Editoriali
La questione femminile, tra economia e interesse collettivo
Dopo anni di tenace attesa la parità femminile è ancora lontana dall’essere realizzata e quasi si ha il pudore, forse la stanchezza, di continuare a usare un termine ormai consumato nel racconto collettivo. Un galleggiamento su antichi slogan senza troppi sussulti per le ricorrenti notizie traumatiche che provengono dal mondo e sussulti in occasione delle ricorrenze liturgiche dell’8 marzo per cercare di riparare l’inerzia delle istituzioni e di quel corpo sociale che manifesta insofferenza per le questioni poste da alcune illuminate associazioni femminili e per valorizzare qualche cespuglio di novità.
Riprendo il filo per poter sviluppare una attenta proposta della base reale su cui operiamo e sul processo che potrebbe svilupparsi da un percorso condiviso. In una società senza ordine sistemico i singoli soggetti non capiscono dove si collocano, se sopravvivono negli anfratti, soffrono sicuramente di una obbligata solitudine e il sistema secessionista prevale con comportamenti individuali e collettivi tutti segnati dalla solitudine che si aggregano in mondi che non dialogano vivendo di se stessi senza confronti esterni.
Donne, potere e spade di latta
Si avvicina l’8 marzo e si rianimano le assemblee femminili che travolte dall’epoca renziana e dalla sua forza d’ariete, rispolverano gli antichi riti dei ritrovi, balli in piazza, raduni teatrali, codici vetusti di fronte ai quali le giovani che si affacciano decise a creare mondi e sistemi , ritengono repellente il labirinto appiccicoso del brulicame chiassoso delle spade di latta che si agitano senza puntare ad un obiettivo concreto che non sia solo l’occupazione degli scranni, la visibilità . Tutte contro tutte. Ancora una volta, purtroppo perdenti. Non taccio in pubblico e non rinuncio ad esprimere la mia opinione poiché di fronte ad un Parlamento paludoso e collerico , dopo sette anni al servizio delle istituzioni come consigliera nazionale di parità e tante altre robuste esperienze sui temi del lavoro e dell’occupabilità , devo sommessamente suggerire : signore mettetevi d’accordo oppure fate spazio alle ragazze, che buttano insofferenti alle ortiche i raduni del pissi pissi. Le signore sempre in disaccordo e sempre appostate all’ombra pronte a criticare e poco fare si rassegnino all’oblio.
Primo passo vervo la regolazione del lavoro autonomo
Il decreto legislativo sulle tipologie contrattuali revisiona ,semplifica l’assetto e i tipi dei rapporti di lavoro ovviamente modificandone le fattispecie. Vediamo come .
La prima norma del decreto ribadisce – come peraltro da tempo presente nel nostro ordinamento-che il contratto a tempo indeterminato è la forma comune di rapporto di lavoro rendendolo però più conveniente poiché coniugato alla legge di stabilità, prevedendo incentivi al suo uso rispetto al contratto a tempo determinato ed è competitivo sul piano della flessibilità perché la modifica introdotta nell’articolo 18 ha ridotto la rigidità in uscita rappresentata dal rischio della reintegrazione in caso di licenziamento illegittimo.
La semplificazione dei tipi contrattuali ha prodotto il superamento dell’associazione in partecipazione e il job sharin mentre si conferma il lavoro intermittente e l’ambito del lavoro accessorio viene ampliato, accogliendo anche la richiesta di una tipologia di minjobs- jobs smoking - introdotta con la denominazione diversa ma normativamente simile del lavoro leggero avanzata in Italia e già presente in Germania.
Una lettura dei provvedimenti del CDM : avanti con il JOBS ACT
E’ un concreto passo di responsabilità dell’esecutivo di Governo sui regolamenti attuativi della delega JOBS ACT poiché le norme si sono avvicinate e adeguate alla realtà non cadendo nella tentazione di costringere la realtà in uno schema rigido e ingessato progettato all’interno di determinati schemi precostituiti. Questo è il valore aggiunto dei decreti oggi. Il legislatore non ha chiuso gli occhi di fronte alle necessità di regolare il lavoro autonomo e soprattutto definendo il concetto di indipendenza economica, per far si che le parti sociali possano riempire quel vuoto normativo che immancabilmente si sarebbe venuto a creare.Anche con strumenti quali la certificazione, che puo’ aiutare e sui quali bisogna recuperare concretezza e certezza. Raggiunta anche se in parte la fattibilità di liberare il rapporto di lavoro da oppressioni di tipo fiscale, burocratico, contributivo, ma tenendo anche conto che nell’epoca delle incertezze non ci si può affidare soltanto al contratto a tempo indeterminato. Infatti Il contratto a tempo determinato in Italia costituisce il 13% dei contratti attivi, e la varietà delle tipologie contrattuali è un valore per le imprese e i lavoratori. Una stretta eccessiva sui contratti atipici avrebbe messo a rischio un numero di posti di lavoro pari all’incirca a 75.000 collaboratori/collaboratrici ed almeno 20.000 subordinati/e. E’ bene contrastare il precariato mascherato da flessibilità, ma è anche bene valorizzare forme genuine di collaborazione autonoma, che è come ossigeno per le imprese e i lavoratori, in modo particolare per le esigenze di conciliare tempo libero e tempo lavorativo, che comunque nel decreto sono state arricchite da nuove norme specifiche.
Dalla parte di Angela
Furoreggia in questi giorni un’accusa di egemonia Merkeliana sulle vicende ucraine e greche: è una boiata pazzesca! Le crisi recenti consumate in entrambi i due paesi, hanno massacrato ulteriormente un’Europa mediocre terremotata dalla crisi dell’euro.
La Germania, che si voglia ammettere o no, alcune riforme fondamentali le ha realizzate -e si vede- ma da come si risolveranno le crisi a Kiev e ad Atene, si contrasterà efficacemente il terrorismo islamico, si riuscirà a tenere in vita l’euro preda di appetiti stranieri, come e se riprenderà lo sviluppo economico, dipenderà l’Europa futura e il suo collocamento rispetto al resto del mondo. Altrochè Germania predona! Vero è che di fianco ad una Germania che rialza la schiena e acchiappa la ripresa, un’Italia con i lavori in corso continuamente interrotti, una Francia ostaggio di un lepenismo incalzante e un terrorismo sanguinario, una GranBretagna in fuga da una Europa ben poco Unione e molto divisa, meno male che Angela e la Germania ci sono!
Brigatisti e Jihadisti, sempre terrorismo e'
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo decreto antiterrorismo. La discussione sul provvedimento più volte rimandata, anche per valutare a fondo le conseguenze restrittive delle misure sul delicato tema delle libertà personali, ora ha un testo su cui opera e il decreto necessario per aggiornare le norme in vigore alla luce degli attentati di Parigi e delle minacce molto concrete anche nel nostro paese.
Al di là delle rassicurazioni (molto timide) siamo ben consapevoli che sul terrorismo, il più rilevante prodotto della rinnovata minaccia jihadista pare essere una nuova competizione tra sigle del radicalismo islamico che fanno leva sull’utilizzo dei foreign fighters nel compiere azioni violente.
Sul tema del pericolo della radicalizzazione e degli strumenti di policy adeguati al contrasto della minaccia terroristica in Italia, nel decreto sono previste alcune modifiche al codice penale introducendo una pena da tre a sei anni di reclusione per chi va a combattere con il jihad nei teatri di guerra o supporta i combattenti organizzando, finanziando e facendo propaganda, anche via web.
Giornata mondiale del malato
In occasione della XXIV Giornata Mondiale del Malato, istituita da san Giovanni Paolo II nel giorno 11 febbraio, un pensiero concreto va a tutte e tutti coloro che portano il peso della malattia e a tutte e tutti coloro che cercano di sostenerli.
La malattia è parte del percorso di vita e la persona impara a riconoscere in essa “un evento della vita carico di significati”. Quando ciò avviene, la malattia «è “pedagogia” per tutti: fa imparare la riconoscenza per i tanti doni ricevuti; spinge ad aiutare per chi è nella prova, ad apprezzare il bene nascosto, a ridimensionare i propri problemi; fa ritrovare semplicità e umiltà e spinge a una maggiore disponibilità verso gli altri; invita ad approfondire la domanda sul senso della vita.
La comunicazione ammazza
Quando la storia dell’Italia(che fu nobile) si fa attraverso la comunicazione e dietro c’è il caos.
E’ repellente ciò che sta accadendo nel nostro paese, non molto diverso da quello che succede nel resto del mondo. I leader politici usano cinicamente i mezzi di comunicazione: strumenti dominanti, con la loro capacità di utilizzo di nuove tecnologie, consenzienti al servizio del potere, modificando così il ruolo dei media tradizionali. Pianti e urla, cadaveri straziati, selvagge invettive, masse sanguinarie scatenate in Tv e sui blog, ostaggi esibiti , titoli sui giornali, filmati, slide e apparati politici esibiti.
Così si fa la guerra oggi. Crudele e demoniaca in oriente, viscida e bugiarda in occidente, compresa l’Italia. E qui mi si perdoni un accenno alla questione femminile : ISIS massacra le giovani donne, le schiavizza, le terrorizza con le linee guida deliranti di come dover essere; in occidente una deriva solo attenzionata all’entrata nei board e disattenta alla concreta politica per l’occupazione femminile, solo proiettata all’offerta dei servizi familiari, sta riportando indietro anni luce gli impegni assunti per Europa 2020, celebrando la sconfitta di Pechino nella prossima riunione a NY della 59a sessione sulla condizione femminile che altro non potrà fare che ratificare la sconfitta sul piano dell’aumento della violenza sulle donne.
Notizie e direttive su assegno di nucleo famigliare e differenza tra mobbing e demansionamento
ASSEGNO NUCLEO FAMILIARE
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 24 del 30.1.2015 è stato pubblicato il comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri recante "Rivalutazione, ai sensi dell'articolo 13, commi 1 e 3, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, per l'anno 2014, della misura e dei requisiti economici dell'assegno per il nucleo familiare numeroso (articolo 65 della legge 23 dicembre 1998, n. 448) e dell'assegno di maternita' (articolo 74 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151)".
Sulla base, quindi, della variazione nel 2013 dell'indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati:
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l'assegno mensile per il nucleo familiare ai sensi dell'art. 65 della legge 23 dicembre 1998, n. 448 e successive modifiche e integrazioni, da corrispondere agli aventi diritto per l'anno 2014, se spettante nella misura intera, e' pari a € 141,02; per le domande relative al medesimo anno, il valore dell'indicatore della situazione economica equivalente e' pari a € 8.538,91;
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l'assegno mensile di maternità ai sensi dell'art. 74 della legge 26 marzo 2001, n. 151, da corrispondere agli aventi diritto per l'anno 2014, per le nascite, gli affidamenti preadottivi e le adozioni senza affidamento, se spettante nella misura intera, e' pari a € 338,21; per le domande relative al medesimo anno, il valore dell'indicatore della situazione economica equivalente e' pari a € 16.921,11.
Mattarella, la Repubblica al femminile
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA AVRA’ DA NOI CONSIGLIERE DI PARITA’ E DALLE ASSSOCIAZIONI FEMMINILI CON LE QUALI OPERIAMO TUTTO IL SOSTEGNO NECESSARIO PER SOSTENERE LA CONDIZIONE DELLE DONNE ITALIANE E SOPRATTUTTO LA LORO OCCUPABILITA’ POICHE’ OGNI VIOLENZA E DISCRIMINAZIONE SI COMBATTE INSIEME ATTRAVERSO LE POLITICHE ATTIVE DALLA PARTE DELLE DONNE E DEL LAVORO.
GIA’ IL 5 MARZO PROSSIMO COME SEMPRE il nostro impegno su tutto il territorio sarà incardinato sul JOBS ACT e il processo riformatore che accompagniamo e sviluppiamo con determinazione e competenza.
DICIAMOCI BUON LAVORO PRESIDENTE !
ALESSANDRA SERVIDORI - 3 febbraio 2015
Mattarella e Renzi
Mattarella e Renzi sono due soggetti politici assolutamente diversi tra loro. E non solo per la differenza di età e per l’evidente tratto personale opposto. Il neo Presidente Quirinalizio è uomo e soggetto attivissimo e sotto traccia della Prima Repubblica; e il conquistatore di palazzo Chigi è espressione della Seconda Repubblica, perché nella Terza non ci siamo e perché a protagonismo esondante non ha rivali.
E però e però tra un giovane Renzi scaltro e cinico e un pacato e riflessivo giudice Mattarella che ha conquistato decisamente la poltrona più alta della Repubblica ( destinata da Renzi a Padoan per prendersi e dare a un suo protetto il Tesoro, ma per ricompattare il pd e la sinistra arrivata al canuto ed autorevole amico del D’Alema e del Bersani) la questione italiana e politica più delicata comincia ora.
Il Pd infatti pervaso da veleni e freccie versus Renzi punta a consolidare la lapidazione del Nazareno che però e però rappresenta per il giovane toscano un bacino di voti moderati che deve riconquistare dopo lo sgambetto berlusconiano chiamato pomposamente tradimento. Ma noi che siamo lucide e ragionevoli siamo sicure che avendo la necessità di procedere con le riforme costituzionali abbiamo bisogno di una svolta. E sarà probabilmente il Renzi scalpitante a procurare una crisi di governo e così il Presidente della Repubblica dovrà a sciogliere le Camere.
Mattarella e matterelli
Così ieri alè alè alè NCD ,FRATELLI D’ITALIA ecc…. eccc…ecc… votano tutti presi dalla paura di rimanere con i magnanimi lombi fuori dai giochi il ceruleo candidato. E il PATTO DEL NAZARENO torna ad essere il giochino preferito dei giornali che esaurito il Quirinal show devono pur cercare di fare previsioni di lotta e di governo . E signore e signori i giochi sono aperti, ma purtroppo sulla crescita economica che per ora non c’è, a parte la buona notizia dei centomila occupati in più che significano centomila disoccupati in meno sul bollettino disastroso che ormai stiamo registrando da troppo tempo.
La crescita sarà nel 2015 – stime vere e non fasulle bonariamente acclamate dai giornali filo governativi renziani- intorno al 0,4 punti del pil. Vero è che i fattori esterni del nostro paese spingono la produzione industriale nostrana e ciò è dato dall’euro che si è deprezzato rispetto alle altre valute mondiali, il crollo del prezzo del petrolio, l’accelerazione del commercio mondiale degli USA in ripresa, la diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine: il tutto aiuterà con una spintina l’Italia.
Noi contro la mafia
Le infiltrazioni mafiose in questi giorni denunciate in Emilia Romagna e in Italia ammorbano la nostra economia e le nostre comunità sociali, dobbiamo riallacciare i valori dell’appartenenza, della solidarietà e della fermezza tra italiani . Perché dobbiamo sostenere e condividere il nostro stare con coraggio a difesa del nostro territorio per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose e per la diffusione della cultura della legalità, che rappresenta una priorità per tutto il sistema sociale e associativo.
Siamo a fianco delle Istituzioni, civili e militari, che hanno preannunciato la costituzione di "cabine di regia regionale" per monitorare le possibili forme di infiltrazione della malavita nella nostra economia e contrastarle efficacemente. Non dimentichiamoci che così come una regione ricca e sviluppata come l'Emilia-Romagna può attrarre le organizzazioni criminali, il sistema manifatturiero emiliano-romagnolo nel suo complesso è una realtà sana, che fonda la propria azione su principi di etica, legalità e rispetto delle regole.
Canguri e gamberi
Canguri e gamberi ormai invadono i luoghi e i metodi della democrazia parlamentare e ministeriale.
Palazzo Chigi e neanche tutto, ma pochi intimi, collegato con Palazzo Grazioli e anche qui tra pochi intimi, sono diventati recinti, luoghi di potere esclusivo e si sente nell’aria uno sgradevole fetore di autoritarismo e altrochè sensazione di dittatura strisciante. Così è per la legge elettorale, per il jobs act, per la legge sulla giustizia, e non parliamo poi del prossimo Presidente della Repubblica, che pare essere solo ed esclusivamente un affare privato.
Comincio volutamente dalle polemiche e le obiettive difficoltà riguardanti un testo di riforma elettorale che ora contiene una premessa riepilogativa (quella appunto contenuta nell’emendamento Esposito), alla quale l’intero testo dovrà essere conforme. E qui entra in scena il SUPER CANGURO 1° emendamento detto antiostruzionismo Esposito che -attenzione!- recepisce l’accordo del Nazareno del 2014 ( facendo così finta per l’ennesima volta di dare un ruolo al parlamento, infatti il meccanismo cancella gli oltre 48000 mila emendamenti).
Francesco, il Quirinale, l’economia e le donne italiane
La voce e la forza delle politiche di Pari opportunità intorno alle candidature al Quirinale si è spenta troppo velocemente. Si leggono nomi maschili e pochi -già bruciati- femminili. Ma a rinvigorire la questione bisogna ricominciare con l’attualità che viviamo. Il Santo Padre ieri a Manila, ascoltando la piccolina e il suo pianto disperato contro la violenza vissuta, ha ricordato che le donne hanno molto da dirci nella società di oggi, affermando l’atteggiamento maschilista e ricordando che ” Le donne sono capaci di vedere le cose con occhio distinto, con differente sguardo, le donne sono capaci di porre questioni che noi uomini non siamo capaci di capire, hanno più attenzione, si fanno domande, oggi l'unica domanda che non ha risposta ce la ha posta Jun. Non le sono bastate le parole, e così ha pianto, ha avuto bisogno delle lacrime, così quando viene il prossimo Papa a Manila, per favore che ci siano più donne".
DAL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE LAVORO SENATO SEN.SACCONI RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO nella sezione Contributi: Alessandra Servidori
XI COMMISSIONE SENATO
SCHEMA DECRETO LEGISLATIVO "CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO A TUTELE CRESCENTI (AG 134)"
RELAZIONE SEN SACCONI
Premessa
Si premette la necessità di una rapida espressione del parere in relazione all'entrata in vigore dell'agevolazione contributiva disposta dalla legge di stabilità in favore dei contratti a tutela crescente. Questa Commissione deve avvertire la responsabilità di recuperare il tempo consumato dal Governo per mettere a punto i due schemi di decreto nel nome delle persone in attesa di una assunzione spesso - comprensibilmente - rinviata da molti datori di lavoro al momento in cui potranno fruire del minore costo dei nuovi contratti.
Dissequestri e riscatti
Non c’è dubbio che ieri sera quando il Direttore de La7 ha annunciato il dissequestro delle due ragazze italiane cooperanti e ha affermato che gli italiani devono sapere la verità sulle modalità, in molti abbiamo pensato che Il business degli ostaggi rende parecchio. Ed è un guadagno facile. Soprattutto se si ha a che fare con un Paese come l’Italia, pronta a pagare quanto chiesto se come è vero, fonti di stampa sostengono. Stando alla rendi contrazione storica, infatti, dal 2004 ad oggi il nostro Paese pare abbia pagato complessivamente 61 milioni di euro per 14 ostaggi catturati dai terroristi operativi nelle zone a rischio del mondo. Zone che persino la Farnesina ha segnalato che è bene non recarcisi quando soprattutto siamo in guerra. E siamo in guerra dal 2001 . Qualche esempio, sempre la stampa ben informata, ce lo ha raccontato: per liberare il cooperante italo-svizzero Federico Motka, il nostro governo ha versato nelle casse degli jihadisti qualcosa come 6 milioni di euro, così come anche per il rilascio del giornalista Domenico Quirico (sequestrato in Siria nell’aprile 2013 e rilasciato l’8 settembre) sembra sia stato pagato un riscatto di oltre 4 milioni di dollari.
Immigrazione e terrorismo
Come Presidente di TutteperItalia e blogger di Formiche oggi ieri domani sono Charlie, non c’è dubbio: non ho la bandiera francese da esporre al balcone, ma urlo a voce alta il sentimento di vicinanza con il coraggio che ci vuole e la determinazione di combattere questi terroristi. E non mi piace neanche che si dica semplicemente agli italiani, che non dobbiamo avere paura perché il terrorismo e non solo dei jiadisti, c’è, incombe e dobbiamo comunque combatterlo, con la forza delle idee e la coerenza del fare.
Sono assolutamente contraria alla violenza e al fanatismo e quindi rigorosamente contro i barbari che hanno ucciso a Parigi, e mi sento molto più coraggiosa e sincera di tanti soloni stanchi e opportunisti uditi in Tv; ritengo anche e comunque che la volgarità della satira, qualsiasi satira compresa spesso quella di alcuni giornali nostrani (il Male per esempio) per molti aspetti sia non condivisibile (vignette allucinanti, volgari oltre ogni limite e comunque spesso semplicemente orrende) e voglio poterlo dire senza passare per reazionaria.
Non solo i Pizzardoni romani
Uno studio condotto dalla CGIA di Mestre e pubblicato proprio in questi giorno dopo la bufera romana, dimostra numeri alla mano, che, nel settore pubblico, ci si ammala più spesso, ma mediamente si perdono meno giorni di lavoro che nel settore privato. Secondo dati del 2012 i giorni di malattia medi registrati tra i lavoratori del pubblico impiego sono stati 16,72 (con 2,62 eventi per lavoratore), nel settore privato, invece, le assenze per malattia hanno toccato i 18,11 giorni (con un numero medio di eventi per lavoratore uguale a 2,08). Mentre attendiamo dal governo feroci contromisure continuiamo a ragionare sui dati forniti che –hainoi!- sono per settore, per regione, per classi di età, ma non per genere.
Dunque ancora una volta i lavoratori sono generici e non riusciamo a sapere come in altri Paesi i dati disaggregati tra uomini e donne. Sono stati 6 milioni i lavoratori dipendenti italiani che hanno registrato almeno un evento di malattia e mediamente, ciascun lavoratore dipendente italiano si è ammalato 2,23 volte ed è rimasto a casa 17,71 giorni: complessivamente sono stati quasi 106 milioni i giorni di malattia persi durante tutto l'anno.