Buone ferie e a settembre!
Alessandra Servidori
C’è ancora chi si illude che il toscano non più tanto giovanilista, ascolti i pareri di chi ha ancora voglia di parlare di lui e dei suoi errori primaverili ed estivi. Ma francamente non serve anche perché è inutile sprecare intelligenza e buonsenso. Lui va avanti e nella pausa estiva i giornali di regime in attesa di settembre attaccano sistematicamente i penta stellati che sono e continuano ad essere un esercito senza guida, arruolato da un computer,ma con una vittoria meritata che gli ha consegnato Torino e Roma. Intanto che ritorna dall’inaugurazione con famiglia a Rio dalle olimpiadi e Meb lo sostituisce errante in proselitismo , noi che amiamo scrivere ci dilunghiamo sul futuro prossimo della nostra Italia.Tenacemente attive. Di Stefano Parisi abbiamo già disegnato un profilo suadente posto che il suo stile manageriale mi ricorda tantissimo Silvio nazionale e sono proprio convinta che la storiaccia mercantile societaria Mediaset/Vivendi/Telecom cioè Berlusconi/ Bollorè /Renzi sia una visibile vendetta incardinata tra ex soci sulla fibra ottica e dunque Enel , in competizione con Telecom dopo il fallito Patto Nazareneide . Renzi ora non ha nessun buon motivo economico per recuperare con la sinistra ma ha buoni motivi economici per recuperare la platea dei forzisti berlusconiani sapendo che è interessato il Silvio nazionale a rimettere in sesto Mediaset Premium in perdita che Bollorè ha rigettato e non c’è dubbio che al Cavaliere una rinascita di quel patto farebbe comodo sul piano dei suoi interessi imprenditoriali. Il Toscano politico ed economico dunque tifi pure per avere Parisi come interlocutore per fare il Partito della Nazione ma non vuole i voti persi della sinistra, mai stata e tantomeno ora potrebbe essere, maggioritaria in Italia e dunque mantenere il toscano a Palazzo Chigi. Ora la situazione è molto complicata perché Parisi traccheggia sul NO al referendum evidentemente d’accordo con Berlusconi , l’alleanza di Renzi con Verdini e l’ometto con gli occhiali rossi vice ministro ex montiano all’economia, è ridicola, e il disastroso risultato delle amministrative ,il balzo dei pentastellati grazie a quella innominabile legge elettorale di cui Renzi è l’autore, mettono Palazzo Chigi in posizione di arrembaggio dei barbari. C’è la necessità di ribaltare il caos in cui siamo : creare alleanze nuove capaci di tenere sul piano politico per cambiare la legge elettorale ,sminare il referendum; portare avanti una politica economica vera e non fatta di mance come l’attuale tagliando la spesa pubblica e investendo nello sviluppo con risorse verso pubblici e privati incentivandoli fiscalmente ,per non rimanere in stagnazione e offrire all’Europa una manovra sul deficit, tutto questo insieme alle forze moderate e tagliando con gli estremisti che vogliono solo scranni di potere. Stefano Parisi dovrebbe favorire questo nuovo percorso senza traccheggiare sul referendum perché Brunetta non ha solo ragione ma dal punto di vista della riforma e manovra economica è in grado di sostenerlo. Sicuramente l’alleanza tra riformisti e moderati in funzione anti- estremisti come muro al dilagare dell’anti-politica è la strada da intraprendere. Non solo Italicum e referendum sono da sminare e in fretta sperando nella Corte Costituzionale, che bocciando l’Italicum, costringa l’attuale Governo pasticcione a trasformare il sistema di voto, facendo una proposta credibile per il referendum, (lo spacchettamento è una grande bufala perché non è possibile!) .Noi lo abbiamo scritto da due anni su queste pagine siamo per una l’Assemblea Costituente e l’uomo di buonsenso Parisi lo ha già detto perché si può trovare la maggioranza qualificata che serve per indirla. Siamo molto decisi a continuare a dare linee di governance senza presunzione di completezza ma con la costante voglia di dare al nostro Paese una via di uscita senza bullismo demenziale.
NIENTE RECITE SULL'ISLAM
Niente recite sull’Islam
Ore 11 nella Chiesa Cristiana a Bologna: vuoi la giornata di piena estate, vuoi il buonsenso, ma le presenze sono pochine e neanche un velo o una barba islamica seduti tra i banchi. L’appello simbolico lanciato in Francia e raccolto in Emilia Romagna e nelle Marche, dà, almeno nel mio quartiere scarsi risultati. E va bene così perché non si può pensare di quietare le paure costringendo persone a fare una recita a soggetto e ad altre di subirla. E va bene così perché sembra quasi una ridicola invocazione a non continuare a capire, a sapere, a muoversi governati dall’ignoranza. I musulmani nel mondo sono circa 1,6 miliardi, cioè il 23 per cento della popolazione mondiale. Il 13 per cento dei musulmani vive in Indonesia (il paese musulmano più popoloso), il 25 per cento nell’Asia meridionale, il 20 per cento in Medio Oriente e il 15 per cento nell’Africa subsahariana. E i musulmani vivono anche in Europa, Cina, Russia e Americhe. Come è possibile, dunque, come ho ascoltato ancora sabato sera su una TV, che c’è chi ha l’ambizione di fare cultura pensando all’Islam come a un blocco unico? Come non immaginare che un musulmano o una musulmana che vive a Parigi si comporti, si vesta, mangi in modo diverso da un musulmano o una musulmana che vive a Mosca? L’islam, come mi ha insegnato il cardinale Biffi, è una religione che, come le altre, influenza in molti paesi scelte politiche, sociali e culturali e raccoglie credenti più o meno osservanti. Da secoli convive, e guerreggia, con altre religioni e con l’ateismo in tutto il mondo. Non esiste una “chiesa musulmana”, una struttura che indichi come e perché agire. Esiste un libro e le tante interpretazioni che se ne possono dare e danno alcuni che sono cresciuti vedendo nell’occidente il nemico in cui portare la loro religione e imporla e farne un dogma. Non esistono musulmani moderati contro musulmani fondamentalisti. Esistono è vero, musulmani e musulmane laici, in conflitto o in accordo con i loro governi o le loro famiglie, praticanti, non praticanti e certo anche musulmani intransigenti, fondamentalisti,malavitosi, ladri, assassini, dissimulatori. Esistono poi musulmani e musulmane che rispettano tutti i precetti della propria religione, altri che ne rispettano solo alcuni e altri ancora che non li rispettano affatto. Le differenze non ce li fa automaticamente sentire fratelli e sorelle, perché le donne velate e sottomesse, le stragi di bambini e le sentenze inappellabili, la violenza con la quale impongono loro abitudini e pretese di non avere solo pari opportunità, ma spesso di ottenere vantaggi abitativi e licenze alimentari che fanno concorrenza ai nostri artigiani oberati dalle tasse, ecco tutto questo non funziona in una Italia provata e da una Europa massacrata. Vero è che non bisogna generalizzare ma vero è anche che il rancore per quello che sta accadendo in tutto il mondo non ci permette di continuare ad ascoltare, per me, con insofferenza imam che paiono santoni o sciamani benedetti pro integrazione con le loro abitudini, per altri più disorientati e magari molto impauriti lo stravolgimento del vivere quotidiano, raccontato. I musulmani e le musulmane nel mondo sono un miliardo e mezzo di uomini e donne diversi da noi per nascita, origine, cultura, istruzione. L’integrazione va attuata non con il buonismo di Francesco e di alcuni cardinali che predicano con il politicamente corretto e la fede intossicata dal troppo dialogo che significa sottomissione della nostra cultura cristiana ad altro. Significa un progetto intelligente e non paternalismo libertario, la religione cristiana, la religione della nostra Chiesa è quella di diffondere elaborare e garantire certezza, cultura e civiltà, una Chiesa come diceva Biffi che sia assertoria e sicura di sé nel suo magistero di umanità e vitalità, una cultura laica e risonante di storicità non fideista,insomma integra, che non sia solo impegnata debolmente a difendere la propria tradizione ma sia fortemente intenzionata a svilupparla nei suoi valori rilanciando principi concreti e valori morali anche per costruire insieme ad altri un nuovo mondo che ovviamente sia incardinato su condivisione pragmatica su come il potere. Così l’economia può sviluppare civiltà e non solo guerra distruttiva.
DONNE :MARZOTTO-CLINTON
ALESSANDRA SERVIDORI http://formiche.net/2016/07/29/ricordo-marta-marzotto/
In queste ore Hilary Clinton e Marta Marzotto due signore in età occupano le prime pagine dei giornali e dei mezzi di informazione.
Marta Vacondio Marzotto l’ho conosciuta anni fa ad una iniziativa di sensibilizzazione della malattia che gli aveva strappato una giovane figlia: di lei conservo ancora il soprabito a caffettano verde a righe luminose che mi ha regalato perché avevo apprezzato il suo impegno e avevamo insieme organizzato una raccolta. E non in un salotto, ma in un pomeriggio d’inverno in una stanza mal riscaldata dove raccoglievamo indumenti per le popolazioni colpite dalla guerra nell’ex iugoslavia nell’ambito di “Adotta la pace”.
Era generosa e solare la signora Marzotto e mi raccontò che si trovava a suo agio con gente semplice e che sapeva distinguere – a pelle – “le damine della S. Vincenzo”, signore snob che facevano del bene per darsi un ruolo, da quelle che lo facevano perché “far del bene fa sentire bene”. Ecco così mi piace rendere onore ad una donna della quale troppo spesso non viene ricordata il valore della donazione che lei ha saputo ben rappresentare e che rimane nel suo sorriso, identico a quello del figlio Matteo.
Poi c’è Hilary go Hilary come, sempre da queste pagine, mesi fa abbiamo sostenuto con quel vigore di cui aveva bisogno per poter arrivare al traguardo della nomination, certo anche in nome delle donne. Mi e piaciuta moltissimo stamane Tiziana Ferrario che in diretta dall’America in coda all’evento mentre scoppiavano ancora i palloncini bianchi rossi e blu, ha bacchettato la conduttrice di Uno Mattina che ha maldestramente osato dire che in America concorrono persone vecchie, ovviamente citando anche quel Trump che non si rassegna al tempo che passa e tinge il tuppettino, ma soprattutto sottolineando l’età di Hilary.
Poi c’è Hilary go Hilary come, sempre da queste pagine, mesi fa abbiamo sostenuto con quel vigore di cui aveva bisogno per poter arrivare al traguardo della nomination, certo anche in nome delle donne. Mi e piaciuta moltissimo stamane Tiziana Ferrario che in diretta dall’America in coda all’evento mentre scoppiavano ancora i palloncini bianchi rossi e blu, ha bacchettato la conduttrice di Uno Mattina che ha maldestramente osato dire che in America concorrono persone vecchie, ovviamente citando anche quel Trump che non si rassegna al tempo che passa e tinge il tuppettino, ma soprattutto sottolineando l’età di Hilary.
La Ferrario reduce da una avventura di accantonamento in azienda, ma splendida inviata all’estero con reportage veramente di alta professionalità, ha ripreso la conduttrice in Italia sottolineando giustamente lo sgarbo non proprio professionale nei confronti di una signore tostissima che con le carte in regola si candida a governare l’America. E lo farà. Ecco, io sono sicura che essere italiane oggi significa anche essere solidali anche tra donne e soprattutto mettere da parte quel giovanilismo molesto che si arroga il diritto di etichettare signore che fanno la storia. Le persone che valgono lo sono sempre ad ogni età.
L'ignoranza caprona è offesa per le istituzioni
Alessandra Servidori
Di trucidi volgari e indecenti soggetti che fanno politica è ricca la storia italiana anche la più recente ,tanto che anche i commessi sia della Camera che del Senato narrano, sempre con la riservatezza che li distingue, di scene parole e volgarità sia nelle espressioni che negli atteggiamenti tali da scriverne delle memorie che sicuramente non fanno onore al Bel Paese. Certo che il sessismo da tutte le parti, s’intende, non fa la differenza dei generi che ora, sono diventati tre a norma di legge. Così succede che l’ignoranza caprona che siede sulle poltroncine rosse diventa un ‘arma potentissima quando si vuole colpire il nemico o la nemica. Certo perché in politica ci sono solo dei nemici e non dei rivali, ci sono armi di delazione sulla vita personale da scagliare contro –solo- e non più quella furbizia compromettente ma che sapeva agire anche solo fino a pochi anni fa quando dei veri leader di destra sinistra centro,facevano sintesi essenziale dei dissidi e si realizzavano comunque delle riforme accettabili e perfettibili, ma non incongrue e scritte da funzionari quasi al limite dell’anafalbetismo . Trovo sbagliato serrare le file del femminino offeso quando alcuni maramaldi cercano di dileggiare le rappresentanti istituzionali : sia l’uomo dalla camicia verde,sia il campano greve molto ben imitato da Crozza e non ultimo il parlamentare che ha citato Ifigenia sono francamente patetici nel loro manifestare con parole stupide la loro insofferenza per signore al potere, che ci sono e ci saranno. Peraltro la parità di generi spesso si è realizzata pienamente nel frasario e nella gestualità non proprio liturgica. Nelle stanze del comando sia romano che italiano viaggiano frasari e comportamenti che nulla hanno a che fare con il rispetto delle istituzioni e,certo non tutti , ma alcuni e alcune, primeggiano per volgarità gratuite e moleste. Visto il trascinarsi di queste manifestazioni suggerisco di riflettere su quale sia il senso delle nostre istituzioni e se sta scomparendo dal senso civico di tutti noi, che assistiamo quasi rassegnati a questo declino. Il bisogno di autorevolezza, di credibilità, di giustizia da parte delle istituzioni pubbliche è il fondamento, il presupposto necessario per l’etica pubblica degli amministratori. Un tempo, dove essere contava di più che apparire, dove fare politica aveva anche un grande senso di responsabilità e dignità, erano necessari indiscussi valori morali e comportamenti rispettosi della carica pubblica che si andava a ricoprire e dei colleghi, e ciò era anche un vanto personale. Allora si parlava molto di “spirito di servizio”, come pure si parlava di “senso dello Stato”, di “rispetto delle istituzioni”, il sentirsi “servitori dello Stato”, tutti modi di esprimere la stessa realtà. Suggerisco dunque a uomini e donne di recuperare il rispetto per se stessi e per le istituzioni per tornare ad essere un paese civile e democratico e il Parlamento di tornare ad essere il garante di etica pubblica, soprattutto quando nel mondo la guerra tra popoli si fa sempre più cruenta e noi appariamo come un Paese di litigiosi individui. .
Non è necessario essere cattolici o laici per ricordare cosa insegna il Vangelo,ma serve citarlo e prenderlo in parola“Chi vuole essere il primo, sia l’ultimo e il servo di tutti”.
Profili di tre donne al vero potere
Alessandra Servidori Profili di tre donne al vero potere
Angela Merkel premier tedesco –Christine Lagarde Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale - Theresa May premier inglese – tre signore già al potere che destano grande attenzione da parte della politica e dei media per la loro autorevole direzione di un contesto internazionale molto delicato . E la cosa che più ha interessato i giornali di gossip è il diverso modo di abbigliarsi delle tre leader. In modo ridicolo sono sotto accusa i tailleur colorati di Lagarde,le scarpe panterate di May,gli scarponi da ginnastica di Merkel- Ma intanto queste tre signore sono tre autorevoli certezze. E questo le glorifica ai miei occhi Da una parte Lagarde che si muove con ineguagliabile eleganza , colore, fermezza e competenza, dall’altro l'incontro tra la colta cancelliera tedesca Angela Merkel e il nuovo autorevole premier britannico Theresa May ,che svela di che razza nobile politica sono tutte e tre. Per la prima volta dal voto dei cittadini britannici a favore all'uscita del paese dalla Ue, la cancelliera tedesca e la sua omonima britannica si sono trovate l'una di fronte all'altra all'ombra del Brexit. Le tre leader politiche sanno che molto dipendera' dalle loro relazioni personali e mosse politiche, date le condizioni pessime dell’economia e della finanza nella zona euro.E mentre Lagarde raggiunta da un “sospetto” rinvio a giudizio è colei che indicando l’Articolo IV del FMI , segna la strada per la soluzione per le banche italiane e non solo, che può trovarsi all’interno del contesto normativo europeo abbastanza flessibile, sottolineando che sarà necessaria il massimo di trasparenza ; dall’altra le altre due leader hanno convenuto con pacatezza e ragionevolezza le ragioni per un accordo,che sono tante e valide : la forza economica dei britannici, il potere d'acquisto del paese nella Ue, il grande mercato del lavoro nel Regno Unito, l'importanza militare della Gran Bretagna e la sicurezza interna. Merkel sa bene che il Regno Unito e' la seconda economia d'Europa: senza i britannici il mercato interno della Ue sarebbe ridotto del 15 per cento e perderebbe nel contempo il principale polo finanziario del mondo, che non è come erroneamente si potrebbe pensare la borsa di New York, ma quella di Londra.Merkel sa bene che nel peggiore dei casi, a causa del Brexit, la Germania subira' perdite fino a 45 miliardi di euro fino al 2017 e dopo potrebbe perfino andare peggio, una situazione che danneggerà di certo l'industria tedesca fortemente concentrata sull'export e Angela non dimentica che l'anno scorso la Gran Bretagna e' stata il piu' grande mercato di esportazione per le aziende tedesche. La bilancia del commercio estero ammonta a 31 miliardi di euro e piu' di 2.500 aziende tedesche hanno stabilimenti nel Regno Unito, per uno stock di capitale di circa 130 miliardi di euro ed un totale di circa 400 mila dipendenti e collaboratori. Dunque la cancelliera Angela Merkel, ha dato il suo appoggio alla decisione della premier Theresa May di non invocare fino all'anno prossimo l'articolo 50 del Trattato di Lisbona per attivare il Brexit, nonostante le pressioni di altri governi europei, come quello francese, ad accelerare il processo di uscita.Theresa May ha assunto un patto di collaborazione con la cancelliera Merkel e i colleghi del Consiglio europeo con spirito costruttivo per far si' che l'uscita avvenga in modo ragionevole e ordinato. Tutti hanno bisogno di tempo per prepararsi a questi negoziati e sia il Regno Unito che la Germania e sono paesi che hanno un team di dirigenti esperti e con chiunque si negozierà, le grandi risorse diplomatiche saranno una risorsa. E allora evviva il tailleur colorato di Lagarde,le scarpe panterate di May,gli scarponi da ginnastica di Merkel
Vi racconto la vera storia di Stefano Parisi
Vi racconto la vera sfida di Stefano Parisi formiche.com di Alessandra Servidori 21/7/16
Stefano Parisi non c’è alcun dubbio, convince sia come manager che come politico poiché possiede esperienza aplomb professionale, energia e ha la risposta giusta al momento giusto. Ho avuto il piacere di conoscerlo e apprezzarlo ai tempi della battaglia cruenta per il Libro bianco e la Legge Biagi: un guerriero colto ed equilibrato, un ottimo amministratore e imprenditore. Della serie di Cairo insomma, dei quali l’Italia ne ha indubbiamente bisogno.
Si è convinto a scendere in politica e per un pugno di voti non è diventato Sindaco di Milano. Dunque bene se ora può guidare una forza di centro destra. Parisi a fine febbraio ha lasciato la carica di presidente di una Tv, ma resta il socio principale di Chili con una quota del 48 per cento, insieme a altri due fondi e altri investitori. Lui comunque resta in consiglio comunale, e ha fatto il miracolo nel centrodestra “della madonnina” di marciare compatto, tutti insieme dalla Lega a Forza Italia fino all’Ncd, che invece in Parlamento sta con il governo.
Ecco spiegate, quindi, le ragioni per cui Parisi va bene e può raccogliere un bel po’ di moderati con la sua governance nell’impegno politico diretto. E’ un primo della classe Parisi, socialista da sempre, e lo ha dimostrato in Fastweb, nell’ufficio studi della Cgil e poi, nel 1984, a soli 28 anni, arriva al ministero del Lavoro come capo della segreteria tecnica di Gianni De Michelis, che lo conferma nello stesso ruolo anche quando passa agli Esteri e poi nel 1992, a Palazzo Chigi con Giuliano Amato, responsabile del dipartimento economico della presidenza del Consiglio, poi conCarlo Azeglio Ciampi, Berlusconi, Lamberto Dini e infine Romano Prodi: cambia il capo del governo, Parisi rimane.
Poi nasce l’Associazione Amici di Mario Rossi, che aveva come scopo dichiarato: promuovere la riforma dello Stato in senso liberale e lì comincio a conoscerlo bene perché poi, insieme a Sacconi diventa l’Associazione Amici Marco Biagi. Nel 1997 Parisi diventa direttore generale del Comune con Letizia Moratti Sindaco. E poi al fianco di Albertini, realizza una riforma di segno aziendalista della macchina comunale cablandola in maniera straordinaria e competitiva. Nel 2000 è alla direzione generale di Confindustria, ai tempi della presidenza di Antonio D’Amato e poi Fastweb…
Con Parisi alla guida, Fastweb continua a crescere e nel 2006 si aggiudica il contratto unico di fornitura per la Pubblica Amministrazione, un appalto da centinaia di milioni. Parisi con il suo dinamismo e la capacità di fare saprà collaborare con le teste pensanti e riformatrici moderate e questa è già una buona ragione per sperare che un po’ tutti gli scapigliati in cerca di leaderismo e di accalappiare il patrimonio berlusconiano, si convincano che è la persona giusta al posto giusto.
PIU' POVERI e MENO SANI
Alessandra Servidori Poveri e senza salute- Sabato 16 luglio
Italiani brava gente ma più poveri e malati. Aumentano nel nostro paese –dati Istat-le famiglie che vivono in povertà assoluta e la lievissima ripresa della’economia e dell’occupazione non ha nessuna ricaduta sul reddito soprattutto sulle famiglie con minorenni,con persone diversamente abili e famiglie di stranieri. Aumentano di ben 400mila persone rispetto al 2014,pari al 7,6% dell’intera popolazione E ciò che più desta preoccupazione è la fascia di lavoratrici e lavoratori tra i 45 e 54 anni che ha difficoltà grandi a vivere e curarsi e rimangono disoccupati per lunghissimo periodo.L’Italia, non dimentichiamolo, ha firmato in ambito Onu l’impegno ad azzerare la povertà entro il 2030 : è un obiettivo difficilissimo da raggiungere, almeno come quello sempre sottoscritto però in ambito Ue di aumentare l’occupabilità femminile al 2020 al 70% quando siamo inchiodati ad un deprimente e vergognoso 46,8% e da lì non ci muoviamo. Dieci milioni di donne nel corso della loro vita rinunciano a lavorare o non possono investire nel lavoro per farsi carico degli impegni familiari,il 44% della popolazione femminile italiana.E anche se sono cresciute le donne capofamiglia che con il lavoro loro mantengono la loro famiglia, le donne italiane sono lontanissime dagli standard europei in quanto in Europa il tasso di occupazione il 59,5%. Povertà materiale e povertà di reti di aiuto, disoccupazione, lavoro poco qualificato, basso titolo di studio sono tutti fattori, spesso correlati un l’altro, che minacciano la salute delle persone. Numerosi studi pubblicati negli ultimi 20 anni hanno dimostrato che in tutta Europa i cittadini in condizioni di svantaggio sociale tendono ad ammalarsi di più, a guarire di meno perché risparmiano in cure, a perdere autosufficienza, ad essere meno soddisfatti della propria salute e a morire prima. Mano a mano che si risale lungo la scala sociale questi stessi indicatori di salute migliorano, secondo quello che viene chiamata la legge del gradiente sociale.E’ del tutto evidente come le disuguaglianze di salute costituiscano anche un fattore di inefficienza , perché rappresentano un freno allo sviluppo sociale ed economico di un Paese, in quanto presuppongono l’uscita precoce dal mercato del lavoro di persone altrimenti produttivi, un maggior costo a carico del servizio sanitario, delle politiche assistenziali e del welfare, così come una ragione di minore coesione sociale, con un impatto complessivo stimato intorno al 10% del Pil. Se si potesse intervenire sui meccanismi che generano queste disuguaglianze fino ad eliminarle, si potrebbero guadagnare notevoli miglioramenti di salute, ad esempio riduzioni della mortalità che arrivano fino al 50% tra i giovani adulti maschi, riduzione delle patologie oncologiche sempre più presenti, anche con ripercussioni evidenti sulla presenza sui luoghi di lavoro e sulla spesa per curarsi . In una fase di prolungata crisi economica in cui si riduce la capacità di produrre reddito, l’inasprirsi dei sistemi di compartecipazione e il razionamento dei servizi offerti non sono assolutamente neutrali sullo stato di salute della popolazione, e possono generare seri problemi se non sono modulati per la capacità contributiva degli assistiti. La presenza di forti diseguaglianze economiche si riverbera in modo pesante sulle diseguaglianze in termini di salute, causando l’aumento delle patologie esistenti e, soprattutto, la comparsa di “nuove” malattie. Si assiste a una riduzione della domanda di prestazioni sanitarie e per molti degli indicatori sugli stili di vita (alcol, fumo, droghe, depressione) sono aumentate le differenze nei comportamenti fra i diversi strati sociali della popolazione. Il Rapporto Inps ci evidenzia che sono ben il 10% ,dunque un milione e 13mila giovani donne uomini in povertà assoluta che non hanno ancora l’età per entrare nel mercato del lavoro o che ne sono esclusi. E’ dunque legittimo esprimere considerazioni : i tagli alla sanità hanno avuto effetti sostanziali sulla componente della spesa dedicata ai servizi al paziente (minore spesa ospedaliera, specialistica, diagnostica, ecc.), ma scarsi effetti sulla spesa accessoria di funzionamento (servizi non sanitari di varia natura, consulenze, affitti, ecc.) che invece ha continuato a crescere. In tal modo, è evidente che si è prodotta una riduzione nella possibilità di garantire i LEA che potrebbe aver avuto effetti importanti sulla salute dei cittadini. Rimane quindi da capire se i tagli imposti al sistema sanitario e a quello sociale più in generale possano essere visti come un guadagno in termini di efficienza del sistema senza incidere sullo stato di salute della popolazione o, invece, abbiano provocato danni i cui effetti cominciano a vedersi ora, ma saranno molto più evidenti negli anni a venire.
Equitalia Agenzia del terrore
Alessandra Servidori EQUITALIA Agenzia del terrore - Matteo Renzi e il linguaggio inappropriato
Matteo Renzi non smette di usare termini inappropriati ad un Presidente del Consiglio e dai suoi seguaci : prima è stata la volta di un ciaone pettegolo,ora di un sgangherato bay bay americaneggiante per dire al popolo italiano che “licenzia” Equitalia” l'insostenibile sistema di riscossione tributi ,ovvero le famose cartelle esattoriali timbrate che portano rabbia disperazione tra i cittadini italiani che a ragione,in parecchi, la considerano una "società di strozzinaggio legalizzata". Quasi come se la società fosse calata dall'alto all'improvviso e si sia impadronita della gestione della riscossione dei tributi. Ma ricordiamo bene cosè questa società pubblica - le cui quote sono divise al 51% per l'Agenzia delle Entrate e al 49% per l'Inps - che esercita la riscossione dei tributi su tutto il territorio nazionale, Sicilia esclusa. Il Gruppo Equitalia si compone di sei società oltretutto dispendiose e inefficienti: Equitalia Spa (che è capogruppo della 'holding'), Equitalia Servizi, Equitalia Giustizia, e tre 'agenti' della riscossione sul territorio: Equitalia Nord, Equitalia Centro, Equitalia Sud. Le accuse sono legittime : la lentezza dell'apparato amministrativo che contribuisce a un drastico aumento degli interessi in relazione ai tributi non corrisposti, l'alto numero di pignoramento di beni, immobili inclusi, a fronte di debiti anche modesti. Ma è soprattutto il fatto che spesso il debitore non viene nemmeno messo a conoscenza di avere ipoteche a suo carico. Ormai migliaia, di multe stradali si trasformano in pignoramento di immobili o in fermo amministrativo dei veicoli. Un caso eclatante è quello accaduto a Roma, ma l’Italia ne è costellata ,dove il Giudice di pace ha condannato Equitalia per "comportamento vessatorio" per aver ipotecato immobili ad un cittadino a fronte di un debito di appena 5mila euro. La legge, infatti, vieta di procedere all'iscrizione ipotecaria a fronte di un debito inferiore alle 8mila euro. Ma cosa ha intenzione di fare il giovane toscano? Non lo sappiamo ma sommessamente suggeriamo di non fare annunci devastanti .Per esempio con l’aiuto di consulenti competenti,potrebbe pensare di aprire una società di riscossione dei tributi locali al servizio esclusivo dei comuni, gestita e partecipata dall'Anci nazionale.Dunque per non massacrare anche i dipendenti che non dormono ovviamente sonni tranquilli e tantomeno sereni bisognerà creare le condizioni perché il modello di agenzia sappia distinguere i contribuenti in base al reddito, che adotti pesi diversi a seconda che si tratti di un evasore o di un pensionato a reddito basso o comunque un cittadino italiano. Prima di mettere in campo delle azioni per il recupero crediti, verificare,per esempio, se si tratta di un lavoratore dipendente o di un cassaintegrato o una donna con famiglia a carico. I Comuni dal 1997 hanno la facoltà di disciplinare autonomamente le forme e le modalità della riscossione delle proprie entrate. Se fino ad oggi non l'hanno fatto bisogna che si capisca perché e come rimediare a questa vessazione di Stato acuite ovviamente dopo la crisi economica. Chi pensa o dice dunque di volerla chiudere dice una stupidaggine : sicuramente va comunque modificato un sistema e forse anche ripensata la politica fiscale che strangola cittadini e imprese.
Sistema bancario nostrano : obbligatorio dire la verità
Alessandra Servidori Sistema bancario e aiuti di Stato : obbligatorio dire la verità. 11 luglio 2016
Ai tempi della “ricapitalizzazione” attuata dal decreto legge n. 133 del 2013, noi su queste stesse pagine fummo abbastanza severi : allora l’attenzione sulla “nuova” Banca d’Italia la ponemmo sul quesito prima di tutto di quanto era pubblica(?) la Banca d’Italia, quanto questa operazione fosse utile ai cittadini scoprendo che la cordata dei poli bancari privati ne costituiva un abbondante altissima percentuale e già allora ci chiedemmo se avere le banche private vigilate o vigilande all’interno della struttura associativa della Banca d’Italia, in qualità di azionisti partecipi al capitale e agli utili, così come ora configurate dall’art 5 del d.l. n. 133 del 2013 convertito dalla legge 5/2014, non aiutasse anzi non fosse eclatante e “filobanchieristica”. Infatti,ora alla luce di quanto sta succedendo la riserva del diritto di partecipazione alle sole banche nazionali appare in contrasto con consolidati principi in materia di non discriminazione tra imprese europee e autorizza il sospetto di un accomodamento del tutto domestico all’italiana,sulla sua compatibilità con il sistema della governance istituzionale dell’eurozona e, in particolare, con la vigilanza bancaria unificata in capo alla BCE per effetto del Meccanismo di vigilanza unico (SSM), di cui all’art 6 del regolamento (UE) n. 1024/2013 del 15 ottobre 2013, entrato definitivamente a regime dal terzo trimestre del 2014. Oggi poi approfondendo seriamente la questione degli assetti bancari dell’Eurozona dai dati Eurostat scopriamo che negli anni dal 2007 al 2014 le banche italiane hanno ricevuto interventi di stato per 1071 milioni di euro,la Germania 238.984 milioni,la Gran Bretagna 162.528 milioni ,la Spagna 52.473 milioni,l’Irlanda 41.849 milioni ,l’Olanda 36.290 milioni. In buona sostanza insomma di aiuti di Stato le banche nostrane ne hanno avuti e parecchi e ciò che oggi è evidente che il sistema bancario italiano ha situazioni veramente interrogative sulle quali sarebbe utile che il Ministro Prudenza-pardon-Padoan spiegasse cosa sta succedendo. Infatti del disastro toscano,veneto, marchigiano, ferrarese,abbiamo ben capito chi ha mandato in malora i risparmi dei cittadini spinti a comprare titoli tossici, ma della buona salute per esempio di UniCredit, Intesa Sanpaolo i capitali sono robusti eccome! Solo Monte dei Paschi di Siena-fino ad un anno fa la terza banca italiana per capitale- con la morte del giovane tesoriere amministratore evidentemente NON suicidatosi - è ancora un grande mistero un macigno che ci sta rovinando con le sofferenze che ha messo in circolo e che ci trascina nel baratro.Ha un bel dire Patuelli-Abi- che il sistema bancario italiano è solido…. Io affermo che spavaldamente, stanno abusando dell’intelligenza degli italiani perché da un lato le sofferenze create proprio dalla vendita ai risparmiatori di veleni, dall’altra la crisi economica,dall’altra anche noi italiani che abbiamo continuato ad avere un modello di sistema che non è passato adeguatamente all’innovazione digitale, non ha operato su una razionalizzazione degli sportelli e dei prodotti e delle persone, non possiamo dare tutta la colpa all’Europa e tirargli sassate contro dicendo che è tutta colpa delle speculazioni! Dobbiamo essere in grado noi per primi di ammodernare il nostro sistemale e condividere la stesura delle nuove regole di Basilea senza piagnucolare ma mostrando- se le abbiamo-le competenze e la disponibilità ad avere coraggio e a tagliare i rami secchi . Questo deve saper fare una classe che si autodefinisce dirigente ma che dimostra sempre di più di non saperlo essere.
La grisaglia confindustriale pretenziosa
Alessandra Servidori La grisaglia confindustriale pretenziosa SABATO 2 luglio
Faziosa e arrogante la relazione di Confindustria sulla forzatura che si intende compiere pubblicando un discutibile report con gli scenari tragici in caso di sconfitta del sì al referendum di ottobre . E’ una associazione aggressiva e tutt’altro che responsabilmente autorevole quella che si candida addirittura a governare l’opinione degli elettori italiani. E’ una confindustria che minaccia e influenza attraverso il “suo ufficio studi”con numeri la catastrofe del taglio del prodotto interno lordo in un panorama destabilizzato di crisi della finanza pubblica,fuga dei capitali,caduta a precipizio delle famiglie e della struttura imprenditoriali nella speranza di una ripresa di sviluppo evidentemente già molto mortificata nei fatti. I maggiordomi in grisaglia di Palazzo Chigi , novelli aspiranti professori del popolo italiano si sono candidati a illustrare, documentare, informare” il popolo bue” sugli effetti che una risposta negativa alla riforma della Costituzione avrebbe sull’economia italiana. La formazione di una opinione soprattutto in un momento delicato e incerto come quello che il nostro popolo vive non si realizza con gli strappi e le previsioni : la fiducia ce la si conquista con approfondimenti dal contenuto il più esauriente possibile e non minacciando né con le promesse non mantenute né con il lanciafiamme,né con l’arroganza, né con l’approssimazione che nuoce alla democrazia rappresentativa.Noi ci impegniamo ad essere il più esaurienti possibili ad informare, comparare dovutamente le modifiche e simularne l’impatto a bocce ferme e alle condizioni date senza nessuna presunzione di completezza. Chi rappresenta chi è il problema vero e italiano ma anche europeo,visto ciò che sta succedendo.Il Popolo italiano vuole capire e scegliere e non si può agire sulla paura e sulla tenaglia della instabilità ,poiché se rischi ci sono bisogna condividerli sia sul versante sociale che economico perché questa è vera politica.
IL TRIO MHR NON VA BENE : ecco perchè
Alessandra Servidori IL TRIO MHR NON VA BENE : ecco perchè
Il panico schizza su e giù per l’Europa dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione ma economisti e politici insieme potevano sicuramente fare di più: cioè informare bene e dettagliatamente il popolo delle conseguenze per una scelta o un’altra, senza ora assolversi la coscienza buttando tutta la responsabilità su una transizione generazionale definita di “elite”che colpevolizza la tradizione di un popolo grande( che sta per anziano) che ha votato contro il popolo giovane scegliendo l’uscita. Questo è il teatrino che va in scena in queste ore mentre in Italia si ripete la solita storia : dicono i renzisti che il nostro sistema economico/finanziario/bancario è forte (?), ci appoggiamo anima e corpo al robusto Mario Draghi che per fortuna ha una visione e una gestione della situazione internazionale globale e farà come al solito straordinariamente il paracolpi. Anche dell’Italia.Qui da noi sentiamo le solite frasi renziste “l’Europa è la nostra casa, dobbiamo restaurarla” ripetute dalle 3 emittenti pubbliche ( si fa per dire!) all’unisono con una velina che passa attraverso i telegiornali e i talk show quotidiani. Non una parola di attenzione verso l’America che ci ha consentito generosamente in questi anni di scorazzare su e giù su disastrosi conti passando indenni sul nostro sistema finanziario clamorosamente in deficit, ma che protetto dagli Usa ci ha consentito di fare amplio mercato nei paesi che man mano correvano per aderire al sistema ue nella speranza di costruire “un grande unico Paese”. Il trio Merkel Hollande e Renzi si troverà fra poche ore a confabulare : sbagliato strategicamente sbagliato il trilaterale perché in questo momento ci vuole una alleanza sovranazionale perché non basta come dice Renzi affermare che “crescono le nostre responsabilità” perché sulla sicurezza,l’economia, il sistema bancario sono tutti e tre lontani mille miglia e non c’è tempo adesso per far finta di essere adeguati quando non lo siamo. Non sarà l’asse franco,tedesco,italiano a dare una regolata a questa situazione in declino,poiché bisogna su un progetto completo e autorevole cercare il consenso e la sintesi degli altri partners europei .Perchè Italia e Francia non sono in grado di chiedere a Merkel meno vincoli al rigore con i debiti pubblici che hanno;e sulla sicurezza e difesa Italia e Germania non si metteranno mai in linea con la Francia che comunque firmò gli accordi bilaterali di difesa comune solo con la Gran Bretagna .E ancora sui depositi bancari c’è una emergenza che viene prima di tutto: la garanzia comune dei depositi cioè l’Unione Bancaria che lei sola assicura la stabilità del sistema creditizio dell’eurozona: ma la Germania-giustamente- chiede che prima si limitino i titoli di Stato nei bilanci delle banche.E noi che cosa faremo che abbiamo privatizzato la Banca d’Italia che di proprietà statale ha solo un misero 4% e tutto il resto è dei gruppi bancari privati? Insomma questo appuntamento tra tre dei sei fondatori dell’allora Europa non è utile e anzi rischia di essere uno sbaglio clamoroso perché sarebbe una esclusione di responsabilità verso gli altri e un segno di ulteriore guerra tra persi .Bisogna dunque avere una visione e un progetto ampio su scala internazionale con l’aiuto del sempre tonico garbato e decisivo intelletto e la forte capacità di governance di Mario Draghi e della banca che lui guida.
ILVero stato della salute farmaceutica
Alessandra Servidori 23 GIUGNO 2016
http://formiche.net/2016/06/24/il-vero-stato-di-salute-della-ricerca-farmaceutica-italia/
La ricerca farmaceutica consente di donarci veramente anni di vita e il Presidente Massimo Scaccabarozzi,durante l’assemblea annuale entra a gamba tesa nella relazione irrituale e molto tonica nelle stime di Farmindustria sulla ricerca di farmaci sempre più innovativi che assicurano aspettativa di vita di quindici secondi al minuto, sei ore al giorno e 3 mesi all'anno. I dati sono chiarissimi : in Italia dagli anni '80 la mortalita' e' scesa del 35% e per le patologie croniche ancora di piu' (45%); dagli anni '90 la sopravvivenza a 5 anni da neoplasie e' cresciuta dal 39% al 57% per gli uomini e dal 53% al 63% per le donne; dagli anni '90 la mortalita' da HIV si e' ridotta di oltre il 90%; negli ultimi 10 anni la quota di malati che possono essere curati da epatite C e' salita dal 43% al 96%. L’Italia vanta vere e proprie eccellenze nelle Terapie Avanzate e nelle malattie rare poiché è con orgoglio che NON dobbiamo dimenticare che il primo farmaco al mondo basato sulle cellule staminali per una patologia rara per la riparazione della cornea è stato approvato in Europa, e ancora il settore dei vaccini nel quale l'Italia puo' vantare centri di ricerca e produzione tra i piu' rilevanti al mondo. Il nostro Paese e' campione anche nei derivati del sangue con importanti investimenti nazionali e internazionali. Misurare i risultati migliora le cure e ottimizza la spesa e il futuro dei sistemi sanitari si fonda sempre più sulla misurazione complessiva dei risultati delle terapie e si tratta di modelli di valutazione basati sulla collaborazione tra istituzioni,pazienti,e tutta la comunità scientifica. Così insieme sarà più forte lavorare per la salute,lavorare con la nostra ricerca,lavorare per la vita ,per assicurare che alcuni bambini possano non morire a causa del morbillo perché non vaccinati, perché è importante che sulla resistenza agli antibiotici,come ha segnalato il Word Economic Forum ,le imprese farmaceutiche si siano impegnate a investire nello sviluppo di nuovi antibiotici per far fronte a questa emergenza globale: perché nel caso delle terapie oncologiche la qualità di vita è cresciuta e la speranza è diventata realtà per donne e uomini,bambini che sono pazienti non più attori passivi ma sempre co-protagonisti della scelta terapeutica. Così insieme ,la stessa medicina di genere cresce e aiuta a trattare le malattie che colpiscono le donne,e uomini e bambini,con una ricerca clinica avanzata e numerosissimi centri nell’oncologia,nelle malattie rare,nelle biotecnologie,nelle terapie avanzate,con realtà innovative nelle nostre imprese. Dunque siamo avanti e con forza guardiamo alla vita.
ALE' SUL SOLE24ORE:In guardia giovani mamme lavoratrici!
ALESSANDRA SERVIDORI ALE' SUL SOLE 24 ORE In GUARDIA GIOVANI MAMME LAVORATRICI! 21 giugno 2016
http://job24.ilsole24ore.com/news/Articoli/2016/06/dimissioni-storia http://job24.ilsole24ore.com/news/Articoli/2016/06/dimissioni-servidori-
21 giugno 2016 |
Figli&lavoro - Cambia la normativa di verifica delle dimissioni, ma aumentano le lavoratrici madri che «lasciano»: i numeri del Ministero |
21 giugno 2016 |
Figli&lavoro (2) - Dimissioni in bianco, una storia infinita di interventi e di modifiche |
DUE SIGNORE AL COMANDO
Alessandra Servidori DUE SIGNORE al COMANDO 20 giugno 2016
Ebbene si’ hanno vinto due signore le due capitali che hanno fatto la Storia dell’Italia.Una storia faticosa e straordinaria che da tutto il mondo è conosciuta come cultura , sapere,sacrificio,responsabilità,libertà ,ultimamente un po’offuscata dalla disgraziata storia recente. Vogliamo con tutte le nostre forze essere ottimiste e come si fa tra donne d’onore (in verità non è scontato che ci sia questa bella cultura generalizzata!)- noi lo abbiamo affermato su queste pagine più volte- è giunta l’ora di cambiare passo. Non siamo mai state gufe né filogovernative, semplicemente accuratamente attente a ciò che succede nella nostra bell’Italia con uno sguardo molto particolare alle politiche economiche e del lavoro. E su questo,ora per le due vincitrici e anche tutti gli altri che hanno espugnato delle roccaforti della mala politica, sono attese,le prove dei fatti oltre le promesse. Sconfitta la politica dell’interdizione e dell’arroganza, superata la demagogia dei puri ( che non sono da nessuna parte), sconfitto il partito della nazione e il governo di unità nazionale come invece ha funzionato e funziona in Germania,ora la palla è in mano ad un bipolarismo PD e 5Stelle e sulle persone che hanno vinto,donne e uomini ,indifferentemente che rappresentano facce pulite e magari anche competenti. A Renzi suggeriamo ,come sempre, di abbassare i toni e ammettere che il voto NON è stato dato solo dai problemi delle città, ma anche da una insopportabile Santa Alleanza che lui ha costruito con personaggi coinvolti in brutte e non marginali vicende giudiziarie. E da quell’idea di Paese che non è comprensibile ai più legata ad una bulimia di potere e immagine, tutta proiettata ad ambizioni internazionali senza meditare su una realtà evidente : le riforme vanno fatte con una strategia di sintesi essenziale e condivisa da una maggioranza vera e non a suon di strappi di fiducia, tenendo il motore acceso con la presunzione della completezza e la rabbia in corpo. Sì siamo arrivati a questo punto non per colpa di proposte avversarie deboli, come ancora qualcuno afferma , ma per errori nel non fare programmi di risanamento della spesa pubblica, di investimenti nelle piccole imprese, nel massacrare i territori con una sicumera di saper governare un sistema economico che denunciava corruzione, mancanza totale di politica industriale e adeguata ed equilibrata politica fiscale. E’ vero che alcune riforme sono andate avanti ma non si vedono risultati e soprattutto troppi contrastanti i numeri dell’economia reale e non quella sciocca idea che la gente “percepisce”.La gente vuole capire bene e non sopporta l’autarchia, soprattutto un sistema di governo politico schizofrenico che sembra un caleidoscopio che si forma e si sforma a seconda degli interessi di pochi e non del bene comune di tutti o almeno di molti. Non vogliamo ingovernabilità e confusione vogliamo le nostre città governate con buonsenso comprendendo i problemi e sapendo come si intende risolverli. Attorno alla parità tra donne e uomini messi alla prova sul governo di grandi e piccole città con i loro problemi si snoda anche un’ ultima possibilità del cerchio renziano ammaccato di cominciare ad abbassare i toni. Renzi dunque fuori e dentro il Pd cerchi le competenze vere perché occorre che progetto e programma per l’Italia viaggino sulla stessa lunghezza e con vigore. Si avviino, si instaurino,si precisino, si avviino e proseguano e il procedere non è scontato perché esige l’accettazione dell’idea del cedimento della sovranità a tutti i costi e non una bizza umorale e una pulsione leaderistica che annienta chi non la pensa uguale. Non il lanciafiamme non più giovane ma ancora molto irruente toscano che ha perso e deluso la sua terra e l’Italia, ma la tenacia del buonsenso perché l’odio che si scatena e porta tempesta è solo autolesionista. E poi noi non siamo disponibili a lasciarci sottomettere.