Più Europa anche per la sicurezza sul lavoro
Alessandra Servidori Più Europa anche per la sicurezza sul lavoro : noi collaboriamo ? Dalla situazione tragica non sembra
"LA RAGIONE " Giovedì 22 febbraio 2024
La questione del riordino della materia su prevenzione salute sicurezza sul lavoro è fondamentale e il Ministero del lavoro non può limitarsi,insieme all’intero governo, a decreti di urgenza che si accavallano ma non incidono, e soprattutto se la materia è severamente europea , si applichino le direttive che anche OIL ci indicano da anni inapplicate. L'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), agenzia tripartita con sede a Bilbao, istituita nel 1996 ha come obiettivo di promuovere la condivisione delle conoscenze e delle informazioni al fine di contribuire alla promozione di una cultura della prevenzione del rischio. L'Agenzia ha sviluppato una piattaforma web che offre consulenza gratuita alle imprese.Inoltre la commissione Europea ha prodotto un Quadro strategico in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021-2027 molto dettagliato . Tale quadro strategico è sostenuto da: i) il rafforzamento della base di conoscenze comprovate; ii) un solido dialogo sociale; iii) la mobilitazione di finanziamenti; iv) migliori misure di applicazione; e v) attività di sensibilizzazione e di formazione. L'obiettivo del quadro strategico è quello di portare le priorità comuni in materia di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori al centro dell'attenzione delle istituzioni dell'UE, degli Stati membri, delle parti sociali e di altre parti interessate pertinenti. Si applica a tutte le parti interessate che si occupano di salute e sicurezza sul lavoro (amministrazioni nazionali, compresi gli ispettorati del lavoro, datori di lavoro, lavoratori e altri attori pertinenti in materia di SSL) e crea un quadro di azione, cooperazione e scambio.La Commissione collabora con gli Stati membri e le parti sociali per: i) affrontare il cambiamento nel nuovo mondo del lavoro; ii) migliorare la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali in linea con l'approccio "zero vittime" (Vision Zero); e iii) migliorare la preparazione in caso di potenziali crisi sanitarie future.La Commissione invita gli Stati membri ad aggiornare ed elaborare le loro strategie nazionali in materia di SSL in linea con tale quadro strategico, in cooperazione con le parti sociali, al fine di garantire che le nuove misure siano applicate nella pratica valutandone l'eventuale adeguamento in un contesto in rapida evoluzione
La povertà educativa discrimina i giovani
Rubriche NUOVA PROFESSIONALITÀ _ V/1 (2024) ISSN 2704-7245 8
Innovazioni e Pari opportunità a cura di Alessandra Servidori
La povertà è una piaga del nostro mondo avanzato sulla quale si interrogano economisti, sociologi e studiosi di altre discipline già da molto tempo. Come è possibile che in una società avanzata, dove tecnologia, istituzioni e cultura hanno raggiunto traguardi così alti non si riesca a sradicare la povertà? Tra le diverse forme di povertà, poi, quella dei bambini e dei ragazzi è certamente la più ingiusta: sia perché è evidente che “non è colpa loro”, sia perché, accompagnandosi spesso con la povertà educativa, ha effetti non limitati al presente, ma destinati a durare per molti anni con conseguente disagio di lungo periodo per le persone e con effetti negativi di lungo termine sul progresso economico e sociale del Paese. Il pericolo è dunque il perpetuarsi di uno svantaggio ingiusto di generazione in generazione. Tra povertà intesa quale deprivazione materiale e povertà educativa c’è un circolo vizioso che si alimenta in ambedue i sensi. Essere poveri sul versante materiale aumenta il rischio di essere poveri dal punto di vista educativo e viceversa. Una condizione sfavorevole di partenza può avere effetti di lungo periodo perché i bambini che nascono in condizioni di pregiudizio e ai quali vengono negate le opportunità di apprendere e condurre una vita autonoma ed attiva, rischiano di diventare gli esclusi di domani. In Italia sono 1,4 milioni i minori che vivono in uno stato di povertà assoluta, il triplo rispetto allo scorso decennio, mentre circa 2,2 milioni si trovano in una condizione di povertà relativa. Questi indicatori in termini economici sono diversi da Paese a Paese, in Italia la povertà assoluta è generata da un calcolatore messo a disposizione dall’Istat per determinarne il valore. In una famiglia di due adulti e due bambini (0-3; 4-10), ad esempio, è di circa 1.500 euro. La povertà relativa è invece attribuita a chi percepisce e vive con un reddito del 50% in meno rispetto alla media nazionale. Un dato in netta crescita. Secondo l’Istat, infatti, l’IPE – Indice di Povertà Educativa, si definisce attraverso quattro dimensioni: Partecipazione, Resilienza, Capacità di intessere relazioni e Standard di vita; ma si riferisce solo a un target di giovani tra i 15 e i 29 anni. La mancanza di dati aggiornati a livello locale e il range, che non comprende tutte le fasce dell’età evolutiva, su cui si basano queste metriche, non ci fornisce un quadro completo. Vero è comunque che la povertà educativa che ne deriva crea un danno dai primi anni di vita per poi limitare i livelli di apprendimento delle competenze nei periodi successivi. Ecco, quindi, che la disuguaglianza che si sviluppa nel minore povero è elevata al quadrato, perché nascere in una famiglia svantaggiata non è spesso una condizione transitoria, è Rubriche NUOVA PROFESSIONALITÀ _ V/1 (2024) ISSN 2704-7245 9 un fatto che può segnare e condizionare tutta la vita. Inoltre, quando si discute di famiglie svantaggiate e povere, non consideriamo solo la povertà assoluta e relativa come indigenza ed esclusione sociale ma anche e ovviamente la povertà culturale, relazionale, ambientale. I bambini che provengono dalle famiglie più svantaggiate hanno meno opportunità di prendere parte ad attività sportive e sociali che contribuiscono alla loro qualità di vita, alle relazioni sociali e in generale al loro livello di soddisfazione nella vita. Crescendo incontrano maggiori ostacoli nel diventare componenti attivi della società, nel trovare lavori di buona qualità e stabili e nel realizzare dunque il proprio potenziale. Se poi sulle condizioni su indicate si innestano anche le problematiche del crescere in un territorio anch’esso svantaggiato, la situazione del disagio si eleva al cubo. La dimensione familiare è, dunque, centrale, come lo è l’ambiente circostante, perché entrambe influenzano la crescita dell’individuo. Occorre intervenire sul contesto, perché il bambino impara lì dove vive e impara dalle abitudini, dalle manifestazioni, dai comportamenti con cui entra in contatto. Migliorare i contesti (familiari ed esterni) contribuisce a risolvere la povertà all’origine. La struttura della famiglia, ad esempio, i nuclei monogenitoriali (48,1%) e quelli composti da entrambi i genitori ma dove sono presenti tre o più minori a carico (32,2%) rappresentano le tipologie familiari a maggiore rischio. Come pure l’intensità lavorativa della famiglia; i minori che vivono in famiglie a molto bassa e bassa intensità di lavoro sono a maggior rischio di povertà di coloro che vivono in famiglie a media ed alta intensità lavorativa. L’incidenza della povertà minorile si conferma in proporzioni quasi doppie rispetto a quella della popolazione adulta nel suo complesso. I dati certificano il fallimento delle politiche di contrasto alla povertà minorile messe in atto finora. È indispensabile cambiare strada per proteggere i bambini, le bambine e gli adolescenti del nostro paese da un impoverimento in continua crescita, e porre riparo ad una evidente “ingiustizia generazionale” che oggi pesa sulle loro spalle. È necessario sostenere con forza la richiesta al Governo di raddoppiare le risorse del Fondo Sociale Europeo Plus da destinare in modo specifico alla Garanzia Infanzia (Child Guarantee), per assicurare ai bambini servizi essenziali per la loro crescita, e di rivedere le modalità di attribuzione del reddito sociale per sostenere in particolare le famiglie con bambini. Per evitare che la povertà materiale si trasformi in povertà educativa per intere generazioni, è evidente un investimento maggiore sull’educazione e sui servizi locali ad essa connessa, e che i fondi stanziati, a partire da quelli del PNRR, diano priorità alle zone dove la povertà minorile è più acuta, per attivare “zone ad alta densità educativa” che proteggano bambini, bambine e adolescenti dagli effetti drammatici della povertà sul loro percorso di crescita. Se si pensa che siamo la terza nazione in Europa con il più alto tasso di abbandono scolastico dopo la Romania c’è sicuramente un problema di sistema. Rubriche NUOVA PROFESSIONALITÀ _ V/1 (2024) ISSN 2704-7245 10 Esiste però un’intera comunità educante attiva in modo distintivo sui diversi territori italiani, un ponte tra le opportunità e l’accesso a queste. Parliamo di centri di aggregazione, case-famiglia e associazioni, microcosmi in cui i bambini possono permettersi di “crescere”. Dal 2016 esiste un fondo che attualmente si avvale di 700 milioni di euro per il contrasto alla povertà educativa minorile in Italia, grazie a un protocollo d’intesa fra le Fondazioni di origine bancaria, l’ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio SpA) e il Governo, con la collaborazione del Forum Nazionale del Terzo settore. Il fondo ha dato vita ad un progetto che durerà fino alla fine del 2025. Si chiama Villaggio educante e coinvolge 17 Comuni del FriuliVenezia Giulia, 1.200 bambini, 100 insegnanti ed educatori e oltre 50 operatori del settore. Un’opportunità per integrare 4 nuove strutture di asili nido ampliando scuole dell’infanzia esistenti e avviare laboratori permanenti con attività extrascolastiche come danza, arte, musica, inglese, psicomotricità e pet education, anche per i non iscritti. Sono previsti, inoltre, programmi di sostegno alla genitorialità in cui è anche possibile confrontarsi tra famiglie. Per i docenti, invece, è stato costituito un progetto di formazione continua multidisciplinare per sviluppare un modello operativo dinamico e coerente con gli obiettivi di contrasto alla povertà educativa. Il Fondo gestito da un Comitato interministeriale, entro giugno, pubblicherà un Bando a cura di Acri che si occuperà di disagio psicologico minorile per cercare di contribuire a contrastare questo fenomeno che ultimamente affligge molti bambini. Integrazione e inclusione possono nascere soltanto dove è prevista una progettualità educativa che sfrutti ampie reti di collaborazione e di confronto. Il compito da portare avanti, tra le istituzioni responsabili della presa in carico, è di creare sinergie e alleanze sempre più strette. La comunità, più che in passato, oggi è consapevole che l’intervento educativo offerto ha bisogno di sponde con l’esterno e, per questo, non si chiude in sé stessa, non ritiene di essere in sé bastante, e ricerca sempre più frequentemente alleanze e collaborazioni, in un’ottica di condivisione della responsabilità, di ampia partecipazione. E anche di cambiamento, se è vero che “accogliere e accompagnare” significa sviluppare un percorso esistenziale rendendosi conto che i cambiamenti sono tanto dei soggetti quanto dei contesti e, quindi, avendo cura di tenere i collegamenti tra il soggetto che cambia, il contesto che cambia, e quindi il rinnovamento delle risorse di cui il bambino ha bisogno. Per questa via, la comunità di accoglienza, assieme alla scuola e alle altre agenzie educative, diviene capace di educare cittadini attivi e partecipi, in grado di liberarsi dalle catene della povertà educativa, della stereotipia familiare per conquistare migliori condizioni di benessere, di qualità di vita, di inclusione e di produttività all’interno delle dinamiche della convivenza civile. Rubriche NUOVA PROFESSIONALITÀ _ V/1 (2024) ISSN 2704-7245 11 A proposito di povertà assoluta: una commissione istituzionale con capofila Istat sta elaborando criteri di definizione di questa fondamentale realtà italiana e internazionale. La metodologia di stima della povertà italiana modificata, in parte da una classificazione delle spese per i consumi delle famiglie, e l’aggiornamento della popolazione di riferimento delle stime sulla base di nuovi dati censurati, sono stati presentati in Istat. Dopo due anni i frutti di questo impegno che ha comportato la revisione delle diverse componenti del paniere di povertà assoluta (alimentare, abitativa e residuale), la ridefinizione delle soglie, i coefficienti di risparmio utilizzati dalle famiglie, l’articolazione dei territori nelle diverse aree del paese, si sono presentati diversi complessi problemi di natura concettuale (definizione di povertà, misurazione del welfare, reference budget, ecc.) e si è estesa la riflessione sulla misura della povertà assoluta ai più recenti approcci di tipo multidimensionale e al superamento di una visione esclusivamente basata sui dati di spesa monetaria, con uno sguardo attento anche alle altre componenti del benessere, non solo a quelle di natura strettamente economica. L’adozione della nuova metodologia è anche l’occasione per riflettere sugli sviluppi futuri e formulare raccomandazioni che aiutino a delineare il cammino da seguire nell’intervallo tra i successivi aggiornamenti fisiologici. E questo proprio a partire da una profonda e ampia riflessione sulla stessa definizione concettuale della povertà per poi consegnare alla politica le decisioni più efficaci per destinare risorse a questo importante problema. Il concetto di povertà assoluta, o estrema, e la sua misurazione empirica, sono stati a lungo considerati una questione riguardante esclusivamente i paesi in via di sviluppo, laddove nei paesi occidentali sviluppati, con l’eccezione significativa degli Stati Uniti, si è preferito guardare alla povertà relativa. Ciò dipendeva in parte dalla presunzione che in questi paesi la povertà estrema, la privazione di mezzi di sussistenza indispensabili, fosse stata eliminata dall’azione congiunta dello sviluppo e dei sistemi di welfare. Anche l’Unione Europea ha adottato, con l’indicatore “a rischio di povertà”, un concetto di povertà relativa. Con il progetto ABSP0 (measuring and mentoring absolute poverty, European Commission 2021) si sta valutando non solo la fattibilità, ma l’opportunità di sviluppare una misura monetaria di povertà assoluta che rappresenti un potere di acquisto di beni e servizi comparabile tra paesi e nel tempo, ad integrazione delle misure esistenti. Tra i paesi europei l’Italia è l’unico che, a livello della statistica ufficiale, dal 1997 utilizza per stimare l’incidenza della povertà e il suo andamento nel tempo sia la povertà relativa che quella assoluta. Per Il Rapporto finale del progetto ABSP0, la maggior parte degli indicatori di povertà assoluta utilizzati nei paesi sviluppati configurano un riferimento (benchmark) considerevolmente più alto della pura sussistenza e si riferiscono alla accessibilità di beni di consumo ritenuti necessari o desiderabili dai membri di una determinata società, oggetto di valutazione dal punto di vista dell’accertamento della povertà non sono solo i bisogni, o le Rubriche NUOVA PROFESSIONALITÀ _ V/1 (2024) ISSN 2704-7245 12 capacità, in astratto, ma la disponibilità di, e accesso a capacità combinate o bisogni intermedi (cibo nutriente, acqua pulita, un’abitazione adeguata, istruzione di base, libertà riproduttiva, sanità). Forse la strada migliore è quella di procedere, in parallelo all’indagine sulla povertà assoluta così come è effettuata da ISTAT, con tutti i perfezionamenti e aggiornamenti che sono stati fatti e che si faranno, alla ricostruzione di contesti omogenei dal punto di vista della disponibilità di beni pubblici considerati essenziali e delle modalità di accesso, in modo da procedere poi ad analisi per piccole aree. I lavori dettagliati della Commissione sono reperibili su «La povertà assoluta: revisione della metodologia e prospettive di misura del fenomeno» 1. Ricordiamo gli ultimi dati italiani. Nel 2022 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell’anno precedente). Questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 28,9%, si ferma invece al 6,4% per le famiglie composte solamente da italiani. L’incidenza di povertà relativa si attesta al 10,9% (stabile rispetto all’11,0% del 2021) e le famiglie sotto la soglia sono 2,8 milioni. Alessandra Servidori
Recensione libro Alè Il sussidiario .net
L'attività di Alessandra Servidori si è sviluppata negli ultimi decenni nei luoghi, ufficiali e non, in cui l'impegno sociale diventa pratica quotidiana
Alessandra Servidori (Ansa)
Il titolo è già un programma “Alè, il racconto di una vita attraverso l’esperienza civile, sociale, economica e politica” (Ed. Pendragon, pagg. 127, € 15). Alè non è solo l’abbreviazione del nome dell’autrice, ma è, ancora di più in questo caso, un programma di vita e di impegno quotidiano. Come dire: diamoci da fare. È vero che i problemi italiani sono tanti e difficili, ma è anche vero che con l’impegno di tutti e di ciascuno è possibile da una parte mettere a fuoco le diverse realtà e dall’altra cercare di avviare possibili e praticabili soluzioni.L’impegno di Alessandra Servidori, compagna e moglie di Giuliano Cazzola, si è sviluppato negli ultimi decenni nei luoghi, ufficiali e non, in cui l’impegno sociale diventa pratica quotidiana così come scoprendo la necessità di muoversi nella concretezza delle sempre troppo poche possibilità operative.Basta scorrere l’indice del libro per avere l’immagine delle tante dimensioni di questo impegno. Dai diritti della maternità, alla tutela della disabilità, dal tema dell’occupazione all’esempio di Marco Biagi, dalla sanità al sindacato, dal tema dell’immigrazione al carovita, dalla violenza contro le donne ai rigurgiti di antisemitismo.Con posizioni decise e spesso controcorrente. Per esempio, quando afferma: “L’inclusione delle donne diventa il parametro della efficienza di un mercato del lavoro nel quale sono insufficienti gli intermediari capaci di accompagnare chi vuole lavorare a una occupazione, mentre molte imprese sono rattrappite dalla difficoltà di reclutamento”. È quindi necessario “dare una spallata alle tradizionali politiche attive che si sono rivelate autoreferenziali. Le stesse organizzazioni di rappresentanza possono fare molto se, superando vecchi pregiudizi, decidono di dedicarsi al collocamento attraverso i patronati o gli enti bilaterali”.È proprio la compartecipazione, o per dirla in sindacalese, la bilateralità, uno strumento di azione continuamente richiamato perché poco possono fare le regole, anche le più stringenti, se non vi è la convinzione che la responsabilità e i comportamenti possono fare la differenza a vantaggio di tutti.In questa prospettiva è anche il richiamo all’inclusione nelle scuole, un tema di estrema attualità non solo per i disabili, ma anche per emarginati e immigrati. “L’inclusione – afferma Servidori – non è solo una questione di accessibilità fisica. L’inclusione è anche un processo dinamico che richiede un continuo lavoro di innovazione. Non si tratta solamente di mettere i bambini con bisogni speciali nella stessa classe con i bambini normodotati, ma si tratta di lavorare per garantire che tutti abbiano le stesse opportunità di apprendimento e di crescita”. In tutto il libro emerge una grande volontà costruttiva. Per sollecitare non solo più coraggiose politiche pubbliche, ma anche un impegno lungo la direttrice del rispetto e della valorizzazione di ogni persona. E per rimuovere gli ancora troppi ostacoli che limitano la dignità delle persone.
Start mag : come andare in europa
https://www.startmag.it/economia/italia-patto-di-stabilita/
Alessandra Servidori -Prima dei nomi fondamentale il programma dei candidati italiani per l’Europa
Il patto di stabilità e crescita con la unione Europea che andrà in vigore a metà 2024 deve divenire la carta elettorale per poter consapevolmente aderire all’ambito internazionale comunitario,poiché alla fine dei conti concreti sulla situazione italiana avremo comunque un deficit di 1,5 di Pil nel periodo di vigenza del patto tra i 4 e i 7 anni che ad oggi ha accumulato oltre il 140% di debito ( e ricordiamoci che sono escluse dal conteggio le spese di difesa e investimenti) sale comunque la spesa corrente che non è spesa per lo sviluppo. E la spesa per gli interessi del debito – 90 miliardi-supera enormemente la spesa per l’istruzione che è di 70 miliardi per istruzione,università ricerca. Gli altri Paesi Europei hanno debiti sotto i 90 % del Pil e la Nota di aggiornamento finanziaria (Nadef) prevede per il 2024 il 4,3% con un conseguente nuovo debito di 90 miliardi con una spesa di interessi di oltre 95 miliardi nel 2025 : il patto di stabilità europeo impone una riduzione di almeno il 1,5% e noi dobbiamo prevedere un efficientamento della macchina e dunque spesa pubblica , spesa assistenziale corrente, eliminando la flat tax,la decontribuzione,il Tir(trattamento integrativo di reddito)trasformando l’assegno unico in servizi anziché soldi,rivedendo l’isee.Sicuramente l’Europa ha bisogno di nuove regole ma anche noi abbiamo bisogno di condivisione della sovranità quindi significa condividere nuove strategie che in passato attraverso l’America ,la Cina ,la Russia ci hanno assicurato sicurezza ,export,energia ma che ora sono diventate incerte o inaccettabili.Dobbiamo federalizzare le spese compresa ovviamente quella sui beni primari e sulla sicurezza, scelte fiscali europee, razionalizzare le spese e procedere alle complicate privatizzazioni ma per investire in sviluppo e soprattutto in infrastrutture che combini gli interessi del mercato con azioni di società competitive e di consentire allo Stato di poter conservare gli standard di qualità soprattutto per quanto riguarda per esempio ferrovie . Per quanto riguarda gli investimenti del pnrr preoccupa ciò che è su Italia domani un dataset su milestone e target ma, oltre a non includere (senza spiegazioni) le scadenze di rilevanza italiana, non contiene dati completi sulle misure. In particolare non conosciamo l'importo e il contenuto dettagliato delle riforme e degli investimenti, nuovi o modificati che siano, inclusi quelli della nuova missione dedicata all'energia, il Repower Eu. Per ciò che riguarda i progetti: il relativo dataset è stato aggiornato poco prima dell'approvazione del piano rivisto. Ciò significa che, considerando la cadenza trimestrale dell'aggiornamento, fino a marzo non avremo dati che rispecchiano la situazione effettiva degli interventi attualmente finanziati dal piano e non ci sono dati sull'avanzamento dei lavori e della spesa per i progetti e sono sempre meno le informazioni sulle scadenze. Rimediare e subito è fondamentale. Per ora la BCE si è fermata peraltro non ci sono motivi per continuare ad aumentare i tassi di interesse,ma non ci sono certezze su cosa succederà nei prossimi mesi sui risultati dell’inflazione. La situazione dell’euro zona è molto diversa da quella degli Stati Uniti.La disoccupazione si è abbassata ma le ore lavorate sono ancora troppo poche e abbiamo settori in difficoltà. La ripresa dei salari tarda ad arrivare e il loro recupero è tutto in capo al rinnovo della maggior parte dei contratti scaduti e non ora legati alla produttività. Abbiamo dati del manifatturiero molto deboli e segnali ancora parzialmente negativi del credito tra prestiti e mutui.Dunque costruire un programma per andare alle elezioni europee significa avere una piattaforma chiara senza ambiguità prima di tutto per l’ Italia nel contesto comunitario e attivare una campagna elettorale concreta e soprattutto chiara.
La finanza che ci interessa conoscere
Alessandra Servidori La finanza italiana che ci interessa conoscere
Parlando alla conferenza di Riga, in Lettonia, per il decimo anniversario dell’introduzione dell’euro nel paese baltico, Panetta ha sottolineato come "il settore bancario europeo si conferma frammentato lungo linee nazionali". Ed "è pertanto difficile immaginare una unione del mercato dei capitali pienamente funzionante se le banche non sono in grado di operare liberamente in tutta l'area dell'euro", ha ribadito. Per il Governatore, infatti, "nei prossimi anni l'Europa si troverà a operare in un contesto politico internazionale più complicato rispetto al passato. Essa dovrà allo stesso tempo realizzare obiettivi ambiziosi in ambiti quali la difesa, la transizione digitale e la lotta ai cambiamenti climatici. Una vera e propria unione del mercato dei capitali aumenterebbe le probabilità di successo". Parlando poi del ruolo dell’euro, il Governatore ha sostenuto che la valuta comune influenza il ruolo dell’Europa nel mondo: "La finanza è uno strumento al servizio del benessere collettivo, e l'euro non fa eccezione: gli obiettivi e le implicazioni della moneta unica vanno ben oltre la sfera monetaria. Il successo dell'euro come valuta di riserva internazionale influenza il ruolo dell'Europa nel panorama economico e finanziario mondiale; incide sulla nostra collocazione geopolitica, sulla nostra autonomia strategica", ha concluso. "La revisione del quadro normativo del sistema finanziario ha subito una forte accelerazione che ha sicuramente ottenuto il risultato di migliorare la resilienza delle banche”. Tuttavia, “la natura stessa del processo di revisione, pressato spesso dal clima di emergenza e orientato soprattutto alla stabilità, non ha portato a uno sviluppo coeso e coordinato delle regole, ma a un quadro generale eccessivamente complesso”. il Presidente dell'ABI, Antonio Patuelli, ha consegnato e illustrato il 24 gennaio in una serie di incontri istituzionali a Bruxelles sulle priorità del settore bancario. Secondo il Presidente dei banchieri italiani, il focus dovrà spostarsi sulla competitività e la crescita: “C'è bisogno (…) di un sistema normativo e regolatorio più semplice, efficiente e anche flessibile perché la natura senza confini del digitale e l'evoluzione della fintech chiedono un rapido adeguamento alla situazione in continuo cambiamento". ABI chiede, dunque, alle istituzioni – anche in vista delle elezioni europee del 9 giugno - di avviare una valutazione globale del quadro normativo esistente per verificare l'impatto e l'efficienza dei regolamenti. Un lavoro che, dovrebbe precedere l'esame di qualsiasi eventuale nuova proposta legislativa nel settore dei servizi finanziari. Secondo ABI, la valutazione del quadro normativo complessivo dovrebbe anche essere mirata a rendere finalmente concreto e attuale il principio di proporzionalità, "sempre enunciato ma mai applicato". Per Patuelli "assume particolare importanza la revisione di alcune regole sulla ristrutturazione dei crediti. Bisogna, infatti, evitare assolutamente che la riscrittura di queste norme finisca per ostacolare le misure a sostegno dei debitori in difficoltà, determinanti in una fase economica tanto incerta". Inoltre, "diventa fondamentale collocare le proposte e le azioni per il rilancio dell'Unione del mercato dei capitali all'interno di una nuova visione complessiva che coinvolga tutte le istituzioni e gli attori principali". In vista della prossima legislatura europea, ABI auspica anche una proposta legislativa volta a ridisegnare il quadro macroprudenziale, "assicurando la coerenza dell'impianto complessivo e la chiarezza dei ruoli di ciascuno strumento, nonché dei poteri attribuiti a ciascuna Autorità".Inoltre La Presidente di Ania Maria Bianca Farina ha definito “inderogabile” il completamento e l’ammodernamento di un sistema di welfare pubblico-privato, in linea con le scelte già compiute in altri Paesi avanzati, “in modo da affrontare per tempo, con strumenti adeguati, le sfide della sostenibilità finanziaria, dell’adeguatezza delle prestazioni da garantire ai cittadini e dell’invecchiamento della popolazione”. Ciò vale, per la numero uno di ANIA, con riguardo alla previdenza, dove a fronte delle esigenze di contenimento della spesa pubblica non c’è una sufficiente mobilitazione del risparmio privato dato che alle forme integrative confluisce appena il 4% del considerevole risparmio finanziario posseduto dalle famiglie italiane, con un’incidenza delle forme previdenziali integrative sul PIL inferiore al 10% contro l’oltre 100% nel Regno Unito e 200% nei Paesi Bassi. Ma vale per la sanità dove, complici i tempi di attesa, sempre di più i cittadini ricorrono al privato con una spesa out of pocket che ha superato i 40 miliardi. Per Maria Bianca Farina "Il settore assicurativo (…) è disponibile a sviluppare in sinergia con il sistema pubblico aree strategiche come il risparmio previdenziale e la tutela sanitaria, al fine di migliorare la protezione sociale dei cittadini e determinare ritorni positivi per l'economia del Paese". A questo fine, ANIA ritiene necessario un riordino delle normative di riferimento, anche con un "testo unico" in ambito sanitario.
ALE' libro pubblicato e Lettera a Sergio Mattarella
Alessandra Servidori il mio nuovo libro ALE' -"Sono convinta che promuovere la centralità della persona per lo sviluppo della società, per la vitalità economica, nel principio della sussidiarietà, della condivisione, della responsabilità e della partecipazione, sia un’ottima idea". edizioni Pendragon
Lettera aperta al nostro Presidente Sergio Mattarella
Caro Presidente ricordo con piacere le sue parole di augurio di fine anno, nelle quali fra le altre, ha sentito l’urgenza di rivolgersi ai giovani e alla cultura dell’amore legata anche al rispetto e alla riconoscenza che non è il possesso che qualifica l’affetto e il sentimento. Le questioni legate al genere femminile che nel nostro Paese rappresenta ben il 53% della cittadinanza, rimane un problema enorme e prioritario e non sono per ripeterLe stancamente la nostra situazione occupazionale e civile con i soliti numeri che ci umiliano. Ma che Lei ha ben presente. Non solo a livello nazionale ma internazionale , vista la Sua coerente indomita indole europeista anche in termini di assetto normativo che ci costa ben 64 avvisi di infrazione con le conseguenze che ben conosciamo, mi permetto di chiederLe, una garbata e decisa raccomandazione nell’adeguarci anche rispetto alla legislazione ma soprattutto ai recenti provvedimenti perché un attento recupero delle indicazioni comunitarie in alcune direttive possano sostenerci anche politicamente per compiere quei passi in avanti per le cittadine italiane e la democrazia reale ed effettiva . Le adolescenti fanno maggior uso di psicofarmaci rispetto ai coetanei per sentirsi più adeguate alle aspettative sociali che le pretendono prestanti e perfette, lo conferma una ricerca del Cnr che mette in luce la necessità di sensibilizzare il dibattito su stereotipi di genere ma anche e soprattutto di sostenere le politiche di pari opportunità occupazionali per rafforzare il diritto al lavoro delle donne ,il cui numero di occupate non aumenterà grazie alla cd certificazione di genere che serve solo alle aziende che continuano a non assumere donne o se lo fanno ,solo per riceverne dei benefici contributivi o avere vantaggi nell’assegnazione di bandi, ma serve e subito una concentrica politica di sostegno per la condivisione del lavoro di cura in famiglia, il lavoro, i servizi all'infanzia, un incentivo alla contrattazione di prossimità per applicare sostanzialmente la Direttiva Ue che prevede,tra l’altro, 30 giorni di congedo parentale. E i numeri , non le percezioni ,dicono che le madri in Italia sono sempre meno occupate e sempre meno felici, non solo al Sud dove ci sono meno servizi, meno occupazione e le famiglie sono ancora costruite intorno a un immaginario tradizionale sui ruoli. Ma anche al Nord dove le dimissioni dal lavoro dopo la nascita di un figlio aumentano di anno in anno. Vero è che l’inattività femminile è in parte conseguenza di una domanda di lavoro che vincola fortemente le lavoratrici ad orari pieni e non flessibili e che induce le donne disposte a lavorare a tempo parziale ad uscire o a non entrare nel mercato del lavoro. Ed è altrettanto vero che la questione dello smart working ultimamente prorogato è una falsa soluzione poiché le aziende incapaci a riorganizzarsi per obiettivi e non sull’orario di lavoro costringono sempre di più le lavoratrici a sottoscrivere degli accordi capestro con un monte ore settimanale residuale dedicato al lavoro da remoto pur autoaffermandosi imprese family friendly. Dunque caro Presidente non è più sopportabile il buonismo paternalistico di aiutare le donne rispettando i loro diritti negati se non si è coerenti : prima di tutto nell’adempimento della nostra Costituzione, nelle direttive applicate, nelle convenzioni internazionali ratificate ma non applicate, nelle promesse di un pnrr che le sostiene quando così non è ( se non in piccola misura),da una legge come la legge 54 del 2006 che è diventata uno strumento di controllo e di violenza contro le madri alle quali viene strappato il figlio.Il germe della disparità salariale sta nell'organizzazione del lavoro e nell’assicurare la possibilità di avere l’autonomia e la libertà economica accedendo da una formazione di livello non solo in basse qualifiche senza rinunciare alla propria attività ed essendo indipendente. E a proposito di futuro i divari di genere nell'apprendimento delle materie scientifiche si traducono a distanza di anni in una minore indipendenza economica delle giovani donne.
Le sono grata della Sua preziosa attenzione Alessandra Servidori