LE CREPE ormai FRANE della politica bancaria nostrana
Alessandra Servidori LE CREPE ormai FRANE della politica bancaria nostrana
10 febbraio 2016
Continua inarrestabile la crisi economica e bancaria internazionale e sarebbe importante che il popolo italiano capisse fino in fondo ciò che stiamo vivendo. Senza imbrogli e omissioni. I titoli bancari stanno zavorrando Piazza Affari e sono più che mai forti le preoccupazioni degli investitori per la situazione patrimoniale delle banche italiane, gravate da sofferenze per oltre 200 miliardi e da crediti deteriorati per complessivi 350 miliardi. E nonostante il governo continui ad essere vago e falsamente rassicurante la questione dei 3 maggiori gruppi bancari italiani cioè Intesa-San Paolo -,UniCredit e Monte dei Paschi di Siena , relativamente alle loro esposizioni verso i crediti dubbi e ai requisiti patrimoniali sono in profondo rosso.E non da oggi ma dal 2011. I poco magnifici 3 ,hanno riportato in tutto perdite per 40,5 miliardi di euro dall’1 gennaio del 2011 al 30 settembre del 2015, e non conosciamo i risultati dell’ultimo trimestre dello scorso esercizio. Si tratta di quasi il 58% del loro attuale valore di capitalizzazione in borsa e di oltre un terzo del loro patrimonio netto totale. Grossa parte delle perdite è stata determinata dalle maxi-svalutazioni delle sofferenze, che ammontano a più della metà del loro valore complessivo di 95 miliardi di euro. E i crediti deteriorati di questi istituti, includendo gli incagli e i prestiti scaduti, sono pari a 190 miliardi. Il caso più eclatante è di MPS, che ha registrato perdite nell’ultimo quinquennio per 14,5 miliardi, 5 volte in più di quanto oggi valga in borsa. Unicredit ha un rosso cumulato di 18,74 miliardi, il 70% del suo attuale valore di capitalizzazione, mentre Intesa-Sanpaolo, che a Milano viene valutata intorno ai 45 miliardi, di perdite negli ultimi 5 anni ne ha riportate “appena” per 7,24 miliardi. Noi risparmiatori, correntisti,investitori vogliamo sapere come intende agire il Governo : non ci fidiamo dei vari decreti salva-banche , dato che a partire da quest’anno, con l’entrata in vigore del cosiddetto “bail-in”, noi possiamo essere coinvolti nelle perdite per le somme superiori ai 100.000 euro. L’unica arma che il risparmiatore e l’investitore ha per tutelarsi dal rischio di vedersi intaccati i propri conti o titoli è sapere la verità .E contemporaneamente capire cosa sta succedendo in Germania, dove la situazione del gruppo Deutsche Bank desta seria preoccupazione. Gli indicatori di malessere sono innumerevoli ma il responso è sempre lo stesso: febbre alta. Nell’ultimo mese il titolo della prima banca tedesca è sceso di oltre il 30%, a 15 euro per azione, meno di quanto valeva durante la crisi del 2008-2009. Nell’ultimo anno il calo supera il 40%. La banca vale in Borsa circa 20 miliardi di euro, la metà dell’italiana Intesa Sanpaolo. Perché la vera ragione della tempesta perfetta che ha messo in ginocchio le banche italiane non sta nell'isteria collettiva, nella speculazione, nel crollo del petrolio, nel rallentamento della Cina, sta in Germania, e a un indirizzo preciso: la Bundesbank. Ci aiuta un documento di alcuni straordinari maestri della School of european political economy che, come esperti onesti e saggi, ci spiegano alcune carsiche dinamiche. Da Francoforte partono tutte le perplessità sul sistema bancario italiano, e da lì stanno maturando proposte che puntano a mettere un cappio ai paesi con debito pubblico troppo alto come il nostro, per evitare che i meccanismi di salvataggio europei possano salvare i peccatori a spese dei virtuosi. Così diciamo : attento Renzi, la tua politica di stimolo ha fatto ben poco, mentre non ti sei più preoccupato della crescita del debito, che è uno degli elementi più critici per la stabilità dell'euro-area. E se fino all'anno scorso la recessione faceva da scusante per non rientrare dal debito, quest'anno quell'alibi non vale più, la qual cosa ci potrebbe procure una procedura di infrazione. A questo aspetto – il debito in crescita - se n'è aggiunto un altro: la perdita di leadership di Berlino sul fronte europeo. Che si è tradotta in un rompete le righe dal punto di vista della voglia di solidarietà. Cioè la voglia di condividere i rischi, quindi è aumentata la pressione dei partner a far sì che chi ha problemi se li risolva da sé.Chi ha un debito troppo alto deve rafforzare la separazione tra rischio sovrano e rischio bancario. A Francoforte c’è chi lavora da tempo per ottenere un rating di rischiosità da attribuire al debito dei vari paesi europei, così da obbligare le banche a considerarli alla stregua di altri titoli a rischio nei propri bilanci e , l'introduzione di regole che limitino la quantità di titoli di Stato che ciascuna banca può detenere. Un terremoto per tutti gli istituti europei, ma in particolar modo per i nostri, che hanno sempre aiutato lo Stato a piazzare il suo debito comprando parecchio e mettendolo nei caveau. La Bundesbank potrà convincere i suoi partner a fare quello che chiede : tutti i sistemi-paracadute che devono garantire la sicurezza collettiva del sistema del credito non partiranno. Rinviati. Finché le banche non si saranno sgravate dai titoli pubblici in eccesso. Rinviati tutti a cominciare dall'assicurazione comune dei depositi bancari europei, che è quel sistema che mutualizza i rischi: i sistemi bancari europei dovrebbero mettere in comune le risorse necessarie a finanziare il fondo di assicurazione, per cui se una banca italiana fallisce, i soldi per rimborsare i suoi depositanti vengono presi dai contributi versati dalle banche di tutti gli altri paesi dell’area euro. Il documento della School of european political economy dichiara “un paese potrebbe lasciar fallire le proprie banche e le proprie imprese, così da scaricare parte degli oneri sull'assicurazione dei depositi finanziata da contribuenti stranieri”, così la gli autori spiegano le paure tedesche (e non solo) senza tanti giri di parole. Quindi per ora non se ne parla. Previdenti, i tedeschi immaginano insomma che una crisi del debito di un paese membro - come quella che abbiamo già visto in Grecia e non solo - potrebbe sempre capitare. Se si fa quello che la Bundesbank chiede, a quel punto ristrutturare quel debito non coinvolgerebbe anche le banche del paese, considerate la parte del sistema da proteggere. Continua il Documento : attenzione ristrutturare il debito“a completamento di tale decentramento del rischio sovrano, meccanismi automatici di ristrutturazione del debito, attraverso l'allungamento delle scadenze dei titoli pubblici, verrebbero disposti e fatti valere ogni qual volta un paese perdesse accesso al mercato per finanziare il proprio debito pubblico e fosse quindi costretto a rivolgersi al ‘Meccanismo europeo di stabilità’ per ottenere assistenza finanziaria”.Insomma l'assistenza del meccanismo europeo pensato per risolvere le crisi, si pagherebbe prima con l'imposizione “automatica” (e quindi non materia di trattativa) di una ristrutturazione del debito.La morale del messaggio dei “saggi” della School of european political economy è che siamo fragili, più di quello che crediamo. E che i nostri partner, che non si fidano più l'uno dell'altro, tantomeno si fidano di noi. Ma è proprio per questo che l'Italia ha solo da perdere dalla crisi di sfiducia che sta attraversando l'Unione: la coesione, viceversa, è la nostra ciambella di salvataggio.
Alessandra Servidori LE CREPE ormai FRANE della politica bancaria nostrana
Continua inarrestabile la crisi economica e bancaria internazionale e sarebbe importante che il popolo italiano capisse fino in fondo ciò che stiamo vivendo. Senza imbrogli e omissioni. I titoli bancari stanno zavorrando Piazza Affari e sono più che mai forti le preoccupazioni degli investitori per la situazione patrimoniale delle banche italiane, gravate da sofferenze per oltre 200 miliardi e da crediti deteriorati per complessivi 350 miliardi. E nonostante il governo continui ad essere vago e falsamente rassicurante la questione dei 3 maggiori gruppi bancari italiani cioè Intesa-San Paolo -,UniCredit e Monte dei Paschi di Siena , relativamente alle loro esposizioni verso i crediti dubbi e ai requisiti patrimoniali sono in profondo rosso.E non da oggi ma dal 2011. I poco magnifici 3 ,hanno riportato in tutto perdite per 40,5 miliardi di euro dall’1 gennaio del 2011 al 30 settembre del 2015, e non conosciamo i risultati dell’ultimo trimestre dello scorso esercizio. Si tratta di quasi il 58% del loro attuale valore di capitalizzazione in borsa e di oltre un terzo del loro patrimonio netto totale. Grossa parte delle perdite è stata determinata dalle maxi-svalutazioni delle sofferenze, che ammontano a più della metà del loro valore complessivo di 95 miliardi di euro. E i crediti deteriorati di questi istituti, includendo gli incagli e i prestiti scaduti, sono pari a 190 miliardi. Il caso più eclatante è di MPS, che ha registrato perdite nell’ultimo quinquennio per 14,5 miliardi, 5 volte in più di quanto oggi valga in borsa. Unicredit ha un rosso cumulato di 18,74 miliardi, il 70% del suo attuale valore di capitalizzazione, mentre Intesa-Sanpaolo, che a Milano viene valutata intorno ai 45 miliardi, di perdite negli ultimi 5 anni ne ha riportate “appena” per 7,24 miliardi. Noi risparmiatori, correntisti,investitori vogliamo sapere come intende agire il Governo : non ci fidiamo dei vari decreti salva-banche , dato che a partire da quest’anno, con l’entrata in vigore del cosiddetto “bail-in”, noi possiamo essere coinvolti nelle perdite per le somme superiori ai 100.000 euro. L’unica arma che il risparmiatore e l’investitore ha per tutelarsi dal rischio di vedersi intaccati i propri conti o titoli è sapere la verità .E contemporaneamente capire cosa sta succedendo in Germania, dove la situazione del gruppo Deutsche Bank desta seria preoccupazione. Gli indicatori di malessere sono innumerevoli ma il responso è sempre lo stesso: febbre alta. Nell’ultimo mese il titolo della prima banca tedesca è sceso di oltre il 30%, a 15 euro per azione, meno di quanto valeva durante la crisi del 2008-2009. Nell’ultimo anno il calo supera il 40%. La banca vale in Borsa circa 20 miliardi di euro, la metà dell’italiana Intesa Sanpaolo. Perché la vera ragione della tempesta perfetta che ha messo in ginocchio le banche italiane non sta nell'isteria collettiva, nella speculazione, nel crollo del petrolio, nel rallentamento della Cina, sta in Germania, e a un indirizzo preciso: la Bundesbank. Ci aiuta un documento di alcuni straordinari maestri della School of european political economy che, come esperti onesti e saggi, ci spiegano alcune carsiche dinamiche. Da Francoforte partono tutte le perplessità sul sistema bancario italiano, e da lì stanno maturando proposte che puntano a mettere un cappio ai paesi con debito pubblico troppo alto come il nostro, per evitare che i meccanismi di salvataggio europei possano salvare i peccatori a spese dei virtuosi. Così diciamo : attento Renzi, la tua politica di stimolo ha fatto ben poco, mentre non ti sei più preoccupato della crescita del debito, che è uno degli elementi più critici per la stabilità dell'euro-area. E se fino all'anno scorso la recessione faceva da scusante per non rientrare dal debito, quest'anno quell'alibi non vale più, la qual cosa ci potrebbe procure una procedura di infrazione. A questo aspetto – il debito in crescita - se n'è aggiunto un altro: la perdita di leadership di Berlino sul fronte europeo. Che si è tradotta in un rompete le righe dal punto di vista della voglia di solidarietà. Cioè la voglia di condividere i rischi, quindi è aumentata la pressione dei partner a far sì che chi ha problemi se li risolva da sé.Chi ha un debito troppo alto deve rafforzare la separazione tra rischio sovrano e rischio bancario. A Francoforte c’è chi lavora da tempo per ottenere un rating di rischiosità da attribuire al debito dei vari paesi europei, così da obbligare le banche a considerarli alla stregua di altri titoli a rischio nei propri bilanci e , l'introduzione di regole che limitino la quantità di titoli di Stato che ciascuna banca può detenere. Un terremoto per tutti gli istituti europei, ma in particolar modo per i nostri, che hanno sempre aiutato lo Stato a piazzare il suo debito comprando parecchio e mettendolo nei caveau. La Bundesbank potrà convincere i suoi partner a fare quello che chiede : tutti i sistemi-paracadute che devono garantire la sicurezza collettiva del sistema del credito non partiranno. Rinviati. Finché le banche non si saranno sgravate dai titoli pubblici in eccesso. Rinviati tutti a cominciare dall'assicurazione comune dei depositi bancari europei, che è quel sistema che mutualizza i rischi: i sistemi bancari europei dovrebbero mettere in comune le risorse necessarie a finanziare il fondo di assicurazione, per cui se una banca italiana fallisce, i soldi per rimborsare i suoi depositanti vengono presi dai contributi versati dalle banche di tutti gli altri paesi dell’area euro. Il documento della School of european political economy dichiara “un paese potrebbe lasciar fallire le proprie banche e le proprie imprese, così da scaricare parte degli oneri sull'assicurazione dei depositi finanziata da contribuenti stranieri”, così la gli autori spiegano le paure tedesche (e non solo) senza tanti giri di parole. Quindi per ora non se ne parla. Previdenti, i tedeschi immaginano insomma che una crisi del debito di un paese membro - come quella che abbiamo già visto in Grecia e non solo - potrebbe sempre capitare. Se si fa quello che la Bundesbank chiede, a quel punto ristrutturare quel debito non coinvolgerebbe anche le banche del paese, considerate la parte del sistema da proteggere. Continua il Documento : attenzione ristrutturare il debito “a completamento di tale decentramento del rischio sovrano, meccanismi automatici di ristrutturazione del debito, attraverso l'allungamento delle scadenze dei titoli pubblici, verrebbero disposti e fatti valere ogni qual volta un paese perdesse accesso al mercato per finanziare il proprio debito pubblico e fosse quindi costretto a rivolgersi al ‘Meccanismo europeo di stabilità’ per ottenere assistenza finanziaria”.Insomma l'assistenza del meccanismo europeo pensato per risolvere le crisi, si pagherebbe prima con l'imposizione “automatica” (e quindi non materia di trattativa) di una ristrutturazione del debito.La morale del messaggio dei “saggi” della School of european political economy è che siamo fragili, più di quello che crediamo. E che i nostri partner, che non si fidano più l'uno dell'altro, tantomeno si fidano di noi. Ma è proprio per questo che l'Italia ha solo da perdere dalla crisi di sfiducia che sta attraversando l'Unione: la coesione, viceversa, è la nostra ciambella di salvataggio.
IL DDL UNIONI CIVILI è inganno
Alessandra Servidori
A Parigi promossa e firmata la Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata: e l’ITALIA intanto rincorre l’inganno.
Nel corso di una intervista il senatore Lo Giudice ha ammesso che con la stepchild adoption il bambino che attualmente è riconosciuto solo dal suo compagno, genitore naturale in quanto donatore del seme, potrà essere riconosciuto anche da lui. Alla faccia di chi dice che la legge Cirnnà non c’entra nulla con l’utero in affitto. Lo Giudice ammette infatti alle Iene che non ha permesso che la madre allattasse il bambino che le avevano fatto partorire spendendo 100 mila euro lui e il suo compagno perché non si stabilisse alcun legame con la mamma……. (perché invece in nove mesi dentro la pancia no, non si mescolano sangue e respiro e cellule)… Intanto mentre noi rincorriamo una legge sbagliata e anticostituzionale nella capitale francese Parlamento e femministe firmano contro l’utero in affitto. È stata infatti firmata martedì 2 febbraio a Parigi, una Carta per proporre agli Stati europei l’abolizione universale della maternità surrogata o utero in affitto. L’accordo è stato siglato nella sede dell’Assemblea Nazionale di Parigi, al termine della Conferenza de La Haye, Organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani e della famiglia, dai rappresentanti del mondo politico, dell’associazionismo e della comunità scientifica europea che ritengono ingiusta e lesiva questa pratica. “Per l’abolizione universale della maternità surrogata” è l’obiettivo dei partecipanti all’Assise, su spinta di tre associazioni: Collettivo CoRP, “Collectif National pour les Droits des Femmes” e “Coordination Lesbienne en France”. In particolare, nella Carta viene denunciato “l’utilizzo degli esseri umani il cui valore intrinseco e la cui dignità sono cancellati a favore del valore d’uso o del valore di scambio” e si chiede l’abolizione della pratica della maternità surrogata a livello internazionale.“Chiediamo alla Francia e agli altri paesi europei – si legge nel documento – di rispettare le convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino di cui sono firmatari e di opporsi fermamente a tutte le forme di legalizzazione della maternità surrogata sul piano nazionale e internazionale. Noi chiediamo inoltre, in nome dell’uguale dignità di tutti gli esseri umani, che essi agiscano con fermezza per abolire questa pratica a livello internazionale, in particolare promuovendo la redazione, l’adozione e l’efficace messa in pratica di una convenzione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata”. http://abolition-gpa.org/charte/italiano/
Italia-Bruxellels-Politiche di genere
Alessandra Servidori ITALIA/BRUXELLES : NOTIZIE IMPORTANTI politiche parità di genere
Grazie ad Alessia Mosca parlamentare europea siamo venute a conoscenza che il Parlamento europeo ha votato una risoluzione con cui chiede formalmente alla Commissione la produzione di una nuova strategia post-2015 sulla parità di genere sui diritti delle donne. La precedente, infatti, era relativa al periodo 2010-2015 e, tra l'altro, è stata considerata da più parti insufficiente per promuovere un reale e profondo cambiamento della situazione femminile nell'Unione europea. Dopo un precedente sollecito del Parlamento europeo, la Commissione ha pubblicato, lo scorso anno, un "documento di lavoro", che però non ha alcun valore inter-istituzionale ed è considerato di importanza politica inferiore, in quanto non ha bisogno di essere approvato dal collegio dei commissari, non esplicita impegni politici, non prevede né un budget dedicato né concreti parametri di riferimento rendendo impossibile valutare i progressi realizzati sugli obiettivi preposti. Questa richiesta si aggiunge alle precedenti, rivolte questa volta al Consiglio, di trovare un accordo sia sulla direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione sia sul tema del congedo di maternità e di paternità, rispetto a cui ci auguriamo che la Commissione presenti al più presto una nuova proposta legislativa .Nel frattempo, alla Camera dei Deputati italiana è stata approvata, con larga maggioranza, la legge che impone l'equilibrio di genere anche nei consigli regionali. Dopo la legge relativa agli enti locali, approvata durante la scorsa legislatura, e quelle relative a Parlamento nazionale e Parlamento europeo, anche le regioni sono finalmente chiamate a osservare il principio della parità di rappresentanza tra uomini e donne. La valutazione e il monitoraggio effettuati sulla legge Golfo-Mosca, relativa ai consigli di amministrazione, ha dimostrato, dati alla mano, che l'avere più donne ai vertici ha comportato tutta un'altra serie di miglioramenti collaterali (abbassamento dell'età media, maggiore trasparenza nella selezione, migliori performance sul mercato): ci auguriamo e su questo siamo fermamente convinte che anche nel caso del pubblico si possa dimostrare che la parità di genere non è solo una questione di giustizia sociale ma anche uno strumento concreto per migliorare la nostra società. Ovviamente noi come TUTTEPERITALIA facciamo la nostra parte, come possiamo,ma senza mollare.
Di seguito il link del testo completo della risoluzione .http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=- %2F%2FEP%2F%2FTEXT%2BMOTION%2BB8-2016-0150%2B0%2BDOC%2BXML%2BV0%2F%2FIT&language=IT
INSIEME contro il cancro
WORD CANCER DAY 2016
BOLOGNA -25 FEBBRAIO 2016 dalle ore 15 alle17-PALAZZINA LIBERTY -1piano-Giardini Margherita-Piazzale Iacchia-1/4 DIAMOCI UNA MANO CONTRO IL CANCRO-INSIEME È MEGLIO
Noi tutti per Bologna-Ant-Komen-Lilt-Lill-Tutteperitalia-AIRC-Europa Donna
CIÒ CHE DOBBIAMO E POSSIAMO sapere per combattere il CANCRO
Diritti e doveri delle lavoratrici, lavoratori affetti da patologie oncologiche,invalidanti, ingravescenti. Norme, informazioni, chi, dove, quando, come.Istruzioni per chi ne ha bisogno- L’incontro gratuito e aperto , rivolto alla cittadinanza tutta,al personale sanitario, parasanitario e assistenziale, ai volontari che operano in questi ambiti e a chi svolge un’attività in campo sociale. Durante l’incontro nato da un coordinamento spontaneo di associazioni e persone,, ci si confronterà su come organizzare l’informazione utile : cosa e come ogni singola associazione svolge la sua azione sul territorio. Dalle norme contrattuali e sociali all’attività di ricerca ,prevenzione, cura, chirurgia,e le sedi a cui rivolgersi. Una Road Map bolognese.
Il lavoro e l’informazione sono parti inscindibili di un possibile recupero ottimale, di una buona vita per chi vive e lavora con patologie oncologiche . E per le famiglie
Jobs act-legge di stabilità, novità contrattuali--A. Servidori TUTTEPERITALIA
Prevenzione,tumore al seno. Nuove prospettive. C. Faralli -MC. Re S.KOMEN
Linfedema oncologico: prevenzione,autocura nel percorso LILL-Daniele Aloisi
l'Assistenza domiciliare curativa-il sistema nazionale di ANT -Raffaella Pannuti
Patologie oncologiche e prevenzione Domenico Francesco Rivelli –LILT
A che punto siamo con la ricerca e nuove prospettive -P.Lollini-AIRC
La lotta al cancro a livello europeo- EUROPA DONNA
BOLOGNA Giovedì 25 Febbraio 2016 dalle 15 alle 17
Piazzale Iacchia
1/4 Palazzina Liberty
Primo piano Giardini Margherita
Per informazioni scrivere mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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MONDO EUROPA ITALIA : è il Lavoro agile il nuovo che avanza
Alessandra Servidori MONDO EUROPA ITALIA : è il Lavoro agile il nuovo che avanza
Quasi a distanza di 10 giorni il Consiglio dei ministri Italiano vara il DDL sul Lavoro autonomo in coda al Employment and Social Developments in Europe 2015 –del 21/01/2016
Peraltro in contemporanea è in corso la quarta rivoluzione industriale in interazione con altri fattori socio-economici e demografici ben spiegata nel Report del Word Economic Forum ““The future of Jobs”, che ci fornisce informazioni specifiche sullo stato di nuove tendenze per tipologia di industria e area geografica, nonché sui tempi previsti per l’impatto di queste sulle mansioni di lavoro, i livelli occupazionali e le competenze che sta creando un cambiamento radicale del modello di business in tutti i settori, con conseguenze importanti per il mercato del lavoro. Nuove categorie di lavori emergeranno, parzialmente o totalmente a scapito di altre. I bagagli di competenze necessarie in entrambe le professioni vecchie e nuove cambierà nella maggior parte delle industrie e a trasformarsi saranno anche le modalità e il luogo in cui le persone lavorano, influenzando lavoratrici e lavoratori in modo diverso e finendo per influire anche sulle dinamiche legate al genere. L’indagine Occupazione e sviluppi sociali in Europa(ESDE) della Commissione Ue, che trovate quest’anno mette in luce nuovi positivi sviluppi occupazionali e sociali nell’UE. Tuttavia, nonostante recenti miglioramenti, sussistono ancora enormi disparità tra gli Stati membri in termini di crescita economica, occupazione e altri indicatori essenziali sociali e occupazionali. Molte di queste disparità sono collegate al sottoutilizzo del capitale umano su vari fronti: l’analisi esamina i modi di affrontare queste disparità, concentrandosi in particolare sulla creazione di posti di lavoro, sull’efficienza del mercato del lavoro, sulla modernizzazione della protezione sociale e sull’investimento nelle persone. L’indagine ESDE 2015 evidenzia le potenzialità del lavoro autonomo e dell’imprenditorialità nella creazione di posti di lavoro. I dati indicano tuttavia che alcuni gruppi, fra cui i giovani, gli anziani, le donne e le minoranze etniche, possono trovarsi innanzi maggiori ostacoli per avviare un’attività in proprio. La relazione indica inoltre che la maggioranza delle persone non ritiene di possedere le competenze o le conoscenze necessarie per avviare un’attività. Dall’indagine ESDE risulta che l’adozione di politiche mirate può servire a migliorare la situazione. Tali politiche possono comprendere un accesso più agevole a finanziamenti e incentivi fiscali, l’educazione all’imprenditorialità o l’accesso all’assistenza all’infanzia e alle persone anziane. Una maggiore varietà di contratti di lavoro consente modalità di lavoro flessibili e quindi di aumentare la partecipazione al mercato del lavoro ma può anche comportarne la segmentazione. Mentre alcuni nuovi contratti offrono una situazione potenzialmente vantaggiosa per tutti, altri possono essere fonte di incertezza del lavoro. La flessibilità è importante, ma c’è bisogno anche di sicurezza: questo è un altro problema che sarà affrontato nell’ambito dello sviluppo del pilastro europeo dei diritti sociali. L’UE può fare un uso migliore delle proprie risorse umane attraverso la mobilità. Sebbene nel corso degli ultimi vent’anni il numero dei lavoratori mobili sia aumentato, la loro percentuale sul totale della forza lavoro resta limitata: Solo il 4% dei cittadini dell’UE fra i 15 e i 64 anni vive in uno Stato membro diverso da quello di nascita, eppure i lavoratori mobili dell’Unione tendono ad avere prospettive di lavoro complessivamente migliori rispetto alla popolazione locale. Inoltre, la loro presenza ridotto la disoccupazione in alcuni degli Stati membri più duramente colpiti dalla crisi e ha contribuito a risolvere i problemi della carenza di personale nei paesi di destinazione. L’indagine ESDE sottolinea quindi chiaramente le potenzialità economiche della mobilità. Si prende in esame anche la disoccupazione di lungo periodo, che colpisce circa 11,4 milioni di persone nell’UE. La lotta contro la disoccupazione di lungo periodo è fondamentale nell’impegno per migliorare l’efficienza del mercato del lavoro, dal momento che i disoccupati di lungo periodo hanno una probabilità dimezzata di trovare un lavoro rispetto a quelli di breve periodo. L’analisi contenuta nell’indagine ESDE mostra che essere registrati presso i servizi pubblici per l’impiego e prendere parte a una formazione aumentano significativamente la possibilità di ottenere un posto di lavoro sostenibile. La raccomandazione sulla disoccupazione di lungo periodo, adottata dal Consiglio il 7 dicembre 2015, è in linea con tali conclusioni. Infine, il dialogo sociale sarà fondamentale nella promozione di una ripresa economica sostenibile e inclusiva. Le parti sociali sono state coinvolte nell’elaborazione e nell’attuazione di varie importanti riforme e strategie. Perché il dialogo sociale svolga efficacemente il proprio ruolo è necessario rafforzare la capacità delle parti sociali, in particolare negli Stati membri in cui il dialogo sociale è insufficiente o lo è diventato a causa della crisi economica. Sebbene il livello di disoccupazione nell’UE rimanga elevato, i datori di lavoro continuano a incontrare difficoltà a coprire determinati posti vacanti. Oltre ai veri e propri squilibri tra domanda e offerta di competenze, la possibilità di occupare posti vacanti è limitata anche dall’incapacità di offrire retribuzioni o condizioni di lavoro vantaggiose, formazione o opportunità di carriera interessanti. L’indagine ESDE 2015 giunge alla conclusione che esiste una quota significativa dei lavoratori di paesi terzi sotto-occupati rispetto al loro livello di qualifica. L’iniziativa dell’agenda per le nuove competenze che la Commissione sta preparando per l’anno in corso cercherà di affrontare tali sfide. Inoltre, i tassi di occupazione delle donne con bambini e dei lavoratori anziani sono ancora molto bassi. Promuovere una maggiore partecipazione di questi gruppi al mercato del lavoro sarà cruciale nella prospettiva dell’invecchiamento della popolazione.Dunque in Italia il DDL licenziato dal Consiglio dei Ministri , ha messo mano al lavoro autonomo dimenticato nelle ultime due leggi di Stabilità e nella riforma del lavoro e alle più moderne forme di esecuzione della prestazione lavorativa permesse in particolare dal progresso tecnologico (il c.d. smartworking, nell’articolato normativo diventato “lavoro agile”) a titolo : Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato . Il disegno di legge del governo presta attenzione a quel “lavoro agile” che le nuove tecnologie richiedono. L’esame parlamentare potrà consentire di approfondire tutti i profili del cambiamento dall’orario di lavoro alla smaterializzazione del luogo fisico alla retribuzione a risultato e il modo con cui agevolare trasformazioni veloci e imprevedibili, che risulta difficile fissare e tipizzare. Solo i contratti individuali o gli specifici termini della committenza nel quadro di adeguate garanzie per il lavoratore e la lavoratrice appaiono idonei ad adattare le regole del lavoro per prestatori d’opera tanto subordinati quanto autonomi. L’importante è che questi contratti o si collochino nel quadro di accordi aziendali o siano assistiti dalla certificazione o riguardino alte professionalità. L’agilità insomma non è solo lavoro a distanza con le opportunità di conciliazioni che ne conseguono e dunque per le donne e i lavoratori anziani segnalati dal rapporto ESDE ma anche in ogni lavoro nel momento in cui le tecnologie digitali cambiano gli assetti della produzione di beni come di servizi.
In diretta dal Circo Massimo
Alessandra Servidori In diretta dal Circo Massimo : la piazza forte della famiglia.
E’ una bella prova di forza dei valori nei quali crediamo. Siamo in tantissimi molti di più che ai tempi di Sergio Cofferati il sindacalista che portò al Circo Massimo centinaia di pullman pagati con i soldi dei patronati: no oggi nessuno ci ha pagato il pullman o il treno e né tantomeno il pranzo. Una piazza spontanea, tranquilla, colorata ma decisa ad andare avanti non solo a difendere i diritti della famiglia ma soprattutto a promuoverli. La famiglia, il diritto alla vita e alla libertà religiosa sono capisaldi della nostra Costituzione e l’ordinamento già riconosce in modo ampio diritti individuali ai componenti di una unione omosessuale. Il ddl in questione, pur denominandosi delle unioni civili, in realtà non fa emergere in modo organico diritti ciò esistenti, ma individua un regime identico a quello del matrimonio. Questa sovrapposizione contrasta con la Costituzione, che tratta in modo specifico la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, distinguendola dalle altre formazioni sociali. Del disegno di legge in discussione è iniqua la possibilità di adottare da parte della coppia omosessuale , se pure transitando dalla via della stepchild adoption ovvero l’adozione del figliastro: in tal modo la crescita di un minore all’interno di una coppia omosessuale viene fatta equivalere a quella in una coppia eterosessuale, e il bambino è privato dal legislatore della varietà delle figure educative derivanti dal sesso diverso dei genitori. Ed è inaccettabile, quale alternativa alla stepchild adoption, il c.d. “affido rafforzato”, cioè la trasformazione dell’affido in una adozione rispetto alla quale il decorso del tempo può far giungere a una sistemazione definitiva nella “famiglia” di destinazione. Affido e adozione rispondono a logiche differenti, avendo avuto finora entrambi come riferimento l’interesse del minore, variabile a seconda della situazione di partenza: nell’affido è una momentanea difficoltà della famiglia originaria, nell’adozione la stato di abbandono del minore. Inoltre dall'approvazione del ddl si perviene alla maternità surrogata: se il regime della convivenza è parificato a quello coniugale, dal primo non resterebbe fuori qualcosa che caratterizza il secondo. E se la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha costruito un “diritto” ad avere i figli, come sarebbe ammissibile la via della adozione omosessuale , diventerebbe ammissibile pure quella della “gestazione per altri”.Dunque per prudenza e saggezza, invece di una legge affrettata, è meglio confrontarsi sulle conseguenze sociali in senso ampio di certe scelte (soprattutto quelle che riguardano i bambini) laddove leggi simili sono state approvate, e cercare di creare spazi pubblici per pensare a quale bene vogliamo per l’intera società.
IGNORANZA E DEMENZIALITA'
IGNORANZA E DEMENZIALITA’
Lo sviluppo della cultura - «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura...». – Costituzione Italiana, Art. 9. Anno 1948
L'arte e la scienza - «L'arte e la scienza sono libere…». – Costituzione, Art. 33.
Valorizzazione - «Lo Stato ha legislazione esclusiva [nella] valorizzazione dei beni culturali…». – Costituzione, Art. 117,
Roma, Musei Capitolini – Due installazioni nude di cartone. - Anno dei barbari 2016
Alessandra Servidori
Analisi seria di cosa prevede per istruzione e formazione professionale la riforma della Costituzione
Alessandra Servidori
Analisi seria di cosa prevede per Istruzione e formazione professionale la riforma costituzionale
Il disegno di legge di riforma costituzionale è stato approvato nel testo definitivo l’11 gennaio alla Camera e il 20 gennaio al Senato. Ora deve tornare solo alla Camera in aprile per essere approvato in seconda lettura, quella definitiva. Il testo non può più essere modificato, solo approvato o respinto. A Ottobre 2016 ci sarà la consultazione referendaria. Vediamo cosa è successo nell’istruzione e nella formazione professionale.(I e FP).Si amplia la competenza di legislazione esclusiva dello Stato. Il comma 2 lettera o) dell’articolo 117 assegna allo Stato” le disposizioni generali e comuni sull'istruzione e formazione professionale”(IeFP).Quindi pare chiaro che torneranno allo Stato l’obbligo di istruzione, le qualifiche e i diplomi che venivano impartite dalle Regioni con la IeFP, e anche la filiera IFTS e ITS. La IeFP assegnata allo Stato rimane però distinta dall’istruzione che è disciplinata in un'altra lettera dell'art. 117, comma 2, lettera n) “disposizioni generali e comuni sull'istruzione; ordinamento scolastico, istruzione universitaria e programmazione strategica della ricerca scientifica e tecnologica". La lettera n) della Costituzione tuttora in vigore citava solo alla lettera” n) norme generali sull'istruzione. Diminuisce la competenza legislativa delle Regioni .Alle Regioni rimane solo la Formazione professionale, una nuova materia diversa dall’IeFP, quindi con attività formative diverse. Quali? Forse la formazione continua, a distanza, rivolta agli adulti. Ora non si sa . E l’apprendistato?Per ora non è chiaro. In relazione al cosiddetto "regionalismo differenziato", la IeFP è stata inserita tra le materie nelle quali singole Regioni potranno ottenere ulteriori competenze legislative, regolamentari e amministrative, con apposita legge dello Stato. In breve se alcune regioni vorranno avere sulla IeFP gli stessi poteri delle Regioni o Province a Statuto speciale, come il Trentino Alto Adige, potranno farne richiesta e una legge dello Stato potrà concedergliele.Tutta la materia dell’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) dovrà contestualmente trovare una qualche sistemazione nel Decreto Delegato previsto dalla Legge 107/2015 art. 1) comma 181 lettera d) Revisione dei percorsi dell'istruzione professionale, nel rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, nonche' raccordo con i percorsi dell'Istruzione e Formazione Professionale. Se la nuova Costituzione sarà varata, come si dice, nell’ Ottobre 2016, i decreti delegati della L.107 del 15 luglio 2015, potranno essere emanati con la nuova Costituzione, infatti la loro approvazione deve avvenire entro 18 mesi, quindi entro gennaio 2017. Le speranze .Con la nuova Costituzione e a ordinamenti scolastici invariati, ci troveremmo di fronte a 3 profili dell'istruzione professionale: 1.Istruzione professionale statale, 2. Istruzione e Formazione Professionale divenuta statale, almeno nelle disposizioni generali e comuni, 3. Formazione professionale regionale ( che non darà più qualifiche e diplomi, nè potrà più essere il luogo per l'assolvimento dell'obbligo). La nostra speranza, preso atto della sepoltura della decentralizzazione, è che si realizzi almeno una razionalizzazione di tutta l’istruzione professionale, attraverso quella operazione che andiamo ripetendo da anni: la trasformazione radicale degli attuali istituti professionali, convertendone una piccola parte in Istituti Tecnici ( ai quali sono già omologati) e la grande parte in istituti che impartiscono le qualifiche e i diplomi dell'attuale IeFP .Dunque per l’ennesima volta dopo il disastro della Legge Bassanini e di altri pezzi” riformatori” che hanno stravolto la nostra cultura formativa e hanno confuso i livelli e le materie di intervento rendendo la struttura barocca dispendiosa e vecchia, per i nostri giovani si apre una stagione di cambiamento: vero è che ci vorranno altri anni per testare la bontà o meno di questa rivoluzione costituzionale e il nostro paese rischia di perdere il volano dello sviluppo e soprattutto di non offrire alle nuove generazioni quel che serve a loro per esprimere talento e creatività virtuosa.
IL PARLAMENTO NON E' LA SUCCURSALE DEI DS
Alessandra Servidori
Verso un vergognoso voto ideologico. IL PARLAMENTO non è la succursale dei DS
Questo parlamento , che non mi rappresenta se non in minima parte, sta compiendo una forzatura ideologica devastante approvando una legge che viola i diritti dei bambini. Apprezzo le parole del cardinale Bagnasco disapprovo le parole della Presidente Boldrini, ritengo brutale e arrogante il voto all’unanimità dell’assemblea dei DS sulla blindatura del testo Cirinnà : dietro le bandiere dei diritti si consuma una speculazione sui bambini che viene persino evidenziata da chi,omosessuale come Jean Pier Delaume Myard ,difende con ragionevole forza e senza esibizione farneticante la sua omosessualità , anche come componente dell’Associazione Manif Pour Tous. Delaume afferma,in un libro che rappresenta una inusuale e coraggiosa testimonianza, di aver fatto la scelta di vivere in coppia, eppure è contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso, non per motivi di unione tra due persone che si amano, ma per il problema fondamentale del bambino e del suo diritto ad avere un padre, una madre e dei nonni. E soprattutto dichiara che sono molti gli omosessuali che non provano alcun desiderio di sposarsi e ancor meno di avere un bambino. Soprattutto da giovane all’idea di avere un bambino per potergli trasmettere amore, un patrimonio, uno status sociale si è contrapposta la realtà della filiazione. Quali sarebbero stati i riferimenti di questo bambino, il suo non-rapporto con la madre,perché una coppia omosessuale maschile non può che comprarsi un bambino venduto e il bambino non può crescere e vivere con la madre vera e propria. Libertà, uguaglianza, fraternità, sicuramente ma prima di tutto per il bambino di crescere con un padre e una madre. I bambini non sono un diritto non sono oggetti. Il matrimonio per tutti e le sue conseguenze sul nostro avvenire comune è la realtà sulla quale ognuno è chiamato ad esprimersi liberamente e senza imporre ad altri scelte demagogiche vincolanti . La richiesta di uguaglianza della legge in discussione vuole decostruire le basi antropologiche, finora fondamento della società, per ricostruirle su basi che intendono un diritto non più orientato alla lettura del reale, ma come strumento per trasformare la realtà; che giunge a considerare diritti dei meri desideri. Il disegno di legge sulle unioni civili omosessuali risponde a un desiderio emulativo nei confronti delle coppie eterosessuali. I rapporti omosessuali ed eterosessuali, però, sono antropologicamente diversi e il diritto dovrebbe tenerne conto. Il diritto, infatti, tutela interessi sociali, non rapporti affettivi, altrimenti tutti i legami di amicizia dovrebbero essere legittimamente tutelati dall’ordinamento giuridico. Il vincolo matrimoniale è storicamente tutelato perché funzionale all’ordine delle generazioni. La vera ragione per cui il nostro ordinamento giuridico dà rilevanza al matrimonio, non è per il fatto che due persone provino affetto l’una per l’altra, ma perché un’unione matrimoniale è potenzialmente feconda e crea un sistema di educazione e inserimento sociale delle nuove generazioni. La tutela giuridica di cui godono le coppie coniugate a differenza delle unioni omosessuali non può essere considerata una discriminazione, in quanto le due fattispecie rispondono a due situazioni differenti, che non possono essere trattate in egual modo, pena il commettere una profonda ingiustizia nei confronti dell’unica famiglia riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico.
Donne e Forze Armate
Alessandra Servidori Donne nelle Forze armate. Solo il 3% .E lo sanno che ci sono i concorsi ? Formiche.com
Chi sono le donne in armi nella storia anche italiana? Perché sono spesso invisibili o tutt’al più divenute simboli strumentalmente per affermare che il principio di antidiscriminazione con un Ministro donna a capo dei 4 comparti (proprio oggi divenuti 3 perché le guardie forestali sono state eliminate)? Chi sono in realtà le militari nelle forze armate contemporanee? Come vivono, lavorano e affrontano il combattimento accanto agli uomini?A partire dalla seconda metà del Novecento le forze armate dei paesi occidentali hanno vissuto cambiamenti profondi: uno dei più significativi, dal punto di vista non solo organizzativo ma anche e soprattutto culturale e sociale, è rappresentato dalla sempre modesta ma stabile partecipazione femminile alla carriera professionale. Vi è un intreccio tra genere, guerra e servizio militare femminile, nel contesto Nato e nelle guerre contemporanee, dalla prima nel Golfo Persico a quelle tutt’ora in corso. Ci interessa studiare i dati e avanzare un bilancio della spesso dimenticata presenza delle militari nelle file delle forze armate italiane che offre un punto di vista davvero originale su cosa sia l’Italia oggi. Non è retorico evidenziare che un cambiamento culturale e organizzativo così importante non poteva non comportare una vera e propria rivoluzione. Noi ci siamo posti la domanda a fronte di un fenomeno in crescita : da una parte le richieste di prepensionamento offerte dalla norma che stanno aumentando, e dall’altra i nuovi concorsi emanati dal Ministero della Difesa con scadenza delle domande il 15 febbraio prossimo e del quale non si è avuta molto notizia. Infatti i concorsi, per esami, per l’ammissione di Allievi e allieve Ufficiali alla prima classe dei corsi normali delle Accademie delle Forze Armate per l’anno accademico 2016-2017. Sono così suddivisi: a) Esercito: 140 posti per il concorso, per esami, per l’ammissione di Allievi al primo anno del 198° corso dell’Accademia Militare;b) Marina: 118 posti per il concorso, per esami, per l’ammissione di Allievi alla prima classe dei corsi normali dell’Accademia Navale;c) Aeronautica: 80 posti per il concorso, per esami, per l’ammissione di Allievi alla prima classe dei corsi regolari dell’Accademia Aeronautica;d) Carabinieri: 50 posti per il concorso, per esami, per l’ammissione di Allievi al primo anno del 198° corso dell’Accademia Militare per la formazione di base degli Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri. Sappiamo che all’interno delle quattro Forze Armate le donne, sin da subito impiegate all’estero analogamente all’omologo personale maschile, in tutti gli incarichi operativi hanno ottenuto lusinghieri risultati in tutti i contesti. In particolare il loro impiego le ha viste protagoniste in Iraq, in Afghanistan, nella penisola Balcanica ,in Libano per l’effettuazione di attività nei confronti di personale femminile locale come le perquisizioni, ricerca di informazioni,azioni operative e incursioni, interazione con donne autoctone, nonché interventi medici, che hanno contribuito a migliorare la percezione della popolazione locale nei confronti dell’intero contingente nazionale. Qui in Italia inoltre le militari sono sempre più numerosamente impiegate in servizi delicati che riguardano contrasto alla delinquenza spaccio, terrorismo, ecc. E’ lecito domandarsi se sotto ogni aspetto riguardante lo stato giuridico, l’avanzamento, la formazione, l’addestramento e l’impiego del personale femminile, sia evitato il generarsi di discriminazioni e l’assenza di preclusioni e di particolari limitazioni sia all’impiego che nelle carriere. Ma ci domandiamo se il livello di integrazione ha raggiunto buoni risultati poiché , il dato relativo alla presenza femminile nelle tre Forze Armate e nell’Arma dei Carabinieri si aggira intorno ad una percentuale limitatissima del 3%.
L’idea della donna, calata nell’ambito familiare e poco incline ad imbracciare le armi, ostacola ulteriormente l’accesso ancora oggi e non ci risulta che nei 4 corpi vi sia ,per esempio, un’adeguata riserva di privacy nelle strutture come i bagni riservati, e dunque anche questo comporta una difficoltà che coinvolge le donne italiane, così come una maggiore partecipazione femminile alle vita politica del paese così ancora dominata dal potere maschile. È difficile immaginare come in un clima ancora così ostile possa farsi strada un rafforzamento favorevole all’ingresso delle donne nelle Forze armate. Non essendo presente, infatti, nella Costituzione Italiana, una disposizione che espressamente escluda le donne dalla carriera militare, l’approvazione definitiva solo della legge 380 nel 1999 ha dato il via a questo ingresso così ancora lento.
Bisogna anche sottolineare che politicamente non c’è ancora un’apertura culturale e favorevoli alla donna in armi: anzi è osteggiato dai pacifisti. E’ ancora dominante l’idea che adattare la donna e il corpo femminile alla vita militare, la natura stessa dell’animo femminile impedisce alla donna, che è portatrice di vita, di diventare promotrice di morte. Diverse, quindi, sono le opinioni in tema di donne soldato. Anche all’interno del mondo femminile si può assistere ad una spaccatura tra chi è contrario allo scoppio di un conflitto, e di conseguenza condanna la partecipazione femminile ad esso, e chi apprezza invece l’ingresso delle volontarie nelle caserme come l’aprirsi di nuovi orizzonti professionali. Qualunque possa essere l’opinione in proposito, non resta che aspettare e constatare con il tempo se la presenza femminile nell’esercito potrà apportare dei vantaggi, così come ne ha portati nella vita politica e sociale. Il fatto è che avere un Ministro donna nelle Forze Armate non fa primavera.
QUELLO CHE CONTESTO NEL DDL CIRINNA'
Alessandra Servidori FORMICHE.NET
Quello che è evidente nel ddl sulle unioni civili
La diatriba sul testo sulle unioni civili ha una storia e un collegamento che in questo momento sfugge all’attenzione degli attenti analisti molto e perlopiù concentrati sulla adozione del partner dello stesso s esso. In verità questo ddl è legato alle teorie del gender che chiedono nuovi spazi di diffusione e proselitismo e,purtroppo,li cercano nelle scuole e nelle sedi deputate alla formazione dell’infanzia entrando con la forza in competizione in un ambito che il diritto non ha mai inteso violare. Ai genitori spetta il ruolo educativo e formativo,ma è proprio il pluralismo e la libertà educativa la forza di una società democratica in cui si divulgono le teorie del gender,con una spinta ideologica, interpretando la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Nella Convenzione UE del 1950 i si afferma che lo Stato deve rispettare il diritto dei genitori a provvedere all’educazione e insegnamento secondo le proprie convinzioni, ma i sostenitori del gender lo ritengono un principio regressivo,da abbattere da rovesciare con una teoria del liberismo antropologico per i quali i nuovi modelli di relazioni interpersonali sono espressione di libertà .Così la famiglia diventa la nemica poiché si pone come argine in questa incursione e va demolita e sostituita con entità estranee,lontane dalla’educazione naturale ,tradizionale. I teorici del gender che sostengono il ddl Cirinnà sostengono in contemporanea la grottesca eliminazione del concetto di madre e padre insinuandosi e violando il rapporto riservato tra padre madre e bambino che nessuno ha mai pensato di invadere per diffondere visioni ideologiche della sessualità in opposizione alla volontà e alle sensibilità educative dei genitori. Quanto poi al rispetto della Costituzione Italiana che Cirinnà pretende di osservare con il suo testo è evidente che le tendenze esaltate dal liberismo antropologico non possono assurgere a valore universale, né tanto meno a valore costituzionale in quanto la pratica della maternità surrogata chiede l’umiliazione della donna e le prospetta ,già vittima spesso della povertà,di fare mercato del proprio corpo per soddisfare il desiderio di coppie ricche o egoiste, traendo spunto essenzialmente da valori antropologici cui si ispira cedendo a culture individualiste che possono diventare dominanti. Per quanto riguarda la Chiesa Cattolica che è e rimane la dottrina di riferimento italiana di maggioranza è noto che il magistero pontificio degli ultimi decenni ha messo in guardia contro i rischi della teoria del gender che stravolgono l’ordine naturale dei rapporti interpersonali e declassano l’istituto familiare e la sua funzione di crescita e formazione delle nuove generazioni. In ultima analisi poi compete al legislatore decidere se rispettare o meno il diritto alla verità di chi nasce e il legislatore non è debitore o creditore verso alcuna chiesa o confessione ma lo Stato può far valere le proprie scelte che si misurano sui valori e basi umanistiche e razionali che contrastano comunque con una etica di egoismo sostenendo i più deboli e non concedendo licenze ai più forti. Per quanto mi riguarda la famiglia è e rimane la fonte della società e un persistente generatore di significato anche quando tutto attorno nella società si disperde.
DALLA PARTE DEL LAVORO.SEMPRE
CESLAR UNIMORE e TutteperItalia
sempre dalla parte del lavoro
La valorizzazione delle pari opportunità a livello di impresa
Venerdì 22 gennaio 2016 dalle ore 15.00 alle ore 17.00
Via San Geminiano, 3 – Modena Aula O
Programma Coordina: Alessandra SERVIDORI – Direttore Ceslar “Lavori e Riforme” |
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15.00 |
Le proposte del Ceslar per la progettazione di un percorso di validazione e certificazione delle pari opportunità a livello aziendale Barbara MAIANI – Coordinatrice Centro Studi “Lavori e Riforme” (Ceslar) |
15.20 |
Interventi Programmati: Marco MAGGI – Obiettivo Lavoro Maria SATTA – Progetto Donna |
16.10 |
Contributi: Tiziana BARACCHI – già Direzione di Fondartigianato Elisa PAU – Responsabile Area Consulenza Sixtema S.p.A. Francesca ARENA – Coordinatrice Regionale UILPA INAIL E.R. - Provinciale Donne UIL Modena Tania SCACCHETTI – CGIL – Segretario generale provinciale di Modena Monica GUIDA – CISL – Segreteria Fisascat-Cisl Emilia Centrale Francesca FERRARI – Confcooperative Claudia ZAGNI – CNA – Responsabile Politiche del Lavoro CNA Modena |
17.00 |
Riflessioni conclusive della giornata: Alessandra SERVIDORI e Barbara MAIANI |
Lunedì 25 gennaio 2016 dalle ore 09,30 alle 17,30 -Via San Geminiano, 3 – Modena –
JOBS ACT E LEGGE DI STABILITA’
Sala Convegni e Aula Magna
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Saluti di Angelo O. ANDRISANO – Rettore Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia |
09.40 |
“Relazione introduttiva” Giuseppe PELLACANI – Presidente Centro Studi “Lavori e Riforme” Coordina Alessandra SERVIDORI – Direttore Centro Studi “Lavori e Riforme” |
10.00 |
“Le riforme del lavoro e la riorganizzazione delle strutture” Paolo ONELLI – Direttore Generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali |
10.30 |
“Riforma degli Organi Ispettivi” Fabrizio NATIVI – Centro Studi Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali |
11.00 |
“Nuovo assetto Agenzia del Lavoro e Legge di stabilità” Paolo PENNESI – Direttore Generale dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro |
11.30 |
“Intervento” Giuliano POLETTI – Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali |
POMERIGGIO LAVORI DI GRUPPO aperti ai partecipanti
JUNCKER versus RENZI e ritorno sul filo spezzato del sistema bancario
Alessandra Servidori
JUNCKER versus RENZI e ritorno sul filo spezzato del sistema bancario
I rapporti tra Bruxelles e Roma sono sempre stati un tantino difficili e comunque ambigui. E a fatica ci sentiamo cittadini d’Europa quando a rappresentarci sono gli autoreferenziali “ GRANDI POTERI” .Spesso viviamo un’Europa paradigmatica astrattamente edificata sulle istituzioni e gli organismi e non vediamo l’Europa dei diritti e delle libertà che dovrebbe essere accessibile da ogni persona che abbia appunto maturato la consapevolezza di essere cittadini europei. De Gasperi volle l’Italia in Europa oltre la dimensione politica ma come legittima vocazione democratica e occidentale della nostra Repubblica .Dunque non basta l’integrazione economica che comunque stentiamo ancora oggi a realizzare ,trascurando la dimensione sociale ,sanitaria ,dei trasporti e della giustizia e benché l’Europa dovrebbe costruirsi la sua identità culturale sulla condivisione dei principi e di una forza unificante ,non si è riusciti a dare vita efficace a questo progetto sociale ed economico che avrebbe potuto fronteggiare le potenze internazionali .Sono consapevole che in questo momento particolarmente difficile anche per il nostro Paese il rispetto reciproco dovrebbe avere la priorità sulla politica d’assalto . Dal punto di vista economico/bancario sono convinta che nelle diatribe renziane e juckeriane gioca il fattore dominante tutta la questione delle banche italiane in bancarotta e la debolezza del nostro sistema sempre più debole. l’Europa per essere dei popoli, ha da essere anche delle banche. Vediamo perché .Nessun capo di Stato o di governo ha mai chiesto di modificare i trattati, sicché ciascuno ne richiama l’applicazione facendo finta di mettere l’accento sul duro o sul soffice, ma sapendo tutti che c’è l’uno e l’altro, e in questo contesto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, s’è indirizzato alla Bundesbank e ha intimato di farsi gli affari loro,, non provando a far politica in Italia ( cosa che peraltro è sempre stata fatta i nostri governanti onnipresenti), anche se poi noi italiani abbiamo sempre fatto finta di non occuparci delle banche tedesche come delle Landesbanken e delle Sparkassen. Ma l’Europa per essere dei cittadini deve rispondere ai cittadini, e non sia e risponda solo ai governi. Perché le banche centrali –in questo caso per l’Italia BANCA ITALIA per la Germania la BUDENSBANK dovrebbero essere i e dei governi, mica i e dei sistemi bancari. Perché tutto il gran dibattito ruota attorno a rigore e flessibilità, ma con esclusivo riferimento al bisogno di ciascun governo di correggere i conti per non incorrere in infrazioni. Semmai qualcuno si sta occupando veramente di sviluppo e crescita produttiva, quindi anche industriale, quella è la Banca centrale europea e per fortuna che abbiamo Mario Draghi. Magari l’Europa fosse della Bce,peccato però che sarebbe vagamente non democratica.Di Landesbanken e Sparkassen, invece, ci dobbiamo occupare eccome, così come in Italia dei Poli Bancari che si sono costituiti perché BANCA ITALIA non è più pubblica ma sono le Banche private che hanno la maggioranza e quando è stata ricapitalizzata alle banche private sono andati i soldi degli italiani. E per non per farci solo gli affari degli altri, ma per farci i nostri e quelli comuni, diamoci una mossa. Cosa dobbiamo sapere ? Che sono sia qua che là banche regionali o locali o tedesche o italiane .La differenza è solo che la Germania è uno Stato federale, per questo ha una camera degli stati, quindi quel che noi chiamiamo regionale lì è statale, ma non federale.E qui in Italia il sistema è molto simile. Sono comunque sia in Germania che in Italia banche che rispondono a potentati locali, fortemente politicizzate. Si dice che in Germania sono Banche che accettano il denaro contante come in Italia sarebbe più che sufficiente per chiamare subito la Guardia di Finanza?.Non sono così certa che in Italia non succeda. Anzi. Ed è (anche) grazie a quel sistema, grazie al fatto che la Germania è il Paese con più pagamenti in contante(forse è per questo che Renzi ha aumentato a 3000 euro il pagamento in contante da noi?), che quando rivaluteremo il pil con l’economia sommersa il nostro crescerà di uno o due punti, il loro di tre o quattro. Sicuramente in Germania sono banche con cui hanno sostenuto settori produttivi altrimenti fuori mercato. I tedeschi hanno combattuto la loro battaglia contro gli italiani del tessile proprio utilizzando quel genere di credito. Allora, se l’Europa vuole essere dei popoli, quindi dei lavoratori e degli imprenditori, deve essere anche Europa delle banche, nel senso che le regole non possono ammettere eccezioni. Sono i tedeschi ad avere chiesto che quelle loro banche siano tenute fuori dalle regole e dai controlli europei. Ma non si può fare. Renzi sbaglia : noi di quelle banche abbiamo il dovere di occuparci, ma dobbiamo anche occuparci di più e meglio delle nostre e sapere la verità nascosta della confusione fatta sui recenti bancarottieri nostrani,perché devono essere rappresentati gli interessi di tutti gli italiani e i sistemi produttivi, altrimenti si rappresentano solo gli interessi dei ragionieri che redigono i bilanci statali. Che è esattamente l’Europa fallimentare. Proviamo a usare il nostro cervello come vitaminico per porre il problema di un serio, coerente e accettabile sistema bancario italiano ed europeo.
PILLOLE di STABILITA' -11 Gennaio 2016
PROF .ALESSANDRA SERVIDORI - DIRETTORE CESLAR-UNIMORE Pillole LEGGE DI STABILITA’
Sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2015 ed in vigore dal primo gennaio la legge di stabilità per il 2016 (legge n. 208/2015) e il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018 (legge n. 209/2015) approvati definitivamente dal Senato il 22 dicembre. I provvedimenti, su proposta del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, e del Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, erano stati approvati dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre scorso e contestualmente il documento programmatico di bilancio per il 2016 (in inglese Draft Budgetary Plan) era stato trasmesso alle istituzioni europee. La legge di stabilità definisce la politica di bilancio per il 2016 e gli anni successivi, che si associa strettamente al processo di attuazione delle riforme strutturali. Essa si propone di ricondurre stabilmente l’economia italiana su un sentiero di crescita sostenuta e favorire l’occupazione. Si fonda su una graduale e incisiva riduzione del carico fiscale, volta a incoraggiare l’offerta di lavoro e gli investimenti in capitale fisico e umano e a sostenere i consumi delle famiglie. Numerosi interventi sono finalizzati a sostenere strutturalmente la competitività del sistema economico del Paese. Importanti novità ne hanno potenziato gli effetti espansivi con l’obiettivo di accelerare la crescita, come gli ulteriori interventi per favorire gli investimenti nel Mezzogiorno. Inoltre, in considerazione dei gravi fatti di terrorismo, per rafforzare l’apparato di sicurezza nazionale è stato approvato un pacchetto di misure che si muove lungo due direttrici: contrastare il rischio che si possano verificare episodi di terrorismo attraverso l’ammodernamento delle dotazioni strumentali in uso alle forze di sicurezza e di difesa, il potenziamento delle loro capacità di sorveglianza e della sicurezza informatica, l’incremento del trattamento economico del personale dei due comparti; rafforzare ulteriormente la difesa dei valori culturali che sono i pilastri della nostra società con interventi che vanno dalla riqualificazione urbana delle periferie alle iniziative per accrescere il patrimonio culturale da parte dei giovani.
Alle nuove misure per la sicurezza e la cultura si è fatto fronte utilizzando gli spazi finanziari previsti nelle Risoluzioni parlamentari approvate l'8 ottobre 2015 che consentono di portare il rapporto indebitamento/pil per il 2016 al 2,4%. Resta confermato al 2018 il raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale.
LE MISURE PRINCIPALI
Clausole di salvaguardia - vengono rimossi i previsti aumenti dell'IVA e delle accise che sarebbero dovuti scattare all’inizio del 2016 (16,8 miliardi, circa 1 punto percentuale del PIL).
Tasi e Imu - si abolisce la Tasi sugli immobili residenziali adibiti ad abitazione principale (ad esclusione degli immobili di particolare pregio, ville e castelli), che interessano circa l’80 per cento dei nuclei familiari. Lo sgravio fiscale complessivo ammonta a circa 3,5 miliardi. Si elimina l’Imu sui terreni agricoli (405 milioni) e sui macchinari d’impresa cosiddetti ‘imbullonati’ (sgravio di 530 milioni). La Tasi viene abolita anche per gli inquilini che detengono un immobile adibito a prima casa. Sugli immobili locati a canone concordato i proprietari verseranno Imu e Tasi ridotta del 25%. I Comuni saranno interamente compensati dallo Stato per la conseguente perdita di gettito.
Irap - dal 2016 viene azzerata per i settori dell'agricoltura e della pesca.
Accertamenti fiscali - sono allungati di un anno i termini per l'accertamento dell'IVA e delle imposte sui redditi. Si passa quindi dal 31 dicembre del quarto anno al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione contestata. Nel caso di dichiarazione IVA nulla i termini per l'accertamento diventano gli stessi di quelli già previsti per la mancata dichiarazione: l'accertamento può essere effettuato fino all'ottavo anno successivo. Viene abolita la norma che raddoppia i termini per l'accertamento dell'IVA e delle imposte dirette nel caso in cui la violazione comporti l'obbligo di denuncia per reato tributario.
Edilizia – per favorire il rilancio del settore delle costruzioni, vengono prorogate le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni immobiliari (detrazione del 50%) e finalizzate al risparmio energetico (65%).Nella stessa direzione si muove la possibilità concessa ai Comuni di utilizzare una parte degli avanzi di cassa per effettuare investimenti in deroga alla regola che impone loro il pareggio del bilancio. Nel complesso, si delinea un insieme di interventi che, congiuntamente all’azione di accelerazione dei tempi di realizzazione delle infrastrutture e dei progetti cofinanziati, dovrebbe porre termine alla stagnazione che da vari anni caratterizza il settore delle costruzioni.
Investimenti privati – si introduce il cosiddetto ‘superammortamento’, ossia una maggiorazione del 40 per cento del costo fiscalmente riconosciuto per l’acquisizione (dal 15 ottobre 2015 al 31 dicembre 2016) di nuovi beni strumentali, in modo da consentire l’imputazione al periodo d’imposta di quote di ammortamento e canoni di locazione finanziaria più elevati. Questa misura, immediatamente attiva e di semplice applicazione è direttamente mirata ad incentivare le imprese a crescere ed investire per il futuro.
MEZZOGIORNO - Il Governo ritiene che nel Mezzogiorno sia necessario migliorare l’implementazione delle politiche nazionali. In questo quadro, analogamente alla misura del Superammortamento valida sull’intero territorio nazionali, si introducono benefici fiscali aggiuntivi nella forma di un credito d’imposta per l’acquisto di nuovi beni strumentali destinati a strutture produttive nelle regioni del Mezzogiorno (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo) dal 1° gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2019. La misura dell’agevolazione è differenziata in relazione alle dimensioni aziendali: 20 per cento per le piccole imprese, 15 per cento per le medie imprese, 10 per cento per le grandi imprese. Il tetto massimo per ciascun progetto di investimento agevolabile è di 1,5 milioni di euro per le piccole imprese, di 5 milioni per le medie imprese e di 15 milioni per le grandi imprese. La norma vale 617 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017, 2018 e 2019. Sarà un provvedimento attuativo dell’Agenzia delle Entrate a definire le modalità di richiesta del credito da parte dei soggetti interessati. A favore del Mezzogiorno sono anche le misure della Legge di Stabilità volte a superare il patto di stabilità interno e ad attivare meccanismi di gestione del bilancio che consentono di disporre complessivamente di risorse pari a 11 miliardi per investimenti pubblici, di cui più di 7 per il Sud.Sono poi previsti specifici interventi per la Terra dei Fuochi e l'area di Bagnoli.
Avviamento attività - Si stabiliscono incentivi alle aggregazioni aziendali per favorire la crescita della dimensione delle imprese, consentendo ai contribuenti di ridurre il periodo di ammortamento previsto per l’avviamento e i marchi d’impresa da 10 a 5 quote.
Ires - Il percorso di alleggerimento della pressione fiscale sulle imprese continuerà nel 2017 anche attraverso la riduzione dell’aliquota d’imposta sui redditi delle società (IRES). Dal 1° gennaio 2017 quest’ultima viene ridotta dal 27,5 al 24%. Questo provvedimento, che fa seguito alla detassazione dal 2015 della componente del costo del lavoro assoggettata all’IRAP, mira a condurre il prelievo sui risultati di impresa verso i livelli medi europei.
Canone Rai - si riduce da 113,500 euro a 100 euro e si pagherà con la bolletta elettrica spalmata in rate
LAVORO Sgravi fiscali sulle assunzioni - si agisce con la prosecuzione, in forma ridotta (al 40%), degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato, che nel 2015 ha prodotto effetti importanti e ha accompagnato le riforme introdotte nel mercato del lavoro con il c.d. Jobs act. A queste misure si affiancherà la detassazione del salario di produttività, volta a favorire la negoziazione salariale di secondo livello. Tutela lavoratori - viene prorogata al 2016 l’indennità di disoccupazione riservata ai lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa e a progetto iscritti alla gestione separata INPS (c.d. DIS-COLL), al fine di garantire una protezione in caso di perdita del lavoro per i giovani precari.
Istruzione - La manovra di bilancio include importanti interventi per l’istruzione, la ricerca e il sistema della cultura. Si intende premiare il merito e accrescere il livello delle nostre università. Questi interventi completano lo sforzo in favore della creazione di capitale umano effettuato con la Buona Scuola, operante dall’anno scolastico 2015-16.
Pensioni – la legge di stabilità interviene per tutelare alcune fasce di soggetti prossimi al pensionamento in condizioni di disoccupazione. In particolare, in chiave di flessibilità, si garantiscono misure di salvaguardia per una quota residua di ‘esodati’ e si prevedono misure agevolative per le donne che intendano lasciare il lavoro con 35 anni di contributo a fronte di una decurtazione del trattamento pensionistico (“opzione donna”). Si introduce inoltre una misura volta a favorire il ricambio generazionale attraverso l’utilizzo della leva del part time per i lavoratori vicini al pensionamento. Va rilevato che non viene modificato l’assetto del sistema pensionistico e che le misure sono finanziate nell’ambito del sistema previdenziale, in parte estendendo l’intervento sull’indicizzazione delle pensioni introdotto nel 2013.In tema di indicizzazione dei trattamenti pensionistici viene stabilito il principio secondo cui, nel caso si registrasse per un dato anno un tasso di inflazione negativo, comunque le prestazioni previdenziali e assistenziali in sede di adeguamento nell’anno successivo non potranno subire riduzioni.
No-tax area – per i pensionati viene anticipato al 2016 l'innalzamento della soglia di reddito al di sotto della quale non si paga l’Irpef. Nel dettaglio, per gli ultrasettantacinquenni la soglia sale da 7.750 euro a 8.000 euro, per i pensionati sotto i 75 anni la soglia sale da 7.500 a 7.750 euro.
Infanzia – sono estese al 2016 le misure di congedo di paternità e il riconoscimento di voucher per l'acquisto di servizi di baby-sitting, ovvero per fare fronte agli oneri per l’accesso a servizi per l'infanzia, con estensione della possibilità di beneficiare di voucher anche alle lavoratrici autonome.
Sicurezza - sono stanziati 300 milioni di euro per l'ammodernamento delle strumentazioni e delle attrezzature dei comparti difesa e sicurezza e per gli investimenti volti ad adeguare le capacità di contrasto al terrorismo. Per rafforzare la cyber security è prevista una dotazione di 150 milioni. Al personale delle forze di polizia e delle forze armate, per il riconoscimento dell'impegno profuso per fronteggiare le eccezionali esigenze di sicurezza nazionale, viene corrisposto un contributo straordinario pari a 80 euro netti al mese. Persegue l'obiettivo di migliorare la sicurezza dei cittadini anche il programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana, per il quale sono stanziati 500 milioni- Il programma include anche lo sviluppo di pratiche per l'inclusione sociale, la realizzazione di nuovi modelli di welfare metropolitano, l'adeguamento delle infrastrutture legate ai servizi sociali.
Cultura - vengono resi immediatamente utilizzabili dai Comuni 500 milioni per interventi di edilizia scolastica. Ai giovani che nel 2016 compiono 18 anni si attribuisce una Carta elettronica di importo di 500 euro, da utilizzare per l'ingresso a musei, teatri, cinema, mostre. Viene inoltre incrementato di 50 milioni di euro il Fondo per la concessione di borse di studio.
Carta famiglia - la card, istituita a partire dal 2016, è rivolta alle famiglie che ne fanno richiesta, costituite da cittadini italiani o stranieri regolarmente residenti in Italia con almeno tre figli minori a carico. La carta, emessa dai Comuni secondo criteri fissati con un successivo decreto ministeriale, viene erogata in base all'ISEE e consente l'accesso a sconti o tariffe agevolate per l'acquisto di beni e servizi. La card può essere utilizzata anche per costituire gruppi di acquisto familiare, gruppi di acquisto solidale o per usufruire di biglietti o abbonamenti familiari a servizi di trasporti, culturali, sportivi, turistici. I partner potranno valorizzare la loro partecipazione all'iniziativa a scopi promozionali o pubblicitari.
BILANCIAMENTO TEMPI DI VITA E LAVORO
Fra i capitoli della Legge di Stabilità 2016 che introducono novità di rilievo c’è quello della conciliazione lavoro-famiglia, che operano sul solco della Riforma del Lavoro 2012 e del Jobs Act 2015: dal voucher baby-sitting esteso alle libere professioniste al congedo obbligatorio per i padri lavoratori portato a due giorni e alla maternità valida per il premio di produttività. In dettaglio.
Voucher baby-sitting – La Legge stabilità proroga al 2016, in via sperimentale, la misura introdotta dalla legge 92/2012 in base alla quale la madre, dopo il periodo di astensione obbligatoria, ed entro gli 11 mesi successivi, può chiedere un voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting o in alternativa un contributo per l’iscrizione all’asilo, pubblico o privato. Questa possibilità è alternativa alla fruizione del congedo parentale. La manovra estende questa norma anche alle lavoratrici autonome e alle imprenditrici. L’importo del voucher resta di 600 euro al mese per massimo sei mesi per le lavoratrici dipendenti (per un totale quindi di 3mila600 euro), mentre per autonome o imprenditrici la durata massima è di tre mesi per un importo totale di 1.800 euro, lo stesso delle lavoratrici parasubordinate.
Per finanziare la proroga del voucher alle lavoratrici dipendenti vengono stanziati 20 milioni di euro. Per l’estensione ad autonome e professioniste riferirsi al decreto attuativo, le risorse sono pari a 2 milioni di euro.
Congedo padri
E’ una norma non presente nel Ddl presentato dal Governo lo scorso 15 ottobre ma introdotta in sede di prima lettura al Senato. Prevede che il padre lavoratore dipendente debba fruire di due giorni di congedo obbligatorio, che possono essere goduti anche in via non continuativa e comunque nei primi cinque mesi dalla nascita del figlio. La novità si applica, in via sperimentale, per il solo 2016. La precedente normativa (Riforma Fornero) prevedeva un giorno di congedo per i papà, in via sperimentale per gli anni 2013, 2014 e 2015.
E’ anche prorogato per tutto il 2016 il congedo facoltativo del padre, sempre di due giorni, da utilizzare in alternativa alla madre che si trovi in astensione obbligatoria. La copertura di queste misure è pari a 24 milioni di euro, di cui 14 milioni arrivano da corrispondente riduzione del Fondo sociale per occupazione e formazione di cui al decreto-legge 185/2008.
Maternità
Qui la novità riguarda la determinazione dei premi di produttività, nella quale va inserito anche il periodo obbligatorio di congedo di maternità.
11 GENNAIO 2016