Previous Next
Povertà minorile : approvato Bando per contrastare il disagio psicologico in adolescenza ALESSANDRA SERVIDORI      Notizie dal Comitato Interministeriale strategico  per il contrasto... Read more
L'ignoranza caprona è offesa per le istituzioni Alessandra Servidori Di trucidi volgari e indecenti soggetti che fanno politica  è ricca la... Read more
IL TRIO MHR NON VA BENE : ecco perchè Alessandra Servidori           IL TRIO MHR NON VA BENE : ecco perchè Il panico schizza su e giù... Read more
4 ° DECRETO Aiuti : novità importanti per i benefit aziendali Alessandra Servidori  Tra le novità del quarto decreto aiuti troviamo il benefit aziendali... Read more
Export in Italia : la nostra bombola di ossigeno EXPORT IN ITALIA : Rapporto della società italiana SACE sull’export. Come sta il nostro Export... Read more
LA SCUOLA ALTERNATA Alessandra Servidori 12 OTTOBRE 2015  Domenica la mia amica Fiorella insegnante in una scuola... Read more
Scuola .Pnrr cosa non va su istruzione e ricerca Alessandra Servidori    28-12-2020     ... Read more
Dottoresse in prima linea. Ma non solo Dottoresse in prima linea. Ma non solo.... Read more
Presidente Mattarella 2:lasciatelo lavorare Alessandra Servidori                         Presidente Mattarella 2 : lasciatelo lavorare Una... Read more
Pensioni di invalidità : il pasticcio Isee. IL Governo deve rimediare Alessandra Servidori PENSIONI INVALIDITÀ/ Incrementi nell'Isee, il pasticcio cui il Governo deve... Read more
LA CONCILIAZIONE TRA TEMPI DI VITA E DI LAVORO Presentazione del libro “La conciliazione fra tempi di vita e di lavoro” Giuffrè Editore, 2017 ... Read more
La baldanza perpetrata La baldanza perpetrata   www.ildiariodellavoro.it   13 dicembre 2020  Inossidabile e molesta è... Read more
UN SUPER MINISTRO ECONOMICO UE? Alessandra Servidori   Un super ministro per l’economia europea ?                           19... Read more
I dati tristi di Garanzia Giovani Alessandra Servidori   I dati tristi di Garanzia Giovani  La Commissione Europea ha deciso nei... Read more
TREU al CNEL: assicuri anche la parità di genere Alessandra Servidori Treu Presidente CNEL : con lui aperta una stagione fortemente riformatrice... Read more
Contro il meeting di Verona.Ecco perchè. Alessandra Servidori  Sono decisamente contro il raduno di Verona . La chiama” festa” il... Read more
CANNA IN TERRAZZA..... Demenziale Alessandra Servidori Cannabis in terrazza ……! Devastante    29-12-2019  Come insegnante... Read more
DALLA PARTE DELLE DONNE E DEL LAVORO .La situazione aggiornata   Alessandra Servidori       -18 SETTEMBRE        DALLA PARTE DELLE DONNE e del lavoro nel... Read more
E per fortuna che Francesco ha incontrato Cirillo a Cuba . Alessandra Servidori   E per fortuna che Francesco ha incontrato Cirillo a Cuba . 15 febbraio... Read more
la nostra Piattaforma aggiornata 15 Aprile 2020 Alessandra Servidori LA NOSTRA PIATTAFORMA 15 Aprile 2020 n.2  Noi come TutteperItalia sul... Read more
Vi racconto la vera storia di Stefano Parisi Vi racconto la vera sfida di Stefano Parisi           formiche.com di Alessandra Servidori... Read more
Riflessioni da cristiana cattolica Riflessione di una cristiana cattolica      EWWIWA MARIA !!!!! Ritirato il documento sulle linee... Read more
24 NOVEMBRE UNIMORE per le Pari Opportunità UNIMORE –Dipartimento GIURISPRUDENZA – CENTRO STUDI LAVORI e RIFORME CESLAR   24 novembre:... Read more
Qui Europa :Blog Il diario del lavoro    Alessandra Servidori  22 Giugno il Diario del lavoro  Qui Europa: nuove iniziative... Read more
Un 8 marzo di ricostruzione ?Non ancora https://www.startmag.it/blog/pnrr/ Alessandra Servidori                        8 marzo di... Read more
La scuola obbligatori l'ignoranza facoltativa   ALESSANDRA SERVIDORI       il Diario del lavoro  La scuola obbligatoria e l’ignoranza... Read more
DATI ISTAT: cautela ragionata non gufaggine Alessandra Servidori  CARO RENZI sui dati ISTAT cautela ragionata non gufaggine Noi siamo delle... Read more
Lavoro, sviluppo e welfare. Le proposte socialiste per il Paese” PROGRAMMA – Bologna 26/03/2023 Hotel Carlton “Lavoro, sviluppo e welfare. Le proposte socialiste per il Paese” PROGRAMMA – Bologna 26/03/2023... Read more
Una scuola ammalata cronica Alessandra Servidori     Una scuola ammalata cronica   La ministra Fedeli ha ereditato una... Read more
IKEA:ma che mondo è quello in cui si licenzia la madre di un disabile   Al responsabile risorse umane IKEA Corsico MILANO   \n Questo indirizzo email è... Read more
Testo Audizione Senato 9 marzo 2021 PNRR Alessandra Servidori  Docente di politiche del lavoro e Presidente Nazionale ... Read more
Insisto : sempre sulla UE Alessandra Servidori  15 giugno 2018 Lezione 3 Non è mai troppo tardi. Anzi meglio tardi che mai... Read more
Social vigliaccamente predatori Alessandra Servidori Considerazioni lucide  sull’era del social e buone vacanze, senza.  Trovo... Read more
Nella buona formazione e lavoro il nostro futuro Alessandra Servidori  *      Nella buona formazione e lavoro  il nostro... Read more
Cuneo fiscale e lavoro : una palla al piede dell'economia  Alessandra Servidori  IL CUNEO FISCALE DEL LAVORO :UNA PALLA DI GRANITO ai piedi... Read more
Medicina di genere e lavoro : da oggi Genere donna per tutte noi  ALESSANDRA SERVIDORI      Genere Donna: il sito è online, all’indirizzo... Read more
Startmag : l'idea di isolare gli anziani è vergognosamente coatta Alessandra Servidori       Caro Pietro Ichino NON sono d’accordo con te e tantomeno con... Read more
Vecchi al confino?La Costituzione e il buonsenso lo vieta  Alessandra Servidori  2 novembre www.ildiariodellavoro.it  Vecchi al ''confino''? La... Read more
In diretta dal Circo Massimo Alessandra Servidori   In diretta dal Circo Massimo : la piazza forte della famiglia.  E’ una... Read more
A proposito di cancro ALESSANDRA SERVIDORI      A proposito di cancro Nella giornata  nazionale dedicata alla lotta –... Read more
Una ragionevole soluzione al problema dei navigator   Una ragionevole soluzione al problema dei navigator ALESSANDRA SERVIDORI... Read more
Ullalà :pensioni e ancora pensioni DAL SITO PER NOI Pensioni per tutti... Read more

LE CREPE ormai FRANE della politica bancaria nostrana

 

Alessandra Servidori          LE CREPE ormai FRANE della politica bancaria nostrana

 10 febbraio 2016

Continua inarrestabile la crisi economica e bancaria  internazionale  e sarebbe importante che il popolo italiano capisse fino in fondo ciò che stiamo vivendo. Senza imbrogli e omissioni.  I titoli bancari stanno zavorrando Piazza Affari e sono più che mai  forti le preoccupazioni degli investitori per la situazione patrimoniale delle banche italiane, gravate da sofferenze per oltre 200 miliardi e da crediti deteriorati per complessivi 350 miliardi.  E nonostante il governo continui ad essere vago e  falsamente rassicurante la questione dei 3  maggiori gruppi bancari italiani  cioè Intesa-San Paolo -,UniCredit e Monte dei Paschi di Siena , relativamente alle loro esposizioni verso i crediti dubbi e ai requisiti patrimoniali sono in profondo rosso.E non da oggi ma dal 2011. I poco magnifici 3 ,hanno riportato in tutto perdite per 40,5 miliardi di euro dall’1 gennaio del 2011 al 30 settembre del 2015, e non  conosciamo i risultati dell’ultimo trimestre dello scorso esercizio. Si tratta di quasi il 58% del loro attuale valore di capitalizzazione in borsa e di oltre un terzo del loro patrimonio netto totale. Grossa parte delle perdite è stata determinata dalle maxi-svalutazioni delle sofferenze, che ammontano a più della metà del loro valore complessivo di 95 miliardi di euro. E i crediti deteriorati di questi istituti, includendo gli incagli e i prestiti scaduti, sono pari a 190 miliardi. Il caso più eclatante è di MPS, che ha registrato perdite nell’ultimo quinquennio per 14,5 miliardi, 5 volte in più di quanto oggi valga in borsa. Unicredit ha un rosso cumulato di 18,74 miliardi, il 70% del suo attuale valore di capitalizzazione, mentre Intesa-Sanpaolo, che a Milano viene valutata intorno ai 45 miliardi, di perdite negli ultimi 5 anni ne ha riportate “appena” per 7,24 miliardi. Noi risparmiatori, correntisti,investitori  vogliamo sapere come intende agire il Governo :  non ci fidiamo dei vari decreti salva-banche , dato che a partire da quest’anno, con l’entrata in vigore del cosiddetto “bail-in”,  noi  possiamo  essere coinvolti nelle perdite per le somme superiori ai 100.000 euro. L’unica arma che il risparmiatore e l’investitore ha per tutelarsi dal rischio di vedersi intaccati i propri conti o titoli è  sapere la verità .E contemporaneamente capire cosa sta succedendo in Germania, dove la situazione del gruppo Deutsche Bank  desta seria preoccupazione. Gli indicatori di malessere sono innumerevoli ma il responso è sempre lo stesso: febbre alta. Nell’ultimo mese il titolo della prima banca tedesca è sceso di oltre il 30%, a 15 euro per azione, meno di quanto valeva durante la crisi del 2008-2009. Nell’ultimo anno il calo supera il 40%. La banca vale in Borsa circa 20 miliardi di euro, la metà dell’italiana Intesa Sanpaolo. Perché la vera ragione della tempesta perfetta che ha messo in ginocchio le banche italiane non sta nell'isteria collettiva, nella speculazione, nel crollo del petrolio, nel rallentamento della Cina, sta in Germania, e a un indirizzo preciso: la Bundesbank. Ci aiuta un documento di alcuni straordinari maestri  della School of european political economy che, come esperti onesti e saggi, ci spiegano alcune carsiche dinamiche. Da Francoforte  partono tutte le perplessità sul sistema bancario italiano, e  da lì  stanno maturando proposte che puntano a mettere un cappio ai paesi con debito pubblico troppo alto come il nostro, per evitare che i meccanismi di salvataggio europei possano salvare i peccatori a spese dei virtuosi.  Così diciamo : attento Renzi, la tua politica di stimolo ha fatto ben poco, mentre non ti sei più preoccupato della crescita del debito, che è uno degli elementi più critici per la stabilità dell'euro-area. E se fino all'anno scorso la recessione faceva da scusante per non rientrare dal debito, quest'anno quell'alibi non vale più, la qual cosa ci potrebbe procure una procedura di infrazione. A questo aspetto – il debito in crescita - se n'è aggiunto un altro: la perdita di leadership di Berlino sul fronte europeo. Che si è tradotta in un rompete le righe dal punto di vista della voglia di solidarietà. Cioè la voglia di condividere i rischi, quindi è aumentata la pressione dei partner a far sì che chi ha problemi se li risolva da sé.Chi ha un debito troppo alto deve rafforzare la separazione tra rischio sovrano e rischio bancario. A Francoforte c’è chi lavora da tempo per ottenere  un rating di rischiosità da attribuire al debito dei vari paesi europei, così da obbligare le banche a considerarli alla stregua di altri titoli a rischio nei propri bilanci e , l'introduzione di regole che limitino la quantità di titoli di Stato che ciascuna banca può detenere. Un terremoto per tutti gli istituti europei, ma in particolar modo per i nostri, che hanno sempre aiutato lo Stato a piazzare il suo debito comprando parecchio e mettendolo nei caveau. La  Bundesbank potrà convincere i suoi partner a fare quello che chiede : tutti i sistemi-paracadute che devono garantire la sicurezza collettiva del sistema del credito non partiranno. Rinviati. Finché le banche non si saranno sgravate dai titoli pubblici in eccesso. Rinviati tutti a cominciare dall'assicurazione comune dei depositi bancari europei, che è quel sistema che mutualizza i rischi: i sistemi bancari europei dovrebbero mettere in comune le risorse necessarie a finanziare il fondo di assicurazione, per cui se una banca italiana fallisce, i soldi per rimborsare i suoi depositanti vengono presi dai contributi versati dalle banche di tutti gli altri paesi dell’area euro.  Il  documento della School of european political economy dichiara “un paese potrebbe lasciar fallire le proprie banche e le proprie imprese, così da scaricare parte degli oneri sull'assicurazione dei depositi finanziata da contribuenti stranieri”, così  la gli autori spiegano le paure tedesche (e non solo) senza tanti giri di parole. Quindi per ora non se ne parla. Previdenti, i tedeschi immaginano insomma che una crisi del debito di un paese membro - come quella che abbiamo già visto in Grecia e non solo - potrebbe sempre capitare. Se si fa quello che la Bundesbank chiede, a quel punto ristrutturare quel debito non coinvolgerebbe anche le banche del paese, considerate la parte del sistema da proteggere. Continua il Documento : attenzione ristrutturare il debito“a completamento di tale decentramento del rischio sovrano, meccanismi automatici di ristrutturazione del debito, attraverso l'allungamento delle scadenze dei titoli pubblici, verrebbero disposti e fatti valere ogni qual volta un paese perdesse accesso al mercato per finanziare il proprio debito pubblico e fosse quindi costretto a rivolgersi al ‘Meccanismo europeo di stabilità’ per ottenere assistenza finanziaria”.Insomma l'assistenza del meccanismo europeo pensato per risolvere le crisi, si pagherebbe prima con l'imposizione “automatica” (e quindi non materia di trattativa) di una ristrutturazione del debito.La morale del messaggio dei “saggi” della School of european political economy è che siamo fragili, più di quello che crediamo. E che i nostri partner, che non si fidano più l'uno dell'altro, tantomeno si fidano di noi. Ma è proprio per questo che l'Italia ha solo da perdere dalla crisi di sfiducia che sta attraversando l'Unione: la coesione, viceversa, è la nostra ciambella di salvataggio.

Alessandra Servidori          LE CREPE ormai FRANE della politica bancaria nostrana

 

Continua inarrestabile la crisi economica e bancaria  internazionale  e sarebbe importante che il popolo italiano capisse fino in fondo ciò che stiamo vivendo. Senza imbrogli e omissioni.  I titoli bancari stanno zavorrando Piazza Affari e sono più che mai  forti le preoccupazioni degli investitori per la situazione patrimoniale delle banche italiane, gravate da sofferenze per oltre 200 miliardi e da crediti deteriorati per complessivi 350 miliardi.  E nonostante il governo continui ad essere vago e  falsamente rassicurante la questione dei 3  maggiori gruppi bancari italiani  cioè Intesa-San Paolo -,UniCredit e Monte dei Paschi di Siena , relativamente alle loro esposizioni verso i crediti dubbi e ai requisiti patrimoniali sono in profondo rosso.E non da oggi ma dal 2011. I poco magnifici 3 ,hanno riportato in tutto perdite per 40,5 miliardi di euro dall’1 gennaio del 2011 al 30 settembre del 2015, e non  conosciamo i risultati dell’ultimo trimestre dello scorso esercizio. Si tratta di quasi il 58% del loro attuale valore di capitalizzazione in borsa e di oltre un terzo del loro patrimonio netto totale. Grossa parte delle perdite è stata determinata dalle maxi-svalutazioni delle sofferenze, che ammontano a più della metà del loro valore complessivo di 95 miliardi di euro. E i crediti deteriorati di questi istituti, includendo gli incagli e i prestiti scaduti, sono pari a 190 miliardi. Il caso più eclatante è di MPS, che ha registrato perdite nell’ultimo quinquennio per 14,5 miliardi, 5 volte in più di quanto oggi valga in borsa. Unicredit ha un rosso cumulato di 18,74 miliardi, il 70% del suo attuale valore di capitalizzazione, mentre Intesa-Sanpaolo, che a Milano viene valutata intorno ai 45 miliardi, di perdite negli ultimi 5 anni ne ha riportate “appena” per 7,24 miliardi. Noi risparmiatori, correntisti,investitori  vogliamo sapere come intende agire il Governo :  non ci fidiamo dei vari decreti salva-banche , dato che a partire da quest’anno, con l’entrata in vigore del cosiddetto “bail-in”,  noi  possiamo  essere coinvolti nelle perdite per le somme superiori ai 100.000 euro. L’unica arma che il risparmiatore e l’investitore ha per tutelarsi dal rischio di vedersi intaccati i propri conti o titoli è  sapere la verità .E contemporaneamente capire cosa sta succedendo in Germania, dove la situazione del gruppo Deutsche Bank  desta seria preoccupazione. Gli indicatori di malessere sono innumerevoli ma il responso è sempre lo stesso: febbre alta. Nell’ultimo mese il titolo della prima banca tedesca è sceso di oltre il 30%, a 15 euro per azione, meno di quanto valeva durante la crisi del 2008-2009. Nell’ultimo anno il calo supera il 40%. La banca vale in Borsa circa 20 miliardi di euro, la metà dell’italiana Intesa Sanpaolo. Perché la vera ragione della tempesta perfetta che ha messo in ginocchio le banche italiane non sta nell'isteria collettiva, nella speculazione, nel crollo del petrolio, nel rallentamento della Cina, sta in Germania, e a un indirizzo preciso: la Bundesbank. Ci aiuta un documento di alcuni straordinari maestri  della School of european political economy che, come esperti onesti e saggi, ci spiegano alcune carsiche dinamiche. Da Francoforte  partono tutte le perplessità sul sistema bancario italiano, e  da lì  stanno maturando proposte che puntano a mettere un cappio ai paesi con debito pubblico troppo alto come il nostro, per evitare che i meccanismi di salvataggio europei possano salvare i peccatori a spese dei virtuosi.  Così diciamo : attento Renzi, la tua politica di stimolo ha fatto ben poco, mentre non ti sei più preoccupato della crescita del debito, che è uno degli elementi più critici per la stabilità dell'euro-area. E se fino all'anno scorso la recessione faceva da scusante per non rientrare dal debito, quest'anno quell'alibi non vale più, la qual cosa ci potrebbe procure una procedura di infrazione. A questo aspetto – il debito in crescita - se n'è aggiunto un altro: la perdita di leadership di Berlino sul fronte europeo. Che si è tradotta in un rompete le righe dal punto di vista della voglia di solidarietà. Cioè la voglia di condividere i rischi, quindi è aumentata la pressione dei partner a far sì che chi ha problemi se li risolva da sé.Chi ha un debito troppo alto deve rafforzare la separazione tra rischio sovrano e rischio bancario. A Francoforte c’è chi lavora da tempo per ottenere  un rating di rischiosità da attribuire al debito dei vari paesi europei, così da obbligare le banche a considerarli alla stregua di altri titoli a rischio nei propri bilanci e , l'introduzione di regole che limitino la quantità di titoli di Stato che ciascuna banca può detenere. Un terremoto per tutti gli istituti europei, ma in particolar modo per i nostri, che hanno sempre aiutato lo Stato a piazzare il suo debito comprando parecchio e mettendolo nei caveau. La  Bundesbank potrà convincere i suoi partner a fare quello che chiede : tutti i sistemi-paracadute che devono garantire la sicurezza collettiva del sistema del credito non partiranno. Rinviati. Finché le banche non si saranno sgravate dai titoli pubblici in eccesso. Rinviati tutti a cominciare dall'assicurazione comune dei depositi bancari europei, che è quel sistema che mutualizza i rischi: i sistemi bancari europei dovrebbero mettere in comune le risorse necessarie a finanziare il fondo di assicurazione, per cui se una banca italiana fallisce, i soldi per rimborsare i suoi depositanti vengono presi dai contributi versati dalle banche di tutti gli altri paesi dell’area euro.  Il  documento della School of european political economy dichiara “un paese potrebbe lasciar fallire le proprie banche e le proprie imprese, così da scaricare parte degli oneri sull'assicurazione dei depositi finanziata da contribuenti stranieri”, così  la gli autori spiegano le paure tedesche (e non solo) senza tanti giri di parole. Quindi per ora non se ne parla. Previdenti, i tedeschi immaginano insomma che una crisi del debito di un paese membro - come quella che abbiamo già visto in Grecia e non solo - potrebbe sempre capitare. Se si fa quello che la Bundesbank chiede, a quel punto ristrutturare quel debito non coinvolgerebbe anche le banche del paese, considerate la parte del sistema da proteggere. Continua il Documento : attenzione ristrutturare il debito “a completamento di tale decentramento del rischio sovrano, meccanismi automatici di ristrutturazione del debito, attraverso l'allungamento delle scadenze dei titoli pubblici, verrebbero disposti e fatti valere ogni qual volta un paese perdesse accesso al mercato per finanziare il proprio debito pubblico e fosse quindi costretto a rivolgersi al ‘Meccanismo europeo di stabilità’ per ottenere assistenza finanziaria”.Insomma l'assistenza del meccanismo europeo pensato per risolvere le crisi, si pagherebbe prima con l'imposizione “automatica” (e quindi non materia di trattativa) di una ristrutturazione del debito.La morale del messaggio dei “saggi” della School of european political economy è che siamo fragili, più di quello che crediamo. E che i nostri partner, che non si fidano più l'uno dell'altro, tantomeno si fidano di noi. Ma è proprio per questo che l'Italia ha solo da perdere dalla crisi di sfiducia che sta attraversando l'Unione: la coesione, viceversa, è la nostra ciambella di salvataggio.


Copyright © 2013 www.tutteperitalia.it. Tutti i diritti riservati.