BANCHE e dintorni :la storia vera della truffa di Stato
Alessandra Servidori – LA storia vera della TRUFFA di STATO
La vicenda del “salvataggio delle 4 bad bank “ e delle precedenti questioni sollevate sempre da queste pagine in occasione della ricapitalizzazione della Banca d’Italia, ci impone una riflessione seria. La nostra Costituzione –all’art 1 -prevede che lo Stato, come emanazione politica del Popolo, abbia il potere e il dovere costituzionale di esercitare la sovranità politica e monetaria nell'interesse supremo dei cittadini dai quali ha ricevuto il mandato popolare. Se “La Sovranità” appartiene al Popolo, dovrebbe esercitarla anche e sopratutto sulla emissione della propria moneta. In realtà- e le ultime vicende lo dimostrano- lo Stato ha consentito alla Banca Centrale ancora denominata erroneamente Banca d’Italia, controllata da privati, di esercitare in sua vece il potere sovrano di creare moneta e gestire il credito, di conseguenza le banche hanno acquisito il monopolio sull’emissione della moneta e attraverso la gestione “privatistica” del credito e il controllo del debito pubblico,determinano e condizionano il sistema monetario e quindi il destino economico del nostro paese ora è drammaticamente debitore perché attualmente il nostro sistema bancario è in mano a un ristretto gruppo di banchieri privati che, in perfetta sintonia e complicità con la classe politica corrotta e attraverso vari sotterfugi istituzionali, è riuscito ad assumere il totale controllo sull’emissione della moneta divenendo di fatto proprietario e gestore di tutto il denaro in circolazione e rendendo schiavo il popolo. In Italia la Banca Centrale di emissione di banconote è denominata “Banca d’Italia” ma in realtà non è “pubblica” o “dello Stato” come ingenuamente è indotta a credere la gente comune, sopratutto per la generica ma ingannevole definizione di “Istituto di diritto pubblico” contenuta nel suo statuto. La Banca d’Italia in pratica è e si comporta come una S.p.A. ed è gestita da privati e anche se continua ad apparire a tutti come “la Banca Centrale dello Stato Italiano”, in realtà Bankitalia è “di fatto privata” perché controllata per il 90%, attraverso “le quote”, dalle maggiori banche private italiane e da alcune grandi Assicurazioni come “Le Generali” e solamente il 5% di quote è posseduto dall’INPS come “ente pubblico”,e da una parte trascurabile dall’Inail. Tutto ciò è in contrasto con quanto stabiliva lo stesso Statuto di Bankitalia che all’Art. 3, recitava “in ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale di Enti Pubblici. Il 16 dicembre 2006 il Governo Prodi approva una modifica dell’Art. 3 dello Statuto, che ora recita così: “il trasferimento delle quote avviene, su proposta del Direttorio, nel rispetto dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Istituto”. Cioè la Banca stessa decide chi può detenere le quote/azioni, sia esso pubblico o privato, senza dover rendere conto di nulla a nessuno. Il gioco è fatto. Così la ricchezza di un Paese prodotta dal Popolo passa in mani altrui,viene massacrato il principio sovrano che la moneta è stata inventata per “agevolare” gli scambi dei beni e dei servizi prodotti col lavoro dai cittadini, quindi la moneta ha valore solo perché gli stessi cittadini la accettano e la fanno circolare usandola come mezzo di scambio dei beni. Le banche non producono nessuna “vera ricchezza” ma solo “l’unità di misura” dei beni oggetto dello scambio, esse creano dal nulla il nostro denaro, ne assumono illecitamente la proprietà e poi ce lo prestano lucrando enormi profitti con l'applicazione di un interesse. Questa è la verità ed è un fatto. E veniamo alla Commissione nazionale per le società e la Borsa (meglio nota come Consob), istituita con la legge 7 giugno 1974, n. 216, è un' autorità amministrativa indipendente , dotata di personalità giuridica e piena autonomia la cui attività è rivolta alla tutela degli investitori –dunque ai cittadini-, all' efficienza, alla trasparenza e allo sviluppo del mercato. Durante tutti questi anni cosa ha fatto? Quando accumulavamo il debito pubblico che oggi pesa come un macigno ? Ovviamente l’ Europa condanna . Le quattro banche salvate dall’Italia, CariChieti, CariFerrara, Cassa Marche e Banca Etruria, “vendevano alla gente prodotti inadatti ai clienti che probabilmente non sapevano cosa stessero comprando” e questo ha avuto “conseguenze personali “. Il commissario Ue ai servizi finanziari Jonathan Hill ha così messo la parola fine al gioco delle parti che si sta consumando da 20 giorni sull’ultimo episodio di risparmio tradito e avallato per decreto. “Questo – ha aggiunto – apre una questione più ampia di tutela dei consumatori. Non basterà una Commissione di inchiesta a sistemare questa truffa perpetrata. E noi non possiamo permetterlo.
EUROFOND :sul lavoro le differenze aumentano
ALESSANDRA SERVIDORI 8 DICEMBRE 2015
Diversità e inclusione :monitoraggio della UE Sufficiente soddisfazione del lavoro , ma i divari di genere e la segregazione persistono, anzi aumentano.
Eurofond ,la Fondazione Europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro è una Agenzia dell’Unione Europea istituita nel 1975, il cui ruolo è quello di fornire le conoscenze nel campo delle politiche sociali con particolare attenzione al lavoro .Il 24 novembre 2015 per la prima volta sono stati presentati i dati della sesta indagine europea sulle condizioni di lavoro in occasione di un evento congiunto ad alto livello con la Presidenza lussemburghese dell'Unione europea. I dati resi pubblici solo oggi sono il risultato di un sondaggio (CAE) ad ampio raggio svolto ogni cinque anni da Eurofond a partire dal 1991 ed è uno strumento che dovrebbe servire per misurare la qualità del lavoro in Europa e l’ultima edizione è stata condotta in 35 paesi.L’analisi si basa su UE 28 e ben 35.765 interviste nelle quali vengono poste domande su stato di occupazione, rischi fisici e psicosociali,orari di lavoro ,sedi, competenze,formazione possibilità di carriera,relazioni sociali sul posto di lavoro,salute e benessere. Ad una prima lettura si registrano dati apparentemente incoraggianti : tra i gruppi dei lavoratori e lavoratrici dei 35 paesi europei intervistati, la maggior parte di loro sono soddisfatti del loro orario di lavoro (58%), si sentono sostenuti dal loro manager (58%) e colleghi (71%) la loro organizzazione li motiva a dare la loro miglior prestazione di lavoro (63%). Il rapporto, però, individua anche alcune lacune che esistono dal punto di vista della diversità: mentre donne manager sono in aumento, la segregazione di genere rimane persistente in tutto il mercato del lavoro europeo. I lavoratori più giovani sperimentano una maggiore intensità e precarietà del lavoro , mentre i lavoratori più anziani riportano che hanno meno accesso alla formazione. L'indagine ha inoltre rilevato significative differenze nella qualità del lavoro nelle diverse attività. La percentuale di dipendenti il cui immediato capo (supervisor) è una donna è aumentata dal 24% del 2000 al 33% nel 2015. Tuttavia, l'85% dei dipendenti di sesso maschile hanno un supervisore maschile. Gli uomini lavorano più ore (48 ore o più - dei lavoratori autonomi in particolare) e le donne più frequentemente lavorare meno ore (meno di 20 ore) e ovviamente guadagnano meno. Gli uomini riferiscono di essere più pagati nelle ore di lavoro, ma il numero totale delle ore di lavoro date dal pendolarismo e dunque dal lavoro non retribuito al giorno è più elevato per le donne che per gli uomini. I giovani lavoratori sono più esposti al lavoro a turni, a comportamenti sociali negativi e all’insicurezza del lavoro rispetto agli altri lavoratori. Questi ultimi (i lavoratori di età superiore ai 50 anni) segnalano prospettive più basse per l'avanzamento di carriera e formazione inadeguate. Questi e altri risultati sottolineano la complessa realtà che i politici europei e i lavoratori e le lavoratrici si trovano ad affrontare, cercando di costruire organizzazioni performanti e competitive in Europa ,ma persistono delle differenze e ciò è particolarmente vero per genere, dove la segregazione prevale ancora in modo sorprendente: oltre la metà di tutti i lavoratori e lavoratrici infatti riferiscono che condividono il loro posto di lavoro soprattutto con colleghi dello stesso sesso (58% per gli uomini, 54% per le donne), mantenendo così una differenza di genere che non tende a modificarsi .In più ora è evidente la difficoltà dei giovani e dei lavoratori anziani.E così le differenze aumentano.
Disabilità : scuola e lavoro.Proposte concrete
Alessandra Servidori DISABILITA’ : scuola e lavoro. Proposte concrete. 3 Dicembre 2015
Come noto, la legge 107/15, La Buona Scuola, contiene ai commi 180 e 181 dell’unico art.1, 9 deleghe al Governo, i cui decreti dovrebbero essere emanati entro 18 mesi dalla pubblicazione della legge, ossia entro gennaio 2017.Le 9 deleghe riguardano alcuni argomenti: 1) un nuovo Testo Unico sull’istruzione che riordini tutta la materia; 2) formazione iniziale dei docenti della scuola secondaria;3) inclusione disabilità e docenti di sostegno;4) revisione dell’istruzione professionale statale e raccordo con la formazione professionale regionale; 5) sistema integrato di istruzione ed educazione dalla nascita a 6 anni (0-6); 6) Diritto allo studio; 7) promozione della cultura umanistica, del patrimonio artistico e musicale; 8) Riordino scuole all’estero; 9) certificazione delle competenze e revisione esami di stato.Oggi nella giornata dedicata alle persone disabili, sottolineiamo l’urgenza di soffermarci sulla questione delle alunne e alunni diversamente abili e delle novità da introdurre perché a loro sia assicurata una scuola accogliente.Le proposte ci sono e riguardano l’istituzione di figure specialistiche, anche se la conservazione del termine “docente”di sostegno non fa fare il balzo in avanti da noi auspicato; l’individuazione di standard minimi di prestazione, la previsione di organismi territoriali di supporto .Contemporaneamente si deve operare in due direzioni, una immediata e una di prospettiva .La riorganizzazione del ruolo degli attuali insegnanti di sostegno entro una diversa organizzazione del lavoro che coinvolga tutti gli insegnanti ( superamento della rigidità della classe, della lezione frontale,ecc..) anche attraverso mirata formazione in servizio.Uno stato giuridico e contrattuale specifico e unico per tutti gli insegnanti di sostegno di ogni ordine e grado scolastico. Eliminata la divisione in aree disciplinari per i docenti di sostegno della scuola secondaria (L.128/2013), è irrazionale mantenere l’equiparazione del loro stato giuridico e contrattuale a quello dei docenti disciplinaristi, ivi compreso l’orario di cattedra.Obbligatorietà nella formazione iniziale di tutti i docenti di un numero di crediti per l’inclusione e il sostegno alle disabilità.
In prospettiva ,in un’ottica avanzata di organizzazione del lavoro partecipata e condivisa, in cui la personalizzazione dell’insegnamento/apprendimento diventi la norma , non saranno più necessari “insegnanti di sostegno”, perché l’inclusione sarà compito di tutti gli insegnanti. Serviranno invece figure specialistiche NON insegnanti ( gli insegnanti mantengono nel loro “DNA”l’aspirazione alla propria “cattedra”). Professionisti non “dedicati” agli alunni disabili, ma ad accompagnare e orientare il lavoro di tutti gli insegnanti. Figure formate con “laurea magistrale”, di cui va costruito il profilo professionale e che non devono essere relegate al solo ambito scolastico.Gli organismi operanti a livello territoriale per il supporto all'inclusione sono assolutamente necessari, a loro va attribuita la responsabilità per i rapporti con le scuole, gli specialisti, le famiglie, la ricerca e l’università, il mondo del lavoro ecc..Devono anche servire da sportello unico per i genitori, punto di riferimento per il disbrigo delle pratiche burocratiche, per le certificazioni, per i permessi, per le relazioni con enti e altri servizi e per l’aiuto alla collocazione nel mondo del lavoro. E anche sul versante lavoro, nuove figure di operatore del welfare familiare, con opportuna preparazione specialistica potrà essere un punto di riferimento anche in un sistema a rete per le piccole e medie aziende per sviluppare tutte le novità introdotte sia nel JOBS ACT, che nella legge di Stabilità e nella Riforma delle Pubblica Amministrazione: norme e prassi legate all’organizzazione aziendale che coniuga flessibilità e congedi a maggiore produttività e bilanciamento tra vita e lavoro anche in presenza nell’azienda di persone affette da patologie ingravescenti o da lavoratrici e lavoratori che hanno in famiglia necessità di tempi di cura e di lavoro compatibili.
POLETTI ha ragione
POLETTI ha ragione
Di fronte al mondo del lavoro che è già cambiato, ha fatto bene il Ministro del Lavoro Poletti a dare una svolta al nichilismo dominante delle organizzazioni sindacali conservatrici e riottose. Solo chi non frequenta le imprese non sa che tutto è cambiato e l’organizzazione aziendale non è più rigida e le mansioni sono intercambiali al punto che le stesse lavoratrici e lavoratori sono disponibili a mettersi in gioco in una comunità innovativa e competitiva. Le persone in carne ed ossa hanno un disperato bisogno di competenza e chiedono nei recenti rinnovi contrattuali il diritto soggettivo ad essere aggiornati e formati per essere in grado di cogliere la sfida per anche collegare il merito salariale agli incrementi che aspettano loro in una logica di contrattazione di prossimità che non vincoli al ribasso le loro prestazioni. Il mondo del lavoro è sempre più interconnesso con le nuove tecnologie ,macchinari straordinariamente robotizzati ,dispositivi che chiamano la persona ad essere registi attraverso la loro prestazione più libera e responsabile in una stagione di relazioni industriali innovative e coraggiose che prevedano rinnovi contrattuali cambiati con nuove regole, competenze, flessibilità organizzativa e produttività condivisa per acchiappare con determinazione il progresso assumendoci il rischio di impresa insieme, imboccando la strada della partecipazione strategica e organizzativa delle persone coinvolgendo tutti i settori e i comparti .Alla luce poi dei dati Istat di queste ore, altalenanti e insufficienti sul versante occupazionale per affrontare il cambiamento , come è possibile non darsi una mossa? Schemi fissi e rigidi non possono essere leve di sviluppo,diversamente, un’impresa che si basa su logiche partecipative rappresenta un esempio virtuoso di impresa che non si basa più su orari ingessati e spesso non programmabili perché alcune commesse possono chiedere supplemento lavorativo e dunque si misura la disponibilità e la produttività su maggiore flessibilità e sui risultati che si raggiungono con il sostegno di tutti. Certo la valutazione del risultato ci comporta anche nuovi criteri di misurazione condivisi e soprattutto la revisione dello strumento giuslavoristico del quadro regolatorio del contratto di lavoro subordinato. I dati Istat sono chiari e non comportano interpretazioni poiché le flessioni occupazionali che registriamo pericolosamente altalenanti , anche riguardo al genere maschio /femmina con una disoccupazione e un aumento di inattività crescente ci devo fare non solo preoccupare ma agire. Infatti secondo Istat le differenze di genere si stanno acuendo in negativo. A ottobre 2015 il calo dell’occupazione rispetto al mese precedente è determinato dalle donne (-0,5%), mentre si registra una lieve crescita tra gli uomini (+0,1%). Il tasso di occupazione maschile, pari al 65,9%, rimane invariato, mentre quello femminile, pari al 46,8%, diminuisce di 0,2 punti percentuali. Anche il calo della disoccupazione nell’ultimo mese è determinato dalle donne (-2,0%), mentre si registra una crescita tra gli uomini (+0,8%). Il tasso di disoccupazione maschile, pari all’11,1%, aumenta di 0,1 punti percentuali, mentre quello femminile, pari al 12,2%, cala di 0,2 punti. Nella media del periodo agosto-ottobre 2015, il tasso di occupazione maschile è in crescita rispetto ai tre mesi precedenti (+0,5 punti percentuali), mentre quello femminile registra un calo (-0,2 punti). Sempre su base trimestrale, diminuiscono di 0,5 punti sia il tasso di disoccupazione maschile sia quello femminile. Il tasso di inattività è in calo per gli uomini (-0,1 punti) mentre cresce per le donne (+0,5 punti). Nel confronto con ottobre 2014, per gli uomini si osserva un aumento del tasso di occupazione (+1,3 punti percentuali), a fronte di un calo sia del tasso di disoccupazione (-1,1 punti) sia del tasso di inattività (-0,5 punti). Per la componente femminile, all’aumento del tasso di inattività (+1,8 punti percentuali) si accompagna un calo sia del tasso di occupazione (-0,5 punti) sia del tasso di disoccupazione (-1,9 punti).
ALESSANDRA SERVIDORI
GIOVANNA MARTELLI chi è costei?
ALESSANDRA SERVIDORI 30 novembre 2015
Giovanna Martelli, renziana della prima ora, deputata dem e consigliera per le politiche di pari opportunità del Presidente Renzi sullo scranno più alto della Presidenza del Consiglio, ha conquistato le pagine del Corrierone perché ha lasciato il gruppo e si è iscritta a quello Misto. Pare che avesse chiesto di anticipare il suo turno nella votazione per i giudici della Consulta allo scopo di poter partecipare, puntuale, ad un’iniziativa promossa nella Giornata contro la violenza alle donne. Il permesso, prima accordato, le era stato revocato a favore di una collega che doveva sottoporsi ad una visita medica. A commento del gesto di stizza poniamo due domande: 1) chi si occupa di pari opportunità non dovrebbe, innanzi tutto, essere solidale con un’altra donna che ha problemi di salute ? 2) Se l’on. Martelli si fosse presentata all’iniziativa contro la violenza scusandosi per un ritardo dovuto ad un voto tanto importante non sarebbe stata compresa e giustificata ? Martelli da quando si è insediata “miracolata” non ha mai dato segni di particolare attivismo positivo. La questione che abbiamo registrato essere stata particolarmente curata (e non certo con buoni risultati ) è l’esagerato spazio discrezionale lasciato al Dipartimento Pari opportunità in materia di omosessualità, capitanato da un tal Giorgi protagonista del libello divulgato nelle scuole con pretenziosi obiettivi didattici , peraltro opportunamente criticati. Martelli pare essersi occupata di violenza sulle donne con un Piano Nazionale al quale è stato assegnato una ridicola risorsa che doveva,udite udite, invece applicare la famosa Convenzione di Istanbul ( ben 81 articoli!) che in Italia se pur sottoscritta dal Governo, non è neanche lontanamente conosciuta tantomeno sviluppata. Il dubbio legittimo che sorge spontaneo è che la mossa di Martelli sia anticipatrice dei movimenti che si stanno verificando a livello Nazionale per conquistare la poltrona di Ministro delle Pari Opportunità,lasciato colpevolmente vuoto da Renzi e peraltro molto modestamente occupato dalla transfuga Consigliera Renziana e da un dipartimento rissoso che non si è preoccupato di mettere in moto un circuito virtuoso anche a seguito delle potenti politiche sia in ambito pubblico che privato che puntano ad una maggiore occupabilità delle donne giovani e adulte , che è e rimane il problema vero della questione femminile in Italia. La parità di genere segnalata come priorità dai recentissimi dati ILO,OCSE,ISTAT ecc..e rilanciati sia da Papa Francesco sia dal Presidente Mattarella hanno trovato nel processo riformatore leve importanti perché siano sviluppate con quella responsabilità che segnaliamo essere presente sia negli otto decreti del JOBS ACT, sia nella Riforma della Pubblica Amministrazione che hanno come perno, come correttamente sottolineano sia il Ministro Poletti che il Ministro Madia, una coraggiosa ed innovativa applicazione della flessibilità lavorativa che produce maggior produttività riconosciuta attraverso modalità organizzative aziendali che valorizzano e premiano il merito. Così come è necessario sviluppare con le necessarie competenze percorsi e sistemi organizzativi e di carriera per favorire la permanenza delle donne anche in costanza di alternanza tempi di vita e di lavoro, per prevenire la discriminazione occupazionale quando si è finalmente capito che maggiori donne che entrano e rimangono nel mercato del lavoro aiutano il nostro sistema produttivo il nostro pil ad essere un valore piuttosto che un onere che ha messo sotto accusa e massacrato sistematicamente la maternità come problema, quando in un Paese civile,la maternità è un valore sociale ed economico soprattutto in considerazione del fatto che nel 2020, saremo un paese di vecchi ed anziani. Dunque anziché mettersi al lavoro e serrare le fila a Palazzo Chigi la squadra scomposta delle Pari opportunità che ha comunque a disposizione ancora parecchie risorse che spreca, si perde in convegni celebrativi, rissosi brusii , sclerotici e rancidi settarismi “de sinistra” chiusi nelle loro stanze grigie autoreferenziali e inutili,mentre fuori l’italia ,l’Europa e il mondo affrontano con una straordinaria difficoltà la vita e la guerra.
23 NOVEMBRE 2015 Tasse italiane : le più alte in Europa
Alessandra Servidori 23 NOVEMBRE 2015 Tasse italiane : le più alte in Europa
“Paying taxes 2016“, il report annuale su tasse e imprese di Pricewaterhouse Cooper e Banca Mondiale,pone l’Italia al 137 esimo posto in una graduatoria che ha preso in considerazione 189 economie del mondo con un carico fiscale il più alto d’Europa misurato su 4 variabili stabilite e analizzate dal la Ricerca : pressione fiscale, adempimenti e tempo necessario per svilupparli e quantità di versamenti obbligatori. Il Rapporto integrale scaricabile http://www.pmi.it/impresa/contabilita-e-fisco/whitepaper/106091/paying-taxes-2016.htm, analizza dettagliatamente dati sensibili dai quali si deduce che in Italia il carico fiscale è pari al 64,8% dei profitti commerciali quando la media mondiale è del 40,8% ed è in europa in cima alla classifica nera dopo la Francia -62,7%- e il Belgio 59,8%. Seguendo poi i criteri di misurazione per quanto attiene gli adempimenti fiscali a carico delle imperse italiane sono su una media di 14 all’anno contro gli 11,5 in Europa e i 25,6 a livello mondiale-In Italia una impresa ci mette 269 ore all’anno per queste operazioni contro una media Europea di 173 ore e internazionale di 261 ore.
Sul versante pagamento delle tasse la voce più importante è relativa al costo del lavoro e sul numero di pagamenti e ulteriori tasse diverse da quelle registrate sugli utili e sul lavoro. Novità interessanti per quanto riguarda il pagamento delle tasse che a livello internazionale si è semplificato per le piccole e medie imprese grazie all’introduzione dei sistemi elettronici e di archiviazione soggetti a robuste riforme fiscali. La rilevazione del Rapporto essendo relativa al 2014 non considera giustamente anche perché sperimentali, le ultime misure adottate in Italia :Irpef sul buono dal 2015 sulla busta paga strutturale ,taglio irap sul costo del lavoro e decontribuzione sulle nuove assunzioni già operative sulla finanziaria 2015. E’ evidente che solo la stabilità strutturale delle norme potrà rappresentare per il carico fiscale della rete delle nostre imprese e soprattutto per il ricorrente contenzioso alleggerimenti su cui attualmente pesano i risultati economici . Sulla voce tasse infatti la Legge di stabilità 2016 prevede nel testo passato al Senato :
Abolizione TASI prima casa, abolizione IMU agricola e imbullonati(costo complessivo, intorno ai 5 miliardi). Per le imprese:
- taglio IRES: l’anticipo di parte del taglio IRES al 2016 sarà di uno o due punti (rispetto all’attuale aliquota del 27,5%), ma è condizionato al via libera della commissione UE su una flessibilità dello 0,2% dei conti pubblici. Nel 2017 l’RES scenderà poi al 24%.
- super ammortamento investimenti, al 140% del valore dei beni acquistati (+40% rispetto all’attuale ammortamento al 100%);
- decontribuzione nuove assunzioni a tempo indeterminato: proroga di un anno della misura, che però sarà ridotta, con un tetto massimo intorno ai 4mila euro (nel 2015 è al 100% fino a 8060 euro);
- sconto IRAP agricola;
- sgravi fiscali sul salario di produttività;
- nuovo intervento sul Regime dei Minimi: aumenta di 10mila euro il tetto di reddito per tutte le categorie, con un incremento più alto solo per i professionisti, che passeranno da 15mila a 30mila euro.
- Un collegato per il lavoro autonomo, con sgravi fiscali (ad esempio, per le spese professionali) e nuove tutele in materia di maternità, congedi.
23 novembre 2015
24 NOVEMBRE UNIMORE per le Pari Opportunità
UNIMORE –Dipartimento GIURISPRUDENZA –
CENTRO STUDI LAVORI e RIFORME
CESLAR
24 novembre: Una giornata di studio, riflessioni e proposte concrete per le politiche attive e di pari opportunità
I Professori Giuseppe Pellacani, Alessandra Servidori e Barbara Maiani del Centro Studi “Lavori e Riforme” del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia hanno organizzato per il 24 novembre una giornata di studio, riflessioni e proposte concrete per le politiche di pari opportunità.
Appuntamento presso il Dipartimento di Giurisprudenza in Via San Geminiano, 3 – Modena.
La giornata è suddivisa in due parti:
- Dalle ore 10.00 in Aula G - la Dott.ssa Rosanna Santonocino, di Job24, affronterà il tema della responsabilità sociale d’impresa e la Prof.ssa Debora Marchiori, Medico chirurgo specializzato in Urologia, tratterà il tema della medicina di genere;
- Dalle ore 14.30 in Sala Convegni - la Prof.ssa Alessandra Servidori presenterà “Carta Europea dei Diritti del Malato Oncologico” e la Prof.ssa Roberta Bortolucci, Presidente Progetto Donna e Diversity Management, presenterà il “Codice di Condotta per Pari Opportunità, Uguaglianza E Differenze Di Genere – e relativa Road Map”
L’iniziativa, oltre che agli operatori del mercato del lavoro, e studenti, è rivolta a chi in azienda si occupa di risorse umane ed organizzazione.
legge stabilità : più risorse per la famiglia sottratte al gioco
Alessandra Servidori
I lavori sul ddl stabilità, su cui il governo presenta un maxiemendamento sul quale chiedere la fiducia,stanno proseguendo con stop and go per avere tempo per concludere la stesura del ‘maxitomo’, su cui pesano ovviamente le ultime verifiche da parte della Ragioneria dello Stato per le relative eventuali coperture. Infatti la fiducia significa un via libera dal MEF, il nuovo calendario basato sul voto finale e dunque ore importanti per capire quanto gli interventi nella commissione Bilancio ,visto che è lo stesso governo che chiede la fiducia al parlamento, sono compatibili . Dunque se arriva il via libera da Palazzo Madama poi si torna alla Camera .Vero è che il Parlamento nel difendere le sue prerogative nella Commissione rispetto al Governo ha introdotto variazioni molto importanti che hanno un impatto positivo sull’economia famigliare ,comunque legate anche ad un emendamento che dà la possibilità ai Comuni di derogare rispetto a delibere che hanno approvato sui tributi locali previste entro il 30 settembre 2015. Il termine per la presentazione da parte dei Comuni delle delibere su “regolamenti, aliquote e tariffe”, scadeva il 30 luglio e così alcune correzioni visto i tagli che i comuni hanno avuto, potranno essere applicate e non proprio agevolanti per le tasche e i servizi ai cittadini. Ma vediamo alcune modifiche che si ritengono positive .Lo stop sull’Imu per casa in uso ai figlio ai genitori : in pratica così la casa ceduta viene trattata come prima casa anche se il proprietario non vi risiede. Così come anche Imu e Tasi agevolate per i proprietari di case che vengono date a parenti disabili ,coniugi separati,personale forze armate. Lo sconto del 25% dell’Imu per chi affitta a canone concordato ( anche per far emergere gli affitti in nero e così agevolare anche gli studenti fuori sede),Canone rai a10 rate ed eventuali esenzioni ,congedo parentale per papà raddoppiato e cioè di due giorni che possono essere presi separatamente, raddoppia il tetto al bonus per l’acquisto di mobili previsto dalla legge di Stabilita’ per le giovani coppie che acquistano la prima casa la cui soglia massima delle spese sostenute, su cui applicare la detrazione del 50%, sale da 8.000 a 16.000 euro. Proroga a tutto il 2016 dei voucher per il baby-sitting introdotti dalla legge Fornero, per cui vengono stanziati 20 milioni di euro. Grazie a questo strumento le lavoratrici, entro gli 11 mesi successivi al rientro dopo una maternita’, possono usufruire, in alternativa alla prosecuzione del congedo, di un assegno di 600 euro mensili per un massimo di 6 mesi, quale contributo per le spese della babysitter. Il fondo per le scuole paritarie viene incrementato di 25 milioni di euro e per concorrere alle spese sostenute per l’acquisto di libri di testo e altri contenuti didattici per la scuola dell’obbligo sara’ istituito un Fondo presso il ministero dell’Istruzione un Fondo di 10 milioni per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018. Su queste importanti novità che danno una boccata di respiro alle politiche di sostegno alle famiglie, pesano come macigni tutta la questione del reperimento di risorse attraverso meno licenze, più controlli certi sul territorio e anche più tasse sul gioco e sulle slot machine. Un combinato disposto che deve mettere fine alla giungla e al mercato sregolato e recupera una parte della delega fiscale sulla quale sulla materia si è arenato il Governo. Il gioco d’azzardo infatti in Italia è un danno furioso che colpisce moltissime famiglie . Il governo dispone nel testo un aumento del prelievo erariale unico (Preu) dal 13 al 15% per le cosiddette new slot, cioè le macchine installate nei bar, tabacchi o altri punti vendita di diverse merci. Per quanto riguarda invece le cosiddette videolotteries, cioè quelle installate nei minicasinò, il prelievo passa da 5 al 5,5%. La prima manovra dà un gettito di 500 milioni per ciascun anno del triennio, la seconda 100 milioni sempre di qui al 2018. Circa mezzo miliardo (una tantum nel 2016) arriverà anche dal rinnovo delle concessioni per sale scommesse, corner e bingo. Proprio qui sta la novità. Oggi esistono infatti circa 17mila punti gioco, ma la gara sarà limitata a 15mila concessioni, di cui 10mila nelle sale dedicate esclusivamente al gioco, e le altre nei locali dove la commercializzazione del gioco è accessoria (tipo tabacchi o bar). Dunque, l’offerta cala di duemila unità. In più sempre tra le 5mila macchinette consentite agli esercenti dei locali di diverse merci, solo mille potranno essere istallate dove si vendono bevande. In altre parole, non più di mille nei bar. È un altro «paletto» importante, che in ogni caso segnala un orientamento più incline alla limitazione del gioco piuttosto che alla sua diffusione.
CONTRO IL TERRORISMO
ALESSANDRA SERVIDORI 17 NOVEMBRE 2015- CONTRO I TERRORISTI
«Conquisteremo Roma e diventeremo padroni del mondo, con la volontà di Allah»; la copertina della rivista dello Stato Islamico, Dabiq, di ottobre 2014 con la foto della bandiera nera di IS che sventola sull’obelisco di piazza San Pietro è arrivata puntualmente anche a chi scrive sul suo twitter.E ancora allora il messaggio del 26 gennaio 2015 del portavoce di IS Abu Muhammad al-Adnani, in cui vengono incitati i jihadisti a colpire in Europa e viene dato “appuntamento a Roma con le foto del Colosseo” sono ricorrenti sistematici. E noi non possiamo solo preoccuparci e ascoltare chi ci dice che il livello d’allerta è cresciuto.Il Giubileo sarà un periodo di grandissima tensione ma non ci piegheremo perché è giunta l’ora di irrobustire la nostra determinazione concreta ad affermare la nostra cultura greca giudaica cristiana.E’ giunta l’ora che nelle scuole nelle chiese negli ospedali nei luoghi della socialità con orgoglio e coraggio si manifestino i nostri simboli cristiani e ci ravvediamo allorchè fu firmata la Carta della Costituzione Europea non avemmo il coraggio di affermare la nostra tradizione cristiana.Vero è che nel nostro paese sono sottoposti alla particolare attenzione d’intelligence e Forze di polizia una cinquantina di foreign fighters partiti dal territorio nazionale e comunque a vario titolo collegati con l’Italia. Sono numeri contenuti rispetto al panorama europeo, dove si stimano alcune migliaia di combattenti. Ma sappiamo bene che tanti sono sfuggiti al controllo e in ogni caso il rischio di reducismo va valutato anche in relazione all’arrivo nel nostro paese di foreign fighters partiti per la Siria da altri paese europei o nordafricani.E sono tanti. Il livello di guardia è altissimo, si ragiona come se ci si trovasse di fronte a concrete e precise situazioni di rischio. Questo è il modo per garantire il massimo della prevenzione, stando, peraltro, molto attenti a non cadere nella sindrome della paura che costituisce proprio un obiettivo delle organizzazioni terroristiche. Lo Stato Islamico, infatti, punta all’opinione pubblica attraverso un’attenta strategia comunicativa volta a seminare insicurezza, terrore e soggezione psicologica e culturale. Si tratta di professionisti della comunicazione, che operano scelte raffinate , nulla è lasciato al caso. La violenza esibita delle decapitazioni e, più in generale, delle esecuzioni è un pezzo di tutto ciò: ostentare spregio e sicurezza per spargere terrore e colpire.Noi cittadini dobbiamo collaborare : segnalare coloro che sono potenzialmente sospetti, conoscere le persone e sostenere le forze dell’ordine attraverso il coinvolgimento e la piena collaborazione dell’opinione pubblica. Ciò non significa istituzionalizzare la delazione o vivere in un clima di sospetto, ma la risposta della società civile è un’arma in più nella lotta al terrorismo. Dunque all’attività di prevenzione e contrasto messa in atto da servizi, magistratura e forze dell’ordine devono contribuire anche i singoli cittadini, magari segnalando eventuali situazioni sospette con coraggio e senso di responsabilità. A livello europeo, è fortemente auspicabile l’adozione di provvedimenti che garantiscano la circolazione all’interno dell’UE, ma al contempo rafforzino il controllo sulle frontiere esterne. Tra gli strumenti che possono sicuramente contribuire ad agevolare il controllo di coloro che vogliono raggiungere le zone di guerra e di coloro che tornano da tali aree e possono potenzialmente condurre azioni violente, rientrano l’implementazione del Sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (Sis II) e la Direttiva Pnr (Passenger Name Record).Ma è a livello di accordo tra i 28 paesi che bisogna trovare il coraggio di ammettere che tra i 28 solo due Paesi come la Germania e la Gran Bretagna sono in grado di dettare orientamenti robusti e la cessione di sovranità da parte di tutto noi altri 26 è fondamentale. La Francia colpita ha dichiarato guerra e l’accordo Europeo prevede che gli altri Paesi scendano in campo. Ma è l’assestament con America e Russia che può garantire una azione congiunta e forte contro ISIS .E la risposta non può che essere decisa e unica al terrorismo jihadista – necessariamente congiunta agli altri militare e di prevenzione – esi pone su un piano politico e dei valori. Deve essere sviluppata un’accorta politica che eviti facili strumentalizzazioni e muova, al contrario, verso una dimensione inclusiva e in grado di alleviare frustrazioni o risolvere problemi di parti della popolazione che possono alimentare scelte estremiste al di là della spinta puramente religiosa. Il tutto affiancato da programmi di deradicalizzazione per insegnare ad apprezzare i valori europei. FORZA DUNQUE UNITI E’ MEGLIO.
DALLA PARTE DI OTTAVIANO ieri e oggi
Alessandra Servidori Dalla parte di Ottaviano Del Turco allora e oggi
Sono passati troppi anni – 2008 ad oggi- e il calvario di Ottaviano Del Turco oggi raccontato da Pierluigi Battista sul Corriere ,se pur a pag. 43 e un po’ defilato, rende giustizia ad un galantuomo e punta il dito –finalmente!- sullo strapotere delle procure, non di tutte, ma sicuramente quella dell’Aquila che per bocca di Ettore Picardi prima e poi di Nicola Trifuoggi procuratore generale di Pescara accusarono reieteratamente Ottaviano Del Turco di aver intascato una tangente dall’allora imprenditore della sanità Angelini,nell’ambito di una inchiesta che coinvolse tutta la Giunta Regionale di cui era governatore appunto del Turco . Picardi accusò Ottaviano con parole durissime di corruzione in una conferenza stampa spettacolare affermando che aveva “prove schiaccianti” e dopo anni ,rinvii ,l’impianto accusatorio basato su affermazioni di Enzo Angelini un personaggio poi riconosciuto colpevole di aver provocato il crac di Case di Cura recentemente condannato a 10 anni, è crollato per mancanza di prove .Questo “re delle cliniche private”condannato per aver fatto fallire Villa Pini di Chieti con un debito di 300 milioni di euro, da tutti definito il grande accusatore, è stato il personaggio chiave del processo sulla Sanitopoli Abruzzese . Furono proprio le sue confessioni a far esplodere nel luglio del 2008 il terremoto politico giudiziario che portò all’arresto del Governatore Del Turco,consiglieri e assessori regionali manager pubblici e allo scioglimento del Consiglio regionale. Erano state promesse una valanga di prove schiaccianti ma nel corso delle indagini e del processo di primo grado non fu mai trovata come non furono mai trovate somme di dubbia provenienza nei conti di Del Turco ,passati al setaccio come i suoi immobili e i suoi movimenti finanziari. Nulla. E però il PM Picardi insiste : per lui , “ le accuse restano credibili per il complesso delle testimonianze di Angelini, della sua segretaria e del suo autista,”….oltre che per alcune sfuocate e indefinibili fotografie. Picardi ha detto anche che a suo giudizio la pena inflitta a Del Turco è eccessivamente sproporzionata, e ha chiesto di ridurla di tre anni, per un totale di sei anni e mezzo di reclusione. Il procuratore Picardi ha infatti sottolineato: «Ritengo che non si possa aderire in pieno a quelle che sono state le valutazioni dei colleghi che hanno richiesto le condanne e di quelli che hanno effettuato le decisioni di primo grado, quindi ci sarà una diminuzione delle stesse in quanto mi pare più in linea con i precedenti giudiziari tenere conto della pena giusta e non di quella spettacolarmente esemplare, secondo il mio modo di vedere” SPETTACOLO APPUNTO ! UNA PENA GIUSTA? MA quale pena giusta se non ci sono prove attendibili? Accanto allo scandalo della sentenza che ha condannato Ottaviano Del Turco ce ne fu e c’è tutt’ora un altro ben più grave: quello di un vile silenzio. Tacciono su questa incredibile vicenda il Pd di cui Del Turco è stato tra i fondatori e la Cgil dove egli ha trascorso metà della vita. Tacciono tutti e tra i tutti Guglielmo Epifani che a Del Turco deve gran parte della sua carriera e che siede ora sugli scranni della Presidenza della Commissione Affari produttivi della Camera. Solo l’amico di sempre Giuliano Cazzola insieme a Lella Golfo lo andarono a trovare in cella umiliato e ferito; io ho sempre creduto Ottaviano totalmente estraneo, vittima di una vigliaccheria politica e forcaiola opportunista .Mi auguro che il giudizio in Appello faccia giustizia vera : a Ottaviano comunque chi gli ridarà questi anni di gogna inflittagli ? FORZA OTTAVIANO siamo con te e ti vogliamo bene!
La violenza sulle donne e un’Italia che si limita a celebrare la giornata internazionale e farne film e spettacoli teatrali.
http://formiche.net/2015/11/13/violenza-sulle-donne-serve-un-cambiamento-culturale/
ALESSANDRA SERVIDORI
La violenza sulle donne e un’Italia che si limita a celebrare la giornata internazionale e farne film e spettacoli teatrali.
Ce ne ricordiamo quando la televisione e i mezzi di comunicazione ormai tutti impastati di scandali su sesso,sangue,soldi, lanciano la notizia dei massacri su donne e bambine: la violenza perpetuata sull’aggressione fisica in Italia delle donne tra i 16 e i 70 anni –il 31,5% è il dato che emerge dall’indagine compiuta da Istat relativa al quinquennio 2009 /2014- è molto simile a quel 33% europeo (Agenzia europea per i diritti umani e internazionali (Organizzazione mondiale della sanità: una donna su tre nel mondo). E la verità che è una piccola parte di coloro che la subiscono poiché fortissima è ancora la cultura del "segreto" e della "vergogna" delle violenze subìte che viene da lontano e tutt'oggi è difficile da sradicare soprattutto all’interno delle famiglie. E non solo per i risvolti sociali della denuncia, ma per le implicazioni psicologiche personali di chi le subisce. La violenza viene ancora dichiarata da chi la infligge come qualcosa fatta "per il bene" di chi la subisce o “per colpa" della bambina o della donna, che "induce" l'aggressore a comportamenti riprovevoli che egli non vorrebbe commettere: un modo per scaricare la responsabilità sulla vittima”.Il fenomeno aberrante resta diffuso poiché significa che una donna su tre almeno una volta nella sua vita subisce violenza. Vi è dunque un impianto culturale che ancora genera violenza e sopraffazione e le centrali di pubblica sicurezza e le associazioni che se ne occupano confermano che spesso scelgono di non denunciare. Si fa strada la convinzione che non serva: la donna, di fatto, dallo Stato italiano non si sente e in verità non è tutelata e la recente legge sul femminicidio, che non consente il ritiro della denuncia, insieme alla novità del carcere evitato a chi subisce una condanna inferiore ai quattro anni, espone la vittima a ritorsioni se non a violenze ancora più gravi. Secondo l’indagine ISTAT , delle donne maltrattate, il 20,2 per cento ha subìto violenza fisica, il 21 per cento violenza sessuale, il 5,4 per cento (un milione e 157mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652mila) e il tentato stupro (746mila). L'indagine dice che le violenze più cruente avvengono per mano di partner, presenti e passati, familiari e amici di famiglia, e questo deve far interrogare profondamente la società contemporanea, che vive nella ricerca di un amore che pare essere solo ideale. C’è necessità di un profondo cambiamento culturale per modificare le relazioni affettive e di potere tra uomini e donne perché siano basate sul rispetto e non sulla prevaricazione e le discriminazioni di un genere sull’altro. L’Istat denuncia che è nel momento della separazione che le violenze diventano più gravi, soprattutto quando la donna denuncia le violenze subìte. Dalla ricerca emerge che la causa principale o preponderante della separazione è la violenza subìta durante il periodo di convivenza e che durante la separazione è frequente il fenomeno dello stalking da parte dell'ex partner. Dati allarmanti riguardano il sommerso il nascosto poiché il 40% delle donne picchiate dal marito o dal compagno non parla di quanto accade dentro le mura domestiche e la violenza assistita (64%,) .Sono donne che subiscono violenza giovani, spessissimo con figli minori . Allora la consapevolezza che la violenza sulle donne non sia un fatto normale implica che esso sia un problema che riguarda tutti, dalle istituzioni al privato cittadino. Come associazione TUTTEPERITALIA riteniamo importante sostenere l’aiuto alle donne che subiscono violenza soprattutto sul lavoro poiché è una violenza che ha radici economiche che ritroviamo nella privazione o nel sottosalario,nell’abbandono in una situazione economica di non pagamento dell’assegno per i figli o per il mantenimento, nell’informazione dei propri diritti e doveri,nel non subire molestie o impedimenti di carriera sul posto di lavoro, nell’aiuto nell’educazione di figli e sostegno ad affrontare non in solitudine questo dramma. Un dramma che troppo spesso viene spettacolarizzato e strumentalizzato.
REGIONI E INSTABILITA'
Alessandra Servidori LA VERITA’ sulle Regioni e la trattativa legge di IN stabilità
ll Consiglio dei ministri ha dato via libera alla norma che consente di” chiarire” la contabilità delle Regioni in particolare per i debiti passati, come richiesto peraltro dalla Corte dei Conti .Questo passaggio risolve i problemi dei fondi attribuiti alle Regioni nella discussa legge di stabilità? No perché non è definito se e come i debiti saranno ripianati, in quanti anni (30?)con che modalità le Regioni “morose” dovranno assolvere al compito che pareva essere il freno alla destinazione di risorse e che poneva un problema di restituzioni sulle anticipazioni che il Governo ha dato alle amministrazioni per ripianare i bilanci in rosso dovuti anche al famoso pagamento inadempiente di miliardi per le imprese e forniture ,che già al tempo del Governo Letta e Monti erano state denunciate come la palla al piede della partita economica che ingessava lo sviluppo. Dunque la questione del possibile default di alcune Regioni è stata bloccata e non a caso è definito decreto/salva regioni. E’ bene ricordare come stanno i fatti ed è da uno studio di Banca d’Italia dell’ottobre 2015 sui debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche italiane che capiamo che il problema è del tutto irrisolto e soprattutto che sarebbe utile ai cervelli giovani di Palazzo Chigi trarre elementi utili per una valutazione dell’efficacia del programma di esborsi statali per lo smaltimento dell’arretrato realizzato nel biennio 2013/2014, guardando però dal 2008 al 2014 non ancora però noti con precisione,posto che lo stok dei debiti e dei relativi tempi di pagamento, sono di difficile da reperire poiché solo in possesso di banca Italia solo indagini campionarie. Da questa lettura si evince l’evidente impatto relativo al sistema economico dei ritardi e dei provvedimenti utili a ridurre i debiti commerciali, gli incroci forniti dai dati Istat su stok e spese correnti e quanto rispetto all’Europa siamo clamorosamente in deficit e inadempienti. Ma l’ordinamento italiano non disincentiva in modo efficace i ritardi nei pagamenti e non punisce chi non rispetta le clausole contrattuali sottoscritte dalla Pubblica Amministrazione con le imprese e i fornitori .Sappiamo bene che il fenomeno del posticipare i pagamenti dovuti alle imprese fornitrici “favorisce “ il rispetto delle regole di bilancio della UEM .Crisi dal 2007 incombente e precipitata dal 2008 in poi liquidità in calo delle imprese nell’ambito del monitoraggio dei conti pubblici nostrani ed europei : questo fa la differenze eccome!Così già però nel 2012 per ridurre i debiti commerciali sono stati stanziati 5,7 miliardi-di cui 2,8 effettivamente erogati, per ripianare i debiti in parte solo però, delle Amministrazioni centrali scaduti nel 2011. Dal 2013 stanziati 50 miliardi per il biennio 2013-2014 destinati al pagamento dei debiti degli enti regionali scaduti nel 2012 e qui chi ha requisito risorse dai vertici e ripianato il debito è stato il MEF. Però e però una parte consistente -19 miliardi- delle risorse stanziate non è stata utilizzata dagli enti nel corso del biennio 2013-2014 . Cos’ arriviamo ai giorni nostri e a giugno del 2015 è stata prevista di recuperare una piccola parte delle risorse non utilizzate dunque appunto 2 miliardi per le regioni e le province autonome e 0,9 miliardi per gli enti locali .Quelli che mancano oggi da assegnare alle Regioni che protestano per il mancato budget delle legge finanziaria sono briciole rispetto alla loro” mancato ravvedimento operoso” e al dovere di procedere con la restituzione del dovuto. Si calcoli poi che la flessibilità richiesta da Renzi alla Ue così declamata come già acquisita è gravata da un monte accumulato di nuove passività commerciali rappresentata dalla Direttiva 2011/7/ UE recepita anche da noi e operativa sui ritardi di pagamento che prevede non possibilità di deroghe negoziali,interessi di mora legali, e un tasso pari a quello di riferimento della Bce maggiorato di 8 punti %. La verità sui conti delle Regioni ce la dicono i dossier economici ,e le relazioni della Corte dei Conti e non stiamo particolarmente sereni quando ben sappiamo cosa ci attende. Un doppione di questa CONFERENZA STATO REGIONI che si clonerà nel prossimo Senato , che continuerà a spendere con un potere rafforzato consociativo e inutilmente non virtuoso. Per questo diciamo che continuiamo a raccontare i fatti e non esprimere solo opinioni. Finchè ci sarà concesso e non saremo asserviti ignobilmente al potere irresponsabile del chi più spende e più fa la voce grossa.
Donne e politica-3 Novembre 2015
Alessandra Servidori- 3 novembre 2015
Donne e politica : saranno le signore a salvare la polis?
Qualcosa di nuovo si sta muovendo nella politica italiana “controllata” da un potere fortemente maschile che ancora oggi sceglie e decide chi mettere sugli scranni dell’impero tra le fila delle candidate. Parto dal tonico editoriale di Antonio Polito , audace Vice Direttore dell’”Ammiraglia dell’informazione”, perché denuncia una delega nonchè deriva giudizial/procural/rigorista dei partiti nel gestire le questioni dell’amministrar la cosa pubblica in difficoltà oggettive, veramente stupefacente e lucida. In questi giorni di sbornia della funesta vicenda di Marino, i fuochi d’artificio della chiusura di EXPO, la legge finanziaria che accende di nuovo la miccia dell’instabilità, Boeri che vuole fare il Ministro del lavoro e dunque -grato ai mezzi d’informazione che gli danno visibilità impunita -fa proposte di riforma indebita, la Libia che cerca il pretesto per scagliarci qualche missile, succede che le parlamentari e prima di loro gruppetti sparsi e non tanto rassegnati, si danno da fare per cercare ( devo dire accanitamente ) di creare il partito delle donne. Così è stato-senza dubbio- dal dicembre 2014 in cui una signora Isa Maggi ha convocato in maniera sia pur confusa e populista gli Stati generali delle donne, a Roma in una sede europea presa in prestito, per proporre idee e iniziative ,ben poco poi recepite dalle istituzioni ma ripetute in tante sedi regionali con la speranza che potesse fare “massa critica” e dare sviluppo alla voce e al potere femminile. Nell’iniziativa poi è comparsa la Senatrice Fedeli, rossa di capelli e cigiellina ,ora assurta all’era dell’obbedienza renziana che si è affrettata a metterci “sopra il cappello” per dirla al maschile. Così le signore- fuori dal parlamento e dai Ministeri - un po’ nostalgiche, un po’ vetero, un po’ deluse e sempre incapaci di mettersi d’accordo sulla ripartizione e il rispetto delle regole individuate e concordate (politicamente corrette e opportuniste alla maniera maschile) -,tanto che un silenzio assordante è sceso sull’eliminazione fisica degli organismi di parità- costituiti da donne- unico vero presidio antidiscriminatorio, sono diventate esse stesse preda di appetiti solo assembleari e tacite platee da convocare quando c’è da fare una conferenza stampa per spiegare cosa fa il Governo. Almeno in questi ultimi anni di riforme sociali e del lavoro se si fossero rese conto delle potenzialità di metter in moto politiche attive peraltro rintracciabili trasversalmente in tutti i settori nel processo riformatore in atto( se pur modeste ma presenti) , anziché assumere il ruolo di “tricoteuses” quando venivano coinvolte in azioni concrete abituate a far male la politica asservita e magari settaria, oggi, forti della competenza che potevano acquisire sarebbero state utili alla causa. Invece tacciono felici di un’occasione di gita romana al servizio del sistema. Ma ecco che le onorevoli parlamentari suonano le trombe e capitanate dalla Presidente Boldrini , fanno ciò che di utile sarebbe già potuto essere stato fatto se almeno avessero avuto il coraggio di affermare la loro forza in Parlamento stando appunto dalla parte delle donne italiane, anche creando quella Commissione per le politiche di pari opportunità che sarebbe stata fondamentale in momenti in cui c’era da fare squadra e superare così con la testa alta quella cultura di sudditanza maschile di cui soffre ancora l’emiciclo e in cui soccombe la democrazia paritaria sostanziale. Per la prima volta è stato istituito alla Camera l’Inter gruppo parlamentare per le donne, i diritti e le pari opportunità, e l’obiettivo è nobile : porre le questioni di genere al centro del dibattito politico-legislativo, sulla scia delle diverse esperienze internazionali già esistenti in Europa e negli Stati Uniti.
Composto da 80 deputate, espressione di tutti i gruppi che siedono a Montecitorio, l’intergruppo si è dato anche un comitato direttivo con funzioni di coordinamento e impulso dei lavori, del quale fanno parte una deputata per ciascun gruppo, oltre alle deputate dell’Ufficio di Presidenza.
L’Intergruppo, presieduto da Boldrini, saprà non essere un’arena ma diventare una sede di confronto bipartisan su iniziative legislative già all’esame del Parlamento e proporne di nuove, ma anche di promuovere i temi che riguardano la vita delle donne attraverso incontri, dibattiti ed eventi culturali e non solo un” Caffè letterario o peggio un salotto?. Sarà nostra cura seguire attentamente i lavori. Oltre che a fare un po’ di ordine e “tirare dentro” anziché escludere,l’Intergruppo di Montecitorio forse saprà essere quello che ora non è più la politica per le donne,dopo una stagione in cui comunque ,varie Onorevoli Ministre ,hanno cercato di essere interlocutrici in sedi internazionali dove è fondamentale esserci unite e compatte e con proposte concrete . Quando si arriva nei contesti globali soprattutto sulle riforme dei sistemi di welfare in cui è coinvolta l’Italia serve competenza e sintesi essenziale ,poiché nel regno Unito, in Francia in Spagna ,nella Ue , nella Germania una rete tra tutte le donne che appartengono alle istituzioni europee è fondamentale, soprattutto per dialogare e fare squadra in Parlamento, Commissione, Consiglio e personale delle rappresentanze nazionali a Bruxelles. Un dubbio solo : mi auguro che di politiche per le donne si tratti, donne che ancora subiscono discriminazioni e violenze inaudite ,madri che devono “essere custodite e aiutate sul lavoro” come dice Papa Francesco e non sia solo una frenetica iniziativa di truppe cammellate che avanza in direzione di quella stagione trans ed etero che pur esistendo e avendo diritti , con la scelta del Dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio, in questi anni ha dedicato risorse e investimenti notevoli strabiscamente dalla parte degli studi di gender, della omosessualità,ecc. Che non sono né la struttura di welfare rimodulato per le nuove povertà tra cui sono in maggioranza le donne, né sviluppo delle politiche occupazionali in ambito sia pubblico che privato di cui con grande fatica e pochi riconoscimenti, si è comunque impegnato il ministero del lavoro e delle politiche sociali di cui orgogliosamente ho fatto parte attiva. Appunto dalla parte delle donne e del lavoro.
SMART WORKING : BASTAVA applicare l'Avviso Comune già nel 2011
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Il disegno di legge sul "lavoro agile"- scritto da Maurizio Del Conte, giovane giuslavorista tecnico di fiducia di Palazzo Chigi , autore anche degli altri otto schemi dei decreti del Jobs Act - , anticipato e perorato già un paio di anni fa dalla Europarlamentare Alessia Mosca , arriva in parlamento con un disegno di legge collegato alla Legge di stabilità. |