidori
OGGI 11 febbraio 2021 in diretta https://www.radioinblu.it/streaming/?vid=0_4xnkusvs
PER MARIO DRAGHI dalla parte delle donne e del lavoro
Cargivers : attenzione per non essere scippati del Fondo
Alessandra Servidori
Cargivers atto secondo in confusione : chiarimenti e suggerimenti per non essere scippati 8 Febbraio 2021
Il 22 gennaio us (GU n.17 del 22-1-2021) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto 27 ottobre 2020 che definisce i criteri di utilizzo del Fondo nel triennio 2018/2020 per i cargivers familiari che hanno un ruolo di assistenza e cura riferito all’art 1 comma 254 legge 205/2017 (legge di bilancio 2018) rimasto bloccato per discussioni politiche parlamentari sui criteri di utilizzo del Fondo da definire attraverso l’applicazione della Legge. La lettura del provvedimento https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2021/01/22/17/sg/pdf (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DIPARTIMENTO PER LE POLITICHE DELLA FAMIGLIA DECRETO . Criteri e modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare per gli anni 2018-2019-2020.) induce forti e motivate perplessità in quanto orienta a definire l’obiettivo delle modalità di gestione delle risorse del Fondo in totale sono 44 milioni + 23 milioni ( cioè primo biennio 2018/2019 + anno 2020 ) complessivamente 63 milioni- ma nella prima suddivisione del biennio euro 44.457.899,00 - consegnando alle regioni il ruolo di distribuire i fondi secondo prioritariamente criteri molto discutibili. Un criterio è destinatari caregiver di persona con disabilità gravissima riferendosi come “gravissima” alla definizione usata dal decreto 26 settembre 2016 art 3 e allegato 1 “Scale per la valutazione della condizione di disabilità gravissima (Articolo 3, comma 2)” valutazioni che comportano modifiche ricorrenti, variabili e ovviamente strettamente collegate- come prevede la norma- ai decreti di emanazione con relativi sostegni sociosanitari ed economici, riferibili a situazioni soggettive,assolutamente non stabili sia per il soggetto medesimo che per lo stesso cargiver che lo sostiene. Un secondo criterio è anch’esso opinabile in quanto si individua caregiver di coloro che non abbiano avuto accesso alle strutture residenziali a causa delle disposizioni normative emergenziali, che sappiamo essersi protratte sia per la pandemia ancora drammaticamente in corso sia per la mancanza strutturale delle RSA e quindi irrisolvibile se non in un arco di tempo lontano. Il terzo criterio prevede che tali somme siano destinate a programmi di accompagnamento, finalizzati alla deistituzionalizzazione e al ricongiungimento del caregiver familiare con la persona assistita. Non si chiarisce cosa si intende per tale opzione poiché si dubita fortemente siano previste risorse destinate a pseudo associazioni che offrono a pagamento una attività appunto di “consulenza” sulla quale insistono legittimi dubbi di pseudo professionalità formativa e assistenziale proliferando una miriade di soggetti sul mercato destinato ai familiari dei disabili. Si indirizzano le Regioni a uniformare beni e servizi già predisposti sul versante del Fondo per le non autosufficienze che differiscono per il soggetto a cui sono dedicati poiché i fondi per cargiver sono per i familiari e il fondo per i non autosufficienti per le persone medesime disabili. I modelli organizzativi regionali e locali , tranne poche virtuose realtà , non sono integrabili per definizione e dalla tabella allegata alla Gazzetta Ufficiale del Decreto del gennaio 2021 le risorse già suddivise sono evidentemente modeste rispetto l’incremento della non autosufficienza su tutto il territorio e che , come recita la legge ,le risorse del Fondo sono e devono andare utilizzate per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare. E’ Lei o lui che deve decidere una volta stanziata la risorsa e riconosciuto il diritto di percepirla e non altri soggetti , che deciderà come utilizzarla anche a fronte di varie opportunità che potrà scegliere. Il Decreto prevede un percorso che va attenzionato rigorosamente e che ci si augura tenga ben presente le richieste dei cargivers ai quali si consiglia vivamente di darsi una struttura associativa a livello territoriale per far valere le loro ragioni e perché le risorse non vengano utilizzate in modo discrezionale. Perché il fondo si attivi è previsto che ogni regione deve inviare, entro sessanta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto,( dunque entro 22 marzo 2021 ) gli indirizzi integrati di programmazione degli interventi, nel rispetto dei modelli organizzativi regionali e di confronto con le autonomie locali, prevedendo anche il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza delle persone con disabilità. La richiesta regionale deve essere accompagnata da una scheda del piano di massima delle attività e comprensiva di progetto di attuazione e dei relativi costi; il Dipartimento per le politiche della famiglia del Consiglio dei Ministri deve provvedere, entro quarantacinque giorni, a trasferire le risorse stanziate. Le regioni devono procedere alla ripartizione delle somme ricevute ai singoli ambiti territoriali, sulla base delle diverse esigenze e in funzione di quanto previsto dalla richiesta depositata. Ricordo in chiusura che il Fondo è stato istituito per il “sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare” e quindi spese, per il “riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare“.Quelle somme devono essere destinate a loro e a nessun altro e servono a compensare il loro lavoro di cura. Si eviti di fare danni sulla pelle di chi assiste il proprio congiunto con disabilità 24 ore su 24.
Brave commentatrici di libri freschi Maria Di Pietro
Recensione di Maria Di Pietro:
UNA GRANITA DI FRAGOLA E PANNA in questi giorni è l'occasione ideale per arrendersi alla freschezza e alla dolcezza. Nella prefazione si dice che questo non è un libro impegnato, che affronta i grandi problemi esistenziali, ma questa descrizione non mi trova concorde. Non è solo citando i grandi filosofi che si riflette sul vivere, come i nostri nonni ci hanno dimostrato. Loro non sapevano magari di Plotino o di Nietzsche, ma sapevano tutto della vita, della morte, dell'amore e del rispetto. Delle intricate vie che tutti gli uomini si trovano a percorrere. E così in questo romanzo si racconta una storia di quartiere, quelle che nascono dal barbiere, che stuzzicano e sfidano tutte le curiosità ed i pettegolezzi. Quelle che pungolano l'invidia, che scatenano i più beceri commenti. I fattacci, o le tresche, come si suol dire. E così, con la scusa di una granita con la brioche e la panna come solo in Sicilia sanno fare, inizia una storia d'amore. Una storia umana. Un anziano professore, rimasto signorino tutta la vita che accoglie una sua antica alunna, molto più giovane di lui, ma che in lui troverà un porto sicuro ed una vita finalmente serena. Ma la notevole differenza d'età scatenerà la chiacchiera, alimenterà la zizzania e sarà il motivo che rovinerà la bellezza e la purezza dei sentimenti sinceri. Ma l'amore esiste e non ha età, ed il lieto fine sarà la sorpresa fresca e golosa di queste pagine palermitane. La soddisfazione inaspettata che il pettegolezzo può essere sconfitto e l'invidia delusa. La dimostrazione che se un uomo è bello e giovane dentro, può davvero essere amato da una donna più giovane. Le donne hanno bisogno di rispetto, di dolcezza, non di muscoli e macchinoni. E l'età, la cultura, il rispetto sono il vero valore aggiunto per tutti. Potrete godervi la granita siciliana anche in e-book, ma Palermo è la città fenicia con millenni di storia che non potete mancare di visitare!
"Assessorato cultura comune BOLTIERE ”Una granita di fragola e panna” letto e recensito da Maria Di Pietro
Autore: Salvatore Leto
Youcanprint.it
Intervista e commenti su Draghi e politica
Alessandra Servidori Intervista e commenti del 4gennaio 2021
Draghi su Start mag https://www.startmag.it/mondo/tutte-le-sfide-di-draghi/
e Intervista con
Coraggio ascolto responsabilità
Il Presidente incaricato Mario Draghi è all’opera, raffinato diplomatico esperto economista, autorevole statista.
In agosto del 2020 prima che al Financial Time ha tracciato lucidamente la strategia per la ripartenza a livello internazionale con particolare cura anche al nostro Paese .E il coraggio al Presidente non manca così come la chiarezza e l’assunzione di responsabilità veramente eroica in questo momento difficile e grave per radunare e raccattare e rilanciare con forza ciò che è possibile rimettere in moto nel Bel paese. Silenzioso garbato istituzionalmente postato ha cominciato il suo lavoro, accompagnato da una parte considerevole del Paese che ripone in lui più che speranza fiducia. Peraltro una indagine condotta da Edelman Trust Barometer dimostra con serietà e dati alla mano come gli italiani più che fidarsi delle grandi manovre politiche si affidano ai manager per la ripresa economica post virus e ciò rappresenta una grande fiducia nel mondo dell’economia di cui Mario Draghi è superbamente emblema di virtuosa rinascita attenta alla sostenibilità e alla collettività. Stando alle previsioni ci attende un anno corrente difficilissimo e un accenno di ripresa solo dal 2022, in settori come il turismo i servizi e il commercio se il mercato del lavoro riprenderà a respirare con investimenti notevoli sulla creazione di nuovi percorsi professionali re-skilling dei collaboratori sui luoghi di lavoro pubblico, privato, autonomo. Mario Draghi ha davanti a sé un lavoro enorme di ristrutturazione partendo da una valutazione dei risultati dell’opera del precedente governo e della sua strategia che non è mai stata neanche percepibile perché sfuggiva a chiunque volesse trovarla. A Draghi spetta predisporre un Piano di ripresa e resilienza da far approvare in parlamento e in sede legiferante, un piano razionale e strategico pianificando la spesa dei fondi e gli investimenti congiuntamente con gli altri paesi nei prossimi anni . Sui nodi cruciali legati alle tre emergenze che lo stesso Mattarella ha ricordato – sanitaria, economica e sociale – per fare un piano di vaccinazioni di massa e per scrivere la versione definitiva del PNRR ( anche la seconda versione, per quanto meno peggio della prima, era largamente insufficiente) e ci vogliono al governo uomini e donne ben più competenti e credibili rispetto a chi c’è stato fin qui. Sappiamo che i fondi sono di una grande entità e comunque ad oggi non ne abbiamo ancora compreso le modalità poiché il passato governo ha confuso allocando deprecabilmente la materia in maniera casuale e approssimativa, invece che percorrere la via della decisione di una serie di priorità, di scelte selezionate fra un vasto numero di possibilità e necessità frutto di valutazioni, di previsioni e di scenari, anche di obiettivi, accompagnati da percorsi per raggiungerli. Mario Draghi è il portatore sano di una strategia che accantona l’economia sussidiata che applica una strategia riformativa che riunifica le sanità regionali attualmente esistenti , tracciando passaggi anche per la revisione totale del titolo V della Costituzione e del barocco decentramento amministrativo e istituzionale, alle se pur moderate liberalizzazione delle procedure (codice degli appalti ) fino alla riforma della giustizia su basi garantiste. In buona sostanza come vuole Mattarella e vogliamo la maggioranza degli italiani e italiane arrivare a creare le condizioni per una legislatura piena davanti e una consistenza delle forze politiche che meritano l’appellativo di classe dirigente. Dunque coraggio competenza responsabilità.
Mario Draghi : bene si cambia rotta. Stamane a Radio in Blu
Giovedì mattina 4 febbraio : RUBRICA ore 9,35 Diretta Streaming IN Blu 2000 https://www.radioinblu.it/streaming/?vid=0_vvn1ychr
SI CAMBIA PASSO CON MARIO DRAGHI- Alessandra intervistata a cura di Chiara Placenti