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Editoriali

BISOGNA VACCINARE I BAMBINI!

ALESSANDRA SERVIDORI 

E’ vero, noi non conosciamo per esempio la poliomelite e il vaiolo e la difterite, perché li abbiamo sconfitti, ma conosciamo malattie mortali come la meningite e l’arrivo di tante popolazioni provenienti da tutto il mondo dove le vaccinazioni non sono praticate per povertà o per ignoranza è un fatto e non una opinione. Le coperture vaccinali (CV) nazionali a 24 mesi, per il 2015, confermano un andamento in diminuzione in quasi tutte le Regioni e Province Autonome. Fanno eccezione le vaccinazioni contro pneumococco e meningococco che, nei due anni precedenti, avevano registrato bassi valori in alcune realtà.

I dati pubblicati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, parlano chiaro, e dal 2016 fornisce anche i dati sulle coperture vaccinali relative alla dose booster (richiamo) in età pre-scolare, ovvero a 5-6 anni, e calcolate al compimento dei 7 anni. In particolare, le vaccinazioni a 24 mesi dall’anno 2000, dopo un andamento in crescita, si sono tendenzialmente stabilizzate. Le vaccinazioni incluse nel vaccino esavalente (anti-difterica, anti-tetanica, anti-pertossica, anti-polio, anti-Hib e anti-epatite B), generalmente impiegato in Italia nei neonati per il ciclo di base, avevano superato il 95%, soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la cosiddetta immunità di popolazione; infatti, se almeno il 95% della popolazione è vaccinata, si proteggono indirettamente coloro che, per motivi di salute, non si sono potuti vaccinare.

Dal 2013 si sta, invece, registrando un progressivo calo, con il rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie attualmente sotto controllo, e addirittura ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese. In particolare, nel 2015 la copertura media per le vaccinazioni contro polio, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Hib è stata del 93,4% (94,7%, 95,7%, 96,1 rispettivamente nel 2014, 2013 e 2012). Sebbene esistano importanti differenze tra le regioni, solo 6 superano la soglia del 95% per la vaccinazione anti-polio, mentre 11 sono sotto il 94%.

Particolarmente preoccupanti sono i dati di vaccinazione per morbillo e rosolia che hanno perso ben 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, dal 90,4% all’85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese che, impegnato dal 2003 in un Piano globale di eliminazione dell’Organizzazione Mondiale Sanità, rischia di farlo fallire in quanto il presupposto per dichiarare l’eliminazione di una malattia infettiva da una regione dell’OMS è che tutti i Paesi membri siano dichiarati “liberi”. Questo trend è confermato anche dalle coperture nazionali a 36 mesi per l’anno 2015, dato utile anche per monitorare la quota di bambini che, alla rilevazione vaccinale dell’anno precedente, erano inadempienti e che sono stati recuperati, se pur in ritardo. L’effettuazione delle vaccinazioni in ritardo, espone questi bambini ad un inutile rischio di malattie infettive che possono essere anche gravi.

La riduzione delle vaccinazioni comporterà un accumulo di suscettibili che, per malattie ancore endemiche (come morbillo, rosolia e e pertosse), rappresenta un rischio concreto di estesi focolai epidemici, come già accaduto in passato; per malattie non presenti in Italia, ma potenzialmente introducibili, come polio e difterite, aumenta il rischio di casi sporadici autoctoni, in caso di importazioni di malati o portatori. Vi è urgenza di una campagna forte sulla di vaccinare i bambini e la necessità di rendere l’accesso alle vaccinazioni il più agevole possibile e migliorare la disponibilità di evidenze scientifiche a favore delle vaccinazioni, per approfondire le ragioni del dissenso vaccinale e individuare più efficaci strategie di promozione delle vaccinazioni. I movimenti anti- vaccini vanno contrastati e sconfitti con i fatti e non con le parole e le opinioni.

Francesco,la sofferenza delle donne,l'aborto

Alessandra Servidori  FRANCESCO,la sofferenza delle donne,l'aborto  

 Papa Francesco ha fatto un altro passo verso le donne e noi lo ringraziamo di cuore. Si chiude il Giubileo con la lettera pastorale in cui la  Chiesa  capitanata dal Pastore Francesco pochi giorni prima della giornata internazionale contro la violenza femminile, invia ai preti una lettera  che aiuta le donne che hanno abortito. Una Chiesa misericordiosa verso tutti, una Chiesa che perdona e abbraccia anche chi ha sbagliato:  il Papa abbatte muri e barriere e nella lettera  diretta sia al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, sia a tutti i  preti , che  supera prescrizioni previste dal codice di diritto canonico. Riguarda la possibilità, concessa a tutti i sacerdoti e non solo ai vescovi come finora stabilito, di assolvere le donne che hanno praticato l'aborto che, pentite, decidono di confessarsi. Condanna il «dramma dell'aborto», Papa Francesco, indicandolo come uno «dei gravi problemi del nostro tempo» che spesso viene «vissuto con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta». «Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato», ribadisce Bergoglio, invitando i sacerdoti a prepararsi e ad assolvere a  questo compito, coniugando «parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso».Una decisione che concretizza  la volontà del Papa di permettere al maggior numero possibile di persone di riavvicinarsi alla Chiesa così oggi in difficoltà. Come previsto dal diritto canonico, il procurato aborto prevede la scomunica lata e sententiae per la donna, per chi la induce ad abortire e per chi pratica o coopera all'aborto. Il peccato,secondo la norma, non può essere assolto da tutti i confessori, ma soltanto dal vescovo o da alcuni sacerdoti da lui delegati. La decisione rappresenta «un segno di estensione della manifestazione di misericordia in termini più accessibili e disponibili da parte della Chiesa  e non è un'attenuazione del senso di gravità del peccato» e «non vuole essere in alcun modo un minimizzare la gravità della cosa».Francesco ha compreso il dramma delle donne,il dolore profondo,insistente e perenne che accompagna chi rinuncia a dare la vita, Un aborto rappresenta un’aggressione nei processi naturali dell’organismo femminile, le conseguenze possono essere rilevanti, secondo la personale situazione di vita della donna, dai fenomeni puramente organici, fino a quelli psicosomatici e a quelli psichici ,un senso di abbandono, di vuoto interiore,di colpa, di violenza appunto: sono già una punizione,senza infierire oltre. 

Le malattie professionali 26/11/2016

Sabato 26 novembre, il Centro di ricerca sul cancro dell’Istituto Ramazzini ospiterà il seminario “Le malattie professionali: un problema di tutti. A che punto siamo, quali interrogativi e problemi”.

Al seminario, organizzato insieme a “Noi tutti per Bologna”, interverrà: Angelo Fioritti (Direttore Sanitario Ausl Bologna), Fiorella Belpoggi (Direttore Area Ricerca Istituto Ramazzini), Barbara Maiani (CeSLaR UniMoRe-Modena), Rita Ghedini (Presidente Legacoop Bologna), Sonia Sovilla (Segreteria CGIL Bologna), Carla Facchini (Tutteperitalia Bologna) Alfonso Pellitteri (Inail Emilia-Romagna), Simona Lembi (Consiglio Comunale Bologna), Lia De Zorzi (Coordinatore Centrale INPS Roma), Simone Gamberini (Presidente Istituto Ramazzini), Alessandra Servidori (Noi Tutti per Bologna) e Daniele Mandrioli (ricercatore Istituto Ramazzini). 

Le malattie professionali

Dalla parte dei bambini

Alessandra Servidori

In questi giorni più volte sono apparse sui giornali notizie importanti che riguardano i bambini spesso violati sessualmente, vittime della povertà ,ma anche vittime di violenze risultato di leggi figlie di una stagione di anormalità passata come diritto. Purtroppo queste realtà,non messe in rilevanza da questa frenesia che ci accompagna giornalmente ricondotta al referendum sulla Costituzione,volutamente invece al centro dei tormenti italiani, fino a divenire insopportabile . Riportiamo l’equilibrio dell’informazione e della riflessione sui guasti prodotti dalla legge sulle unioni civili,più volte criticata da chi scrive su queste pagine. La questione riguarda le coppie di fatto e omosessuali e il caso di due bambini . Dopo otto anni due donne si separano e la madre biologica non riconosce all’altra il ruolo di genitore. La Corte Costituzionale ribadisce che, nel superiore interesse del minore, i figli devono poter intrattenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambe.  La sentenza è della Corte Costituzionale, del 20 ottobre 2016, n. 225.

E dimostra che si ricorrerà sempre di più all’Alta Corte per tutelare i minori.
Viene infatti chiesto,nella specie, alla Corte costituzionale di stabilire se una recente norma introdotta nel 2014 sia o meno contraria alla Costituzione. Tale norma stabilisce il diritto del figlio minore di mantenere un rapporto con entrambi i genitori, con i nonni ed i parenti in genere e di ricevere da loro cura, educazione, istruzione e assistenza. La ragione del dubbio nasce dal fatto che la norma si riferisce ai genitori, e non menziona le nuove figure che nell’attuale contesto sociale possono svolgere un ruolo significativo nella vita di un bambino, come il partner della propria madre o del proprio padre, anche omossessuali, quando la relazione finisca. Nel caso in esame due donne intraprendono un procedimento di fecondazione eterologa da cui nascono due bambini. Dopo otto anni di relazione le due si lasciano e la madre biologica non intende riconoscere alla propria ex lo stesso suo ruolo di genitore.L’ex partner della madre biologica si rivolge al Giudice che propone la questione di legittimità costituzionale. La Corte accoglie il ricorso e chiarisce che:
- La norma viola sicuramente la Costituzione, che garantisce le “formazioni sociali”, perché, ormai tra esse va inclusa la famiglia di fatto;
- inoltre viola la Costituzione perché introduce una discriminazione tra figli nati da una coppia etero e figli nati all’interno di una coppia omosessuale;
- infine viola la Costituzione in relazione all’art. 8 della Convenzione europea dei diritti umani, che prevede l’obbligo di riconoscere il diritto del fanciullo e dei genitori, così come di altri soggetti uniti al bambino da vincoli di fatto, di mantenere rapporti stabili pure in caso di crisi della coppia (anche omosessuale), tenendo sempre presente il superiore interesse del minore;
- in precedenza, il Giudice ha avuto modo di verificare con una perizia che i due bambini riconoscono la ex partner della madre biologica come una seconda mamma: ne consegue che impedire loro di avere con lei rapporti stabili potrebbe essere dannoso per i minori.

Hillary alla gogna

Alessandra Servidori - Hillary alla gogna.

Tutti contro Hillary: e oltre la  brutale sconfitta , ora i mass media si accaniscono sui motivi della mancata vittoria addirittura puntando il dito più che sulla leadership del magnate repubblicano, sulla debolezza della ex first lady. Un dato leggendo i numeri   è evidente :  nelle zone rurali,tra i piccoli territori,tra gli operai e le operaie,Trump ha fatto breccia sia nel nord, sud,ovest,  soprattutto tra la classe  sociale intermedia e ha raccolto voti anche tra le donne, nonostante la guerra sessista che ,non completamente a torto, gli era stata scatenata contro. Così  Hillary , paladina della scalata al potere femminile per la prima volta nell’America sempre più grande,si deve anche difendere dall’accusa di essere troppo competente ed essere diventata l’emblema della sconfitta delle donne. La vittoria di Trump sicuramente segna un arresto dell’emancipazione imperfetta che ancora  palpita nel mondo con  evidenti atteggiamenti misogini che si manifestano ricorrentemente più o meno irrispettosi e lesivi dell’uguaglianza di genere. Molte donne italiane,per esempio, così come le donne americane, risentono della crisi economica  ,sono le persone più colpite dalla povertà e dalla disoccupazione. E il desiderio di cambiamento e di riscatto  per  i loro diritti negati dal sistema che le esclude e le mortifica, si traduce in  determinazione a lottare per il cambiamento. Cambiamento che deve essere trascinante, che deve rompere lo schema attuale dove arroganza e l’alleanza tra classi dirigenti molto maschili emulate negli atteggiamenti tra poche donne al potere diventa insopportabile. Così a Hillary che continuo a ritenere una delle persone  più competenti e preparate professionalmente e politicamente  sono venute a mancare la solidarietà delle donne che preferiscono rimanere “basse” senza particolare autostima di sè,  scarsa ambizione, capacità di puntare a conquistare le vette alte,magari facendo squadra. Hillary Clinton invece è anche questo, e questo evidentemente irrita molte americane che rimangono abbagliate dal mito dell’uomo forte. Pensare che  quando si riesce ad essere complici,si diventa una forza, una potenza,in tutti i sensi. Quanto ancora dovremo aspettare perché le donne diventino amiche delle donne ?

Donne separate anche nelle Pari Opportunità

Alessandra Servidori     Donne separate anche nelle Pari Opportunità

Le donne condizione della crescita :  nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio Laura Boldrini  ieri- 28 ottobre- ha presieduto  una iniziativa, alla quale hanno preso parte anche le deputate dell'intergruppo parlamentare per le Donne, i Diritti e le Pari opportunità, che avrebbe  l'obiettivo di  riportare al centro del dibattito politico il tema dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile e della condizione femminile. Bene. Mica tanto. Pochi giorni prima  ma separate, Valeria Fedeli ,Vice Presidente del Senato, e la settimana prima ancora,e anche prima  Elena Boschi,Ministro con la delega alle Pari Opportunità insieme a alcune associazioni ,Emma Bonino insieme ad altre, separatamente anche le poche consigliere di parità rimaste reduci di provvedimenti che le hanno cancellate,insomma tutte rigorosamente cultrici di platee di donne che si  convocano , consumano dosi industriali di convegni dai quali però non si sprigiona la potenzialità della rappresentanza dei diritti del 52% della popolazione italiana così poco considerata. Suggeriamo con garbo istituzionale di leggere l’ultimo rapporto fresco fresco del Fondo Monetario Internazionale e la prossima  occasione “convegnistica  a spese della finanza pubblica “( peraltro già convocato per il 2 novembre dove il motivo per organizzarsi per il voto contrario al referendum  costituzionale potrebbe essere usato anche per fare proposte concrete per sostenere la scarsa e tragica mancanza di presenza femminile nel  mercato del lavoro)  e potrebbe  essere  l’occasione una volta tanto,per la messa in moto scoppiettante di una economia morta. Le bozze della Legge di bilancio 2017-già bollinata- infatti non risponde  adeguatamente ai gangli vitali che secondo il Rapporto del Fondo Internazionale Monetario si dovrebbero sviluppare in materia di politiche di genere e dunque dalla parte delle donne . il Rapporto del FMI che analizza fiscalmente tutti i paesi,  conferma,e peraltro anche le conclusioni adottate dal medesimo Rapporto, che  in tutte le realtà di sviluppo economico e politico più o meno positive, le politiche fiscali ben strutturate hanno il potenziale per migliorare le  condizioni di diversità di gender in specifico delle  bambine e delle donne .Tutti i paesi possono utilizzare le politiche fiscali per ridurre la quota ancora sproporzionata delle donne  che si fanno carico delle responsabilità per la cura dei bambini e dei genitori anziani e dei  lavori domestici e dei disabili. Queste responsabilità inibiscono la partecipazione più piena delle donne nelle attività economiche, sociali e culturali.

Il Rapporto sottolinea che   soprattutto la realizzazione di piani di sviluppo nazionali nel contesto degli obiettivi di sviluppo sostenibile potrebbero  offrire  l'opportunità di utilizzare la politica e l'amministrazione fiscale per ridurre le disparità basate sul genere e la promozione dell’istruzione, formazione delle ragazze e lo sviluppo del mercato del lavoro per le donne. Le italiane giovani o grandi guardano oltre il 4 dicembre e  voteranno secondo le loro legittime opinioni e sono stanchine di luoghi separati della politica  dove vengono ritenute truppe cammellate ad uso elettorale : donne insieme per strumenti  economici ed equi ragionevolmente concreti,liberali,riformatori,ecco su questo, possiamo anche mobilitarci ed è quello che stiamo facendo.

 

 

Ecco cosa manca nella legge distabilità

Ecco cosa manca nella Legge di bilancio             www.formiche.com

Sempre in attesa del testo ufficiale della Legge di Bilancio ci sforziamo di leggere con sincera professionalità i numeri che mano mano vengono sparati sui giornali. Parliamone: il documento previsionale del governo indica numeri non credibili.Mentre i dati sulla produzione industriale ci dicono che la crescita manifatturiera sarà di mezzo punto e quindi ancora meno sarà quella del pil, tanto che le rilevazioni anticipatrici Ocse indicano un profilo piatto del prodotto lordo a metà anno, il documento governativo mette nero su bianco ipotesi di crescita dell’economia irrealistiche, come abbiamo appunto potuto verificare durante il 2016 che sta per concludersi con almeno 2-3 decimi di punto sotto tutte le previsioni, nazionali e internazionali, con uno scarto in eccesso tra il 25% e il 37%, mentre l’1,3% indicato per il 2017 è poco giudicabile per le troppe variabili che influiscono (l’1,9% previsto dal Def nel 2018 è addirittura un numero al lotto) ma comunque appare anch’esso sovrastimato se confrontato con altre previsioni. Differenze, queste, che ovviamente incidono sul rapporto che misura il pil raffrontato al deficit (2,6%)molto incerto, tanto che l’Fmi dice 2,7% senza aver scontato gli effetti della manovra su cui può aprirsi il contenzioso con l’Ue, soprattutto tenendo conto del promesso taglio delle tasse (si fa per dire) in misura consistente e dei famosi 80 euro a qualche milione di italiani – ma non a tutti quelli indicati, se si considera l’incidenza degli interventi sulle detrazioni – che neppure sappiamo ancora oggi se li hanno spesi e li spenderanno (a beneficio dell’economia) o li risparmieranno (a beneficio loro). Non neghiamo che le varie leggi finanziarie sono documenti politici, usato (da tutti) con logiche politiche. E siccome negli ultimi vent’anni la politica è stata ridotta a mera comunicazione alla fine la manovra è uno strumento di marketing e comunicazione politica.

È stato così sempre. E lo è anche questa volta: si si tratta di una politica “continuista” con quelle precedenti di documenti programmatici e di manovre di bilancio del passato, anche quello dell’anno scorso. Si eviti di far passare per risolutivo ciò che tale proprio non è. Altrimenti, se Renzi avesse voluto mettere in campo un intervento strutturale sul debito usando il patrimonio pubblico e chiedendo a quello privato di concorrere – come gli è stato suggerito, da molti autorevoli economisti e opinionisti, purtroppo tutti fin qui inascoltati – allora come avremmo dovuto definire questa e quella precedente manovra renziana, sovversiva?Riportiamo le cose nei fatti. Renzi mette in campo un intervento che a voler essere positivi è pensato per risollevare il morale alla truppa – e Dio solo sa quanto il Paese abbia bisogno di ritrovare la fiducia e tornare a crederci – e a voler essere malevoli (nel senso andreottiano del termine, si fa peccato ma ci si prende ) è di carattere elettorale. Sia per il merito della manovra (diamo agli italiani che ne hanno più bisogno, togliamo a banche e grandi burocrati, tagliamo sprechi e privilegi), sia per il modo (non strutturale) con cui è costruita, sia per la “narrazione” che la circonda, essa appare – vistosamente, anche – un modo per arginare con ampio uso di anti-politica la forza elettorale di Grillo ed evitare che le elezioni prossime venture, compreso il maledetto referendum, siano la bara della prova di forza renzista. Comunque vedremo strada facendo cosa ci riserva il futuro che è già domani.Ma una considerazione viene spontanea vedendo Padoan che è non solo incerto e affaticato, ma anche imbarazzato davanti ad una incalzante richiesta di chiarezza: non possiamo accontentarci nel dire che Renzi è il male minore rispetto a Grillo e penta stellati. Perché il male peggiore è una Costituzione violata, Verdini al governo,e un commissariamento della Clinton sull’Italia.

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Senato.25 Ottobre 2016 noi contro il Cancro OPUSCOLO / ASTUCCIO Patologie oncologiche,invalidanti,ingravescenti-

            SENATO DELLA REPUBBLICA    -    PALAZZO MADAMA

   SALA CADUTI DI NASSIRYA MARTEDI 25 OTTOBRE  ORE 15   PRESENTAZIONE

   OPUSCOLO / ASTUCCIO  Patologie oncologiche,invalidanti,ingravescenti

                                                      -WORD CANCER DAY

Quello che è importante sapere per le lavoratrici,i lavoratori e le loro famiglie

TUTTEPERITALIA - CESLAR UNIMORE  -    NOITUTTIPERBOLOGNA

 

ASTUCCIO di notizie essenziali, utili, concrete per i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie:patologie oncologiche, invalidanti, ingravescenti. Diritti e doveri quando ci ammaliamo.

QUESTO ASTUCCIO, distribuito gratuitamente, si rivolge alle lavoratrici, ai lavoratori affette/i da patologie oncologiche, con l’intento di fornire alcune informazioni utili sui propri diritti e doveri per affrontare un delicato e faticoso momento nella vita lavorativa e famigliare. Un contributo istituzionale e associativo per lo sviluppo ed il miglioramento della conoscenza concreta delle norme nel nostro Paese, aggiornate dalle novità introdotte dalle riforme del lavoro e dalla legge di stabilità. Nel momento attuale di sempre maggiore complessità, è un semplice e utile strumento informativo adeguato con la legislazione, e i percorsi che si devono compiere quando si incontra la malattia oncologica e invalidante, cercando di fornire un “utensile”dei diritti e dei doveri che prevede il sistema sanitario, assistenziale,previdenziale. Ci siamo impegnati per rafforzare lo spirito “associativo e sussidiario” con istituzioni, associazioni, facilitando la comunicazione con il territorio e con i cittadini che lavorano e le loro famiglie, ed incrementando la collaborazione.                Insieme è meglio. LE PRIME Informazioni e azioni concrete

 

Saranno presenti :

Senatrice  Anna Cinzia Bonfrisco

Prof. Alessandra Servidori NoituttiperBologna

Prof. Carla Facchini TutteperItalia

Prof. Barbara Maiani  Ceslar-UNIMORE

 Invito - Sala  Stampa Caduti di Nassirya-Palazzo Madama-Piazza Palazzo Madama 11-martedì 25 ottobre -ore 15  -Allegato Astuccio/Opuscolo 

LEGGE DI STABILITA' che non ci stabilizza

Alessandra Servidori        LEGGE DI STABILITA’ 2017  INTERROGATIVI  PIU’ CHE LEGITTIMI

Abbiamo guardato le 33 slide che Renzi e Padoan hanno presentato per la Legge di stabilità uscita dal CDM e guardiamo anche con curiosità il dibattito, feroce come sempre ,su chi sostiene il Governo e chi ha il compito di capire cosa intende fare Renzi e il suo Esecutivo,perché francamente rispetto ai 26 miliardi spalmati sulle varie voci, prendendo per esempio la sanità, leggiamo i twit di Lorenzin Ministro in carica e al di là dei suoi esultanti 140 caratteri, ci chiediamo, per i disabili, che sono tanti, e sempre piu’, cosa è previsto (pare pochino).Sulla scuola anche,Giannini esalta lo student act ( mancia di 500 euro agli studenti) anziché pensare a irrobustire apprendistato e innovazione  e dunque lavorare a scuola. Ma aspettiamo il Testo che sarà emanato ufficialmente. Comunque leggendo quel che trapela dai giornali, confusamente, non basteranno le risorse per il rinnovo dei contratti dei Dipendenti Pubblici e non capiamo perché i due ministri di cui sopra, che fanno parte del settore pubblico, riusciranno a moltiplicare gli eurini.E’ bene sapere e ricordare infatti alcune certezze , sulle quali riflettere per cercare di capire cosa succede ora e cosa prevede questo percorso a ostacoli che pende sul capo degli italiani   

La legge di stabilità, insieme alla legge di bilancio, costituisce la manovra di finanza pubblica per il triennio di riferimento e rappresenta lo strumento principale di attuazione degli obiettivi programmatici definiti con la Decisione di finanza pubblica. Essa sostituisce la legge finanziaria e rispetto a quest'ultima prevede novità sia in ordine ai tempi di presentazione sia in merito ai contenuti dal 2015. Il disegno di legge di stabilità viene presentato in Parlamento entro il 15 ottobre (in passato era il 30 settembre), un mese dopo la data di presentazione della Decisione di finanza pubblica. La modifica dei termini di presentazione dei due documenti tende ad avvicinare il momento della programmazione a quello di definizione della manovra di finanza pubblica. Ciò   virtualmente dovrebbe consentire di disporre di un quadro macroeconomico e di bilancio più stabile, ma richiede anche che i contenuti della manovra siano maggiormente dettagliati nel corso della definizione del documento di programmazione. Risulta, infatti, più breve lo spazio che intercorre tra la data di approvazione della DFP e quella di presentazione della legge di stabilità, con una compressione del lasso temporale entro il quale definire puntualmente le misure che dovranno far parte della manovra di fine anno. Dobbiamo ricordare che nella situazione in cui ci troviamo economicamente, stabilire OGGI cosa spendere del Bilancio dello Stato nei prossimi tre anni, significa dunque, eticamente e responsabilmente pensare al bene del Paese e NON alla campagna elettorale del Governo Renzi in favore del referendum sulla Costituzione. Purtroppo la  legge di stabilità 2017 presenta  un contenuto più snello rispetto a quello della precedente legge finanziaria. Restano escluse dal suo contenuto le norme a carattere ordinamentale o organizzatorio, anche qualora esse si caratterizzino per un rilevante miglioramento dei saldi (cosa che è evidente NON è e non sarà); le norme di delega e  quelle relative ad interventi di natura localistica o micro settoriale. Gli interventi di sostegno e sviluppo dell'economia dovranno trovare collocazione in appositi disegni di legge collegati, e pertanto al di fuori della legge di stabilità. Invece per quanto riguarda la struttura complessiva della legge, si conferma la sua suddivisione in articolato e tabelle che aspettiamo di conoscere. Nella prima sezione, essa riporta: il livello massimo del saldo netto da finanziarie e del ricorso al mercato; la variazione delle aliquote delle imposte; l'importo dei fondi speciali; l'importo complessivo destinato al rinnovo dei contratti pubblici; le norme eventuali necessarie all'attuazione del Patto di stabilità interno e alla realizzazione del Patto di convergenza; le misure correttive delle leggi che comportano oneri superiori a quelli previsti; altre regolazioni meramente quantitative.

Le tabelle allegate alla legge di stabilità vengono ridefinite rispetto alla normativa previgente. In particolare, mentre le Tabelle A e B (che riportano gli importi dei fondi speciali per la copertura di nuovi provvedimenti legislativi, rispettivamente di parte corrente e in conto capitale) restano invariate, viene ridefinito, invece, il contenuto della Tabella C escludendo da essa le spese destinate al funzionamento degli enti pubblici (che presentano natura obbligatoria), e che d'ora in poi saranno determinate dalla legge di bilancio. La Tabella D, invece, assorbe le "vecchie" tabelle D, E ed F relative alle spese in conto capitale. Essa riporta gli importi destinati al finanziamento delle leggi che dispongono spese a carattere pluriennale in conto capitale, con evidenziazione dei rifinanziamenti, delle riduzioni e delle rimodulazioni. Si modifica, infine, anche la Tabella E che, a differenza di quanto avveniva in passato, riporta ora le riduzioni delle autorizzazioni legislative relative alla sola spesa corrente. COSA MOLTO IMPORTANTE sarà  un prospetto riepilogativo degli effetti triennali sui saldi di finanza pubblica (saldo netto da finanziare, fabbisogno e indebitamento netto) derivanti dall'attuazione di ciascuna disposizione contenuta nella medesima legge. E' previsto inoltre che lo stesso prospetto venga aggiornato nel passaggio da un ramo all'altro del Parlamento in relazione alle modifiche approvate al disegno di legge durante la discussione parlamentare.Leggeremo con grande curiosità la relazione tecnica sugli effetti  della legge di stabilità sul bilancio dello Stato e sul conto economico delle amministrazioni pubbliche, sui saldi di finanza pubblica articolati nei vari settori di intervento e i criteri utilizzati per la quantificazione degli stessi, assorbendo parte del contenuto della soppressa Relazione Previsionale e Programmatica. Essa contiene, altresì, le previsioni del conto economico delle amministrazioni pubbliche e del relativo conto di cassa, integrate con gli effetti della manovra per il triennio di riferimento. POI NON E’FINITA : dobbiamo aspettare il giudizio della UE. Vigiliamo fratelli e sorelle, vigiliamo!!!!                    

Niente parità di genere nei consigli metropolitani

Alessandra Servidori                   Donne e governo metropolitano : una presenza  diseguale

La legge del 7 aprile 2014 n.56 ha approvato in via definitiva l'istituzione delle città metropolitane, ridefinendo il sistema delle province. Il provvedimento ha individuato dieci città metropolitane: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Firenze, Bologna, Genova, Venezia, Reggio Calabria. Il territorio delle città metropolitane coincide con quello della provincia omonima. Sono stati previsti procedimenti ordinari per il passaggio di singoli comuni da una provincia limitrofa alla città metropolitana (o viceversa). Altre quattro città metropolitane sono state individuate dalle Regioni a statuto speciale (Cagliari, Catania, Messina, Palermo). Il 30 settembre 2014 si sono svolte le elezioni del Consiglio metropolitano, indette dai Sindaci dei Comuni capoluogo e si è insediato il Consiglio metropolitano e la Conferenza metropolitana. Il 1° gennaio 2015 le Città metropolitane sono subentrate alle province omonime. Daniela Dominici ha analizzato la presenza delle donne nei nuovi Consigli metropolitani che sono stati eletti e la situazione non è delle migliori . A elezioni avvenute infatti  questo è il risultato :  

Il consiglio  metropolitano di Torino  è composto da 6 consigliere su 18 totali. A Bologna  6 consigliere su 18.  A Genova ci sono 4 consigliere su 18. A Reggio Calabria  e c’è 1 sola consigliera su 18, la vice sindaca di Caulonia Caterina Belcastro. A Bari  ci sono solo 2 consigliere su 18.A  Venezia ci sono 3 consigliere su 18. A Firenze  5 consigliere su 18. A Milano  ci sono 8 consigliere su 24. A Roma  ci sono 6 consigliere su 24. A  Napoli ci sono 4 consigliere su 24. Il consiglio metropolitano di Cagliari verrà eletto il prossimo 23 ottobre.I consigli metropolitani di Palermo e Catania verranno eletti il prossimo 20 novembre. A Messina non c’è il consiglio, c’è un commissario.

Come è ben evidente la tenacia nel chiedere e ottenere pari opportunità per una democrazia di rappresentanza effettiva nelle sedi istituzionale è per l’ennesima volta fallita.   Si evidenzia inoltre che non è stata inserita alcuna norma di garanzia di genere nella disposizione transitoria che prevede  la prima elezione del nuovo Senato su liste bloccate e con preferenza unica, in contrasto con quanto impone la riforma costituzionale (Articolo 1, secondo comma) per tutte le leggi elettorali, compresa, quindi,  la futura legge  elettorale per il nuovo Senato.La prima elezione, che avverrà secondo la disposizione transitoria che prevede la preferenza unica e nessuna norma di garanzia di genere, porterà all’assoluta predominanza di appartenenti al sesso maschile, come nella maggior parte dei consigli regionali e tra i sindaci. ART 39 Rifoma costituzionale.La prova generale è consumata  con l’elezione di secondo livello da parte dei consiglieri comunali dei Consigli delle Province e delle Città metropolitane. Anche questa elezione è avvenuta senza norme di garanzia di genere, in quanto la legge Del Rio le prevede solo per le tornate successive. Le politiche di genere affidate al buon cuore della Ministra Boschi peraltro non solo con delega alle Pari Opportunità, ma anche della Riforma Costituzionale sottoposta a referendum , sono così orfane di una genitorialità negata.  

Studenti,scuola,Costituzione e democrazia scolastica

Alessandra Servidori                              Studenti, scuola, costituzione e democrazia scolastica.

                                                                    Una proposta consapevole - www.formiche.net 

Incalza furiosa la dialettica politica sull’appuntamento del 4 dicembre allorchè il popolo italiano è chiamato a esprimere il proprio parere sul testo della Costituzione modificata. E  contemporaneamente in questi giorni una parte consistente di studentesse e studenti scendono in piazza ed occupano aule come antica forma di protesta autunnale, ricorrente. Condivido alcuni motivi del loro scontento  dell’avvio dell’anno scolastico molto molto faticoso soprattutto per il disordine degli organici,degli edifici  fatiscenti, della mancanza dei docenti di sostegno  soprattutto a chi ha diritto ed è disabile comunque allo studio. Diciotto  anni fa quando celebrammo il 50 entesimo della Costituzione  con alcuni amici costituzionalisti andammo nelle scuole e riproducendo la Gazzetta ufficiale del Testo della Costituzione( mi ricordo soprattutto le lezioni  con  Augusto Barbera, Luciano Vandelli, voci pacate, grandi maestri !) ne discutevamo con gli studenti. Un approfondimento sereno e un dibattito democratico con la micro società scolastica , che colse l’opportunità di darsi anche regole condivise, come politeia fondante negli istituti. L’obiettivo era di far conoscere il Testo ma soprattutto assimilarlo per indurre i ragazzi e le ragazze a considerare lo spirito costituzionale vivo e attuale per l’applicazione di stesse regole di convivenza uguali per tutti : elezione a turno dei rappresentanti di classe e sorteggio, incarichi da portare a termine,il diritto di libertà di parola purchè non si offendano le persone o le istituzioni scolastiche,senza urlare, sanzioni se si violano i patti stabiliti dalle regole di istituto. In buona sostanza tentammo  di indicare ai giovani un possibile approccio empatico alla disciplina costituzionale convivendo gomito a gomito nelle classi,come modello di democrazia agita nella scuola. Una rilettura oggi meditata e consapevole dei principi della Costituzione sarebbe  cosa buona per coglierne la vitalità e al contempo inadempienze che caratterizzano il nostro tempo,cercando elementi attuali di continuità o differenze incentivando le problematiche sul diritto allo studio, l’occupazione giovanile e cioè il lavoro nell’Italia di oggi e le difficoltà attuali. Così forse ci si potrà confrontare con i giovani anche dopo  quel 4 dicembre nel quale, comunque vada,ai nostri studenti abbiamo l’obbligo di offrire la prospettiva di un Paese dove l’istruzione e la formazione sono gangli vitali di una società evoluta.  

IL PARLAMENTO SU TEMPI DI VITA E DI LAVORO SI SVEGLIA DAL LETARGO

 
ALESSANDRA SERVIDORI EVVIVA : Il Parlamento UE si sveglia dal letargo! 
Notizie dal Parlamento europeo: Azione per migliorare l'equilibrio tra lavoro e vita necessaria a livello comunitario e nazionale

29 settembre 2016 -I componenti   del Parlamento europeo il 29 settembre 2016  hanno  approvato in plenaria una risoluzione che chiede una modernizzazione della legislazione work-life balance tra cui la maternità e il congedo parentale, nonché paternità e  coloro che seguono i disabili e anziani  e ne hanno cura. Questa è senz’altro una notevole iniziativa, presa dal Parlamento europeo, dopo la bocciatura dell’agosto 2015 della Direttiva che allungava il congedo di paternità di due settimane .Il  Parlamento ha adottato una risoluzione che esamina le questioni equilibrio lavoro / vita in modo  complessivo sotto tutti gli aspetti  insoliti  che in buona sostanza sono il modo globale in cui i singoli argomenti sono combinati così come la prospettiva della diversità rigorosa . I deputati sono molto specifici in alcuni dei dettagli che riguarda la  richiesta per quanto riguarda la maternità e il congedo parentale, nonché paternità e coloro  che svolgono lavori di cura. "Abbiamo bisogno di tutti questi nuovi sviluppi, al fine di aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e migliorare l'equilibrio tra lavoro e vita.  I padri dovrebbero essere maggiormente coinvolti nella condivisione delle responsabilità familiari, al fine di migliorare la parità di genere ", ha detto il co-relatore Vilija Blinkeviciute. La risoluzione copre le seguenti aree:

Revisione della direttiva sul congedo di maternità :
I deputati invitano la Commissione a portare nuove proposte ambiziose per la direttiva sul congedo di maternità assicurando che le donne siano retribuite e coperte da una protezione sociale per tutta la durata del congedo di maternità e non siano finanziariamente penalizzate  per avere figli. Uno studio britannico dal CIPD aveva appena scoperto che le madri che lavorano in posti di lavoro poco qualificati sono costrette a ridurre sia considerevolmente le loro ore o rinunciare al lavoro del tutto dopo aver avuto un secondo figlio.In Italia il Rapporto annuale sulle dimissioni dal lavoro negli ultimi anni ha segnalato questa problematica. 
Migliorare congedo parentale
La risoluzione del Parlamento europeo chiede inoltre che la durata minima del congedo parentale con un'adeguata sostituzione del reddito e di protezione sociale debba  essere aumentato da quattro ad almeno sei mesi. I genitori dovrebbero avere la flessibilità di utilizzare il congedo in frazioni o del tutto in concomitanza con  l'età del bambino per il quale il congedo parentale può essere preso, che peraltro dovrebbero essere aumentati.. I deputati ribadiscono che il congedo parentale dovrebbe essere equamente ripartito tra i genitori e che entrambi i genitori devono essere trattati nello stesso modo in termini di diritti al reddito e la durata del congedo.
Nuova paternità e congedo direttiva per coloro che svolgono lavori di cura.'
I deputati esortano la Commissione, al fine di consentire ai genitori con bambini o persone con persone a carico per raggiungere un migliore equilibrio vita-lavoro, a realizzare  con la nuova direttiva il congedo di paternità con un minimo  obbligatorio di due settimane interamente inquadrate come  ferie e con la medesima  direttiva un congedo per le persone che svolgono lavori di cura per anziani e non autosufficienti in famiglia. ", che consente ai lavoratori di prendersi cura di persone a carico e offre all'accompagnatore remunerazione adeguata e la protezione sociale. I deputati chiedono inoltre agli Stati membri di introdurre "crediti di cura" attraverso una legislazione di sicurezza sociale come perio equivalenti di lavoro e diritti pensionistici al fine di proteggere coloro che prendono una pausa dal lavoro per fornire  questa assistenza informale  e dunque  la cura svolta da un dipendente o da e per un membro della famiglia e riconoscere il valore del lavoro di questi assistenti per l'intera società.
La cura per i bambini e intelligente lavoro
 
I servizi per l'infanzia di qualità dovrebbero essere disponibili, a prezzi accessibili i, dice il testo. I deputati hanno anche sottolineato l'importanza di forme flessibili di lavoro (orari di lavoro flessibili) nel permettere a  uomini e donne di conciliare lavoro e vita familiare, a condizione che il lavoratore sia  libero di fare la scelta.
 
La risoluzione è stata approvata con 443 voti a favore, 123 contrari e 100 astensioni. Essa non è né vincolante per la Commissione europea, né per gli Stati membri.
 

 FONTE Newsletter, Policy Development Work-Life-Balance

DONNE e PENSIONI DI REVERSIBILITA'

Alessandra Servidori         

Donne e pensioni  di reversibilità:   Sono l’ 88%  delle pensioni erogate quelle di cui sono titolari le donne e dunque solo il 12%  ne sono beneficiari gli uomini.Così un’altra  ragione per criminalizzare le donne,visto che la pensione  di reversibilità è una prestazione economica che viene erogata dall’INPS ai familiari superstiti di un defunto già titolare di pensione o che,durante la propria vita lavorativa, abbia accumulato un determinato numero di settimane contributive tali da dare lo stesso il diritto ai familiari di percepirne . Dunque le donne  che vivono di più degli uomini , spesso sono disoccupate ora e lo sono state in gioventù, possono contare sulla pensione del proprio marito, compagno,fratello ,padre ecc.. Nei giorni scorsi però si è sparsa la voce ,(per ora non confermata ma dovremo vedere il testo non ancora approvato del cd”  disegno di legge  povertà”) che  tale trattamento, in futuro, venga legato all’ISEE. Quest’ultimo è “l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente” e considera la posizione economica di coloro che percepiscono le pensioni di reversibilità, richiedono agevolazioni e prestazioni sociali. Con tale introduzione, quindi, l’assegno non sarebbe più un diritto inalienabile, venendo, al contrario, a dipendere dal reddito di chi ogni mese lo percepisce. Ovviamente condividiamo la perplessità di quanti ,eredi in vita,potrebbero subire persino ulteriori tagli .Fino ad ora la pensione di reversibilità in base alla norma ,applica  Il metodo di calcolo che non ha subito modifiche rispetto a quanto disciplinato dalla legge numero 335 dell’8 agosto 1995: per determinarne l’importo si continua a tenere conto unicamente dei redditi assoggettabili all’IRPEF e tra gli aventi diritto alla prestazione ci sono appunto il coniuge,i figli, i nipoti e in alcuni casi anche i genitori o fratelli/sorelle . L’importo viene calcolato dall’ente in base alla documentazione che il familiare superstite presenta al momento della richiesta tra cui devono essere dichiarati i redditi assoggettati ad IRPEF che andranno a far optare per la percentuale e quindi l’importo, da assegnare. Facendo l’esempio più ricorrente cioè la coniuge superstite, la percentuale di solito è circa il 60% che andrà a decrescere in base al calcolo che l’INPS effettuerà basandosi sul reddito di cui il familiare richiedente è titolare, e solo lui, al di là dei componenti del nucleo familiare dello stesso. A fare tremare le vene ai polsi delle tantissime vedove che vivono di questa pensione, è arrivata  anche una circolare inps cosidetta riparatrice ,perché  ha chiarito con riferimento ad alcune notizie di stampa in merito  ad ipotetici cambiamenti introdotti con la circolare n.195 del 30 novembre 2015 sui redditi da dichiarare per il calcolo delle pensioni di reversibilità. In realtà, sottolinea l’Istituto, nella circolare n. 195/2015 è presente un refuso generalizzato nell’allegato 1, contenente le tipologie reddituali influenti sulle diverse rilevanze, fra cui anche la rilevanza 11 – Incumulabilità della pensione ai superstiti con i redditi, di cui all’art.1, comma 41, L. n. 335/1995. Era un refuso,per fortuna,per ora, le vedove possono ancora contare,appunto molte per non cadere in povertà, sul 60% della pensione del marito.

Astuccio sulle patologie oncologiche, invalidanti, ingravescenti

Pubblichiamo il pdf dell'astuccio/opuscolo sulle patologie oncologiche, invalidanti, ingravescenti, contenente le notizie essenziali, utili, concrete per i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie. Diritti e doveri quando ci ammaliamo.

Allegati:
Scarica questo file (Astuccio 9 Settembre 2016.pdf)Astuccio - Patologie oncologiche, invalidanti, ingravescenti[Quello che è importante sapere per le lavoratrici e i lavoratori e le loro famiglie]541 Kb

RAGGI,APPENDINO,BERGONZONi contro le cd quote rosa.Un controsenso

Alessandra Servidori  RAGGI,APPENDINO,BERGONZONi contro le cd "quote rosa" 29 settembre 2016 

Devo ricordare con garbo istituzionale alle signore che in queste ore si sono espresse contro le cd “quote rosa” che nonostante le loro affermazioni è evidente che ,per esempio ,la legge n. 120 del 2011 ha consentito all’Italia,  sistematicamente  considerata fanalino di coda d’Europa nell’attuazione della parità di genere (Dati Ocse agosto 2016), di diventare un modello di riferimento per altri Paesi, al momento sprovvisti di discipline finalizzate a portare le donne ai vertici del settore economico, o che hanno introdotto misure poco incisive.  Si può sicuramente avere opinioni diverse sui metodi di raggiungere la democrazia paritaria effettiva ,ma è indubbio che la disciplina costruita dal Parlamento italiano è una disciplina efficace e ben equilibrata, perché se da una parte si caratterizza per l’incisività del tipo di intervento, dall’altra presenta accorgimenti in grado di evitare contraccolpi sui principi costituzionali; in particolare, sul principio di uguaglianza e sulla libertà di iniziativa economica delle imprese. Infatti la Legge Golfo Mosca ha avuto la capacità  di produrre ‘rinnovamento’ sia culturale che concreto. I numeri e i fatti sono chiari :  diverse importanti società hanno  deciso di adeguare alle nuove regole i propri statuti e i propri organi anche prima che la legge evidenziasse  i propri effetti giuridici vincolanti (posticipati dalla legge a un anno dalla sua entrata in vigore). La legge  è stata  capace di creare un rinnovamento di carattere più generale  a proposito delle modalità di reclutamento degli amministratori societari, prestandosi oggi molta più attenzione a merito e competenze. Non molto ma moltissimo  rimane da fare e non sentiamo proprio il bisogno di riaprire un conflitto sulla presenza equilibrata di genere nel contesto economico e istituzionale. La legge sta dispiegando i propri effetti, e i  dati sono confortanti, sebbene il genere femminile rimanga ancora scarsamente rappresentato nei ruoli chiave delle società, quelli di amministratore delegato. Non solo. Per molte società a controllo pubblico si pone un altro problema che oggi è diventato esplosivo. Il decreto sulla c.d. spending review (d.l. n. 95 del 2012), ha consentito la possibilità, per molte società, di adottare la formula dell’amministratore unico. Ebbene, questa  scelta è in crescente aumento, e, come facilmente immaginabile, purtroppo, nella maggior parte dei casi, la scelta dell’amministratore unico ricade su un uomo.  Dunque  continuiamo a monitorare con attenzione l’andamento delle nomine, ed  elaboriamo, eventualmente, anche nuove soluzioni sul piano normativo, per evitare il rischio che, ancora una volta, la politica possa opporre resistenza alla compiuta realizzazione di una democrazia paritaria, sulla quale, a proposito di Italicum, la situazione è ancora molto molto sbilanciata.  Non ci si può accontentare del fatto che le donne arrivino nei luoghi della decisione, ma occorre che esse contribuiscano effettivamente, come  ci auguriamo si continui , ad incrementare la qualità delle decisioni in materia economica. Occorre  che tutti, soprattutto le Università e le Associazioni attive su questo versante, continuino a prestare la massima attenzione e a dedicare tutti gli sforzi possibili per il conseguimento dell’obiettivo più importante: quello di un cambiamento culturale. Ognuno dunque può fare la sua parte remando per e non contro. L’Università di Modena e Reggio Emilia, al Dipartimento  di giurisprudenza ha istituito un corso su Politiche di pari opportunità nel lavoro pubblico e privato e alle studentesse e agli studenti è una materia che interessa molto vista la robusta frequenza. E questo è un ottimo segnale.

Beatrice e il super io

Alessandra Servidori          Beatrice e il super io

La sfortunata campagna sulla fertilità coatta ha messo in evidenza il super io di cui è affetta la Ministra Lorenzin che mi ostino a chiamare Bea,in ricordo di quando era una fresca e tonica giovane amica che mi  chiamava  come  sua maestra quando insieme organizzavamo seminari di studio sui temi del welfare.Ma le allieve crescono e spesso ,superano le maestre ma in arroganza.E così guardando l’incontro in tv in prima serata in cui la ministra  incalzata dalle due giornaliste  spiega la mission comunicativa fallita del piano  nazionale sulla fertilità  ho la conferma di quella presunzione di completezza che ammorba chi raggiunge posti di potere. Un danno erariale così evidente –tanti milioni bruciati da opuscoli e iniziative sbagliati- è in capo al Ministro e non alla direzione generale del ministero e questo non è stato mai evidenziato da nessuna polemica intercorsa,tanto meno da nessun solerte giudice che in questo caso tace  .Peraltro nell’elencare con questo “Io,io ,io ,l’ho fatto” i suoi provvedimenti in campo sanitario,Beatrice super-io ha dimenticato di abbattere i muri della legge 40 che impedisce alle coppie fertili il ricorso alla fecondazione medicalmente assistita pur affermando negli opuscoli sbagliati una  sola mission condivisibile e cioè che la possibilità di avere figli è “un bene comune”.Non lo è a tutt’oggi , e questo da maestra lo ricordo a chiare lettere, per quelle  tante coppie a cui Lorenzin deve guardare con riverente  attenzione,penalizzate dalla cattiva legge che a dodici anni dalla sua promulgazione sono arrivate a quell’età che non consente loro di poter mettere al mondo il figlio desiderato. Lorenzin una volta entrata nell’olimpo del potere di cui politicamente  ha aderito  all’arroganza renziana, ha pensato e ancora pensa,di poter affidarsi come dichiara alla” società scientifica “ anch’essa evidentemente ben incardinata su decenni di potentati e fallimenti della famosa legge 833  del ‘ 78 ,fallimento evidente di un decentramento della salute degli italiani e trionfo dei primariati e degli sprechi tutt’ora evidenti. Ora Lorenzin deve provvedere anche e soprattutto a realizzare la presa in carico della persona con fascicolo elettronico dello stato di salute, di un fondo unico socio-assistenziale nazionale( compresa l’indennità di accompagnamento) così da garantire, soprattutto alle persone disabili e rese disabili dalla mancanza di salute e dunque di tutte le età come vediamo dai i dati di malattie oncologiche,invalidanti,ingravescenti che colpiscono gli italiani , integrazioni di servizi e apropriatezza delle prestazioni e in ciascun territorio ,conferimento alle asl della spesa socio sanitaria municipale e applicazione anche per le coppie che desiderano figli della corretta proporzione di spesa tra prevenzione,servizi territoriali e spedalità; concentrazione della offerta ospedaliera in base agli esiti e agli standard delle specialità e soprattutto efficienti servizi di emergenza. E oggi l’emergenza è anche riempire le culle vuote ma non  con la presunzione di campagne informatrici sbagliate e messa in mobilità dei dirigenti ministeriali  indicati come colpevoli. Mediti Beatrice , mediti.

STUDENT ACT

Alessandra Servidori  E DOPO IL JOBS ACT arriva lo STUDENT ACT

 E dopo il JOBS ACT arriva lo STUDENT ACT per rispondere  anche alla brutta pagella che OCSE ci assegna contenuta nel Rapporto Education at a glance 2016. Sussurri e grida sotto forma di prime anticipazioni sulla legge di bilancio 2017 affermano che il Governo rinnoverà  il bonus cultura da 500 euro per i 18enni,  e introdurrà nuove risorse per il diritto allo studio, con un’ipotesi di no tax area per studenti universitari. Il regalino  per i giovani che hanno compiuto 18 anni nel 2016  si ripeterà da spendere in cultura (cinema, concerti, musei, libri, eventi, monumenti, teatri, parchi naturali e aree archeologiche) con accesso attraverso una identità digitale SPID denominata  18app. Le altre misure dello Student Act  pare siano : 50 milioni in più per il Fondo integrativo statale per il diritto allo studio, che farebbe salire le risorse totali a 220 milioni. E  sempre per incentivare le iscrizioni all’università, si pensa a una no tax area (studi universitari gratuiti), per famiglie con ISEE fra 12mila e 15mila euro. Poi borse di studio più ricche da 10-15mila euro (le attuali,  arrivano al massimo a 4mila euro) da assegnare agli studenti più meritevoli, sempre appartenenti alle famiglie a basso reddito, selezionati attraverso una valutazione che tiene conto  del voto di maturità,  e il rendimento nel corso di tutti gli anni di studi superiori. Si sta  valutando l’opportunità di finanziamenti aggiuntivi per i dipartimenti universitari migliori in base alle pagelle di valutazione dell’Anvur, agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Questa misura si affiancherebbe alle risorse, previste dalla finanziarie 2016,  denominata “ rientro dei cervelli”, su cui si attende però il decreto ministeriale attuativo. Queste ipotesi di pacchetto giovani in Legge di Stabilità 2017 sono rese note in concomitanza delle recenti cifre dell‘OCSE (Education at a glance 2016) secondo cui l’Italia ha il poco edificante primato del boom di Neet (giovani che non studiano e non lavorano): sono aumentati del 10% dal 2005 al 2015, in misura superiore alla media degli altri paesi OCSE. Non solo: il corpo docenti della scuola italiana è il più anziano, in termini anagrafici, dell’area OCSE, con 6 o 7 insegnanti su dieci sopra i 50 anni, e ha una delle percentuali più basse di presenza maschile (8 insegnanti su dieci sono donne). La spesa pubblica nell’educazione dal 2008 al 2013, gli anni della crisi, è scesa del 14% (contro il -2% delle altre spese), portando la percentuale di spesa per l’istruzione (primaria, secondaria e terziaria) nel 2013 al 4% del pil, contro il 5,2% dell’area OCSE: peggio di noi, solo Spagna, Ungheria e Slovenia. 

DALLA PARTE DELLE DONNE E DEL LAVORO .La situazione aggiornata

 

Alessandra Servidori       -18 SETTEMBRE        DALLA PARTE DELLE DONNE e del lavoro nel mondo

 Qual è attualmente la situazione in Europa sulla conciliazione anzi condivisione vita/lavoro                  E  gli impegni assunti dal recente G20

 Commissione e Parlamento il 9 settembre hanno deciso di agire per migliorare l’equilibrio vita-lavoro di tutti i cittadini, uomini e donne: una leva in grado di migliorare notevolmente l’attuale disuguaglianza di genere. Ecco alcuni dati di contesto che raccontano la situazione, oggi.

 

 

In tutta Europa il tasso di natalità è sensibilmente diminuito negli ultimi decenni.

»Gli studi dell’ultimo decennio sollevano molti dubbi riguardo l’effettiva efficacia di un più lungo orario di lavoro in termini di aumento della produttività. »La perdita di PIL nel mercato del lavoro europeo attribuibile al gender gap è stimata al 10%. »La disuguaglianza sul mercato del lavoro ha conseguenze che durano (e peggiorano) nel tempo: il gender pension gap (39%) è più del doppio del gender pay gap (16%)! »I congedi legati a motivi familiari sono ancora motivo di forte discriminazione per uomini e donne, nonostante il quadro normativo esistente a livello europeo. »Solo il 10% dei padri usa almeno UN giorno di congedo di paternità. »Il 97% delle donne usa il congedo parentale disponibile per entrambi i genitori. »Solo 11 Stati membri hanno raggiunto il primo degli “obiettivi di Barcellona” (2002, servizi di cura per l’infanzia accessibili al 90% dei bambini tra i tre anni e l’inizio dell’obbligo scolastico), mentre solo 10 Stati membri hanno raggiunto il secondo obiettivo (servizi di cura per l’infanzia accessibili al 33% dei bambini di età inferiore ai 3 anni). »3,3 milioni di cittadini europei tra i 15 e i 34 anni hanno dovuto rinunciare al lavoro a tempo pieno per mancanza di servizi di cura per i propri figli o altri parenti a carico. Anche nel campo dei servizi, gli investitori e le aziende del settore dovranno rispettare le normative europee ed essere sottoposti allo stesso numero di controlli.

 

Il rapporto di iniziativa del Parlamento

 

Il Parlamento europeo ha deciso di redigere una relazione d’iniziativa per portare maggiore attenzione al dibattito e per richiedere alla Commissione di intensificare il suo lavoro in questo campo. Soprattutto, questa relazione è una reazione alla “roadmap” e alla relativa consultazione pubblica lanciate dalla Commissione nel 2015, dal titolo ‘Un nuovo inizio per fronteggiare le sfide del work-life balance affrontato da famiglie di lavoratori’. L’obiettivo di questa iniziativa della Commissione è quello di aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro  attraverso la modernizzazione e l’adeguamento del quadro giuridico politico dell’UE al mercato del lavoro di oggi, per consentire ai genitori con bambini e/o altri parenti a carico un migliore equilibrio tra famiglia, lavoro e vita privata, sostenere una maggiore condivisione delle responsabilità familiari tra uomini e donne, e rafforzare la parità di genere nel mercato del lavoro.

 

Work-life balance: è tempo di agire

Lo scopo di questa relazione - e delle politiche di conciliazione vita privata-vita lavorativa in generale - è non solo la promozione della parità di genere  nel mercato del lavoro e in altre sfere della società, ma anche dare ai bambini la possibilità di raggiungere il loro pieno potenziale ,, fornendo loro un’istruzione di alta qualità e servizi di cura per la prima infanzia, accesso ad attività ricreative, culturali e sportive e, soprattutto, tempo con i loro genitori.

 

Flessibilità : il rapporto specifica che per conciliare lavoro, vita privata e familiare non esiste una soluzione ‘one-size-fits-all’, e il giusto equilibrio deve essere trovato per ogni persona, al fine di soddisfare le loro esigenze personali e familiari.

 

Azioni proposte:

 

Adeguati regimi di congedo condivisi

 La mancanza di sistemi di congedi retribuiti per i padri, o l’inadeguatezza degli incentivi per usarli, aumenta la disuguaglianza di genere nella condivisione del lavoro di cura della famiglia tra donne e uomini. Poiché le donne sono le principali utilizzatrici dei congedi legati a motivi familiari, la loro posizione nel mercato del lavoro è indebolita per quanto riguarda l’accesso al mercato del lavoro, il salario e l’avanzamento di carriera. Allo stesso tempo, gli uomini non sono supportati o motivati a prendere del tempo da trascorrere con la propria famiglia. Per far fronte a questo, la relazione invita la Commissione a: »presentare una proposta di revisione della direttiva sul congedo di maternità, che attualmente risale al 1992, adottata nell’ambito di competenza dell’Unione europea in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

La direttiva in vigore prevede 14 settimane di congedo di maternità retribuito e la protezione contro il licenziamento. La revisione dovrebbe mirare a prolungare il congedo di maternità retribuito con modalità diversificate di retribuzione, per consentire il soddisfacimento di specifiche esigenze e tradizioni diverse nei diversi Stati membri. I punti salienti»presentare una direttiva sul congedo di paternità, per garantire che gli uomini assumano la loro parte di responsabilità familiari, prevedendo un congedo minimo obbligatorio, retribuito e non trasferibile, per i padri; »presentare una relazione sull’attuazione della direttiva sul congedo parentale, »proporre una direttiva sui congedi per i “carers”, per consentire ai lavoratori di prendersi cura di persone a carico. Inoltre la relazione chiede: »di adoperarsi per cambiare gli stereotipi sui ruoli di genere; »di adottare misure per ridurre il divario retributivo di genere; »che vi sia piena disponibilità di strumenti di flessibilità organizzativa del lavoro (vigilando che essi non siano un obbligo per nessuno), come telelavoro, smartworking, orari flessibili e part-time. Infine, la relazione sottolinea che le condizioni favorevoli per l’equilibrio vita-lavoro nel mercato del lavoro e una soddisfacente qualità di vita possono essere raggiunti solo se le persone hanno abbastanza tempo fuori del lavoro per lo sviluppo personale, per esempio attraverso l’istruzione e la formazione, e per il tempo libero. La Commissione dovrebbe pertanto intensificare le sue azioni nei confronti degli Stati membri che non applicano correttamente la direttiva sull’orario di lavoro. Inoltre, gli Stati membri sono incoraggiati a mettere in atto misure di sostegno ai congedi per scopi di istruzione e formazione e ai “carrier breaks”.

  Parlamento Europeo- Bruxelles, 9 settembre 2016

 Di seguito  una scheda dei 5 i impegni assunti dal  recente G20 sulle politiche per l’occupazione femminile

1) Lavorare per l'inclusione delle donne e delle persone diversamente abili nel mercato del lavoro per contrastare la povertà

2) Sviluppare i settori della scienza e della tecnologia per l'inclusione delle donne

3) ASSICURARE CHE LA NUOVA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE SIA INCLUSIVA PER DONNE,GIOVANI E SOGGETTI SVANTAGGIATI

4)SOSTENERE L'IMPRENDITORIA FEMMINILE E GIOVANILE NELLE PICCOLE IMPRESE

5)SVILUPPARE PIANI DI OCCUPAZIONE FEMMINILE E GIOVANILE INCLUSIVI NEL MERCATO DEL LAVORO E NELL'ECONOMIA

 

BRATISLAVA e l'accordo che non c'è

Alessandra Servidori 17 settembre 2016 BRATISLAVA e L'ACCORDO CHE NON C'E'

 

Chi  ha caricato il vertice di  Bratislava per un incontro  straordinario sul futuro dell’Unione europea, ha sbagliato prima e il giorno dopo di più. Un summit in cui la Gran Bretagna, che pur rimane membro a tutti gli effetti, non ha preso  parte  anche se  di  Brexit  si  è parlato e invece non si è voluto parlare e decidere  davvero  il percorso del futuro prossimo dell’Europa.Un vertice ambizioso, necessario viste anche le prossime scadenze elettorali e referendarie in diversi paesi europei.Quella che è arrivata e uscita da  Bratislava è però un’Europa "a pezzi", sempre più divisa al suo interno e con vari raggruppamenti che cambiano a seconda del dossier trattato e soprattutto evidenziando che nessun compromesso è stato raggiunto. L’unica evidenza è stata da parte del governo slovacco, che  come presidente di turno del Consiglio, ha  presentato  un piano per tornare a un’Europa delle nazioni  con  un indebolimento delle istituzioni comunitarie che seppellisce  il progetto europeo.Summit e conferenze stampe divisivi ,il gruppo più strutturato  è quello di Visegrád, che riunisce Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria,costituitosi prima dell’ingresso di questi paesi in Europa,che  aveva tra gli obiettivi principali quello di sostenerne il percorso di adesione e ogg invece è il gruppo che riunisce i governi più euroscettici d’Europa. Anche i recenti vertici di Ventotene (Italia, Francia, Germania) e di Atene (con i paesi del sud Europa a favore di politiche fiscali più permissive, costituito come contraltare al fronte dei paesi pro–rigore del Nord) sembrano funzionare più da specchio delle fratture interne che da forum per la ricerca del compromesso prima delle riunioni a 27 o a 28.

Queste rotture  complicano l’efficacia del lavoro a livello comunitario tanto che, ad esempio, a fronte degli oltre 25 summit tenuti tra il 2015 e il 2016 sulle migrazioni tutte le proposte di mediazione della Commissione sono state respinte. Ciò alimenta ulteriormente l’ascesa di partiti anti–establishment ed euroscettici, formazioni che raccolgono un crescente consenso in quasi tutti i paesi europei. Così la politica di difesa e controllo delle frontiere è in alto mare come proposte ragionevoli di creare un quartier generale comune per gestire le missioni europee e la questione di una maggiore flessibilità di bilancio per investimenti nel settore della difesa come per esempio la Guardia costiera. E per la lotta al terrorismo che approdo ha  la proposta di creare un sistema rapido di condivisione di informazioni tra le agenzie di intelligence dei paesi europei?per correggere l’assenza di coordinamento tra le polizie nazionali, e la creazione di una lista unica in Europa delle persone sospette ?E per il Piano degli investimenti? Bisogna  ricordare che l’Europa ha perso circa 370 miliardi di euro all’anno di investimenti rispetto al trend di crescita pre–crisi, e resta ancora da verificare quanti degli investimenti attribuiti al piano Juncker(116 miliardi) davvero non sarebbero avvenuti senza l’apporto determinante di nuovi capitali di cui però non abbiamo dettagliatamente notizia. Sulle politiche migratorie il fumo più denso : la Commissione ha proposto un nuovo Piano per gli investimenti esterni che, a fronte di 3,5 miliardi di euro di risorse comunitarie, dovrebbe mobilizzare investimenti per 44 miliardi a sostegno dello sviluppo dei paesi di origine e transito dei migranti. I capitali andrebbero a sommarsi al Fondo fiduciario d’emergenza per l’Africa, creato l’anno scorso, cui la Commissione ha già versato la sua quota di 1,8 miliardi di euro. Al contrario gli stati membri sono ancora fermi a soli 82 milioni – meno del 5% di quanto previsto inizialmente.Oltre alla aleatorietà delle cifre (l’impatto sull’Africa può davvero farsi sentire solo se queste sono cospicue) la proposta maschera la mancanza di consenso tra i paesi europei sulle politiche di gestione dei flussi migratori e questo è drammaticamente evidente. In Italia noi dobbiamo fronteggiare la schizofrenia dei dati : Confindustria stesa sul governo Renzi anche sul lago a Cernobbio, ha finalmente dato i numeri veri e tagliato le sue stime che in agosto avevano fatto furore in difesa di una crescita che invece non c’è. Ma è proprio Confindustria che deve cambiare registro e favorire nel rinnovo dei contratti la contrattazione decentrata che da ben il 2011, con la deroga e l’incentivo alla produttività di prossimità dice di voler sviluppare e invece frena clamorosamente.  Il Pil italiano misurerà un blandissimo rialzo dello 0,7 per il 2016 e addirittura dello 0,5 nel 2017 e la Banca d’Italia ha annunciato che il nostro debito pubblico è aumentato di 3,4 miliardi,raggiungendo i 2,252 miliardi. Così stiamo e non in salute.

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