Indiscrezioni e verità sulla legge di bilancio 2020
Alessandra Servidori www.ildiariodellavoro.it 22 ottobre 2019 Indiscrezioni e verità sulla legge di Bilancio 2020
Le indiscrezioni sulla legge finanziaria 2020 mandata a Bruxelles e le relative richieste di chiarimento sui numeri e provvedimenti della Ue ci inducono a riflessioni molto concrete legate al tema dell’occupazione anche avvalendoci di dati Istat , Inps,Itinerari previdenziali, Centro Studi Confindustria, Confartigianato, ecc.Partiamo dalle indiscrezioni : sul taglio delle tasse sul lavoro il Governo aveva dichiarato che il 2020 sarà l’anno dei lavoratori. Poco o nulla, invece, per i datori di lavoro.Le uniche notizie sono quelle relative all’insieme dei bonus del Piano industria 4.0 : saranno prorogati il super e l’iper ammortamento, così come il bonus formazione, anche per il 2020. Per il resto, si sperava che la Legge di Bilancio 2020 ponesse almeno le fondamenta per un piano complessivo di riforma fiscale, che puntasse non solo alla riduzione delle tasse in busta paga, ma anche (e soprattutto) alla riduzione del sempre più elevato costo del lavoro. Ma le risorse sono veramente pochissime e i beneficiari del cd intervento sul cuneo fiscale anche. Rimaniamo ai fatti certi. Il tasso d'occupazione italiano è molto inferiore a quello europeo a causa sostanzialmente dell'occupazione femminile e giovanile, mentre per l'occupazione delle fasce più anziane è centrata la media europea. In particolare, la partecipazione delle donne alle forze di lavoro – vale a dire la somma di chi è occupato e di chi cerca lavoro - è del 48,1% in Italia, contro il 59% della media UE.Il delta occupazionale tra Italia ed Europa in termini di professioni è evidente: nei servizi alle famiglie, nell’industria e in agricoltura e pesca il tasso di occupazione italiano è addirittura più elevato di quello dell’UE a 15 Paesi. Negli ultimi due comparti ciò non sorprende, avendo l’Italia una tradizionale specializzazione produttiva in manifattura e, in misura minore, anche in agricoltura e pesca. La maggiore occupazione nei servizi alle famiglie dipende invece dalla specificità del welfare italiano, che lascia parecchio spazio all’intervento dei familiari nella presa in carico di soggetti anziani, malati o non autosufficienti. I cd caregiver sono rimasti senza riconoscimento e risorse La carenza occupazionale invece rispetto al “modello” UE a 15 Paesi si concentra proprio nei settori della sanità e assistenza sociale (circa 1,4 milioni di occupati in meno) e in misura minore nell’istruzione, nella pubblica amministrazione e nelle attività immobiliari, professionali e noleggio. Mancano cioè in Italia, nonostante le lunghe discussioni sul pubblico impiego, medici, infermieri, assistenti sociali, insegnanti. L'occupazione in Italia rispetto all'Unione Europea, e in particolare rispetto alle economie più forti, è maschile, anziana e poco qualificata. Guardando i dati del 2018 e quelli del 1° semestre 2019 innanzitutto i dati congiunturali sull'occupazione ( destagionalizzati ,ossia depurati delle fluttuazioni attribuibili alla componente stagionale) il numero degli occupati è sceso dello 0,2% e quello dei disoccupati è aumentato del 3,3%. Quest'ultimo valore risente della diminuzione del numero degli inattivi: c'è più gente che cerca lavoro e aumenta ovviamente anche il numero di chi non lo trova. E il saldo assunzioni/cessazioni è negativo . I dati dell'Osservatorio INPS 2019 (che prendono in considerazione i flussi e non di stock) confermano insieme ai dati di stock Istat che i nuovi contratti a tempo indeterminato sono trasformazioni di tempi determinati. In termini assoluti gli occupati calano : da un lato, un aumento sensibile degli autonomi ( sarebbe interessante capire quanti dipendenti son passati alla Partita IVA per beneficiare, unitamente all'azienda, della tassazione più vantaggiosa) pari a 30.000 unità e, dall’altro, un forte calo tra i dipendenti, e il calo è dovuto principalmente alla diminuzione dei contratti stabili e dunque se aumento vi è stato- come continua a dire il governo- era da imputare essenzialmente alla trasformazione di contratti a tempo determinato, realizzati come consuetudine in gennaio dalle aziende per ragioni principalmente amministrative (utilizzo degli incentivi, ecc.). Svuotato il serbatoio delle trasformazioni sarebbe finito ed esaurito “l'effetto doping”: cadono i contratti a tempo indeterminato (quelli in essere, non le nuove assunzioni, ragione per quale si indovina un saldo assunzioni/cessazioni molto negativo) e pure quelli a termine.. Il Decreto Dignità si dimostra dunque ancora una volta del tutto ininfluente rispetto alle dinamiche occupazionali. In buona sostanza le statistiche lette tendenzialmente e storicamente confermano una dinamica di sostenuta crescita occupazionale fino a maggio 2018 e, a seguire, una sensibile contrazione. Le incentivazioni fiscali e contributive hanno permesso di spostare quote anche significative di occupati a termine verso l’occupazione stabile (come già nel 2015-2016 con il Jobs Act fino al primo semestre 2019) e poi l'occupazione nel suo complesso tende a diminuire in relazione alla congiuntura economica. In assenza di significative inversioni di tendenza inevitabile che, esaurita la spinta alla stabilizzazione dei contratti a termine, le imprese sono e saranno molto caute sulle assunzioni e, viste le difficoltà ad assumere a termine, preferiscono guadagnare elasticità usando alternativamente i pedali dello straordinario e della cassa integrazione. I dati sulla CIG confermano questa situazione , aumentano le domande di CIG Ordinaria e soprattutto del 180% quelle di CIG Straordinaria. Al netto di variazioni congiunturali, sul 2019 non si può allora che prevedere un calo dell'occupazione complessiva a causa di una progressiva stabilizzazione dell'occupazione stabile e del calo di quella a termine. In particolare, è prevedibile una diminuzione delle ore lavorate a fronte di un corrispondente aumento della Cassa Integrazione. A ciò si aggiungerà inevitabilmente l'impatto del pensionamento anticipato provocato da “Quota 100” e dagli altri strumenti esistenti Del resto, gli studi di Confindustria su PIL 2019 (uguale zero) confermano che ben difficilmente per quel po’ che ci rimane del 2019 potranno esserci novità in grado di determinare un'inversione di tendenza nel mercato del lavoro.E la Legge finanziaria o cd di bilancio non aiuta.
La ville lumiere sorella d'Italia
Alessandra Servidori Conte 2 Impari dalla sorella Francese parigina Macroniana
In attesa che Berlino rialzi la testa e la schiena colpita da una recessione economica preoccupante , il Piccolo Principe novello Napoleone, sta seminando la sua strategia che produce ottimi risultati.E francamente il nostro Governo dovrebbe avere un occhio di riguardo per la Francia cercando di non raccogliere le provocazioni che da una parte sinistrosa della compagine governativa non segue le raccomandazioni del Presidente Mattarella che non ha mai abbandonato la forte sorellanza con la nazione più simile alla nostra in Europa. Sì perché secondo l’Ubs Banca svizzera seria e autorevole l’economia tedesca è in contrazione ma quella francese è in espansione .E non solo nel 2020 la crescita della zona euro segnala l’Ofce –Osservatorio francese della congiuntura economica- il pil francese dovrebbe aumentare del 1,3 % nel 2019 e dunque un quarto della crescita della zona euro verrà dall’economia francese. Sono le dinamiche strutturali in espansione in Francia perché i dati demografici sono migliorati e anche i tassi di investimento privati e pubblico perché superiori e le politiche di riforme strutturali avanzano perentoriamente come la riorganizzazione del sistema previdenziale. In più il candidato sindaco di Parigi di Macron , Benjamin Griweaux di EN MARCE per Parigi 2020 sta facendo una campagna elettorale molto coraggiosa e incalzante tutta incentrata sul consenso delle medie popolazioni per riportarle a Parigi dopo che si sono date alla fuga spopolando il centro storico. Dunque la sua campagna elettorale punta alla valorizzazione del patrimonio immobiliare della città come dovrebbe fare un po’ tutta l’Europa perché le capitali e le città di maggior bellezza si stanno spopolando a causa di una politica abitativa esosa e dunque favorendo gli alloggi con un prezzo di mercato molto inferiore ai prezzi immobiliari e una modifica radicale del sistema di aiuti alla famiglia perché con le soglie attuali le classi medie sono tagliate fuori in tutta Europa dalle sovvenzioni. Una città senza classe media è una città morta .In più Parigi è pronta ad accogliere chi sarà estromesso da Londra e cioè le università le banche le aziende. Il Conte 2 e la sua compagine, schiacciata a un pil 2019/2020 miserevole, dovrebbe riflettere studiare e modificare la strategia aiutando le imprese, modificando l’attenzione verso quella parte della popolazione, perlopiù anziana e non con pensioni decenti o giovane che vuol mettere su famiglia e che fanno fatica a rimanere nei centri cittadini perché il costo della vita è troppo alto. Per esempio buon esempio della sorellanza francese è il comodato gratuito per alcuni anni a chi si occupa di rimetter a nuovo i locali di caserme o fabbriche in cooprative di cittadini e ne fa piccole abitazioni nel centro storico. In Italia ce ne sarebbero a migliaia.E altrochè quota 100 e rdc.
Pillole di Legge di bilancio: no comment
ASPETTANDO IL GIUDIZIO DELL’EUROPA- RESOCONTO NO COMMENT
I dettagli sul via libera all’alba di oggi 16 ottobre, “salvo intese”, e salvo ripensamenti alla legge di bilancio da circa 30 miliardi e al decreto fiscale.
DOSSIER CONTANTE -Il superbonus per premiare chi utilizza le carte di credito anziché il contante, varrà 3 miliardi di euro e scatterà a partire dal 2021. Lo si evince dalle tabelle del Documento programmatico di bilancio 2020 consegnato dall’Italia alla Commissione Ue. Per il 2020 non è invece previsto alcuno stanziamento, mentre nel 2022 il superbonus sarà pari ad altri 2,8 miliardi circa.
FISCO GREEN-“La rimodulazione selettiva delle agevolazioni fiscali e dei sussidi dannosi per l’ambiente, nonché l’aumento “La rimodulazione selettiva delle agevolazioni fiscali e dei sussidi dannosi per l’ambiente, nonché l’aumento della tassazione sugli imballaggi di plastica per promuovere la sostenibilità dell’ambiente determina maggiori risorse per oltre 2 miliardi di euro”. E’ quanto prevede la manovra, secondo il Documento programmatico di Bilancio del governo.
DETRAZIONI E DINTORNI-Meno detrazioni fiscali per i redditi più alti. La manovra introdurrà “una soglia di reddito oltre la quale l’agevolazione IRPEF relativa a oneri detraibili al 19% si azzererebbe con gradualità”. Lo si legge nelle tabelle del Documento programmatico di bilancio 2020 consegnato alla commissione Ue in cui non viene specificato il livello di reddito interessato ma viene precisato che “sono fatte salve le detrazioni per spese per interessi passivi sui mutui”.
LE PENE PER GLI EVASORI-Ci sarà un inasprimento” delle pene per gli evasori: “oggi è previsto fino a 6 anni di carcere, salirà a 8 anni per le fattispecie molto gravi”. Lo ha detto il viceministro all’Economia, Antonio Misiani, intervistato a Centocittà, su radio Rai Uno. “L’obiettivo del governo è colpire i grandi evasori – ha aggiunto – ma la strada maestra non è la repressione. Ci sarà un inasprimento ma solo per i grandi evasori”.
DOSSIER GIOCHI-Nuova revisione della tassazione sui giochi. Il decreto legge fiscale che accompagna la Manovra prevede un incrementato del prelievo erariale unico (preu) applicabile agli apparecchi da intrattenimento. Confermati altri interventi minori nel settore. Il gettito atteso e’ di 550 milioni nel solo 2020, secondo quanto calcola il Documento programmatico di bilancio.
CANCELLAZIONE CLAUSOLA IVA 2020-Stop all’aumento Iva da 23,1 miliardi che sarebbe scattato da gennaio senza se e senza ma. I rincari sono stati “completamente sterilizzati, senza ricorrere a interventi sulle rimodulazioni delle aliquote capaci di aumentare il gettito di tale imposta”.
CUNEO FISCALE-E la seconda macro misura della manovra. Si riduce già dal 2020 il cuneo fiscale a carico dei lavoratori, avviando un percorso di diminuzione strutturale della pressione fiscale sul lavoro. L’ipotesi è di una riduzione da 3 miliardi nel 2020 per arrivare a regime a 6 miliardi. Gli sconti arriverebbero ai soli lavoratori dipendenti. Il governo, nel comunicato finale di Palazzo Chigi ipotizza anche una “di riforma complessiva del regime Irpef”.
PIANO CASHLESS,OVVERO CALO GRADUALE DEL CONTANTE-Meno contante ma senza penalizzazione ma con un superbonus da 3 miliardi, una sorta di ‘regalo della Befana’ che verrà pagato nel 2021 a chi fa specifiche spese utilizzando la carta. E’ questo il terzo macro intervento previsto dalla manovra che è articolato anche con l’arrivo di un tetto all’uso del contante. Si passerà da 3.000 a 1.000 euro ma in tre anni: si scenderà a 2.000 euro nel 2020 per poi arrivare alla soglia fissata a regime due anni dopo. I dettagli, per una manovra approvata ‘salvo intese’ ancora devono essere definiti: è prevista una riduzione sensibile delle commissioni per i negozianti, di fatto quasi un azzeramento. Di certo arriva una lotteria con estrazioni e premi speciali per le spese pagate con la carta di credito o il bancomat, insieme a sanzioni per chi non accetta questo tipo di pagamenti. La lotteria assorbirebbe, ma solo nel futuro quella ipotizzata “per gli scontrini” introdotta, ma mai attuata, con l’ultima manovra che comunque dovrebbe partire a gennaio: prevede l’uso di scontrini parlanti, con l’indicazione del codice fiscale di chi compra.
SALUTE-Ci sarà la cancellazione del cosiddetto superticket in sanità, a partire dalla seconda metà del 2020, con un corrispondente incremento delle risorse previste per il sistema sanitario nazionale.
SCONTI RISTRUTTURAZIONI, ARRIVA BONUS FACCIATE-Si arricchiscono le detrazioni per le ristrutturazioni. Viene introdotta per il 2020 una detrazione per la ristrutturazione delle facciate esterne degli edifici (il ‘bonus facciate’) per dare un nuovo volto alle nostre città. Vengono prorogate le detrazioni per la riqualificazione energetica, gli impianti di micro-cogenerazione e le ristrutturazioni edilizie, oltre a quelle per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici di classe energetica elevata a seguito di ristrutturazione.
IMPRESE 4.0 E SCONTI A CHI INVESTE-Si stanziano le risorse necessarie a proseguire gli incentivi del programma “Industria 4.0” e altri strumenti di innovazione: tra questi il Fondo centrale per le piccole e medie imprese; il super e l’iper ammortamento (per beni tecnologici, software ed economia circolare); il rifinanziamento della legge Sabatini.
PREVIDENZA E WELFARE-Viene confermato il sussidio economico che accompagna alla pensione categorie di lavoratori da tutelare (cosiddetta APE Social) e la possibilità per le lavoratrici pubbliche e private di andare in pensione anticipata anche per il 2020 (la cosiddetta ‘Opzione Donna’). Non è stata toccata quota 100, senza prevedere diverse finestre di uscita.
Innovazione e Pari Opportunità
a cura di Alessandra Servidori
RUBRICA Innovazione e Pari Opportunità
-NUOVA PROFESSIONALITA -bimestrale di studi e orientamenti per l’integrazione tra scuola e lavoro e per l’apprendistato formativo
Settembre/Ottobre 2019
Parità di trattamento sul lavoro. La recente evoluzione del diritto internazionale
Il 21 Giugno 2019 a Ginevra si sono celebrati i 100 anni dell’Oil e nella Risoluzione
sottoscritta da tutti i rappresentanti dei Paesi aderenti un impegno importante
è stato assunto in materia di raggiungimento di una parità di trattamento sul
lavoro, attraverso un’agenda, con regolare valutazione dei progressi compiuti,
che «assicura la parità delle opportunità, la partecipazione e la parità di
trattamento, tra cui la parità di retribuzione per uomini e donne per lavoro
di pari valore; consente una più equilibrata ripartizione delle responsabilità
familiari; prevede la possibilità per il raggiungimento di un migliore equilibrio
tra vita e lavoro, consentendo ai lavoratori e i datori di lavoro di concordare
soluzioni, garantire la parità di opportunità e di trattamento nel mondo del
lavoro per le persone con disabilità, così come per altre persone in situazioni
vulnerabili».
La recente Risoluzione Oil consolida la Direttiva del Parlamento europeo del
4 Aprile scorso sul work-life balance sulla quale dal 2008 si stava discutendo
e solo nel 2017 si era arrivati ad una proposta unificante poiché c’era una
divergenza sostanziale sull’impostazione degli orientamenti per concedere
congedi sia parentali che genitoriali uniformando così il trattamento per i 27
paesi aderenti alla Comunità Ue.
Il Parlamento ha varato e approvato in via definitiva orientamenti nella direttiva
che stabiliscono prescrizioni minime relative al congedo di parità, al congedo
parentale e al congedo per prestatori di assistenza e a modalità flessibili per
i lavoratori che sono genitori o prestatori di assistenza i cd caregiver. Gli Stati
membri hanno tre anni di tempo per adeguare le proprie legislazioni e nella
direttiva sulla parità di genere ed equilibrio tra attività professionale e vita
familiare sono riaffermati i principi 2 e 9 del pilastro europeo dei diritti sociali. La
direttiva individua una combinazione di misure volte a ridurre le discriminazioni
di genere in ambito famiglia/lavoro. Questi i principi fondamentali:
- congedo di maternità: misure non legislative volte a rafforzare l’applicazione
delle attuali norme a tutela delle lavoratrici madri ed il ricorso a soluzioni agevolative di orario di lavoro (compresi spazi e pause per allattamento);
- congedo di paternità: introduzione di un diritto individuale di 10 giorni
lavorativi, retribuiti almeno al livello del congedo per malattia;
- congedo parentale: dutilizzo flessibile quattro mesi di congedo non trasferibile
tra genitori, retribuzione di quattro mesi almeno pari al congedo per malattia;
- congedo per i prestatori di assistenza: introduzione di un diritto individuale di
5 giorni lavorativi all’anno, retribuiti almeno al livello del congedo per malattia;
- modalità di lavoro flessibili: diritto per i genitori di bambini fino a 12 anni e per
caregiver di chiedere flessibilità oraria, di calendario o di luogo di lavoro.
Attualmente in Italia il congedo di paternità obbligatorio è di cinque giorni, più
uno facoltativo in sostituzione di quello della madre. Entro tre anni, dunque, il
congedo di paternità dovrà adeguarsi ai nuovi requisiti minimi: almeno dieci
giorni lavorativi, retribuzione minima pari all’indennità di malattia, utilizzo nel
periodo di nascita del figlio (gli Stati membri possono decidere se dopo la nascita
o anche periodi antecedenti). Spetta anche al secondo genitore equivalente (nel
caso di coppie omosessuali) e deve essere concesso a prescindere dallo stato
civile o di famiglia, come definito dal diritto nazionale. Le legislazioni nazionali
potranno stabilire altri dettagli: frazionabilità, periodi alternati, tempo parziale.
Novità anche in materia di congedo parentale: sale a due mesi il periodo minimo
non trasferibile da un genitore all’altro, «al fine di incoraggiare i padri a fruire
del congedo parentale, pur mantenendo il diritto di ciascun genitore ad almeno
quattro mesi di congedo parentale». La direttiva propone di sancire anche il
diritto a un utilizzo flessibile del congedo, la cui retribuzione è pari al almeno al
livello del congedo per malattia. Infine, c’è una norma sui caregiver (i famigliari
che hanno cura dei propri congiunti), in base alla quale ogni lavoratore (uomo o
donna) ha diritto ad almeno 5 giorni all’anno di permesso per assistere parenti
o familiari malati e un periodo di congedo dal lavoro in caso di malattia grave
o di dipendenza di un familiare. Abbiamo due orientamenti che aiuteranno i
vari stati a procedere, investendo soprattutto sul welfare.
Ma il Parlamento italiano è assolutamente nebuloso sia sui provvedimenti in
materia di work-life balance sia sui caregiver e nel ddl (AS 1338) che reca il
titolo “Delega al Governo per la semplificazione e la codificazione in materia di
lavoro’’ si sarebbe dovuto ispirare e poi uniformare alla Risoluzione Oil e alla
Direttiva Ue. Ma questo ddl che ha l’obiettivo «di creare un sistema organico
di disposizioni in materia di lavoro per rendere più chiari i princìpi regolatori
delle disposizioni già vigenti e costruire un complesso armonico di previsioni
di semplice applicazione» ha una vaghezza nella delega che lascia moltissimi
dubbi e soprattutto non ha intenzione di chiarirli.
Alessandra Servidori
Università di Modena e Reggio Emilia
Buona settimana ricordando opportunamente Guareschi
https://www.startmag.it/blog/come-affrontare-la-piaga-degli-infortuni-sul-lavoro/ ALESSANDRA SERVIDORI 14 Ottobre 2019
"Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata non perché inadeguata alle nuove esigenze del progresso, ma perché gli uomini nuovi non saranno più adeguati ad essa. Quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, una lingua come quella latina non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. E il segreto consisterà nel fatto che egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo e di gradevole effetto “sonoro” potrà parlare per un’ora senza dire niente. Cosa impossibile col latino". (Giovannino Guareschi, Chi sogna nuovi gerani.
Morti sul lavoro : tante e tanti le lavoratrici e le chiamano" morti bianche" Rosse invece e sempre di più
Alessandra Servidori Troppe donne e uomini che "cadono" sul lavoro
Domenica 13 ottobre la giornata nazionale dell’Anmil ci ricorda che la cronaca racconta quotidianamente le tragedie del lavoro in Italia, con numeri che fanno impressione: centinaia di infortuni denunciati ogni giorno, molti gravi, alcuni (circa tre al giorno) letali. Il primo semestre del 2019 è il peggiore degli ultimi anni per quanto riguarda i morti sul lavoro. È stato infatti superato il totale delle vittime del primo semestre del 2018, che già era stato il peggiore degli ultimi anni.A livello annuale, i morti sul lavoro del 2018 erano già stati il 10% in più del precedente. Gli infortuni sono invece leggermente diminuiti nel 2019 rispetto al 2018, ma il totale del primo semestre è comunque più alto di quello degli anni 2016 e 2017.Anmil è impegnata in una campagna di informazione mentre la Ministra del lavoro Catalfo fa l’ennesimo annuncio (assumeremo 150 ispettori del lavoro) promessa che da anni sentiamo senza poi avere effettivo riscontro,tantè che sono proprio gli ispettori che denunciano il loro numero esiguo per effettuare vere indagini e ispezioni nei cantieri, in agricoltura dove c’è l’incidenza più alta di incidenti. Quest’anno da gennaio ad agosto si sono registrati 685 infortuni mortali e si chiede che il Piano strategico annunciato dal Governo si traduca in maggiori controlli mentre nel 2019 sono invece diminuiti;una maggior sensibilizzazione su questi temi a cominciare dalle scuole e una riforma vera dell’assicurazione contro infortuni e malattie professionali, anche per sostenere le esigenze di assistenza delle vittime e delle loro famiglie. Pensiamo per esempio ai due poliziotti e al carabiniere assassinati durante il loro servizio e alle loro famiglie rimaste senza risorse. Rispetto alla disciplina attuale del Testo unico del 1965 che ha riordinato normative ancora più datate c’è l’urgenza di mettere mano ad una riforma meno obsoleta e più aderente a criteri e risorse per la formazione della salute e sicurezza anche valorizzando le aziende che provvedono seriamente a dotare i loro dipendenti dei presidi necessari. Questa schizofrenia per cui si celebra a livello internazionale il 28 aprile la giornata dedicata alla prevenzione e salute e sicurezza sempre sul lavoro e a ottobre in Italia è un sintomo di una situazione complessa ,esempio evidente di come non si può approcciare al complesso tema della prevenzione salute e sicurezza solo pensando di agire a livello nazionale o sull’onda delle urgenze rappresentate dai momenti di maggior concentrazione di eventi drammatici, potendo permettersi di porre in secondo piano il tema delle tutele e della salute e sicurezza sul lavoro.
La prevenzione efficace è un’azione di sistema che richiede interventi programmatici, svolti in sinergia e perseguiti in modo sistematico e continuativo. Il denunciare da anni la mancanza di una Strategia nazionale di prevenzione vuol dire non avere come Paese né come Europa una progettazione a medio-lungo termine e, pertanto, una visione chiara di insieme su quali devono essere le priorità da realizzare, i controlli e le verifiche da svolgere, gli interventi mirati da pianificare, prevedendo modalità di collaborazione permanente tra i principali attori, istituzionali e delle parti sociali, impegnati nella prevenzione, a livello nazionale, ma anche sul livello regionale, dove le responsabilità non sono meno rilevanti, tenuto conto del ruolo che la legislazione concorrente oggi ancora gli attribuisce, sia in tema di prevenzione, di salute, che di formazione che è di scarsissima qualità. I dati rilevati dai vari osservatori di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un incremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro , sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un incremento pari al 15,0%.Un particolare questo che coinvolge in maggior misura annualmente sempre le lavoratrici, un dato già registrato negli anni precedenti da Inail che conferma la rilevanza degli infortuni in itinere per le lavoratrici che sono oltre la metà dei casi mortali nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro. Un problema evidentemente da attribuirsi alla stanchezza del doppio lavoro e della mancanza di conciliazione tra lavoro di cura e azienda e allo stress correlato che le lavoratrici accumulano. E’ proprio di questi giorni una denuncia reiterata e documentata delle lavoratrici che per maternità subiscono pressioni e minacce di licenziamento. Da Paese incivile che da una parte si preoccupa della scarsa natalità, dall’altra parte perseguita le lavoratrici e promette inutilmente di sostenere nel def i nuovi nati e poi si rimangia la parola.
NOI TUTTEPERITALIA a fianco del popolo curdo delle donne dei loro bambini
Alla Cortese attenzione Alto rappresentante Kurdistan Roma HAMID BAYAT- Rappresentante governo regionale del Kurdistan-Iraq-Via Giacomo Carissimi 37 00198 ROMA Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
11 Ottobre 2019
Egregio Ambasciatore, come Associazione Nazionale TUtteperItalia desidero esprimere concretamente la nostra vicinanza e piena solidarietà a Voi che stimiamo profondamente : siamo consapevoli che negli ultimi anni la comunità internazionale si è ricordata di voi solo per usarvi contro l’Isis.La popolazione Curda è riuscita a organizzare una resistenza forte schierando anche le donne in prima linea con accanto spesso i loro bambini.Avete privato nel 2015 L’Isis di gran parte dei territori conquistati e siamo grati di questa immane Guerra combattuta per tutti noi.Ora lo Stato islamico sta tornando all’attacco grazie alla codardia del Presidente USA e della ferocia di ERdogan e del caos politico e sta distruggendo il vostro Paese e Isis sta organizzando altri attentati anche in Europa.Voi siete stati di nuovo traditi e tradite e noi per quel che possiamo e vogliamo fare siamo con voi perché non possiamo assistere inermi alla vostra tragedia. Vi preghiamo di permetterci di aiutarvi. Alessandra Servidori Presidente Nazionale TutteperItalia Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. cellulare 3284691210
Cargiver :vogliamo la legge
IL SUSSIDIARIO.NET 7 Ottobre 2019
Caregiver Il Sussidiario
Alessandra Servidori
I caregiver familiari costituiscono a livello europeo un esercito di persone, prevalentemente donne, e svolgono quotidianamente un lavoro immane e molto spesso senza alcuna pausa ristorativa. E’l'assistente familiare volontario che quotidianamente e gratuitamente assiste un parente non autosufficiente. Questa figura, mai riconosciuta prima da nessuna legge, presta assistenza 24 ore su 24, in modalità diretta attraverso atti relativi a bisogni primari che l'invalido non riuscirebbe a soddisfare da solo (lavare, stirare, vestire, medicare, pulire casa, preparare i pasti, somministrare farmaci, cura e igiene della persona); indiretta sbrigando le questioni amministrative che dovrebbe compiere l'assistito, sorvegliando il familiare in modo attivo (ossia intervenendo in caso di pericolo) o passivo (se allettato).In Italia la figura del caregiver familiare non è riconosciuta come entità destinataria di autonoma tutela previdenziale, retributiva e di diritti legati alla funzione oggettivamente svolta: per ora bisogna estrapolare da altre norme alcuni benefici rivolti a persone che si occupano della persona disabile. Recentemente sono SEI i disegni di legge all'attenzione del Parlamento che hanno l'obiettivo di riformare la materia: il 19 maggio 2019 si è concluso il lavoro del cosiddetto Comitato ristretto del Parlamento italiano,l’Organismo chiamato a costruire un testo avente per fine di riunificare le sei proposte di legge in materia presentate, a inizio legislatura, da Pd, Lega, M5stelle e Forza Italia.
Ne è scaturito un disegno di legge, in buona parte condivisibile, un impegno e un confronto lungo e comprensibilmente non semplice: il successivo iter prevede il passaggio al Ministero dell’Economia e delle Finanze per la verifica delle coperture economiche necessarie ad attuare gli interventi previsti e, compito della maggioranza portarlo all’approvazione.
Vero è che la Legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Legge di Bilancio 2018) - All’Art. 1 co. 254, per la prima volta, viene istituito un Fondo statale per il caregiver familiare – come definito nel successivo comma 255 - che viene dotato 20 milioni all’anno a disposizione di iniziative per chi ha il ruolo di cura e assistenza del familiare per un totale di 60 milioni di euro per 3 anni fino al 2020.
Tuttavia, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non ha ad oggi ancora emanato i decreti attuativi necessari per stabilire le misure specifiche; per cui, anche se la copertura finanziaria esiste, non è ancora noto come si spenderanno le risorse.
Successivamente la Legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Legge di Bilancio 2019) - pubblicata il 31 dicembre 2018 in Gazzetta Ufficiale. All’Art. 1 co. 483 ha incrementato il Fondo per il caregiver familiare di 5 milioni di Euro per ciascuno dei successivi tre anni, portandolo annualmente a 25 milioni di euro per il 2019, 2020 e 2021. Il co 484 prevede che al termine di ciascun anno finanziario le somme residue del Fondo di cui al co 483 non impegnate sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate al medesimo Fondo dal Ministro dell’Economia con proprio decreto operando la variazione di bilancio.
Ma ancora una volta, pur esistendo il Fondo, mancano i decreti relativi agli interventi per distribuirli: i disegni di legge sono stati presentati ma sono ancora in fieri all’esame delle Camere. Il Fondo quindi resta nelle cose da fare del nuovo governo.
In Europa,in altri Paesi dell’Unione Europea – quali Spagna, Francia, Gran Bretagna, Romania, Polonia, Grecia - esiste già specifica tutela, anche se con diverse modalità, per chi assiste i propri cari. Nel frattempo, si è sbloccata in Parlamento UE la Direttiva sul work-life balance - 2017/0085 (COD) - DIRETTIVA DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO che, abrogando la direttiva 2010/18/UE del Consiglio sulla quale si stava discutendo dal 2008 , si rende garante nei 27 Paesi aderenti all’Unione del “principio delle pari opportunità” sia di genere ma anche, e soprattutto, di “equilibrio tra attività professionale e vita familiare di genitori e prestatori di assistenza che lavorano”.
Il Parlamento UE, infatti, il 4 Aprile 2019 ha varato e approvato orientamenti in una direttiva che stabilisce prescrizioni minime relative al congedo di paternità, al congedo parentale e al congedo per prestatori di assistenza e a modalità flessibili per i lavoratori che sono genitori o prestatori di assistenza, i c.d. caregivers (vedasi, in particolare: Articolo 6 – Congedo per i prestatori di assistenza; Articolo 7 – Assenza dal lavoro per cause di forza maggiore; Articolo 8 – Adeguatezza del reddito; Articolo 9 – Modalità di lavoro flessibili)..
Questa Direttiva mira a garantire che gli Stati membri valutino la necessità di adeguare le condizioni di accesso al congedo parentale e le sue modalità alle esigenze specifiche dei genitori in situazioni particolarmente svantaggiate dovute a disabilità o malattia cronica e alle esigenze dei genitori adottivi.
La disposizione stabilisce la durata massima fissata a due anni del periodo che gli Stati membri hanno a disposizione per recepire la direttiva nel diritto nazionale e comunicare alla Commissione le corrispondenti disposizioni.
Mentre attendiamo che il Governo Conte 2 proceda sugli impegni assunti per le politiche familiari e dunque approvi la legge sui familiari volontari ,dal prospetto del def si enuncia che per le collaboratrici familiari (badanti , colf, ecc) che ovviamente sono un aiuto per quel 68% di famiglie nelle quali a parità di lavoro fuori casa tra coniugi le responsabilità di cura di figli,anziani e disabili sono ancora affidate solo alle donne, si prospetta che le famiglie datrici di lavoro debbano farsi sostituto d’imposta trattenendo e poi pagando allo Stato ,l’Irpef al posto del lavoratore che significa mettere un nuovo carico enorme sulle spalle delle donne italiane. Dunque non solo non è riconosciuto il valore del lavoro di cura al familiare che assiste un parente disabile, ma addirittura si tassa la famiglia che assume un aiuto domestico. Intanto il tavolo di lavoro interistituzionale formato dai tre sindacati confederali E/R, l’Università di Modena e Reggio Emilia,Inps Nazionale,Inail,Comune di Bologna,Istituto Ramazzini, Associazione Nazionale Tutte per Italia, Ordine dei Medici,Ant, Regione E/R ha predisposto una guida per i caregiver familiari per aiutarli a conoscere le norme aggiornate di cui dispongono in attesa della legge che metta in moto il Fondo . Una guida semplice “amica” che verrà distribuita gratuitamente e presenteremo a Roma il 12 novembre prossimo. Insieme dalla parte dei più deboli.
Si vota il Bilancio della Ue: ecco i numeri
QUI EUROPA www.ildiariodellavoro.it
Lunedi a Bruxelles si vota il bilancio Ue: ecco tutti i numeri
Il bilancio dell'UE per il 2020 è l'ultimo bilancio nell'ambito del quadro finanziario pluriennale dell'Unione (QFP) per il periodo 2014-2020 e rientra nell'ambito di questo quadro. La proposta si basa sul principio secondo cui il Regno Unito parteciperà pienamente all'esecuzione e al finanziamento del bilancio UE 2020 come se fosse uno Stato membro. Il bilancio 2020 sarà eseguito durante il primo anno del mandato di un Parlamento europeo neoeletto e di una nuova Commissione europea. Al fine di garantire la stabilità e la continuità necessarie da un periodo di programmazione all'altro, la Commissione ritiene essenziale che un accordo in seno al Consiglio europeo sul nuovo QFP sia raggiunto nell'autunno del 2019, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo di dicembre 2018, seguito da un accordo globale entro la fine del 2019.
CREDITI PROPOSTI Il progetto di bilancio 2020 (compresi gli strumenti speciali) è il seguente: - gli stanziamenti d'impegno totali (compresi gli strumenti speciali) sarebbero 168.271,7 milioni di EUR, con un aumento di 2.082,5 milioni di euro rispetto al bilancio 2019 (+ 1,3%).
PRIORITÀ CHIAVE PER IL 2020 Il bilancio dell'Unione per il 2020 è un bilancio per la continuità e la transizione. Continuerà a sostenere i risultati conseguiti dall'UE negli ultimi anni e le priorità degli attuali programmi, offrendo al contempo il miglior punto di partenza possibile per la nuova generazione di programmi a partire dal 2021. Per quanto riguarda la proposta della Commissione, il gli stanziamenti previsti nel bilancio 2020 sono principalmente destinati ai seguenti settori prioritari: 1) Investimenti, crescita e posti di lavoro di natura sostenibile e inclusiva Oltre 83 miliardi di EUR in impegni sono destinati a stimolare la crescita economica e le regioni europee e sostenere i giovani. Affinché la crescita vada a vantaggio di tutti gli europei, in particolare di quelli maggiormente colpiti, l'UE e i suoi Stati membri dovranno investire nei lavori di domani e sfruttare le opportunità offerte dalla transizione verso un'economia digitale e un'economia a bassa crescita. emissioni di carbonio. Il meccanismo per collegare l'Europa (ECM) continuerà a sostenere la diffusione e il funzionamento delle infrastrutture di servizi digitali, delle reti a banda larga ad alta velocità e veloci e dei punti di accesso locale senza fili gratuiti attraverso l'iniziativa WiFi4EU.
1)ll bilancio 2020 contribuirà inoltre all'impresa comune europea di calcolo ad alte prestazioni, che mira a sviluppare e sostenere il supercalcolo ultraveloce (exaflopic) entro il 2022/2023 e finanzierà nuove componenti di Orizzonte 2020, come l'iniziativa pilota dell'Unione europea e del Consiglio europeo per l'innovazione rafforzata, spianando la strada al suo successore, Orizzonte Europa. La Commissione prevede di stanziare 13,2 miliardi di EUR per la ricerca e l'innovazione in Europa nell'ambito di Orizzonte 2020 e 1,2 miliardi di EUR (+ 75% rispetto al 2019) per Galileo, il sistema di navigazione satellitare per l'Europa. Il progetto di bilancio propone inoltre 255 milioni di euro per il programma europeo di sviluppo industriale della difesa (EDIDP) nel 2020 per incoraggiare le imprese a cooperare allo sviluppo congiunto di prodotti e tecnologie della difesa, fino all'attuazione di nel 2021, un vero fondo europeo per la difesa. Nei settori dell'istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport, 2,8 miliardi di euro saranno disponibili per il programma Erasmus +. Con un budget di 166 milioni di euro, il Corpo europeo di solidarietà consentirà ai giovani di acquisire esperienza nel volontariato con molti tipi di organizzazioni in tutta Europa. L'iniziativa a favore dell'occupazione giovanile (YEI) ha finora beneficiato di poco più di 4,4 miliardi di EUR nell'attuale QFP e per il 2020 sono proposti ulteriori 116,7 milioni di EUR.
2) Migrazione, solidarietà e sicurezza in un mondo sempre più multipolare.
Nel 2020 il bilancio dell'UE continuerà ad attuare tutte le misure adottate a livello europeo per gestire meglio i flussi migratori, limitare la migrazione illegale e concentrarsi maggiormente sulle cause profonde della migrazione: il nuovo sistema di ingresso / uscita intesa a rafforzare la gestione delle frontiere, il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi, la versione modernizzata del sistema d'informazione Schengen, lo strumento per i rifugiati in Turchia e il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile. In vista dell'adozione della proposta della Commissione di rivedere il regolamento di Dublino, il Fondo Asilo, migrazione e integrazione per il 2020 dovrebbe continuare a sostenere gli Stati membri sotto pressione, con particolare attenzione alla Grecia, e accompagnare gli sforzi di solidarietà e reinsediamento. Il progetto di bilancio comprende: - 420,6 milioni di EUR (+ 34,6% rispetto al 2019) per l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), a seguito del accordo raggiunto nel marzo 2019 dal Parlamento europeo e dal Consiglio per l'istituzione di un organo permanente di 10.000 guardie di frontiera entro il 2027; - 56,2 milioni di euro per il nuovo programma rescEU (ammodernamento del meccanismo di protezione civile dell'Unione), al fine di aumentare la capacità di risposta a terremoti, incendi boschivi e altre catastrofi; - 560 milioni di euro per i bisognosi in Siria, nonché per i rifugiati e le loro comunità ospitanti nella regione, nonché un rafforzamento di 60 milioni di euro per lo strumento europeo di vicinato per la componente "Nordafrica" del fondo fiduciario di emergenza per l'Africa per prevenire la migrazione irregolare e migliorare la situazione dei migranti e dei rifugiati
3) La lotta ai cambiamenti climatici .Il progetto della Commissione prevede di dedicare il 21% del bilancio globale per il 2020 alla lotta contro i cambiamenti climatici, che fa parte dell'ambizioso obiettivo di allocare il 20% del bilancio Attività a lungo termine dell'UE per combattere i cambiamenti climatici. Un obiettivo ancora più ambizioso è proposto per il prossimo QFP, al fine di sostenere l'impegno dell'UE ai sensi dell'accordo di Parigi di ridurre di almeno il 40% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 nella prospettiva di un'economia neutrale. il piano climatico.
PRINCIPALI ASPETTI PER RUBRICA DEL QUADRO FINANZIARIO 2014-2020 Nel QFP (Quadro Finanziario Programmatico), il massimale globale per gli stanziamenti di impegno per il 2020 è di 168 797 milioni di EUR, che rappresenta lo 0,99% del reddito nazionale lordo (RNL) dell’Union. Il massimale per gli stanziamenti di pagamento è di 172.420 milioni di EUR, pari all'1,01% dell'RNL. –
Competitività per la crescita e l'occupazione: gli stanziamenti di impegno ammontano a 24 716,4 milioni di EUR. Tale importo è aumentato del 5,5% rispetto al bilancio 2019, principalmente a causa degli aumenti previsti dal quadro strategico comune per la ricerca e l'innovazione, il meccanismo per collegare l'Europa, i principali progetti infrastrutturali e Erasmus +. Ciò lascia un margine di 474,6 milioni di EUR. Gli stanziamenti di pagamento aumentano del 7,7% a 22.108,5 milioni di EUR. –
Coesione economica, sociale e territoriale: gli stanziamenti di impegno aumentano del 2,5% a 58.611,9 milioni di EUR, senza lasciare margini di miglioramento. Gli stanziamenti di pagamento per la rubrica aumentano del 6,4% rispetto al bilancio 2019 e aumentano a 50,042,4 milioni di EUR. Non sono necessari stanziamenti di pagamento per la chiusura dei programmi per il periodo 2007-2013 poiché dovrebbero essere chiusi tutti nel 2019. L'attuazione dei programmi 2014-2020 dovrebbe proseguire a velocità di crociera. - 2 - Crescita sostenibile: risorse naturali: gli stanziamenti di impegno per l'agricoltura, la pesca e le politiche ambientali ammontano a 59 994,9 milioni di EUR, con un aumento dello 0,6% rispetto bilancio 2019.
Il livello delle spese lascia un margine di 426,1 milioni di EUR al di sotto del massimale. Gli stanziamenti di pagamento ammontano a 58 014,3 milioni di EUR, con un aumento dell'1,1% rispetto al 2019. Il finanziamento delle spese di mercato e i pagamenti diretti nell'ambito del Fondo europeo agricolo di garanzia ammonta a 43.531. 8 milioni di EUR in stanziamenti di impegno e 43 501,7 milioni di EUR in stanziamenti di pagamento. –
Sicurezza e cittadinanza: il livello degli stanziamenti di impegno è fissato a 3.729,1 milioni di EUR, il 2,5% in meno rispetto a quello del bilancio 2019, ma che rimane a 778,1 milioni di EUR, sopra il massimale, il che richiede la mobilitazione dello strumento di flessibilità nella stessa misura. Gli stanziamenti di pagamento ammontano a 3.723,9 milioni di EUR, il che corrisponde a un aumento del 5,6% rispetto al bilancio 2019 –
Europa nel mondo: la Commissione propone stanziamenti impegni per 10 307,6 milioni di EUR (-8,9% rispetto al bilancio 2019). Per il 2020, si propone di utilizzare 240 milioni di EUR del margine non allocato nella rubrica per rafforzare, di 120 milioni di EUR ciascuno, le linee di aiuto umanitario e lo strumento europeo di vicinato al fine di onorare l'impegno assunto alla Conferenza siriana di 2019. Gli stanziamenti di pagamento ammontano a 8 966,1 milioni di EUR, corrispondenti a una riduzione del -4,0%. –
Amministrazione : tutte le istituzioni, comprese le pensioni e le scuole europee, aumentano del 3,8% (anche gli stanziamenti di pagamento aumentano del 3,8%), con impegni di 10.324 , 1 milione di EUR. Il margine ancora disponibile ammonta a 677,9 milioni di EUR per il 2020. Una delle priorità chiave della Commissione è garantire che il bilancio dell'UE crei valore aggiunto per i cittadini dell'Unione. Il progetto di bilancio 2020 è stato elaborato sulla base di informazioni sull'esecuzione di tutti i programmi di spesa dell'UE, dimostrando che il bilancio dell'UE sta fornendo risultati tangibili per i cittadini dell'UE e non solo.
Alessandra Servidori
ASCOLTA LA MIA INTERVISTA
ALESSANDRA SERVIDORI IN DIRETTA SU ECONOMIA E POTER CAPIRE MARTEDI 24 SETTEMBRE 2019
tutti i martedì alle 8,10 in diretta su Radio in blu https://www.radioinblu.it/streaming/?vid=0_in5bvu9o
Donne pace e sicurezza
Alessandra Servidori DONNE PACE E SICUREZZA a che punto siamo in tutto il mondo Start magazin 22 settembre
IL SERVIZIO E RICERCHE DEL PARLAMENTO EUROPEO il 18 settembre scorso ha reso pubblica una ricerca su Donne in affari esteri e sicurezza internazionale sulla quale la Commissione ha iniziato a discutere su proposta della FEMM gruppo della Commissione che si occupa di politiche di parità di genere. Il dibattito sulla partecipazione e il ruolo delle donne negli affari esteri e nella sicurezza internazionale è pertinente e viene sollevato con crescente frequenza sia a livello nazionale che internazionale. In particolare, vi è una crescente attenzione agli squilibri nella rappresentanza delle donne nella leadership e in altre posizioni chiave nell'area della politica estera e di sicurezza, nonché al crescente corpus di prove relative all'effetto positivo dell'inclusione delle donne in diversi settori nevralgici di politica estera e di sicurezza. Tra questi temi, il ruolo delle donne nel mantenimento della pace riceve un'attenzione particolare, poiché la ricerca ha ripetutamente dimostrato che l'uguaglianza di genere contribuisce alla pace e che i negoziati con le donne hanno maggiori possibilità di essere sostenibili ed efficaci.
Le società di parità di genere godono di migliore salute, crescita economica più forte e maggiore sicurezza. Le Nazioni Unite e l'UE hanno posto una forte enfasi sulla questione negli ultimi due decenni. La risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza dell'ONU ha istituito l'agenda per le donne, la pace e la sicurezza (WPS) nel 2000.
Da allora sono state adottate più risoluzioni relative al WPS, ampliando la portata e l'ampiezza della questione pace e sicurezza di genere. Queste risoluzioni sono state fondamentali per cambiare la filosofia e la retorica incentrate sul conflitto e sulla parità di genere, sfidando così la comunità internazionale a fare di più. Diverse iniziative sono in corso di attuazione a livello dell'UE, anche attraverso l'approccio strategico dell'UE al WPS del 2018. Tuttavia, i critici sostengono che resta ancora molto da fare, poiché le donne continuano a essere sottorappresentate nel campo della politica estera e di sicurezza in tutto il mondo e nel contesto internazionale sta diventando sempre più rilevante nel contesto di nuovi paradigmi e approcci agli affari globali. Studiosi, responsabili politici e società civile si stanno impegnando in modi innovativi per promuovere la partecipazione delle donne in questi settori del processo decisionale e su tutti i livelli sul campo, dalla concettualizzazione all'attuazione.
Il dibattito su donne e politica estera non è nuovo. Già negli anni '80, gli studiosi che lavoravano sull'opinione pubblica e sulla politica estera hanno indicato un divario di genere su queste questioni e hanno avanzato l'idea che la maggiore partecipazione delle donne alla politica estera porterebbe a paradigmi nuovi e innovativi in questi settori . Tuttavia, quasi 40 anni dopo, il dibattito "sulla misura in cui la politica estera può essere sostanzialmente trasformata dall'aumento della presenza delle donne nelle strutture governative pertinenti è in corso, non da ultimo a causa della costante disparità di rappresentanza nell'area". Oggi, questo dibattito si è esteso ad una serie di questioni correlate, tra cui, ma non solo: la rappresentanza delle donne, anche ai massimi livelli di elaborazione delle politiche; le forze armate; diplomazia; e analisi di politica estera (comunità di think tank e altri esperti). Il contenuto e l'approccio della politica come è influenzato dalla partecipazione delle donne, anche dall'emergere di un'agenda di "politica estera femminista"; come il mantenimento della pace e della gestione delle crisi si concentrano sulle politiche che consentono la partecipazione delle donne a tali attività e sull'impatto che la loro partecipazione alle forze armate (specialmente nelle operazioni di mantenimento della pace) può avere sulle società locali e sull'efficacia di costruzione della riconciliazione. Esiste un divario rappresentativo: i numeri parlano da soli. Vero è che un crescente numero di prove evidenzia gli effetti benefici di avere donne rappresentate nella vita sociale, politica ed economica su un piano di parità con gli uomini e di promuovere la diversità di genere. La ricerca ha dimostrato, ad esempio, che la diversità di genere, "se supportata da norme e regolamenti a sostegno del genere all'interno di un settore, porta a una migliore produttività e a un migliore scambio di punti di vista diversi". Vi sono inoltre solide prove del fatto che lo status delle donne, compresa la loro rappresentanza nel processo decisionale, è un importante fattore predittivo di tranquillità statale. Anche l'opinione pubblica si sta spostando a favore di una maggiore rappresentanza delle donne in ruoli politici e di comando. Secondo lo speciale sondaggio Eurobarometro del 2017 sulla parità di genere, il 61% dei cittadini dell'UE ritiene che "la politica sia dominata da uomini che non hanno sufficiente fiducia nelle donne". La maggior parte degli intervistati (54%) ritiene che ci dovrebbero essere più donne nel processo decisionale politico. Un sondaggio condotto nel Pew Research Center negli Stati Uniti nel 2018 ha rivelato che la maggior parte degli intervistati vorrebbe vedere più donne in ruoli di leadership. È interessante notare che il 22% degli intervistati ritiene che le donne "abbiano un approccio migliore alla leadership", allo stesso tempo, la maggior parte degli intervistati ritiene che la discriminazione di genere sia un grave ostacolo nell'arena professionale e che gli uomini abbiano un percorso più semplice verso posizioni di leadership, sia nel mondo degli affari che in quello politico. Nonostante questi risultati e i relativi progressi compiuti in diversi paesi e organizzazioni multilaterali in tutto il mondo negli ultimi anni, le donne rimangono ampiamente sottorappresentate in politica, in particolare nell'area della politica estera e della sicurezza internazionale. Negli Stati Uniti, il divario tra la rappresentanza femminile nella politica estera, in particolare la politica di difesa, e altre aree del settore pubblico è impressionante. Ad esempio, mentre le donne rappresentano circa la metà o più della metà dei dirigenti senior nei dipartimenti che si occupano di questioni, come la salute e i servizi umani o l'edilizia abitativa e lo sviluppo urbano, rappresentano solo il 39% dei dirigenti senior presso il Dipartimento di Stato, e ancor meno in Pentagono e nelle comunità dell'intelligence.
A livello globale, i numeri parlano da soli. Ad esempio, solo il 15% degli ambasciatori del mondo sono donne. Fino al 2017, c'erano solo 15 ministri della difesa al mondo. Dei 47 Stati membri del Consiglio d'Europa, solo cinque hanno donne come ministri degli Esteri. Tra i 29 membri della NATO, ci sono solo otto ministri della difesa femminile (una grande percentuale, tuttavia, rispetto alla stima del 2018 che denuncia sono solo 17 ministri della difesa femminile nel mondo). All'interno dell'UE-28, ci sono attualmente sei ministri della Difesa femminili e solo tre ministri degli Esteri femminili . All'interno delle Nazioni Unite, fino a marzo 2018 nessuna donna era mai stata a capo del Dipartimento di affari politici, che esiste dal 1952 con nomi / formati diversi.
La mancanza di una rappresentanza equilibrata tra le professioni politiche è stata identificata anche nei dati riguardanti la composizione della comunità scientifica nel campo degli affari esteri. La Gender Scorecard di Washington DC Think Tanks 2018, prodotta da Women in International Security, un'organizzazione non governativa globale dedicata a promuovere la leadership e lo sviluppo professionale delle donne nel campo della sicurezza internazionale, mostra che il divario va ben oltre il settore governativo . Secondo la scorecard, il 68% dei capi dei principali gruppi di riflessione di Washington e il 73% diesperti nelle stesse organizzazioni sono uomini. Solo uno dei 22 gruppi di riflessione esaminati aveva una componente di programmazione di genere significativa. Finora non ci sono dati completi su questo stesso problema nell'UE. Inoltre, secondo un rapporto del Carnegie Endowment, solo il 30% degli studiosi nel campo delle relazioni internazionali sono donne. Le preoccupazioni relative all'equilibrio tra vita professionale e vita privata e alla mancanza della giusta infrastruttura amministrativa per consentire alle donne di intraprendere carriere di alto livello durante la costruzione di una famiglia, sono state evidenziate come fattori che contribuiscono in modo significativo al problema. Anne Marie Slaughter, una figura di spicco nel dibattito, ha sottolineato nel 2012 l'importanza di creare le giuste politiche sociali, ma anche di colmare il divario di responsabilità assicurando che le donne siano ugualmente rappresentate nei ranghi della politica, dei dirigenti aziendali e dei dirigenti giudiziari .Sebbene la rappresentanza da sola non risolva i problemi di politica estera basati sul genere, è percepita come uno dei tanti passi necessari in quella direzione.
L'agenda di politica estera femminista segnala che nel 2014 la Svezia è diventata il primo Paese a presentare il concetto e il piano di attuazione di una politica estera femminista sotto l'ex ministro degli Esteri svedese, Margot Wallström. Questo concetto, che in seguito ha acquisito slancio, pone i diritti delle donne, la sicurezza umana e la pari rappresentanza al centro dell'azione diplomatica. Si basa sul presupposto che le società di parità di genere godono di una salute migliore, una crescita economica più forte e una maggiore sicurezza, nonché sull'evidenza che l'uguaglianza di genere contribuisce alla pace. Una preoccupazione per la sicurezza individuale e umana anziché per quella statale è un aspetto determinante di questa agenda politica. I tre punti di partenza per la politica estera femminista sono:
Diritti: il servizio estero svedese promuove il pieno godimento dei diritti umani da parte di donne e ragazze, anche combattendo tutte le forme di violenza e discriminazione che limitano la loro libertà di azione. Rappresentanza: il servizio estero svedese promuove la partecipazione e l'influenza delle donne nei processi decisionali a tutti i livelli e in tutti i settori e cerca il dialogo con le rappresentanti delle donne a tutti i livelli, compresa la società civile. Risorse: il servizio estero svedese si adopererà per garantire che le risorse siano assegnate per promuovere la parità di genere e le pari opportunità per tutte le donne e le ragazze di godere dei diritti umani. Il servizio promuove inoltre misure mirate per diversi gruppi destinatari La politica estera femminista svedese sostiene anche l'istituzione di ministeri della pace, dimostrando che la pace è tanto importante per la politica estera quanto la difesa nazionale. Dal 2014, altri 79 stati hanno creato piani d'azione nazionali per includere meglio le donne nella politica estera e nei processi di pace e sicurezza. In tale contesto, continuano a verificarsi interessanti sviluppi nell'UE e in paesi diversi come Australia, Brasile, Canada, Norvegia e Emirati Arabi Uniti. Più di recente, nel giugno 2019 l'amministrazione degli Stati Uniti ha pubblicato la sua strategia su donne, pace e sicurezza, la prima strategia di questo tipo sotto il presidente Donald Trump. Includere le donne nei processi internazionali in materia di sicurezza e nei negoziati di pace di alto livello, oltre a offrire loro posti diplomatici di alto livello, significa molto di più di una semplice rappresentanza. Vi è, infatti, un numero crescente di prove che dimostrano che la partecipazione delle donne ai processi di pace e sicurezza può svolgere un ruolo significativo nel determinare il successo e la sostenibilità degli accordi di pace, nonché la durata e la qualità della pace. Gli studi dimostrano anche che gli accordi di pace firmati da donne delegate hanno un tasso di attuazione più elevato. I dati mostrano che le donne sono spesso percepite come "mediatori onesti" durante i negoziati di pace e quindi sono in grado di raggiungere una pace più sostenibile ed equa, ad esempio nella risoluzione dei conflitti nell'Irlanda del Nord negli anni fino al 1998. Inoltre, grazie ai loro ruoli e responsabilità sociali, le donne hanno anche accesso alle informazioni critiche. Ad esempio, le donne in Afghanistan e Irlanda del Nord sono state in grado di accedere alle reti di dati parlando con i membri della comunità. Secondo uno studio del Council on Foreign Relations del gruppo di esperti statunitensi, l'inclusione sostanziale di donne e gruppi della società civile in una trattativa di pace rende l'accordo del 64% meno probabile che fallisca e, secondo un altro studio, il 35% in più di probabilità di durare almeno 15 anni. Queste, tra le altre statistiche, mostrano chiaramente che la diversità di genere e l'inclusione delle donne nei negoziati di pace producono risultati migliori e di più lunga durata. Accordi di pace più duraturi, maggiore sicurezza umana e pari rappresentanza sono solo alcuni dei risultati della politica estera femminista e dell'inclusione delle donne nel campo della sicurezza.
Womenoften, altra potente associazione femminile, adotta un approccio collaborativo per il consolidamento della pace e si organizza attraverso divisioni culturali e settarie. È stato sostenuto che tale approccio - che incorpora le preoccupazioni di diversi gruppi demografici (ad esempio religiosi, etnici e culturali) colpiti da un conflitto e che hanno un interesse nella sua risoluzione - aumenta le prospettive di stabilità a lungo termine e riduce la probabilità di fallimento statale, insorgenza di conflitti e povertà. L'indagine scientifica sull'impatto della partecipazione delle donne alla sicurezza internazionale si sta espandendo. Ricerche recenti hanno anche dimostrato che la partecipazione delle donne alla risoluzione delle questioni nucleari è vantaggiosa, in quanto riduce il potenziale di comportamento a rischio e aumenta la probabilità che gli accordi negoziati possano essere sostenuti, fornendo al contempo idee innovative. Tuttavia, le donne rappresentano solo circa un quarto delle delegate ai colloqui internazionali di non proliferazione, meno della soglia indicata per le dinamiche di gruppo che cambiano abbastanza da portare a risultati migliori. Oltre a sottolineare il ruolo che le donne possono svolgere nel processo decisionale, nei negoziati di pace e nel mantenimento della pace, l'agenda del WPS si concentra anche fortemente sulla protezione delle donne e dei loro diritti in situazioni di conflitto. Nelle società che affrontano conflitti, le donne e le ragazze sono esposte a maggiori rischi di violazioni dei loro diritti umani, poiché la discriminazione tende a diventare più acuta.
I conflitti possono provocare livelli più elevati di violenza contro donne e ragazze, inclusi omicidi arbitrari, torture, violenza sessuale e matrimonio forzato. La necessità di disposizioni linguistiche e di genere sensibili al genere (e della loro attuazione) nell'ambito degli accordi di pace è una sfida determinante. Gli esperti hanno dimostrato che "la presenza di disposizioni di genere negli accordi di pace influenza la partecipazione delle donne nelle società postconflitto, nonché le possibilità che una società postbellica si sposterà verso l'uguaglianza di genere" e che "gli accordi di pace hanno significativamente più probabilità di avere disposizioni di genere quando le donne partecipano ai processi di pace delle élite e sono meglio rappresentate nei parlamenti nazionali e nella società civile.
L'importanza della partecipazione delle donne alla società civile è illustrata da numerosi esempi in Medio Oriente. Le donne israeliane e palestinesi hanno costruito a lungo coalizioni attraverso linee nazionali, etniche e religiose al fine di condurre sforzi non violenti per promuovere la sicurezza e l'accesso ai servizi di base. In Siria, l'Advisory Board delle donne ai negoziati siriani, un gruppo di rappresentanti indipendenti della società civile, ha sollevato questioni mancanti dall'agenda e ha contribuito a sviluppare posizioni politiche, ha formulato raccomandazioni per assistere i colloqui di pace e ha proposto prospettive di genere. Gli sforzi locali di successo condotti dalle donne siriane comprendono il monitoraggio e la documentazione delle violazioni dei diritti umani, l'istituzione di cessate il fuoco, la creazione di consigli politici locali e la distribuzione di aiuti umanitari. Osservazioni simili sul ruolo delle organizzazioni della società civile femminile sono state fatte nei conflitti in Colombia, Liberia e Tunisia.
Il Council on Foreign Relations ha messo insieme un database sull'inclusione delle donne nei negoziati di pace in tutto il mondo e sul ruolo che il loro contributo (o la loro mancanza) ha avuto. Nonostante l'evidenza che la partecipazione delle donne sia vantaggiosa, ci sono ancora evidenti disuguaglianze sia nella rappresentanza nei negoziati internazionali di pace, sia nelle politiche di aiuto e sviluppo per le donne in stati fragili. Tra il 1990 e il 2017, le donne hanno costituito solo il 2% di mediatori, l'8% di negoziatori e il 5% di testimoni e firmatari in tutti i principali processi di pace. Più sorprendentemente, solo due donne hanno mai servito come capo negoziatori di pace. Allo stesso modo, nonostante il ruolo che i gruppi di donne locali potrebbero svolgere nella prevenzione e nella risoluzione dei conflitti, tali gruppi ricevono solo una piccola percentuale dell'aiuto assegnato agli stati fragili dai principali donatori.
Uno studio dell'OCSE del 2017 lo ha attribuito a significativi "punti ciechi nella comprensione dei donatori dei legami tra uguaglianza di genere, conflitto e fragilità". Nella prospettiva dell'UE Il tema delle donne negli affari esteri e nella sicurezza internazionale ha acquisito maggiore visibilità nelle istituzioni dell'UE negli ultimi anni. Nel 2008 il Consiglio ha adottato l'approccio globale all'attuazione dell'UE delle risoluzioni 1325 e 1820 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su donne, pace e sicurezza; nel 2010 ha adottato una serie di indicatori per monitorare l'attuazione dell'approccio globale nei settori della prevenzione, partecipazione, protezione, soccorso e recupero. Tra gli altri, gli indicatori includono il numero e la percentuale di donne mediatori e negoziatori, nonché il numero di gruppi della società civile femminile coinvolti nei negoziati di pace sostenuti dall'UE. Gli indicatori sono stati rivisti e rivisti da allora, in particolare nel 2016. Nel 2018 il Consiglio ha accolto con favore il nuovo approccio strategico dell'UE al WPS.
Nelle sue conclusioni, ha ricordato gli impegni dell'UE e dei suoi Stati membri per la piena attuazione dell'agenda del WPS, assicurando che "sia pienamente integrato in tutte le politiche e gli sforzi dell'UE nel promuovere l'importante ruolo dell'impegno delle donne a sostegno della pace sostenibile , sicurezza, diritti umani, giustizia e sviluppo ". Il nuovo approccio pone particolare enfasi sulla necessità di "impegnare, responsabilizzare, proteggere e sostenere donne e ragazze al fine di aiutare tutti i paesi a raggiungere la pace e la sicurezza sostenibili e durature come componenti intrinseche dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile". La promozione dell'agenda delle donne, della pace e della sicurezza è anche una priorità della dichiarazione congiunta sulla cooperazione UE-NATO. Nel settembre 2018, l'UE e il Canada hanno ospitato la prima conferenza dei ministri degli Esteri femminile, in cui erano rappresentati 17 paesi. L'incontro si è incentrato su temi quali l'emancipazione e la leadership delle donne, la prevenzione dei conflitti, la crescita democratica e l'eliminazione della violenza di genere. I partecipanti si sono impegnati a lavorare insieme e con i partner per costruire una rete di governi e organizzazioni della società civile per promuovere l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne e lavorare per attuare gli impegni esistenti. L'UE promuove questi obiettivi attraverso il suo quadro per la parità di genere e l'emancipazione delle donne attraverso le relazioni esterne dell'UE (2016-2020), adottato nel 2015. Secondo l'alto rappresentante / vicepresidente, Federica Mogherini, al 1 ° febbraio 2019 le donne rappresentavano il 39,6% di tutti i dirigenti della Commissione europea. Il servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sta attuando la sua strategia di genere e pari opportunità 2018-2023 (approvata a novembre 2017), che mira a raggiungere un equilibrio di genere sostenibile a tutti i livelli in tutte le funzioni e tutte le categorie di lavoro nel SEAE sia nella sede centrale di Bruxelles che nelle delegazioni dell'UE. Sulla base di una relazione della Commissione del 2019 sulla parità tra donne e uomini nell'UE, la rappresentanza generale di genere nel SEAE è quasi uguale. Tuttavia, le critiche hanno indicato aree che potrebbero essere migliorate Ad esempio, solo una delle otto rappresentanti speciali dell'UE per regioni e paesi in difficoltà è una donna, nonostante le prove di cui sopra degli effetti benefici delle donne nella mediazione. Secondo uno studio commissionato dal Parlamento europeo e condotto da Women in International Security (WIIS), la partecipazione delle donne alle missioni civili di gestione delle crisi dell'UE è aumentata di circa il 10% negli ultimi dieci anni, raggiungendo circa il 30% del personale. Inoltre, le missioni dell'UE in materia di politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) attualmente comprendono consulenti di genere che forniscono consulenza strategica sull'integrazione della dimensione di genere. Lo studio individua diversi modi in cui l'UE e i suoi Stati membri, nonché il Parlamento, possono rendere la gestione delle crisi dell'UE più sensibile al genere e allo stesso tempo più efficace ed efficiente. Il Parlamento è stato un fervente sostenitore dell'agenda del WPS nelle sue risoluzioni annuali sulla PSDC. Più di recente, il 12 marzo 2019, ha adottato una risoluzione sullo sviluppo delle capacità dell'UE in materia di prevenzione dei conflitti e mediazione, con una forte enfasi su donne, pace e sicurezza e in particolare sul rafforzamento delle capacità di genere nell'UE in questo settore. Tra le altre cose, il Parlamento ha chiesto all'UE di guidare gli sforzi nell'attuazione delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e di incorporare i principi in essa contenuti in tutte le fasi delle attività di prevenzione dei conflitti e di mediazione dell'UE; per la piena parità di genere e la partecipazione delle donne durante il ciclo del conflitto; e per la sensibilità di genere nella formazione e nell'intervento. Per quanto riguarda i posti di rappresentanza e di leadership, le donne rappresentano il 40,4% dei membri all'interno dell'attuale Parlamento (2019-2024). Quando si esaminano i cinque comitati e sottocomitati che si occupano di affari esterni, il loro numero scende al 35,2%.
Ciò è in gran parte dovuto alla scarsa rappresentanza delle donne nella sottocommissione per la sicurezza e la difesa (nonostante la sottocommissione sia presieduta da una donna), un'osservazione coerente con i risultati della ricerca presentati nelle sezioni precedenti. Per quanto riguarda le delegazioni per le relazioni con i paesi terzi, che erano 39 nella precedente legislatura (2014-2019), 10 dei 39 presidenti di delegazione erano donne. Ricordardiamoci bene che l'articolo 15, paragrafo 2, del regolamento del Parlamento europeo stabilisce che "è necessario garantire una rappresentazione equa globale delle opinioni politiche, nonché l'equilibrio di genere e geografico" nelle posizioni di comando; ciò vale anche per la distribuzione dei posti dei presidenti di commissione e dei vicepresidenti in virtù dell'articolo 213, paragrafo 3, del regolamento.
E siamo ancora qui.eh... già
ALESSANDRA SERVIDORI
E siamo ancora qui ,eh già ! GUALTIERI e la manovra 17 settembre 2019 formiche.net
Come avevamo dato credito a Giovanni Tria nei suoi tentativi di normalizzare il taglio del debito poi non riuscito, perché non dare credito a Roberto Gualtieri che da Helsinki ci fa sapere che il suo obiettivo è mantenere il deficit non lontano dal 2% del Pil come promesso dal Conte 1? Dubbi leciti ci assalgono anche perchè la commedia è finita e i numeri contano. La differenza tra le entrate e le uscite di uno Stato segnano il Prodotto interno del Paese. Come previsto dal patto di stabilità della Ue questo rapporto deve rimanere entro il 3% ( come deciso dal Trattato di Maastrict insieme al limite del rapporto debito/pil inferiore al 60% e in caso di sforamento scatta la procedura di infrazione. Ora la situazione italiana è che noi abbiamo un debito pubblico del 132,2%del PIL (Francia 98,4% Germania 60,9% Spagna 97,1%) poi sentiremo l’Ocse il 19 settembre dunque tra pochi giorni che renderà pubbliche le previsioni di crescita se confermerà i conti del nostro paese in maggio , pur restando più severa il nostro deficit/Pil è pronosticato al 2,4% quest'anno e al 2,9% il prossimo e non c’è molto margine perché ci risollevi dalla crescita zero già segnalata e dunque decretando la congiuntura internazionale e la frenata tedesca. Il Commercio è nettamente in diminuzione meno 1,4 % in giugno e la disoccupazione galoppa in tutta l’area euro e in paesi dove il problema fino all’anno scorso non si presentava. Giuseppe Conte il giorno della seconda investitura in Parlamento ha detto ciò che Gualtieri ripete come un mantra :faremo spendiw review,tagli ai sussidi e agevolazioni,lotta all’evasione e privatizzazioni. Sempre su questo giornale recentemente abbiamo analizzato la questione delle privatizzazioni in Italia e ora ricordiamoci che il precedente Conte 1 aveva promesso cessioni pubbliche per 18 miliardi quando invece sono stati forse fino ad ora solo 950 milioni quasi 20 volte in meno di quei 18 miliardi promessi, e a noi solo per disinnescare l’aumento dell’Iva servono 23 miliardi(ovvero l’1,3%del pil).E fra pochi giorni cioè il 27 settembre il governo rosso e giallo dovrà approvare la nota aggiuntiva al def –documento di economia e finanza- che deve fissare il rapporto deficit/pil e a ruota entro il 20 ottobre bisogna varare la legge di bilancio 2020. E hainoi! il Governo promette misure espansive in deficit naturalmente perché signori miei ridurre il cuneo fiscale e le tasse,potenziare il welfare e incentivi alle imprese che investono al sud (ripristinando con un nome nuovo la succhiasoldi Cassa del mezzogiorno, scuola università giovani ….servono risorse. Ma il debito ?Dobbiamo renderci conto che la BCE è vero continua a fare politica monetaria ma siamo ormai al limite e i paesi in difficoltà come noi non potranno avere più di tanto sostegno perché la recessione sta arrivando e noi non possiamo rimanere preda dei mercati .Infatti il bilancio dello Stato parla chiaro ed è li che bisogna tagliare : sono già stati stanziati 60 miliardi all’anno a fondo perduto per le imprese molte delle quali al sud,140 miliardi all’anno per acquisti della pubblica amministrazione e da oggi fino al 2023 ed è ovvio che è lo stesso bilancio pubblico che non permette la crescita http://www.rgs.mef.gov.it/attivita_istituzionali/formazione_e_gestione_del_bilancio/bilancio_di_previsione/bilancio_semplificato/. Dunque non c’è margine per portare il deficit a 2,5% senza il rischio concreto di infrazione e ricordiamoci che l’economia italiana è ferma da un anno ,vivono le incognite della Brexit e delle guerre commerciali e all’Italia NON sarà permesso una manovra di aumento del disavanzo. Se dovesse rispettare i punti del programma Conte 2 dovrebbe fare un deficit per 50 miliardi oltre alla neutralizzazione dell’iva.Per ridare vigore al nostro Paese invece dobbiamo annullare il reddito di cittadinanza, quota 100 e un primo taglio delle tasse per 15 miliardi.Oltre l’attivazione dei cantieri già finanziati mai partiti per 100 miliardi.
Privatizzazioni? Si bene ma.......
Alessandra Servidori formiche.com 11 settembre 2019
Il Presidente di Confindustria Boccia ha giustamente affermato che NON è opportuno chiedere ulteriore flessibilità all’Europa e che i provvedimenti da assumere devono alleggerire le imprese e il debito pubblico e non aumentarlo perchè da queste due priorità sopratutto dipende l’assetto economico del nostro Paese. E ancora i trasporti,le liberalizzazioni,le privatizzazioni,il sistema bancario e finanziario nonché la politica industriale e questioni sociali fondamentali come l’università ,la sanità, la previdenza .Stessa voce di De Benedetti poche ore dopo. Si è arrivati infatti negli ultimi anni a resuscitare la proprietà statale partendo da MPS e grazie all’attività di Cassa Depositi e Prestiti ai quali il M5S e Lega hanno dato ampio, molto ampio margine di intervento compreso Alitalia che comunque continua ad essere la Dracula del sangue nostrano. A fine 2018 Tria aveva promesso lo smobilizzo del patrimonio mobiliare per 18 miliardi per fare cassa e dare ossigeno ai conti dello Stato ed enti pubblici. Sopravvive la teoria sbagliata dello Stato imprenditore ma vero è che la proprietà statale dei mezzi di produzione soffoca anche le libertà civili e politiche perché noi cittadini siamo ostaggi economici del governo che a suo piacimento quant’anche mantenesse formalmente un pseudo processo democratico ( come peraltro sta accadendo) può ricattare economicamente ogni singola persona .Ma vero è che tanto più in un paese sono presenti una solida tradizione liberal democratica,istituzioni imparziali e funzionanti e un vivace settore privato,tanto meno la proprietà pubblica di mezzi di produzione sortisce effetti negativi. Ricordiamoci che le privatizzazioni italiane più significative sono state dal 1996 al 2000 periodo in cui lo Stato Italiano ha ricavato 80 miliardi di euro dalle utilities cioè energia,telefonia,trasporti dismesse in quel periodo,Enel quotata in borsa,Autostrade dismesse. Dal 2005 il declino e con Cassa Depositi e Prestiti si continua a mantenere il controllo con Enel,Eni sempre con l’obiettivo di risanare le finanze pubbliche ma ovviamente non pienamente riuscito visto il risultato deludente del nostro Pil.Ma vero è che se pur modestamente le privatizzazioni italiane hanno portato alle casse dello Stato risorse per ripianare il debito ma alle imprese privatizzate invece performance molto migliori a parte il disastro di Parmalat e Cirio. Gli ultimi smobilizzi sono stati Fincantieri ,Poste italiane e Enav ma sono state finte privatizzazioni perché si è ceduta solo una quota di minoranza mentre la maggioranza è ancora in mano pubblica e le uniche privatizzazioni complete ma indirette sono state Finmeccanica Ansaldo Breda,Ansaldo Energia,tutte in mano a stranieri. Da un punto di vista del funzionamento istituzionale del mercato la proprietà pubblica distorce i mercati e la competizione politica,influenza negativamente il quadro macroeconomico e crea inefficienza e concorrenza sleale. Motivi sufficienti per provvedere e subito a privatizzare e a investire bene le risorse che se ne traggono e risolvere anche questioni che riguardano i 160 tavoli di crisi aziendali aperti perché il progressivo declino di interi settori produttivi lasciati a se stessi come gli elettrodomestici, commercio,edilizia ,siderurgia ,call center e automotive,e la mancanza di una politica industriale ci hanno impoverito e dunque deve essere una priorità per questo nuovo governo.
Lettera a Catalfo Ministra del lavoro e pensioni di genere nella Ue
Alessandra Servidori Formiche 4 settembre 2019 www.formiche.com
Bene l’attesa è finita ora al lavoro. La lista dei nuovi ministri è completata e noi li mettiamo alla prova. Certo è che i problemi sono tanti e ci limitiamo ad affrontare quello del lavoro che è sicuramente uno dei pilastri del nostro sistema economico in agonia. Alla Ministra toccano immediatamente le soluzioni dei tavoli oltre 162 di crisi aziendali. I diecimila dipendenti dell’acciaieria di Taranto che corrispondono a 10mila famiglie si aspettano che sia pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto sulla crisi di impresa che avrebbe dovuto ripristinare l’immunità penale per i dirigenti dei nuovi proprietari- Arcelor Mittal- che da un anno gestisce l’Ilva.I dubbi ci sono di risoluzione perché fu Di Maio a toglierla e ai 5 stelle è rimasto il dicastero con un cambio solo di genere ed è fortemente in predicato che la nuova stagione dei penta stellati rimedierà agli errori del precedente ministro con il cd decreto crescita poi diventato a rigor di numeri de/crescita:infatti sarebbe dal 6 settembre operativa la mannaia per Arcelor che chiaramente sarà penalizzata fortemente, Arcelor si ritirerà e Ilva affonderà con i suoi 10mila dipendenti. Vero è che Arcelor ha già pronta una azione legale contro quella modifica unilaterale del decreto di Maio che peraltro era stato concordato anche in commissione Lavoro dalla Catalfo attuale nuova Ministra che ha anche sostenuto con forza e scritto il Reddito di cittadinanza. L’Italia non ha da ben 20 anni una crescita economica e il debito pubblico è una volta e mezzo il valore del pil ed è il primo paese per crisi demografica poiché il tasso di natalità italiana è inferiore alla sostituzione e quota 100 e reddito di cittadinanza hanno trasferito le risorse in capo a questi due provvedimenti sottraendoli anche alla famiglia al lavoro. Disoccupazione in aumento è sempre un problema grande e sempre per Catalfo : calo di ordini e di produzione industriale calo della occupazione : l’istat dixit. Crescita zero già segnalata in luglio meno 0,1 tasso di disoccupazione tornato a salire al 9,9% e anche per i giovani al 28,9% ,si riduce l’indice delle persone occupate e diminuiscono i dipendenti con contratto stabile e a termine: siamo il terzultimo paese dice Ocse per disoccupazione. Sarà difficile dire che era colpa del governo precedente.
Alessandra Servidori Pensioni e genere nella Ue IL DIARIO DEL LAVORO 4 settembre 2019
Il Dipartimento tematico per le politiche economiche, scientifiche e di qualità della vita dell’ Unione Europea della Commissione ha reso noto uno studio sul quale la nuova dirigenza avrà il compito di trarre le logiche conseguenze in materia di provvedimenti da assumere per contrastare il divario di genere pensionistico poiché l’analisi della ricerca indica che la differenza mostra quanto siano più alte le pensioni mensili e annuali medie degli uomini rispetto alle donne. Il divario medio di genere nell'UE nelle pensioni è notevole (35,7% nel 2018). In tutti gli Stati membri, questa cifra mostra un'ampia variazione, passando dal 2,6% in Estonia al 46,1% a Malta. Il divario di genere nelle pensioni sia a livello degli Stati membri che a livello dell'UE non è un parametro particolarmente flessibile, ma è rimasto abbastanza stabile nel tempo. Un motivo è che il divario di genere delle pensioni dipende in gran parte da fattori che si sviluppano a lungo termine come la storia occupazionale delle persone e le riforme pensionistiche che si susseguono. Pertanto, è improbabile che mostrino fluttuazioni significative da un anno all'altro ma vero è che un fattore determinante è la differenza nella situazione economica e nelle opportunità tra uomini e donne che esiste in diversi settori e dunque il contesto in cui si lavora influisce su quanto le pensioni mensili e annuali medie degli uomini sono più elevate di quelle delle donne. Un altro fattore importante è misurare la percentuale in base alla quale la pensione media delle donne è inferiore a quella degli uomini; ovvero misurare la quantità di donne rispetto agli uomini. La conseguenza è che le donne corrono un rischio maggiore di povertà nella vita successiva rispetto agli uomini come ha registrato istat recentemente nel rapporto sulla povertà in Italia. La parità di genere è un valore fondamentale dell'UE. È un motore riconosciuto per la crescita economica. Questo principio è già stato sancito dal Trattato di Roma del 1957 ed è previsto oggi negli articoli 2 e 3 del Trattato sull'Unione Europea e negli articoli 8, 153 e 157 del Trattato sul funzionamento dell'UE.
Le pensioni attuali riflettono i cambiamenti strutturali a lungo termine, le pressioni a breve termine relative ai recenti sviluppi economici (ad esempio la crisi finanziaria) e le precedenti riforme pensionistiche. Uno sguardo più attento al divario di genere nelle pensioni aiuta analisti e politici a comprendere questo fenomeno e a ripensare politiche adeguate . L'esistenza e l'entità del divario di genere nelle pensioni sono determinate da una serie di fattori raggruppati in due categorie: la prima basata sulla storia occupazionale delle persone fisiche e la seconda sulla progettazione del sistema pensionistico. Il primo “blocco” include il numero di anni di lavoro. Le carriere delle donne sono più brevi (in termini di anni di lavoro) principalmente a causa del loro ruolo e degli impegni familiari (prendersi cura di bambini, parenti anziani, famiglia ecc.). L'intensità del lavoro (lavoro part-time vs. lavoro a tempo pieno). Le donne lavorano più spesso meno intensamente degli uomini, cioè meno ore alla settimana (part-time), ancora una volta a causa del loro ruolo nella famiglia. Le donne tradizionalmente si assumono la responsabilità principale delle cure e del lavoro domestico. Rispetto a 10 anni fa, 12 paesi hanno fatto passi indietro quando si tratta dell'equilibrio di genere in termini di tempo dedicato all'assistenza, al lavoro domestico e alle attività sociali. Solo un terzo degli uomini si impegna quotidianamente nella cucina e nelle faccende domestiche, mentre la maggior parte delle donne lo fa ogni giorno (79%) . Ciò ha un impatto enorme sulla capacità delle donne di accumulare una pensione completa. In larga misura, le lacune riflettono l'occupazione inferiore e più irregolare delle donne. Un gran numero di donne negli ultimi decenni ha abbandonato la forza lavoro per prendersi cura della famiglia. L'obiettivo dell'UE è raggiungere un tasso di occupazione del 75% per uomini e donne entro il 2020. Sarà impossibile raggiungere questo obiettivo. Nel 2018 l'occupazione femminile ha continuato ad aumentare lentamente ma costantemente, analogamente a quella degli uomini, e ha raggiunto il 66,6% nel quarto trimestre del 2018 ma ora in Italia il trend è fermo al 47,9% di lavoratrici. Inoltre, gli studi dimostrano che le differenze di genere sono minori per le donne single e più ampie per le donne sposate e le donne divorziate sono nel mezzo. I risultati empirici confermano una forte correlazione, come previsto, tra il numero di figli cresciuti da una donna e il divario pensionistico di genere. Poiché i diritti pensionistici sono calcolati in base a retribuzioni , la retribuzione del lavoro svolge un ruolo importante nella formazione del divario di genere nelle pensioni. La differenza nei guadagni tra uomini e donne è generalmente misurata dal divario retributivo, e rappresenta la differenza tra i guadagni orari lordi medi dei dipendenti di sesso maschile e femminile nell'UE. Nel 2018 nell'UE, gli uomini sono stati pagati, in media, il 16% in più rispetto alle donne .Inoltre, gli analisti identificano un cosiddetto "divario retributivo di maternità" infatti vi è una differenza tra madri e non madri che dimostra che le donne con figli a carico sono pagate meno di quelle senza figli. Il divario di maternità misura anche il divario tra madri e padri in cui è più evidente l'elemento di genere che porta a differenze nella retribuzione a favore degli uomini. La prova che le madri soffrono di uno svantaggio salariale o di altri svantaggi legati al loro ruolo nella famiglia ha un impatto negativo sulla parità di genere come valore dell'UE. Ciò è anche strettamente collegato al problema della natalità e dunque sostituzione della popolazione e della crescita dei bambini. Le principali cause che contribuiscono alla disparità retributiva sono legate alle differenze nella valutazione delle competenze di uomini e donne, segregazione, stereotipi ed equilibrio tra lavoro e vita privata. Inoltre, secondo una relazione della Commissione europea, la parità retributiva è ostacolata da una serie di fattori. Questi includono una mancanza di trasparenza nei sistemi retributivi, una mancanza di chiarezza giuridica nella definizione di lavoro di pari valore e ostacoli procedurali. Se i salari determinano le pensioni, ci si potrebbe aspettare che gli squilibri salariali spiegherebbero gli squilibri nelle pensioni. Tuttavia, le cifre non rivelano alcun potenziale collegamento diretto tra i due. Ma vero è che il divario retributivo di genere ha un impatto considerevole sul divario pensionistico di genere. Infatti divari pensionistici sono considerevolmente maggiori dei divari retributivi: il divario retributivo medio è inferiore alla metà del divario pensionistico medio. Il motivo è che molte donne lavorano meno anni nella loro carriera, lavorano meno ore all'anno e ricevono meno all'ora. Pertanto, un divario retributivo (misura oraria) viene ingigantito in un divario retributivo (annuale) più ampio nel corso della loro carriera. Poiché la maggior parte dei sistemi pensionistici basa il calcolo delle pensioni sui guadagni della carriera, ci si può aspettare solo una differenza maggiore nelle pensioni. Ma non per tutti gli stati c’è una correlazione :lo Stato membro che presenta il divario retributivo più ampio del 26% (Estonia) è quello con il divario pensionistico più basso del 3%. L'obiettivo dei sistemi pensionistici sarebbe proteggere le persone anziane dalla povertà e fornire un reddito adeguato in età avanzata. Sono progettati e gestiti in gran parte a livello nazionale. Pertanto, l'UE ha una competenza limitata in questo settore. In realtà, esistono grandi variazioni nell'approccio alle pensioni negli Stati membri dell'UE10. I sistemi pensionistici nell'UE possono essere descritti con l'approccio dei "tre pilastri". Il primo pilastro mira alla povertà per anziani e copre i piani pensionistici pubblici obbligatori e garantisce un tenore di vita minimo. Il secondo pilastro è professionale, collegato a un rapporto di lavoro. I contributi sono forniti da datori di lavoro e / o dipendenti e possono essere pubblici o privati. Il terzo pilastro copre piani di risparmio privati volontari supplementari. Gli Stati membri hanno optato per modelli diversi ma, in generale, i pilastri uno e due tendono ad essere garantiti anche se in forme diverse. In un mercato del lavoro di genere, il sistema pensionistico può essere utilizzato come strumento per mitigare gli squilibri di genere nelle pensioni. Le caratteristiche intrinseche di un sistema pensionistico, in particolare i meccanismi compensativi, possono ampliare o ridurre significativamente il divario di genere nelle pensioni. In questo senso, le caratteristiche di un sistema pensionistico che hanno il maggiore impatto sono: l'indennità di interruzione della carriera (concessione di diritti pensionistici, ad esempio per il periodo di assistenza all'infanzia che in Italia è irrisorio), la ridistribuzione delle pensioni (i dipendenti a basso reddito possono ricevere pensioni proporzionalmente più elevate) , indicizzazione delle pensioni (adeguamento delle pensioni in base alle variazioni del costo della vita) e differenza di età pensionabile. Per stimare il divario pensionistico di genere nell'UE, gli analisti hanno sviluppato un indicatore utilizzando modelli statistici e dati raccolti durante indagini globali sulla popolazione, poiché il divario non è un parametro direttamente osservabile. Quanto è grande il divario? Nel 2018, il divario pensionistico di genere nell'UE era del 35,7%. In altre parole, nell'UE, in media, le pensioni delle donne erano inferiori del 35,7% a quelle degli uomini . Questa cifra è stata calcolata come la differenza nelle pensioni medie tra uomini e donne di età compresa tra 65 e 79 anni ( anche se i regimi sull’età sono diversissimi). Per l'UE è una media ponderata basata sulla popolazione del paese. Nel 2018, il divario pensionistico di genere era pari o superiore al 40% in 5 Stati membri. Le maggiori differenze nelle pensioni tra uomini e donne sono state registrate a Malta (46,1%), Paesi Bassi (43,4%), Lussemburgo (42,6%), Austria (41,1%) e Cipro (41,1%). Il divario era pari o superiore al 30% in 11 Stati membri. Anche la media UE rientra in questa categoria. Il divario era pari o superiore al 20% in 20 Stati membri. Il divario era inferiore al 10% in soli 3 Stati membri, vale a dire Slovacchia (8,8%), Danimarca (7,5%) ed Estonia (2,6%). Seguire l'evoluzione del divario nel tempo aiuta gli analisti a identificare se la distribuzione delle pensioni tra i sessi sta migliorando o peggiorando. Un confronto tra i livelli del divario pensionistico di genere tra gli anni 2010 e 2017 mostra che il divario medio di genere nell'UE nelle pensioni non è una variabile molto flessibile. Il suo valore nel tempo non oscilla molto, rimanendo piuttosto piatto con una leggera flessione negli ultimi anni del periodo di osservazione (dal 40,8% al 35,7%). Le osservazioni dei singoli Stati membri indicano che la maggior parte non presenta nel tempo variazioni drammatiche del divario pensionistico di genere, il che si riflette anche nella mancanza di fluttuazione della media UE. Ad esempio, nel tempo, il divario in Germania è rimasto molto elevato e relativamente stabile, mentre in Estonia il divario, anche relativamente stabile, era ben al di sotto della media. Alcuni Stati membri registrano uno sviluppo più insolito. Ad esempio, la Grecia ha registrato un forte calo del divario tra il 2010 e il 2012, quando è diminuito di quasi la metà, dal 39,2% al 22,8%. D'altra parte, Malta ha registrato un aumento significativo dal 2015 al 2016, quando il divario è raddoppiato, passando dal 22,8% al 45% e nel 2017 è rimasto il più alto al 46,4% nell'UE. I valori delle disparità di genere nelle pensioni nei singoli Stati membri nel 2018 sono confrontati con quelli del 2010 . I risultati in alcuni stati sono migliorati riducendo le loro lacune, ad esempio in Grecia il divario è diminuito di 14,1 punti percentuali e di 12,7 punti percentuali in Belgio. In altri Stati membri le lacune si sono ampliate ad esempio Malta e Lettonia,alcuni non hanno registrato grandi cambiamenti, ad esempio Ungheria e Austria e la media UE è migliorata di 5,2 punti percentuali. Una tendenza a colmare il divario medio dell'UE nel tempo appare quando si osserva un set di dati diverso in passato. Studi precedenti della Commissione europea che abbiamo consultato mostrano che il divario pensionistico di genere nell'UE è aumentato di 1,7 punti percentuali o del 5% nel periodo 2005-2010 . Sebbene i valori dei divari ampliati sembrino più piccoli di quelli che si sono ridotti, gli Stati membri in cui il divario si è ampliato erano maggiori in termini di popolazione, quindi hanno avuto un impatto maggiore sulla media UE, influenzando negativamente la dimensione del divario, che alla fine ha prodotto un risultato complessivo di un aumento di 1,7 pp per l'UE. L'aumento del divario nel periodo 2005-2010 di 1,7 pp rispetto alla diminuzione del divario nel periodo 2010-2018 di 5,2 pp è un segnale positivo che la dimensione complessiva del divario si sta contraendo.