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Editoriali

Differenze di genere anche nel digitale

Alessandra Servidori - Le disuguaglianze di genere allargano la forbice delle competenze  digitali e dunque di trovare lavoro.

 Mentre il nostro bel Paese cerca di difendersi da una stagione avversa di instabilità, noi non rinunciamo a contribuire a riflessioni sulle quali cercare rimedio intelligente. Partecipando alla presentazione di un interessante Rapporto di   University 2 Business, la società delgruppo Digital360 che punta a promuovere la cultura del digitale e dell’innovazione tra gli studenti universitari, si comprende quanta strada-e in fretta- dobbiamo fare in ambito accademico per aiutare i nostri giovani e soprattutto le nostre giovani sui temi del lavoro. Le competenze digitali sono importanti per trovare lavoro secondo due terzi degli studenti universitari italiani. A questa consapevolezza però non corrisponde un livello adeguato di sviluppo, che per la maggioranza dei ragazzi (il 53%) è fermo ad una conoscenza da semplice utilizzatore di Internet e social media, mentre solo il 12% gestisce un proprio blog o un sito web e appena il 9% conosce Seo/Sem, Social Network, Google Adwords. Per il 67% degli studenti servono anche esperienze imprenditoriali nella ricerca di lavoro e, se l’11% ha avuto un’idea di business, un buon 12% ha già avviato o sta per avviare una startup. Appena una minoranza conosce le nuove professioni del digitale come il Social Media Specialist (25%), il Data Scientist (38%) o il SEO Specialist (34%). La maggioranza degli universitari non conosce tematiche di grande portata sociale come la “sharing economy” e non sa definire una “benefit corporation”. In questo scenario, si delinea un evidente gap di genere: le studentesse hanno minori competenze digitali specifiche rispetto ai colleghi maschi, minori conoscenze di programmazione e minore propensione imprenditoriale. Le  aziende italiane poi non sono ancora pronte. Gli HR Manager avvertono una crescita dell'importanza del proprio ruolo nella gestione della trasformazione digitale e l'81% evidenzia la necessità di inserire nuove risorse con competenze digitali. Ma solo il 20% ha già realizzato una mappa delle competenze digitali/imprenditoriali dei dipendenti e appena un terzo ha costruito un piano formativo ad hoc per lo sviluppo di queste competenze. Lo studio ha coinvolto un campione di 2628 studenti statisticamente significativo di tutta la popolazione universitaria e un panel di 168 HR manager delle principali imprese del Paese, con l’obiettivo di approfondire e confrontare la percezione degli studenti e dei responsabili delle Risorse umane sui cambiamenti della trasformazione digitale nel mondo del lavoro, nell’economia e nella società.Gli HR manager evidenziano un impatto atteso della trasformazione digitale sulla propria azienda nei prossimi 3 anni ben superiore a quello che si è verificato nell’ultimo triennio,tuttavia, sono ancora pochi coloro che mettono in atto azioni concrete per diffondere una cultura digitale e imprenditoriale nelle proprie aziende. Per il 52% degli studenti universitari italiani l’Innovazione Digitale è il principale motore del cambiamento delle imprese, seguito dalla green economy (45%) e dalla globalizzazione (34%). Una convinzione diffusa in particolare tra gli studenti di economia, informatica e ingegneria. Invece, il 69% degli HR Manager indica l'Innovazione digitale al primo posto - una percentuale ben superiore a quella degli studenti - seguita dagli “scenari macroeconomici” (49%). Il 58% degli studenti del Nord ritiene che l’innovazione digitale sia il principale motore del cambiamento contro il 43% degli studenti del Sud. Nei processi di recruiting, il 59% degli studenti pensa che le competenze digitali in un neolaureato siano “essenziali” (19%) o “molto importanti” (50%) per l’assunzione. Anche in questo caso, gli HR Manager sono più consapevoli, dando importanza nel 94% dei casi (51% “fondamentali” e 43% “molto importanti”). Mentre le esperienze imprenditoriali sono importanti nella scelta di un neolaureato per il 67% degli studenti e per il 60% degli HR manager. Il 48% degli studenti pensa che le aziende tengano conto del contenuto dei profili personali sui social network nella ricerca e valutazione di un neolaureato, ma gli HR Manager danno più importanza a questo aspetto (il 61%). Se si chiede agli studenti universitari dove pensino di iniziare la loro carriera, un terzo risponde di non averci ancora pensato. Tra i restanti, poco meno della metà (47%) vorrebbe iniziare in un’impresa “tradizionale”, mentre poco più della metà nella propria startup (25%), in una startup fondata da altri (9%) o in un’azienda dal business digitale (18%). Le risposte degli HR Manager sono diverse: solo un terzo (33%) ritiene che gli studenti intendano lavorare in un’impresa tradizionale, due terzi pensano che gli studenti preferiscano iniziare in contesti innovativi come un’impresa dal business digitale (32%), la propria startup (26 ) oppure una startup fondata da altri (5%).Il 53% degli studenti universitari ha una conoscenza di Internet e dei Social Media da mero utilizzatore. Il resto possiede competenze digitali più approfondite: il 12% gestisce un proprio blog o un sito web; il 27% degli studenti gestisce una pagina Facebook oltre al proprio profilo personale; il 9% ha competenze di SEO/SEM, social network, Google Adwords; il 13% ha un canale YouTube; il 2% gestisce un sito di vendite on line; il 21% utilizza regolarmente un marketplace come Ebay o Amazon per la vendita online. Circa il 30% degli studenti universitari italiani sa programmare o sta imparando. Solo il 15% ha sviluppato queste competenze in università, per il 60% la prima fonte di apprendimento è la rete, attraverso YouTube, blog, siti web.

Per quanto riguarda le esperienze imprenditoriali concrete, il 12% degli studenti ha avviato o sta per avviare una start up, l’11% dichiara di aver avuto almeno un’idea di business, mentre il 70% non ha mai pensato di lanciare un'attività. Per acquisire competenze imprenditoriali, il 35% degli studenti si è affidato ai corsi universitari, il 33% è ricorso alla rete e il 31% a corsi fuori dall’Università. Appena il 25% degli studenti sa cosa fa un "Social Media Specialist", il 38% indica correttamente la definizione di "Data Scientist", il 34% conosce il ruolo di “SEO Specialist” e il 43% degli studenti sa individuare la definizione di “E- procurement Specialist”. Emerge chiaramente un “gap” di genere nelle competenze digitali. Quasi il 60% delle studentesse universitarie dichiara di non possedere competenze digitali specifiche, contro il 45% dei maschi; solo il 20% sa programmare o sta imparando, contro il 43% dei colleghi; il 78% delle studentesse non ha mai pensato di lanciare una propria attività, contro il 61% degli studenti; solo il 10% ha avviato o sta per avviare una propria attività, contro il 15% dei maschi. Indagando il grado consapevolezza e la percezione degli studenti su tematiche di grande portata sociale, si scopre che solo il 41% degli studenti conosce il concetto di “sharing economy”, con una conoscenza molto più ampia tra gli iscritti a scienze economiche e ingegneria rispetto a quelli di facoltà umanistiche. Appena il 19% degli studenti conosce il concetto di “benefits corporation” e di questi solo uno su due sa poi selezionare la corretta definizione. Internet è giudicato uno strumento di democratizzazione, solo dal 24% degli studenti, ma la percentuale sale al 43% per gli studenti di economia e scende al 16% per quelli di medicina. Il 66% degli HR Manager evidenzia un impatto della trasformazione digitale sulla propria azienda nei prossimi 3 anni ben superiore a quello che si è verificato nell’ultimo triennio. In questa transizione, il 91% si attende un incremento del contributo al cambiamento da parte della funzione HR.Per gestire la trasformazione digitale, è necessario avere in azienda competenze adeguate o attrarle dall'esterno. Nella ricerca di nuovi profili senior con 3/5 anni di esperienza lavorativa, le competenze digitali sono fondamentali o molto importanti per l'81% degli HR manager, mentre quelle imprenditoriali sono valutate meno strategiche, con quasi la metà degli intervistati che le ritiene non importanti. È fondamentale però anche mappare e monitorare il livello di diffusione delle competenze digitali e imprenditoriali fra i dipendenti già presenti in azienda e su questo aspetto la situazione appare critica: solo il 20% degli HR Manager ha realizzato una mappa delle competenze digitali/imprenditoriali per i ruoli manageriali (la percentuale sale leggermente nel caso di neolaureati, 23%, e per i ruoli specialistici digitali, 34%).Anche sulla formazione, però, emerge un notevole ritardo. Escludendo i ruoli specialistici digitali, poco più del 30% dei Manager HR ha già realizzato un piano formativo ad hoc. Il resto del campione ha pensato di inserire nel piano formativo azioni per le competenze digitali o non ha alcuna azione specifica. Per le competenze imprenditoriali, la formazione è prevista in particolare per i ruoli manageriali/specialistici (su cui circa un terzo degli HR Manager non ha un piano formativo), ma solo il 15% ha programmi formativi per altri ruoli e per neoassunti. Le principali azioni attivate per sviluppare le competenze digitali o imprenditoriali nelle aziende italiane (nel 53% dei casi) sono iniziative di sensibilizzazione tramite intranet o campagne di comunicazione, corsi di formazione spot (51%), workshop di innovazione (49%). In minor misura sono attivati scouting di Digital Champions/Intrapreneurs (20%) o percorsi formativi strutturati (20%). Dunque rimbocchiamoci le maniche.

Se non timbri giustamente ti licenziano

Alessandra Servidori -     13 dicembre 2016

E’ molto interessante e da attenzionare (come dicono i carabinieri ) una sentenza del Tribunale di Napoli  confermata in Cassazione che sconfessa il rituale (mò ci mettiamo d’accordo  tra di noi)in voga nella capitale partenopea. In buona sostanza :timbrare il cartellino è un dovere: il lavoratore che non lo fa può essere licenziato per giusta causa. I fatti .Un dipendente di una  società  per azioni. Spa nel periodo dal 1 al 31 gennaio 2007, evita la timbratura elettronica del proprio cartellino e per attestare la sua presenza al lavoro registra manualmente gli orari di entrata e uscita facendola convalidare da un suo superiore. La società, dopo aver verificato l’assenza del rilevamento elettronico delle presenze licenzia il lavoratore per giusta causa sulla base  delle seguenti contestazioni:
-       per aver violato il regolamento aziendale che impone a tutti i dipendenti l’obbligo di utilizzare il badge elettronico sia in entrata che in uscita;
-       per una anomala coincidenza tra le mancate timbrature e i turni di lavoro più gravosi, come quelli notturni o in giorni festivi.Il lavoratore impugna il licenziamento davanti al Tribunale del Lavoro di Napoli che respinge il ricorso. La sentenza del giudice di primo grado viene confermata anche dalla Corte di Appello di Napoli. La controversia giunge pertanto alla Corte di Cassazione che respinge le domande del dipendente per i seguenti motivi:
- la ripetuta violazione della regola aziendale che impone ai lavoratori di attestare la propria presenza, in entrata e in uscita, mediante il badge elettronico rappresenta una condotta grave sia sotto il profilo oggettivo (poiché non consente un controllo sul rispetto dell'orario di lavoro) sia sotto quello soggettivo (poiché denota una scarsa inclinazione del lavoratore al rispetto dei propri doveri);
- tale condotta è sufficiente a ledere il vincolo fiduciario che è posto alla base di ogni rapporto di lavoro.Ci sono voluti la bellezza di tre gradi di appello e ben 9 anni per avere giustizia e per dimostrare che anche a Napoli( una delle città più belle del mondo!) la legge è uguale per tutti . La giusta causa ricorre allorché siano commessi fatti di particolare gravità i quali, valutati oggettivamente e soggettivamente, sono tali da configurare una grave e irrimediabile negazione degli elementi essenziali del rapporto. Il giustificato motivo è determinato da un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro, ovvero da ragioni inerenti all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa (art. 3 della legge n. 604/1966).E nel caso in oggetto esistono entrambe le motivazioni.

Consultellum o Italicum la giostra gira guidata dai magistrati

Alessandra Servidori - 10 Dicembre 2016

Consultellum o Italicum la giostra gira guidata dai magistrati

Le consultazioni del Presidente Mattarella avanzano compatte, scadenzate rigorosamente e la passerella di chi esce e di chi entra  dal corridoio del Quirinale entra liturgicamente nelle nostre case attraverso le tv,mentre con una certa immancabile arroganza, Renzi a Palazzo Chigi,ben piantato sul trono fa le sue . Entro questa sera sapremo se le anticipazioni frenetiche sul Presidente incaricato  dal Presidente della Repubblica ,confermeranno Gentiloni, signore pacato ex PDUP politico di lungo corso, o avremo una avanzata ancora una volta dell’esercito dei magistrati. A questo proposito,non c’è dubbio che Pietro Grasso sia una persona che riscuote rispetto e fiducia  e devo anche dire personalmente  simpatia per quella lieve  ironica fermezza  con la quale esercita il suo ruolo in Senato. E però e però, si profila sempre di più( e peraltro in un passato recente e quasi odierno) un potere degli eminentissimi togati  sui quali è d’obbligo una riflessione. E’il caso del Governo di Roma  con scorribande legate alle giunte,a Mafia Capitale che si arricchisce di indagini carsiche che improvvisamente diventano pubbliche; e ancora della Corte Costituzionale che rimpalla la legge Madia;  e oggi della Consulta che si era detta già pronta, attraverso le parole del Presidente medesimo, a  pronunciarsi sul maledetto Italicum prima del 4 dicembre , e ora rimanda al 24 Gennaio il suo verdetto. Dopo di che il Parlamento ci metta le mani per aggiustare una situazione invereconda. Così restiamo comunque bloccati in preda ad una tempistica per il governo della nostra bella Italia ,appunto dettata dai togati e da un possibile ,sempre pronto a sacrificarsi per la buona causa, uno di loro con l’ermellino in tasca. Intanto ci prendiamo il diritto di spiegare a chi volesse capire bene  di cosa parlano ,o urlano alla Tv, quando litigano sull’Italicum e il Consultellum.Lo facciamo convinti che ,come dimostrato recentemente sui quesiti della bocciata riforma Costituzionale renziana, le questioni nel merito sono sempre contaminate da confusioni. Partiamo dal  13 gennaio 2014  giorno in cui la Corte Costituzionale con sentenza numero1/2014 chiarì due sistemi  elettorali per i due rami del parlamento. Al Senato scelse un proporzionale puro con preferenza unica e soglia di sbarramento a 20% per le coalizioni su base regionale, soglia dell’8% per chi corre da solo, soglia del 3% per i partiti che fanno parte di una coalizione. Alla Camera disegnò un sistema con proporzionale puro ,preferenza unica,soglia di sbarramento per le coalizioni al 10% e per ciscuna lista delle coalizioni al 2%. Dunque il Consultellum al Senato c’è e rimane,mentre  alla Camera  non c’è più l’Italicum dal 1 luglio 2016 e sarà sostituito da una nuova legge elettorale dopo che la Consulta il 24 gennaio si sarà pronunciata su cosa dobbiamo votare cioè modificando l’Italicum. E però la Consulta come ha detto appunto già nel 2014  si pronunciò chiaramente cioè : vedi sopra, proporzionale puro,preferenza unica, soglia di sbarramento al 10% per le coalizioni e 2% per le liste. Portino  dunque in Parlamento quella legge elettorale e ci mettano la faccia tutti, anche perché questa Costituzione non si merita un trattamento così scellerato di bande e scorribande. E diamo un Governo al nostro Paese che di questo ha bisogno e magari scelto anche dagli italiani. 

BASTA INSULTI E RANCORI-Andiamo avanti

Alessandra Servidori

   Il giorno dopo la tempesta .E adesso basta insulti e rancori e guardiamo avanti.

 La premessa ragionevole è che innanzitutto la democrazia è una concezione che considera essenziale il riconoscimento dei diritti politici a tutti i cittadini e oggi è un bel giorno perché la maggioranza del popolo italiano ha potuto salvare la nostra bella Carta istituzionale.I diritti politici sono stati esercitati e tutti gli italiani e le italiane hanno potuto votare cioè a suffragio universale, e di formare e propagandare liberamente partiti politici.Vero è che la maggioranza ora ha una multiforme composizione ma i partiti e i movimenti hanno il tempo(ora o mai più) di darsi delle regole per poter costruire la stabilità. In questa direzione sarà indispensabile individuare una forma di aggregazione in cui chi vuole esercitare il suo diritto a candidarsi lo possa costruire. Le donne e gli uomini che consentono poi veramente di partecipare alla vita dello Stato e di contribuire a determinare le decisioni che esso prende. Togliere la libera scelta attraverso le  libere elezioni tra partiti di idee diverse non poteva essere democrazia .Così ora dobbiamo avere quella capacità di scegliere i membri di una Costituente per modificare la Carta. Ci attende un periodo di grande impegno con silenziosa discrezione ma muovendo i gangli vitali di un sistema statico che può ritrovare feconda mobilità nelle brulicanti opportunità che il Paese deve affrontare. Superando la verticalizzazione del comando. Non servono nuove riforme occorre progettare il nuovo,regolare lo sviluppo del mercato, sostenerlo quando è necessario accelerare i processi che chiedono tensione innovativa. Troppi annunci della definizione di governance ,PER ESEMPIO ,sia per le emergenze abitative che per gli immigrati e dunque per la sicurezza,per il lavoro e i giovani, quando lo stato ha risorse marginalissime e servono compartecipazione finanziarie con regole precise senza spavalde azioni di disintermediazioni tra popolo ed elite.Avanti dunque ,la democrazia va esercitata.

 

CONTRATTI METALMECCANICI E LAVORATORI PUBBLICI:ottimo lavoro!

Alessandra Servidori      

 I PUNTI IN COMUNE DEI CONTRATTI PUBBLICO IMPIEGO E METALMECCANICI

 Con la firma del contratto per i pubblici dipendenti e pochi giorni prima quello dei metalmeccanici ritroviamo molte analogie e , evviva!, un sindacato che ha riacquistato rappresentatività tra due settori nevralgici del mercato del lavoro. Così due sono le evidenze effettive e concrete : il premio di produttività incentivato  e defiscalizzato per entrambi e il welfare aziendale figli anch’essi di una stagione contrastata dalle resistenze ideologiche( incentrate sulla lotta alla contrattazione di prossimità )che Bruno Trentin (gran maestro del sindacalismo riformista) avrebbe chiamato all’inizio : figli gracili che devono essere curati per crescere.E così per fortuna sta accadendo anche se molto,troppo lentamente .Così la politica sindacale e anche la politica governativa cambiano o sono destinate ad impoverirsi rappresentate da una classe dirigente non all’altezza di riavvicinarsi alla gente,al popolo  in carne ed ossa per poterlo sinceramente riconquistare e rappresentare e tornare ad esserne interprete in un mondo in vorticoso  cambiamento. Bisogna ricominciare a pensare alle persone valorizzandone bisogni, capacità e speranze,per leggere la crisi che ci circonda e per offrire risposte politiche e umane in una società impoverita umanamente. Due esempi di denominatori comuni dei due contratti. La flessibilità legata alla produttività e dunque al bilanciamento dei tempi di vita e di lavoro per tutti e non solo per le lavoratrici e il welfare integrativo  anche come forma di salario/benefit. Una realtà in Italia in espansione e con risorse a disposizione dei cittadini: il 18% della popolazione beneficia di una copertura integrativa per tutelare la salute e il 55% dei lavoratori può contare sull'assistenza sanitaria integrativa, mentre solo il 38% dei lavoratori risulta iscritto a una forma previdenziale aggiuntiva. Questi dati ci dicono che è chiara la necessità di promuovere iniziative per incentivare i controlli e la prevenzione delle patologie più diffuse e l’organizzzaione del lavoro e il welfare in azienda possono essere strumenti nevralgici. Come abbiamo dimostrato nel seminario di studio sulle malattie professionali che abbiamo sviluppato sabato scorso all’Istituto Ramazzini, come Ceslar Unimore,Noi tutti per Bologna,Tutteper Italia,le patologie oncologiche e alcune patologie professionali aggrediscono le persone in situazioni di particolare vulnerabilità. Lo stress  spesso viene eccessivamente sottovalutato  e rischia di trasformarsi in depressione : le problematiche che possono presentarsi riguardanti le tempistiche lavorative sono soprattutto due, gli orari di lavoro lunghi e l'incapacità di mettere da parte gli impegni lavorativi anche quando si arriva a casa. Lavorare tanto potrebbe essere un comportamento solo da ammirare, ma quando si esagera si rischia di fare male a se stessi. È importante condividere il proprio tempo fuori dal lavoro con la propria famiglia lasciando da parte gli altri problemi.Il fisico e anche la mente hanno bisogno di riposarsi e staccare la spina dal lavoro, se tutto ciò non avviene si rischia di iniziare un percorso di depressione, stress e stanchezza e malattia. Purtroppo però tutto ciò non si ferma solo alla depressione, il rischio è anche quello di entrare in problematiche fisiche molto più gravi, che vanno quindi a rovinare anche il futuro e la carriera :è fondamentale rendersi conto che  con il tempo possono portare disturbi molto gravi. Per quanto il lavoro è fondamentale salvaguardare la propria salute è un diritto ancora più essenziale.

Attenzione italiane elettrici: votate no perchè

http://formiche.net/2016/11/29/cosa-cambia-nella-costituzione-riformata-la-rappresentanza-di-genere/

Alessandra Servidori   -

                   Italiane elettrici : attenzione all’inganno per la rappresentanza di genere nella Costituzione taroccata

 Da queste pagine in più occasioni ho avuto la possibilità garbatamente ma scientificamente di rappresentare i motivi di merito per non votare affermativamente il testo della riforma costituzionale il 4 dicembre. Ma oggi anche con il sostegno di un gruppo di studiose dell’associazione ”Aspettare stanca”(link www.aspettarestanca.it ) ritengo  che la proposta di una semplificazione verticale del comando (apparentemente rassicurante ma fallimentare perché destinata a produrre distanza e ripulsa) riduca la dinamica democratico-partecipativa che ha reso possibile, tra le altre cose, proprio il percorso di emancipazione femminile. Infatti analizzando il Testo emerge,ma con fatica e se non si è addetti ai lavori di più,l’inganno dell’Art 39 del Disegno di Legge Costituzionale: una norma transitoria che non modifica la Costituzione, quindi sfugge a coloro che si limitano a leggere i testi a fronte degli articoli riformati, ma contraddice quanto è previsto dal nuovo articolo 55 della Costituzione sulla promozione dell'equilibrio di genere nelle leggi elettorali per il Parlamento (addirittura falsamente presentato come introduzione del principio della parità di genere in Costituzione) e dal nuovo articolo 57 Costituzione, in cui è stato inserito, per dare un contentino a chi è contro l'elezione indiretta, l'inciso "in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri.” La prima elezione del nuovo Senato (in realtà l’unica, perché i successivi rinnovi saranno parziali) non avverrà secondo i nuovi articoli della Costituzione, ma in base alla norma “transitoria”, prevista dall’art. 39 del ddl costituzionale, di cui non si parla nei dibattiti e ignorata anche da molti che hanno tentato di informarsi per un voto consapevole. Una norma “transitoria” che potrebbe avere una vita lunga, in quanto  la legge elettorale ordinaria, prevista dalla Costituzione riformata, potrebbe anche non arrivare mai, come affermato dalla stessa ministra Boschi. Molti concordano perché sembra impossibile che una legge elettorale possa rispettare le disposizioni contraddittorie previste dalla riforma costituzionale e passare indenne al vaglio della Corte costituzionale. Una norma che, oltre ad essere, come da più parti sottolineato, di difficile interpretazione, non fa menzione delle scelte dei cittadini (nuovo art. 57 della Costituzione), né si fa carico in alcun modo di promuovere l’equilibrio di genere di cui all’articolo 1 della riforma (nuovo art. 55 della Costituzione). Questione dominante è che  i sindaci e i consiglieri regionali attualmente, oltre che del PD, sono in prevalenza uomini e che   questi sono gli elettori e i candidati del nuovo Senato. Nell’interesse dunque delle elettrici e soprattutto delle giovani donne che abiteranno questa nostra amata Patria , mi auguro che il 4 dicembre di fronte al bivio del referendum costituzionale il Paese scelga la strada di una democrazia inclusiva rappresentata dalla vittoria del No. Una vittoria che non considero un punto d’arrivo, ma che dovrà essere necessariamente il punto di partenza per una grande riflessione sull’attuazione della Costituzione repubblicana e dei diritti e delle libertà da essa garantiti. Diritti e libertà finalizzati a una sempre più diffusa partecipazione democratica di tutte e tutti alla vita politica del Paese. Da donne, non posso che augurarmelo. E per fare una azione positiva ,allego di seguito i testi che dimostrano che affermo semplicenete la verità –Testo del Disegno di legge del  12/04/2016 , pubblicato nella G.U. del 15/04/2016 - http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/04/15/16A03075/sg,documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/ac0500n.pdf

BISOGNA VACCINARE I BAMBINI!

ALESSANDRA SERVIDORI 

E’ vero, noi non conosciamo per esempio la poliomelite e il vaiolo e la difterite, perché li abbiamo sconfitti, ma conosciamo malattie mortali come la meningite e l’arrivo di tante popolazioni provenienti da tutto il mondo dove le vaccinazioni non sono praticate per povertà o per ignoranza è un fatto e non una opinione. Le coperture vaccinali (CV) nazionali a 24 mesi, per il 2015, confermano un andamento in diminuzione in quasi tutte le Regioni e Province Autonome. Fanno eccezione le vaccinazioni contro pneumococco e meningococco che, nei due anni precedenti, avevano registrato bassi valori in alcune realtà.

I dati pubblicati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, parlano chiaro, e dal 2016 fornisce anche i dati sulle coperture vaccinali relative alla dose booster (richiamo) in età pre-scolare, ovvero a 5-6 anni, e calcolate al compimento dei 7 anni. In particolare, le vaccinazioni a 24 mesi dall’anno 2000, dopo un andamento in crescita, si sono tendenzialmente stabilizzate. Le vaccinazioni incluse nel vaccino esavalente (anti-difterica, anti-tetanica, anti-pertossica, anti-polio, anti-Hib e anti-epatite B), generalmente impiegato in Italia nei neonati per il ciclo di base, avevano superato il 95%, soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la cosiddetta immunità di popolazione; infatti, se almeno il 95% della popolazione è vaccinata, si proteggono indirettamente coloro che, per motivi di salute, non si sono potuti vaccinare.

Dal 2013 si sta, invece, registrando un progressivo calo, con il rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie attualmente sotto controllo, e addirittura ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese. In particolare, nel 2015 la copertura media per le vaccinazioni contro polio, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Hib è stata del 93,4% (94,7%, 95,7%, 96,1 rispettivamente nel 2014, 2013 e 2012). Sebbene esistano importanti differenze tra le regioni, solo 6 superano la soglia del 95% per la vaccinazione anti-polio, mentre 11 sono sotto il 94%.

Particolarmente preoccupanti sono i dati di vaccinazione per morbillo e rosolia che hanno perso ben 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, dal 90,4% all’85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese che, impegnato dal 2003 in un Piano globale di eliminazione dell’Organizzazione Mondiale Sanità, rischia di farlo fallire in quanto il presupposto per dichiarare l’eliminazione di una malattia infettiva da una regione dell’OMS è che tutti i Paesi membri siano dichiarati “liberi”. Questo trend è confermato anche dalle coperture nazionali a 36 mesi per l’anno 2015, dato utile anche per monitorare la quota di bambini che, alla rilevazione vaccinale dell’anno precedente, erano inadempienti e che sono stati recuperati, se pur in ritardo. L’effettuazione delle vaccinazioni in ritardo, espone questi bambini ad un inutile rischio di malattie infettive che possono essere anche gravi.

La riduzione delle vaccinazioni comporterà un accumulo di suscettibili che, per malattie ancore endemiche (come morbillo, rosolia e e pertosse), rappresenta un rischio concreto di estesi focolai epidemici, come già accaduto in passato; per malattie non presenti in Italia, ma potenzialmente introducibili, come polio e difterite, aumenta il rischio di casi sporadici autoctoni, in caso di importazioni di malati o portatori. Vi è urgenza di una campagna forte sulla di vaccinare i bambini e la necessità di rendere l’accesso alle vaccinazioni il più agevole possibile e migliorare la disponibilità di evidenze scientifiche a favore delle vaccinazioni, per approfondire le ragioni del dissenso vaccinale e individuare più efficaci strategie di promozione delle vaccinazioni. I movimenti anti- vaccini vanno contrastati e sconfitti con i fatti e non con le parole e le opinioni.

Francesco,la sofferenza delle donne,l'aborto

Alessandra Servidori  FRANCESCO,la sofferenza delle donne,l'aborto  

 Papa Francesco ha fatto un altro passo verso le donne e noi lo ringraziamo di cuore. Si chiude il Giubileo con la lettera pastorale in cui la  Chiesa  capitanata dal Pastore Francesco pochi giorni prima della giornata internazionale contro la violenza femminile, invia ai preti una lettera  che aiuta le donne che hanno abortito. Una Chiesa misericordiosa verso tutti, una Chiesa che perdona e abbraccia anche chi ha sbagliato:  il Papa abbatte muri e barriere e nella lettera  diretta sia al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, sia a tutti i  preti , che  supera prescrizioni previste dal codice di diritto canonico. Riguarda la possibilità, concessa a tutti i sacerdoti e non solo ai vescovi come finora stabilito, di assolvere le donne che hanno praticato l'aborto che, pentite, decidono di confessarsi. Condanna il «dramma dell'aborto», Papa Francesco, indicandolo come uno «dei gravi problemi del nostro tempo» che spesso viene «vissuto con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta». «Il perdono di Dio a chiunque è pentito non può essere negato», ribadisce Bergoglio, invitando i sacerdoti a prepararsi e ad assolvere a  questo compito, coniugando «parole di genuina accoglienza con una riflessione che aiuti a comprendere il peccato commesso».Una decisione che concretizza  la volontà del Papa di permettere al maggior numero possibile di persone di riavvicinarsi alla Chiesa così oggi in difficoltà. Come previsto dal diritto canonico, il procurato aborto prevede la scomunica lata e sententiae per la donna, per chi la induce ad abortire e per chi pratica o coopera all'aborto. Il peccato,secondo la norma, non può essere assolto da tutti i confessori, ma soltanto dal vescovo o da alcuni sacerdoti da lui delegati. La decisione rappresenta «un segno di estensione della manifestazione di misericordia in termini più accessibili e disponibili da parte della Chiesa  e non è un'attenuazione del senso di gravità del peccato» e «non vuole essere in alcun modo un minimizzare la gravità della cosa».Francesco ha compreso il dramma delle donne,il dolore profondo,insistente e perenne che accompagna chi rinuncia a dare la vita, Un aborto rappresenta un’aggressione nei processi naturali dell’organismo femminile, le conseguenze possono essere rilevanti, secondo la personale situazione di vita della donna, dai fenomeni puramente organici, fino a quelli psicosomatici e a quelli psichici ,un senso di abbandono, di vuoto interiore,di colpa, di violenza appunto: sono già una punizione,senza infierire oltre. 

Le malattie professionali 26/11/2016

Sabato 26 novembre, il Centro di ricerca sul cancro dell’Istituto Ramazzini ospiterà il seminario “Le malattie professionali: un problema di tutti. A che punto siamo, quali interrogativi e problemi”.

Al seminario, organizzato insieme a “Noi tutti per Bologna”, interverrà: Angelo Fioritti (Direttore Sanitario Ausl Bologna), Fiorella Belpoggi (Direttore Area Ricerca Istituto Ramazzini), Barbara Maiani (CeSLaR UniMoRe-Modena), Rita Ghedini (Presidente Legacoop Bologna), Sonia Sovilla (Segreteria CGIL Bologna), Carla Facchini (Tutteperitalia Bologna) Alfonso Pellitteri (Inail Emilia-Romagna), Simona Lembi (Consiglio Comunale Bologna), Lia De Zorzi (Coordinatore Centrale INPS Roma), Simone Gamberini (Presidente Istituto Ramazzini), Alessandra Servidori (Noi Tutti per Bologna) e Daniele Mandrioli (ricercatore Istituto Ramazzini). 

Le malattie professionali

Dalla parte dei bambini

Alessandra Servidori

In questi giorni più volte sono apparse sui giornali notizie importanti che riguardano i bambini spesso violati sessualmente, vittime della povertà ,ma anche vittime di violenze risultato di leggi figlie di una stagione di anormalità passata come diritto. Purtroppo queste realtà,non messe in rilevanza da questa frenesia che ci accompagna giornalmente ricondotta al referendum sulla Costituzione,volutamente invece al centro dei tormenti italiani, fino a divenire insopportabile . Riportiamo l’equilibrio dell’informazione e della riflessione sui guasti prodotti dalla legge sulle unioni civili,più volte criticata da chi scrive su queste pagine. La questione riguarda le coppie di fatto e omosessuali e il caso di due bambini . Dopo otto anni due donne si separano e la madre biologica non riconosce all’altra il ruolo di genitore. La Corte Costituzionale ribadisce che, nel superiore interesse del minore, i figli devono poter intrattenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambe.  La sentenza è della Corte Costituzionale, del 20 ottobre 2016, n. 225.

E dimostra che si ricorrerà sempre di più all’Alta Corte per tutelare i minori.
Viene infatti chiesto,nella specie, alla Corte costituzionale di stabilire se una recente norma introdotta nel 2014 sia o meno contraria alla Costituzione. Tale norma stabilisce il diritto del figlio minore di mantenere un rapporto con entrambi i genitori, con i nonni ed i parenti in genere e di ricevere da loro cura, educazione, istruzione e assistenza. La ragione del dubbio nasce dal fatto che la norma si riferisce ai genitori, e non menziona le nuove figure che nell’attuale contesto sociale possono svolgere un ruolo significativo nella vita di un bambino, come il partner della propria madre o del proprio padre, anche omossessuali, quando la relazione finisca. Nel caso in esame due donne intraprendono un procedimento di fecondazione eterologa da cui nascono due bambini. Dopo otto anni di relazione le due si lasciano e la madre biologica non intende riconoscere alla propria ex lo stesso suo ruolo di genitore.L’ex partner della madre biologica si rivolge al Giudice che propone la questione di legittimità costituzionale. La Corte accoglie il ricorso e chiarisce che:
- La norma viola sicuramente la Costituzione, che garantisce le “formazioni sociali”, perché, ormai tra esse va inclusa la famiglia di fatto;
- inoltre viola la Costituzione perché introduce una discriminazione tra figli nati da una coppia etero e figli nati all’interno di una coppia omosessuale;
- infine viola la Costituzione in relazione all’art. 8 della Convenzione europea dei diritti umani, che prevede l’obbligo di riconoscere il diritto del fanciullo e dei genitori, così come di altri soggetti uniti al bambino da vincoli di fatto, di mantenere rapporti stabili pure in caso di crisi della coppia (anche omosessuale), tenendo sempre presente il superiore interesse del minore;
- in precedenza, il Giudice ha avuto modo di verificare con una perizia che i due bambini riconoscono la ex partner della madre biologica come una seconda mamma: ne consegue che impedire loro di avere con lei rapporti stabili potrebbe essere dannoso per i minori.

Hillary alla gogna

Alessandra Servidori - Hillary alla gogna.

Tutti contro Hillary: e oltre la  brutale sconfitta , ora i mass media si accaniscono sui motivi della mancata vittoria addirittura puntando il dito più che sulla leadership del magnate repubblicano, sulla debolezza della ex first lady. Un dato leggendo i numeri   è evidente :  nelle zone rurali,tra i piccoli territori,tra gli operai e le operaie,Trump ha fatto breccia sia nel nord, sud,ovest,  soprattutto tra la classe  sociale intermedia e ha raccolto voti anche tra le donne, nonostante la guerra sessista che ,non completamente a torto, gli era stata scatenata contro. Così  Hillary , paladina della scalata al potere femminile per la prima volta nell’America sempre più grande,si deve anche difendere dall’accusa di essere troppo competente ed essere diventata l’emblema della sconfitta delle donne. La vittoria di Trump sicuramente segna un arresto dell’emancipazione imperfetta che ancora  palpita nel mondo con  evidenti atteggiamenti misogini che si manifestano ricorrentemente più o meno irrispettosi e lesivi dell’uguaglianza di genere. Molte donne italiane,per esempio, così come le donne americane, risentono della crisi economica  ,sono le persone più colpite dalla povertà e dalla disoccupazione. E il desiderio di cambiamento e di riscatto  per  i loro diritti negati dal sistema che le esclude e le mortifica, si traduce in  determinazione a lottare per il cambiamento. Cambiamento che deve essere trascinante, che deve rompere lo schema attuale dove arroganza e l’alleanza tra classi dirigenti molto maschili emulate negli atteggiamenti tra poche donne al potere diventa insopportabile. Così a Hillary che continuo a ritenere una delle persone  più competenti e preparate professionalmente e politicamente  sono venute a mancare la solidarietà delle donne che preferiscono rimanere “basse” senza particolare autostima di sè,  scarsa ambizione, capacità di puntare a conquistare le vette alte,magari facendo squadra. Hillary Clinton invece è anche questo, e questo evidentemente irrita molte americane che rimangono abbagliate dal mito dell’uomo forte. Pensare che  quando si riesce ad essere complici,si diventa una forza, una potenza,in tutti i sensi. Quanto ancora dovremo aspettare perché le donne diventino amiche delle donne ?

Donne separate anche nelle Pari Opportunità

Alessandra Servidori     Donne separate anche nelle Pari Opportunità

Le donne condizione della crescita :  nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio Laura Boldrini  ieri- 28 ottobre- ha presieduto  una iniziativa, alla quale hanno preso parte anche le deputate dell'intergruppo parlamentare per le Donne, i Diritti e le Pari opportunità, che avrebbe  l'obiettivo di  riportare al centro del dibattito politico il tema dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile e della condizione femminile. Bene. Mica tanto. Pochi giorni prima  ma separate, Valeria Fedeli ,Vice Presidente del Senato, e la settimana prima ancora,e anche prima  Elena Boschi,Ministro con la delega alle Pari Opportunità insieme a alcune associazioni ,Emma Bonino insieme ad altre, separatamente anche le poche consigliere di parità rimaste reduci di provvedimenti che le hanno cancellate,insomma tutte rigorosamente cultrici di platee di donne che si  convocano , consumano dosi industriali di convegni dai quali però non si sprigiona la potenzialità della rappresentanza dei diritti del 52% della popolazione italiana così poco considerata. Suggeriamo con garbo istituzionale di leggere l’ultimo rapporto fresco fresco del Fondo Monetario Internazionale e la prossima  occasione “convegnistica  a spese della finanza pubblica “( peraltro già convocato per il 2 novembre dove il motivo per organizzarsi per il voto contrario al referendum  costituzionale potrebbe essere usato anche per fare proposte concrete per sostenere la scarsa e tragica mancanza di presenza femminile nel  mercato del lavoro)  e potrebbe  essere  l’occasione una volta tanto,per la messa in moto scoppiettante di una economia morta. Le bozze della Legge di bilancio 2017-già bollinata- infatti non risponde  adeguatamente ai gangli vitali che secondo il Rapporto del Fondo Internazionale Monetario si dovrebbero sviluppare in materia di politiche di genere e dunque dalla parte delle donne . il Rapporto del FMI che analizza fiscalmente tutti i paesi,  conferma,e peraltro anche le conclusioni adottate dal medesimo Rapporto, che  in tutte le realtà di sviluppo economico e politico più o meno positive, le politiche fiscali ben strutturate hanno il potenziale per migliorare le  condizioni di diversità di gender in specifico delle  bambine e delle donne .Tutti i paesi possono utilizzare le politiche fiscali per ridurre la quota ancora sproporzionata delle donne  che si fanno carico delle responsabilità per la cura dei bambini e dei genitori anziani e dei  lavori domestici e dei disabili. Queste responsabilità inibiscono la partecipazione più piena delle donne nelle attività economiche, sociali e culturali.

Il Rapporto sottolinea che   soprattutto la realizzazione di piani di sviluppo nazionali nel contesto degli obiettivi di sviluppo sostenibile potrebbero  offrire  l'opportunità di utilizzare la politica e l'amministrazione fiscale per ridurre le disparità basate sul genere e la promozione dell’istruzione, formazione delle ragazze e lo sviluppo del mercato del lavoro per le donne. Le italiane giovani o grandi guardano oltre il 4 dicembre e  voteranno secondo le loro legittime opinioni e sono stanchine di luoghi separati della politica  dove vengono ritenute truppe cammellate ad uso elettorale : donne insieme per strumenti  economici ed equi ragionevolmente concreti,liberali,riformatori,ecco su questo, possiamo anche mobilitarci ed è quello che stiamo facendo.

 

 

Ecco cosa manca nella legge distabilità

Ecco cosa manca nella Legge di bilancio             www.formiche.com

Sempre in attesa del testo ufficiale della Legge di Bilancio ci sforziamo di leggere con sincera professionalità i numeri che mano mano vengono sparati sui giornali. Parliamone: il documento previsionale del governo indica numeri non credibili.Mentre i dati sulla produzione industriale ci dicono che la crescita manifatturiera sarà di mezzo punto e quindi ancora meno sarà quella del pil, tanto che le rilevazioni anticipatrici Ocse indicano un profilo piatto del prodotto lordo a metà anno, il documento governativo mette nero su bianco ipotesi di crescita dell’economia irrealistiche, come abbiamo appunto potuto verificare durante il 2016 che sta per concludersi con almeno 2-3 decimi di punto sotto tutte le previsioni, nazionali e internazionali, con uno scarto in eccesso tra il 25% e il 37%, mentre l’1,3% indicato per il 2017 è poco giudicabile per le troppe variabili che influiscono (l’1,9% previsto dal Def nel 2018 è addirittura un numero al lotto) ma comunque appare anch’esso sovrastimato se confrontato con altre previsioni. Differenze, queste, che ovviamente incidono sul rapporto che misura il pil raffrontato al deficit (2,6%)molto incerto, tanto che l’Fmi dice 2,7% senza aver scontato gli effetti della manovra su cui può aprirsi il contenzioso con l’Ue, soprattutto tenendo conto del promesso taglio delle tasse (si fa per dire) in misura consistente e dei famosi 80 euro a qualche milione di italiani – ma non a tutti quelli indicati, se si considera l’incidenza degli interventi sulle detrazioni – che neppure sappiamo ancora oggi se li hanno spesi e li spenderanno (a beneficio dell’economia) o li risparmieranno (a beneficio loro). Non neghiamo che le varie leggi finanziarie sono documenti politici, usato (da tutti) con logiche politiche. E siccome negli ultimi vent’anni la politica è stata ridotta a mera comunicazione alla fine la manovra è uno strumento di marketing e comunicazione politica.

È stato così sempre. E lo è anche questa volta: si si tratta di una politica “continuista” con quelle precedenti di documenti programmatici e di manovre di bilancio del passato, anche quello dell’anno scorso. Si eviti di far passare per risolutivo ciò che tale proprio non è. Altrimenti, se Renzi avesse voluto mettere in campo un intervento strutturale sul debito usando il patrimonio pubblico e chiedendo a quello privato di concorrere – come gli è stato suggerito, da molti autorevoli economisti e opinionisti, purtroppo tutti fin qui inascoltati – allora come avremmo dovuto definire questa e quella precedente manovra renziana, sovversiva?Riportiamo le cose nei fatti. Renzi mette in campo un intervento che a voler essere positivi è pensato per risollevare il morale alla truppa – e Dio solo sa quanto il Paese abbia bisogno di ritrovare la fiducia e tornare a crederci – e a voler essere malevoli (nel senso andreottiano del termine, si fa peccato ma ci si prende ) è di carattere elettorale. Sia per il merito della manovra (diamo agli italiani che ne hanno più bisogno, togliamo a banche e grandi burocrati, tagliamo sprechi e privilegi), sia per il modo (non strutturale) con cui è costruita, sia per la “narrazione” che la circonda, essa appare – vistosamente, anche – un modo per arginare con ampio uso di anti-politica la forza elettorale di Grillo ed evitare che le elezioni prossime venture, compreso il maledetto referendum, siano la bara della prova di forza renzista. Comunque vedremo strada facendo cosa ci riserva il futuro che è già domani.Ma una considerazione viene spontanea vedendo Padoan che è non solo incerto e affaticato, ma anche imbarazzato davanti ad una incalzante richiesta di chiarezza: non possiamo accontentarci nel dire che Renzi è il male minore rispetto a Grillo e penta stellati. Perché il male peggiore è una Costituzione violata, Verdini al governo,e un commissariamento della Clinton sull’Italia.

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Senato.25 Ottobre 2016 noi contro il Cancro OPUSCOLO / ASTUCCIO Patologie oncologiche,invalidanti,ingravescenti-

            SENATO DELLA REPUBBLICA    -    PALAZZO MADAMA

   SALA CADUTI DI NASSIRYA MARTEDI 25 OTTOBRE  ORE 15   PRESENTAZIONE

   OPUSCOLO / ASTUCCIO  Patologie oncologiche,invalidanti,ingravescenti

                                                      -WORD CANCER DAY

Quello che è importante sapere per le lavoratrici,i lavoratori e le loro famiglie

TUTTEPERITALIA - CESLAR UNIMORE  -    NOITUTTIPERBOLOGNA

 

ASTUCCIO di notizie essenziali, utili, concrete per i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie:patologie oncologiche, invalidanti, ingravescenti. Diritti e doveri quando ci ammaliamo.

QUESTO ASTUCCIO, distribuito gratuitamente, si rivolge alle lavoratrici, ai lavoratori affette/i da patologie oncologiche, con l’intento di fornire alcune informazioni utili sui propri diritti e doveri per affrontare un delicato e faticoso momento nella vita lavorativa e famigliare. Un contributo istituzionale e associativo per lo sviluppo ed il miglioramento della conoscenza concreta delle norme nel nostro Paese, aggiornate dalle novità introdotte dalle riforme del lavoro e dalla legge di stabilità. Nel momento attuale di sempre maggiore complessità, è un semplice e utile strumento informativo adeguato con la legislazione, e i percorsi che si devono compiere quando si incontra la malattia oncologica e invalidante, cercando di fornire un “utensile”dei diritti e dei doveri che prevede il sistema sanitario, assistenziale,previdenziale. Ci siamo impegnati per rafforzare lo spirito “associativo e sussidiario” con istituzioni, associazioni, facilitando la comunicazione con il territorio e con i cittadini che lavorano e le loro famiglie, ed incrementando la collaborazione.                Insieme è meglio. LE PRIME Informazioni e azioni concrete

 

Saranno presenti :

Senatrice  Anna Cinzia Bonfrisco

Prof. Alessandra Servidori NoituttiperBologna

Prof. Carla Facchini TutteperItalia

Prof. Barbara Maiani  Ceslar-UNIMORE

 Invito - Sala  Stampa Caduti di Nassirya-Palazzo Madama-Piazza Palazzo Madama 11-martedì 25 ottobre -ore 15  -Allegato Astuccio/Opuscolo 

LEGGE DI STABILITA' che non ci stabilizza

Alessandra Servidori        LEGGE DI STABILITA’ 2017  INTERROGATIVI  PIU’ CHE LEGITTIMI

Abbiamo guardato le 33 slide che Renzi e Padoan hanno presentato per la Legge di stabilità uscita dal CDM e guardiamo anche con curiosità il dibattito, feroce come sempre ,su chi sostiene il Governo e chi ha il compito di capire cosa intende fare Renzi e il suo Esecutivo,perché francamente rispetto ai 26 miliardi spalmati sulle varie voci, prendendo per esempio la sanità, leggiamo i twit di Lorenzin Ministro in carica e al di là dei suoi esultanti 140 caratteri, ci chiediamo, per i disabili, che sono tanti, e sempre piu’, cosa è previsto (pare pochino).Sulla scuola anche,Giannini esalta lo student act ( mancia di 500 euro agli studenti) anziché pensare a irrobustire apprendistato e innovazione  e dunque lavorare a scuola. Ma aspettiamo il Testo che sarà emanato ufficialmente. Comunque leggendo quel che trapela dai giornali, confusamente, non basteranno le risorse per il rinnovo dei contratti dei Dipendenti Pubblici e non capiamo perché i due ministri di cui sopra, che fanno parte del settore pubblico, riusciranno a moltiplicare gli eurini.E’ bene sapere e ricordare infatti alcune certezze , sulle quali riflettere per cercare di capire cosa succede ora e cosa prevede questo percorso a ostacoli che pende sul capo degli italiani   

La legge di stabilità, insieme alla legge di bilancio, costituisce la manovra di finanza pubblica per il triennio di riferimento e rappresenta lo strumento principale di attuazione degli obiettivi programmatici definiti con la Decisione di finanza pubblica. Essa sostituisce la legge finanziaria e rispetto a quest'ultima prevede novità sia in ordine ai tempi di presentazione sia in merito ai contenuti dal 2015. Il disegno di legge di stabilità viene presentato in Parlamento entro il 15 ottobre (in passato era il 30 settembre), un mese dopo la data di presentazione della Decisione di finanza pubblica. La modifica dei termini di presentazione dei due documenti tende ad avvicinare il momento della programmazione a quello di definizione della manovra di finanza pubblica. Ciò   virtualmente dovrebbe consentire di disporre di un quadro macroeconomico e di bilancio più stabile, ma richiede anche che i contenuti della manovra siano maggiormente dettagliati nel corso della definizione del documento di programmazione. Risulta, infatti, più breve lo spazio che intercorre tra la data di approvazione della DFP e quella di presentazione della legge di stabilità, con una compressione del lasso temporale entro il quale definire puntualmente le misure che dovranno far parte della manovra di fine anno. Dobbiamo ricordare che nella situazione in cui ci troviamo economicamente, stabilire OGGI cosa spendere del Bilancio dello Stato nei prossimi tre anni, significa dunque, eticamente e responsabilmente pensare al bene del Paese e NON alla campagna elettorale del Governo Renzi in favore del referendum sulla Costituzione. Purtroppo la  legge di stabilità 2017 presenta  un contenuto più snello rispetto a quello della precedente legge finanziaria. Restano escluse dal suo contenuto le norme a carattere ordinamentale o organizzatorio, anche qualora esse si caratterizzino per un rilevante miglioramento dei saldi (cosa che è evidente NON è e non sarà); le norme di delega e  quelle relative ad interventi di natura localistica o micro settoriale. Gli interventi di sostegno e sviluppo dell'economia dovranno trovare collocazione in appositi disegni di legge collegati, e pertanto al di fuori della legge di stabilità. Invece per quanto riguarda la struttura complessiva della legge, si conferma la sua suddivisione in articolato e tabelle che aspettiamo di conoscere. Nella prima sezione, essa riporta: il livello massimo del saldo netto da finanziarie e del ricorso al mercato; la variazione delle aliquote delle imposte; l'importo dei fondi speciali; l'importo complessivo destinato al rinnovo dei contratti pubblici; le norme eventuali necessarie all'attuazione del Patto di stabilità interno e alla realizzazione del Patto di convergenza; le misure correttive delle leggi che comportano oneri superiori a quelli previsti; altre regolazioni meramente quantitative.

Le tabelle allegate alla legge di stabilità vengono ridefinite rispetto alla normativa previgente. In particolare, mentre le Tabelle A e B (che riportano gli importi dei fondi speciali per la copertura di nuovi provvedimenti legislativi, rispettivamente di parte corrente e in conto capitale) restano invariate, viene ridefinito, invece, il contenuto della Tabella C escludendo da essa le spese destinate al funzionamento degli enti pubblici (che presentano natura obbligatoria), e che d'ora in poi saranno determinate dalla legge di bilancio. La Tabella D, invece, assorbe le "vecchie" tabelle D, E ed F relative alle spese in conto capitale. Essa riporta gli importi destinati al finanziamento delle leggi che dispongono spese a carattere pluriennale in conto capitale, con evidenziazione dei rifinanziamenti, delle riduzioni e delle rimodulazioni. Si modifica, infine, anche la Tabella E che, a differenza di quanto avveniva in passato, riporta ora le riduzioni delle autorizzazioni legislative relative alla sola spesa corrente. COSA MOLTO IMPORTANTE sarà  un prospetto riepilogativo degli effetti triennali sui saldi di finanza pubblica (saldo netto da finanziare, fabbisogno e indebitamento netto) derivanti dall'attuazione di ciascuna disposizione contenuta nella medesima legge. E' previsto inoltre che lo stesso prospetto venga aggiornato nel passaggio da un ramo all'altro del Parlamento in relazione alle modifiche approvate al disegno di legge durante la discussione parlamentare.Leggeremo con grande curiosità la relazione tecnica sugli effetti  della legge di stabilità sul bilancio dello Stato e sul conto economico delle amministrazioni pubbliche, sui saldi di finanza pubblica articolati nei vari settori di intervento e i criteri utilizzati per la quantificazione degli stessi, assorbendo parte del contenuto della soppressa Relazione Previsionale e Programmatica. Essa contiene, altresì, le previsioni del conto economico delle amministrazioni pubbliche e del relativo conto di cassa, integrate con gli effetti della manovra per il triennio di riferimento. POI NON E’FINITA : dobbiamo aspettare il giudizio della UE. Vigiliamo fratelli e sorelle, vigiliamo!!!!                    

Niente parità di genere nei consigli metropolitani

Alessandra Servidori                   Donne e governo metropolitano : una presenza  diseguale

La legge del 7 aprile 2014 n.56 ha approvato in via definitiva l'istituzione delle città metropolitane, ridefinendo il sistema delle province. Il provvedimento ha individuato dieci città metropolitane: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bari, Firenze, Bologna, Genova, Venezia, Reggio Calabria. Il territorio delle città metropolitane coincide con quello della provincia omonima. Sono stati previsti procedimenti ordinari per il passaggio di singoli comuni da una provincia limitrofa alla città metropolitana (o viceversa). Altre quattro città metropolitane sono state individuate dalle Regioni a statuto speciale (Cagliari, Catania, Messina, Palermo). Il 30 settembre 2014 si sono svolte le elezioni del Consiglio metropolitano, indette dai Sindaci dei Comuni capoluogo e si è insediato il Consiglio metropolitano e la Conferenza metropolitana. Il 1° gennaio 2015 le Città metropolitane sono subentrate alle province omonime. Daniela Dominici ha analizzato la presenza delle donne nei nuovi Consigli metropolitani che sono stati eletti e la situazione non è delle migliori . A elezioni avvenute infatti  questo è il risultato :  

Il consiglio  metropolitano di Torino  è composto da 6 consigliere su 18 totali. A Bologna  6 consigliere su 18.  A Genova ci sono 4 consigliere su 18. A Reggio Calabria  e c’è 1 sola consigliera su 18, la vice sindaca di Caulonia Caterina Belcastro. A Bari  ci sono solo 2 consigliere su 18.A  Venezia ci sono 3 consigliere su 18. A Firenze  5 consigliere su 18. A Milano  ci sono 8 consigliere su 24. A Roma  ci sono 6 consigliere su 24. A  Napoli ci sono 4 consigliere su 24. Il consiglio metropolitano di Cagliari verrà eletto il prossimo 23 ottobre.I consigli metropolitani di Palermo e Catania verranno eletti il prossimo 20 novembre. A Messina non c’è il consiglio, c’è un commissario.

Come è ben evidente la tenacia nel chiedere e ottenere pari opportunità per una democrazia di rappresentanza effettiva nelle sedi istituzionale è per l’ennesima volta fallita.   Si evidenzia inoltre che non è stata inserita alcuna norma di garanzia di genere nella disposizione transitoria che prevede  la prima elezione del nuovo Senato su liste bloccate e con preferenza unica, in contrasto con quanto impone la riforma costituzionale (Articolo 1, secondo comma) per tutte le leggi elettorali, compresa, quindi,  la futura legge  elettorale per il nuovo Senato.La prima elezione, che avverrà secondo la disposizione transitoria che prevede la preferenza unica e nessuna norma di garanzia di genere, porterà all’assoluta predominanza di appartenenti al sesso maschile, come nella maggior parte dei consigli regionali e tra i sindaci. ART 39 Rifoma costituzionale.La prova generale è consumata  con l’elezione di secondo livello da parte dei consiglieri comunali dei Consigli delle Province e delle Città metropolitane. Anche questa elezione è avvenuta senza norme di garanzia di genere, in quanto la legge Del Rio le prevede solo per le tornate successive. Le politiche di genere affidate al buon cuore della Ministra Boschi peraltro non solo con delega alle Pari Opportunità, ma anche della Riforma Costituzionale sottoposta a referendum , sono così orfane di una genitorialità negata.  

Studenti,scuola,Costituzione e democrazia scolastica

Alessandra Servidori                              Studenti, scuola, costituzione e democrazia scolastica.

                                                                    Una proposta consapevole - www.formiche.net 

Incalza furiosa la dialettica politica sull’appuntamento del 4 dicembre allorchè il popolo italiano è chiamato a esprimere il proprio parere sul testo della Costituzione modificata. E  contemporaneamente in questi giorni una parte consistente di studentesse e studenti scendono in piazza ed occupano aule come antica forma di protesta autunnale, ricorrente. Condivido alcuni motivi del loro scontento  dell’avvio dell’anno scolastico molto molto faticoso soprattutto per il disordine degli organici,degli edifici  fatiscenti, della mancanza dei docenti di sostegno  soprattutto a chi ha diritto ed è disabile comunque allo studio. Diciotto  anni fa quando celebrammo il 50 entesimo della Costituzione  con alcuni amici costituzionalisti andammo nelle scuole e riproducendo la Gazzetta ufficiale del Testo della Costituzione( mi ricordo soprattutto le lezioni  con  Augusto Barbera, Luciano Vandelli, voci pacate, grandi maestri !) ne discutevamo con gli studenti. Un approfondimento sereno e un dibattito democratico con la micro società scolastica , che colse l’opportunità di darsi anche regole condivise, come politeia fondante negli istituti. L’obiettivo era di far conoscere il Testo ma soprattutto assimilarlo per indurre i ragazzi e le ragazze a considerare lo spirito costituzionale vivo e attuale per l’applicazione di stesse regole di convivenza uguali per tutti : elezione a turno dei rappresentanti di classe e sorteggio, incarichi da portare a termine,il diritto di libertà di parola purchè non si offendano le persone o le istituzioni scolastiche,senza urlare, sanzioni se si violano i patti stabiliti dalle regole di istituto. In buona sostanza tentammo  di indicare ai giovani un possibile approccio empatico alla disciplina costituzionale convivendo gomito a gomito nelle classi,come modello di democrazia agita nella scuola. Una rilettura oggi meditata e consapevole dei principi della Costituzione sarebbe  cosa buona per coglierne la vitalità e al contempo inadempienze che caratterizzano il nostro tempo,cercando elementi attuali di continuità o differenze incentivando le problematiche sul diritto allo studio, l’occupazione giovanile e cioè il lavoro nell’Italia di oggi e le difficoltà attuali. Così forse ci si potrà confrontare con i giovani anche dopo  quel 4 dicembre nel quale, comunque vada,ai nostri studenti abbiamo l’obbligo di offrire la prospettiva di un Paese dove l’istruzione e la formazione sono gangli vitali di una società evoluta.  

IL PARLAMENTO SU TEMPI DI VITA E DI LAVORO SI SVEGLIA DAL LETARGO

 
ALESSANDRA SERVIDORI EVVIVA : Il Parlamento UE si sveglia dal letargo! 
Notizie dal Parlamento europeo: Azione per migliorare l'equilibrio tra lavoro e vita necessaria a livello comunitario e nazionale

29 settembre 2016 -I componenti   del Parlamento europeo il 29 settembre 2016  hanno  approvato in plenaria una risoluzione che chiede una modernizzazione della legislazione work-life balance tra cui la maternità e il congedo parentale, nonché paternità e  coloro che seguono i disabili e anziani  e ne hanno cura. Questa è senz’altro una notevole iniziativa, presa dal Parlamento europeo, dopo la bocciatura dell’agosto 2015 della Direttiva che allungava il congedo di paternità di due settimane .Il  Parlamento ha adottato una risoluzione che esamina le questioni equilibrio lavoro / vita in modo  complessivo sotto tutti gli aspetti  insoliti  che in buona sostanza sono il modo globale in cui i singoli argomenti sono combinati così come la prospettiva della diversità rigorosa . I deputati sono molto specifici in alcuni dei dettagli che riguarda la  richiesta per quanto riguarda la maternità e il congedo parentale, nonché paternità e coloro  che svolgono lavori di cura. "Abbiamo bisogno di tutti questi nuovi sviluppi, al fine di aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e migliorare l'equilibrio tra lavoro e vita.  I padri dovrebbero essere maggiormente coinvolti nella condivisione delle responsabilità familiari, al fine di migliorare la parità di genere ", ha detto il co-relatore Vilija Blinkeviciute. La risoluzione copre le seguenti aree:

Revisione della direttiva sul congedo di maternità :
I deputati invitano la Commissione a portare nuove proposte ambiziose per la direttiva sul congedo di maternità assicurando che le donne siano retribuite e coperte da una protezione sociale per tutta la durata del congedo di maternità e non siano finanziariamente penalizzate  per avere figli. Uno studio britannico dal CIPD aveva appena scoperto che le madri che lavorano in posti di lavoro poco qualificati sono costrette a ridurre sia considerevolmente le loro ore o rinunciare al lavoro del tutto dopo aver avuto un secondo figlio.In Italia il Rapporto annuale sulle dimissioni dal lavoro negli ultimi anni ha segnalato questa problematica. 
Migliorare congedo parentale
La risoluzione del Parlamento europeo chiede inoltre che la durata minima del congedo parentale con un'adeguata sostituzione del reddito e di protezione sociale debba  essere aumentato da quattro ad almeno sei mesi. I genitori dovrebbero avere la flessibilità di utilizzare il congedo in frazioni o del tutto in concomitanza con  l'età del bambino per il quale il congedo parentale può essere preso, che peraltro dovrebbero essere aumentati.. I deputati ribadiscono che il congedo parentale dovrebbe essere equamente ripartito tra i genitori e che entrambi i genitori devono essere trattati nello stesso modo in termini di diritti al reddito e la durata del congedo.
Nuova paternità e congedo direttiva per coloro che svolgono lavori di cura.'
I deputati esortano la Commissione, al fine di consentire ai genitori con bambini o persone con persone a carico per raggiungere un migliore equilibrio vita-lavoro, a realizzare  con la nuova direttiva il congedo di paternità con un minimo  obbligatorio di due settimane interamente inquadrate come  ferie e con la medesima  direttiva un congedo per le persone che svolgono lavori di cura per anziani e non autosufficienti in famiglia. ", che consente ai lavoratori di prendersi cura di persone a carico e offre all'accompagnatore remunerazione adeguata e la protezione sociale. I deputati chiedono inoltre agli Stati membri di introdurre "crediti di cura" attraverso una legislazione di sicurezza sociale come perio equivalenti di lavoro e diritti pensionistici al fine di proteggere coloro che prendono una pausa dal lavoro per fornire  questa assistenza informale  e dunque  la cura svolta da un dipendente o da e per un membro della famiglia e riconoscere il valore del lavoro di questi assistenti per l'intera società.
La cura per i bambini e intelligente lavoro
 
I servizi per l'infanzia di qualità dovrebbero essere disponibili, a prezzi accessibili i, dice il testo. I deputati hanno anche sottolineato l'importanza di forme flessibili di lavoro (orari di lavoro flessibili) nel permettere a  uomini e donne di conciliare lavoro e vita familiare, a condizione che il lavoratore sia  libero di fare la scelta.
 
La risoluzione è stata approvata con 443 voti a favore, 123 contrari e 100 astensioni. Essa non è né vincolante per la Commissione europea, né per gli Stati membri.
 

 FONTE Newsletter, Policy Development Work-Life-Balance

DONNE e PENSIONI DI REVERSIBILITA'

Alessandra Servidori         

Donne e pensioni  di reversibilità:   Sono l’ 88%  delle pensioni erogate quelle di cui sono titolari le donne e dunque solo il 12%  ne sono beneficiari gli uomini.Così un’altra  ragione per criminalizzare le donne,visto che la pensione  di reversibilità è una prestazione economica che viene erogata dall’INPS ai familiari superstiti di un defunto già titolare di pensione o che,durante la propria vita lavorativa, abbia accumulato un determinato numero di settimane contributive tali da dare lo stesso il diritto ai familiari di percepirne . Dunque le donne  che vivono di più degli uomini , spesso sono disoccupate ora e lo sono state in gioventù, possono contare sulla pensione del proprio marito, compagno,fratello ,padre ecc.. Nei giorni scorsi però si è sparsa la voce ,(per ora non confermata ma dovremo vedere il testo non ancora approvato del cd”  disegno di legge  povertà”) che  tale trattamento, in futuro, venga legato all’ISEE. Quest’ultimo è “l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente” e considera la posizione economica di coloro che percepiscono le pensioni di reversibilità, richiedono agevolazioni e prestazioni sociali. Con tale introduzione, quindi, l’assegno non sarebbe più un diritto inalienabile, venendo, al contrario, a dipendere dal reddito di chi ogni mese lo percepisce. Ovviamente condividiamo la perplessità di quanti ,eredi in vita,potrebbero subire persino ulteriori tagli .Fino ad ora la pensione di reversibilità in base alla norma ,applica  Il metodo di calcolo che non ha subito modifiche rispetto a quanto disciplinato dalla legge numero 335 dell’8 agosto 1995: per determinarne l’importo si continua a tenere conto unicamente dei redditi assoggettabili all’IRPEF e tra gli aventi diritto alla prestazione ci sono appunto il coniuge,i figli, i nipoti e in alcuni casi anche i genitori o fratelli/sorelle . L’importo viene calcolato dall’ente in base alla documentazione che il familiare superstite presenta al momento della richiesta tra cui devono essere dichiarati i redditi assoggettati ad IRPEF che andranno a far optare per la percentuale e quindi l’importo, da assegnare. Facendo l’esempio più ricorrente cioè la coniuge superstite, la percentuale di solito è circa il 60% che andrà a decrescere in base al calcolo che l’INPS effettuerà basandosi sul reddito di cui il familiare richiedente è titolare, e solo lui, al di là dei componenti del nucleo familiare dello stesso. A fare tremare le vene ai polsi delle tantissime vedove che vivono di questa pensione, è arrivata  anche una circolare inps cosidetta riparatrice ,perché  ha chiarito con riferimento ad alcune notizie di stampa in merito  ad ipotetici cambiamenti introdotti con la circolare n.195 del 30 novembre 2015 sui redditi da dichiarare per il calcolo delle pensioni di reversibilità. In realtà, sottolinea l’Istituto, nella circolare n. 195/2015 è presente un refuso generalizzato nell’allegato 1, contenente le tipologie reddituali influenti sulle diverse rilevanze, fra cui anche la rilevanza 11 – Incumulabilità della pensione ai superstiti con i redditi, di cui all’art.1, comma 41, L. n. 335/1995. Era un refuso,per fortuna,per ora, le vedove possono ancora contare,appunto molte per non cadere in povertà, sul 60% della pensione del marito.

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